La mattina dopo Harry si svegliò in un sacco a pelo sul pavimento del salotto. Una striscia di cielo era visibile tra le tende pesanti; aveva il colore azzurro fresco e limpido d'inchiostro annacquato, era tra la notte e l'alba e tutto taceva, tranne i respiri profondi e tranquilli di Ron e Hermione. Harry guardò le sagome scure che si disegnavano sul pavimento accanto a lui. Ron, in uno slancio di galanteria, aveva insistito perché Hermione dormisse sui cuscini tolti dal divano, quindi lei era più in alto. Il braccio le ricadeva sul pavimento, le dita a pochi centimetri da quelle di Ron. Forse si erano addormentati tenendosi per mano. L'idea lo fece sentire stranamente solo.
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Guardò il soffitto denso di ombre, il candelabro drappeggiato di ragnatele. Meno di ventiquattr'ore prima era al sole, all'ingresso del padiglione, in attesa degli invitati alle nozze. Sembrava una vita fa. E ora che cosa sarebbe successo? Pensò agli Horcrux, alla complicata, spaventosa missione che Silente gli aveva lasciato... Silente...
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Il dolore per la sua morte si era trasformato. Le accuse di Muriel al matrimonio erano annidate nel suo cervello, come un male che infettava i suoi ricordi del mago che aveva idolatrato. Possibile che Silente avesse permesso quelle cose? Era stato come Dudley, indifferente agli abusi e all'incuria purché non lo sfiorassero? Possibile che avesse voltato le spalle a una sorella imprigionata e nascosta?
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Harry pensò a Godric's Hollow, alle tombe a cui Silente non aveva mai fatto cenno; pensò ai misteriosi oggetti lasciati, senza spiegazioni, in eredità e la sua rabbia crebbe nel buio. Perché non gliel'aveva detto? Perché non si era fatto capire? Gli importava di lui, o Harry era stato solo uno strumento da lucidare e affilare, non una persona in cui confidare?
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Non riusciva a stare lì sdraiato in compagnia di quei pensieri amari. Alla disperata ricerca di qualcosa da fare per distrarsi, uscì dal sacco a pelo, prese la bacchetta e strisciò fuori dalla stanza. Sul pianerottolo sussurrò «Lumos» e salì le scale alla luce della bacchetta.
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Sul secondo pianerottolo si apriva la camera in cui lui e Ron avevano dormito l'ultima volta; entrò a dare un'occhiata. Le ante dell'armadio erano aperte e le lenzuola erano state rivoltate. Ricordò la zampa di troll rovesciata di sotto. Qualcuno aveva perquisito la casa da quando l'Ordine se n'era andato. Piton? O forse Mundungus, che aveva rubacchiato in lungo e in largo sia prima che dopo la morte di Sirius? Lo sguardo di Harry indugiò sul ritratto che qualche volta ospitava Phineas Nigellus Black, il bis
bisnonno di Sirius, ma era vuoto; si vedeva solo una striscia di sfondo fangoso. Evidentemente Phineas Nigellus passava la notte nello studio del Preside a Hogwarts.
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Harry continuò a salire finché non raggiunse l'ultimo pianerottolo, su cui si affacciavano solo due porte. Quella di fronte a lui aveva una targa con scritto 'Sirius'. Non era mai entrato nella stanza del suo padrino. Spinse la porta, tenendo alta la bacchetta per diffondere più luce possibile.
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La stanza era spaziosa e un tempo doveva essere stata bella. Cerano un grande letto con la testata di legno intagliato, un'alta finestra oscurata da lunghe tende di velluto e un candelabro coperto da uno spesso strato di polvere, con i mozziconi di candela ancora al loro posto, le colate di cera simili a ghiaccio. I quadri alle pareti e la testata del letto erano coperti di polvere, una ragnatela era tesa tra il candelabro e la cima del grande armadio di legno; Harry si fece avanti e udì uno zampettare di topi disturbati.
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Da adolescente Sirius aveva tappezzato le pareti con un tale numero di poster e foto da lasciar libere solo poche strisce della seta grigio argento sottostante. Harry dedusse che i genitori di Sirius non erano riusciti a spezzare l'Incantesimo di Adesione Permanente che assicurava le immagini alle pareti, perché era certo che non gradissero i gusti del figlio maggiore. E Sirius doveva aver esagerato apposta per irritarli. C'erano molti stendardi di Grifondoro, rosso e oro sbiadito, a sottolineare la sua distanza dal resto della famiglia Serpeverde. C'erano molte foto di motociclette Babbane e anche (Harry ammirò il coraggio del padrino) poster di ragazze Babbane in bikini; si capiva che erano Babbane perché restavano immobili nelle foto, i sorrisi scoloriti e gli occhi vitrei pietrificati sulla carta. Un bel contrasto con l'unica foto magica appesa: quattro studenti di Hogwarts che ridevano tenendosi a braccetto.
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Con un sussulto di gioia, Harry riconobbe suo padre; i capelli neri ribelli erano spettinati come i suoi e anche lui portava gli occhiali. Al suo fianco c'era Sirius, di una bellezza trascurata, il volto un po' arrogante molto più giovane e felice di come Harry l'avesse mai visto da vivo. Alla destra di Sirius c'era Minus, più basso di una testa, grassoccio, lo sguardo acquoso, rosso di piacere per essere stato ammesso in quella compagnia di ammiratissimi ribelli come James e Sirius. Alla sinistra di James c'era Lupin, anche allora un po' trasandato, ma con la stessa aria di gioiosa sorpresa nel trovarsi apprezzato e accettato... o era solo perché Harry sapeva com'era andata che vedeva queste cose nella foto? Cercò di staccarla dalla parete; era sua, ormai, in fondo Sirius aveva lasciato tutto a lui ma non ci riu
scì. Sirius aveva proprio fatto di tutto per evitare che i suoi genitori ridecorassero la stanza.
