«Una faccenda spaventosa... spaventosa... è un miracolo se non è morto nessuno... mai sentito niente di simile... per tutti i fulmini, meno male che c'era lei, Piton...»
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«Grazie, Ministro».
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«Ordine di Merlino, Seconda Classe, direi. Anche Prima Classe, se solo ci riesco!»
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«Grazie infinite, Ministro».
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«Brutta ferita... opera di Black, suppongo...»
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«In effetti, è opera di Potter, Weasley e Granger, Ministro...»
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«No!»
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«Black li aveva stregati, l'ho capito subito. Un Incantesimo Confundus, a giudicare dal loro comportamento. Sembravano convinti che potesse essere innocente. Non erano responsabili delle loro azioni. D'altra parte, il loro intervento avrebbe potuto consentire a Black di fuggire... Credo che fossero convinti di poterlo catturare da soli. L'hanno passata liscia in un sacco di occasioni prima d'ora... e temo che si siano fatti un'alta opinione di se stessi... e naturalmente il Preside ha sempre concesso a Potter un'eccessiva li
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bertà...»
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«Ah, be', Piton... Harry Potter, sa... abbiamo tutti un debole per lui».
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«Si, ma è un bene concedergli un trattamento così speciale? Personalmente cerco di trattarlo come tutti gli altri studenti. E qualunque altro studente verrebbe sospeso, come minimo, per aver messo a repentaglio le vite dei suoi amici come ha fatto lui. Ci pensi, Ministro: contro tutte le regole della scuola, dopo tutte le precauzioni prese per proteggerlo, uscire di notte, farsi complice di un Lupo Mannaro e di un assassino... e ho anche ragione di credere che abbia fatto visita illegalmente a Hogsmeade...»
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«Be', be'... vedremo, Piton, vedremo... il ragazzo si è comportato come uno sciocco, certo...»
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Harry rimase disteso ad ascoltare, con gli occhi chiusi. Si sentiva molto confuso. Le parole che udiva sembravano viaggiare molto lentamente dalle orecchie al cervello, le capiva a stento. Si sentiva le membra come piombo; le palpebre erano troppo pesanti per aprire gli occhi... avrebbe voluto stare lì disteso su quel comodo letto per sempre...
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«Quello che mi stupisce di più è il comportamento dei Dissennatori... davvero non ha idea di cosa li ha costretti a ritirarsi, Piton?»
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«No, Ministro... quando sono arrivato stavano già tornando alle loro postazioni vicino agli ingressi...»
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«Straordinario. E Black, e Harry, e la ragazza...»
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«Quando li ho raggiunti erano tutti svenuti. Ho legato e imbavagliato Black, naturalmente, ho fatto apparire delle barelle e li ho riportati subito al castello».
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Ci fu una pausa. La mente di Harry parve muoversi un po' più rapida, e in fondo allo stomaco il ragazzo avvertì una sensazione strana, come un morso...
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Aprì gli occhi.
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Tutto era leggermente sfocato. Qualcuno gli aveva sfilato gli occhiali. Era disteso al buio, nell'infermeria. All'altra estremità della corsia, riconobbe Madama Chips che gli dava le spalle e si curvava su un letto. Harry socchiuse gli occhi. I capelli rossi di Ron spuntavano sotto il braccio di Madama Chips.
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Harry girò la testa sul cuscino. Nel letto alla sua destra giaceva Hermione. Era illuminata dalla luna. Anche lei aveva gli occhi aperti. Sembrava pietrificata, e quando si accorse che Harry era sveglio, si premette un dito sulle labbra, poi indicò la porta. Era socchiusa, e dal corridoio arrivavano le voci di Cornelius Caramell e di Piton.
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Madama Chips percorse a rapidi passi la corsia buia fino al letto di Harry, che si voltò a guardarla. Portava il più grosso pezzo di cioccolato che avesse mai visto. Sembrava un piccolo macigno.
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«Ah, sei sveglio!» disse sbrigativa. Posò il cioccolato sul comodino di Harry e prese a farlo a pezzi con un martelletto.
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«Come sta Ron?» chiesero Harry e Hermione in coro.
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«Ce la farà» disse Madama Chips cupa. «Quanto a voi due... resterete qui finché non avrò deciso che... Potter, che cosa credi di fare?»
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Harry si era seduto, si era rimesso gli occhiali e aveva afferrato la bacchetta.
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«Devo vedere il Preside» disse.
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«Potter» disse Madama Chips in tono suadente, «va tutto bene. Hanno preso Black. È rinchiuso di sopra. I Dissennatori eseguiranno il Bacio da un momento all'altro...»
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«CHE COSA?»
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Harry balzò fuori dal letto. Hermione lo segui. Ma il suo grido era echeggiato nel corridoio; un attimo dopo, entrarono Cornelius Caramell e Piton.
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«Harry, Harry, che cosa c'è?» disse Caramell agitato. «Dovresti essere a letto... ha preso del cioccolato?» chiese con ansia a Madama Chips.
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«Ministro, mi ascolti!» esclamò Harry. «Sirius Black è innocente! Peter Minus ha solo fatto finta di morire! L'abbiamo visto stanotte! Non può permettere che i Dissennatori facciano quella cosa a Sirius, lui è...»
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Ma Caramell scosse la testa con un piccolo sorriso.
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«Harry, Harry, sei molto confuso, hai vissuto un'esperienza terribile, ora sdraiati di nuovo, è tutto sotto controllo...»
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«No!» urlò Harry. «AVETE PRESO L'UOMO SBAGLIATO!»
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«Ministro, ci ascolti, la prego» disse Hermione fissando Caramell con aria supplichevole. «L'ho visto anch'io, era il topo di Ron, è un Animagus, Minus, voglio dire, e...»
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«Cosa le dicevo, Ministro?» intervenne Piton. «Sono Confusi, tutti e due... Black ha fatto proprio un bel lavoro...»
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«NON SIAMO CONFUSI!» ruggì Harry.
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«Ministro! Professore!» disse arrabbiata Madama Chips. «Devo insistere perché ve ne andiate. Potter è un mio paziente, e non deve essere disturbato!»
