Se Kreacher era riuscito a sfuggire a un lago pieno di Inferi, Harry confidava che la cattura di Mundungus avrebbe richiesto al massimo poche ore e passò la mattinata aggirandosi per la casa in uno stato di grande aspettativa. Ma Kreacher non tornò quella mattina e nemmeno nel pomeriggio. A sera, Harry era scoraggiato e preoccupato e una zuppa fatta di pane muffito sul quale Hermione aveva tentato invano una serie di Trasfigurazioni non migliorò il suo umore.
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Kreacher non tornò il giorno dopo né quello dopo ancora. In compenso due uomini col mantello erano comparsi nella piazza, di fronte al numero dodici, e vi rimasero fino a notte, gli occhi fissi in direzione della casa che non potevano vedere.
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«Sono di sicuro dei Mangiamorte» commentò Ron affacciato alla finestra del salotto con Harry e Hermione. «Secondo voi lo sanno che siamo qui dentro?»
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«Io non penso» rispose Hermione, che però pareva spaventata, «altrimenti avrebbero mandato Piton a cercarci, no?»
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«Credi che sia stato qui e la maledizione di Malocchio gli abbia legato la lingua?» chiese Ron.
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«Sì, perché se no avrebbe detto a tutti gli altri come fare a entrare. Ma probabilmente sono di guardia nel caso che passiamo di qui. Sanno che la casa è di Harry, dopotutto».
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«Come fanno...?» cominciò Harry.
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«I testamenti dei maghi vengono esaminati dal Ministero, ricordi? Avranno saputo che Sirius ti ha lasciato la casa».
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La presenza dei Mangiamorte là fuori accrebbe il malumore all'interno del numero dodici. Non avevano più avuto notizie di nessuno dopo l'apparizione del Patronus del signor Weasley e la tensione cominciava a essere palpabile. Inquieto e irascibile, Ron aveva preso la seccante abitudine di giocherellare col Deluminatore che teneva in tasca, mandando su tutte le furie Hermione, che ingannava l'attesa di Kreacher studiando Le Fiabe di Beda il Bardo.
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«La smetti?» strillò la terza sera dalla partenza di Kreacher, quando tutta la luce fu risucchiata di nuovo dal salotto.
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«Scusa, scusa!» esclamò Ron, facendo scattare il Deluminatore e riaccendendo la luce. «Lo faccio senza accorgermi!»
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«Be', non puoi trovare un'occupazione utile?»
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«Tipo leggere favole per bambini?»
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«Silente mi ha lasciato questo libro, Ron...»
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«... e a me ha lasciato il Deluminatore, quindi forse devo usarlo!» Infastidito dal battibecco, Harry scivolò fuori dalla stanza senza farsi notare. Si diresse in cucina, dove andava in continuazione perché era sicuro che Kreacher sarebbe riapparso lì. A metà delle scale, però, sentì un leggero colpo alla porta, poi una serie di scatti metallici e il rumore della catena.
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Tesissimo, estrasse la bacchetta, si spostò nell'ombra accanto alle teste di elfi decapitati e aspettò. La porta si aprì: vide uno scorcio della piazza illuminata dai lampioni, e una figura avvolta in un mantello entrò e chiuse la porta. Quando l'intruso fece un passo avanti la voce di Moody chiese: «Severus Piton?» Poi la sagoma di polvere si levò in fondo all'atrio e gli si fece incontro, alzando la mano cadaverica.
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«Non sono stato io a ucciderti, Albus» disse una voce tranquilla.
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La fattura s'infranse: la sagoma polverosa esplose di nuovo, rendendo impossibile riconoscere il nuovo arrivato nella fitta nube grigia.
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Harry puntò la bacchetta nel fumo.
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«Altolà!»
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Si era dimenticato del ritratto della signora Black: al suo grido le tende che la celavano si aprirono e lei prese a strillare: «Luridi Mezzosangue,
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feccia che disonora la mia casa...»
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Ron e Hermione scesero di corsa le scale, le bacchette sfoderate, contro lo sconosciuto che aveva alzato le mani.
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«Fermi, sono io, Remus!»
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«Oh, grazie al cielo» mormorò Hermione, puntando invece la bacchetta contro la signora Black; le tende si richiusero con un botto e cadde il silenzio. Ron abbassò la bacchetta; Harry no.
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«Fatti vedere!» esclamò.
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Lupin avanzò nel buio, le mani ancora alzate in segno di resa.
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«Sono Remus John Lupin, lupo mannaro, noto anche come Lunastorta, uno dei quattro creatori della Mappa del Malandrino, marito di Ninfadora, detta Tonks, e ti ho insegnato come evocare un Patronus, Harry, che ha la forma di un cervo».
