Harry si voltò a guardare Ron e Hermione. Nemmeno loro, a giudicare dall'espressione, avevano capito.
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«I Doni della Morte?»
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«Precisamente» confermò Xenophilius. «Mai sentiti? Non mi sorprende. Pochi, pochissimi maghi ci credono. Ne è prova quella testa di rapa al matrimonio di suo fratello» e fece un cenno a Ron, «che mi ha aggredito perché secondo lui esibivo il simbolo di un noto Mago Oscuro! Quanta ignoranza. Non c'È nulla di Oscuro nei Doni, almeno non in senso letterale. Si usa il simbolo semplicemente per rivelarsi agli altri credenti, nella speranza di aiutarsi nella Ricerca».
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Mescolò parecchie zollette di zucchero nel suo infuso di Radigorda e ne bevve un po'.
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«Mi spiace» mormorò Harry. «Continuo a non capire».
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Per educazione, bevve anche lui un sorso e quasi soffocò: quella roba era disgustosa, come se qualcuno avesse liquefatto delle Gelatine Tuttigusti+1
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alle caccole.
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«Be', vede, i credenti ricercano i Doni della Morte» spiegò Xenophilius schioccando le labbra, deliziato dalla bevanda.
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«Ma che cosa sono i Doni della Morte?» chiese Hermione.
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Xenophilius posò la tazza vuota.
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«Suppongo che conosciate tutti 'La Storia dei Tre Fratelli'».
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Harry rispose di no, ma Ron e Hermione dissero di sì.
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«Bene bene, signor Potter, tutto comincia con 'La Storia dei Tre Fratelli'... devo averne una copia da qualche parte...»
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Fece vagare lo sguardo nella stanza, tra le pile di libri e pergamene, ma
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Hermione intervenne: «Ho io una copia, signor Lovegood, eccola».
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E tirò fuori Le Fiabe di Beda il Bardo dalla borsetta di perline. «L'originale?» domandò brusco il signor Lovegood, e quando lei annuì, continuò: «Be', allora perché non la legge ad alta voce? è il modo migliore per assicurarsi che capiamo tutti».
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«Ehm... d'accordo» rispose Hermione, nervosa. Aprì il libro e Harry vide in cima alla pagina il simbolo su cui stavano indagando. Lei tossicchiò e cominciò.
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«'C'erano una volta tre fratelli che viaggiavano lungo una strada tortuosa e solitaria al calar del sole...'»
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«Mezzanotte, diceva sempre la mamma» osservò Ron, che si era messo comodo, le braccia dietro la testa, per ascoltare. Hermione gli rivolse uno sguardo irritato.
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«Scusa, è solo che se dici mezzanotte fa più paura» aggiunse lui.
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«Già, perché abbiamo proprio bisogno di un po' più di terrore nella nostra vita» commentò Harry senza riuscire a trattenersi. Xenophilius non ci badò; fissava il cielo oltre la finestra. «Vai avanti, Hermione».
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«'Dopo qualche tempo, i fratelli giunsero a un fiume troppo profondo per guadarlo e troppo pericoloso per attraversarlo a nuoto. Tuttavia erano versati nelle arti magiche, e così bastò loro agitare le bacchette per far comparire un ponte sopra le acque infide. Ne avevano percorso metà quando si trovarono il passo sbarrato da una figura incappucciata.
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«'E la Morte parlò...'»
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«Scusa» la interruppe Harry, «hai detto 'la Morte parlò'?»
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«È una fiaba, Harry!»
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«Sì, scusa. Vai avanti».
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«'E la Morte parlò a loro. Era arrabbiata perché tre nuove vittime l'avevano appena imbrogliata: di solito i viaggiatori annegavano nel fiume. Ma
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la Morte era astuta. Finse di congratularsi con i tre fratelli per la loro magia e disse che ciascuno di loro meritava un premio per essere stato tanto abile da sfuggirle.
