Di nuovo sotto il cielo stellato, Harry trascinò Silente sulla cima del masso più vicino e poi lo rimise in piedi. Zuppo e tremante sotto il peso del vecchio mago, si concentrò sulla propria destinazione: Hogsmeade. Chiuse gli occhi, strinse il braccio di Silente più forte possibile e scivolò nella solita orribile compressione.
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Seppe che aveva funzionato ancora prima di riaprire gli occhi: l’odore di salsedine e il vento di mare erano svaniti. Lui e Silente rabbrividivano nel cuore di una buia High Street a Hogsmeade. Per un terribile istante, Harry immaginò altri Inferi che strisciavano verso di lui dai negozi, ma batté le palpebre e vide che tutto era immobile, l’oscurità era totale, a parte qualche lampione e qualche finestra accesa al primo piano.
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«Ce l’abbiamo fatta, professore!» sussurrò Harry a fatica; all’improvviso si rese conto di provare una fitta lacerante al petto. «Ce l’abbiamo fatta! Abbiamo preso l’Horcrux!»
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Silente si appoggiò a lui barcollando. Harry credette per un attimo che fosse colpa della sua maldestra Materializzazione; poi lo guardò in faccia, più pallido e bagnato che mai, alla luce vaga di un lampione lontano.
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«Signore, sta bene?»
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«Sono stato meglio di così» mormorò Silente, ma gli angoli della bocca si arricciarono. «Quella pozione… non era una tisana della salute…»
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E con orrore di Harry, si afflosciò a terra.
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«Signore… è tutto a posto, signore, starà benissimo, non si preoccupi…»
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Si guardò intorno, disperato, ma non si vedeva nessuno; riuscì a pensare solo che doveva portare Silente in fretta in infermeria.
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«Devo riportarla a scuola, signore… Madama Chips…»
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«No» rispose Silente. «Ho… ho bisogno del professor Piton… ma non credo… di poter andare molto lontano, adesso…»
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«D’accordo… signore, ascolti… Busserò a una porta, troverò un posto dove lei possa aspettare… poi posso correre a chiamare Madama…»
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«Severus» scandì Silente. «Ho bisogno di Severus…»
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«D’accordo, allora, Piton… ma dovrò lasciarla qui per un momento, in modo da riuscire a…»
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Ma prima che potesse muoversi sentì un rapido rumore di passi. Il suo cuore sussultò: qualcuno aveva visto, qualcuno sapeva che avevano bisogno di aiuto… Guardandosi intorno scorse Madama Rosmerta che si affrettava verso di loro lungo la via buia, con soffici ciabattine dai tacchi alti ai piedi, avvolta in una vestaglia di seta ricamata a draghi.
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«Vi ho visto Materializzarvi mentre tiravo le tende! Grazie al cielo, grazie al cielo, non riuscivo a pensare a cosa… ma che cos’ha Albus?»
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Si fermò, ansimando, e fissò Silente con gli occhi sgranati.
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«Sta male» spiegò Harry. «Madama Rosmerta, può entrare ai Tre Manici di Scopa mentre io vado a scuola a cercare aiuto?»
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«Non puoi andare lassù da solo! Non capisci… non hai visto…?»
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«Se mi aiuta» proseguì Harry, senza darle retta, «riusciremo a portarlo dentro…»
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«Che cosa è successo?» chiese Silente. «Rosmerta, cosa c’è che non va?»
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«Il… il Marchio Nero, Albus».
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E indicò il cielo su Hogwarts. Il terrore s’impadronì di Harry… Si voltò a guardare.
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Sospeso nel buio sopra la scuola c’era il vivido teschio verde con la lingua di serpe, il marchio lasciato dai Mangiamorte tutte le volte che entravano in un edificio… tutte le volte che uccidevano…
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«Quando è comparso?» domandò Silente, e cercò di rialzarsi stringendo dolorosamente la spalla di Harry.
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«Dev’essere stato pochi minuti fa, non c’era quando ho fatto uscire il gatto, ma quando sono andata di sopra…»
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«Dobbiamo tornare subito al castello» ribatté Silente e, pur malfermo sulle gambe, parve del tutto padrone della situazione. «Rosmerta, abbiamo bisogno di un mezzo di trasporto… scope…»
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«Ne ho un paio dietro il bancone» rispose lei, molto spaventata. «Devo correre a prenderle…?»