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«Oh, va bene». Harry abbassò la bacchetta. «Ma dovevo controllare, no?»
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«Come tuo ex insegnante di Difesa contro le Arti Oscure, sono d'accordo. Ron, Hermione, non dovreste calare le difese così in fretta».
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Corsero giù dalle scale e gli andarono incontro. Era avvolto in un pesante mantello da viaggio nero, sfinito ma contento di vederli.
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«Nessuna traccia di Severus, dunque?» chiese.
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«No» rispose Harry. «Cosa succede? Stanno tutti bene?»
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«Sì, ma siamo tutti sorvegliati. Ci sono un paio di Mangiamorte qui nella piazza...»
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«... lo sappiamo...»
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«... mi sono dovuto Materializzare proprio sull'ultimo gradino per essere sicuro che non mi vedessero. Evidentemente non sanno che siete qui dentro, altrimenti ce ne sarebbero di più; tengono d'occhio tutti i posti che hanno qualche nesso con te, Harry. Andiamo di sotto, ho un sacco di cose da dirvi e voglio sapere cos'È successo dopo che ve ne siete andati dalla Tana».
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Andarono in cucina e Hermione puntò la bacchetta verso il camino. Un fuoco si accese all'istante, dando un'illusione di intimità alle spoglie pareti di pietra e facendo risplendere il lungo tavolo di legno. Lupin tirò fuori un paio di Burrobirre da sotto il mantello e si sedettero.
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«Sarei arrivato tre giorni fa, ma ho dovuto seminare il Mangiamorte che mi pedinava» raccontò. «Voi siete venuti subito qui dopo il matrimonio?»
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«No» rispose Harry, «prima abbiamo incontrato due Mangiamorte in un caffÈ in Tottenham Court Road».
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Lupin si rovesciò addosso quasi tutta la Burrobirra.
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«Cosa?»
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Riferirono l'accaduto; Lupin era scioccato.
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«Ma come hanno fatto a scoprirti così in fretta? è impossibile rintracciare chiunque si Materializzi, a meno di non afferrarlo mentre sparisce!»
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«E non è plausibile che stessero semplicemente passeggiando per Tottenham Court Road in quel momento, no?» osservò Harry.
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«Ci chiedevamo» intervenne Hermione, esitante, «se per caso Harry non potesse avere ancora addosso la Traccia».
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«Impossibile» decretò Lupin. Ron sembrò piuttosto soddisfatto e Harry molto sollevato. «A parte tutto, saprebbero che Harry è qui se avesse ancora la Traccia, no? Ma non riesco a capire come hanno fatto a individuarvi in Tottenham Court Road, è davvero preoccupante».
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Era turbato, ma per Harry quella domanda poteva aspettare.
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«Dicci cosa è successo dopo che ce ne siamo andati, non sappiamo nulla da quando il papà di Ron ci ha detto che la famiglia era al sicuro».
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«Be', Kingsley ci ha salvato» rispose Lupin. «Grazie al suo avvertimento gran parte degli invitati sono riusciti a Smaterializzarsi prima del loro arrivo».
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«Erano Mangiamorte o gente del Ministero?» domandò Hermione.
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«Tutti e due; tanto ormai sono la stessa cosa» rispose Lupin. «Erano una dozzina, ma non sapevano che c'eri anche tu, Harry: Arthur ha sentito dire che hanno torturato Scrimgeour per sapere dov'eri, prima di ucciderlo; se è vero, non ti ha tradito».
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Harry guardò Ron e Hermione; le loro espressioni rispecchiavano il misto di orrore e gratitudine che provava lui. Scrimgeour non gli era mai piaciuto, ma se quello che aveva detto Lupin era vero, l'ultimo dei suoi atti era stato cercare di proteggere Harry.
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«I Mangiamorte hanno perquisito la Tana da cima a fondo» riprese Lupin. «Hanno trovato il demone, ma non hanno voluto avvicinarsi troppo... poi hanno interrogato per ore chi di noi era rimasto. Cercavano informazioni su di te, Harry, ma naturalmente nessuno al di fuori dell'Ordine sapeva che eri stato là.
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«Intanto che quelli devastavano la festa di nozze, altri Mangiamorte entravano con la forza in tutte le case del paese legate all'Ordine. Niente morti» aggiunse in fretta, anticipando la domanda, «ma sono stati spietati. Hanno incendiato la casa di Dedalus Lux, ma come sapete lui non c'era, e hanno usato la Maledizione Cruciatus sulla famiglia di Tonks. Sempre nel
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tentativo di scoprire dov'eri andato dopo essere stato da loro. Stanno bene... scossi, naturalmente, ma illesi».
