Il giorno dopo, quando Malfoy vide Harry e Ron ancora a Hogwarts, stanchi, ma allegri come non mai, non riusciva a credere ai suoi occhi. A dire il vero, dopo averci dormito su, Harry e Ron erano arrivati alla conclusione che l'incontro con il cane a tre teste era stata una splendida avventura, e non vedevano l'ora di averne un'altra. Nel frattempo, Harry aveva informato Ron sul pacchetto che sembrava essere stato trasferito dalla Gringott a Hogwarts, e quindi i due ragazzi passarono un bel po' di tempo a fare congetture su cosa poteva aver bisogno di una sorveglianza così stretta.
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‘una cosa o molto preziosa o molto pericolosa’ commentò Ron. ‘O tutt'e due’ concluse Harry. Ma dal momento che l'unica informazione certa che avevano sull'oggetto misterioso erano le sue dimensioni, circa sei centimetri di lunghezza, senza ulteriori indizi, non avevano molte possibilità di indovinare che cosa fosse.
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Né Neville né Hermione mostravano il minimo interesse per l'oggetto misterioso custodito dentro la botola, sotto le zampe del cane. Tutto quel che importava a Neville era di non trovarglisi più a tiro.
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Hermione si rifiutava di parlare con Harry e Ron, ma era talmente prepotente e saccente che i ragazzi consideravano il fatto un'insperata fortuna. Il loro desiderio più grande era di trovare un modo per farla pagare a Malfoy e, con loro grande soddisfazione, quell'occasione si presentò circa una settimana più tardi, con la distribuzione della posta.
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Quando, come di consueto, i volatili invasero la Sala Grande, l'attenzione generale fu attratta immediatamente da un pacco lungo e sottile, trasportato da sei grossi barbagianni. Come tutti, anche Harry era curioso di sapere che cosa contenesse, e si stupì quando gli uccelli scesero in picchiata e lo lasciarono cadere proprio davanti a lui, facendo cadere per terra la sua pancetta affumicata. Quelli non avevano fatto in tempo ad allontanarsi, che ecco arrivare un altro barbagianni con una lettera, che lasciò cadere sopra il pacco.
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Per fortuna, Harry aprì prima la lettera, perché dentro c'era scritto: NON APRIRE IL PACCO A TAVOLA. Esso contiene la tua nuova Nimbus Duemila, ma non voglio che gli altri sappiano che hai ricevuto in dono un manico di scopa, altrimenti ne vorranno uno anche loro. Oliver Baston ti aspetta questa sera alle sette al campo di Quidditch, per il tuo primo allenamento.
M. Mcgranitt Harry ebbe difficoltà a nascondere la gioia mentre porgeva il biglietto a Ron perché lo leggesse.
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‘Una Nimbus Duemila!’ sospirò invidioso Ron. ‘Non ne ho mai neanche toccata una!’
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Lasciarono la sala velocemente, impazienti di scartare il pacco in separata sede prima dell'inizio delle lezioni, ma nella sala d'ingresso trovarono l'accesso alle scale sbarrato da Tiger e Goyle. Malfoy afferrò il pacco dalle mani di Harry e cominciò a tastarlo.
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‘Ma questo è un manico di scopa’ disse restituendolo sgarbatamente a Harry, con un misto di gelosia e di dispetto dipinti sul volto. ‘Questa volta sei rovinato, Potter, a quelli del primo anno non è permesso possederne di personali’. Ron non riuscì a trattenersi.
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‘Non è una vecchia scopa qualunque’ disse, ‘è una Nimbus Duemila. Cosa dicevi tu, Malfoy, che a casa hai una Comet Duecentosessanta?’ Ron sorrise a Harry. ‘Le Comet fanno un sacco di scena, ma non sono certo al livello delle Nimbus’.
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‘Ma che cosa ne vuoi sapere tu, Weasley, che non ti puoi permettere neanche mezzo manico!’ lo rimbeccò Malfoy. ‘Immagino che tu e i tuoi fratelli dovete mettere da parte un rametto alla volta’.