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«No, può farlo Harry».
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Harry alzò subito la bacchetta.
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«Accio scope di Rosmerta».
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Un attimo dopo la porta del pub si spalancò con un tonfo e due scope schizzarono in strada, gareggiando per raggiungere Harry; quando furono al suo fianco, s’immobilizzarono, vibrando appena, a un metro di altezza.
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«Rosmerta, per favore, manda un messaggio al Ministero» continuò Silente, montando sulla scopa più vicina. «Può darsi che nessuno a Hogwarts si sia ancora accorto che qualcosa non va… Harry, mettiti il Mantello dell’Invisibilità».
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Harry si sfilò di tasca il Mantello e se lo gettò addosso prima di inforcare la sua scopa; Madama Rosmerta stava già caracollando verso il pub quando Harry e Silente decollarono. Durante il volo verso il castello, Harry tenne d’occhio Silente, pronto ad afferrarlo nel caso cadesse, ma la vista del Marchio Nero pareva averlo rinvigorito; era chino sulla scopa, lo sguardo puntato avanti, i lunghi capelli e la barba argentei fluttuanti nell’aria della notte. Anche Harry guardò: vide il teschio, e la paura si gonfiò dentro di lui come una bolla velenosa, premendogli i polmoni, scacciandogli dalla mente ogni altra pena…
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Quanto erano stati via? La fortuna di Ron, Hermione e Ginny era ormai esaurita? Il Marchio era per uno di loro, o per Neville, o Luna, o un altro membro dell’ES? E in tal caso… era stato lui a dar l’ordine di pattugliare i corridoi, a chiedere che lasciassero il rifugio sicuro dei loro letti… Sarebbe stato ancora una volta responsabile della morte di un amico?
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Mentre volavano sopra il buio viottolo serpeggiante che avevano percorso prima, Harry udì, oltre il sibilo dell’aria notturna nelle orecchie, Silente che borbottava di nuovo in una lingua sconosciuta. Capì il perché quando, varcando i muri di cinta per entrare nel parco, sentì fremere la propria scopa: Silente stava sciogliendo gli incantesimi da lui stesso posti a difesa della scuola. Il Marchio Nero scintillava proprio sopra la Torre di Astronomia, la più alta del castello. Significava che lassù era giunta la morte?
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Silente aveva già varcato i bastioni merlati e stava smontando; pochi secondi dopo Harry atterrò accanto a lui e si guardò intorno.
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I bastioni erano deserti. La porta della scala a chiocciola che scendeva all’interno era chiusa. Non c’era traccia di lotta, di combattimento mortale, di un corpo.
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«Che cosa significa?» chiese Harry a Silente, alzando gli occhi verso il teschio verde con la lingua di serpe che scintillava malvagio sopra di loro. «È il vero Marchio? Qualcuno è davvero stato… Professore?»
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Nel tenue bagliore, Harry vide Silente afferrarsi il petto con la mano annerita.
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«Vai a svegliare Severus» gli ordinò, debolmente ma con chiarezza. «Raccontagli che cosa è successo e portalo da me. Non fare altro, non parlare con nessun altro e non toglierti il Mantello. Io aspetterò qui».
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«Ma…»
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«Hai giurato di obbedirmi, Harry… vai!»
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Harry corse alla porta, ma aveva appena chiuso la mano sull’anello di ferro quando udì dei passi correre dall’altra parte. Si voltò a guardare Silente, che gli fece segno di arretrare. Harry obbedì ed estrasse la bacchetta.
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La porta si spalancò e qualcuno ne uscì urlando: «Expelliarmus!»
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Il corpo di Harry si irrigidì all’istante, e cadde all’indietro contro la parete della Torre, appoggiato come una statua instabile, incapace di muoversi o parlare. Non riusciva a capire come fosse successo: l’Expelliarmus non era un Incantesimo Congelatore…
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Poi vide la bacchetta di Silente precipitare nel vuoto oltre il bordo dei bastioni e capì… Silente l’aveva immobilizzato senza parlare, e l’istante necessario per eseguire l’incantesimo gli era costato la possibilità di difendersi.