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«I Mangiamorte sono passati attraverso tutti quegli incantesimi di protezione?» chiese Harry, ricordando la loro efficacia la notte che era precipitato nel giardino dei Tonks.
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«Devi capire, Harry, che adesso i Mangiamorte hanno dalla loro tutto il potere del Ministero» spiegò Lupin. «Possono compiere gli incantesimi più violenti senza paura di essere identificati o arrestati. Sono riusciti a far saltare ogni incanto difensivo che avevamo elaborato contro di loro e, una volta arrivati, sono stati molto espliciti sul motivo della loro visita».
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«E si preoccupano di fornire una scusa per estorcere notizie su Harry con la tortura?» chiese Hermione, tesa.
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«Be'» fece Lupin esitante, poi estrasse una copia ripiegata della Gazzetta del Profeta e la spinse sul tavolo verso Harry.
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«Ecco» disse, «tanto prima o poi lo verrai a sapere. Questo è il pretesto per darti la caccia».
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Harry distese il giornale. Una sua grande foto riempiva la prima pagina. Lesse il titolo:
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RICERCATO COME PERSONA INFORMATA SUI FATTI RELATIVI ALLA MORTE DI ALBUS SILENTE
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Ron e Hermione esplosero in esclamazioni sdegnate, ma Harry non disse nulla. Spinse via il giornale; non voleva leggere altro: sapeva che cosa c'era scritto. Solo chi era in cima alla Torre quando Silente era morto sapeva chi l'aveva ucciso davvero e, come Rita Skeeter aveva già proclamato a tutto il mondo magico, Harry era stato visto fuggire da quel luogo pochi istanti dopo la caduta di Silente.
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«Mi spiace, Harry» commentò Lupin.
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«Quindi i Mangiamorte si sono impadroniti anche della Gazzetta del Profeta?» chiese Hermione, rabbiosa.
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Lupin annuì.
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«Ma la gente sa cosa sta succedendo, vero?»
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«Il colpo di mano è stato abile ed è passato praticamente inosservato» rispose Lupin. «La versione ufficiale dell'assassinio di Scrimgeour è che ha dato le dimissioni; è stato sostituito da Pius O'Tusoe, che è sotto la Maledizione Imperius».
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«Perché Voldemort non si è proclamato Ministro della Magia?» chiese
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Ron.
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Lupin rise.
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«Non ne ha bisogno, Ron. è lui il Ministro a tutti gli effetti, ma perché dovrebbe stare dietro una scrivania? Il suo burattino, O'Tusoe, si occupa delle faccende quotidiane, lasciandolo libero di estendere il suo potere ben oltre.
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«Naturalmente molti hanno capito cosa è successo: la politica del Ministero è cambiata troppo bruscamente negli ultimi giorni e si mormora che dietro ci dev'essere Voldemort. Ma è questo il punto: si mormora. Nessuno lo dice apertamente, nessuno si fida di nessuno; hanno paura di dire le cose come stanno, perché se i loro sospetti fossero fondati le loro famiglie sarebbero prese di mira. Sì, Voldemort sta giocando in modo molto astuto. Se fosse uscito allo scoperto avrebbe provocato un'aperta ribellione: restando nell'ombra ha creato confusione, incertezza e paura».
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«E in questo brusco cambiamento nella politica del Ministero» domandò Harry «È compreso il fatto di mettere in guardia il mondo magico da me invece che da Voldemort?»
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«Ne fa certamente parte» rispose Lupin, «ed è una mossa da maestro. Dopo la morte di Silente, tu il Ragazzo Che è Sopravvissuto eri destinato a diventare il simbolo e il punto di raccolta di ogni forma di resistenza a Voldemort. Ma insinuando che sei coinvolto nella morte dell'eroe, Voldemort non solo ha posto una taglia sulla tua testa, ma ha anche seminato dubbio e timore tra i molti che ti avrebbero difeso.
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«Nel frattempo, il Ministero ha cominciato a muoversi contro i Babbani per nascita».
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Lupin indicò La Gazzetta del Profeta.
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«Vai a pagina due».
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Hermione voltò la pagina con la stessa espressione disgustata che ostentava nel maneggiare Segreti dell'Arte Più Oscura.
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«'Censimento dei Nati Babbani'» lesse ad alta voce. «'Il Ministero della
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Magia ha avviato un'inchiesta sui cosiddetti "Nati Babbani", per meglio comprendere come siano entrati in possesso di segreti magici.
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«'Le ultime ricerche condotte dall'Ufficio Misteri hanno rivelato che la magia può essere trasmessa da mago a mago solo per via riproduttiva. Là dove non sussistono dimostrate ascendenze magiche, dunque, è probabile che il cosiddetto Nato Babbano si sia procurato il potere magico con il furto o con la forza.