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Prima che Ron potesse rispondere, il professor Vitious apparve accanto a Malfoy. ‘Niente liti, spero, vero ragazzi?’ squittì. ‘Professore, a Potter è arrivato un manico di scopa’ disse Malfoy tutto d'un fiato.
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‘Già, proprio così’ disse il professor Vitious sorridendo a Harry soddisfatto. ‘La professoressa Mcgranitt mi ha raccontato tutto sulle circostanze speciali, Potter. E che modello è?’ ‘Una Nimbus Duemila, signore’ disse Harry lottando per non ridere alla faccia inorridita di Malfoy. ‘Ed è proprio a Malfoy che lo devo’ soggiunse indicando il ragazzo. Harry e Ron corsero su per le scale soffocando le risate per la rabbia e la confusione che Malfoy non era riuscito a dissimulare.
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‘Be' è proprio vero’ disse Harry tutto gongolante quando furono in cima alla scala di marmo, ‘se non avesse rubato la Ricordella di Neville, ora non sarei nella squadra...’ ‘E magari pensi che questa sia la ricompensa per avere infranto le regole!’ gli arrivò proprio da dietro una voce irata. Hermione stava risalendo rumorosamente le scale lanciando sguardi di disapprovazione al pacco che Harry teneva in mano. ‘Mica starai dicendo a noi?’ fece Harry.
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‘Dai, non smettere proprio adesso’ disse Ron, ‘ci fa talmente piacere!’ Hermione si allontanò sdegnosa, col naso all'aria.
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Quel giorno, Harry ebbe molte difficoltà a rimanere concentrato sulle lezioni. Continuava ad andare con la mente al dormitorio dove si trovava il suo manico di scopa nuovo fiammante, riposto sotto il letto, o a vagare per il campo di Quidditch dove quella sera avrebbe imparato a giocare. Trangugiò la cena senza neanche far caso a quel che stava mangiando e poi si precipitò su per le scale, seguito da Ron, per andare a scartare finalmente la sua Nimbus Duemila.
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‘Wow!’ sospirò Ron quando il manico di scopa rotolò sul copriletto di Harry.
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Anche Harry, che pure ignorava tutto dei manici di scopa, pensò che era meraviglioso. Sottile e scintillante, con una maniglia di mogano, aveva una lunga chioma di rametti perfettamente diritti e in cima, in lettere d'oro, la scritta Nimbus Duemila.
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Mancava poco alle sette e faceva già scuro quando Harry lasciò il castello per avviarsi al campo di Quidditch. Non era mai stato dentro allo stadio. Tutt'intorno c'erano centinaia di sedili a gradinate, per dar modo agli spettatori di vedere dall'alto lo svolgimento della partita. A ciascuna delle estremità del campo c'erano tre pali d'oro con degli anelli in cima. A Harry ricordarono i bastoncini di plastica attraverso i quali i ragazzini dei Babbani soffiavano le bolle di sapone; ma questi erano alti circa quindici metri.
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Troppo smanioso di volare di nuovo per aspettare l'arrivo di Baston, Harry montò sul suo manico e si dette la spinta coi piedi per decollare. Che sensazione... Si mise a zigzagare tra i pali delle porte e su e giù per il campo. La Nimbus Duemila prendeva qualsiasi direzione lui desiderasse, al minimo tocco.
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‘Ehi, Potter, scendi giù!’ Oliver Baston era arrivato portando sotto braccio una grossa cassetta di legno. Harry atterrò vicino a lui.
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‘Molto bene!’ commentò Baston con gli occhi che gli scintillavano. ‘Ora capisco che cosa intendeva la professoressa Mcgranitt... tu possiedi veramente un talento naturale. Questa sera ti insegnerò soltanto le regole; poi, parteciperai agli allenamenti della squadra tre volte alla settimana’.