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«'Così il fratello maggiore, che era un uomo bellicoso, chiese una bacchetta più potente di qualunque altra al mondo: una bacchetta che facesse vincere al suo possessore ogni duello, una bacchetta degna di un mago che aveva battuto la Morte! Così la Morte si avvicinò a un albero di sambuco sulla riva del fiume, prese un ramo e ne fece una bacchetta, che diede al fratello maggiore.
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«'Il secondo fratello, che era un uomo arrogante, decise che voleva umiliare ancora di più la Morte e chiese il potere di richiamare altri dalla Morte. Così la Morte raccolse un sasso dalla riva del fiume e lo diede al secondo fratello, dicendogli che quel sasso aveva il potere di riportare in vita i morti.
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«'Infine la Morte chiese al terzo fratello, il minore, che cosa desiderava. Il fratello più giovane era il più umile e anche il più saggio dei tre, e non si fidava della Morte. Perciò chiese qualcosa che gli permettesse di andarsene senza essere seguito da lei. E la Morte, con estrema riluttanza, gli consegnò il proprio Mantello dell'Invisibilità'».
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«La Morte possiede un Mantello dell'Invisibilità?» intervenne di nuovo Harry.
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«Così può sorprendere la gente» spiegò Ron. «A volte si stufa di correrle dietro, agitando le braccia e strillando... scusa, Hermione».
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«'Poi la Morte si scansò e consentì ai tre fratelli di continuare il loro cammino, e così essi fecero, discutendo con meraviglia dell'avventura che avevano vissuto e ammirando i premi che la Morte aveva loro elargito.
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«'A tempo debito i fratelli si separarono e ognuno andò per la sua strada.
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«'Il primo fratello viaggiò per un'altra settimana o più, e quando ebbe raggiunto un lontano villaggio andò a cercare un altro mago con cui aveva da tempo una disputa. Armato della Bacchetta di Sambuco, non poté mancare di vincere il duello che segui. Lasciò il nemico a terra, morto, ed entrò in una locanda, dove si vantò a gran voce della potente bacchetta che aveva sottratto alla Morte in persona e di come essa l'aveva reso invincibile.
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«'Quella stessa notte, un altro mago si avvicinò furtivo al giaciglio dove dormiva il primo fratello, ubriaco fradicio. Il ladro rubò la bacchetta e per buona misura tagliò la gola al fratello più anziano.
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«'E fu così che la Morte chiamò a sé il primo fratello.
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«'Nel frattempo, il secondo fratello era tornato a casa propria, dove viveva solo. Estrasse la pietra che aveva il potere di richiamare in vita i defunti e la girò tre volte nella mano. Con sua gioia e stupore, la figura della fanciulla che aveva sperato di sposare prima della di lei prematura morte gli apparve subito davanti.
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«'Ma era triste e fredda, separata da lui come da un velo. Anche se era tornata nel mondo dei mortali, non ne faceva veramente parte e soffriva. Alla fine il secondo fratello, reso folle dal suo disperato desiderio, si tolse la vita per potersi davvero riunire a lei.
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«'E fu così che la Morte chiamò a sé il secondo fratello.
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«'Ma sebbene la Morte avesse cercato il terzo fratello per molti anni, non riuscì mai a trovarlo. Fu solo quando ebbe raggiunto una veneranda età che il fratello più giovane si tolse infine il Mantello dell'Invisibilità e lo regalò a suo figlio. Dopodiché salutò la Morte come una vecchia amica e andò lieto con lei, da pari a pari, congedandosi da questa vita'».
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Hermione chiuse il libro. Passò qualche istante prima che Xenophilius si rendesse conto che aveva smesso di leggere. Distolse lo sguardo dalla finestra e commentò: «Be', ecco qua».
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«Come, scusi?» chiese Hermione, disorientata.
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«Questi sono i Doni della Morte» rispose Xenophilius.
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Prese una piuma da un tavolo ingombro lì accanto e sfilò un pezzo di pergamena strappata che sbucava da una catasta di libri.
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«La Bacchetta di Sambuco» disse, e disegnò una linea verticale. «La
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Pietra della Resurrezione» e aggiunse un cerchio sopra la linea. «Il Mantello dell'Invisibilità» e racchiuse linea e cerchio in un triangolo, a formare il simbolo che aveva tanto affascinato Hermione. «Insieme» concluse, «i Doni della Morte».