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«'Il Ministero, al fine di snidare questi usurpatori del potere magico, ha
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diramato l'invito a tutti i cosiddetti Nati Babbani a presentarsi per un interrogatorio davanti alla neonata Commissione per il Censimento dei Nati Babbani'».
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«Non glielo permetteranno» commentò Ron.
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«Sta già succedendo, Ron» ribatté Lupin. «In questo stesso momento sono in atto retate contro i Nati Babbani».
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«Ma come è possibile che abbiano 'rubato' la magia?» domandò Ron. «È folle, se si potesse rubare la magia non esisterebbero i Maghinò!»
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«Lo so» rispose Lupin. «Ma a meno che tu non possa dimostrare di avere almeno un mago tra i parenti stretti, oggi si sostiene che tu abbia ottenuto il tuo potere magico illegalmente e che tu debba essere punito per questo».
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Ron guardò Hermione, poi disse: «E se dei Purosangue e dei Mezzosangue giurano che un Nato Babbano fa parte della loro famiglia? Dirò a tutti che Hermione è mia cugina...»
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Hermione coprì la mano di Ron con la propria e la strinse.
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«Grazie, Ron, ma non te lo permetterei...»
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«Non avrai scelta» replicò Ron deciso, stringendole la mano in risposta.
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«Ti insegnerò il mio albero genealogico, così potrai rispondere a tutte le domande».
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Hermione fece una risatina tremula.
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«Ron, visto che siamo in fuga con Harry Potter, la persona più ricercata del paese, non credo che sia importante. Se dovessi tornare a scuola sarebbe diverso. Che piani ha Voldemort per Hogwarts?» chiese a Lupin.
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«Frequenza obbligatoria per tutti i giovani maghi e streghe» rispose Lupin. «L'annuncio è di ieri. è una novità, perché non è mai stata obbligatoria. Naturalmente quasi tutti i maghi e le streghe della Gran Bretagna hanno studiato a Hogwarts, ma i loro genitori potevano scegliere di istruirli a casa o all'estero. Così Voldemort avrà l'intera popolazione magica sotto controllo fin dalla giovane età. Ed è anche un altro modo per estirpare i Nati Babbani, perché tutti gli studenti dovranno avere lo Stato di Sangue cioÈ dovranno aver dimostrato al Ministero la loro ascendenza magica prima di essere ammessi».
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Harry provò un misto di rabbia e nausea: in quel momento c'erano degli undicenni entusiasti, chini su pile di libri d'incantesimi appena acquistati, senza sapere che non avrebbero mai visto Hogwarts e forse nemmeno rivisto le loro famiglie.
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«È... È...» borbottò, cercando di trovare parole che esprimessero l'orrore
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dei suoi pensieri, ma Lupin disse piano: «Lo so».
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Esitò, poi aggiunse: «Capisco se non puoi confermarlo, Harry, ma l'Ordine ha l'impressione che Silente ti abbia lasciato una missione».
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«È così» replicò Harry, «e Ron e Hermione sono coinvolti e verranno con me».
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«Puoi dirmi di che missione si tratta?»
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Harry guardò quel volto prematuramente invecchiato, incorniciato da capelli folti ma già ingrigiti, e desiderò di poter rispondere in modo diverso.
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«No, Remus, mi spiace. Se non te l'ha detto Silente, non credo di poterlo fare io».
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«Immaginavo che avresti risposto così» commentò Lupin, deluso. «Ma potrei esserti comunque d'aiuto. Sai cosa sono e cosa so fare. Potrei venire con voi e proteggervi. Non ci sarebbe alcun bisogno di raccontarmi cosa dovete fare di preciso».
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Harry esitò. Era un'offerta molto allettante, anche se non riusciva a immaginare come sarebbero riusciti a tenere segreta la loro missione a Lupin se fosse stato sempre con loro.
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Hermione, invece, era perplessa.
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«E Tonks?» chiese.
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«Cosa?» fece Lupin.
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«Be'» disse Hermione, accigliata, «siete sposati! Lei cosa ne pensa?» «Tonks sarà al sicuro» rispose Lupin. «Starà a casa dei suoi genitori». C'era qualcosa di strano nel tono di Lupin; era quasi freddo. C'era qualcosa di strano anche nell'idea che Tonks restasse nascosta a casa dei suoi; dopotutto faceva parte dell'Ordine e, per quello che ne sapeva Harry, era assai probabile che volesse partecipare all'azione.
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«Remus» mormorò Hermione esitante, «va tutto bene... cioÈ... tra te e...» «Va tutto benissimo, grazie» rispose Lupin.