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«Macché disturbato, sto cercando di spiegargli che cosa è successo!» ribatté Harry furibondo. «Se solo mi ascoltassero...»
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Ma Madama Chips gli ficcò a tradimento un grosso pezzo di cioccolato in bocca. Harry quasi soffocò, e lei ne approfittò per costringerlo a tornare a letto.
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«Ora, la prego, Ministro, questi ragazzi hanno bisogno di cure. Per favore, andate via...»
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La porta si aprì di nuovo. Era Silente. Harry inghiottì a fatica il boccone di cioccolato e si alzò di nuovo.
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«Professor Silente, Sirius Black...»
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«Per l'amor del cielo!» esclamò Madama Chips in tono isterico. «Questa è un'infermeria o che cosa? Preside, devo insistere...»
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«Le mie scuse, Chips, ma ho bisogno di scambiare due parole con il signor Potter e la signorina Granger» disse Silente con calma. «Ho appena parlato con Sirius Black...»
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«Suppongo che le abbia raccontato la stessa favola che ha ficcato in testa a Potter» sibilò Piton. «Qualcosa a proposito di un topo, e di Minus che sarebbe vivo...»
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«In effetti, è proprio questa la versione di Black» disse Silente, osservando attentamente Piton attraverso gli occhialetti a mezzaluna.
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«E la mia testimonianza non conta niente?» ringhiò Piton. «Peter Minus non era nella Stamberga Strillante, e non c'era traccia di lui nel parco».
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«Perché lei era privo di sensi, professore!» intervenne Hermione. «Non è arrivato in tempo per sentire...»
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«Signorina Granger, FRENA QUELLA LINGUA!»
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«Avanti, Piton» disse Caramell, turbato, «la signorina è sconvolta, dobbiamo essere pazienti...»
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«Vorrei parlare con Harry e Hermione da solo» ripeté Silente in tono brusco. «Cornelius, Severus, Chips, per favore, lasciateci soli».
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«Preside!» farfugliò Madama Chips. «Hanno bisogno di cure e di riposo...»
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«Non possiamo aspettare» disse Silente. «Devo insistere».
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Madama Chips, imbronciata, si diresse verso il suo ufficio all'altro capo della corsia e sbatté la porta. Caramell consultò il grosso orologio d'oro appeso al panciotto.
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«I Dissennatori dovrebbero essere arrivati» disse. «Andrò loro incontro. Silente, ci vediamo di sopra».
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Raggiunse la porta e la tenne aperta per Piton, ma Piton non si mosse.
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«Spero che non creda a una parola della storia di Black, vero?» sussurrò, gli occhi fissi sul volto di Silente.
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«Vorrei parlare con Harry e Hermione da solo» ripeté Silente per la terza volta.
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Piton fece un passo verso di lui.
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«Sirius Black ha dimostrato di essere capace di uccidere a sedici anni» borbottò. «Non se l'è dimenticato, Preside, vero? Non ha dimenticato che una volta ha tentato di uccidere me?»
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«La mia memoria è buona come sempre, Severus» disse Silente con calma.
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Piton girò sui tacchi e oltrepassò la porta che Caramell teneva ancora aperta per lui e che si chiuse alle loro spalle. Silente si voltò verso Harry e Hermione. Entrambi presero a parlare nello stesso momento.
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«Professore, Black dice la verità... abbiamo visto Minus...»
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«...è fuggito quando il professor Lupin si è trasformato in un Lupo Mannaro...»
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«...è un topo...»
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«...la zampa davanti, voglio dire, il dito, se l'è tagliato via...»
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«...Minus ha aggredito Ron, non è stato Sirius...»
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Ma Silente alzò la mano per bloccare la raffica di spiegazioni.
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«Ora tocca a voi ascoltare, e vi prego di non interrompermi, perché abbiamo pochissimo tempo» disse con calma. «Non c'è una straccio di prova a sostegno della storia di Black, eccetto la vostra parola... e la parola di due maghi di tredici anni non convincerà nessuno. Tantissimi testimoni, una strada intera, hanno giurato di aver visto Sirius uccidere Minus. Io stesso ho fornito al Ministero la prova che Sirius era il Custode Segreto dei Potter».
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«Il professor Lupin può dirle...» esclamò Harry, senza riuscire a trattenersi.
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«Il professor Lupin al momento è nel cuore della foresta e non può dire niente a nessuno. Quando sarà tornato umano, sarà troppo tardi, Sirius sarà peggio che morto. Devo aggiungere che i Lupi Mannari godono di una così scarsa fiducia presso gran parte di noi che il suo sostegno conterà pochissimo... e il fatto che lui e Sirius siano vecchi amici...»
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«Ma...»
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«Ascoltami, Harry. È troppo tardi, mi capisci? Devi ammettere che la versione del professor Piton è molto più convincente della vostra».
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«Lui odia Sirius» intervenne Hermione, disperata. «E tutto per qualche stupido scherzo che Sirius gli ha fatto...»
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«Sirius non si è comportato come una persona innocente. Ha aggredito
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la Signora Grassa, è entrato nella Torre di Grifondoro armato di pugnale... senza Minus, vivo o morto, non abbiamo alcuna possibilità di modificare la sorte di Sirius».
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«Ma lei crede a noi».
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«Sì» disse Silente piano. «Ma non ho il potere di costringere gli altri a vedere la verità, o di scavalcare il Ministero della Magia...»
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Harry fissò il volto grave del mago e si sentì il terreno mancare sotto i piedi. Si era abituato all'idea che Silente potesse risolvere qualunque problema. Si aspettava che Silente tirasse fuori una soluzione così, dal nulla. E invece... la loro ultima speranza era svanita.
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«Quello che ci occorre» disse Silente con calma, lo sguardo azzurro che si spostava da Harry a Hermione, «è più tempo».
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«Ma...» esordì Hermione. E poi sgranò gli occhi. «OH!»
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«Ora, attenzione» disse Silente, parlando molto piano e scandendo bene le parole. «Sirius è chiuso nell'ufficio del professor Vitious al settimo piano. La tredicesima finestra a destra della Torre Ovest. Se tutto va bene, riuscirete a salvare più di una vita innocente stanotte. Ma ricordate tutti e due che non dovete farvi vedere. Signorina Granger, tu conosci la legge... sai qual è la posta in gioco... nondovetefarvivedere».
