Harry cadde ansimando sull'erba e si rialzò subito. Erano atterrati nell'angolo di un campo al crepuscolo; Hermione già correva in cerchio attorno a loro, agitando la bacchetta.
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«Protego totalum... Salvio hexia...»
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«Quella vecchia canaglia, quel traditore!» borbottò Ron col fiato corto. Sbucò da sotto il Mantello dell'Invisibilità e lo gettò a Harry. «Hermione, sei un genio, un genio assoluto, non posso credere che ne siamo usciti!»
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«Cave inimicum... non avevo detto che era un corno di Erumpent? Gliel'avevo detto. E adesso gli è saltata in aria la casa!»
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«Ben gli sta» sentenziò Ron, guardandosi i jeans laceri e i tagli alle gambe. «Secondo te cosa gli faranno?»
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«Oh, spero che non lo uccidano!» gemette Hermione. «È per quello che ho voluto che i Mangiamorte vedessero Harry prima di venir via, così almeno sapevano che Xenophilius non aveva mentito!»
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«E perché hai nascosto me, però?» chiese Ron.
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«Tu dovresti essere a letto con la spruzzolosi, Ron! Hanno rapito Luna perché suo padre sosteneva Harry! Che cosa farebbero alla tua famiglia se sapessero che sei con lui?»
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«E i tuoi, allora?»
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«Sono in Australia» rispose Hermione. «Dovrebbero essere al sicuro. Non sanno nulla».
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«Sei un genio» ripeté Ron, in soggezione.
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«Sì, davvero, Hermione» concordò Harry convinto, «non so come faremmo senza di te».
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Lei fece un gran sorriso, ma tornò subito seria.
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«E Luna?»
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«Be', se hanno detto la verità ed è ancora viva...» cominciò Ron.
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«Non dirlo nemmeno!» squittì Hermione. «Deve essere viva, deve!» «Allora sarà ad Azkaban, suppongo» continuò Ron. «Se sopravviverà a quel posto, però... in tanti non ce la fanno...»
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«Lei sì» tagliò corto Harry. Non sopportava nemmeno l'idea del contrario. «È forte, Luna, molto più forte di quanto sembri. Probabilmente sta insegnando ai compagni di cella tutto quello che sa su Gorgosprizzi e Nargilli».
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«Speriamo» sospirò Hermione. Si passò una mano sugli occhi. «Mi dispiacerebbe tanto per Xenophilius se...»
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«... se non avesse appena tentato di venderci ai Mangiamorte, certo» concluse Ron.
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Montarono la tenda e vi entrarono. Ron preparò il tÈ. Dopo la miracolosa fuga, quel vecchio riparo muffo e pieno di spifferi sapeva di casa, era sicuro, familiare e confortevole.
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«Oh, perché ci siamo andati?» piagnucolò Hermione dopo qualche istante di silenzio. «Harry, avevi ragione, è stata un'altra Godric's Hollow, una totale perdita di tempo! I Doni della Morte... tutte sciocchezze... anche se» un pensiero improvviso la colpì «potrebbe essersi inventato tutto, no? Probabilmente non crede nemmeno ai Doni della Morte, voleva solo trattenerci fino all'arrivo dei Mangiamorte!»
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«Non penso» obiettò Ron. «Inventarsi le cose sotto stress è molto più difficile di quanto si immagini. Me ne sono accorto quando mi hanno beccato quei Ghermidori. è stato molto più facile fingere di essere Stan, perché sapevo qualcosa di lui, che inventarmi un'identità dal nulla. Il vecchio Lovegood era molto teso. Secondo me ci ha detto la verità, o quella che crede la verità, per trattenerci».
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«Be', non è importante» sospirò Hermione. «Anche se era sincero, non ho mai sentito tante stupidaggini in vita mia».
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«Aspetta, però» ribatté Ron. «Anche la Camera dei Segreti doveva essere una leggenda, no?»
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«Ma i Doni della Morte non possono esistere, Ron!»
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«Continui a ripeterlo, ma uno esiste» insisté Ron. «Il Mantello dell'Invisibilità di Harry...»
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«'La Storia dei Tre Fratelli' è una fiaba» sentenziò Hermione. «Una fiaba sulla paura della morte. Se per sopravvivere bastasse nascondersi sotto il Mantello dell'Invisibilità, avremmo già tutto quello che ci occorre!»
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«Non so. Una bacchetta invincibile potrebbe farci comodo» mormorò Harry, rigirandosi tra le dita quella di prugnolo che gli piaceva così poco.
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«Ma non esiste, Harry!»
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«Hai detto che ci sono state un mucchio di bacchette, la Stecca della Morte e tutte le altre...»
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«Va bene, anche se vuoi convincerti che la Bacchetta di Sambuco esiste, come la mettiamo con la Pietra della Resurrezione?» Le dita di Hermione disegnarono virgolette attorno al nome e il suo tono trasudava sarcasmo. «Non c'È magia che possa destare i morti, e questo è quanto!»