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Hermione arrossì. Un'altra pausa, goffa e imbarazzata, poi Lupin aggiunse, con l'aria di chi si costringe ad ammettere qualcosa di spiacevole: «Tonks aspetta un bambino».
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«Oh, è meraviglioso!» squittì Hermione.
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«Fantastico!» esclamò Ron, entusiasta.
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«Congratulazioni» disse Harry.
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Lupin abbozzò un sorriso posticcio più simile a una smorfia, poi riprese:
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«Allora... accetti la mia offerta? I tre diventeranno quattro? Non penso che Silente avrebbe disapprovato, mi ha scelto come tuo insegnante di Difesa
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contro le Arti Oscure, dopotutto. E credo che dovremo affrontare magie che molti di noi non hanno mai nemmeno immaginato».
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Sia Ron che Hermione guardarono Harry.
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«Tanto... tanto per essere chiari» cominciò lui, «vuoi lasciare Tonks a casa dei suoi e venire con noi?»
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«Là sarà al sicuro. Si prenderanno cura di lei» rispose Lupin, con un tono definitivo che sconfinava nell'indifferenza. «Harry, sono certo che James avrebbe voluto che stessi con te».
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«Be'» replicò Harry lentamente, «io no. Io sono certo che mio padre avrebbe voluto sapere perché non resti al fianco di tuo figlio».
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Lupin impallidì. La temperatura nella cucina scese forse di dieci gradi. Ron si guardò intorno come se gli fosse stato ordinato di imparare la stanza a memoria, mentre gli occhi di Hermione dardeggiavano da Harry a Lupin e ritorno.
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«Tu non capisci» rispose Lupin infine.
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«Spiegamelo tu, allora».
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Lupin deglutì. «Io... ho commesso un grave errore sposando Tonks. L'ho fatto contro ogni buonsenso e me ne sono pentito».
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«Capisco» disse Harry. «Quindi adesso molli lei e il bambino per fuggire con noi?»
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Lupin balzò in piedi, rovesciando la sedia. Guardò i tre ragazzi con tanta ferocia che Harry vide per la prima volta l'ombra del lupo sul suo volto umano.
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«Non capisci che cosa ho fatto a mia moglie e al mio bambino non ancora nato? Non avrei mai dovuto sposarla, ho fatto di lei una reietta!»
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Lupin diede un calcio alla sedia che aveva rovesciato.
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«Tu mi hai visto sempre solo in mezzo ai compagni dell'Ordine o sotto la protezione di Silente a Hogwarts! Non sai come gran parte del mondo magico considera le creature come me! Quando vengono a sapere della mia condizione, non mi rivolgono nemmeno la parola! Non capisci quello che ho fatto? Perfino la sua famiglia è disgustata dal nostro matrimonio, quali genitori vorrebbero che la loro unica figlia sposasse un lupo mannaro? E il bambino... il bambino...»
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Lupin si afferrò i capelli; era fuori di sé.
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«Quelli come me di solito non si riproducono! Sarà come me, ne sono sicuro... non me lo perdonerò mai, ho deliberatamente corso il rischio di trasmettere la mia disgrazia a un innocente! E se per miracolo non sarà come me, allora starà meglio, cento volte meglio senza un padre del quale
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si dovrà sempre vergognare!»
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«Remus!» sussurrò Hermione con le lacrime agli occhi. «Non dire così... nessun bambino potrebbe mai vergognarsi di te!»
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«Oh, non lo so, Hermione» ribatté Harry. «Io mi vergognerei di lui». Non sapeva da dove gli venisse tanta rabbia, ma non riusciva più a stare seduto. Lupin aveva l'aria di aver appena ricevuto un ceffone.
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«Se al nuovo regime non piacciono i Nati Babbani» continuò Harry, «cosa faranno a un mezzo lupo mannaro con un padre nell'Ordine? Mio padre è morto per cercare di proteggere mia madre e me, e tu pensi che ti direbbe di abbandonare tuo figlio per venire all'avventura con noi?» «Come... come osi?» sbottò Lupin. «Il desiderio di... di pericolo o gloria personale... non c'entra... come osi insinuare una simile...»
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«Credo che tu ti senta un po' uno scavezzacollo» proseguì Harry. «Ti È venuta voglia di prendere il posto di Sirius...»
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«Harry, no!» lo supplicò Hermione, ma lui continuò a fissare torvo il volto livido di Lupin.
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«Non l'avrei mai creduto» concluse Harry. «L'uomo che mi ha insegnato a combattere i Dissennatori... un codardo».
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Lupin sfoderò la bacchetta così in fretta che Harry non fece in tempo ad afferrare la propria: uno scoppio, e si sentì volare all'indietro, come colpito da un pugno; urtò contro la parete e scivolò a terra, riuscendo appena in tempo a vedere la coda del mantello di Lupin che spariva oltre la porta.
