Esplora le Citazioni

<< Tutti i libri


Harry Potter e il Calice di Fuoco (6144 citazioni)
   1) Casa Riddle (109 citazioni)
   2) La Cicatrice (44 citazioni)
   3) L'invito (99 citazioni)
   4) Ritorno alla Tana (99 citazioni)
   5) I Tiri Vispi di Fred e George (111 citazioni)
   6) La Passaporta (88 citazioni)
   7) Bagman e Crouch (164 citazioni)
   8) La Coppa del Mondo di Quidditch (161 citazioni)
   9) Il Marchio Nero (262 citazioni)
   10) Caos al Ministero (115 citazioni)
   11) Sull'Espresso di Hogwarts (120 citazioni)
   12) Il Torneo TreMaghi (161 citazioni)
   13) Malocchio Moody (157 citazioni)
   14) Le Maledizioni Senza Perdono (183 citazioni)
   15) Beauxbatons e Durmstrang (164 citazioni)
   16) Il Calice di Fuoco (203 citazioni)
   17) I Quattro Campioni (143 citazioni)
   18) la Pesa delle Bacchette (229 citazioni)
   19) L'ungaro Spinato (183 citazioni)
   20) La Prima Prova (217 citazioni)
   21) Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (185 citazioni)
   22) La Prova Inaspettata (186 citazioni)
   23) Il Ballo del Ceppo (253 citazioni)
   24) Lo Scoop di Rita Skeeter (198 citazioni)
   25) L'Uovo e l'Occhio (176 citazioni)
   26) La Seconda Prova (229 citazioni)
   27) Il Ritorno di Felpato (212 citazioni)
   28) La Follia del Signor Crouch (282 citazioni)
   29) il Sogno (166 citazioni)
   30) Il Pensatoio (204 citazioni)
   31) La Terza Prova (267 citazioni)
   32) Carne, Sangue e Ossa (54 citazioni)
   33) I Mangiamorte (100 citazioni)
   34) Prior Incantatio (69 citazioni)
   35) Veritaserum (165 citazioni)
   36) Le Strade si Dividono (206 citazioni)
   37) L'Inizio (180 citazioni)
Ricerca tra le citazioni:

Download

Capitolo PrecedenteCapitolo Successivo

il Sogno


   «Il punto è questo» disse Hermione, massaggiandosi la fronte. «O il signor Crouch ha aggredito Viktor, o qualcun altro ha aggredito tutti e due mentre Viktor non guardava».
    «Dev’essere stato Crouch» disse subito Ron. «Ecco perché era sparito quando Harry e Silente sono arrivati laggiù. Era scappato via».
    «Non credo» rispose Harry, scuotendo la testa. «Sembrava proprio debole… Non credo che volesse Smaterializzarsi o altro».
    «Non ci si può Smaterializzare entro i confini di Hogwarts, ve l’ho detto mille volte!» esclamò Hermione.
    «Ok, sentite un po’ questa» disse Ron eccitato. «Krum aggredisce Crouch — no, aspettate un attimo — e poi si Schianta!»
    «E il signor Crouch è evaporato, vero?» fece Hermione freddamente.
    «Oh, va be’…»
    Era l’alba. Harry, Ron e Hermione erano sgattaiolati fuori dai loro letti molto presto, ed erano corsi insieme su alla Guferia per spedire un biglietto a Sirius. Ora erano in piedi e guardavano il parco immerso in una nebbiolina. Tutti e tre avevano gli occhi gonfi ed erano pallidi, perché avevano parlato di Crouch fino a tardi.
    «Ricomincia daccapo, Harry» disse Hermione. «Allora, che cos’ha detto il signor Crouch?»
    «Te l’ho detto, non aveva molto senso» disse Harry. «Ha detto che voleva mettere in guardia Silente da qualcosa. Ha nominato Bertha Jorkins, questo è certo, e sembrava convinto che fosse morta. Continuava a dire che era colpa sua… ha parlato di suo figlio».
    «Be’, quella è stata sì colpa sua» disse Hermione stizzita.