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Harry non aveva idea di che cosa stesse succedendo. Silente si voltò e guardò verso di loro mentre si avviava verso la porta.
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«Vi chiuderò dentro. Ora» e consultò l'orologio, «è mezzanotte meno cinque. Signorina Granger, tre giri dovrebbero bastare. Buona fortuna».
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«Buona fortuna?» ripeté Harry, mentre la porta si chiudeva dietro Silente. «Tre giri? Di che cosa sta parlando? Che cosa dovremmo fare?»
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Ma Hermione stava trafficando con il colletto dell'abito, da cui estrasse una catena d'oro molto lunga e sottile.
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«Harry, vieni qui» disse in tono febbrile. «Presto!»
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Harry avanzò verso di lei, perplesso. Hermione teneva la catena tesa davanti a sé. Harry vide penzolare una piccola clessidra scintillante.
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«Vieni qui...»
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Hermione passò la catena anche attorno al collo di Harry.
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«Sei pronto?» disse in un soffio.
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«Che cosa succede?» chiese Harry, completamente smarrito.
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Hermione fece girare la clessidra tre volte.
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Il buio si dissolse. Harry ebbe la sensazione di volare all'indietro, a grandissima velocità. Un turbine velocissimo di colori e forme gli sfrecciò accanto, le orecchie gli pulsavano, cercò di gridare ma non riuscì a sentire
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la propria voce...
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E poi avvertì di nuovo il terreno sotto i piedi, e tutto tornò a fuoco...
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Era in piedi vicino a Hermione nella Sala d'Ingresso deserta e una cascata di luce d'oro inondava il pavimento di pietra attraversando le porte spalancate. Guardò Hermione stupefatto, la catena con la clessidra che gli segava il collo.
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«Hermione, che cosa...?»
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«Di qua!» Hermione afferrò Harry per un braccio e lo trascinò verso la porta di un armadio per le scope; lo aprì, spinse dentro Harry tra secchi e stracci, poi chiuse bruscamente la porta alle loro spalle.
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«Cosa... come... Hermione, che cosa è successo?»
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«Siamo tornati indietro nel tempo» sussurrò Hermione, sfilando la catena dal collo di Harry. «Di tre ore...»
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Harry cercò a tentoni la propria gamba e la pizzicò forte. Gli fece parecchio male, il che parve escludere la possibilità che si trattasse di un sogno molto strano.
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«Ma...»
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«Sst! Ascolta! Viene qualcuno! Credo... credo che potremmo essere noi!»
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Hermione teneva l'orecchio appoggiato alla porta dell'armadio.
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«Dei passi nell'ingresso... sì, siamo noi che andiamo da Hagrid!»
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«Mi stai dicendo» sussurrò Harry, «che siamo qui dentro in questo armadio e siamo anche fuori?»
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«Sì» disse Hermione, con l'orecchio ancora incollato alla porta. «Sono sicura che siamo noi... non sembra che siano più di tre persone... e camminiamo piano perché siamo sotto il Mantello dell'Invisibilità...»
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Tacque, restando in ascolto.
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«Siamo scesi per i gradini...»
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Hermione si sedette su un secchio rovesciato. Aveva l'aria molto preoccupata, ma Harry voleva ancora qualche risposta.
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«Dove hai preso quella clessidra?»
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«È una GiraTempo» sussurrò Hermione, «e me l'ha data la professoressa McGranitt il primo giorno di scuola quest'anno. E da allora che la uso per riuscire a frequentare tutte le lezioni. La professoressa McGranitt mi ha fatto giurare di non dirlo a nessuno. Ha dovuto scrivere un sacco di lettere al Ministero della Magia per farmene avere una. Ha dovuto spiegare che sono una studentessa modello, e che non l'avrei mai usata assolutamente per altro se non per lo studio... La giro e ho delle ore in più, è così che rie
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sco a seguire tante lezioni contemporaneamente, capito? Ma... Harry, non capisco che cosa Silente vuole che facciamo. Perché ci ha detto di tornare indietro di tre ore? Come possiamo aiutare Sirius?»
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Harry guardò il suo viso nell'ombra.
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«Più o meno a quest'ora dev'essere successo qualcosa che vuole che cambiamo» disse lentamente. «Che cosa è successo? Tre ore fa stavamo andando da Hagrid...»
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«Adesso sono tre ore fa, e noi stiamo andando da Hagrid» disse Hermione. «Ci siamo appena sentiti passare...»
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Harry aggrottò la fronte. Era come se si stesse strizzando il cervello.
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«Silente ha detto solo... ha detto solo che potevamo salvare più di una vita innocente...» E poi capì. «Hermione, dobbiamo salvare Fierobecco!»
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«Ma... servirà a Sirius?»
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«Silente ha detto... ci ha detto qual è la finestra... la finestra dello studio di Vitious! Dove tengono chiuso Black! Dobbiamo far volare Fierobecco fino alla finestra e salvare Sirius! Sirius può fuggire con Fierobecco... possono fuggire insieme!»
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Da quello che Harry riusciva a vedere del suo viso, Hermione sembrava terrorizzata.
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«Se ci riusciamo senza farci vedere sarà un miracolo!»
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«Be', dobbiamo provare, no?» disse Harry. Si alzò e premette l'orecchio contro la porta.
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«Sembra che non ci sia nessuno... dài, andiamo...»
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Harry apri la porta dell'armadio. L'ingresso era deserto. Più in fretta possibile, cercando di non far rumore, sfrecciarono fuori dall'armadio e scesero i gradini di pietra. Le ombre si stavano già allungando, le cime degli alberi della foresta proibita ancora una volta bagnate d'oro.
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«Se qualcuno sta guardando fuori dalla finestra...» gemette Hermione, fissando il castello alle loro spalle.
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«Correremo» disse Harry deciso. «Dritti nella foresta, d'accordo? Dovremo nasconderci dietro un albero e stare a vedere...»
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«D'accordo, ma facciamo il giro delle serre!» disse Hermione senza fiato. «Non dobbiamo passare davanti alla casa di Hagrid, o ci vedrà! Ormai ci siamo quasi!»