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Sorreggendosi ai bastioni, molto pallido, Silente non mostrava panico né tensione. Guardò l’aggressore e disse: «Buonasera, Draco».
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Malfoy si fece avanti, controllando in fretta che lui e Silente fossero soli. Il suo sguardo si posò sulla seconda scopa.
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«Chi altro c’è?»
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«È la domanda che potrei fare io. O agisci da solo?»
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Harry vide gli occhi pallidi di Malfoy spostarsi di nuovo su Silente nel bagliore del Marchio.
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«No» rispose. «Ho dei rinforzi. Ci sono i Mangiamorte nella sua scuola, stanotte».
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«Bene, bene» commentò Silente, come se Malfoy gli stesse mostrando un ambizioso progetto scolastico. «Molto bene davvero. Hai trovato un modo per farli entrare, allora?»
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«Sì» ansimò Malfoy. «Proprio sotto il suo naso, e non se n’è nemmeno accorto!»
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«Ingegnoso» osservò Silente. «Eppure… perdonami… dove sono adesso? Non li vedo».
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«Hanno incontrato alcuni della sua guardia. Stanno combattendo di sotto. Non ci metteranno molto… Io sono venuto avanti. Io… ho un compito da svolgere».
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«Be’, allora devi sbrigarti, mio caro ragazzo» disse il Preside con dolcezza.
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Silenzio. Harry era imprigionato nel proprio corpo invisibile, paralizzato, e fissava entrambi, le orecchie tese nello sforzo di cogliere i rumori della battaglia lontana dei Mangiamorte. Davanti a lui Draco Malfoy guardava Albus Silente che, cosa incredibile, sorrise.
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«Draco, Draco, tu non sei un assassino».
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«Come fa a saperlo?» reagì Malfoy.
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Parve accorgersi di quanto sembrassero infantili le sue parole; Harry lo vide arrossire alla luce verdognola del Marchio.
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«Lei non sa di che cosa sono capace» insistette Malfoy con più forza, «lei non sa che cosa ho fatto!»
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«E invece sì» rispose Silente in tono mite. «Hai quasi ucciso Katie Bell e Ronald Weasley. È tutto l’anno che, con crescente disperazione, cerchi di uccidermi. Perdonami, Draco, ma sono stati deboli tentativi… così deboli, in verità, che mi chiedo se tu ci metta davvero tutto te stesso…»
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«Ma certo!» ribatté Malfoy con veemenza. «È tutto l’anno che ci lavoro, e stanotte…»
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Da qualche parte, nelle profondità del castello, Harry udì un urlo soffocato. Malfoy s’irrigidì e si guardò alle spalle.
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«Qualcuno sta proprio dando battaglia» commentò Silente affabile. «Ma stavi dicendo… sì, sei riuscito a far entrare i Mangiamorte nella mia scuola, cosa che, lo devo ammettere, ritenevo impossibile… Come hai fatto?»
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Malfoy però non rispose: stava ancora cercando di ascoltare ciò che accadeva di sotto e sembrava paralizzato quasi quanto Harry.
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«Forse ti conviene continuare la tua missione da solo» suggerì Silente. «E se i tuoi rinforzi sono stati fermati dalla mia guardia? Come avrai capito, stanotte ci sono anche membri dell’Ordine della Fenice. E del resto non hai veramente bisogno di aiuto… Non ho la bacchetta, al momento… Non posso difendermi».
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Malfoy non si mosse né parlò.
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«Capisco» continuò Silente con gentilezza. «Hai paura di agire finché loro non sono con te».
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«Io non ho paura!» ringhiò Malfoy, ma non fece nulla per colpire Silente. «Dovrebbe averne lei!»
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«Perché? Non credo che mi ucciderai, Draco. Uccidere non è nemmeno lontanamente facile come credono gli innocenti… Quindi dimmi, mentre aspettiamo i tuoi amici… come li hai fatti entrare? Sembra che ci sia voluto molto tempo, a trovare un modo».