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Aprì la cassetta che conteneva quattro palle di dimensioni diverse. ‘Bene’ disse Baston. ‘Ora, il Quidditch è abbastanza facile da capire, anche se giocare non lo è altrettanto. Ci sono sette giocatori per parte. Tre di loro si chiamano Cacciatori’.
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‘Tre Cacciatori’ ripeté Harry, mentre Baston tirava fuori una palla di colore rosso brillante, all'incirca delle dimensioni di un pallone da calcio.
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‘Questa palla si chiama Pluffa. I Cacciatori si lanciano la Pluffa e cercano di farla entrare in uno degli anelli per fare goal. Dieci punti ogni volta che la Pluffa passa per uno degli anelli. Mi segui?’
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‘I Cacciatori si lanciano la Pluffa e segnano quando la fanno passare attraverso gli anelli’ recitò Harry. ‘Insomma... sarebbe un po' come la pallacanestro su manici di scopa con sei anelli, ho capito bene?’
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‘Che cos'è la pallacanestro?’ chiese Baston curioso. ‘Lascia perdere’ si affrettò a dire Harry. ‘Ogni squadra ha un giocatore che si chiama Portiere... Io sono il Portiere del Grifondoro. Il mio compito è volare intorno agli anelli e impedire agli avversari di segnare’.
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‘Tre Cacciatori e un Portiere’ ripeté Harry, ben deciso a ricordare tutto. ‘E giocano con la Pluffa. Va bene, questo l'ho capito. E le altre a che cosa servono?’ chiese indicando le tre palle rimaste nella scatola. ‘Ora te lo faccio vedere’ disse Baston. ‘Prendi questa’.
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Porse a Harry una piccola mazza, che assomigliava proprio a una mazza da baseball.
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‘Ora ti faccio vedere a che cosa servono i Bolidi’ disse Baston. ‘I Bolidi sono questi due’. E mostrò a Harry due palle identiche, nere come l'inchiostro e leggermente più piccole della Pluffa rossa. Harry notò che sembravano volersi liberare dalle cinghie che le tenevano ferme nella scatola.
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‘Stai indietro’ Baston avvertì Harry. Si chinò e ne liberò una. La palla nera schizzò in aria all'istante, altissima, e poi si diresse dritta dritta verso la faccia di Harry. Lui la colpì con la mazza per cercare di impedirle di rompergli il naso, e la rilanciò zigzagando in aria; la palla vorticò sopra le loro teste e poi si diresse su Baston, che ci si tuffò sopra e riuscì a inchiodarla al suolo.
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‘Vedi?’ disse ansimando Baston, che rimetteva a fatica il Bolide dentro la scatola legandolo saldamente. ‘I Bolidi schizzano da una parte all'altra cercando di disarcionare i giocatori dalla scopa. Ecco perché ci sono due Battitori per squadra - i nostri sono i Weasley - per proteggere i loro compagni di squadra dai Bolidi, e dirottarli contro l'altra squadra. Allora... pensi di aver capito tutto?’
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‘Tre Cacciatori cercano di segnare con la Pluffa; il Portiere difende i pali della porta; i Battitori tengono i Bolidi lontani dalla squadra’ snocciolò Harry a memoria. ‘Molto bene’ disse Baston.
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‘E... senti: i Bolidi hanno mai ammazzato qualcuno?’ chiese Harry sperando di mantenere un tono disinvolto. ‘A Hogwarts, mai. Abbiamo avuto un paio di mascelle rotte, ma niente di più. Ora, l'ultimo componente della squadra è il Cercatore, e quello sei tu. E tu non devi preoccuparti né della Pluffa né dei Bolidi...’
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‘Sempre che non mi spacchino la testa...’ ‘Non devi preoccuparti, i Weasley sono più che all'altezza dei Bolidi... voglio dire... sono due Bolidi in forma umana’.