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«Ma nella storia non compaiono mai le parole 'Doni della Morte'» obiettò Hermione.
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«Be', certo che no» spiegò Xenophilius, fastidiosamente compiaciuto. «È una fiaba per bambini, che si racconta per divertire più che per istruire. Chi comprende questi argomenti, tuttavia, riconosce che l'antica fiaba si riferisce ai tre oggetti, o Doni, che riuniti faranno del possessore il padrone della Morte».
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Calò un breve silenzio. Xenophilius guardò di nuovo fuori dalla finestra. Il sole era già basso.
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«Luna ormai dovrebbe aver preso abbastanza Plimpi» disse tranquilla
mente.
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«Quando dice 'padrone della Morte'...» cominciò Ron.
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«Padrone» ripeté Xenophilius, sventolando la mano con fare sprezzante.
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«Conquistatore. Vincitore. Come preferisce».
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«Ma allora... secondo lei...» Hermione cercava le parole e Harry capì che stava tentando di non far trasparire il minimo scetticismo «questi oggetti questi Doni esistono davvero?»
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Xenophilius inarcò di nuovo le sopracciglia.
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«Be', ma certo».
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«Ma» riprese Hermione, e Harry avvertì che il suo autocontrollo cominciava a incrinarsi, «signor Lovegood, come è possibile che lei creda...» «Luna mi ha raccontato tutto di lei, signorina» la interruppe Xenophilius. «Da quel che ho capito lei non è priva d'intelligenza, ma tristemente limitata. Chiusa. Di vedute ristrette».
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«Forse dovresti provarti quel cappello, Hermione» suggerì Ron, accennando al ridicolo copricapo, la voce rotta nel tentativo di trattenere le risate.
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«Signor Lovegood» ricominciò Hermione, «sappiamo tutti che esistono cose come i Mantelli dell'Invisibilità. Sono rari, ma esistono. Però...»
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«Ah, però il terzo Dono è un vero Mantello dell'Invisibilità, signorina Granger! Voglio dire, non è un mantello da viaggio intriso di un Incantesimo di Disillusione, o rivestito da una Fattura Abbacinante, o tessuto con lana di Camuflone, che all'inizio riuscirà a celare chi lo indossa ma con gli anni sbiadirà fino a diventare opaco. Stiamo parlando di un mantello che rende chi lo indossa completamente, veramente invisibile, e dura in eterno, fornendo una dissimulazione costante e impenetrabile, quali che siano gli incantesimi che gli vengono scagliati contro. Quanti mantelli del genere ha mai visto, signorina Granger?»
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Hermione aprì la bocca per rispondere, poi la richiuse, più confusa che mai. Lei, Harry e Ron si scambiarono un'occhiata e Harry capì che stavano tutti pensando la stessa cosa. Si dava il caso che un mantello esattamente uguale alla descrizione di Xenophilius si trovasse in quella stanza in quel preciso istante.
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«Già» continuò Xenophilius, come se li avesse sconfitti con un ragionamento stringente. «Nessuno di voi ha mai visto una cosa del genere. Il possessore sarebbe incommensurabilmente ricco, no?»
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Guardò di nuovo fuori dalla finestra. Il cielo era venato di una debolissima traccia di rosa.
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«D'accordo» concesse Hermione, turbata. «Diciamo che il Mantello è esistito... e la Pietra, signor Lovegood? Quella che lei chiama la Pietra della Resurrezione?»
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«Cosa?»
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«Be', come può essere vera?»
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«Mi dimostri che non esiste» rispose Xenophilius.
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Hermione parve offesa.
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«Ma È... mi scusi, ma è assolutamente ridicolo! Com'È possibile dimostrare che qualcosa non esiste? Vuole che mi procuri tutti... tutti i sassi del mondo e li metta alla prova? Voglio dire, si può sostenere che qualunque cosa è vera se l'unica prova è che nessuno ha dimostrato che non esiste!»