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Malfoy sembrava lottare contro il bisogno di urlare o di vomitare. Deglutì e respirò a fondo, scrutando torvo Silente, puntandogli la bacchetta sul cuore. Poi, come se non potesse evitarlo, rispose: «Ho dovuto aggiustare quell’Armadio Svanitore rotto che nessuno usava da anni. Quello nel quale si è perso Montague l’anno scorso».
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«Aaaah».
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Il sospiro di Silente fu quasi un gemito. Chiuse gli occhi per un momento.
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«Molto astuto… ce n’è una coppia, suppongo».
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«L’altro si trova da Magie Sinister» continuò Malfoy, «formano una specie di passaggio. Montague mi ha detto che quando è rimasto chiuso in quello di Hogwarts era come intrappolato in una specie di limbo. Non riusciva a farsi sentire da nessuno, ma a volte ascoltava quello che succedeva a scuola, e altre volte quello che succedeva nel negozio, come se l’Armadio viaggiasse dall’una all’altro. Alla fine è riuscito a Materializzarsi e a venir fuori, anche se non aveva mai dato l’esame. Per poco non ci lasciava le penne. Hanno pensato tutti che fosse una bellissima storia, ma io sono stato l’unico a capire cosa significasse… nemmeno Sinister lo sapeva… l’unico a capire che si poteva raggiungere Hogwarts attraverso gli Armadi, se avessi aggiustato quello rotto».
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«Molto bene» mormorò Silente. «Così i Mangiamorte passando da Magie Sinister sono riusciti a entrare nella scuola per aiutarti… Un piano astuto, un piano molto astuto… E, come hai detto tu stesso, proprio sotto il mio naso…»
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«Esatto!» affermò Malfoy, che, bizzarramente, parve trarre coraggio e conforto dalla lode del Preside. «Proprio così!»
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«Ma ci sono stati momenti» continuò Silente, «in cui non eri più sicuro di riuscire a riparare l’Armadio, vero? E sei ricorso a mezzucci volgari e sconsiderati come mandarmi una collana maledetta che è finita nelle mani sbagliate… avvelenare un idromele che aveva pochissime probabilità di essere bevuto da me…»
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«Sì, be’, ma lei comunque non ha capito chi c’era dietro, no?» lo schernì Malfoy, mentre Silente scivolava un po’ più giù lungo il muro, le gambe sempre più deboli, e Harry lottava invano, in silenzio, contro l’incantesimo che lo legava.
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«A dire il vero sì» lo contraddisse Silente. «Ero sicuro che fossi tu».
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«Perché non mi ha fermato, allora?» chiese Malfoy.
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«Ho provato, Draco. Il professor Piton ti tiene d’occhio per mio ordine…»
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«Non esegue i suoi ordini, ha promesso a mia madre…»
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«Naturalmente è quello che ha detto a te, Draco, ma…»
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«Fa il doppio gioco, stupido vecchio, non lavora per lei!»
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«Dobbiamo rassegnarci a dissentire su questo punto, Draco. Si dà il caso che io mi fidi del professor Piton…»
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«Be’, allora sta perdendo colpi!» sogghignò Malfoy. «Piton mi ha offerto aiuto… perché vuole tutta la gloria per sé… perché vuole partecipare…’Che cosa stai combinando? Sei stato tu con la collana, è stato stupido, avrebbe potuto far saltare tutto quanto…’ Ma io non gli ho detto cosa facevo nella Stanza delle Necessità: domani si sveglierà e sarà tutto finito e non sarà più il prediletto del Signore Oscuro, non sarà nulla in confronto a me, nulla!»
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«Una vera gratificazione» replicò Silente con calma. «A tutti noi piace essere elogiati per il nostro duro lavoro… Ma tu devi aver avuto comunque un complice… qualcuno a Hogsmeade, qualcuno che ha consegnato a Katie la… la… aaaah…»
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Silente chiuse di nuovo gli occhi e chinò il capo, come se stesse per addormentarsi.
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«… ma è ovvio… Rosmerta. Da quanto tempo si trova sotto la Maledizione Imperius?»
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«C’è arrivato finalmente, eh?» lo derise Malfoy.