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«Remus, Remus, torna indietro!» urlò Hermione, ma Lupin non rispose. Un attimo dopo sentirono sbattere la porta principale.
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«Harry!» gemette Hermione. «Come hai potuto?»
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«È stato facile» rispose Harry. Si alzò; sentiva già crescere un bernoccolo nel punto in cui aveva urtato la parete con la testa. Era ancora così traboccante di rabbia che tremava.
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«E non guardarmi così!» abbaiò a Hermione.
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«Non te la prendere con lei!» ringhiò Ron.
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«No... no... non dobbiamo litigare!» esclamò Hermione, mettendosi fra i due.
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«Non dovevi dirgli quelle cose» fece Ron a Harry.
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«Se le è cercate» ribatté Harry. Immagini frammentarie si inseguivano nella sua mente: Sirius che cadeva attraverso il velo; Silente spezzato, sospeso a mezz'aria; un lampo di luce verde e la voce di sua madre che implorava pietà...
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«I genitori» proseguì «non dovrebbero mai abbandonare i loro figli a
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meno che... a meno che non siano costretti».
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«Harry». Hermione allungò una mano per consolarlo, ma lui la scostò e si allontanò, gli occhi fissi sul fuoco che lei aveva evocato. Una volta aveva parlato con Lupin davanti a quel camino, in cerca di rassicurazioni su James, e lui l'aveva consolato. Ora gli sembrava di vedere il suo volto pallido e tormentato aleggiare nell'aria. Il rimorso gli fece venire un attacco di nausea. Né Ron né Hermione parlarono, ma era sicuro che si stessero guardando l'un l'altra alle sue spalle, comunicando silenziosamente.
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Si voltò e li sorprese a distogliere lo sguardo in tutta fretta. «Lo so che non l'avrei dovuto chiamare codardo».
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«No, non dovevi» replicò subito Ron.
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«Ma si comporta come se lo fosse».
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«Però...» cominciò Hermione.
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«Lo so» la interruppe Harry. «Ma se questo lo fa tornare da Tonks, ne sarà valsa la pena, no?»
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Non riuscì a non suonare supplichevole. Hermione lo fissò comprensiva, Ron dubbioso. Harry abbassò lo sguardo, pensando a suo padre. James lo avrebbe sostenuto, avrebbe condiviso le cose che aveva detto a Lupin, o si sarebbe arrabbiato per come suo figlio aveva trattato il suo vecchio amico?
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La cucina silenziosa sembrava vibrare per l'emozione della recente scenata e per i rimproveri inespressi di Ron e Hermione. La Gazzetta del Profeta di Lupin era ancora sul tavolo e il volto di Harry fissava il soffitto dalla prima pagina. Lui si avvicinò e si sedette, aprì il giornale a caso e finse di leggere. Non riusciva a capire le parole, era ancora stordito per lo scontro con Lupin. Era certo che Ron e Hermione avevano ripreso a comunicare in silenzio dall'altra parte del giornale. Voltò una pagina rumorosamente e il nome di Silente gli balzò agli occhi. Gli ci volle qualche secondo per cogliere il significato della foto, che mostrava un gruppo di famiglia. La didascalia recitava: 'La famiglia Silente: da sinistra, Albus, Percival con in braccio la neonata Ariana, Kendra e Aberforth'.
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Harry osservò l'immagine con più attenzione. Il padre di Silente, Percival, era un bell'uomo con gli occhi brillanti anche nella vecchia immagine sbiadita. La piccola Ariana era poco più lunga di un filoncino di pane e non molto più interessante. La madre, Kendra, aveva lunghi capelli nerissimi raccolti in un alto chignon; il suo volto sembrava scolpito nella pietra. Portava un vestito di seta a collo alto, ma i suoi occhi scuri, gli zigomi alti e il naso diritto ricordavano a Harry gli indiani d'America. Albus e Aberforth avevano giacche identiche con i colletti di pizzo e lo stesso taglio di
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capelli lunghi fino alle spalle. Si capiva che Albus aveva qualche anno in più del fratello, ma per il resto i due ragazzi si somigliavano molto, perché era prima che Albus si rompesse il naso e che cominciasse a portare gli occhiali.
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La famiglia sembrava felice e normale e sorrideva serena dalla pagina del Profeta. Il braccino della piccola Ariana si muoveva appena fuori dallo scialle che la copriva. Harry guardò sopra la foto e vide il titolo:
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ANTICIPAZIONE ESCLUSIVA DELLA BIOGRAFIA
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DI ALBUS SILENTE, TRA POCO IN LIBRERIA di Rita Skeeter
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Convinto che la lettura non potesse farlo stare peggio di così, Harry cominciò.
