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Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban (4329 citazioni)
   1) Posta via gufo (109 citazioni)
   2) Il grosso errore di zia Marge (132 citazioni)
   3) Il Nottetempo (170 citazioni)
   4) Il Paiolo Magico (188 citazioni)
   5) Il Dissennatore (282 citazioni)
   6) Artigli e foglie di tè (265 citazioni)
   7) Il Molliccio nell'armadio (197 citazioni)
   8) La fuga della Signora Grassa (225 citazioni)
   9) Una Grama sconfitta (226 citazioni)
   10) La Mappa del Malandrino (258 citazioni)
   11) La Firebolt (226 citazioni)
   12) Il Patronus (200 citazioni)
   13) Grifondoro contro Corvonero (159 citazioni)
   14) L'ira di Piton (221 citazioni)
   15) La finale di Quidditch (204 citazioni)
   16) La profezia della professoressa Cooman (192 citazioni)
   17) Gatto, topo e cane (197 citazioni)
   18) Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso (67 citazioni)
   19) Il servo di Voldemort (203 citazioni)
   20) Il bacio dei Dissennatori (78 citazioni)
   21) Il segreto di Hermione (348 citazioni)
   22) Ancora posta via gufo (182 citazioni)
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Il servo di Voldemort


   Hermione urlò. Black balzò in piedi. Harry trasalì come se fosse stato colpito da una forte scarica elettrica.
   «L'ho trovato alle radici del Platano Picchiatore» disse Piton gettando di lato il Mantello, bene attento a tenere la bacchetta puntata dritto al petto di Lupin. «Molto utile, Potter, ti ringrazio...»
   Piton era un po' ansante, ma la sua espressione traboccava di trionfo represso. «Forse vi state chiedendo come facevo a sapere che eravate qui?» disse, gli occhi luccicanti. «Sono appena stato nel tuo studio, Lupin. Questa notte hai dimenticato di prendere la tua pozione, così te ne avevo portato un boccale intero. E meno male... meno male per me, voglio dire. Sulla tua scrivania c'era una certa mappa. Mi è bastata un'occhiata per sapere tutto quello che volevo. Vi ho visti sparire in questo passaggio».
   «Severus...» cominciò Lupin, ma Piton non lo lasciò continuare.
   «Ho detto e ridetto al Preside che stavi aiutando il tuo vecchio amico Black a entrare nel castello, Lupin, ed ecco qui la prova. Nemmeno io mi sarei sognato che avresti avuto il coraggio di usare questa vecchia baracca come nascondiglio...»
   «Severus, stai commettendo un errore» disse Lupin incalzante. «Non hai sentito tutta la storia... ti posso spiegare... Sirius non è qui per uccidere Harry...»
   «Altri due criminali pronti per Azkaban questa notte» disse Piton con gli occhi febbrili. «Sono curioso di vedere come la prenderà Silente... era convinto che tu fossi innocuo, sai, Lupin... un Lupo Mannaro addomesticato...»
   «Stupido» disse piano Lupin. «Vale la pena di rinchiudere un innocente ad Azkaban per una lite tra ragazzi?»
   BANG! Sottili funi serpentine uscirono dalla punta della bacchetta di Piton e si avvolsero attorno alla bocca, ai polsi e alle caviglie di Lupin, che perse l'equilibrio e cadde a terra, immobilizzato. Black avanzò verso Piton, che gli puntò la bacchetta tra gli occhi.
   «Dammi solo una scusa» sussurrò. «Dammi solo una scusa per farlo, e giuro che lo farò».
   Black si fermò. Impossibile dire quale dei due volti esprimeva più odio.
   Harry rimase lì paralizzato, senza sapere cosa fare o a chi credere. Guardò Ron e Hermione. Ron era confuso quanto lui e continuava a lottare per trattenere l'agitatissimo Crosta. Hermione, comunque, fece un passo incerto verso Piton e disse, con voce rotta:
   «Professor Piton... non... non le pare il caso di ascoltare quello che hanno da dire, o... o no?»
   «Signorina Granger, sei già praticamente sospesa!» sbottò Piton. «Tu, Potter e Weasley siete fuori dai confini della scuola, in compagnia di un uomo condannato per assassinio e di un Lupo Mannaro. Per una volta nella vita, chiudi la bocca».
   «Ma se... se ci fosse stato un errore...»
   «STAI ZITTA, STUPIDA RAGAZZINA!» urlò Piton, perdendo il controllo all'improvviso. «NON PARLARE DI COSE CHE NON CAPISCI!» Qualche scintilla sprizzò dalla punta della sua bacchetta, che era ancora puntata verso il volto di Black. Hermione tacque.