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Baston pescò dentro la cassa e tirò fuori la quarta e ultima palla. A confronto con la Pluffa e i Bolidi era piccola, delle dimensioni di una grossa noce. Era d'oro lucente e aveva due tremule alucce d'argento.
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‘Questo’ disse Baston, ‘è il Boccino d'Oro, ed è la palla più importante di tutte. molto difficile prenderla perché è velocissima e non si distingue bene. Compito del Cercatore è acchiapparla. Tu devi muoverti a zigzag tra Cacciatori, Battitori, Bolidi e Pluffa per prendere il Boccino prima del Cercatore dell'altra squadra, perché chi lo prende per primo guadagna alla sua squadra altri centocinquanta punti, e quindi la squadra vince quasi sempre. Ecco perché ai Cercatori vengono fischiati tanti falli. Una partita di Quidditch termina soltanto quando il Boccino viene acchiappato, e quindi può andare avanti per intere settimane... Mi pare che il record sia stato di tre mesi, e hanno dovuto fare continue sostituzioni perché i giocatori potessero riposarsi un po'. Questo è tutto. Domande?’
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Harry scosse la testa. Aveva capito molto bene quel che doveva fare, e il problema stava proprio nel farlo. ‘Per stasera, non ci alleneremo con il Boccino’ disse Baston riponendolo con cura nella cassa; ‘è troppo buio e potremmo perderlo. Proviamo con qualcuna di queste’.
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Tirò fuori da una tasca un sacchetto di comuni palle da golf e, pochi minuti dopo, lui e Harry volteggiavano in aria, con Baston che tirava le palle da golf il più forte possibile in ogni direzione perché Harry le prendesse.
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Harry non ne mancò neanche una e Baston era... al settimo cielo. Mezz'ora dopo, s'era fatto buio pesto e dovettero smettere di giocare.
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‘La Coppa del Quidditch porterà il nostro nome, quest'anno’ disse Baston felice mentre arrancavano verso il castello. ‘Non mi sorprenderebbe che tu diventassi più bravo di Charlie Weasley, e lui avrebbe potuto giocare per la nazionale, se non se ne fosse andato a caccia di draghi’.
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Forse per tutte le cose che aveva da fare, con gli allenamenti di Quidditch tre sere a settimana oltre alla gran quantità di compiti, Harry stentava a credere che fossero passati quasi due mesi da quando era arrivato a Hogwarts. Al castello, si sentiva come a casa sua, molto più di quanto non gli fosse mai accaduto a Privet Drive. Anche le lezioni stavano cominciando a diventare sempre più interessanti, ora che avevano imparato a padroneggiare le nozioni fondamentali.
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La mattina di Halloween si svegliarono al profumo delizioso di zucca al forno che aleggiava per i corridoi. E per giunta, durante la lezione di Incantesimi, il professor Vitious aveva annunciato che li riteneva pronti a far volare gli oggetti, una cosa che morivano dalla voglia di provare fin da quando gli avevano visto far girare vorticosamente per la classe il rospo di Neville.
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Per l'esercitazione, il professor Vitious divise la scolaresca in coppie. Il compagno di Harry fu Seamus Finnigan (il che fu un sollievo per lui, dato che Neville aveva già cercato di cavargli un occhio). Ma a Ron toccò Hermione Granger. Era difficile dire chi dei due fosse più scontento della cosa. Lei non aveva più rivolto la parola a nessuno dei due dal giorno in cui era arrivato il manico di scopa di Harry.
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‘Non dimenticate quel grazioso movimento del polso che ci siamo esercitati a ripetere!’ strillò il professor Vitious, arrampicato, come al solito, sopra la sua pila di libri. ‘Agitare e colpire, ricordate, agitare e colpire. Un'altra cosa molto importante è pronunciare correttamente le parole magiche... Non dimenticate mai il Mago Baruffio che disse "s" invece di "z" e si ritrovò steso a terra con un orso sopra il petto’.