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«Quando la mia bacchetta si è connessa con quella di Tu-Sai-Chi, ha fatto apparire mia mamma e mio papà... e Cedric...»
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«Ma non sono veramente tornati» obiettò Hermione. «Quelle specie di... di pallide imitazioni non sono come riportare veramente in vita qualcuno».
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«Ma nemmeno lei, la ragazza del racconto, è tornata davvero. La storia dice che quando una persona è morta, appartiene ai morti. Il secondo fratello però è riuscito lo stesso a vederla e a parlare con lei. è perfino vissuto con lei per un po'...»
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Sul volto di Hermione vide preoccupazione unita a qualcosa di più indefinibile. Poi, quando lei guardò Ron, Harry capì che era paura: quei discorsi sul vivere assieme ai morti l'avevano spaventata.
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«E quel Peverell che è sepolto a Godric's Hollow?» aggiunse in fretta, cercando di assumere il tono più razionale possibile. «Non sai niente di lui, vero?»
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«No» rispose lei, sollevata di cambiare argomento. «Ho cercato informazioni dopo aver visto il simbolo sulla tomba; se fosse stato famoso o avesse compiuto qualcosa di importante, sono sicura che uno dei nostri libri ne parlerebbe. Sono riuscita a trovare il nome 'Peverell' solo in Nobiltà di Natura: Genealogia Magica. L'ho preso in prestito da Kreacher» spiegò, quando Ron inarcò le sopracciglia. «Elenca le famiglie Purosangue che si sono estinte nella linea maschile. A quanto pare i Peverell furono una delle prime famiglie a sparire».
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«'Estinte nella linea maschile'?» ripeté Ron.
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«Vuol dire che il nome è scomparso» spiegò Hermione, «secoli fa, nel caso dei Peverell. Potrebbero ancora avere dei discendenti, solo che avrebbero un altro cognome».
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E di colpo Harry vide chiarissimo, scintillante, il ricordo che si era ridestato ascoltando il nome di Peverell: un sudicio vecchio che brandiva un brutto anello in faccia a un funzionario del Ministero. E gridò: «Orvoloson Gaunt!»
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«Come?» domandarono in coro Ron e Hermione.
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«Orvoloson Gaunt! Il nonno di Voi-Sapete-Chi! Nel Pensatoio! Con Silente! Orvoloson Gaunt sosteneva di discendere dai Peverell!»
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Ron e Hermione lo guardarono sconvolti.
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«Quell'anello, l'anello che diventò l'Horcrux, Orvoloson Gaunt aveva detto che portava lo stemma dei Peverell! L'ho visto che lo agitava davanti alla faccia del tipo del Ministero, per poco non glielo ficcava su per il naso!»
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«Lo stemma dei Peverell?» chiese Hermione bruscamente. «Hai visto com'era?»
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«Non proprio» rispose Harry, tentando di ricordare. «Non c'era niente di elaborato sopra; forse qualche graffio. L'ho visto da vicino solo dopo che
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era stato spaccato e aperto».
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Harry vide gli occhi di Hermione dilatarsi: aveva capito. Ron spostava lo sguardo dall'uno all'altra, esterrefatto.
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«Cavoli... pensi che fosse di nuovo quel simbolo? Il simbolo dei Doni?» «Perché no?» balbettò Harry, eccitato. «Orvoloson Gaunt era un vecchio imbecille ignorante che viveva come un maiale, l'unica cosa a cui teneva erano i suoi antenati. Se quell'anello era stato tramandato attraverso i secoli, forse non sapeva cos'era veramente. Non c'erano libri in quella casa, e credetemi, non era tipo da leggere le fiabe ai suoi bambini. Gli piaceva pensare che i graffi sulla pietra fossero un blasone, perché secondo lui essere Purosangue ti rendeva praticamente un reale».
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«Sì... è tutto molto interessante» commentò Hermione guardinga, «ma Harry, se stai pensando quello che credo che tu stia pensando...»
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«Be', perché no? Perché no?» ribatté Harry, abbandonando ogni ritegno. «Era una pietra, no?» Guardò Ron in cerca di sostegno. «E se fosse stata la Pietra della Resurrezione?»
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Ron rimase a bocca aperta. «Cavoli... ma funzionerà ancora, dopo che Silente ha spaccato...»
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«Funzionare? Funzionare? Ron, non ha mai funzionato! Non esiste nessuna Pietra della Resurrezione!» Hermione balzò in piedi, esasperata e furente. «Harry, stai cercando di far quadrare tutto con la storia dei Doni...»
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«Far quadrare tutto?» ripeté lui. «Hermione, ma tutto quadra da solo! Su quella pietra c'era il simbolo dei Doni della Morte, lo so! Gaunt ha detto che discendeva dai Peverell!»
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«Un minuto fa ci hai detto di non aver mai visto bene il simbolo!»