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Fiera e altezzosa, Kendra Silente non riuscì a sopportare di restare a Mould-on-the-Wold dopo il ben noto arresto del marito Percival e la sua carcerazione ad Azkaban. Decise dunque di sradicare la famiglia per trasferirsi a Godric's Hollow, il villaggio che doveva diventare famoso come il teatro del misterioso evento nel quale Harry Potter sfuggi a Voi-SapeteChi.
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Come Mould-on-the-Wold, Godric's Hollow ospitava un certo numero di famiglie magiche, ma poiché non ne conosceva alcuna, Kendra avrebbe evitato la curiosità sul delitto del marito che l'aveva perseguitata nel villaggio precedente. Respingendo più volte i ripetuti tentativi di contatto dei nuovi vicini magici, si assicurò ben presto che la sua famiglia venisse lasciata in pace.
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«Quando andai a darle il benvenuto con un vassoio di Calderotti fatti in casa, mi chiuse la porta in faccia» racconta Bathilda Bath. «Il primo anno che vissero qui io vidi solo i due ragazzi. Non avrei scoperto che c'era anche una figlia se una notte non fossi andata a raccogliere Plangentine al chiaro di luna, l'inverno dopo il loro trasloco: fu allora che vidi Kendra con Ariana nel giardino sul retro. Le fece fare un giro del prato, tenendola ben stretta, e poi la riportò dentro. Non seppi cosa pensare».
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Evidentemente, Kendra riteneva il trasferimento a Godric's Hollow l'opportunità perfetta per nascondere Ariana una volta per sempre, cosa che probabilmente progettava da anni. La tempistica è importante. Ariana aveva appena compiuto sette anni quando sparì, e sette anni è l'età entro la quale secondo gran parte degli esperti la magia dovrebbe rivelarsi, se
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presente. Nessuno ricorda che Ariana abbia mai mostrato la più vaga traccia di abilità magiche. Sembra dunque chiaro che Kendra abbia preferito nascondere l'esistenza della figlia piuttosto che ammettere di aver generato una Maganò. Allontanarsi dagli amici e dai vicini che conoscevano Ariana, naturalmente, rese molto più facile segregarla. Il numero di persone che da allora in poi seppero dell'esistenza di Ariana era sufficientemente ristretto per mantenere il segreto, compresi i due fratelli, che avrebbero eluso eventuali domande indiscrete con la risposta che la madre li aveva istruiti a ripetere: 'Mia sorella è troppo fragile per andare a scuola'.
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La prossima settimana: Albus Silente a Hogwarts. Gloria e finzione.
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Harry si era sbagliato: la lettura lo fece stare peggio. Guardò di nuovo la foto della famiglia apparentemente felice. Era vero? Come scoprirlo? Voleva andare a Godric's Hollow, anche se Bathilda non era in grado di parlargli; voleva visitare il luogo in cui sia lui che Silente avevano perso i loro cari. Stava abbassando il giornale per chiedere il parere di Ron e Hermione quando un crac assordante echeggiò nella cucina.
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Per la prima volta in tre giorni, Harry si era completamente dimenticato di Kreacher. All'inizio pensò che fosse tornato Lupin e per un attimo non comprese il groviglio di membra agitate che era apparso dal nulla accanto alla sua sedia. Si alzò di scatto quando Kreacher riuscì a districarsi e gracchiò, con un profondo inchino: «Kreacher è tornato con il ladro Mundungus Fletcher, padrone».
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Mundungus si mise in piedi ed estrasse la bacchetta; ma Hermione fu più veloce.
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«Expelliarmus!»
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La bacchetta di Mundungus schizzò in aria e Hermione la prese al volo. Mundungus, gli occhi dilatati dalla foga, si gettò verso le scale, ma Ron lo placcò e lo fece cadere sul pavimento di pietra con uno scricchiolio soffocato.
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«Be'?» urlò Mundungus, divincolandosi per liberarsi dalla presa di Ron. «Si può sapere cos'ho fatto? Mettermi alle calcagna uno stramaledetto elfo domestico? Ma a che gioco giocate, cos'ho fatto, mollami, mollami, se no...»
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«Non sei proprio nella posizione di poterci minacciare» osservò Harry. Gettò via il giornale, attraversò la cucina a grandi passi e si mise in ginoc
chio davanti a Mundungus, che cessò di lottare, terrorizzato. Ron si alzò ansante e guardò Harry puntare con determinazione la bacchetta contro il naso del mago. Mundungus puzzava di sudore rancido e fumo; aveva i capelli impastati e gli abiti pieni di macchie.