    «Era fuori di testa» disse Harry. «Metà del tempo sembrava convinto che sua moglie e suo figlio fossero ancora vivi, e continuava a parlare di lavoro con Percy e a dargli istruzioni».
    «E… ripeti un po’ cos’ha detto di Tu-Sai-Chi» disse Ron esitante.
    «Te l’ho detto» ripeté Harry ostinato. «Diceva che sta diventando più forte».
    Ci fu una pausa.
    Poi Ron cominciò, in tono falsamente fiducioso: «Ma era fuori di testa, come dicevi tu, quindi probabilmente metà delle cose che ha detto erano puro delirio…»
    «Era in sé quando cercava di parlare di Voldemort» rispose Harry. Ron sussultò. «Faceva una gran fatica a mettere insieme due parole, ma solo quando sembrava che sapesse dov’era e cosa voleva fare. Continuava a ripetere che doveva vedere Silente».
    Harry si allontanò dalla finestra e prese a scrutare le travi. Metà dei molti trespoli erano vuoti; ogni tanto, un altro gufo piombava giù da una delle finestre, di ritorno dalla caccia notturna con un topo nel becco.
    «Se Piton non mi avesse trattenuto» disse Harry con amarezza, «forse saremmo arrivati in tempo. “Il Preside è occupato, Potter… che cosa sono queste sciocchezze, Potter?” Perché non si è tolto di torno e basta?»
    «Forse non voleva che tu arrivassi in tempo!» incalzò Ron. «Forse — aspetta un po’ — quanto ci poteva mettere ad arrivare giù alla Foresta? Credi che possa essere arrivato prima di te e Silente?»
    «No, a meno che non sappia trasformarsi in pipistrello» rispose Harry.
    «Non lo escluderei» borbottò Ron.
    «Dobbiamo vedere il professor Moody» disse Hermione. «Dobbiamo scoprire se ha trovato il signor Crouch».
    «Facile, se aveva con sé la Mappa del Malandrino» disse Harry.
    «A meno che Crouch non fosse già fuori dal parco» aggiunse Ron, «perché la Mappa arriva solo fino ai confini, non…»
    «Ssst!» fece Hermione all’improvviso.
    Qualcuno stava salendo alla Guferia. Harry udì due voci battibeccare, sempre più vicine.
    «… è ricatto, ecco cos’è, potremmo finire nei guai, guai seri…»
    «… abbiamo cercato di essere corretti, adesso è il momento di giocare sporco, come lui. Non vorrebbe certo che il Ministero della Magia sapesse che cos’ha fatto…»
    «Ti dico che se lo metti per iscritto è un ricatto!»
    «Sì, ma poi mica ti lamenti se otteniamo una bella ricompensa, vero?»
    La porta della Guferia si spalancò. Fred e George attraversarono la soglia, poi si fermarono di botto alla vista di Harry, Ron e Hermione.
    «Che cosa fate qui?» dissero Ron e Fred contemporaneamente.
    «Spediamo una lettera» risposero Harry e George all’unisono.
    «Come, a quest’ora?» dissero Hermione e Fred.
    Fred sorrise. «Bene… noi non vi chiederemo che cosa state facendo se voi non lo chiedete a noi» disse.
    Aveva in mano una busta sigillata. Harry le diede un’occhiata, ma Fred, per caso o di proposito, spostò la mano così da coprire il nome del destinatario.
    «Be’, non vogliamo trattenervi» disse, facendo un buffo inchino e indicando la porta.
    Ron non si mosse. «Chi state ricattando?» chiese.
    Il sorriso scomparve dalle labbra di Fred. George gli lanciò un’occhiata prima di rivolgersi a Ron.
    «Non fare lo stupido, stavo solo scherzando» rispose con disinvoltura.
    «Non sembrava proprio» osservò Ron.
    Fred e George si scambiarono un’altra occhiata. Poi Fred disse bruscamente: «Te l’ho già detto, Ron, tieni il naso fuori da questa faccenda, se ti piace così com’è. Non capisco come mai, ma…»
    «Sono fatti miei se state ricattando qualcuno» incalzò Ron. «George ha ragione, potreste cacciarvi in un grosso guaio».