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Cercando di tenere a mente le sue parole, Harry partì a gran velocità seguito da Hermione. Tagliarono attraverso gli orti fino alle serre, si fermarono un momento al riparo, poi ripartirono, velocissimi, attorno al Platano Picchiatore, e verso la foresta...
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Ormai al sicuro all'ombra degli alberi, Harry si voltò; qualche secondo dopo Hermione, ansante, lo raggiunse.
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«Bene» sussurrò, «dobbiamo andare fino da Hagrid... non farti vedere, Harry...»
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Si addentrarono in silenzio fra gli alberi, tenendosi ai bordi della foresta. Poi. di fronte alla capanna di Hagrid, sentirono qualcuno bussare alla porta. Si ripararono in fretta dietro una grossa quercia e si sporsero appena per spiare.
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Hagrid comparve sulla soglia, bianco e tremante, per vedere chi aveva bussato. E Harry udì la propria voce.
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«Siamo noi» sibilò Harry. «Abbiamo addosso il Mantello dell'Invisibilità. Facci entrare, così possiamo levarcelo».
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«Non dovevate venire!» sussurrò Hagrid. Si ritrasse, poi chiuse in fretta la porta.
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«È la cosa più strana che ci sia mai successa» disse Harry con fervore.
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«Spostiamoci» mormorò Hermione. «Dobbiamo avvicinarci di più a Fierobecco».
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Strisciarono fra gli alberi finché non giunsero in vista dell'Ippogrifo che scalpitava, nervoso, legato a un albero nell'orto di zucche di Hagrid.
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«Ora?» sussurrò Harry.
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«No!» rispose Hermione. «Se lo portiamo via adesso, quelli del Comitato penseranno che sia stato Hagrid a liberarlo! Dobbiamo aspettare finché non avranno visto che è legato fuori!»
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«Ci resteranno non più di sessanta secondi» disse Harry. L'impresa sembrava impossibile.
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In quel momento, dall'interno della capanna provenne un fragore di porcellana in frantumi.
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«È Hagrid che rompe il bricco del latte» disse Hermione in un soffio. «Fra un attimo troverò Crosta...»
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E infatti qualche minuto dopo sentirono lo strillo sorpreso di Hermione.
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«Hermione» disse Harry all'improvviso, «e se... se corriamo là dentro, prendiamo Minus...»
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«No!» rispose Hermione in un sussurro terrorizzato. «Non capisci? Stiamo infrangendo una delle leggi magiche più importanti! Nessuno dovrebbe cambiare il tempo, nessuno! Hai sentito Silente, se ci vedono...»
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«Ma ci vedrebbero solo Hagrid e gli altri tre, insomma, noi stessi!»
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«Harry, che cosa pensi che faresti se vedessi entrare te stesso in casa di Hagrid?» chiese Hermione.
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«Credo... che penserei di essere impazzito» disse Harry, «o che è in atto una Magia Oscura...»
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«Proprio così! Non capiresti, e forse attaccheresti te stesso! Non capisci? La professoressa McGranitt mi ha raccontato le cose orribili che sono successe quando i maghi hanno interferito col tempo... tantissimi hanno finito per uccidere i loro sé passati o futuri per errore!»
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«D'accordo!» disse Harry. «Era solo un'idea, è solo che pensavo...»
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Ma Hermione gli fece un cenno e indicò il castello. Harry spostò appena la testa per riuscire a vedere chiaramente l'ingresso lontano. Silente, Caramell, il vecchio membro del Comitato e Macnair il boia stavano scendendo i gradini.
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«Fra poco usciremo!» sussurrò Hermione.
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E in effetti, qualche istante dopo, la porta sul retro della capanna di Hagrid si apri, e Harry vide se stesso, Ron e Hermione uscire con Hagrid. Fu senza dubbio la sensazione più strana della sua vita, stare lì dietro l'albero e vedersi nell'orto delle zucche.
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«Va tutto bene, Becco» disse Hagrid. «Tutto bene...» Poi si voltò verso Harry, Ron e Hermione. «Andate. Andate».
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«Hagrid, non possiamo...»
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«Diremo loro che cosa è successo veramente...»
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«Non possono ucciderlo...»
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«Andate! È già abbastanza brutto senza che finite tutti nei guai!»
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Harry guardò Hermione, quella nell'orto delle zucche, gettare il Mantello dell 'Invisibilità addosso a sé e a Ron.
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«Andate, svelti. Non dovete sentire...»
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Qualcuno bussò alla porta davanti. Il drappello d'esecuzione era arrivato. Hagrid si voltò e tornò nella capanna, lasciando socchiusa la porta sul retro. Harry vide l'erba appiattirsi a tratti attorno alla capanna e udì tre paia di piedi che si allontanavano. Lui, Ron e Hermione se n'erano andati... ma l'Harry e la Hermione nascosti tra gli alberi poterono sentire quello che succedeva attraverso la porta aperta.
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«Dov'è la bestia?» esclamò la gelida voce di Macnair.
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«Fuo... fuori» mormorò Hagrid.
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Harry si nascose mentre il volto di Macnair appariva alla finestra di Hagrid e guardava Fierobecco. Poi udirono Caramell.
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«Noi... ehm... dobbiamo leggerti l'avviso di esecuzione, Hagrid. Farò in fretta. E poi tu e Macnair dovrete firmarlo. Macnair, anche lei deve ascoltare, è la procedura...»
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Il volto di Macnair sparì dalla finestra. Ora o mai più. «Aspettami qui» sussurrò Harry a Hermione. «Vado io». Mentre Caramell ricominciava a parlare, Harry scattò da dietro l'albero, saltò la staccionata in un balzo, atterrò nell'orto delle zucche e si avvicinò a Fierobecco.
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«È stato stabilito dal Comitato per la Soppressione delle Creature Pericolose che l'esecuzione dell'ippogrifo Fierobecco, d'ora in poi definito il condannato, abbia luogo il sei giugno al calar del sole...»
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Attento a non abbassare le palpebre, Harry incrociò una volta ancora l'orgoglioso sguardo arancione di Fierobecco e s'inchinò. Fierobecco cadde sulle ginocchia squamose e poi si rialzò. Harry prese a trafficare con la corda che legava Fierobecco alla staccionata.