   «La vendetta è dolcissima» sibilò Piton a Black. «Quanto ho sperato di essere io a catturarti...»
   «Rischi di nuovo di passare per stupido, Severus» sibilò Black. «Se que
   sto ragazzo porta il suo topo al castello» e fece un cenno verso Ron, «ti seguirò senza far storie...»
   «Al castello?» disse Piton suadente. «Non credo che dovremo andare cosi in là. Non devo far altro che chiamare i Dissennatori, una volta usciti dal Platano. Saranno felicissimi di vederti, Black... così felici che ti daranno un bacetto, credo...»
   Quel poco di colore rimasto sul viso di Black svanì.
   «Tu... tu devi ascoltarmi» disse con voce roca. «Il topo... guarda il topo...»
   Ma nello sguardo di Piton c'era una luce folle che Harry non aveva mai visto prima. Sembrava aver perso la ragione.
   «Muovetevi, tutti quanti» disse. Schioccò le dita, e i capi delle funi che tenevano legato Lupin gli volarono in mano. «Io terrò il Lupo Mannaro. Forse i Dissennatori vorranno baciare anche lui...»
   Senza perdere tempo a riflettere, Harry attraversò la stanza in tre passi e bloccò la porta.
   «Levati di torno, Potter, sei già abbastanza nei guai» sibilò Piton. «Se non fossi stato qui a salvarti...»
   «Il professor Lupin avrebbe potuto uccidermi cento volte quest'anno» disse Harry. «Sono rimasto solo con lui per ore, a prendere lezioni di difesa contro i Dissennatori. Se davvero stava aiutando Black, perché non mi ha finito allora?»
   «Non chiedermi di immaginare come funziona la mente di un Lupo Mannaro» sibilò Piton. «Togliti, Potter».
   «LEI È PATETICO!» gridò Harry. «SOLO PERCHÉ A SCUOLA LA PRENDEVANO IN GIRO NON HA NEMMENO INTENZIONE DI ASCOLTARE...»
   «SILENZIO! NON PERMETTO CHE MI SI PARLI CON QUESTO TONO!» strillò Piton, più folle che mai. «Tale padre tale figlio, Potter! Ti ho appena salvato la vita, dovresti ringraziarmi in ginocchio! Ti sarebbe stato proprio bene se ti avesse ucciso! Saresti morto come tuo padre, sei troppo arrogante per credere che potresti esserti sbagliato sul conto di Black... ora fuori dai piedi, o ti ci spedirò io... FUORI DAI PIEDI, POTTER!»
   Harry decise in un lampo. Prima che Piton potesse fare anche solo un passo verso di lui, alzò la bacchetta.
   «Expelliarmus!» gridò. Ma la sua non fu la sola voce a urlare. Si udì un lampo che fece tremare la porta sui cardini; Piton fu sollevato da terra e
   sbatté contro il muro, poi scivolò a terra, con un rivolo di sangue che gli scorreva tra i capelli. Era svenuto.
   Harry si guardò intorno. Ron e Hermione avevano cercato di disarmare Piton esattamente nello stesso istante. La bacchetta di Piton disegnò un alto arco a mezz'aria e atterrò sul letto, vicino a Grattastinchi.
   «Non dovevate farlo» disse Black, guardando Harry. «Dovevate lasciarlo a me...»
   Harry evitò lo sguardo di Black. Anche in quel momento non era sicuro di aver fatto la cosa giusta.
   «Abbiamo aggredito un insegnante... abbiamo aggredito un insegnante...» piagnucolò Hermione, fissando l'inanimato Piton con occhi pieni di terrore. «Oh, passeremo un grosso guaio...»
   Lupin lottava per liberarsi dalle funi. Black si chinò in fretta e lo slegò. Lupin si rialzò e si strofinò le braccia, dove le corde avevano lasciato il segno.
   «Grazie, Harry» disse.
   «Non ho ancora detto che le credo» ribatté Harry.
   «Allora è giunto il momento di darti qualche prova» disse Black. «Tu, ragazzo... dammi Crosta. Adesso».
   Ron strinse Crosta più forte al petto.
   «Andiamo» disse debolmente, «sta cercando di dire che è fuggito da Azkaban solo per mettere le mani su Crosta? Insomma...» Guardò Harry e Hermione, in cerca di sostegno. «D'accordo, diciamo che Minus sapeva trasformarsi in un topo... ci sono milioni di topi al mondo... come fa a sapere qual è quello che cercava se è rimasto chiuso ad Azkaban?»