    «Te l’ho detto. Stavo scherzando» insisté George. Si avvicinò a Fred, gli sfilò la lettera di mano e la legò alla zampa del barbagianni più vicino. «Cominci ad assomigliare al nostro caro fratello maggiore, sai, Ron. Continua così e ti faranno Prefetto».
    «No!» disse Ron veemente.
    George portò il barbagianni alla finestra e quello spiccò il volo. Poi si voltò con un gran sorriso.
    «Be’, allora smettila di dire alla gente cosa deve fare. A più tardi».
    Lui e Fred se ne andarono. Harry, Ron e Hermione si guardarono perplessi.
    «Non credete che sappiano qualcosa di questa faccenda, eh?» sussurrò Hermione. «Di Crouch e del resto?»
    «No» rispose Harry. «Se fosse una cosa così seria, lo direbbero a qualcuno. Lo direbbero a Silente».
    Ron, comunque, sembrava a disagio.
    «Cosa c’è?» gli chiese Hermione.
    «Be’…» disse Ron lentamente, «non so se lo farebbero. Sono… sono ossessionati dall’idea di far soldi ultimamente, me ne sono accorto stando con loro… quando… sapete…»
    «Noi non ci parlavamo» concluse Harry per lui. «Sì, ma un ricatto…»
    «È quella loro idea del negozio di scherzi» disse Ron. «Credevo che ne parlassero solo per irritare la mamma, ma fanno sul serio, vogliono aprirne uno. Gli manca solo un anno per finire Hogwarts, continuano a ripetersi che è ora di pensare al futuro, e papà non li può aiutare, e hanno bisogno di soldi per cominciare».
    Fu la volta di Hermione di essere a disagio. «Si, ma… non farebbero nulla di illegale per ottenere del denaro…»
    «Tu dici?» le fece eco Ron con aria scettica. «Non so… non è che gli importi granché di infrangere le regole, no?»
    «Sì, ma questa è la legge» disse Hermione spaventata. «Questa non è una stupida regola della scuola… prenderanno ben più di una punizione se ricattano qualcuno! Ron… forse sarebbe meglio se lo dicessi a Percy…»
    «Sei pazza?» disse Ron. «Dirlo a Percy? Probabilmente farebbe come Crouch e li denuncerebbe». Fissò la finestra dalla quale era partito il barbagianni di Fred e George, poi si riscosse: «Dai, andiamo a fare colazione».
    «Credete che sia troppo presto per andare dal professor Moody?» domandò Hermione mentre scendevano la scala a chiocciola.
    «Sì» rispose Harry. «Probabilmente ci fulminerebbe da dietro la porta se lo svegliassimo all’alba. Crederebbe che stiamo cercando di assalirlo nel sonno. Aspettiamo l’intervallo».
    Di rado una lezione di Storia della Magia era stata così lunga. Harry continuava a guardare l’orologio di Ron. visto che finalmente aveva rinunciato al suo, ma quello di Ron si muoveva così piano che sembrava essersi rotto anche quello. Erano tutti e tre così stanchi che avrebbero posato volentieri la testa sul banco per dormire; perfino Hermione non prendeva appunti come al solito, ma era seduta con la testa appoggiata alla mano e fissava il professor Rüf con occhi vuoti.
    Quando finalmente suonò la campana, corsero lungo ì corridoi fino alla classe di Difesa contro le Arti Oscure, e incontrarono il professor Moody che ne usciva. Sembrava stanco quanto loro. La palpebra dell’occhio normale era afflosciata, e dava al suo viso un aspetto ancora più deforme del solito.
    «Professor Moody!» gridò Harry mentre gli si avvicinavano facendosi largo tra la folla.
    «Salute, Potter» ringhiò Moody. L’occhio magico seguì un paio di ragazzini del primo anno che filarono via con aria nervosa; roteò girandosi verso l’interno della testa di Moody e li guardò girare l’angolo. Poi Moody parlò di nuovo. «Entrate».