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«...condannato a morte per decapitazione. La sentenza verrà eseguita dal boia nominato dal Comitato stesso. Walden Macnair...»
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«Andiamo, Fierobecco» mormorò Harry, «vieni, vogliamo aiutarti. Piano... piano...»
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«...davanti ai testimoni. Hagrid, firma qui...»
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Harry tirò la corda con tutte le sue forze, ma Fierobecco aveva puntato le zampe davanti.
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«Be', facciamola finita» disse la voce acuta del membro del Comitato dall'interno della capanna. «Hagrid, forse sarebbe meglio se restassi qui...»
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«No, io... io voglio stare con lui... non voglio che da solo...»
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Un suono di passi echeggiò dentro la capanna.
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«Fierobecco, muoviti!» sibilò Harry, strattonando la corda attorno al collo dell'lppogrifo, che prese a camminare, agitando le ali irritato. Erano ancora a tre metri dalla foresta, in piena vista dalla porta sul retro.
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«Un momento, prego, Macnair» esclamò Silente. «Deve firmare anche lei». I passi si arrestarono. Harry tirò la corda. Fierobecco fece schioccare il becco e avanzò un po' più in fretta.
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Il volto pallido di Hermione spuntò da dietro un albero.
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«Harry, muoviti!» mormorò.
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Harry sentì la voce di Silente, che continuava a parlare dentro la capanna. Diede un altro strattone alla corda. Fierobecco ruppe in un trotto riottoso. Ormai erano vicino agli alberi...
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«Presto! Presto!» gemette Hermione scattando da dietro l'albero, afferrando a sua volta la corda e tirando con Harry per costringere Fierobecco a muoversi più in fretta. Il ragazzo guardò indietro: ora era impossibile vederli da casa di Hagrid; il giardino del guardiacaccia non si vedeva più.
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«Fermati!» mormorò a Hermione. «Potrebbero sentirci...»
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La porta sul retro si era aperta con un tonfo. Harry, Hermione e Fierobecco rimasero immobili; anche l'Ippogrifo sembrava in ascolto.
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Silenzio... e poi...
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«Dov'è?» esclamò la voce squillante del membro del Comitato. «Dov'è la bestia?»
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«Era legata laggiù!» disse il boia furibondo. «L'ho vista! Era lì!»
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«Che cosa straordinaria» disse Silente, con una nota divertita nella voce.
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«Becco!» borbottò Hagrid.
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Si udì un sibilo e il colpo di un'ascia. A quanto pareva, il boia l'aveva scagliata con rabbia contro la staccionata. E poi venne l'ululato, e questa volta sentirono le parole di Hagrid tra i singhiozzi.
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«È scappato! È scappato! Benedetto il suo beccuccio, è scappato! Deve essersi liberato! Becco, bravo ragazzo!»
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Fierobecco cominciò a tirare la corda, deciso a tornare da Hagrid. Harry e Hermione rafforzarono la presa puntando i piedi per terra per cercare di trattenerlo.
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«Qualcuno l'ha slegato!» ringhiò il boia. «Dobbiamo frugare il parco, la foresta...»
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«Macnair, se Fierobecco è stato davvero portato via da qualcuno, crede che il ladro sia partito a piedi?» disse Silente, ancora più divertito. «Semmai frughi i cieli, se vuole... Hagrid, mi andrebbe una tazza di tè. O un bel bicchiere di brandy».
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«Na... naturale, professore» disse Hagrid, esausto dalla felicità. «Entri, entri...»
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Harry e Hermione ascoltarono attentamente. Sentirono dei passi, le imprecazioni del boia, lo scattare della porta, e poi di nuovo silenzio.
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«E adesso?» sussurrò Harry guardandosi attorno.
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«Dobbiamo restare qui nascosti» disse Hermione, molto turbata. «Dobbiamo aspettare finché non tornano al castello. Poi aspettiamo il momento giusto per far volare Fierobecco fino alla finestra di Sirius. Mancano almeno un paio d'ore... Oh... sarà difficile...»
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Gettò uno sguardo nervoso oltre la propria spalla, verso il cuore della foresta. Il sole stava tramontando.
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«Dovremo spostarci» disse Harry, concentrato. «Dovremo riuscire a vedere il Platano, altrimenti non sapremo che cosa succede».
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«D'accordo» convenne Hermione, stringendo la presa sulla corda di Fierobecco. «Ma dobbiamo fare in modo che non ci vedano, Harry, ricordati...»
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Avanzarono lungo il limitare della foresta, mentre l'oscurità s'infittiva attorno a loro, finché non furono nascosti da un ciuffo di alberi attraverso i quali si distingueva chiaramente il Platano.
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«Ecco Ron!» disse Harry all'improvviso.
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Una sagoma scura sfrecciò attraverso il prato e il suo grido echeggiò nell'aria immobile della sera.
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«Vai via... vai via... Crosta, vieni qui...»
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E poi videro altre due figure materializzarsi dal nulla. Harry guardò se stesso e Hermione rincorrere Ron. Poi vide Ron tuffarsi.
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«Preso! Vattene via, gattaccio puzzolente...»
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«Ecco Sirius!» disse Harry. La grossa sagoma del cane era spuntata dalle radici del Platano. Lo videro far cadere Harry, poi afferrare Ron...
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«Visto da qui sembra ancora peggio, vero?» disse Harry osservando il cane che spingeva Ron tra le radici. «Ahia... guarda, l'albero mi ha appena colpito... e anche te... è strano...»
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Il Platano scricchiolava e assestava frustate con i rami più bassi; si videro sfrecciare da tutte le parti, nel tentativo di raggiungere il tronco. E poi l'albero si immobilizzò.
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«Quello era Grattastinchi che ha premuto il nodo» disse Hermione.
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«Ed eccoci...» mormorò Harry. «Siamo dentro».
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Nell'istante in cui scomparvero, l'albero riprese ad agitarsi. Qualche attimo dopo, sentirono dei passi vicini. Silente, Macnair, Caramell e il vecchio membro del Comitato risalivano verso il castello.