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Era molto difficile. Harry e Seamus agitarono e colpirono, ma la piuma che avrebbero dovuto mandare verso l'alto era sempre lì sopra il banco. L'impazienza di Seamus fu tale che il ragazzo la stuzzicò con la bacchetta magica e le appiccò fuoco... e Harry dovette spegnerlo con il cappello.
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Ron, nel banco accanto, non aveva maggiore fortuna. ‘Wingardium Leviosa!’ gridò agitando le lunghe braccia come un
mulino a vento.
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‘Lo stai dicendo sbagliato’ Harry udì Hermione sbottare. ‘Wing-gar-dium Levi-o-sa: devi pronunciare il "gar" bello lungo’. ‘E fallo te, visto che sei tanto brava!’ la rimbeccò Ron. Hermione si rimboccò le maniche della tunica, agitò la bacchetta magica e disse: ‘Wingardium Leviosa!’
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La piuma si sollevò dal banco e rimase sospesa in aria a circa un metro e mezzo sopra le loro teste.
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‘Molto bene!’ gridò il professor Vitious battendo le mani. ‘Avete visto tutti? Miss Granger c'è riuscita!’
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Alla fine della lezione Ron era di pessimo umore. ‘Non c'è da stupirsi che nessuno la sopporti’ disse a Harry mentre si facevano largo nel corridoio sovraffollato. ‘Quella ragazza è un incubo, parola mia!’
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Harry si sentì battere su una spalla da qualcuno che lo superò. Era Hermione. Le intravide il volto... e si rese conto con stupore che era in lacrime. ‘Credo che ti abbia sentito’. ‘E allora?’ disse Ron, ma aveva l'aria un po' imbarazzata. ‘Deve essersi resa conto che non ha amici’.
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Hermione non si presentò alla lezione successiva e non si fece vedere per tutto il pomeriggio. Mentre si avviavano verso la Sala Grande per la festa di Halloween, Harry e Ron sentirono Calì Patil dire alla sua amica Lavanda che Hermione stava piangendo nel bagno delle femmine e voleva essere lasciata in pace. A questa notizia, Ron si sentì ancora più imbarazzato, ma un attimo dopo erano nella Sala Grande, dove le decorazioni per Halloween fecero loro dimenticare Hermione.
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Un migliaio di pipistrelli si staccò in volo dalle pareti e dal soffitto, mentre un altro migliaio sorvolò i tavoli in bassi stormi neri, facendo tremolare le candele dentro le zucche. Le pietanze del banchetto apparvero all'istante nei piatti d'oro, come era avvenuto per il banchetto di inizio anno.
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Harry si stava servendo una patata farcita, quando il professor Raptor entrò nella sala di corsa, con il turbante di traverso e il terrore dipinto in volto. Tutti gli sguardi erano puntati su di lui mentre si avvicinava alla sedia del professor Silente, inciampava sul tavolo e con un filo di voce diceva: ‘Un mostro... nei sotterranei... pensavo di doverglielo dire’. E si accasciò a terra svenuto.
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Nacque un tumulto. Ci vollero diversi petardi viola della bacchetta magica del professor Silente per ripristinare il silenzio. ‘Prefetti’ tuonò, ‘riportate immediatamente i ragazzi nei rispettivi dormitori, immediatamente!’ Percy era nel suo elemento.
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‘Seguitemi! Voi del primo anno, rimanete uniti. Non avete ragione di temere il mostro se seguite i miei ordini. Fate largo, passano quelli del primo anno. Scusate, scusate, sono un prefetto’. ‘Ma come ha fatto a entrare un mostro?’ chiese Harry mentre salivano le scale.
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‘Non chiederlo a me. Si dice che siano esseri veramente stupidi’
disse Ron. ‘Forse è stato Pix, per fare uno scherzo di Halloween’. Incontrarono vari gruppi di ragazzi che si affrettavano in direzioni diverse.
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Come furono riusciti a farsi largo a spintoni tra una folla di Tassorosso agitatissimi, all'improvviso Harry afferrò il braccio di Ron. ‘M'è venuto in mente soltanto ora... Hermione!’ ‘Che cosa le è successo?’ ‘Non sa del mostro’.
