«Vieni, Harry…»
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«No».
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«Non puoi restare qui, Harry… Andiamo, su…»
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«No».
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Non voleva lasciare Silente, non voleva andare da nessuna parte. La mano di Hagrid sulla sua spalla tremava. Poi un’altra voce disse: «Harry, andiamo».
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Una mano molto più piccola e calda aveva stretto la sua e la tirava verso l’alto. Obbedì senza pensarci. Solo attraversando la folla, senza guardare, capì da un leggero profumo di fiori nell’aria che era Ginny a guidarlo verso il castello. Voci incomprensibili lo circondavano, singhiozzi e urla e gemiti trafiggevano la notte, ma Harry e Ginny andarono avanti, salirono i gradini fino alla Sala d’Ingresso: facce galleggiavano ai margini del campo visivo di Harry, ragazzi lo guardavano furtivi, interrogativi, e i rubini di Grifondoro scintillavano sul pavimento come gocce di sangue mentre i due si facevano strada verso la scalinata di marmo.
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«Andiamo in infermeria» disse Ginny.
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«Non sono ferito».
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«Ordini della McGranitt. Sono tutti lassù. Ron e Hermione e Lupin e gli altri…»
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La paura si risvegliò nel petto di Harry: aveva dimenticato le sagome immobili che si era lasciato alle spalle.
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«Ginny, chi altro è morto?»
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«Non preoccuparti, nessuno di noi».
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«Ma il Marchio Nero… Malfoy ha detto che aveva scavalcato un corpo…»
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«Ha scavalcato Bill, ma è tutto a posto, è vivo».
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Però c’era qualcosa nella sua voce che non lasciava presagire niente di buono.
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«Sei sicura?»
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«Ma certo che sono sicura… È un… un po’ rovinato, tutto qui. Greyback l’ha aggredito. Madama Chips dice che non… che non avrà più lo stesso aspetto…» La voce di Ginny tremò appena. «Non sappiamo bene quali saranno le conseguenze… voglio dire, Greyback è un lupo mannaro, ma in quel momento non era trasformato».
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«E gli altri… c’erano altri corpi a terra…»
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«Neville è in infermeria, però Madama Chips pensa che si riprenderà completamente, e il professor Vitious è stato steso, ma sta bene, è solo un po’ scosso. Ha insistito per andare a prendersi cura dei Corvonero. Ed è morto un Mangiamorte, è stato colpito da un Anatema che Uccide di quelli che il grosso biondo scagliava da tutte le parti… Harry, se non avessimo avuto la tua pozione Felix, credo che saremmo stati uccisi, tutte le maledizioni ci mancavano…»
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Erano arrivati all’infermeria: Harry spinse la porta e vide Neville addormentato in un letto lì accanto. Ron, Hermione, Luna, Tonks e Lupin, riuniti attorno a un altro letto in fondo alla corsia, alzarono tutti gli occhi. Hermione corse da Harry e lo abbracciò; anche Lupin venne avanti, preoccupato.
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«Tutto a posto, Harry?»
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«Io sto bene… E Bill?»
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Nessuno rispose. Harry guardò oltre Hermione e vide un volto irriconoscibile su un cuscino, lacerato e squarciato in modo grottesco. Madama Chips gli stava applicando un unguento verde dall’odore acre sulle ferite. Harry ricordò che Piton aveva guarito con gran facilità le ferite del Sectumsempra su Malfoy usando la bacchetta.
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«Non può curarle con un incantesimo?» domandò.
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«Nessun incantesimo funziona con queste» rispose Madama Chips. «Ho tentato tutto quello che so, ma non c’è cura per i morsi di lupo mannaro».
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«Ma non è stato morso con la luna piena» obiettò Ron, che fissava il viso del fratello come se in qualche modo potesse costringerlo a guarire con la sola forza dello sguardo. «Greyback non si era trasformato, quindi Bill non diventerà un… un vero…?»
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Guardò Lupin, incerto.
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«No, non credo che Bill diventerà un vero lupo mannaro» replicò Lupin, «ma questo non significa che non ci sarà un qualche contagio. Quelle sono ferite maledette. È improbabile che guariscano del tutto, e… e Bill d’ora in poi potrebbe avere alcune caratteristiche da lupo».
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«Silente potrebbe conoscere qualcosa che funzioni, però» soggiunse Ron. «Dov’è? Bill ha lottato contro quei pazzi per ordine di Silente, Silente glielo deve, non può lasciarlo in questo stato…»
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«Ron… Silente è morto» disse Ginny.
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«No!» Lupin spostò lo sguardo da Ginny a Harry, sconvolto, come se sperasse che lui potesse contraddirla, ma quando Harry tacque, crollò in una sedia accanto al letto di Bill, le mani sul volto. Harry non aveva mai visto Lupin perdere il controllo; gli sembrò come di invadere qualcosa di intimo, quasi di sconveniente. Si voltò e incrociò lo sguardo di Ron, e in silenzio confermò le parole di Ginny.
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«Com’è morto?» sussurrò Tonks. «Com’è successo?»