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«Appena dopo che siamo scesi nel passaggio!» disse Hermione. «Se solo Silente fosse venuto con noi...»
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«Sarebbero venuti anche Macnair e Caramell» disse Harry in tono amaro. «Scommetto qualunque cosa che Caramell avrebbe ordinato a Macnair di uccidere Sirius immediatamente...»
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Guardarono i quattro uomini salire le scale del castello e sparire. Per qualche minuto la scena rimase deserta. Poi...
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«Ecco Lupin!» disse Harry, mentre un'altra sagoma sfrecciava giù e correva verso il Platano. Harry guardò il cielo. Le nuvole oscuravano completamente la luna.
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Osservarono Lupin che raccoglieva un ramo spezzato e premeva il nodo sul tronco. L'albero cessò di lottare, e anche Lupin scomparve nella fessura tra le radici.
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«Se solo avesse preso il Mantello» disse Harry. «È lì per terra...»
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Si voltò verso Hermione.
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«Se corressi a prenderlo adesso, Piton non potrebbe mai impadronirsene e...»
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«Harry, non dobbiamo farci vedere!»
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«Come fai a sopportarlo?» chiese Harry aspramente. «Come fai a star lì a guardare e basta?» Esitò. «Vado a prendere il Mantello!»
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«Harry, no!»
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Hermione riuscì a trattenere Harry per i vestiti appena in tempo. Proprio in quel momento sentirono una canzone. Era Hagrid che saliva al castello, cantando a squarciagola e barcollando un po'. Aveva con sé una grossa bottiglia.
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«Visto?» sussurrò Hermione. «Visto che cosa sarebbe successo? Dobbiamo stare nascosti! No, Fierobecco!»
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L'Ippogrifo stava cercando disperatamente di raggiungere Hagrid. Anche Harry afferrò la corda, sforzandosi di trattenere Fierobecco. Seguirono con lo sguardo Hagrid che zigzagava verso il castello, un po' brillo. Fierobecco cessò di agitarsi e chinò il testone, malinconico.
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Pochi minuti dopo, le porte del castello si riaprirono e Piton uscì di corsa, diretto al Platano.
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Harry strinse i pugni mentre Piton si fermava vicino all'albero e gettava un'occhiata intorno. Poi Piton afferrò il Mantello e lo sollevò.
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«Giù quelle sudicie mani» sibilò Harry sottovoce.
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«Sst!»
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Piton afferrò il ramo che Lupin aveva usato per immobilizzare l'albero, premette il nodo e sparì indossando il Mantello.
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«Ecco fatto» disse Hermione piano. «Siamo tutti là sotto... e adesso dobbiamo solo aspettare di uscire...»
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Afferrò il capo della corda che legava Fierobecco e lo annodò con cura attorno all'albero più vicino, poi si sedette sul terreno asciutto e si abbracciò le gambe.
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«Harry, c'è una cosa che non capisco... perché i Dissennatori non hanno preso Sirius? Ricordo che sono arrivati, e poi credo di essere svenuta... ce n'erano tanti...»
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Anche Harry sedette. Raccontò quello che aveva visto: come, mentre il Dissennatore più vicino si chinava verso di lui, una grande sagoma d'argento era arrivata al galoppo attraverso il lago e aveva costretto tutti i Dissennatori alla fuga.
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Hermione rimase a bocca aperta.
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«Ma che cos'era?»
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«Poteva essere solo una cosa, per riuscire a mettere in fuga i Dissennatori» disse Harry. «Un vero Patronus. Uno potente».
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«Ma chi l'ha evocato?»
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Harry non disse nulla. Stava ripensando alla persona che aveva visto sull'altra riva del lago. Credeva di sapere chi fosse... ma com'era possibile?
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«Non hai visto com'era?» insistette Hermione. «Era uno dei nostri insegnanti?»
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«No» rispose Harry. «Non era un insegnante».
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«Ma doveva essere un mago molto potente per far fuggire tutti quei Dissennatori... Se il Patronus brillava tanto, non era illuminato anche in faccia? Non hai visto...»
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«Sì, l'ho visto» disse Harry lentamente. «Ma... forse me lo sono immaginato... ero confuso... sono svenuto subito dopo...»
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«Chi credevi che fosse?»
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«Credo...» Harry degluti, ben sapendo come sarebbe suonato strano quello che stava per dire. «Credo che fosse mio padre».
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Guardò Hermione e vide che lei lo guardava a bocca aperta con un misto di ansia e compassione.
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«Harry, tuo padre è... be'... è morto» disse piano.
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«Lo so» ribatté in fretta Harry.
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«Credi di aver visto il suo fantasma?»
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«Non lo so... no... sembrava vero...»
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«Ma allora...»
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«Forse era solo una visione» disse Harry. «Ma da quello che ho visto... sembrava proprio lui... ho delle foto di lui...»
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Hermione continuava a fissarlo come se fosse preoccupata per la sua salute mentale.
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«Lo so che sembra una follia» disse Harry in tono inespressivo. Si voltò a guardare Fierobecco che affondava il becco nel terreno, apparentemente in cerca di vermi. Ma il suo sguardo era assente.
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Stava pensando a suo padre, e ai suoi più vecchi amici... Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso... Quella notte erano tutti nel parco? Codaliscia era ricomparso proprio quella sera, quando tutti pensavano che fosse morto... era così impossibile che suo padre avesse fatto lo stesso? Era una visione, quella al di là del lago? La sagoma era troppo lontana per vedere distintamente... eppure si era sentito sicuro, per un attimo, prima di perdere i sensi...
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Le foglie sopra le loro teste frusciarono appena nella brezza. La luna
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spariva e riappariva dietro le nuvole di passaggio. Hermione sedeva con il viso rivolto al Platano, in attesa.
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E poi, alla fine, dopo più di un'ora...
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«Eccoci!» sussurrò Hermione.
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Lei e Harry si alzarono. Fierobecco levò il capo. Videro Lupin, Ron e Minus che uscivano barcollando dalla fessura tra le radici. Poi fu la volta di Hermione, poi di Piton, privo di sensi, che fluttuava stranamente. Poi arrivarono Harry e Black. Si misero tutti in cammino verso il castello.