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«Secondo te, dov'È adesso quell'anello?» chiese Ron a Harry. «Cosa ne ha fatto Silente dopo averlo rotto?»
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Ma l'immaginazione di Harry era scattata avanti, molto più avanti di quella di Ron e Hermione...
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Tre oggetti, o Doni, che riuniti faranno del possessore il padrone della Morte... il padrone... il conquistatore... il vincitore... l'ultimo nemico che sarà sconfitto è la morte...
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E vide se stesso, padrone dei Doni, affrontare Voldemort, i cui Horcrux non avevano speranza al confronto... nessuno dei due può vivere se l'altro sopravvive... era quella la risposta? Doni contro Horcrux? Esisteva un modo, dopotutto, per garantire che fosse lui a trionfare? Se avesse avuto i Doni della Morte, sarebbe stato al sicuro?
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«Harry?»
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Quasi non sentì Hermione: aveva tirato fuori il Mantello dell'Invisibilità e lo faceva scorrere tra le dita, il tessuto liscio come l'acqua, lieve come l'aria. Nei quasi sette anni trascorsi nel mondo magico non aveva mai visto nulla di simile. Il Mantello era esattamente quello che Xenophilius aveva descritto: un mantello che rende chi lo indossa completamente, veramente invisibile, e dura in eterno, fornendo una dissimulazione costante e impenetrabile, quali che siano gli incantesimi che gli vengono scagliati contro...
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E poi, con un sussulto, ricordò...
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«Silente aveva il mio Mantello la notte che morirono i miei genitori!» Gli tremava la voce e si sentì arrossire; ma non ci badò. «Mia madre ha scritto a Sirius che Silente aveva preso in prestito il Mantello! Ecco perché! Voleva esaminarlo, pensava che fosse il terzo Dono! Ignotus Peverell è sepolto a Godric's Hollow...» Harry marciava alla cieca nella tenda, con la sensazione che nuovi, immensi scorci di verità gli si spalancassero davanti. «È il mio antenato! Io discendo dal terzo fratello! Torna tutto!»
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Si sentiva armato dalla certezza, dalla sua fede nei Doni, come se la sola idea di poterli possedere lo stesse proteggendo, e tornò a guardare gli amici pieno di gioia.
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«Harry» tentò di nuovo Hermione, ma lui era impegnato a slegare con dita tremanti la saccoccia che portava attorno al collo.
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«Leggi» le disse, mettendole in mano la lettera di sua madre. «Leggi! Silente aveva il Mantello, Hermione! Perché l'avrebbe voluto, se no? Non ne aveva bisogno, era in grado di produrre un Incantesimo di Disillusione così potente da rendersi perfettamente invisibile senza!»
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Qualcosa cadde a terra e rotolò scintillando sotto una sedia: prendendo la lettera aveva fatto cadere il Boccino. Si chinò a raccoglierlo e poi la fonte di favolose scoperte appena dischiusa gli offrì un nuovo regalo, e spavento e meraviglia scoppiarono dentro di lui, tanto che urlò.
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«È QUI DENTRO! Mi ha lasciato l'anello... è nel Boccino!»
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«Tu... tu credi?»
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Non riusciva a capire perché Ron fosse così stupito. Per lui era così ovvio, così evidente: tutto tornava, tutto... il suo Mantello era il terzo Dono, e quando avesse scoperto come aprire il Boccino avrebbe avuto il secondo, e poi non gli restava che trovare il primo, la Bacchetta di Sambuco, e poi...
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Ma fu come se un sipario calasse su un palcoscenico illuminato: tutta l'eccitazione, tutta la speranza e la gioia si spensero di botto e lui rimase solo nell'oscurità, il glorioso incantesimo si infranse.
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«Ecco cosa sta cercando».
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Il cambiamento nel suo tono accrebbe lo spavento di Ron e Hermione. «Voi-Sapete-Chi sta cercando la Bacchetta di Sambuco».
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Voltò le spalle ai loro volti tesi e increduli. Ne era certo. Tutto tornava.
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Voldemort non cercava una bacchetta nuova; cercava una bacchetta vecchia, una bacchetta davvero molto vecchia. Harry andò all'ingresso della tenda, dimentico di Ron e Hermione, e scrutò nella notte, pensieroso...
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Voldemort era stato allevato in un orfanotrofio Babbano. Di sicuro nessuno gli aveva raccontato Le Fiabe di Beda il Bardo da bambino, come non aveva potuto ascoltarle Harry. Pochissimi maghi credevano nei Doni della Morte. Era possibile che Voldemort sapesse della loro esistenza?
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Harry affondò lo sguardo nel buio... se Voldemort avesse saputo dei Doni della Morte, di sicuro li avrebbe cercati, avrebbe fatto qualunque cosa per possederli: tre oggetti che rendono padroni della Morte? Se avesse saputo dei Doni, forse non gli sarebbero nemmeno serviti gli Horcrux. Il semplice fatto che avesse preso un Dono e l'avesse trasformato in un Horcrux non dimostrava che era all'oscuro di quest'ultimo grande segreto magico?