    Si ritrasse per lasciarli entrare nell’aula vuota, zoppicò dietro di loro e chiuse la porta.
    «L’ha trovato?» chiese Harry senza preamboli. «Il signor Crouch?»
    «No» rispose Moody. Si avvicinò alla scrivania, sedette, allungò la gamba di legno con un lieve gemito ed estrasse la fiaschetta.
    «Ha usato la mappa?» chiese Harry.
    «Certo» disse Moody, e bevve. «Ho preso esempio da te, Potter. L’ho consultata dal mio ufficio fino nella Foresta. Non era da nessuna parte».
    «Allora si è Smaterializzato?» disse Ron.
    «Non ci si può Smaterializzare nella cerchia del castello, Ron!» esclamò Hermione. «Può aver usato altri modi per sparire, vero, professore?»
    L’occhio magico di Moody vibrò indugiando su Hermione.
    «Tu sei un’altra che dovrebbe pensare alla carriera di Auror» le disse. «La tua testa lavora nel modo giusto, Granger».
    Hermione arrossì compiaciuta.
    «Be’, non era invisibile» disse Harry, «la mappa mostra anche le persone invisibili. Allora dev’essersene andato».
    «Ma di sua volontà?» disse Hermione impaziente. «O perché qualcuno lo ha costretto?»
    «Sì, è possibile che qualcuno… che qualcuno lo abbia messo su un manico di scopa e sia volato via con lui, no?» aggiunse Ron rapido, guardando speranzoso Moody, come se volesse sentirsi dire che anche lui aveva l’istinto di un Auror.
    «Non possiamo escludere un rapimento» ringhiò Moody.
    «Allora» disse Ron «pensa che possa essere da qualche parte a Hogsmeade?»
    «Potrebbe essere ovunque» disse Moody scuotendo la testa. «La sola cosa che sappiamo per certo è che non è qui».
    Fece un gran sbadiglio, e le cicatrici si distesero, e la bocca storta rivelò una serie di denti mancanti.
    Poi disse: «Ora, Silente mi ha detto che voi tre vi credete investigatori, ma non potete far nulla per Crouch. Adesso lo cercherà il Ministero, Silente li ha informati. Potter, concentrati sulla terza prova».
    «Come?» disse Harry. «Oh, certo…»
    Non aveva pensato una volta al labirinto da quando lo aveva lasciato assieme a Krum la sera prima.
    «Dovrebbe essere la cosa giusta per te, questa» disse Moody, guardando Harry e grattandosi il mento segnato dalle cicatrici e coperto di peli ispidi. «Da quello che ha detto Silente, sei riuscito a superare cose del genere un sacco di volte. Ti sei fatto strada oltrepassando un bel po’ di ostacoli che custodivano la Pietra Filosofale al primo anno, vero?»
    «Gli abbiamo dato una mano» intervenne rapido Ron. «Io e Hermione gli abbiamo dato una mano».
    Moody fece un gran sorriso. «Be’, dategli una mano a esercitarsi per questa cosa, e sarò molto sorpreso se non vince» disse. «Nel frattempo… vigilanza costante, Potter. Vigilanza costante». Trasse un’altra gran sorsata dalla fiaschetta, e l’occhio magico roteò verso la finestra, da cui si scorgeva la vela più alta della nave di Durmstrang.
    «Voi due» — l’occhio normale era puntato su Ron e Hermione — «state vicini a Potter, d’accordo? Io tengo d’occhio tutto, ma comunque… gli occhi aperti non bastano mai».
   
    * * *
    Sirius rispedì indietro il loro gufo la mattina dopo. Planò davanti a Harry mentre un allocco atterrava di fronte a Hermione, con una copia della Gazzetta del Profeta stretta nel becco. Lei prese il giornale, scorse le prime pagine, disse «Ha! Non ha saputo di Crouch!», poi si unì a Ron e Harry nella lettura dei commenti di Sirius sui fatti misteriosi di due notti prima.