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Harry guardò a terra. Il cielo fuori stava schiarendo; una lama di luce rivelò pezzi di carta, libri e piccoli oggetti sparpagliati sulla moquette. Era chiaro che anche la stanza di Sirius era stata frugata, ma il suo contenuto era stato ritenuto in gran parte, se non completamente, privo di valore. Alcuni libri erano stati scrollati tanto forte che le copertine si erano staccate e diverse pagine erano sparse a terra.
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Harry si chinò, raccolse alcuni fogli e li osservò. Riconobbe una pagina di una vecchia edizione di Storia della Magia di Bathilda Bath e una di un manuale di manutenzione per motociclette. Il terzo foglio era scritto a mano e appallottolato; lo lisciò.
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Caro Felpato,
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Grazie, grazie per il regalo di Harry! è di gran lunga il suo preferito. Ha solo un anno e già sfreccia in giro sulla sua scopa giocattolo, è tutto contento, ti mando una foto così puoi vederlo. Sai benissimo che si alza da terra di neanche un metro, ma ha rischiato di uccidere il gatto e ha mandato in mille pezzi un orrendo vaso che Petunia mi ha regalato per Natale (nessun rimpianto). Naturalmente James lo trova buffissimo, dice che diventerà un grande giocatore di Quidditch, ma abbiamo dovuto mettere via tutti i soprammobili e quando vola non possiamo levargli gli occhi di dosso.
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Abbiamo festeggiato il compleanno con un tranquillissimo tÈ, solo noi e la vecchia Bathilda, che è sempre stata carina con noi e adora Harry. Ci è dispiaciuto tanto che non ci fossi anche tu, ma l'Ordine viene prima di tutto e comunque Harry non è abbastanza grande da capire che è il suo compleanno! James è un po' frustrato, qui rinchiuso, cerca di non darlo a vedere ma io lo sento... E Silente ha ancora il suo Mantello dell'Invisibilità, quindi non c'È modo di farsi un giretto. Se tu potessi venire a trovarci, gli farebbe molto piacere. Coda è stato qui il weekend scorso, mi è sembrato giù, ma probabilmente erano le notizie sui McKinnon; ho pianto tutta la sera quando l'ho saputo.
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Bathilda viene quasi tutti i giorni, è una vecchietta affascinante e racconta un sacco di storie pazzesche su Silente, non penso che gli farebbe piacere saperlo! Non so quanto crederle, però, perché sembra impossibile che Silente
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A Harry si erano addormentate braccia e gambe. Rimase immobile, con il foglio miracoloso tra le dita insensibili, mentre una sorta di tranquilla eruzione interiore lo inondava di gioia e di dolore in pari misura. Barcollò fino al letto e si sedette.
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Rilesse la lettera, ma non riuscì a coglierne più senso della prima volta, e si ridusse a fissare la grafia. Lei scriveva le g proprio come lui: le cercò tutte, parola per parola, e ciascuna gli parve un amichevole saluto scorto attraverso un velo. Era un cimelio incredibile, la prova che Lily Potter era esistita, esistita davvero, che la sua mano calda un tempo si era mossa su quella pergamena, tracciando con l'inchiostro quelle lettere, quelle parole, parole su di lui, Harry, suo figlio.
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Si asciugò gli occhi con impazienza e rilesse la lettera, questa volta concentrandosi sul significato. Era come ascoltare una voce che ci si ricorda solo in modo vago.
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Avevano avuto un gatto... forse era morto come i suoi genitori a Godric's Hollow... oppure fuggito quando non era rimasto nessuno a nutrirlo... Sirius gli aveva regalato il suo primo manico di scopa... i suoi genitori conoscevano Bathilda Bath; li aveva presentati Silente? Silente ha ancora il suo Mantello dell'Invisibilità... che cosa strana...
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Harry si fermò a considerare le parole della madre. Perché Silente aveva preso il Mantello dell'Invisibilità di James? Harry ricordava con precisione che il Preside, anni prima, gli aveva detto: 'Io non ho bisogno di un mantello per diventare invisibile'. Forse ne aveva avuto bisogno qualche membro meno dotato dell'Ordine e Silente gliel'aveva passato? Harry andò avanti...
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Coda è stato qui... Minus, il traditore, le era sembrato 'giù', vero? Sapeva che era l'ultima volta che vedeva James e Lily vivi?
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E infine di nuovo Bathilda, che raccontava storie pazzesche su Silente: sembra impossibile che Silente...
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Che Silente cosa? Ma c'erano un sacco di cose di Silente che si potevano definire pazzesche: che avesse preso un brutto voto in Trasfigurazione, per esempio, o che avesse cominciato a dedicarsi agli incantesimi sulle capre come Aberforth...
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Harry si alzò e perlustrò il pavimento: forse il resto della lettera era lì da qualche parte. Raccolse i fogli, trattandoli, nella sua impazienza, con la stessa poca considerazione di chi aveva perquisito la casa prima di lui; aprì i cassetti, scrollò i libri, salì su una sedia per passare la mano sulla cima dell'armadio e strisciò sotto il letto e la poltrona.