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Il cuore di Harry prese a battere molto forte. Guardò il cielo. Da un momento all'altro quella nuvola si sarebbe spostata rivelando la luna...
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«Harry» mormorò Hermione, come se sapesse esattamente che cosa passava per la testa dell'amico, «dobbiamo stare tranquilli. Non dobbiamo farci vedere. Non possiamo fare niente...»
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«Allora dobbiamo permettere che Minus fugga di nuovo...» disse Harry piano.
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«Come credi di riuscire a trovare un topo al buio?» sbottò Hermione. «Non possiamo farci niente! Siamo tornati indietro per aiutare Sirius, non dobbiamo fare altro!»
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«D'accordo!»
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La luna spuntò da dietro la nuvola. Videro le piccole sagome nel prato fermarsi. Poi distinsero un movimento...
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«Ecco Lupin» sussurrò Hermione. «Si sta trasformando...»
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«Hermione!» esclamò all'improvviso Harry. «Dobbiamo muoverci!»
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«Non dobbiamo, ti ripeto...»
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«No, non per intervenire! Lupin sta per correre nella foresta, dritto verso di noi!»
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Hermione rimase senza fiato.
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«Presto!» gemette, correndo a slegare Fierobecco. «Presto! Dove andremo? Dove ci nasconderemo? I Dissennatori stanno per arrivare...»
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«Da Hagrid!» disse Harry. «Ora non c'è nessuno... andiamo!»
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Corsero il più veloce possibile, con Fierobecco che trottava dietro di loro. Sentirono il Lupo Mannaro ululare alle loro spalle...
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La capanna era in vista. Harry si lanciò verso la porta e la spalancò; Hermione e Fierobecco si precipitarono dentro; Harry li seguì di corsa e chiuse la porta col catenaccio. Thor, il cane di Hagrid, prese ad abbaiare forte.
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«Zitto, Thor, siamo noi!» disse Hermione affrettandosi a grattargli le orecchie per calmarlo. «C'è mancato poco!» disse a Harry.
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«Sì...»
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Harry guardò fuori dalla finestra. Da lì era molto più difficile vedere che cosa succedeva. Fierobecco parve molto felice di ritrovarsi in casa di Hagrid. Si sedette davanti al fuoco, ripiegò le ali con aria soddisfatta e si preparò a fare un bel sonnellino.
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«È meglio se esco, sai» disse Harry lentamente. «Non vedo niente... così non riusciremo a capire quando è ora...»
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Hermione lo guardò insospettita.
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«Non ho intenzione di fare nulla» disse Harry in fretta. «Ma se non vediamo che cosa succede, come faremo a sapere quando è ora di andare a liberare Sirius?»
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«Be'... d'accordo, allora... io ti aspetto qui con Fierobecco... ma Harry, fai attenzione... là fuori c'è un Lupo Mannaro... e i Dissenatori...»
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Harry uscì di nuovo e fece il giro della capanna. Sentì degli uggiolii lontani. I Dissennatori stavano accerchiando Sirius... lui e Hermione stavano per correre in suo aiuto...
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Harry guardò verso il lago, col cuore che gli batteva furiosamente. Chiunque fosse stato a mandare quel Patronus, sarebbe apparso da un momento all'altro.
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Per una frazione di secondo rimase lì, indeciso, davanti alla porta della capanna di Hagrid. Non devi farti vedere. Ma lui non voleva essere visto. Voleva capire... doveva sapere...
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Ed ecco i Dissennatori. Affioravano dall'oscurità da tutte le parti, scivolando attorno alle rive del lago... si allontanavano dal punto in cui si trovava Harry, andavano verso la riva opposta... non doveva avvicinarsi...
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Harry cominciò a correre. Non aveva alcun pensiero in testa, tranne che suo padre... se era lui... se era davvero lui... doveva sapere, doveva scoprirlo...
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Il lago si avvicinava sempre più, ma non c'era traccia di anima viva. Sulla riva opposta vide dei minuscoli barlumi d'argento: il suo tentativo di Patronus...
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C'era un cespuglio vicinissimo all'acqua. Harry vi si nascose e spiò con ansia tra le foglie. Sull'altra riva i barlumi d'argento si spensero all'improvviso. Paura ed eccitazione lo invasero... da un momento all'altro...
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«Dài!» mormorò senza distogliere lo sguardo. «Dove sei? Dài, papà...»
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Ma non venne nessuno. Harry alzò lo sguardo verso il cerchio di Dissennatori dall'altra parte del lago. Uno di loro si stava abbassando il cappuccio. Era ora che il salvatore apparisse... ma nessuno sarebbe corso in
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suo aiuto, questa volta...
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E poi fu tutto chiaro. Harry capì. Non aveva visto suo padre: aveva visto se stesso...
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Harry si lanciò fuori dal cespuglio ed estrasse la bacchetta.
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«EXPECTO PATRONUM!» urlò.
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E dalla punta della bacchetta esplose non una nuvola di vapore informe, ma un accecante, abbagliante animale d'argento. Harry socchiuse gli occhi per cercare di vedere cos'era. Sembrava un cavallo. Galoppava silenzioso allontanandosi da lui, attraverso la superficie nera del lago; lo vide abbassare il capo e caricare i Dissennatori che sciamavano... ora inseguiva le ombre nere sul terreno, e i Dissennatori cadevano all'indietro, si disperdevano, si ritiravano nell'oscurità... erano spariti.
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Il Patronus si voltò. Tornò al trotto verso Harry sulla superficie immobile dell'acqua. Non era un cavallo. Non era nemmeno un unicorno. Era un cervo. Risplendeva luminoso come la luna nel cielo... tornava verso di lui...
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Si fermò sulla riva. I suoi zoccoli non lasciavano tracce sul suolo morbido mentre guardava Harry con i grandi occhi d'argento. Lentamente, abbassò il capo sormontato dalle grandi corna. E Harry capì...
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«Ramoso» sussurrò.
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Ma mentre tendeva le dita tremanti verso la creatura, questa sparì.
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Harry rimase lì, con la mano ancora tesa. Poi, con un tuffo al cuore, sentì un rumore alle sue spalle: si voltò di scatto e vide Hermione che correva verso di lui, trascinando Fierobecco.