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Di sotto si levò un altro urlo, più intenso. Malfoy si guardò di nuovo nervosamente alle spalle, poi tornò a fissare Silente, che riprese: «E così la povera Rosmerta è stata costretta ad appostarsi nel suo stesso bagno per passare quella collana alla prima studentessa di Hogwarts che fosse entrata da sola? E l’idromele avvelenato… Be’, naturalmente Rosmerta è riuscita ad avvelenarlo prima di mandare la bottiglia a Lumacorno, convinta che dovesse essere il mio regalo di Natale… Sì, perfetto… perfetto… il povero signor Gazza non ha pensato di dover controllare una bottiglia di Rosmerta… Dimmi, come facevi a comunicare con lei? Credevo che avessimo sotto controllo tutti i canali da e per la scuola».
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«Monete stregate» rivelò Malfoy, come se non potesse smettere di parlare; la sua bacchetta tremava violentemente. «Io ne avevo una e lei l’altra, e potevo mandarle dei messaggi…»
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«Non è il sistema usato l’anno scorso dal gruppo che si faceva chiamare Esercito di Silente?» chiese il Preside. La sua voce era leggera e amabile, ma Harry lo vide scivolare un po’ più in basso lungo il muro.
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«Sì, ho preso l’idea da loro» rispose Malfoy con un sorriso perverso. «Ho preso anche l’idea di avvelenare l’idromele dalla sporca Mezzosangue Granger, l’ho sentita dire in biblioteca che Gazza non sa riconoscere le pozioni…»
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«Ti prego di non usare quel linguaggio davanti a me» lo interruppe Silente.
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Malfoy fece una risata rauca.
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«Le importa che io dica ‘sporca Mezzosangue’ quando sto per ucciderla?»
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«Sì» rispose Silente, e Harry lo vide sdrucciolare appena nello sforzo di rimanere in piedi. «Ma quanto a uccidermi, Draco, stai lasciando passare molti lunghi minuti. Siamo soli. Sono indifeso oltre le tue più rosee previsioni, e non hai ancora agito…»
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La bocca di Malfoy si contorse involontariamente, come se avesse assaggiato qualcosa di molto amaro.
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«Ora, per tornare a stanotte» continuò Silente, «non capisco bene com’è andata… Sapevi che avevo lasciato la scuola? Ma certo» si rispose da solo, «Rosmerta mi ha visto andar via e ti ha informato con le tue ingegnose monete…»
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«Infatti» soggiunse Malfoy. «Però pensava che stesse solo andando a bere qualcosa, che sarebbe tornato…»
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«Be’, ho bevuto qualcosa… e sono tornato… in un certo senso» borbottò Silente. «Così hai deciso di tendermi una trappola?»
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«Abbiamo deciso di mettere il Marchio Nero sopra la Torre e di costringerla a tornare subito per scoprire chi era stato ucciso» ribatté Malfoy. «E ha funzionato!»
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«Be’… sì e no…»replicò Silente. «Ma devo dunque dedurre che non è stato assassinato nessuno?»
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«Qualcuno è morto» rispose Malfoy, e la sua voce salì di un’ottava. «Uno dei suoi… non so chi, era buio… Ho scavalcato il corpo… Dovevo aspettare quassù il suo ritorno, solo che la sua fenice si è intromessa…»
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«Sì, hanno questa abitudine».
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Si udì un’esplosione, poi urla, più alte che mai; sembrava che la battaglia infuriasse sulla scala a chiocciola lì sotto, e il cuore di Harry tuonò inascoltato nel suo petto invisibile… Qualcuno era morto… Malfoy ne aveva scavalcato il corpo… ma chi?
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«Resta poco tempo, a ogni modo» riprese Silente. «Quindi consideriamo le tue alternative, Draco».
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«Le mie alternative!» gridò Malfoy. «Sono qui con una bacchetta… sto per ucciderla…»
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«Mio caro ragazzo, smettiamo di prenderci in giro. Se fossi in grado di uccidermi, l’avresti fatto subito dopo avermi Disarmato, non ti saresti fermato a fare questa piacevole chiacchierata».
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«Io non ho alternative!» esclamò Malfoy, all’improvviso bianco come Silente. «Devo farlo! Lui mi ucciderà! Ucciderà tutta la mia famiglia!»
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«Mi rendo conto della gravità della tua posizione» convenne Silente. «Perché credi che non ti abbia affrontato prima d’ora se no? Perché sapevo che saresti stato ucciso se Lord Voldemort avesse compreso che sospettavo di te».