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Infine, la guancia contro il pavimento, individuò quello che sembrava un pezzo di carta strappata sotto il cassettone. Lo prese: era la foto, quasi intera, che Lily aveva descritto nella lettera. Un bambino piccolo coi capelli neri sfrecciava dentro e fuori dall'immagine su una scopa minuscola, ridendo come un matto, e un paio di gambe che dovevano appartenere a James lo rincorrevano. Harry s'infilò la foto in tasca insieme alla lettera di Lily e continuò a cercare la seconda pagina.
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Dopo un altro quarto d'ora, tuttavia, dovette concludere che il resto della lettera di sua madre era sparito. Si era perso, nei sedici anni trascorsi da quando era stato scritto, o era stato portato via da chi aveva frugato nella stanza? Harry rilesse la prima parte, questa volta per capire come mai il secondo foglio potesse essere prezioso. Ai Mangiamorte non poteva certo interessare la sua scopa giocattolo... La sola cosa potenzialmente utile erano le informazioni su Silente. Sembra impossibile che Silente... cosa?
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«Harry? Harry! Harry!»
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«Sono qui!» gridò lui. «Cosa è successo?»
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Uno scalpiccio fuori dalla porta ed entrò Hermione.
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«Ci siamo svegliati e non ti abbiamo trovato!» ansimò. Si voltò e urlò:
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«Ron! è qui!»
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La voce seccata di Ron echeggiò da parecchi piani di sotto.
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«Bene! Digli da parte mia che è un idiota!»
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«Harry, per favore, non sparire così, eravamo terrorizzati! Perché sei venuto quassù, comunque?» Osservò la stanza devastata. «Cosa stavi facendo?»
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«Guarda cos'ho trovato».
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E le tese la lettera. Hermione la prese e la lesse sotto il suo sguardo. Giunta alla fine del foglio, alzò gli occhi su di lui.
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«Oh, Harry...»
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«E c'È anche questa».
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Le diede la foto strappata e Hermione sorrise alla vista del piccolo che sfrecciava avanti e indietro sulla scopa giocattolo.
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«Ho cercato il resto della lettera» aggiunse Harry, «ma qui non c'È». Hermione si guardò intorno.
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«Hai fatto tu questo disastro, o era già così quando sei entrato?» «Qualcuno ha frugato la stanza prima di me» rispose Harry.
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«Lo immaginavo. Tutte le stanze in cui sono entrata salendo sono sottosopra. Cosa pensi che cercassero?» «Informazioni sull'Ordine, se era Piton».
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«Ma doveva già avere tutto quello che gli occorreva, voglio dire, ne faceva parte, no?»
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«Be', allora» ribatté Harry, desideroso di discutere la sua teoria, «informazioni su Silente. La seconda pagina della lettera, per esempio. Conosci questa Bathilda che nomina mia mamma, lo sai chi È?»
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«Chi È?»
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«Bathilda Bath, l'autrice di...»
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«Storia della Magia» concluse Hermione, incuriosita. «Quindi i tuoi genitori la conoscevano? è stata una storica della magia incredibile».
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«Ed è ancora viva» disse Harry, «abita a Godric's Hollow. La zia di Ron, Muriel, ne parlava ieri al matrimonio. Conosceva anche la famiglia di Silente. Dovrebbe essere interessante parlare con lei, no?»
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Il sorriso di Hermione era un po' troppo comprensivo, per i gusti di
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Harry. Si riprese lettera e foto e le infilò nel borsellino che portava al collo, per non doverla guardare negli occhi e tradirsi.
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«Capisco perché ti piacerebbe parlare con lei dei tuoi genitori, e anche di Silente» osservò Hermione. «Ma non ci sarebbe d'aiuto nella ricerca degli Horcrux, no?» Harry non rispose e lei aggiunse in fretta: «Harry, lo so che vuoi tanto andare a Godric's Hollow, ma io ho paura... mi spaventa la facilità con cui ci hanno trovato ieri i Mangiamorte. Sono sempre più convinta che dovremmo evitare il posto dove sono sepolti i tuoi genitori, sono sicura che si aspettano che tu ci vada».
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«Non è solo questo» ribatté Harry, sempre evitando di guardarla. «Muriel ha raccontato delle cose su Silente al matrimonio. Voglio sapere la verità...»
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Riferì a Hermione tutto ciò che aveva detto Muriel. Quando ebbe finito, lei disse: «Be', certo, capisco che ti ha sconvolto, Harry...»
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«... non sono sconvolto» mentì lui. «Vorrei solo sapere se è vero o no...»
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«Harry, pensi seriamente di poter trovare la verità in quel che dicono una vecchia perfida come Muriel o Rita Skeeter? Come fai a crederci? Tu conoscevi Silente!»
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«Così pensavo» borbottò lui.
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«Ma sai quanto era falso tutto quello che Rita Skeeter ha scritto su di te! Doge ha ragione, come puoi permettere che queste persone sciupino i tuoi ricordi di Silente?»
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Lui distolse lo sguardo, cercando di non far trasparire il proprio risentimento. Eccolo di nuovo: scegliere che cosa credere. Lui voleva la verità. Perché erano tutti così decisi a impedirgli di arrivarci?
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«Scendiamo in cucina?» suggerì Hermione dopo una breve pausa. «A cercare qualcosa per fare colazione?»