   «Sai, Sirius, è una domanda intelligente» disse Lupin rivolto a Black, un po' accigliato. «Come hai fatto a scoprire dov'era?»
   Black infilò una delle mani simili ad artigli sotto il vestito ed estrasse un foglio di carta stropicciato, che distese e mostrò agli altri.
   Era la fotografia di Ron e della sua famiglia che era apparsa sulla Gazzetta del Profeta l'estate prima, e lì, sulla spalla di Ron, c'era Crosta.
   «Come l'hai avuta?» chiese Lupin a Black, interdetto.
   «Da Caramell» disse Black. «Quando è venuto per l'ispezione ad Azkaban l'anno scorso, mi ha dato il suo giornale. E in prima pagina c'era Peter... sulla spalla del ragazzo... l'ho riconosciuto subito... quante volte l'ho visto trasformarsi? E la didascalia diceva che il ragazzo sarebbe tornato a Hogwarts... dove c'era Harry...»
   «Mio Dio» disse piano Lupin, fissando prima Crosta, poi il giornale, poi
   di nuovo Crosta. «La zampa...»
   «Che cos'ha che non va?» chiese Ron in tono di sfida.
   «Gli manca un dito» disse Black.
   «Ma certo» sussurrò Lupin, «è così semplice... così astuto... se l'è tagliato da solo?»
   «Appena prima di trasformarsi» disse Black. «Quando l'ho stanato, ha urlato che avevo tradito Lily e James, per farsi sentire da tutta la strada. Poi, prima che potessi scagliargli una maledizione, ha fatto saltare la strada tenendo la bacchetta dietro la schiena, ha ucciso tutti nel raggio di sei metri ed è filato via nelle fogne insieme agli altri topi...»
   «Non lo sapevi, Ron?» disse Lupin. «La parte più grossa di Peter che fu ritrovata fu un suo dito».
   «Senta, probabilmente Crosta si è azzuffato con un altro topo. È nella mia famiglia da secoli...»
   «Da dodici anni, in effetti» disse Lupin. «Non ti sei mai chiesto come mai è vissuto così a lungo?»
   «Noi... noi lo trattiamo bene!» disse Ron.
   «Però al momento non ha l'aria molto sana, vero?» disse Lupin. «Scommetto che sta perdendo peso da quando ha sentito dire che Sirius era tornato in libertà...»
   «Ha paura di quel gatto pazzo!» disse Ron, accennando a Grattastinchi che continuava a fare le fusa sul letto.
   Ma non era vero, Harry rifletté all'improvviso... Crosta aveva cominciato a non star bene prima di incontrare Grattastinchi... fin dal ritorno di Ron dall'Egitto... da quando Black era fuggito...
   «Questo gatto non è pazzo» disse Black con voce rauca. Tese una mano ossuta ad accarezzare la testa soffice di Grattastinchi. «È l'esemplare più intelligente della sua specie che io abbia mai incontrato. Ha riconosciuto subito Peter per quello che era. E quando ha incontrato me, ha capito che non ero un cane. Ci ha messo un po' a fidarsi... alla fine, sono riuscito a spiegargli chi stavo cercando, e mi ha aiutato...»
   «Che cosa intende dire?» mormorò Hermione.
   «Ha cercato di portarmi Peter, ma non ce l'ha fatta... così ha rubato per me le parole d'ordine per la Torre di Grifondoro... Per quello che ho capito, le ha prese dal comodino di un ragazzo...»
   La lucidità di Harry parve vacillare sotto il peso di tutte quelle rivelazioni. Era assurdo... eppure...
   «Ma Peter ha intuito che cosa stava succedendo ed è scappato... Questo
   gatto... come lo avete chiamato, Grattastinchi?... mi ha detto che Peter aveva lasciato del sangue sulle lenzuola... immagino che si sia morsicato... be', fingere la propria morte aveva già funzionato una volta...»
   Queste parole fecero rinsavire Harry.
   «E perché ha finto di essere morto?» disse furioso. «Perché sapeva che lei stava per ucciderlo come aveva ucciso i miei genitori!»
   «No» disse Lupin, «Harry...»
   «E ora lei è venuto a finirlo!»
   «È vero» rispose Black, guardando Crosta con odio.
   «Avrei dovuto lasciare che Piton la portasse via!» gridò Harry.
   «Harry» disse Lupin in fretta, «non capisci? Per tutto questo tempo abbiamo creduto che Sirius avesse tradito i tuoi genitori e Peter lo avesse scoperto... ma era il contrario, non capisci? Peter ha tradito tuo padre e tua madre... Sirius ha scoperto Peter...»