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«Ecco, ecco» gongolò Xenophilius. «Sono lieto di vedere che sta aprendo un po' la mente».
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«E la Bacchetta di Sambuco» s'intromise Harry prima che Hermione potesse ribattere, «lei crede che esista anche quella?»
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«Oh, be', in questo caso ci sono innumerevoli prove» rispose Xenophilius. «La Bacchetta di Sambuco è il Dono più facile da rintracciare, per come passa di mano in mano».
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«Ovvero?» chiese Harry.
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«Ovvero, il possessore della Bacchetta deve vincerla al proprietario precedente, se vuole esserne il vero padrone» spiegò Xenophilius. «Avrete certamente saputo di come la Bacchetta passò a Egbert l'Egregio, dopo che uccise Emeric il Maligno. E di come Godelot morì nelle proprie segrete dopo che il figlio Hereward gli ebbe tolto la Bacchetta. O del terribile Loxias, che prese la Bacchetta a Barnabas Deverill, dopo averlo assassinato. La scia di sangue della Bacchetta di Sambuco attraversa le pagine della storia magica».
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Harry guardò Hermione. Lei stava fissando rabbuiata Xenophilius, ma non lo contraddisse.
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«Allora, dove crede che si trovi la Bacchetta di Sambuco adesso?» chiese Ron.
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«AhimÈ, chi può dirlo?» sospirò Xenophilius, sempre rivolto alla finestra. «Chi sa dove si cela la Bacchetta di Sambuco? Le tracce si perdono con Arcus e Livius. Chi sa dire quale dei due sconfisse davvero Loxias e quale prese la Bacchetta? E chi può averli sconfitti? La storia, ahimÈ, non ce lo racconta».
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Una pausa. Infine Hermione, ostinata, domandò: «Signor Lovegood, la famiglia Peverell ha per caso a che fare con i Doni della Morte?»
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Xenophilius sembrò colto di sorpresa mentre qualcosa prese ad agitarsi nella memoria di Harry, qualcosa che non riusciva a focalizzare. Peverell... aveva già sentito quel nome...
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«Ma allora lei mi ha tratto in inganno, signorina!» esclamò Xenophilius, raddrizzando la schiena e strabuzzando gli occhi. «Io credevo che lei fosse all'oscuro della Ricerca dei Doni! Molti di noi Ricercatori sono convinti che i Peverell abbiano tutto tutto! a che fare con i Doni!»
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«Chi sono i Peverell?» chiese Ron.
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«Era il nome sulla tomba con il simbolo, a Godric's Hollow» spiegò Hermione, senza staccare gli occhi da Xenophilius. «Ignotus Peverell».
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«Esatto!» Xenophilius alzò l'indice con pedanteria. «Il simbolo dei Doni della Morte sulla tomba di Ignotus è una prova lampante!»
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«Di cosa?» domandò Ron.
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«Be', del fatto che i tre fratelli della storia erano davvero i tre fratelli Peverell, Antioch, Cadmus e Ignotus! Che furono i primi possessori dei Doni!»
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Con un'altra occhiata alla finestra si alzò, prese il vassoio e andò verso la scala a chiocciola.
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«Vi fermate a cena?» gridò, e sparì di sotto. «Tutti ci chiedono sempre la nostra ricetta della zuppa di Plimpi d'Acqua Dolce».
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«Probabilmente per portarla al Reparto Avvelenamento del San Mungo» bisbigliò Ron.
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Harry aspettò di sentire Xenophilius muoversi in cucina prima di parlare.
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«Cosa ne pensi?» chiese a Hermione.
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«Oh, Harry» rispose lei stancamente, «È solo un gran mucchio di sciocchezze. Non può essere il vero significato del simbolo. è solo la sua stravagante opinione. Che perdita di tempo».
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«In effetti, questo è l'uomo che ha rivelato al mondo l'esistenza dei Ricciocorni Schiattosi» commentò Ron.
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«Neanche tu ci credi?» gli domandò Harry.