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Lui acconsentì, ma di malavoglia, e la seguì sul pianerottolo, passando davanti alla seconda porta. C'erano graffi profondi nella vernice sotto un piccolo cartello che non aveva notato nell'oscurità. Si fermò a leggerlo. Era un cartellino pomposo, scritto a mano con bella calligrafia, il genere di cosa che Percy Weasley avrebbe potuto appiccicare alla porta della sua stanza:
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Non entrare senza il permesso di Regulus Arcturus Black
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Harry si sentì percorrere dall'eccitazione, senza sapere subito perché. Rilesse il cartello. Hermione era già una rampa di scale più giù.
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«Hermione» la chiamò, sorpreso che la sua voce suonasse così calma. «Torna qui».
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«Cosa succede?»
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«R.A.B. Credo di averlo trovato».
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Hermione trattenne rumorosamente il fiato e corse di nuovo su.
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«Nella lettera di tua mamma? Ma io non ho visto...»
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Harry scosse il capo e indicò il cartello. Lei lo lesse, poi gli strinse il braccio così forte che lui fece una smorfia.
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«Il fratello di Sirius?» sussurrò.
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«Era un Mangiamorte» rispose Harry. «Me l'ha raccontato Sirius. Si unì a loro quando era molto giovane, poi ebbe paura e cercò di andarsene... e così lo uccisero».
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«Tutto torna!» esclamò Hermione. «Se era un Mangiamorte, era vicino a Voldemort, e se aveva aperto gli occhi forse lo voleva eliminare!»
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Lasciò andare Harry, si appoggio alla balaustra e urlò: «Ron! RON! Vieni qui subito!»
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Ron comparve un minuto dopo, affannato, brandendo la bacchetta.
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«Cosa succede? Se sono un'altra volta i ragni giganti, voglio fare colazione prima di...»
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Alla vista del cartello sulla porta di Regulus, che Hermione gli stava indicando in silenzio, aggrottò la fronte.
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«Cosa? Era il fratello di Sirius, no? Regulus Arcturus... Regulus... R.A.B.! Il medaglione... non pensi che...?»
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«Scopriamolo» disse Harry. Spinse la porta: era chiusa a chiave. Hermione puntò la bacchetta contro la maniglia e disse: «Alohomora». Uno scatto e la porta si spalancò.
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Varcarono la soglia insieme, guardandosi attorno. La stanza di Regulus era un po' più piccola di quella di Sirius, ma aveva la stessa atmosfera di trascorsa grandeur. Là dove Sirius aveva cercato di sottolineare il proprio contrasto con il resto della famiglia, Regulus si era sforzato di rimarcare la sua appartenenza. I colori di Serpeverde, smeraldo e argento, erano ovunque, a drappeggiare il letto, le pareti e le finestre. Lo stemma dei Black era dipinto con straordinaria cura sopra il letto, assieme al suo motto, Toujours pur. Sotto c'era una collezione di ritagli di giornale ingialliti, attaccati insieme a formare un lacero collage. Hermione attraversò la stanza per esaminarli.
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«Parlano tutti di Voldemort» osservò. «A quanto pare Regulus è stato un suo fan per qualche anno prima di unirsi ai Mangiamorte...»
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Un piccolo sbuffo di polvere si levò dal copriletto quando lei si sedette per leggere gli articoli. Nel frattempo Harry aveva notato un'altra foto, in cui i giocatori di una squadra di Quidditch di Hogwarts salutavano con la mano, sorridenti. Si avvicinò e vide il serpente sul loro petto: Serpeverde. Regulus, immediatamente riconoscibile, era il ragazzo seduto al centro della prima fila; aveva gli stessi capelli neri e l'aria un po' altera del fratello, anche se era più basso, più magro e decisamente meno attraente di Sirius.
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«Era un Cercatore» disse.
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«Cosa?» chiese Hermione distrattamente, ancora concentrata sui ritagli che parlavano di Voldemort.
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«È seduto al centro della prima fila, è li che i Cercatori... non importa» concluse Harry, visto che nessuno lo ascoltava: Ron, a quattro zampe, guardava sotto l'armadio. In cerca di altri possibili nascondigli, Harry si avvicinò alla scrivania. Anche qui, qualcuno aveva frugato prima di loro. I cassetti erano stati rovesciati di recente, la polvere era smossa, ma non c'era nulla di prezioso: vecchie piume, libri di scuola ormai obsoleti che erano stati evidentemente molto strapazzati, una bottiglia d'inchiostro rotta da poco, il liquido appiccicoso sparso dappertutto.
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«C'È un modo più semplice» intervenne Hermione mentre Harry si ripuliva le dita macchiate sui jeans. Levò la bacchetta e disse: «Accio medaglione!»
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Non accadde nulla. Ron, che stava frugando nelle pieghe delle tende sbiadite, parve deluso.
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«Quindi? Non c'È?»
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«Be', potrebbe ancora essere qui, ma protetto da controincantesimi» rispose Hermione. «Incantesimi per evitare che venga richiamato con la magia, sapete».
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«Come quello che Voldemort ha imposto al bacile di pietra nella caverna» disse Harry, ricordando che non era riuscito ad Appellare il medaglione falso.
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«E allora come facciamo a trovarlo?» chiese Ron.
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«Cerchiamo» concluse Hermione.
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«Questa sì che è un'idea» commentò Ron alzando gli occhi al cielo, e riprese a osservare le tende.
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Setacciarono ogni centimetro della stanza per più di un'ora, ma infine dovettero concludere che il medaglione non c'era.
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Il sole era sorto; la luce li abbagliava anche attraverso le sudicie finestre del pianerottolo.