   «NON È VERO!» urlò Harry. «ERA IL LORO CUSTODE SEGRETO! L'HA DETTO PRIMA CHE ARRIVASSE LEI! HA DETTO CHE LI HA UCCISI!»
   Indicò Black, che scosse la testa lentamente; gli occhi infossati all'improvviso divennero molto lucidi.
   «Harry... è come se li avessi uccisi» mormorò, rauco. «Io ho convinto Lily e James a scegliere Peter al mio posto all'ultimo momento, li ho convinti a scegliere lui come Custode Segreto invece di me... È colpa mia, lo so... La notte in cui morirono, avevo deciso di andare da Peter, per assicurarmi che stesse bene, ma quando sono arrivato al suo nascondiglio, non c'era più. Eppure non c'erano segni di lotta. Qualcosa non andava. Mi sono spaventato. Ho deciso di andare subito dai tuoi genitori. E quando ho visto la loro casa distrutta e i loro corpi... ho capito quello che doveva aver fatto Peter. Quello che io avevo fatto».
   La voce gli si spezzò. Black si voltò.
   «Basta così» intervenne Lupin, con una nota di durezza nella voce che Harry non aveva mai sentito prima. «C'è un modo sicuro per provare quello che è veramente successo. Ron, dammi quel topo».
   «Che cosa gli farà se glielo do?» chiese Ron, tesissimo.
   «Lo costringerò a mostrarsi» disse Lupin. «Se è davvero un topo, non gli succederà niente».
   Ron esitò, ma alla fine tese Crosta e Lupin lo prese. Crosta cominciò a squittire ininterrottamente, agitandosi e contorcendosi, gli occhietti neri sporgenti.
   «Sei pronto, Sirius?» chiese Lupin.
   Black aveva già preso la bacchetta di Piton dal letto. Si avvicinò a Lupin e all'agitatissimo topo, e i suoi occhi umidi all'improvviso parvero bruciare.
   «Insieme?» chiese piano.
   «Direi di si» rispose Lupin, tenendo Crosta ben stretto in una mano e la bacchetta nell'altra. «Al tre. Uno... due... TRE!»
   Un lampo di luce blu e bianca sprizzò da tutte e due le bacchette; per un attimo, Crosta rimase paralizzato a mezz'aria, una piccola sagoma nera che si contorceva follemente. Ron urlò. Il topo cadde per terra; ci fu un altro lampo di luce accecante e poi...
   Fu come vedere la ripresa accelerata di un albero che cresce. Dal suolo si levò una testa; spuntarono braccia e gambe; un attimo dopo, nel punto in cui era caduto Crosta comparve un uomo che cercava di farsi piccolo piccolo e si torceva le mani. Grattastinchi soffiava e sibilava sul letto, col pelo ritto sulla schiena.
   Era un ometto molto basso, poco più alto di Harry e Hermione. I suoi sottili capelli incolori erano in disordine e in mezzo alla testa aveva una larga chiazza calva. Aveva l'aspetto raggrinzito di un uomo grasso che avesse perso molto peso in poco tempo. La sua pelle sembrava sporca e malaticcia, come il pelo di Crosta, e qualcosa del topo era rimasto attorno al naso puntuto, agli occhietti acquosi. Si guardò intorno, il respiro rapido e irregolare. Harry vide i suoi occhi scattare verso la porta e tornare su tutti loro.
   «Be', ciao, Peter» disse Lupin in tono affabile, come se gli capitasse spesso di vedere un topo trasformarsi in un vecchio compagno di scuola. «È tanto che non ci si vede».
   «S... Sirius... R... Remus...» Anche la voce di Minus era uno squittio da topo. I suoi occhi dardeggiarono di nuovo verso la porta. «I miei amici... I miei vecchi amici...»
   La mano di Black, quella armata di bacchetta, si alzò, ma Lupin lo trattenne per il polso, gli scoccò uno sguardo di avvertimento e si rivolse di nuovo a Minus in tono leggero e disinvolto.
   «Stavamo facendo una chiacchierata, Peter, su ciò che accadde la notte in cui Lily e James morirono. Può darsi che tu ti sia perso i momenti più interessanti mentre eri lì che squittivi sul letto...»
   «Remus» ansimò Minus, e Harry vide il sudore che gli imperlava la faccia pallida, «non credergli, ti prego... ha cercato di uccidermi, Remus...»
   «Lo abbiamo sentito dire» esclamò Lupin, più freddamente. «Vorrei chiarire una o due questioni con te, Peter, se sei così gentile da...»
   «È venuto a cercare di uccidermi un'altra volta!» squittì Minus all'improvviso, indicando Black, e Harry vide che usava il dito medio, perché non aveva più l'indice. «Ha ucciso Lily e James e ora ucciderà anche me... devi aiutarmi, Remus...»