   
    Harry, che cosa ti viene in mente di andare nella Foresta con Viktor Krum? Voglio che tu mi giuri a stretto giro di gufo che non uscirai di notte con nessuno. C’è qualcuno estremamente pericoloso a Hogwarts. E evidente che questo qualcuno voleva impedire a Crouch di incontrare Silente ed è probabile che tu ti sia trovato nell’oscurità a pochi metri da costui. Potevi rimanere ucciso.
    Il tuo nome non è finito per caso nel Calice di Fuoco. Se qualcuno sta cercando di farti del male, ha la sua ultima possibilità. Non allontanarti da Ron e Hermione, non uscire dalla Torre di Grifondoro la sera, e preparati alla terza prova. Esercitati a Schiantare e Disarmare. Non sarebbe male che provassi anche qualche stregoneria. Non puoi fare niente per Crouch. Giù la testa e bada a te stesso. Aspetto una tua lettera in cui mi dai la tua parola che non uscirai più dal castello.
    Sirius
    «Chi si crede di essere, a farmi la predica perché sono uscito dal castello?» esclamò Harry indignato mentre ripiegava la lettera di Sirius e se la infilava in tasca. «Con tutte le cose che ha combinato lui a scuola!»
    «È in pensiero per te!» disse Hermione bruscamente. «Come Moody e Hagrid! Quindi dai loro retta!»
    «Nessuno cerca di aggredirmi» ribatté Harry. «Nessuno mi ha fatto niente…»
    «Tranne mettere il tuo nome nel Calice di Fuoco» lo interruppe Hermione. «E deve averlo fatto per un buon motivo, Harry. Tartufo ha ragione. Forse questo qualcuno sta solo prendendo tempo. Forse è questa la prova che ha scelto per prenderti».
    «Senti» disse Harry, impaziente, «diciamo che Tartufo ha ragione, e che qualcuno ha Schiantato Krum per rapire Crouch. Be’, doveva essere li tra gli alberi vicino a noi, no? Ma ha aspettato che io fossi lontano prima di agire, no? Quindi non pare proprio che sia io il suo obiettivo, no?»
    «Non poteva farlo passare per un incidente, se ti assassinava nella Foresta!» esclamò Hermione. «Ma se muori durante una prova…»
    «Però non ha avuto problemi ad aggredire Krum, vero?» disse Harry. «Perché non mi ha fatto fuori nella stessa occasione? Poteva far finta che io e Krum ci fossimo sfidati a duello, o qualcosa del genere».
    «Harry, non capisco neanch’io» sospirò Hermione sconfortata. «So solo che stanno succedendo un sacco di cose strane, e non mi piacciono… Moody ha ragione, Tartufo ha ragione, devi cominciare ad allenarti per la terza prova, e subito. E rispondi subito a Tartufo e promettigli che non scapperai via da solo un’altra volta».
   
    * * *
    Il parco di Hogwarts non era mai apparso cosi invitante, da quando Harry doveva restare chiuso dentro il castello. Nei giorni che seguirono trascorse tutto il suo tempo libero in biblioteca con Hermione e Ron, a studiare stregonerie, o in qualche classe vuota dove sgattaiolavano per esercitarsi. Harry si era concentrato sullo Schiantesimo, che non aveva mai usato prima. Il guaio era che fare pratica comportava parecchi sacrifici da parte di Ron e Hermione.
    «Non possiamo rapire Mrs Purr?» propose Ron lunedì all’ora di pranzo, mentre giaceva lungo disteso nel bel mezzo della classe di Incantesimi: era appena stato Schiantato e risvegliato da Harry per la quinta volta di seguito. «Possiamo Schiantare lei qualche volta. Oppure puoi usare Dobby, Harry. Scommetto che farebbe qualunque cosa per aiutarti. Non è che mi lamenti» si alzò in piedi cautamente, massaggiandosi la schiena «ma mi fa male dappertutto…»
    «Be’, certo, se continui a mancare i cuscini!» esclamò Hermione impaziente, risistemando la pila di cuscini che avevano usato per l’Incantesimo di Esilio e che Vitious aveva lasciato in un armadio.