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Quindi Voldemort era in cerca della Bacchetta di Sambuco senza conoscerne il vero potere, senza aver capito che era una serie di tre elementi... perché era il Dono che non si poteva nascondere, la cui esistenza era più nota... la scia di sangue della Bacchetta di Sambuco attraversa le pagine della storia magica...
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Harry guardò il cielo. Nubi grigio fumo e argento scivolavano davanti alla luna bianca. Era stordito dalla meraviglia per le sue nuove scoperte.
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Tornò nella tenda. Si sorprese nel trovare Ron e Hermione fermi dove li aveva lasciati. Hermione aveva ancora in mano la lettera di Lily, e Ron, al suo fianco, sembrava preoccupato. Non capivano quanta strada avevano percorso nell'ultima manciata di minuti?
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«È così» disse, cercando di trascinarli nell'alone della sua stupefatta certezza. «Tutto si spiega. I Doni della Morte sono veri e io ne possiedo uno... forse due...»
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Alzò il Boccino.
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«... e Voi-Sapete-Chi sta cercando il terzo, ma non sa... crede che sia solo una bacchetta molto potente...»
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«Harry» mormorò Hermione, avvicinandosi per restituirgli la lettera di Lily. «Mi dispiace, ma io credo che tu ti sia fatto un'idea completamente sbagliata».
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«Ma non vedi? Tutto coincide...»
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«No che non coincide» ribatté lei. «Non coincide, Harry, ti stai solo facendo trasportare. Per favore» aggiunse, impedendogli di replicare, «per favore, dimmi solo questo. Se i Doni della Morte esistessero veramente e Silente avesse saputo della loro esistenza, se avesse saputo che la persona che li possiede tutti e tre diventa padrona della Morte... Harry, perché non te l'ha detto? Perché?»
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Lui aveva la risposta pronta.
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«L'hai detto tu, Hermione! Bisogna scoprirlo da soli! è una Ricerca!» «Ma io l'ho detto solo per convincerti a venire da Lovegood! Non lo pensavo sul serio!»
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Harry non la sentì nemmeno.
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«Silente mi ha sempre fatto scoprire le cose da solo. Voleva che sperimentassi le mie forze, che corressi rischi. Questo è un suo comportamento tipico».
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«Harry, questo non è un gioco, non è un addestramento! Questa è la realtà, e Silente ti ha lasciato istruzioni molto chiare: trovare e distruggere gli Horcrux! Quel simbolo non significa nulla, lascia stare i Doni della Morte, non possiamo permetterci distrazioni...»
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Ma Harry non stava ascoltando. Si rigirava il Boccino tra le mani, quasi si aspettasse di vederlo aprirsi e rivelare la Pietra della Resurrezione, per dimostrare a Hermione che lui era nel giusto, che i Doni della Morte esistevano davvero.
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Hermione chiamò Ron in aiuto.
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«Tu non ci credi, vero?»
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Harry alzò lo sguardo. Ron esitò.
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«Non saprei... cioÈ... ci sono dei pezzi che combaciano» tentennò, a disagio. «Ma se guardi la cosa nel suo insieme...» Sospirò. «Secondo me dobbiamo far fuori gli Horcrux, Harry. è quello che Silente ci ha detto di fare. Forse... forse dovremmo dimenticare questa storia dei Doni».
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«Grazie, Ron» disse Hermione. «Faccio io il primo turno».
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Oltrepassò Harry e si sedette all'ingresso della tenda, come se questo gesto fosse un punto fermo su tutta la questione.
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Ma Harry quella notte non riuscì a dormire. L'idea dei Doni della Morte si era impossessata di lui, e non poteva riposare quando pensieri inquietanti gli vorticavano nella mente: la Bacchetta, la Pietra e il Mantello, se solo li avesse avuti tutti e tre...
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Mi apro alla chiusura... ma quale chiusura? Perché non poteva avere su
bito la Pietra? Se solo l'avesse avuta, avrebbe potuto rivolgere a Silente in persona tutte quelle domande... mormorò parole al Boccino, nel buio, tentando di tutto, anche il Serpentese, ma la pallina d'oro non voleva saperne di aprirsi...
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E la Bacchetta, la Bacchetta di Sambuco, dov'era nascosta? Dove la stava cercando Voldemort? Harry desiderò che la cicatrice ardesse e gli mostrasse i pensieri di Voldemort, perché per la prima volta in vita sua condivideva con il nemico lo stesso desiderio... a Hermione quell'idea non sarebbe piaciuta, ovvio... ma lei non credeva... Xenophilius aveva ragione, in un certo senso... Limitata. Chiusa. Di vedute ristrette. La verità era che l'idea dei Doni della Morte la spaventava, soprattutto la Pietra della Resurrezione... Harry premette di nuovo le labbra sul Boccino, lo baciò, quasi lo inghiottì, ma il freddo metallo non si mosse...