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«Kreacher chiede scusa per il ritardo nel portare il ladro, padrone» gracchiò l'elfo. «Fletcher sa come evitare di farsi prendere, ha molti nascondigli e complici. Però Kreacher ha acchiappato il ladro alla fine».
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«Sei stato bravissimo, Kreacher» disse Harry, e l'elfo si inchinò fino a toccare terra.
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«Allora, abbiamo qualche domanda da farti» proseguì Harry rivolto a Mundungus, che subito strillò: «Ho avuto paura, va bene? Non ci volevo venire, niente di personale, amico, ma non ho mai chiesto di morire per te, e poi quello stramaledetto Tu-Sai-Chi mi è venuto addosso, chiunque sarebbe scappato, l'ho sempre detto che non volevo farlo...»
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«Per tua informazione, nessuno di noi si è Smaterializzato» puntualizzò Hermione.
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«Be', allora voi siete un mucchio di maledetti eroi! Ma io non ho mai detto di voler finire ammazzato...»
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«Non ci interessa sapere perché hai abbandonato Malocchio» lo interruppe Harry, avvicinandogli la bacchetta agli occhi gonfi e arrossati. «Lo sapevamo già che sei un verme inaffidabile».
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«Be', allora perché ho gli elfi domestici addosso? O è ancora per la storia dei calici? Non ce ne ho più neanche uno, altrimenti te li ridavo...»
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«Non è nemmeno per i calici, però ci siamo quasi» ribatté Harry. «Zitto e ascolta».
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Era meraviglioso avere qualcosa da fare, qualcuno a cui chiedere una piccola porzione di verità. Mundungus aveva la bacchetta di Harry così vicina all'attaccatura del naso che per tenerla d'occhio era diventato strabico.
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«Quando hai ripulito questa casa di tutti gli oggetti di valore...» cominciò Harry. Ma Mundungus lo interruppe di nuovo.
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«Sirius non ha mai badato alla roba...»
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Uno scalpiccio, un lampo di rame scintillante, un suono come di gong e un gemito di dolore: Kreacher aveva sferrato un colpo di padella sulla testa di Mundungus.
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«Fallo smettere, fallo smettere, dovrebbero rinchiuderlo!» urlò Mundungus, rannicchiandosi mentre Kreacher brandiva di nuovo la padella dal fondo spesso.
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«Kreacher, no!» gridò Harry.
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Le magre braccia di Kreacher tremavano per il peso dell'arma che ancora reggeva in alto.
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«Solo un altro colpetto, padron Harry, per sicurezza?»
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Ron rise.
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«Ci serve sveglio, Kreacher, ma se avrà bisogno di un po' di incoraggiamento ci penserai tu» rispose Harry.
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«Grazie mille, padrone» replicò Kreacher con un inchino, e si tirò un po' indietro, gli occhioni acquosi ancora fissi su Mundungus, pieni di disprezzo.
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«Quando hai ripulito la casa di tutti gli oggetti di valore che sei riuscito a trovare» ricominciò Harry, «hai preso molta roba dall'armadio della cucina. C'era anche un medaglione». Harry all'improvviso aveva la bocca secca: sentiva che anche Ron e Hermione erano tesi e agitati. «Che cosa ne hai fatto?»
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«Perché?» chiese Mundungus. «È prezioso?»
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«Ce l'hai ancora tu!» strillò Hermione.
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«No che non ce l'ha» la corresse Ron, con l'aria di chi la sa lunga. «Si sta solo chiedendo se doveva farci più soldi».
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«Più soldi?» sbottò Mundungus. «Non è che ci vuole molto... l'ho dovuto dar via, ecco. Non ho avuto scelta».
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«Come sarebbe?»
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«Stavo vendendo la roba in Diagon Alley e quella viene a chiedermi se ho la licenza per commerciare in oggetti magici. Maledetta ficcanaso. Voleva farmi la multa, ma quel medaglione le piaceva tanto e mi ha detto che lo prendeva lei e per questa volta mi lasciava andare e che dovevo considerarmi fortunato».
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«Chi era?» chiese Harry.
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«Non so, una befana del Ministero».
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Mundungus rifletté, la fronte aggrottata.
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«Piccola. Con un fiocco in cima alla testa».
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Si accigliò e aggiunse: «Sembrava un po' un rospo».
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A Harry cadde di mano la bacchetta, che colpì Mundungus sul naso, mandando scintille rosse che gli incendiarono le sopracciglia. «Aguamenti!» urlò Hermione, e un getto d'acqua zampillò dalla sua bacchetta, innaffiando uno sputacchiante e tossicchiante Mundungus.
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Harry alzò lo sguardo e vide il proprio orrore riflesso nei volti degli amici. Le cicatrici sul dorso della mano destra parvero bruciare di nuovo.
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