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«Ma va', è una di quelle fiabe che si raccontano ai bambini per fargli la predica, no? 'Non cacciarti nei guai, non attaccar briga, non impicciarti di cose che è meglio lasciar stare! Giù la testa, fatti i fatti tuoi e andrà tutto bene'. Adesso che ci penso» aggiunse Ron, «forse è la ragione per cui si dice che le bacchette di sambuco portano sfortuna».
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«Come sarebbe?»
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«Una di quelle superstizioni, sai. 'Le streghe di maggio sposano Babba
ni'. 'Sortilegio al tramonto, a mezzanotte è infranto'. 'Bacchetta di sambuco, non cavi un ragno dal buco'. Le avrete sentite, queste cose. Mia mamma ne sa un milione».
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«Io e Harry siamo stati cresciuti da Babbani» gli ricordò Hermione, «ci hanno insegnato proverbi diversi». Sospirò, mentre un odore pungente saliva dalla cucina. La sola cosa buona della sua irritazione verso Xenophilius era che le aveva fatto dimenticare di essere arrabbiata con Ron. «Hai ragione» gli disse. «È solo una favola morale, è chiaro qual era il Dono migliore, quello che bisognava scegliere...»
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I tre finirono la frase nello stesso momento; Hermione disse «il Mantello», Ron «la Bacchetta» e Harry «la Pietra».
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Si guardarono, a metà tra il sorpreso e il divertito.
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«La fiaba vuole farti dire il Mantello» spiegò Ron a Hermione, «ma non c'È bisogno di essere invisibili se si possiede la Bacchetta. Una bacchetta invincibile, Hermione, dai!»
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«Ce l'abbiamo già, un Mantello dell'Invisibilità» commentò Harry.
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«E ci ha aiutato parecchio, nel caso non l'avessi notato!» puntualizzò Hermione. «Mentre la Bacchetta non farebbe che attirare guai...»
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«... solo se vai in giro a parlarne» obiettò Ron. «Solo se sei così idiota da ballare sventolandola sopra la testa e cantando 'Io ho una bacchetta invincibile, venite a provare se avete il coraggio'. Ma se tieni la bocca chiusa...»
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«Sì, ma tu sapresti tenere la bocca chiusa?» gli chiese Hermione, scettica. «Sai, la sola cosa vera che ci ha detto è che le storie di bacchette superpotenti circolano da centinaia di anni».
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«Davvero?» chiese Harry.
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Hermione era esasperata: la sua espressione era così irresistibilmente familiare che Harry e Ron si scambiarono un sorriso.
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«La Stecca della Morte, la Bacchetta del Destino saltano fuori con nomi diversi da secoli. Di solito sono proprietà di un Mago Oscuro che se ne vanta. Il professor Ru?f ne ha citate un po', ma... insomma, sono tutte stupidaggini. Le bacchette sono potenti quanto i maghi che le usano e basta. Ad alcuni maghi piace vantarsi che la loro è più grande e migliore di quelle degli altri».
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«Ma come fai a dire» insisté Harry «che quelle bacchette la Stecca della Morte e la Bacchetta del Destino non sono la stessa bacchetta che rispunta da un secolo all'altro con un nome diverso?»
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«E alla fine sarebbero tutte la Bacchetta di Sambuco fatta dalla Morte?»
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chiese Ron.
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Harry rise: la strana idea che gli era venuta in mente era assurda. La sua bacchetta, ricordò a se stesso, era di agrifoglio, non di sambuco, ed era stata fabbricata da Olivander, qualunque cosa avesse compiuto la notte che Voldemort l'aveva inseguito. E se fosse stata invincibile, come avrebbe potuto spezzarsi?
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«Allora perché tu sceglieresti la Pietra?» gli domandò Ron.
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«Be', se si potessero riportare indietro le persone, potremmo riavere Sirius, Malocchio... Silente... i miei genitori...»
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Né Ron né Hermione sorrisero.
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«Ma, secondo Beda il Bardo, non vorrebbero tornare, no?» continuò Harry, ripensando al racconto che avevano appena ascoltato. «Non credo che esistano molte altre storie che parlano di una pietra che risveglia i morti, vero?» chiese a Hermione.