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Malfoy sussultò sentendo pronunciare quel nome.
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«Sapevo della tua missione, ma non ho osato parlartene nel caso che usasse la Legilimanzia contro di te» continuò Silente. «Ma ora possiamo parlare chiaro… non è stato fatto alcun male, non hai ferito nessuno, anche se devi solo alla fortuna se le tue vittime sono sopravvissute… Io posso aiutarti, Draco…»
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«Non può, invece» ribatté Malfoy. Ormai la sua bacchetta tremava incontrollabilmente. «Nessuno può aiutarmi. Mi ha detto che se non lo faccio mi ucciderà. Non ho scelta».
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«Passa dalla parte giusta, Draco. Possiamo nasconderti meglio di quanto tu possa immaginare. E, cosa più importante, manderò dei membri dell’Ordine da tua madre stanotte, per nascondere anche lei. Tuo padre per ora è al sicuro ad Azkaban… Quando verrà il momento potremo proteggere anche lui… Passa dalla parte giusta, Draco… tu non sei un assassino…»
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Malfoy fissò il Preside, sbalordito.
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«Ma sono arrivato fino a qui, no?» disse lentamente. «Credevano che sarei morto, e invece sono qui… e lei è in mio potere… Ho la bacchetta in pugno… Lei è qui, a chiedermi pietà…»
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«No, Draco» ribatté Silente, tranquillo. «È la mia pietà, non la tua, che conta adesso».
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Malfoy non parlò. Aveva la bocca aperta, e la mano con la bacchetta tremava ancora. Harry credette di vederla abbassarsi…
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Ma all’improvviso dei passi rimbombarono per le scale e un attimo dopo Malfoy fu spinto da parte. Quattro persone vestite di nero si precipitarono fuori, sui bastioni. Sempre paralizzato, gli occhi fissi, senza poter battere ciglio, Harry vide terrorizzato quattro sconosciuti; a quanto pareva i Mangiamorte avevano vinto la battaglia di sotto.
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Un uomo goffo con uno strano sguardo sbilenco scoppiò in una risatina affannosa.
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«Silente in trappola!» esclamò. Si rivolse a una donna bassa e tozza dal sorriso avido che avrebbe potuto essere sua sorella. «Silente disarmato, Silente solo! Ben fatto, Draco, ben fatto!»
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«Buonasera, Amycus» lo salutò Silente, come se gli stesse dando il benvenuto a una festa. «E hai portato anche Alecto… incantevole…»
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Anche la donna ridacchiò, rabbiosa.
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«Credi che le tue battutine ti aiuteranno sul letto di morte?»lo dileggiò.
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«Battutine? No, no, queste sono buone maniere» ribatté Silente.
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«Fallo» ringhiò lo sconosciuto più vicino a Harry, un omone dalle gambe lunghe con grigi capelli arruffati e le basette; era a disagio nella stretta veste nera da Mangiamorte. Aveva una voce come Harry non ne aveva mai udite: una sorta di abbaiare rasposo. Emanava un forte odore misto di polvere, sudore e, inconfondibile, sangue. Le mani sudicie avevano lunghe unghie giallastre.
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«Tu, Fenrir?» chiese Silente.
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«Proprio così» rispose l’altro con voce stridula. «Contento di vedermi, Silente?»
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«No, non posso dire di esserlo…»
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Fenrir Greyback sorrise, scoprendo i denti appuntiti. Del sangue gli colò sul mento, e si leccò le labbra lentamente, in un gesto osceno.
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«Però sai quanto mi piacciono i ragazzi, Silente».
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«Devo dedurre che adesso attacchi anche senza la luna piena? Questo è del tutto insolito… hai sviluppato un gusto per la carne umana che non può essere soddisfatto una volta al mese?»
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«Già» affermò Greyback. «Ti sconvolge, questo, Silente? Ti terrorizza?»