   Il viso di Black era più che mai simile a un teschio mentre fissava Minus con quegli occhi impenetrabili.
   «Nessuno cercherà di ucciderti finché non avremo chiarito un po' di cose» disse Lupin.
   «Chiarire?» gemette Minus guardandosi freneticamente intorno un'altra volta e studiando le finestre sbarrate e, ancora una volta, l'unica porta. «Sapevo che sarebbe venuto a cercarmi! Sapevo che sarebbe tornato per me! Sono dodici anni che aspetto!»
   «Sapevi che Sirius sarebbe fuggito da Azkaban?» chiese Lupin, la fronte aggrottata. «Quando nessuno c'era mai riuscito?»
   «Possiede poteri oscuri che tutti noi possiamo solo sognarci!» strillò Minus con voce penetrante. «Come ha fatto altrimenti a uscire di là? Immagino che ColuiCheNonDeveEssereNominato gli abbia insegnato qualche trucchetto!»
   Black scoppiò a ridere, un'orribile risata senza gioia che riempì l'intera stanza.
   «Voldemort insegnarmi dei trucchetti?» disse.
   Minus si ritrasse come se Black avesse brandito una frusta contro di lui.
   «Cos'è, hai paura di sentire il nome del tuo vecchio padrone?» disse Black. «Non ti biasimo, Peter. I suoi seguaci non sono molto soddisfatti di te, vero?»
   «Non so... cosa intendi dire, Sirius...» balbettò Minus, il respiro più affannoso che mai. Ora aveva tutto il volto luccicante di sudore.
   «Non sono dodici anni che ti nascondi da me» disse Black. «Tu ti nascondi dagli antichi sostenitori di Voldemort. Ho sentito delle voci ad Azkaban, Peter... Credono tutti che tu sia morto, perché altrimenti dovresti spiegare molte cose... Li ho sentiti gridare nel sonno. Sembrano convinti che il doppiogiochista abbia fatto il doppio gioco anche con loro. Voldemort è arrivato ai Potter seguendo le tue informazioni... e Voldemort là è caduto. E non tutti i suoi sostenitori sono finiti ad Azkaban, vero? Ce ne sono ancora molti liberi, che aspettano la loro occasione, fingendo di aver capito l'errore commesso... se mai venissero a sapere che sei ancora vivo,
   Peter...»
   «Non so... di che cosa parli...» disse di nuovo Minus, con voce più stridula che mai. Si asciugò il viso sulla manica e guardò Lupin. «Tu non puoi credere a questa... a questa follia, Remus...»
   «Devo ammettere, Peter, che ho qualche difficoltà a capire perché un uomo innocente voglia passare dodici anni da topo» disse Lupin tranquillamente.
   «Innocente, ma spaventato!» squittì Minus. «Se i seguaci di Voldemort mi davano la caccia, era perché ho fatto rinchiudere ad Azkaban uno dei loro uomini migliori: la spia, Sirius Black!»
   Il volto di Black si contorse.
   «Come osi?» ringhiò, improvvisamente simile all'enorme cane che era stato. «Io, la spia di Voldemort? Quando mai ho strisciato attorno a persone più forti e potenti di me? Ma tu, Peter... non capirò mai come ho fatto a non vedere che la spia fin dall'inizio eri tu. Ti è sempre piaciuto avere dei grandi amici che ti proteggessero, vero? Eravamo noi... io e Remus... e James...»
   Minus si asciugò di nuovo il viso; ormai quasi boccheggiava.
   «Io, una spia... devi essere impazzito... mai... non so come fai a dire una cosa...»
   «Lily e James ti hanno scelto come Custode Segreto solo perché gliel'ho detto io» ringhiò Black in tono così velenoso che Minus fece un passo indietro. «Credevo che fosse un piano perfetto... un inganno... Voldemort avrebbe di certo dato la caccia a me, non avrebbe mai immaginato che avessero scelto una creatura debole e ottusa come te... dev'essere stato il momento più bello della tua misera vita, dire a Voldemort che potevi consegnargli i Potter».
   Minus borbottava distrattamente; Harry colse alcune parole, come 'incredibile' e 'follia', ma quello che notò fu il colore cinereo del suo volto e il modo in cui i suoi occhi continuavano a saettare verso le finestre e la porta.
   «Professor Lupin» intervenne Hermione timidamente. «Posso... posso dire una cosa?»
   «Certo, Hermione» disse Lupin gentile.