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«No» rispose lei, triste. «Credo che nessun altro a parte il signor Lovegood possa illudersi che sia possibile. Beda probabilmente ha preso l'ispirazione dalla Pietra Filosofale; cioÈ, invece di una pietra che ti rende immortale, una pietra che revoca la morte».
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L'odore proveniente dalla cucina si fece più intenso: faceva pensare a mutande bruciate. Harry si chiese se sarebbe riuscito a mangiare abbastanza del piatto che Xenophilius stava preparando per non offenderlo.
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«E il Mantello, allora?» riprese Ron. «Ha ragione, no? Io mi sono così abituato al Mantello di Harry e al suo potere che non ci ho mai pensato. Non ho mai sentito parlare di un Mantello come quello di Harry. è infallibile. Non ci hanno mai beccati quando ce l'avevamo addosso...»
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«Ovvio. Siamo invisibili quando lo indossiamo, Ron!»
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«Ma le cose che ha detto sugli altri mantelli, e non è che li vendono a dieci per uno zellino, be', sono vere! Non mi era mai venuto in mente, ma ho sentito parlare degli incantesimi che evaporano dai mantelli quando invecchiano, o di certe maledizioni che li strappano e ci fanno dei buchi. Quello di Harry era di suo padre, quindi non è proprio nuovissimo, ma È... perfetto!»
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«Sì, va bene, Ron, ma la Pietra...»
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Mentre i due discutevano sottovoce, Harry vagava per la stanza, ascoltando solo distrattamente. Andò alla scala a chiocciola, alzò lo sguardo e sussultò. La sua faccia lo guardava dal soffitto della stanza di sopra.
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Dopo un attimo di smarrimento, capì che non era uno specchio, ma un dipinto. Incuriosito, salì per le scale.
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«Harry, cosa fai? Non credo che dovresti guardare in giro se lui non è qui!»
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Ma Harry era già al piano superiore.
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Luna aveva affrescato il soffitto della sua stanza con cinque ritratti, dipinti con cura e talento: Harry, Ron, Hermione, Ginny e Neville. Non si muovevano come quelli di Hogwarts, ma possedevano comunque una certa magia: pareva che respirassero. Attorno ai volti s'intrecciavano quelle che a prima vista sembravano sottili catene d'oro, ma guardando meglio Harry si rese conto che si trattava di una sola parola, ripetuta un migliaio di volte in vernice dorata: amici... amici... amici...
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Harry provò un gran moto di affetto per Luna. Osservò la stanza. Accanto al letto c'era una grande foto che ritraeva Luna da piccola con una donna che le somigliava molto. Erano abbracciate. Harry non aveva mai visto Luna così curata. La foto era coperta di polvere. La cosa gli parve strana. Si guardò intorno.
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Qualcosa non andava. Anche la moquette azzurro chiaro era impolverata. L'armadio aveva le ante socchiuse e al suo interno non c'erano vestiti. Il letto aveva un'aria fredda, come se non fosse stato usato da settimane. Una sola ragnatela era tesa sulla finestra più vicina, sullo sfondo di un cielo rosso sangue.
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«Cosa c'È che non va?» gli chiese Hermione quando lui scese le scale, ma prima che potesse rispondere, Xenophilius risalì dalla cucina, reggendo un vassoio questa volta carico di ciotole.
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«Signor Lovegood» gli domandò Harry, «dov'È Luna?» «Prego?»
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«Dov'È Luna?»
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Xenophilius si bloccò sull'ultimo gradino.
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«Ve... ve l'ho già detto. è giù al Ponte Basso a pescare Plimpi».
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«Allora come mai ha preparato solo per quattro?»
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Xenophilius tentò di parlare, ma non ci riuscì. Gli unici rumori erano il clangore continuo della pressa e il tintinnio del vassoio tra le sue mani tremanti.
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«Secondo me Luna manca da settimane» dichiarò Harry. «I suoi vestiti non ci sono, il letto è intatto. Dov'È? E perché continua a guardare fuori dalla finestra?»