    «Quando sei Schiantato non riesci a prendere la mira molto bene, Hermione!» ribatté rabbiosamente Ron. «Perché non vieni tu al mio posto?»
    «Be’, credo che Harry l’abbia imparato, ormai» disse Hermione in fretta. «E non dobbiamo darci pensiero per l’Incantesimo di Disarmo, perché sono secoli che lo sa fare… Credo che stasera dovremmo cominciare con qualche stregoneria».
    Scorse la lista che avevano fatto in biblioteca.
    «Mi piace questo qui» disse, «questo Incantesimo di Ostacolo. Dovrebbe rallentare qualunque cosa cerchi di aggredirti, Harry. Cominceremo con questo».
    Suonò la campana. Rimisero in fretta i cuscini nell’armadio di Vitious, e sgattaiolarono fuori dalla classe.
    «Ci vediamo a cena!» disse Hermione, diretta ad Aritmanzia, mentre Harry e Ron andavano verso la Torre Nord, a Divinazione. Ampie strisce di abbagliante luce solare attraversavano il corridoio entrando a fiotti dalle alte finestre. Il cielo era di un azzurro così luminoso che sembrava smaltato.
    «Ci sarà da cuocere nell’aula della Cooman, quella non spegne mai il fuoco» disse Ron, mentre salivano la scala che portava alla scaletta argentata e alla botola.
    Aveva ragione. Nella stanza pervasa da una luce fioca c’era un caldo soffocante. Gli effluvi del fuoco profumato erano più grevi che mai. Harry si sentì stordito mentre si avvicinava a una delle finestre schermate da tende. Mentre la professoressa Cooman guardava dall’altra parte, intenta a sbrogliare lo scialle da una lampada, l’aprì di qualche centimetro e si risistemò nella poltrona foderata di chintz, in modo che un venticello leggero gli accarezzasse il viso. Era decisamente piacevole.
    «Miei cari» esordì la professoressa Cooman, seduta in una profonda poltrona di fronte alla classe, scrutando i ragazzi uno per uno con gli occhi stranamente ingranditi dalle lenti, «abbiamo quasi finito il nostro lavoro sulla divinazione planetaria. Oggi, comunque, ci si presenta un’ottima occasione per osservare gli effetti di Marte, perché in questo momento si trova in una posizione assolutamente interessante. Se volete guardare da questa parte, spegnerò le luci…»
    Agitò la bacchetta e le lampade si spensero. Il fuoco rimase l’unica fonte di luce. La professoressa Cooman si chinò e prese da sotto la sedia un modellino in miniatura del sistema solare rinchiuso sotto una cupola di vetro. Era un oggetto molto bello; ciascuna delle lune scintillava dolcemente al suo posto attorno ai nove pianeti e al sole che brillava forte, e ciascun globo galleggiava a mezz’aria sotto il vetro. Harry guardò pigramente mentre la professoressa Cooman cominciava a indicare l’angolo affascinante che Marte formava con Nettuno. Vapori dal greve profumo gli aleggiavano addosso, e l’arietta che entrava dalla finestra gli giocherellava sul viso. Udì il morbido ronzio di un insetto da qualche parte dietro la finestra. Le palpebre gli si fecero pesanti…
    Cavalcava un gufo reale, e insieme planavano nel cielo azzurro chiaro verso una vecchia casa ricoperta d’edera aggrappata sul fianco di una collina. Volavano sempre più in basso, e il vento soffiava piacevole sul viso di Harry, finché non raggiunsero un’oscura finestra rotta al piano di sopra della casa, ed entrarono. Ora sfrecciavano lungo un corridoio buio, verso una porta alla fine… la varcarono ed entrarono in una stanza dalle finestre chiuse con tavole di legno…
    Harry scese dal dorso del gufo… lo guardò svolazzare attraverso la stanza e posarsi su una poltrona voltata verso il fuoco… c’erano due forme scure sul pavimento davanti alla poltrona… entrambe si agitavano…
    Uno era un serpente enorme… l’altro era un uomo… un uomo basso, quasi calvo, un uomo con gli occhi acquosi e il naso appuntito… ansimava e singhiozzava sul tappetino davanti al camino…
    «Sei fortunato, Codaliscia» una voce fredda e acuta si levò dalla poltrona su cui era atterrato il gufo. «Hai davvero molta fortuna. Il pasticcio che hai combinato non ha rovinato tutto. È morto».