   «Be'... Crosta... voglio dire, questo... quest'uomo... sono tre anni che vive nel dormitorio di Harry. Se lavora per LeiSaChi, perché non ha mai cercato di fare del male a Harry prima d'ora?»
   «Ecco!» disse Minus con voce acuta, indicando Hermione con la mano
   mutilata. «Grazie! Vedi, Remus? Non ho mai torto un capello a Harry! Perché dovrei?»
   «Te lo dico io perché» disse Black. «Perché non hai mai fatto niente per nessuno se non hai il tuo tornaconto. Voldemort si nasconde da quindici anni, dicono che sia mezzo morto. Non avevi intenzione di commettere un assassinio proprio sotto il naso di Albus Silente per un mago in rovina, uno che ha perso tutto il suo potere, vero? Volevi essere sicuro che fosse il più forte di tutti prima di tornare da lui, vero? Altrimenti perché ti saresti trovato una famiglia di maghi? Per tenere le orecchie bene aperte, vero, Peter? Così, se il tuo vecchio protettore riconquistava la sua forza ed era possibile riunirsi a lui...»
   Minus apri e richiuse la bocca parecchie volte. Sembrava aver perso la parola.
   «Ehm... Signor Black... Sirius?» disse Hermione timidamente.
   Black sussultò e guardò Hermione come se sentirsi chiamare 'signore' fosse una cosa da tempo dimenticata.
   «Mi scusi se glielo chiedo, ma come... come ha fatto a uscire da Azkaban, se non ha usato la magia nera?»
   «Grazie!» ansimò Minus, annuendo freneticamente. «Proprio così! Proprio quello che...»
   Ma Lupin lo zittì con uno sguardo. Black guardò Hermione appena rabbuiato, ma non come se fosse arrabbiato con lei. Sembrava piuttosto soppesare la risposta.
   «Non so come ho fatto» disse lentamente. «Immagino che l'unico motivo per cui non sono impazzito è che sapevo di essere innocente. Non era un bel pensiero, quindi i Dissennatori non sono riusciti a portarmelo via... ma mi ha conservato il senno, e non ho perso me stesso... mi ha aiutato a mantenere i miei poteri... così quando tutto è diventato... troppo... sono riuscito a trasformarmi nella mia cella... sono diventato un cane. I Dissennatori, sapete, non ci vedono...» Deglutì. «Vanno a tentoni verso le persone captando le loro emozioni... capivano che le mie emozioni erano meno... meno umane, meno complesse quando ero un cane... ma naturalmente hanno pensato che stessi perdendo la testa come tutti gli altri là dentro, e non si sono preoccupati. Ma ero debole, molto debole, e non avevo alcuna speranza di allontanarli da me senza una bacchetta magica...
   «Ma poi ho visto Peter in quella foto... Ho capito che era a Hogwarts con Harry... nelle condizioni ideali per agire, se gli fosse giunta voce che il Lato Oscuro stava riprendendo potere...»
   Minus scuoteva la testa e muoveva le labbra senza dire niente, ma fissava Black come se fosse ipnotizzato.
   «...pronto a colpire nel momento in cui fosse stato sicuro di avere degli alleati... pronto a consegnare loro l'ultimo Potter. Se avesse dato loro Harry, chi avrebbe osato dire che aveva tradito Voldemort? Sarebbe stato riaccolto con grandi onori...
   «Quindi, vedete, dovevo fare qualcosa. Ero l'unico a sapere che Peter era ancora vivo...»
   A Harry venne in mente quello che il signor Weasley aveva detto alla signora Weasley: Le guardie dicono che parla nel sonno... sempre le stesse parole... 'È a Hogwarts'.
   «Era come se qualcuno mi avesse acceso un fuoco nella testa, e i Dissennatori non potevano spegnerlo... non era una sensazione piacevole... era un'ossessione... ma mi diede forza, mi snebbiò la mente. Così, una sera, quando aprirono la porta della mia cella per portarmi il cibo, scivolai alle loro spalle in forma di cane... è molto più difficile per loro avvertire le emozioni di un animale, è difficile tanto da confonderli... io ero magro, abbastanza magro da passare attraverso le sbarre... da cane nuotai fino alla terraferma e da allora ho vissuto nella foresta... tranne quando sono venuto a vedere la partita di Quidditch, naturalmente... voli bene come tuo padre, Harry...»
   Guardò Harry, che non distolse lo sguardo.
   «Credimi» disse Black con voce roca. «Credimi, Harry. Non ho mai tradito James e Lily; sarei morto piuttosto che tradirli».
   E infine Harry gli credette. Un nodo alla gola gli impediva di parlare. Così annuì.
   «No!»