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Ron si morse il labbro. ‘E va bene!’ esclamò. ‘Ma è meglio che Percy non ci veda’.
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Piegandosi velocemente, si confusero col gruppo dei Tassorosso che andavano nella direzione opposta, sgattaiolarono verso un corridoio laterale deserto e spiccarono una corsa verso il bagno delle femmine. Avevano appena svoltato l'angolo, quando udirono dei passi rapidi dietro di loro.
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‘Percy’ sibilò Ron spingendo Harry dietro a un grosso grifone di pietra. Tuttavia, guardando meglio, non videro Percy, bensì Piton, il quale attraversò il corridoio e sparì dalla vista.
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‘Che cosa diavolo sta facendo?’ sussurrò Harry. ‘Perché non è giù nei sotterranei con gli altri insegnanti?’ ‘E che ne so io’. Percorsero furtivi il corridoio successivo il più silenziosamente possibile seguendo l'eco dei passi di Piton che si andavano affievolendo.
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‘Si sta dirigendo al terzo piano’ disse Harry, ma Ron gli prese la mano. ‘Non senti uno strano odore?’ Harry annusò l'aria e gli giunse alle narici un orrendo fetore, un misto di calzini sporchi e di gabinetto pubblico non pulito da tempo.
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E poi lo udirono: un cupo grugnito e i passi strascicati di piedi giganteschi; all'estremità di un passaggio sulla sinistra, qualcosa di enorme avanzava verso di loro. Si ritirarono in ombra e lo stettero a guardare mentre si ergeva da una pozza di luce lunare. Fu una visione orripilante. Alto più di tre metri, aveva la pelle di un color grigio granito senza sfumature, il corpo bitorzoluto come un sasso, con in cima una testa piccola e glabra, come una noce di cocco. Le gambe erano corte e tozze come tronchi d'albero e i piedi piatti e ricoperti di corno. L'odore che emanava da quella creatura era incredibile. Aveva in mano un'immensa clava di legno che strascinava per terra per via delle braccia troppo lunghe.
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Il mostro si fermò vicino a una porta e guardò dentro. Agitò le lunghe orecchie cercando, con la sua mente limitata, di prendere una decisione; poi, con andatura goffa e lenta, entrò. ‘La chiave è nella toppa’ bisbigliò Harry. ‘Potremmo chiuderlo dentro’. ‘Buona idea’ disse Ron nervoso.
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Strisciando lungo il muro, raggiunsero la porta, che era aperta; avevano la bocca secca e pregavano in cuor loro che il mostro non avesse deciso di uscire. Con un grande balzo, Harry riuscì ad
afferrare la chiave, chiuse la porta e la sprangò. ‘Ecco fatto!’
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Tutti ringalluzziti dalla vittoria, risalirono di corsa il passaggio ma, una volta giunti all'angolo, udirono qualcosa che gli raggelò il sangue nelle vene: un acuto grido di terrore, che proveniva dalla stanza che avevano appena chiuso a chiave.
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‘Oh, no!’ esclamò Ron pallido come il fantasma del Barone Sanguinario. ‘il bagno delle femmine!’ ansimò Harry. ‘Hermione!’ esclamarono a una sola voce.
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Era l'ultima cosa che avrebbero voluto fare, ma quale altra scelta avevano? Fecero dietrofront, ripercorsero all'impazzata il corridoio fino alla porta e girarono la chiave, annaspando per il panico. Harry la spalancò ed entrambi si precipitarono dentro.
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Hermione Granger stava rannicchiata contro la parete opposta e aveva tutta l'aria di essere sul punto di svenire. Il mostro avanzava verso di lei e, nella sua marcia, strappava via dal muro i lavandini.
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‘Maledizione!’ esclamò Harry disperato rivolto a Ron, e afferrato un rubinetto, lo scagliò con tutta la forza che aveva contro la parete.