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Xenophilius lasciò cadere il vassoio; le ciotole s'infransero. Harry, Ron e Hermione sfoderarono le bacchette: Xenophilius si immobilizzò, la mano pronta a infilarsi in tasca. In quel momento la pressa sparò un botto frago
roso e varie copie del Cavillo scivolarono sul pavimento da sotto la tovaglia; la macchina finalmente tacque.
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Hermione si chinò a prendere una rivista, la bacchetta ancora puntata contro il signor Lovegood.
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«Harry, guarda qui».
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Harry si fece largo tra il disordine più veloce che poté. In prima pagina c'era la sua foto, sormontata dalle parole 'Indesiderabile Numero Uno', e la didascalia riportava l'esatto ammontare della taglia.
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«Il Cavillo ha cambiato linea editoriale, allora?» chiese Harry gelido. La sua mente lavorava veloce. «È questo che ha fatto quando è sceso in giardino, signor Lovegood? Ha spedito un gufo al Ministero?»
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Xenophilius si passò la lingua sulle labbra.
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«Hanno preso la mia Luna» sussurrò. «Per quello che ho pubblicato. Hanno preso la mia Luna e io non so dov'È, che cosa le hanno fatto. Ma forse me la restituiranno se io... se io...»
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«Consegna Harry?» concluse per lui Hermione.
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«Non se ne parla» tagliò corto Ron. «Si tolga di mezzo, ce ne andiamo». Xenophilius aveva un aspetto spaventoso, era invecchiato di un secolo, la bocca contratta in un sorrisetto orrendo.
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«Saranno qui da un momento all'altro. Devo salvare Luna. Non posso perdere Luna. Non dovete andar via».
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Allargò le braccia davanti alla scala e Harry ebbe la visione improvvisa di sua madre che faceva lo stesso gesto davanti a un lettino.
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«Non ci costringa a farle del male» disse. «Si sposti, signor Lovegood». «HARRY!» urlò Hermione.
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Al di là delle finestre sfrecciavano sagome in sella a manici di scopa.
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Mentre i tre amici non lo guardavano, Xenophilius estrasse la bacchetta. Harry si accorse del loro errore appena in tempo: si lanciò di lato, spingendo Ron e Hermione al sicuro mentre lo Schiantesimo di Xenophilius attraversava la stanza e colpiva il corno di Erumpent.
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Ci fu un'esplosione colossale. Il fragore squassò la stanza: frammenti di legno e carta e detriti schizzarono ovunque, in una nube impenetrabile di densa polvere bianca. Harry volò per aria, poi cadde a terra, accecato dalla pioggia di calcinacci, le braccia sopra la testa. Sentì lo strillo di Hermione, l'urlo di Ron e una serie di orribili rumori metallici, che gli dissero che Xenophilius era stato scagliato giù per la scala a chiocciola.
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Semisepolto dai detriti, cercò di alzarsi: riusciva a stento a respirare e a vedere per via della polvere. Il soffitto era crollato in gran parte e dal buco
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penzolavano i piedi del letto di Luna. Il busto di Priscilla Corvonero, senza metà del volto, giaceva accanto a lui; foglietti di pergamena strappata svolazzavano nell'aria e la macchina tipografica era rovesciata su un fianco, bloccando l'apertura delle scale che scendevano in cucina. Poi un'altra figura bianca si mosse lì vicino e Hermione, ricoperta di polvere come una seconda statua, si premette un dito sulle labbra.
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La porta di sotto si aprì con uno schianto.
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«Non te l'avevo detto che non c'era fretta, Travers?» disse una voce aspra. «Che questo svitato farneticava come al solito?»
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Un colpo e un urlo di dolore. Era di Xenophilius.
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«No... no... di sopra... Potter!»
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«Te l'ho detto la settimana scorsa, Lovegood, che dovevi chiamarci solo se avevi informazioni fondate! Ti ricordi la settimana scorsa? Quando volevi scambiare tua figlia con quello stupido copricapo? E la settimana prima...» un altro colpo, un altro gemito «... quando pensavi che te l'avremmo restituita se ci avessi dimostrato che i Ricciocomi...» bang «Schiattosi» bang «esistono?»