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«Che cos'hai fatto?» disse furiosa. «Avevi detto che guardavi e basta!»
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«Ho appena salvato la vita a tutti noi...» disse Harry. «Mettiti lì, dietro quel cespuglio... adesso ti spiego».
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Hermione ascoltò il racconto di Harry ancora una volta a bocca aperta.
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«Ti ha visto qualcuno?»
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«Sì, non mi hai sentito? Io mi sono visto! Va tutto bene!»
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«Harry, non ci posso credere... hai evocato un Patronus che ha cacciato via tutti quei Dissennatori! Questa è magia molto, molto avanzata...»
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«Questa volta sapevo che potevo farcela» disse Harry, «perché l'avevo già fatto... Ha senso tutto questo?»
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«Non so... Harry, guarda Piton!»
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Insieme spiarono oltre il cespuglio, verso l'altra riva. Piton era tornato in sé. Aveva fatto apparire delle barelle e vi sistemava i corpi inanimati di Harry, Hermione e Black. Una quarta barella, senza dubbio quella di Ron,
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fluttuava già al suo fianco. Poi, con la bacchetta tesa davanti a sé, le fece partire a mezz'aria in direzione del castello.
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«Va bene, è quasi ora» disse Hermione tesa, guardando l'orologio. «Ci restano circa quarantacinque minuti prima che Silente chiuda la porta dell'infermeria. Dobbiamo salvare Sirius e rientrare prima che qualcuno si accorga che non ci siamo...»
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Attesero, osservando le nuvole in viaggio riflesse nel lago, mentre il cespuglio accanto a loro sussurrava al vento. Fierobecco, annoiato, aveva ripreso a cercare vermi.
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«Credi che sia già lassù?» chiese Harry, controllando l'ora. Guardò verso il castello e prese a contare le finestre sulla destra della Torre Ovest.
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«Guarda!» mormorò Hermione. «Chi è quello? Qualcuno sta tornando indietro!»
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Harry fissò lo sguardo nell'oscurità. L'uomo correva sul prato, verso uno degli ingressi. Qualcosa di lucente brillava alla sua cintura.
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«Macnair!» esclamò Harry. «Il boia! Sta andando a chiamare i Dissennatori! Forza, Hermione...»
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Hermione posò le mani sulla groppa di Fierobecco e Harry l'aiutò. Poi appoggiò il piede su uno dei rami più bassi del cespuglio e si issò a cavalcioni davanti a lei. Prese la corda che penzolava dal collo dell'animale e la legò dall'altra parte del collare, ottenendo un paio di redini.
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«Sei pronta?» mormorò a Hermione. «È meglio se ti tieni...»
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Sferrò un colpo di talloni nei fianchi di Fierobecco.
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L'animale si levò dritto nel buio. Harry gli strinse i fianchi con le ginocchia, mentre le grandi ali si spalancavano potenti. Hermione si teneva molto stretta alla vita di Harry e sussurrava: «Oh, no... non mi piace... davvero, non mi piace...»
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Harry incitò Fierobecco. Volarono lentamente verso i piani alti del castello... Harry diede uno strattone alla corda, verso sinistra, e Fierobecco piegò da quella parte. Harry cercò di contare le finestre che scorrevano davanti a loro...
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«Whoa!» disse, tirando le redini più che poteva.
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Fierobecco rallentò e si ritrovarono immobili, a parte il fatto che continuavano ad andare su e giù mentre l'Ippogrifo agitava le ali per rimanere sospeso a mezz'aria.
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«Eccolo!» disse Harry riconoscendo Sirius mentre si alzavano verso la finestra. Si tese in avanti e, quando le ali di Fierobecco si abbassarono, ne approfittò per bussare forte sul vetro.
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Black alzò gli occhi e rimase sbalordito. Balzò dalla sedia, corse alla finestra e cercò di aprirla, ma era bloccata.
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«Stai indietro!» gli gridò Hermione, ed estrasse la bacchetta magica, reggendosi con la mano sinistra agli abiti di Harry. «Alohomora!»
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La finestra si spalancò.
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«Come... come...?» disse Black debolmente, guardando l'Ippogrifo.
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«Sali, non abbiamo molto tempo» disse Harry afferrando il collo sottile di Fierobecco per farlo star fermo. «Devi andartene di qui. Stanno arrivando i Dissennatori. Macnair è andato a chiamarli».
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Black si puntellò con le mani ai lati della finestra e si spinse fuori. Era una fortuna che fosse tanto magro. In un attimo riuscì a lanciare una gamba oltre il dorso di Fierobecco e a salire sull'Ippogrifo, dietro Hermione.
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«Vai, Fierobecco, su» disse Harry agitando la corda. «Su alla torre... dài!»
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Un solo battito delle ali possenti dell'Ippogrifo ed eccoli di nuovo in volo, all'altezza della cima della Torre Ovest. Fierobecco atterrò con uno scalpiccio sui bastioni, e Harry e Hermione scivolarono immediatamente giù dal suo dorso.
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«Sirius, è meglio se vai, presto» disse Harry ansimando. «Saranno nello studio di Vitious da un momento all'altro e scopriranno la tua fuga».
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Fierobecco raspò le pietre con la zampa, agitando la testa.
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«Che cosa è successo all'altro ragazzo, Ron?» chiese Sirius concitato.
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«Si rimetterà presto... è ancora privo di sensi, ma Madama Chips dice che lo farà star meglio. Presto... vai!»
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Ma Black continuava a guardare Harry.
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«Non potrò mai ringraziarti...»
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«VAI!» urlarono insieme Harry e Hermione.
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Black fece voltare Fierobecco verso il cielo aperto.
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«Ci rivedremo» disse. «Sei... davvero il figlio di tuo padre, Harry...»
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Colpì i fianchi di Fierobecco con i talloni; Harry e Hermione fecero un balzo indietro mentre le enormi ali si dispiegavano di nuovo. L'Ippogrifo prese il volo. Davanti agli occhi di Harry lui e il suo cavaliere diventarono sempre più piccoli, poi una nuvola passò davanti alla luna... e sparirono.
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