    «Mio signore!» esclamò l’uomo sul pavimento, senza fiato. «Mio signore, sono… sono così contento… e mi dispiace tanto…»
    «Nagini» disse la voce fredda, «tu sei sfortunata. Non ti darò in pasto Codaliscia, dopotutto… ma non preoccuparti, non preoccuparti… c’è sempre Harry Potter…»
    Il serpente sibilò. Harry vide la sua lingua saettare.
    «Ora, Codaliscia» disse la voce fredda, «forse è il caso di ricordarti perché non ho intenzione di tollerare che tu combini un altro guaio…»
    «Mio Signore… no… vi supplico…»
    Dalla poltrona emerse la punta di una bacchetta. Era puntata contro Codaliscia. «Crucio» disse la voce gelida.
    Codaliscia urlò, urlò come se ogni nervo che aveva in corpo fosse in preda alle fiamme, e le urla riempirono le orecchie di Harry mentre la cicatrice che aveva sulla fronte gli bruciava insopportabilmente; anche lui si ritrovò a urlare… Voldemort l’avrebbe sentito, avrebbe scoperto che era lì…
    «Harry! Harry!»
    Harry aprì gli occhi. Era disteso sul pavimento della stanza della professoressa Cooman, con le mani sulla faccia. La cicatrice gli bruciava ancora così forte che gli lacrimavano gli occhi. Il dolore era vero. Tutta la classe era in piedi attorno a lui, e Ron era inginocchiato al suo fianco, terrorizzato.
    «Ti senti bene?» disse.
    «Certo che no!» esclamò la professoressa Cooman, profondamente agitata. I suoi enormi occhi indugiarono su Harry, scrutandolo. «Che cos’è stato, Potter? Una premonizione? Un’apparizione? Che cos’hai visto?»
    «Nulla» mentì Harry. Si alzò a sedere. Si accorse di tremare violentemente. Non riuscì a impedirsi di guardare attorno, nel fitto delle ombre alle sue spalle; la voce di Voldemort era sembrata così vicina…
    «Ti stavi toccando la cicatrice!» esclamò la professoressa Cooman. «Ti sei rotolato per terra, toccandoti la cicatrice! Andiamo, Potter, ho una certa esperienza in materia!»
    Harry alzò gli occhi verso di lei.
    «Devo andare in infermeria, credo» disse. «Ho un brutto mal di testa».
    «Mio caro, senz’alcun dubbio sei stato sollecitato dalle eccezionali vibrazioni chiaroveggenti della mia aula!» disse la professoressa Cooman. «Se adesso te ne vai, potresti perdere l’occasione di vedere più lontano di quanto tu non abbia mai…»
    «Non voglio vedere altro che una medicina per il mal di testa» disse Harry.
    Si alzò. I compagni indietreggiarono. Sembravano tutti nervosi.
    «A dopo» sussurrò Harry a Ron, poi prese la borsa e si diresse alla botola, ignorando la professoressa Cooman che ostentava un’aria profondamente delusa, come se le fosse appena stato negato un grosso regalo.