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Era quasi l'alba quando si ricordò di Luna, sola in una cella di Azkaban, circondata dai Dissennatori, e all'improvviso si vergognò. Si era completamente dimenticato di lei nella sua febbrile riflessione sui Doni. Se solo avessero potuto salvarla. Ma un tale numero di Dissennatori era inattaccabile. Adesso che ci pensava, non aveva ancora provato a evocare un Patronus con la bacchetta di prugnolo... doveva farlo, il mattino dopo...
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Se solo ci fosse stato un modo per avere una bacchetta migliore...
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E il desiderio della Bacchetta di Sambuco, della Stecca della Morte, imbattibile, invincibile, lo inghiottì di nuovo...
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La mattina dopo, disfarono la tenda e partirono sotto un terribile acquazzone. La pioggia li seguì fino alla costa, dove si accamparono quella notte, e non cessò per tutta la settimana, attraverso paesaggi fradici che Harry trovava squallidi e deprimenti. Riusciva a pensare solo ai Doni della Morte. Era come se dentro di lui si fosse accesa una fiamma che nulla, né l'aperto scetticismo di Hermione né i dubbi insistenti di Ron, poteva estinguere. Eppure più il desiderio dei Doni ardeva dentro di lui, meno gioia gli dava. Lui ne attribuiva la colpa a Ron e Hermione: la loro risoluta indifferenza smorzava il suo morale quanto la pioggia incessante, ma nessuna delle due poteva erodere la sua sicurezza, che restava assoluta. La fiducia nei Doni e il desiderio di trovarli lo consumavano al punto da farlo sentire isolato dagli altri due e dalla loro ossessione per gli Horcrux.
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«Ossessione?» sibilò ferocemente Hermione la sera che Harry fu tanto incauto da usare quella parola, dopo che lei l'aveva rimproverato per la sua mancanza di interesse nella ricerca degli altri Horcrux. «Non siamo noi che abbiamo un'ossessione, Harry! Noi cerchiamo di fare quello che vole
va Silente!»
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Ma la velata critica non scalfì la certezza di Harry. Silente aveva lasciato a Hermione il simbolo dei Doni da decifrare e anche, Harry ne era convinto, la Pietra della Resurrezione nascosta nel Boccino d'Oro. Nessuno dei due può vivere se l'altro sopravvive... padrone della Morte... perché non capivano?
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«'L'ultimo nemico che sarà sconfitto è la morte'» citò Harry tranquillamente.
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«Credevo che noi combattessimo contro Tu-Sai-Chi» ribatté Hermione, e Harry decise di lasciar perdere.
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Perfino il mistero della cerva d'argento, che gli altri due continuavano a discutere, gli sembrava meno importante ora, un'attrazione secondaria, di relativo interesse. La sola altra cosa che gli premeva era che la cicatrice aveva ripreso a pizzicare, anche se si sforzava di tenerlo nascosto ai suoi amici. Quando succedeva, cercava scuse per stare da solo, ma era deluso da ciò che vedeva. Le visioni che condivideva con Voldemort avevano cambiato di qualità; adesso erano sfocate, sfuggenti; un momento erano nitide e quello dopo non lo erano più. Harry riusciva a stento a riconoscere i tratti indistinti di un oggetto che poteva assomigliare a un teschio, e qualcosa come una montagna, più ombra che sostanza. Abituato a immagini precise quanto la realtà, era sconcertato dal mutamento. Era preoccupato che la connessione tra lui e Voldemort fosse stata danneggiata, quella connessione che insieme paventava e teneva in gran conto, qualunque cosa avesse detto a Hermione. Collegava quelle immagini vaghe e deludenti alla distruzione della propria bacchetta, come se fosse colpa di quella nuova se non vedeva più bene come prima nella mente di Voldemort.
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Con il lento trascorrere delle settimane, Harry non poté fare a meno di notare, per quanto fosse così concentrato su se stesso, che Ron aveva preso la situazione in pugno. Forse perché voleva farsi perdonare di averli abbandonati, forse perché la crescente indifferenza di Harry sollecitava le sue sopite qualità di leader, adesso era Ron a incoraggiare ed esortare gli altri due all'azione.
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«Restano tre Horcrux» continuava a ripetere. «Ci serve un piano, avanti! Dov'È che non abbiamo guardato? Ricominciamo. L'orfanotrofio...»
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Diagon Alley, Hogwarts, Casa Riddle, Magie Sinister, l'Albania, tutti i luoghi in cui sapevano che Tom Riddle era vissuto, aveva lavorato o aveva ucciso, Ron e Hermione li ripassarono al setaccio. Harry si univa a loro solo per far smettere Hermione di tormentarlo. Sarebbe stato felice di restare
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da solo, in silenzio, cercando di leggere i pensieri di Voldemort, di saperne di più sulla Bacchetta di Sambuco, ma Ron insisteva per farli spostare in luoghi sempre più improbabili soltanto, Harry lo capiva, per tenerli in movimento.