   Minus era caduto in ginocchio, come se il cenno di Harry avesse decretato la sua condanna a morte. Strisciò sulle ginocchia, prostrato, le mani giunte.
   «Sirius... sono io... sono Peter... il tuo amico... tu non...»
   Black gli sferrò un calcio e Minus si ritrasse.
   «I miei vestiti sono già abbastanza sporchi senza che li tocchi tu» disse Black.
   «Remus!» squittì Minus, voltandosi verso Lupin, contorcendosi supplichevole davanti a lui. «Tu non ci credi... Sirius non ti avrebbe detto che avevano cambiato programma?»
   «Non se avesse pensato che fossi io la spia, Peter» disse Lupin. «Sup
   pongo che tu non me l'abbia detto per questo, vero, Sirius?» disse in tono noncurante guardando al di sopra di Minus.
   «Perdonami, Remus» disse Black.
   «Di nulla, Felpato, vecchio mio» disse Lupin rimboccandosi le maniche. «E tu, in cambio, perdonerai me per aver creduto che tu fossi la spia?»
   «Ma certo» disse Black, e il fantasma di un sorriso balenò sul suo volto scavato. Anche lui prese a rimboccarsi le maniche. «Lo uccidiamo insieme?»
   «Sì, direi di sì» disse Lupin cupo.
   «Voi non... voi...» esalò Minus, strisciando verso Ron.
   «Ron... non sono stato un buon amico... un bravo animaletto? Non lascerai che mi uccidano, Ron, vero... stai dalla mia parte, vero?»
   Ma Ron lo guardò con sommo disgusto.
   «Ti ho lasciato dormire nel mio letto!» disse.
   «Bravo ragazzo... bravo padrone...» Minus avanzò verso Ron a quattro zampe, «non glielo permetterai... Ero il tuo topo... Ero un bravo animaletto...»
   «Se sei stato migliore da topo che da umano, non c'è molto di cui andar fieri, Peter» disse Black in tono asciutto. Ron, sempre più pallido per il dolore, trascinò la gamba rotta fuori dalla portata di Minus. Minus si voltò sulle ginocchia, inciampò in avanti e afferrò l'orlo dell'abito di Hermione.
   «Dolce ragazzina... brava ragazzina... tu... non lascerai che... aiutami...»
   Hermione strappò l'abito dalla presa di Minus e arretrò contro il muro con aria orripilata.
   Minus si chinò, tremando in maniera incontrollabile, e voltò lentamente il capo verso Harry.
   «Harry... Harry... assomigli tanto a tuo padre... sei come lui...»
   «COME OSI RIVOLGERTI A HARRY?» ruggì Black. «COME OSI GUARDARLO? COME OSI PARLARE DI JAMES DAVANTI A LUI?»
   «Harry» sussurrò Minus, avanzando verso di lui con le mani tese, «Harry, James non mi avrebbe voluto morto... James avrebbe capito, Harry... avrebbe avuto pietà di me...»
   Black e Lupin fecero un passo avanti, afferrarono Minus per le spalle e lo ributtarono a terra. Rimase lì seduto, contorcendosi dal terrore, a guardarli.
   «Tu hai venduto Lily e James a Voldemort» disse Black, che a sua volta tremava tutto. «Lo neghi?»
   Minus scoppiò a piangere. Era orribile a vedersi, un enorme bambino
   calvo rannicchiato per terra.
   «Sirius, Sirius, che cosa potevo fare? Il Signore Oscuro... non avete idea... possiede armi che non immaginate... ero spaventato, Sirius, non sono mai stato coraggioso come te e Remus e James. Non volevo che succedesse... ColuiCheNonDeveEssereNominato mi ha costretto...»
   «NON MENTIRE!» urlò Black. «GLI PASSAVI INFORMAZIONI DA UN ANNO QUANDO LILY E JAMES SONO MORTI! ERI LA SUA SPIA!»
   «Lui... lui stava conquistando tutto!» disse Minus ansante. «Che... che cosa c'era da guadagnare a dirgli di no?»
   «Che cosa c'era da guadagnare a combattere il mago più malvagio che sia mai esistito?» chiese Black, un'ira terribile stampata in viso. «Solo vite innocenti, Peter!»
   «Tu non capisci!» piagnucolò Minus. «Mi avrebbe ucciso, Sirius!»
   «E ALLORA AVRESTI DOVUTO MORIRE!» ruggì Black. «MEGLIO MORIRE CHE TRADIRE I TUOI AMICI! NOI PER TE LO AVREMMO FATTO!»
   Black e Lupin si disposero fianco a fianco, le bacchette levate.