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Il mostro si fermò a pochi metri da Hermione. Si girò goffamente, sbattendo gli occhi con espressione ottusa per vedere che cosa avesse provocato quel rumore. I suoi occhietti malvagi videro Harry. Esitò, poi decise di dirigersi verso di lui, cosa che fece brandendo la clava.
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‘Ehi, tu, cervello di gallina!’ gridò Ron dal lato opposto della stanza, scagliandogli contro un tubo di metallo. Sembrò che il mostro non si fosse neanche accorto del corpo contundente che lo aveva colpito alla spalla, ma che avesse udito il grido; si fermò di nuovo, volgendo ora il suo grugno orrendo verso Ron, e dando così il tempo a Harry di aggirarlo.
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‘Dai, corri, corri!’ gridò Harry a Hermione, cercando di tirarla verso la porta. Ma la ragazza era paralizzata, incollata al muro, con la bocca spalancata per il terrore.
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Le grida e il frastuono sembrarono rendere furioso il mostro. Emise un altro barrito poderoso e si avviò veloce in direzione di Ron che era il più vicino e non aveva vie di scampo.
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A quel punto, Harry fece una cosa al tempo stesso molto coraggiosa e molto stupida: presa la rincorsa, spiccò un salto e cercò di aggrapparsi al collo del mostro, cingendolo con le braccia da dietro. Il mostro non si accorse che Harry gli si era attaccato; ma non poté ignorare il pezzo di legno che gli venne infilato su per il naso. Quando Harry aveva spiccato il salto aveva la bacchetta magica in mano, quella si era introdotta in una delle narici del bestione.
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Ululando di dolore, il mostro cominciò a roteare la sua clava e a menar colpi, con Harry sempre aggrappato alla schiena che cercava di vendere cara la pelle; da un momento all'altro, avrebbe potuto scrollarselo di dosso o assestargli una tremenda mazzata con la clava.
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Hermione, terrorizzata, si era accasciata al suolo; Ron tirò fuori la bacchetta magica e, senza sapere neanche che cosa avrebbe fatto,
udì la propria voce gridare il primo incantesimo che gli veniva in mente: ‘Wingardium Leviosa!’
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La clava sfuggì improvvisamente dalle mani del mostro, si sollevò in aria, in alto, sempre più in alto, poi lentamente invertì direzione e ricadde pesantemente sulla testa del suo proprietario, con uno schianto assordante. Il mostro vacillò e poi cadde a muso avanti con un tonfo che fece tremare tutta la stanza.
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Harry si rimise in piedi. Tremava e gli mancava il fiato. Ron era lì, immobile, con la bacchetta ancora alzata, a contemplare il proprio operato.
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La prima a parlare fu Hermione. ‘E'... morto?’ ‘Non credo’ disse Harry. ‘Credo che lo abbiamo semplicemente messo K.O.’.
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Si chinò sul mostro e gli estrasse la bacchetta dal naso. Era coperta di una sostanza che sembrava una colla grigia tutta grumi. ‘Puah! Caccole di mostro!’ E ripulì la bacchetta sui calzoni del bestione.
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Un improvviso sbattere di porte e un gran rumore di passi obbligarono tutti e tre ad alzare lo sguardo. Non si erano resi conto di quale e quanto baccano avessero fatto, ma naturalmente, di sotto, qualcuno doveva aver sentito il frastuono e i barriti. Un attimo dopo, la professoressa Mcgranitt faceva irruzione nel locale, seguita da Piton e da Raptor che chiudeva il terzetto. Raptor lanciò un'occhiata al mostro, emise un flebile gemito e si sedette rapidamente su una tazza del gabinetto tenendosi una mano premuta sul cuore.
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Piton si chinò sul mostro. La Mcgranitt guardava i ragazzi. Harry non l'aveva mai vista tanto arrabbiata. Aveva le labbra livide. La speranza di guadagnare cinquanta punti per i Grifondoro svanì all'istante.