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«Potrebbe essere da qualche altra parte in casa, però» suggerì Hermione in tono incoraggiante mentre scendevano le scale: Harry e Ron erano sempre più delusi e invece lei sembrava ancora più decisa. «Che sia riuscito a distruggerlo o meno, avrebbe certamente voluto tenerlo nascosto da Voldemort, no? Ricordate tutte quelle cose orrende di cui ci siamo sbarazzati quando siamo stati qui l'ultima volta? Quell'orologio che sparava dardi e quei vecchi abiti che hanno cercato di strangolare Ron: Regulus potrebbe averli messi per proteggere il nascondiglio del medaglione, anche se non l'abbiamo capito al... al...»
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Harry e Ron la guardarono. Aveva un piede a mezz'aria, con l'aria stordita di chi sia appena stato Obliviato; il suo sguardo era assente.
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«... al momento» concluse in un sussurro.
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«Qualcosa non va?» le chiese Ron.
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«Cera un medaglione».
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«Cosa?» esclamarono Harry e Ron in coro.
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«Nella credenza del salotto. Nessuno riusciva ad aprirlo. E noi... noi...» Per Harry fu come se un mattone gli fosse scivolato dal petto nello stomaco. Se lo ricordava benissimo: aveva perfino tenuto in mano quell'oggetto quando se l'erano passato, cercando a turno di aprirlo. Era stato gettato in un mucchio di rifiuti, insieme alla tabacchiera di polvere di Capperuncolo e al carillon che metteva sonno a tutti...
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«Kreacher si è ripreso un sacco di cose» rammentò Harry. Era l'unica possibilità, l'ultima labile speranza a cui aggrapparsi. «Aveva un mucchio
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di roba nascosta nel suo armadio in cucina. Andiamo».
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Corse giù per le scale, due gradini alla volta, gli amici alle calcagna. Fecero tanto rumore che attraversando l'ingresso svegliarono il ritratto della madre di Sirius.
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«Feccia! Sporchi Mezzosangue! Gentaglia!» strillò mentre sfrecciavano nella cucina al piano interrato, sbattendosi la porta alle spalle.
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Harry corse in fondo alla stanza, si fermò di botto davanti all'armadio di Kreacher e lo spalancò. Il nido di sudicie vecchie coperte in cui aveva dormito l'elfo domestico era sempre lì, ma non riluceva più degli oggetti che Kreacher aveva accumulato. C'era solo una vecchia copia di Nobiltà di Natura: Genealogia Magica. Rifiutandosi di credere ai propri occhi, Harry afferrò le coperte e le scrollò. Un topo morto rotolò sinistro sul pavimento. Ron gemette, lasciandosi cadere su una sedia; Hermione chiuse gli occhi.
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«Non è ancora finita» disse Harry e chiamò ad alta voce: «Kreacher!»
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Si sentì un forte crac e l'elfo domestico che Harry aveva a malincuore ereditato da Sirius comparve dal nulla davanti al focolare freddo e vuoto: piccolo, alto la metà di un uomo, la pelle pallida gli cadeva addosso in mille pieghe e ciuffi di peli bianchi sbucavano abbondanti dalle orecchie da pipistrello. Indossava ancora lo straccio sudicio col quale l'avevano conosciuto, e lo sguardo sprezzante che posò su Harry mostrò che il suo atteggiamento nei confronti del nuovo padrone non era mutato più del suo abbigliamento.
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«Padrone» gracchiò con la sua voce da rana, e s'inchinò, borbottando, rivolto alle proprie ginocchia, «di ritorno nella vecchia casa della mia padrona con quel traditore del suo sangue di Weasley e la sudicia Mezzosangue...»
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«Ti proibisco di chiamare chicchessia 'traditore del suo sangue' o 'sudicio Mezzosangue'» ringhiò Harry. Kreacher, con il suo grugno e gli occhi iniettati di rosso, sarebbe stato una creatura sgradevole anche se non avesse tradito Sirius facendolo cadere nelle mani di Voldemort.
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«Ho una domanda da farti» riprese Harry, col cuore che batteva forte, «e ti ordino di rispondere con sincerità. Capito?»
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«Sì, padrone» rispose Kreacher, inchinandosi di nuovo: Harry vide le sue labbra muoversi silenziose, senza alcun dubbio ripetendo gli insulti che gli era appena stato proibito di pronunciare.
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«Due anni fa» continuò Harry, il cuore che adesso gli martellava contro le costole, «c'era un grosso medaglione d'oro nel salotto di sopra. Noi l'abbiamo buttato via. Lo hai ripreso tu?»
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Ci fu un attimo di silenzio. Kreacher si raddrizzò e guardò in faccia Harry. Poi disse: «Sì».
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«E adesso dov'È?» chiese Harry esultante. Sui volti di Ron e Hermione si leggeva la gioia.
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Kreacher chiuse gli occhi come se non riuscisse a sopportare la loro reazione alle parole che stava per pronunciare.
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«Andato».
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«Andato?» ripeté Harry, sentendo l'eccitazione abbandonarlo. «Come sarebbe, 'andato'?»
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L'elfo rabbrividì e oscillò.
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«Kreacher» scandì Harry con decisione, «ti ordino...»
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«Mundungus Fletcher» gracchiò l'elfo, gli occhi ancora strizzati. «Ha rubato tutto Mundungus Fletcher: i ritratti della signorina Bella e della signorina Cissy, i guanti della mia padrona, l'Ordine di Merlino, Prima Classe, i calici con il blasone di famiglia, e... e...»