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«Non si sa mai» era il suo ritornello. «Upper Flagley è un villaggio magico, magari ci ha abitato. Andiamo a dare un'occhiata».
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Durante queste frequenti scorrerie in territorio magico ogni tanto avvistavano dei Ghermidori.
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«Alcuni sono cattivi quanto i Mangiamorte» li mise in guardia Ron. «Quelli che avevano preso me erano un po' sfigati, ma secondo Bill ce ne sono di molto pericolosi. A Radio Potter hanno detto...»
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«Dove?» chiese Harry.
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«A Radio Potter, non ti ho detto che si chiama così? Quel programma che cerco sempre, l'unico che racconta la verità! Quasi tutti i programmi sostengono Tu-Sai-Chi, tranne Radio Potter. Vorrei proprio fartelo ascoltare, ma è complicato sintonizzarsi...»
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Ron passava tutte le sere con la bacchetta in mano, tamburellando ritmi diversi sopra la radiolina, mentre le manopole giravano. Ogni tanto intercettava consigli su come curare il vaiolo di drago, e una volta un brano di Un calderone pieno di forte amor bollente. Ron picchiettava e intanto cercava di indovinare la parola d'ordine giusta, borbottandone sfilze a caso.
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«Di solito c'entrano con l'Ordine» spiegò. «Bill era un asso a beccarle. Prima o poi la trovo...»
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Ma dovettero aspettare fino a marzo perché Ron avesse fortuna. Harry era seduto all'ingresso della tenda, di guardia. Stava contemplando annoiato un cespo di giacinti che erano riusciti a sbucare dal suolo gelato quando Ron urlò da dentro.
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«L'ho trovata! L'ho trovata! La parola d'ordine è 'Albus'! Vieni, Harry!»
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Distolto per la prima volta dopo giorni dalle sue riflessioni sui Doni della Morte, Harry corse dentro e vide Ron e Hermione inginocchiati accanto alla radiolina. Hermione, che tanto per fare qualcosa stava lucidando la spada di Grifondoro, fissava a bocca aperta il minuscolo altoparlante da cui usciva una voce molto familiare.
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«... ci scusiamo per la temporanea assenza dalle frequenze radio, dovuta a qualche visitina di quei simpaticoni di Mangiamorte nella nostra zona».
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«Ma è Lee Jordan!» esclamò Hermione.
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«Lo so!» Ron fece un gran sorriso. «Ganzo, eh?»
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«... Adesso ci siamo trovati un altro posto sicuro» stava dicendo Lee, «e
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ho il piacere di annunciarvi che due dei nostri collaboratori fissi sono qui con noi stasera. Buonasera, ragazzi!»
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«Salve».
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«'Sera, River».
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«River è Lee» spiegò Ron. «Hanno tutti nomi in codice, ma di solito si riesce a...»
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«Ssst!» fece Hermione.
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«Ma prima di ascoltare Royal e Romulus» riprese Lee, «dedichiamo un istante all'elenco dei caduti che Radio Strega Network e La Gazzetta del Profeta non ritengono importante divulgare. è con enorme dolore che informiamo i nostri ascoltatori dell'assassinio di Ted Tonks e Dirk Cresswell».
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Harry sentì un vuoto nello stomaco. Lui, Ron e Hermione si guardarono terrorizzati.
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«È stato ucciso anche un folletto di nome Gonci. Si pensa che il Nato Babbano Dean Thomas e un secondo folletto, entrambi presumibilmente in viaggio con Tonks, Cresswell e Gonci, siano sfuggiti alla morte. Se Dean è in ascolto, o se qualcuno sa dove si trova, i genitori e le sorelle cercano disperatamente sue notizie.
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«Nel frattempo a Gaddley una famiglia Babbana di cinque persone è stata trovata morta in casa. Le autorità Babbane attribuiscono i decessi a una fuga di gas, ma alcuni membri dell'Ordine della Fenice mi informano che è stato un Anatema che Uccide: una prova ulteriore, se ce ne fosse bisogno, del fatto che le stragi di Babbani stanno diventando qualcosa di più che un'attività ricreativa sotto il nuovo regime.
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«Infine siamo dolenti di informare i nostri ascoltatori che i resti di Bathilda Bath sono stati scoperti a Godric's Hollow. A quanto pare la morte risale a diversi mesi fa. L'Ordine della Fenice ci informa che il suo corpo mostrava inconfondibili tracce di ferite da Magia Oscura.
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«Cari ascoltatori, vi invito ora a unirvi a noi nell'osservare un minuto di silenzio in memoria di Ted Tonks, Dirk Cresswell, Bathilda Bath, Gonci e degli sconosciuti, ma non meno rimpianti, Babbani assassinati dai Mangiamorte».
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Calò il silenzio. Harry, Ron e Hermione tacquero. Una metà di Harry era avida di saperne di più, una metà temeva le possibili novità. Era la prima volta da molto tempo che si sentiva in contatto con il mondo esterno.