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«Be’, non posso fingere che non mi disgusti. E sì, mi sconcerta un po’ che il nostro Draco abbia portato proprio te nella scuola dove vivono i suoi amici…»
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«Non sono stato io» esalò Malfoy. Non guardò Greyback; sembrava che non volesse nemmeno sfiorarlo con lo sguardo. «Non sapevo che sarebbe venuto…»
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«Non mi perderei una gita a Hogwarts per nulla al mondo, Silente» latrò Greyback con la sua voce aspra. «Non quando ci sono gole da lacerare… buonissime…»
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Alzò un’unghia gialla e si ripulì i denti davanti, rivolgendo uno sguardo goloso a Silente.
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«Potrei averti come dessert, Silente…»
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«No» intervenne il quarto Mangiamorte in tono secco. Aveva una faccia greve e volgare. «Abbiamo ricevuto degli ordini. Deve farlo Draco. Ora, Draco, sbrigati».
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Malfoy era meno risoluto che mai. Fissò terrorizzato Silente, che era ancora più pallido e molto più basso del solito, poiché era scivolato di un bel tratto lungo la parete del bastione.
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«Non gli resta molto da vivere comunque, mi pare!» esclamò l’uomo strabico, tra le risatine affannose della sorella. «Guardatelo… che cosa ti è successo, Silly?»
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«Oh, meno resistenza, riflessi più lenti, Amycus» rispose Silente. «La vecchiaia, insomma… Un giorno forse succederà anche a te… se sarai fortunato…»
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«Che vuol dire, eh, che vuol dire?» urlò il Mangiamorte, a un tratto violento. «Sempre lo stesso, eh, Silly, parli parli e non fai niente, niente, non so nemmeno perché il Signore Oscuro si prende la briga di ucciderti! Avanti, Draco, fallo!»
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Ma in quel momento dal basso salirono nuovi scalpiccii e una voce gridò: «Hanno bloccato le scale… Reducto! REDUCTO!»
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A Harry balzò il cuore in petto: allora quei quattro non avevano annientato ogni resistenza, si erano solo aperti un varco nella battaglia per raggiungere la cima della Torre, ed evidentemente avevano creato una barriera dietro di sé…
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«Ora, Draco, presto!» ripeté rabbioso l’uomo dalla faccia volgare.
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Ma la mano di Malfoy tremava tanto che riuscì a stento a prendere la mira.
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«Lo farò io»ringhiò Greyback, e avanzò verso Silente con la mano tesa e i denti scoperti.
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«Ho detto no!» gridò l’uomo; ci fu un lampo di luce e il lupo mannaro fu scaraventato lontano; urtò contro i bastioni e barcollò, furente. Il cuore di Harry martellava così forte che pareva impossibile che nessuno lo sentisse, imprigionato nell’incantesimo di Silente… Se solo fosse riuscito a muoversi, avrebbe potuto scagliare una maledizione da sotto il Mantello…
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«Draco, fallo o spostati. Uno di noi…» strillò la donna, ma in quel preciso istante la porta si spalancò ancora una volta e apparve Piton, la bacchetta in pugno. Guardò la scena, da Silente accasciato contro il muro ai quattro Mangiamorte, a Malfoy.
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«Abbiamo un problema, Piton» disse il goffo Amycus, senza distogliere da Silente lo sguardo e la bacchetta. «Il ragazzo non sembra in grado…»
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Ma qualcun altro aveva pronunciato il nome di Piton, con dolcezza.
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«Severus…»
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Quel suono atterrì Harry più di ogni altra cosa che aveva vissuto quella sera. Per la prima volta, Silente supplicava.
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Piton non rispose. Avanzò e spinse rudemente Malfoy di lato. I tre Mangiamorte si ritrassero senza una parola. Perfino il lupo mannaro era intimorito.
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Piton scrutò per un attimo Silente, e incisi nei suoi duri lineamenti c’erano disgusto e odio.
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«Severus… ti prego…»
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Piton levò la bacchetta e la puntò contro Silente.
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«Avada Kedavra!»
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Uno zampillo di luce verde schizzò dalla punta della bacchetta di Piton e colpì Silente in pieno petto. L’urlo di orrore non uscì mai dalla bocca di Harry; silenzioso e immobile, fu costretto a guardare Silente scagliato in aria: per un istante parve restare sospeso sotto il teschio lucente, e poi cadde lentamente all’indietro, oltre le merlature, come un’enorme bambola di pezza, e scomparve.
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