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Kreacher inghiottì l'aria, con il petto concavo che si alzava e si abbassava veloce, spalancò gli occhi ed emise un urlo agghiacciante.
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«... e il medaglione, il medaglione di padron Regulus, Kreacher ha sbagliato, Kreacher non ha obbedito agli ordini!»
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Harry reagì d'istinto: appena Kreacher afferrò l'attizzatoio dal focolare, si gettò sull'elfo e lo schiacciò a terra. L'urlo di Hermione si mescolò con quello di Kreacher, ma Harry gridò più forte di entrambi: «Kreacher, ti ordino di stare fermo!»
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Sentì l'elfo immobilizzarsi e lo lasciò andare. Kreacher era lungo disteso sul freddo pavimento di pietra e dagli occhioni gonfi colavano lacrime.
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«Harry, lascia che si alzi!» sussurrò Hermione.
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«Così può picchiarsi con l'attizzatoio?» sbuffò Harry, inginocchiandosi accanto all'elfo. «Non credo proprio. Avanti, Kreacher, voglio la verità: come fai a sapere che Mundungus Fletcher ha rubato il medaglione?»
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«Kreacher ha visto!» esalò l'elfo, con le lacrime che gli scorrevano sul grugno e dentro la bocca dai denti grigi. «Kreacher ha visto che usciva dall'armadio di Kreacher con le mani piene di tesori di Kreacher. Kreacher ha detto al ladraccio di smetterla, ma Mundungus Fletcher ha riso ed è ffuggito...»
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«Hai detto che il medaglione era di padron Regulus» insisté Harry. «Perché? Da dove veniva? Che cosa c'entrava Regulus? Kreacher, siediti e raccontami tutto quello che sai su quel medaglione e su Regulus!»
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L'elfo obbedì, si appallottolò, posò il volto bagnato tra le ginocchia e
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prese a dondolarsi. La sua voce soffocata ma chiara rimbombava nella cucina silenziosa.
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«Padron Sirius è scappato, che liberazione, perché era un ragazzo cattivo e ha spezzato il cuore alla mia padrona con i suoi modi da fuorilegge. Ma padron Regulus aveva il giusto orgoglio; sapeva che cosa ci si aspetta dal nome dei Black e dalla dignità del suo sangue puro. Parlava da tempo del Signore Oscuro, che doveva fare uscire i maghi dalla clandestinità per governare sui Babbani e sui figli di Babbani... e a sedici anni, padron Regulus si è unito al Signore Oscuro. Era così fiero, così fiero, così felice di servirlo...
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«E un giorno, un anno dopo essersi unito a lui, padron Regulus è venuto in cucina a cercare Kreacher. A padron Regulus era sempre piaciuto Kreacher. E padron Regulus ha detto... ha detto...»
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Il vecchio elfo si dondolò più veloce.
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«... ha detto che al Signore Oscuro serviva un elfo».
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«A Voldemort serviva un elfo?» ripeté Harry, fissando Ron e Hermione, sconcertati quanto lui.
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«Oh, sì» gemette Kreacher. «E padron Regulus aveva offerto Kreacher.
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Era un onore, ha detto padron Regulus, un onore per lui e per Kreacher, che doveva fare tutto quello che il Signore Oscuro gli ordinava... e poi totornare a casa».
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Kreacher si dondolò ancora più forte, il respiro rotto dai singhiozzi.
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«Così Kreacher è andato dal Signore Oscuro. Il Signore Oscuro non ha detto a Kreacher cosa dovevano fare, ma ha portato Kreacher in una galleria vicino al mare. E oltre la galleria c'era una caverna, e nella caverna c'era un grande lago nero...»
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Harry si sentì rizzare i capelli sulla nuca. La voce gracchiante di Kreacher sembrava provenire dall'altra riva dell'acqua scura. Vedeva con chiarezza la scena, come se fosse stato presente.
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«... c'era una barca...»
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Certo che c'era una barca; Harry la conosceva, di un verde spettrale, stregata in modo da portare un mago e una vittima verso l'isolotto al centro. Così, dunque, Voldemort aveva messo alla prova le difese attorno all'Horcrux: servendosi di una creatura di nessun valore, un elfo domestico...
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«C'era un b-bacile pieno di pozione sull'isola. Il S-Signore Oscuro lo ha fatto bere a Kreacher...»
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L'elfo tremò da capo a piedi.
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«Kreacher ha bevuto, e mentre beveva ha visto cose terribili... gli bruciava la pancia... Kreacher ha chiamato padron Regulus per farsi salvare, ha chiamato la sua padrona Black, ma il Signore Oscuro ha riso... ha fatto bere a Kreacher tutta la pozione... ha messo un medaglione nel bacile vuoto... lo ha riempito con altra pozione.
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«E poi il Signore Oscuro è andato via sulla barca, ha lasciato Kreacher sull'isola...»
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Harry se lo immaginava benissimo. Vide il bianco volto serpentesco di Voldemort svanire nel buio, gli occhi rossi fissi senza pietà sull'elfo che si agitava e sarebbe morto entro qualche minuto, il tempo di cedere alla sete disperata che la pozione provocava nella vittima... ma qui la sua immaginazione si fermò, perché non riusciva a capire come Kreacher fosse riuscito a sopravvivere.
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«Kreacher voleva acqua, è strisciato fino alla riva e ha bevuto nel lago nero... e mani, mani morte, sono uscite dall'acqua e hanno trascinato Kreacher sotto...»