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«Grazie» riprese la voce di Lee. «E ora rivolgiamoci al nostro collaboratore, Royal, per un aggiornamento sugli effetti del nuovo ordine magico
sul mondo Babbano».
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«Grazie, River» rispose una voce inconfondibile, profonda, misurata, rassicurante.
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«Kingsley!» sbottò Ron.
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«Lo sappiamo!» lo zittì Hermione.
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«I Babbani continuano a ignorare la causa delle loro sofferenze ma stanno subendo ripetute, pesanti perdite» cominciò Kingsley. «Tuttavia, continuiamo a sentire storie profondamente significative di maghi e streghe che rischiano la propria incolumità per proteggere amici e vicini Babbani, spesso a insaputa dei Babbani stessi. Vorrei fare un appello a tutti gli ascoltatori perché seguano il loro esempio, magari imponendo un incantesimo di protezione sulle abitazioni Babbane della loro strada. Molte vite potrebbero essere salvate adottando queste semplici misure».
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«E che cosa diresti, Royal, a quegli ascoltatori che obiettano che in tempi così pericolosi dovrebbe valere il motto 'prima i maghi'?» gli chiese Lee. «Direi che da 'prima i maghi' a 'prima i Purosangue', e infine a 'prima i Mangiamorte' il passo è breve» rispose Kingsley. «Siamo tutti esseri umani, no? Ogni vita umana ha lo stesso valore e merita di essere salvata». «Ben detto, Royal, ti garantisco il mio voto per il Ministero della Magia non appena saremo usciti da questo disastro» continuò Lee. «E ora passiamo la parola a Romulus per la nostra popolare rubrica: 'Amici di Potter'».
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«Grazie, River» replicò un'altra voce molto familiare; Ron fece per parlare, ma Hermione lo anticipò con un sussurro.
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«Lo sappiamo, è Lupin!»
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«Romulus, tu continui a sostenere, come hai fatto tutte le volte che hai partecipato al nostro programma, che Harry Potter è ancora vivo?» «Certamente» rispose Lupin con decisione. «Non ho alcun dubbio che la notizia della sua morte sarebbe stata diffusa con la massima sollecitudine dai Mangiamorte, perché sarebbe un colpo fatale per il morale di coloro che si oppongono al nuovo regime. Il Ragazzo Che è Sopravvissuto resta il simbolo di tutto ciò per cui stiamo lottando: il trionfo del bene, il potere dell'innocenza, il bisogno di continuare a resistere».
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Un misto di gratitudine e vergogna pervase Harry. Lupin allora l'aveva perdonato per le cose terribili che gli aveva detto?
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«E cosa diresti a Harry se fosse in ascolto, Romulus?»
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«Gli direi che siamo tutti con lui». Lupin esitò e riprese. «E gli direi di seguire il suo istinto, che è affidabile e quasi sempre nel giusto».
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Harry guardò Hermione: aveva gli occhi pieni di lacrime.
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«Quasi sempre nel giusto» ripeté lei.
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«Ah, non ve l'avevo detto?» intervenne Ron, sorpreso. «Bill mi ha raccontato che Lupin è tornato a vivere con Tonks! E a quanto pare lei sta diventando bella grossa».
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«... e il consueto aggiornamento sugli amici di Harry Potter che stanno soffrendo per la loro lealtà?» stava chiedendo Lee.
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«Be', come i nostri ascoltatori sapranno, molti dei più aperti sostenitori di Harry Potter sono stati imprigionati, tra cui Xenophilius Lovegood, già direttore del Cavino...» disse Lupin.
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«Almeno è ancora vivo!» borbottò Ron.
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«Abbiamo anche saputo nelle ultime ore che Rubeus Hagrid...» e tutti e tre trattennero rumorosamente il respiro, rischiando di perdersi il resto della frase «... noto guardiacaccia alla Scuola di Hogwarts, è sfuggito per un soffio all'arresto nel territorio della Scuola, dove corre voce che abbia ospitato una festa 'Pro Harry Potter'. Tuttavia Hagrid non è stato fatto prigioniero e pensiamo che si sia dato alla macchia».
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«Immagino che avere un fratellastro alto cinque metri sia d'aiuto se vuoi sfuggire ai Mangiamorte» commentò Lee.
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«Diciamo che ti dà un certo vantaggio» convenne Lupin serio. «Vorrei solo aggiungere che anche se noi qui a Radio Potter applaudiamo Hagrid per il suo coraggio, consigliamo anche i più fedeli sostenitori di Harry di non seguirne l'esempio. Le feste 'Pro Harry Potter' sono poco prudenti nel clima attuale».
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«Senza dubbio, Romulus» convenne Lee, «perciò vi suggeriamo di continuare a dimostrare la vostra dedizione all'uomo con la cicatrice a saetta ascoltando Radio Potter! E ora passiamo al mago che si sta dimostrando elusivo quanto Harry Potter. Ci piace riferirci a lui come al Mangiamorte Capo. Qui con noi, per commentare alcune delle voci più deliranti che circolano sul suo conto, ho il piacere di presentarvi il nostro nuovo collaboratore: Rodente».