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«No... no... vi supplico!» piagnucolò Xenophilius. «È davvero Potter! Davvero!»
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«E adesso salta fuori che ci hai chiamato solo per farci saltare in aria!» ruggì il Mangiamorte. Seguì una raffica di colpi intercalati dagli urli di dolore di Xenophilius.
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«Questo posto sta per crollare, Selwyn» osservò una seconda voce glaciale, che rimbombò su per la scala semidistrutta. «La scala è bloccata. Provo a sgombrarla? Potrebbe tirar giù tutto».
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«Tu, pezzo di bugiardo» urlò Selwyn. «Non hai mai visto Potter in vita tua, vero? Pensavi di attirarci qui per ucciderci, eh? E credi di riavere tua figlia, così?»
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«Giuro... giuro... Potter è di sopra!»
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«Homenum revelio» disse la voce ai piedi delle scale.
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Harry udì Hermione trattenere il fiato ed ebbe la strana sensazione che qualcosa gli volasse addosso, avvolgendo il suo corpo nella propria ombra. «C'È davvero qualcuno lassù, Selwyn» osservò il secondo uomo in tono brusco.
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«È Potter, vi dico che è Potter!» singhiozzò Xenophilius. «Vi prego... vi prego... ridatemi Luna, lasciatemi Luna...»
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«Potrai riavere la tua ragazzina, Lovegood» ribatté Selwyn, «se sali e mi riporti giù Harry Potter. Ma se è una trappola, se è un trucco, se hai un
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complice che ci aspetta di sopra, vedremo se riusciremo a risparmiare un pezzetto di tua figlia perché tu possa seppellirla».
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Xenophilius lanciò un ululato di paura e disperazione. Si udirono dei passi e un raschiare frenetico; Xenophilius cercava di arrampicarsi su per la scala fra i detriti.
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«Andiamo» bisbigliò Harry, «dobbiamo uscire di qui».
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Cominciò a togliersi di dosso i calcinacci approfittando del rumore che faceva Xenophilius. Ron era più incastrato e cercava di sollevare un pesante cassettone che gli bloccava le gambe. Harry e Hermione si mossero più piano che poterono sulle rovine per avvicinarsi a lui. Mentre i colpi e i raschi di Xenophilius si avvicinavano sempre più, Hermione riuscì a liberare Ron con un Incantesimo di Librazione.
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«Bene» sussurrò. La pressa rotta che bloccava la cima delle scale cominciò a vibrare: Xenophilius era a pochi metri da loro. Hermione era ancora tutta bianca di polvere. «Ti fidi di me, Harry?»
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Harry annuì.
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«Allora d'accordo» mormorò lei, «dammi il Mantello dell'Invisibilità. Ron, mettitelo».
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«Io? Ma Harry...»
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«Ti prego, Ron! Harry, stringi forte la mia mano. Ron, attaccati alla mia spalla».
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Harry tese la mano sinistra. Ron svanì sotto il Mantello. La pressa che ostruiva le scale traballava: Xenophilius cercava di spostarla con un Incantesimo di Librazione. Harry non capiva che cosa stesse aspettando Hermione.
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«Tenetevi forte» sussurrò lei. «Tenetevi forte... ci siamo quasi...»
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Il volto pallidissimo di Xenophilius apparve sopra la credenza. «Oblivion!» gridò Hermione, puntando la bacchetta prima sul suo viso, poi sul pavimento: «Deprimo!»
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Nel pavimento del salotto si aprì un buco. Caddero come massi, Harry sempre aggrappato alla mano di Hermione. Un urlo dal basso, e lui intravide due uomini che tentavano di fuggire da una frana di detriti e mobili rotti. Hermione si avvitò a mezz'aria e il rombo della casa che crollava echeggiò nelle orecchie di Harry mentre lei lo trascinava di nuovo nel buio.
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