   «Avresti dovuto capirlo» disse Lupin piano. «Se Voldemort non ti avesse ucciso, l'avremmo fatto noi. Addio, Peter».
   Hermione si coprì il viso con le mani e si voltò verso il muro.
   «No!» urlò Harry. Corse davanti a Minus, di fronte alle bacchette. «Non potete ucciderlo» disse col fiato mozzo. «Non potete».
   Black e Lupin erano stupefatti.
   «Harry, questa feccia è il motivo per cui sei orfano» esclamò Black irato. «Questo viscido sudicio essere ti avrebbe guardato morire senza battere ciglio. L'hai sentito. La sua pelle schifosa per lui contava più di tutta la tua famiglia».
   «Lo so» disse Harry ansimando. «Lo porteremo al castello. Lo consegneremo ai Dissennatori. Può andare ad Azkaban... ma non uccidetelo».
   «Harry!» esclamò Minus, abbracciandogli le ginocchia. «Tu... grazie... è più di quello che merito... grazie...»
   «Stammi lontano» disse Harry sprezzante, allontanando da sé le mani di Minus con una smorfia di disgusto. «Non lo faccio per te. Lo faccio perché... non credo che mio padre avrebbe voluto che loro... diventassero assassini... solo per colpa tua».
   Nessuno si mosse né fece un rumore tranne Minus, che aveva il respiro affannoso e le mani che annaspavano sul petto. Black e Lupin si guardaro
   no. Poi, con un solo gesto, abbassarono le bacchette magiche.
   «Sei il solo ad avere il diritto di decidere, Harry» disse Black. «Ma pensa... pensa a quello che ha fatto...»
   «Può andare ad Azkaban» ripeté Harry. «Se c'è qualcuno che merita di stare laggiù, è proprio lui...»
   Minus continuava ad ansimare alle sue spalle.
   «Molto bene» disse Lupin. «Spostati, Harry».
   Harry esitò.
   «Voglio legarlo» disse Lupin. «Tutto qui, lo giuro».
   Harry si tolse di mezzo. Funi sottili scattarono questa volta dalla bacchetta di Lupin, e un attimo dopo Minus si contorceva per terra, legato e imbavagliato.
   «Ma se ti trasformi, Peter» ringhiò Black, anche lui con la bacchetta puntata verso Minus, «allora ti uccideremo. D'accordo, Harry?»
   Harry guardò la misera figura sul pavimento e annui in modo che Minus potesse vederlo.
   «Bene» disse Lupin assumendo all'improvviso un'aria efficiente. «Ron, io non so aggiustare le ossa bene come Madama Chips, quindi è meglio se per adesso ci limitiamo a immobilizzarti la gamba finché non potremo accompagnarti in infermeria».
   Si avvicinò a Ron, si chinò, batté la gamba rotta con la bacchetta e mormorò Ferula. Delle bende si avvolsero attorno alla gamba di Ron, legandola stretta a una stecca. Lupin lo aiutò ad alzarsi; Ron spostò cautamente il peso sulla gamba, senza una smorfia.
   «Va meglio» disse, «grazie».
   «E il professor Piton?» chiese Hermione con una vocina sottile, guardando Piton lungo disteso per terra.
   «Non ha niente di grave» disse Lupin curvandosi su di lui e tastandogli il polso. «Siete stati solo un po'... troppo entusiasti. È ancora privo di sensi. Ehm... forse è meglio non rianimarlo finché non siamo al sicuro nel castello. Possiamo portarlo così...»
   Mormorò Mobilicorpus. Come se una serie di fili invisibili fossero stati legati ai suoi polsi, al collo e alle ginocchia, Piton si rizzò in piedi, la testa ciondolante simile a quella di una grottesca marionetta. Rimase sospeso a pochi centimetri da terra, con i piedi che pendevano flosci. Lupin raccolse il Mantello dell'Invisibilità e se lo infilò al sicuro in tasca.
   «E due di noi dovrebbero incatenarsi a questo qui» disse Black, dando un colpetto a Minus con la punta del piede. «Per sicurezza».
   «Ci penso io» disse Lupin.
   «Anch'io» disse Ron rabbioso, zoppicando in avanti.
   Black fece apparire dal nulla delle pesanti manette; presto Minus fu di nuovo in piedi, il braccio sinistro incatenato al destro di Lupin, il destro al sinistro di Ron. Ron aveva un'espressione risoluta. Sembrava aver preso la vera identità di Crosta come un insulto personale. Grattastinchi balzò giù dal letto con leggerezza e precedette gli altri fuori dalla stanza, la coda cespugliosa ben diritta.
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