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«Rodente?» ripeté un'altra voce familiare, e Harry, Ron e Hermione gridarono in coro: «Fred!»
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«No... è George?»
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«È Fred, credo» confermò Ron, avvicinandosi alla radiolina, mentre il gemello, quale che fosse, diceva: «Niente 'Rodente', non se ne parla, ti avevo detto che volevo chiamarmi 'Mordente'!»
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«Oh, d'accordo, allora. Mordente, puoi dirci il tuo punto di vista sulle
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varie storie che circolano sul Mangiamorte Capo?»
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«Sì, certo, River» rispose Fred. «Come i nostri ascoltatori sapranno, a meno che non si siano rifugiati in fondo allo stagno di un giardino o in un posto del genere, la strategia di Voi-Sapete-Chi di restare nell'ombra sta diffondendo un piacevole clima di panico. Badate, se tutti i presunti avvistamenti fossero autentici, dovrebbero esserci in giro almeno diciannove V oi-Sapete-Chi».
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«Il che gli sta benissimo, naturalmente» intervenne Kingsley. «Il mistero crea più terrore che se si facesse veramente vedere».
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«Esatto» continuò Fred. «Quindi, gente, cerchiamo di darci una calmata. Va già abbastanza male senza che ci inventiamo le cose. Per esempio, questa nuova idea che Voi-Sapete-Chi sia in grado di uccidere solo con lo sguardo. Quello è il Basilisco, gentile pubblico. Una semplice prova: se la cosa che vi sta lumando ha le gambe, potete guardarla tranquillamente negli occhi. Naturalmente, se è davvero Voi-Sapete-Chi è comunque molto probabile che sia l'ultima cosa che farete».
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Per la prima volta in settimane e settimane, Harry rideva: sentì il peso della tensione scivolargli di dosso.
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«E le voci di avvistamenti all'estero?» chiese Lee.
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«Be', chi non vorrebbe farsi una bella vacanza dopo mesi di duro lavoro?» rispose Fred. «Il punto È, gente, non cullatevi in un falso senso di sicurezza, solo perché pensate che sia fuori dal nostro paese. Forse lo È, forse no, ma resta il fatto che se vuole è in grado di spostarsi più in fretta di Severus Piton davanti a un flacone di shampoo, quindi non contate sul fatto che sia molto lontano, se avete in mente di correre dei rischi. Non avrei mai immaginato di dire una cosa del genere, ma la prudenza viene prima di tutto!»
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«Grazie infinite per queste sagge parole, Mordente» concluse Lee. «Gentili ascoltatori, con questo siamo giunti alla fine di un'altra puntata di Radio Potter. Non sappiamo quando potremo essere di nuovo in onda; ma state certi che torneremo. Continuate a girare quelle manopole: la prossima parola d'ordine sarà 'Malocchio'. Proteggetevi a vicenda; abbiate fede. Buonanotte».
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La manopola della radio ruotò e le luci dietro il pannello si spensero. Harry, Ron e Hermione sorridevano ancora. Sentire quelle voci familiari e amiche era stato un tonico straordinario; Harry si era così abituato all'isolamento da aver quasi dimenticato che anche altri resistevano a Voldemort. Era come svegliarsi da un lungo sonno.
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«Bello, eh?» domandò Ron allegramente.
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«Geniale» commentò Harry.
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«Sono così coraggiosi» sospirò Hermione ammirata. «Se li trovano...» «Be', non stanno mai fermi» ribatté Ron. «Come noi».
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«Ma avete sentito cos'ha detto Fred?» chiese Harry eccitato; ora che la trasmissione era finita, i suoi pensieri ritornarono sull'ossessione che lo consumava. «È all'estero! Sta ancora cercando la Bacchetta, lo sapevo!»
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«Harry...»
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«Andiamo, Hermione, perché non vuoi ammetterlo? Vol...»
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«HARRY, NO!»
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«... demort sta cercando la Bacchetta di Sambuco!»
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«Il suo nome è Tabù!» mugghiò Ron, e balzò in piedi perché un sonoro crac tra risuonato fuori dalla tenda. «Te l'avevo detto, Harry, te l'avevo detto, non possiamo più pronunciarlo... dobbiamo imporre di nuovo la protezione... presto... è così che trovano...»
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Ma Ron tacque, e Harry capì perché. Lo Spioscopio sul tavolo si era acceso e aveva cominciato a girare; udirono voci, sempre più vicine: voci aspre, eccitate. Ron si sfilò di tasca il Deluminatore e lo fece scattare: le luci si spensero.
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«Venite fuori con le mani in alto!» urlò una voce stridula nel buio. «Sappiamo che siete lì dentro! Avete sei bacchette puntate addosso e non ci importa chi colpiamo!»
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