    Quando Harry fu ai piedi della scala a pioli, comunque, non si diresse verso l’infermeria. Non aveva alcuna intenzione di andarci. Sirius gli aveva detto che fare se la cicatrice gli avesse fatto di nuovo male, e Harry avrebbe seguito il suo consiglio: stava andando difilato nell’ufficio del Preside. Percorse i corridoi pensando a ciò che aveva visto nel sogno… era reale quanto quello che lo aveva svegliato di soprassalto a Privet Drive… ripassò i particolari nella mente, cercando di ricordarli… aveva sentito Voldemort accusare Codaliscia di aver combinato un pasticcio… ma il gufo aveva portato buone notizie, il guaio era stato rimediato, qualcuno era morto… quindi Codaliscia non sarebbe stato dato in pasto al serpente… questa sorte sarebbe toccata a lui, Harry…
    Harry aveva oltrepassato senza accorgersene il gargoyle di pietra che sorvegliava l’ingresso dell’ufficio di Silente. Sbatté le palpebre, si guardò attorno, capì che cos’aveva fatto e tornò sui suoi passi per fermarsi davanti alla statua. Poi gli venne in mente che non sapeva la parola d’ordine.
    «Sorbetto al limone?» disse esitante.
    Il gargoyle non si mosse.
    «OK» disse Harry, squadrandolo. «Goccia di pera. Ehm… Bacchetta di liquirizia. Ape Frizzola. SuperPallaGomma di Drooble. Gelatine Tuttigusti+1… oh no, non gli piacciono, vero? Oh insomma, apriti, no?» sbottò. «Devo assolutamente vederlo, è urgente!»
    Il gargoyle rimase immobile.
    Harry gli sferrò un calcio, con l’unico risultato di farsi un male tremendo all’alluce.
    «Cioccorana!» urlò furioso, saltellando su un piede solo. «Piuma di zucchero! Scarafaggi a Grappolo!»
    Il gargoyle prese vita e balzò da un lato. Harry strizzò gli occhi.
    «Scarafaggi a Grappolo?» disse, stupefatto. «Stavo solo scherzando…»
    Si affrettò a varcare l’apertura e salì il primo gradino di una scala a chiocciola di pietra, che si avvolse lentamente verso l’alto mentre le porte si chiudevano alle sue spalle e lo portò fino a una porta di quercia lucida con un battente di ottone.
    Udì delle voci all’interno dell’ufficio. Scese dalla scala mobile ed esitò, tendendo le orecchie.
    «Silente, mi spiace ma non vedo il nesso, non lo vedo proprio!» Era la voce del Ministro della Magia, Cornelius Caramell. «Ludo sostiene che Bertha è perfettamente in grado di perdersi. Sono d’accordo, ormai avremmo dovuto trovarla, ma comunque non abbiamo alcuna prova che sia stato commesso un delitto, Silente, assolutamente no. E nemmeno che la sua scomparsa sia legata a quella di Barty Crouch!»
    «E cosa crede che sia successo a Barty Crouch, Ministro?» disse la voce ringhiosa di Moody.
    «Vedo due possibilità, Alastor» rispose Caramell. «O Crouch alla fine è crollato — è più che probabile, sono sicuro che lei la pensa come me, vista la sua storia personale — ha perso la testa e ora sta vagando chissà dove…»
    «Vaga con estrema rapidità, se è questo che è successo, Cornelius» commentò Silente con tranquillità.
    «Oppure… be’…» Caramell sembrava imbarazzato. «Be’, mi astengo dal giudizio finché non avrò visto il luogo in cui l’hanno incontrato, ma… lei dice che era subito dopo la carrozza di Beauxbatons? Silente, lo sa che cos’è quella donna?»
    «Io la ritengo una Preside molto capace… e un’ottima ballerina» disse Silente piano.
    «Silente, andiamo!» esclamò Caramell infuriato. «Non crede di essere parziale nei suoi confronti a causa di Hagrid? Non si rivelano tutti innocui — sempre che Hagrid si possa definire innocuo, con quella sua mania per i mostri…»
    «Non sospetto di Madame Maxime più che di Hagrid» disse Silente, con la medesima calma. «Ritengo possibile che sia lei ad essere prevenuto, Cornelius».
    «Possiamo chiudere questa discussione?» ringhiò Moody.
    «Sì, sì, andiamo giù nel parco, allora» disse Caramell impaziente.
    «No, non è per questo» disse Moody, «è solo che Potter vuole parlarle, Silente. È fuori dalla porta».
Capitolo PrecedenteCapitolo Successivo