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«Come hai fatto a fuggire?» gli chiese Harry. Si accorse che stava sussurrando e non se ne stupì.
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Kreacher levò il testone e lo guardò con gli enormi occhi iniettati di sangue.
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«Padron Regulus ha detto a Kreacher di tornare» borbottò. «Lo so... ma come hai fatto a sfuggire agli Inferi?» Kreacher non sembrò capire.
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«Padron Regulus ha detto a Kreacher di tornare» ripeté. «Lo so, ma...»
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«Be', è ovvio, no, Harry?» intervenne Ron. «Si è Smaterializzato!»
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«Ma... non era possibile Materializzarsi per entrare o uscire da quella caverna» osservò Harry, «altrimenti Silente...»
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«La magia elfica non è come quella dei maghi» obiettò Ron. «CioÈ, loro possono Materializzarsi e Smaterializzarsi dentro e fuori da Hogwarts, e noi no».
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Calò il silenzio mentre Harry assimilava la notizia. Possibile che Voldemort avesse commesso un simile errore? Ci stava ancora riflettendo quando Hermione parlò, con voce gelida.
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«Naturalmente Voldemort avrà considerato le caratteristiche degli elfi domestici assolutamente indegne della sua attenzione, proprio come tutti quei Purosangue che li trattano come animali... non gli sarebbe mai venuto in mente che potessero avere un potere che lui non aveva».
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«La legge più grande per un elfo domestico è obbedire al padrone» recitò Kreacher. «A Kreacher era stato detto di tornare a casa, e Kreacher è tornato a casa...»
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«Be', quindi hai fatto quello che ti era stato detto, no?» mormorò Hermione con dolcezza. «Non hai disobbedito agli ordini!»
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Kreacher scosse il capo, dondolandosi velocissimo.
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«Allora cos'È successo quando sei tornato?» gli chiese Harry. «Cos'ha detto Regulus quando gli hai raccontato cos'era successo?»
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«Padron Regulus era molto preoccupato, molto preoccupato» gracchiò Kreacher. «Padron Regulus ha detto a Kreacher di stare nascosto, di non uscire di casa. E poi... un po' di tempo dopo... Padron Regulus è venuto a trovare Kreacher nel suo armadio di notte, e padron Regulus era strano, non era normale, non era sano di mente, Kreacher l'aveva capito... ha chiesto a Kreacher di portarlo alla caverna, la caverna dove Kreacher era andato insieme al Signore Oscuro...»
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E così erano partiti. Harry se li immaginò, il vecchio elfo spaventato e il magro, scuro Cercatore così simile a Sirius... Kreacher sapeva come aprire l'ingresso nascosto della caverna nel sottosuolo, sapeva come richiamare la barchetta; questa volta era il suo amato Regulus che viaggiava con lui verso l'isola col bacile di veleno...
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«E ti ha fatto bere la pozione?» chiese Harry, disgustato.
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Ma Kreacher scosse il capo e pianse. Hermione portò le mani alla bocca: sembrava aver capito qualcosa.
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«P-padron Regulus si è tolto dalla tasca un medaglione come quello che aveva il Signore Oscuro» continuò Kreacher, mentre le lacrime gli scorrevano ai lati del grugno. «E ha detto a Kreacher di prenderlo, e quando il bacile era vuoto Kreacher doveva scambiare i medaglioni...»
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Kreacher era ormai scosso da singhiozzi violenti; Harry dovette concentrarsi per capire le sue parole.
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«E ha ordinato... a Kreacher di andare via... senza di lui. E ha detto a Kreacher... di andare a casa... e di non dire mai alla padrona... che cosa aveva fatto... ma di distruggere... il primo medaglione. E ha bevuto... tutta la pozione... e Kreacher ha scambiato i medaglioni... ed è rimasto a guardare... e padron Regulus è stato trascinato sott'acqua... e...»
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«Oh, Kreacher!» gemette Hermione, piangendo. Cadde in ginocchio davanti all'elfo e tentò di abbracciarlo. Lui si alzò subito e si scostò, disgustato.
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«La sudicia Mezzosangue ha toccato Kreacher, lui non lo permetterà,
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che cosa dirà la sua padrona?»
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«Ti ho ordinato di non chiamarla sudicia Mezzosangue!» sibilò Harry, ma l'elfo si stava già punendo: cadde a terra e picchiò la fronte.
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«Fermalo... fermalo!» strillò Hermione. «Oh, non lo vedi com'È brutto che debbano sempre obbedire?»
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«Kreacher... basta, basta!» urlò Harry.
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L'elfo rimase disteso, ansante e tremante, il muso coperto di lucido muco verde, un livido già affiorato sulla fronte pallida, gli occhi gonfi e arrossati pieni di lacrime. Harry non aveva mai visto nulla di così penoso.
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«E così hai riportato a casa il medaglione» insisté, implacabile, perché era deciso a sapere tutta la storia. «E hai cercato di distruggerlo?»
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«Niente di quello che ha fatto Kreacher ha lasciato neanche un segno sul medaglione» gemette l'elfo. «Kreacher ha provato tutto, tutto quello che sapeva, ma niente, niente ha funzionato... tanti potenti incantesimi proteggevano quel medaglione, Kreacher era sicuro che per distruggerlo bisognava entrarci, ma non si apriva... Kreacher si è punito, ha tentato di nuovo, si è punito, ha tentato di nuovo. Kreacher non è riuscito a obbedire agli ordini, Kreacher non è riuscito a distruggere il medaglione! E la sua padrona era pazza di dolore, perché padron Regulus era scomparso, e Kreacher non poteva dirle cos'era successo nella grotta, perché padron Regulus gli aveva p-p-proibito di dirlo a chiunque della f-f-famiglia...»