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‘Che cosa diavolo credevate di fare?’ chiese la Mcgranitt con una furia glaciale nella voce. Harry guardò Ron, che stava ancora con la bacchetta sospesa in aria. ‘Avete corso il rischio di venire ammazzati. Perché non eravate nel vostro dormitorio?’
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Piton lanciò a Harry uno sguardo rapido e penetrante. Harry abbassò il suo a terra. Avrebbe voluto che Ron mettesse giù quella bacchetta magica. Poi, dall'ombra, si sentì una vocina flebile. ‘La prego, professoressa Mcgranitt... erano venuti a cercare me’. ‘Signorina Granger!’ Finalmente, Hermione era riuscita a mettersi in piedi.
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‘Ero andata in cerca del mostro perché... perché pensavo di essere in grado di affrontarlo da sola... perché... sa... ho letto tutto sui mostri’.
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A Ron cadde la bacchetta di mano. Hermione Granger che mentiva sfacciatamente a un insegnante! ‘Se non mi avessero trovato, sarei morta. Harry gli ha infilato la bacchetta nel naso e Ron l'ha steso con un colpo della sua stessa clava. Non hanno avuto il tempo di andare a chiamare nessuno. Quando sono arrivati, il mostro stava per uccidermi’.
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Harry e Ron cercarono di darsi l'aria di sapere tutto da prima. ‘Be'... in questo caso...’ disse la Mcgranitt guardandoli tutti e tre. ‘Signorina Granger, piccola incosciente, come hai potuto pensare di affrontare da sola un mostro di montagna?’
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Hermione chinò la testa. Harry era senza parole: Hermione era l'ultima persona al mondo capace di infrangere una regola, ed eccola là, a fingere di averlo fatto, per scagionare loro. Era come se Piton avesse cominciato a distribuire caramelle.
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‘Signorina Granger, per questo a Grifondoro verranno tolti cinque punti’ disse la professoressa Mcgranitt. ‘Mi hai molto delusa. Se non sei ferita, torna immediatamente alla torre di Grifondoro. Gli studenti stanno finendo di festeggiare Halloween nei rispettivi dormitori’.
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Hermione uscì. La professoressa Mcgranitt si rivolse a Harry e Ron. ‘Bene, torno a dire che siete stati fortunati, ma non molti allievi del primo anno avrebbero saputo tenere testa a un mostro di montagna così grosso. Vincete cinque punti ciascuno per Grifondoro. Il professor Silente ne sarà informato. Potete andare’.
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Corsero via e non spiccicarono parola fino a che non furono arrivati due piani più su. A parte il resto, fu un sollievo lasciarsi alle spalle il tanfo di quel mostro. ‘Avremmo meritato di guadagnare più di dieci punti’ bofonchiò Ron.
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‘Vorrai dire cinque, una volta sottratti i cinque punti di Hermione’. ‘Èstata buona a toglierci dai guai in quel modo’ ammise Ron. ‘Ma non dimentichiamo che siamo stati noi a salvare lei!’ ‘Però, non avrebbe avuto bisogno di nessun salvataggio se non avessimo chiuso a chiave quel coso insieme a lei’ gli ricordò Harry.
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Erano arrivati al ritratto della Signora Grassa. ‘Grugno di porco’ dissero, ed entrarono.
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La sala di ritrovo era gremita di gente e molto rumorosa. Tutti stavano mangiando le pietanze spedite su dalle cucine. Hermione era sola soletta, vicino alla porta, e li aspettava. Ci fu un silenzio pieno d'imbarazzo. Poi, senza guardarsi negli occhi, tutti e tre dissero ‘Grazie’ e corsero via a procurarsi dei piatti.
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Ma da quel momento, Hermione Granger divenne loro amica. impossibile condividere certe avventure senza finire col fare amicizia, e mettere K.O. un mostro di montagna alto quattro metri è fra quelle.
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