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Kreacher ormai singhiozzava così forte da risultare incomprensibile. Le lacrime rigavano le guance di Hermione che guardava l'elfo senza più osare toccarlo. Perfino Ron, che non era certo un fan di Kreacher, era turbato. Harry si mise a sedere sui talloni e scosse il capo, cercando di chiarirsi le idee.
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«Non ti capisco, Kreacher» disse infine. «Voldemort ha cercato di ucciderti, Regulus è morto per lottare contro di lui, ma tu sei stato contento lo stesso di tradire Sirius e consegnarlo a Voldemort? Sei andato da Narcissa e Bellatrix e hai passato informazioni a Voldemort attraverso di loro...»
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«Harry, Kreacher non ragiona così» intervenne Hermione, asciugandosi gli occhi col dorso della mano. «È uno schiavo; gli elfi domestici sono abituati a subire un trattamento sgarbato, perfino violento; ciò che gli ha fatto Voldemort non era poi fuori dal normale. Che cosa sono le guerre magiche per un elfo come Kreacher? Lui è fedele a chi lo tratta con gentilezza, come la signora Black e Regulus, quindi li ha serviti volentieri e ha imparato a ripetere come un pappagallo tutte le loro convinzioni. Lo so che cosa stai per dire» aggiunse, quando Harry fece per protestare, «che Regulus aveva
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cambiato idea... ma non si direbbe che l'abbia spiegato a Kreacher, no? Io credo di sapere perché: la sua famiglia e Kreacher erano più al sicuro se si attenevano alla vecchia storia dei Purosangue. Regulus stava cercando di proteggerli tutti».
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«Sirius...»
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«Sirius è stato tremendo con Kreacher, Harry, e non serve a niente fare quella faccia, sai che è vero. Kreacher era rimasto solo da tanto tempo quando Sirius venne a vivere in questa casa, e probabilmente aveva bisogno di un po' di affetto. Sono sicura che 'la signorina Cissy' e 'la signorina Bella' sono state assolutamente deliziose con Kreacher quando è ricomparso, quindi lui è stato gentile e ha raccontato loro tutto quello che volevano sapere. Ho sempre detto che i maghi alla fine pagano per come trattano i loro elfi domestici. Be', è successo a Voldemort... e anche a Sirius».
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Harry non seppe ribattere. Guardando Kreacher che singhiozzava sul pavimento, gli vennero in mente le parole di Silente, poche ore dopo la morte di Sirius: 'Io temo che Sirius non abbia mai visto Kreacher come una creatura dotata di sentimenti profondi quanto quelli di un essere umano...'
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«Kreacher» mormorò Harry dopo un po', «quando te la senti, ehm... per favore, siediti».
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Ci volle qualche minuto prima che Kreacher smettesse di singhiozzare. Poi si rimise seduto, stropicciandosi gli occhi con le nocche come un bambino piccolo.
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«Kreacher, sto per chiederti di fare una cosa» cominciò Harry. Guardò Hermione, in cerca di sostegno: voleva dare l'ordine con gentilezza, ma insieme non poteva fingere che non fosse un ordine. Tuttavia la diversità del suo tono parve ottenere il gradimento di Hermione, che sorrise incoraggiante.
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«Kreacher, per favore, voglio che tu vada a cercare Mundungus Fletcher. Dobbiamo trovare il medaglione, il medaglione di padron Regulus. è molto importante. Dobbiamo finire il lavoro che ha cominciato padron Regulus, vogliamo... ehm... fare in modo che non sia morto invano».
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Kreacher abbassò i pugni e guardò Harry.
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«Trovare Mundungus Fletcher?» gracchiò.
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«E portarlo qui in Grimmauld Place» aggiunse Harry. «Credi di poter fare questo per noi?»
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Kreacher annuì e si alzò. Harry ebbe un'ispirazione improvvisa. Estrasse il borsellino di Hagrid e ne tolse il falso Horcrux, il medaglione in cui Re
gulus aveva nascosto il messaggio per Voldemort.
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«Kreacher, io, ehm, vorrei regalarti questo» disse, e premette il medaglione nella mano dell'elfo. «Apparteneva a Regulus e sono sicuro che vorrebbe che lo tenessi tu come segno di gratitudine per quello che hai...»
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L'elfo, dopo aver guardato il medaglione, cacciò un ululato di spavento e di dolore e si gettò di nuovo a terra.
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«Mi sa che hai esagerato, amico» osservò Ron.
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Impiegarono quasi mezz'ora per calmare Kreacher, così sopraffatto all'idea di ricevere in dono un cimelio di famiglia dei Black tutto per sé da non riuscire a reggersi sulle ginocchia. Quando infine fu in grado di muovere qualche passo barcollante, lo accompagnarono tutti al suo armadio, lo guardarono infilare il medaglione al sicuro tra le coperte sudicie e gli garantirono che mentre era via l'avrebbero custodito con la massima cura. Poi l'elfo fece due profondi inchini a Harry e Ron e rivolse perfino una buffa piccola smorfia a Hermione che forse era un tentativo di saluto rispettoso, prima di Smaterializzarsi col solito sonoro crac.
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