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«L’ha ucciso Piton» rispose Harry. «Io c’ero, l’ho visto. Siamo tornati e siamo atterrati sulla Torre di Astronomia perché c’era il Marchio… Silente non stava bene, era debole, ma deve aver capito che era una trappola quando abbiamo sentito dei passi lungo le scale. Mi ha immobilizzato, non ho potuto far niente. Ero sotto il Mantello dell’Invisibilità… e poi è arrivato Malfoy e l’ha Disarmato…»
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Hermione si portò le mani alla bocca, e Ron gemette. Le labbra di Luna tremarono.
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«… sono arrivati altri Mangiamorte… e poi Piton… È stato Piton. Con l’Avada Kedavra». Harry non riuscì a continuare.
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Madama Chips scoppiò in lacrime. Nessuno le fece caso a parte Ginny, che sussurrò: «Ssst! Ascoltate!»
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Madama Chips deglutì, si premette le dita sulla bocca, gli occhi dilatati. Da qualche parte, fuori, nella notte, una fenice cantava in un modo che Harry non aveva mai sentito prima: un doloroso lamento di terribile bellezza. E Harry capì, come aveva capito altre volte ascoltando una fenice cantare, che la musica era dentro di lui, non fuori: era il suo stesso strazio mutato per magia in canto che echeggiava nel parco e attraverso le finestre del castello.
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Non avrebbe saputo dire quanto rimasero in ascolto, né perché il suono del loro lutto lenisse un po’ il dolore, ma sembrava che fosse passata un’eternità quando la porta dell’infermeria si riaprì ed entrò la professoressa McGranitt. Come tutti gli altri, recava tracce della recente battaglia: graffi sul volto e la veste strappata.
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«Molly e Arthur stanno arrivando»disse, e l’incanto della musica fu spezzato. Tutti si riscossero come da uno stato di trance: chi riprese a guardare Bill, chi si stropicciò gli occhi, chi scosse la testa. «Harry, che cosa è successo? Stando a Hagrid, eri con il professor Silente quando lui… quando è successo. Dice che il professor Piton è stato coinvolto in qualche…»
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«Piton ha ucciso Silente» rispose Harry.
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Lei lo fissò attonita per un attimo, poi ondeggiò in maniera allarmante; Madama Chips, ripreso il controllo di sé, accorse, Evocò una sedia dal nulla e la spinse sotto la McGranitt.
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«Piton» ripeté questa con voce debole, lasciandosi cadere sulla sedia. «Ci chiedevamo tutti… ma lui si fidava… sempre… Piton… Non posso crederci…»
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«Piton è un Occlumante molto abile» osservò Lupin, con voce stranamente aspra. «L’abbiamo sempre saputo».
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«Ma Silente giurava che era dalla nostra!» sussurrò Tonks. «Ho sempre pensato che dovesse sapere qualcosa di Piton che noi ignoravamo…»
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«Ha sempre lasciato intendere che aveva una ragione inoppugnabile per fidarsi di lui» mormorò la McGranitt, premendosi gli angoli degli occhi traboccanti di lacrime con un fazzoletto scozzese. «Voglio dire… con la storia che aveva… chiunque avrebbe dubitato… ma Silente mi disse a chiare lettere che il pentimento di Piton era sincero… e non voleva sentir nulla contro di lui!»
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«Mi piacerebbe sapere che cosa gli ha detto Piton per convincerlo» fece Tonks.
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«Io lo so» intervenne Harry, e tutti si voltarono verso di lui. «Piton ha passato a Voldemort l’informazione che l’ha indotto a dare la caccia ai miei genitori. Poi Piton ha detto a Silente che non aveva capito che cosa stava facendo, che era dispiaciuto di averlo fatto, dispiaciuto della loro morte».
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«E Silente ci ha creduto!» sbottò Lupin, incredulo. «Silente ha creduto che a Piton dispiacesse della morte di James? Piton odiava James…»
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«E pensava che nemmeno mia madre valesse un accidente» proseguì Harry, «perché era nata Babbana…»
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Nessuno chiese come facesse a saperlo. Tutti sembravano smarriti in un terrore orripilato, cercando di accettare la mostruosa verità di quanto era successo.
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«È tutta colpa mia» proruppe all’improvviso la professoressa McGranitt. Era disorientata e tormentava il fazzoletto umido. «Colpa mia. Io ho mandato Filius a cercare Piton stanotte, l’ho fatto chiamare perché venisse ad aiutarci! Se non l’avessi avvertito di quanto stava succedendo, forse non si sarebbe mai alleato con i Mangiamorte. Non credo che sapesse che erano qui prima che glielo dicesse Filius».
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«Non è colpa tua, Minerva» ribatté Lupin, deciso. «Avevamo tutti bisogno di aiuto, siamo stati tutti contenti di sapere che Piton stava arrivando…»
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«E quando è arrivato nel cuore della battaglia si è messo con i Mangiamorte?» chiese Harry, che voleva tutti i particolari della doppiezza e dell’infamia di Piton, febbrilmente deciso a mettere insieme altre ragioni per odiarlo e giurargli vendetta.
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«Non so di preciso come sia andata» raccontò la professoressa McGranitt con aria assente. «È tutto così confuso… Silente ci aveva detto che avrebbe lasciato la scuola per qualche ora e che dovevamo pattugliare i corridoi per sicurezza… Remus, Bill e Ninfadora dovevano unirsi a noi… e così abbiamo fatto. Sembrava tutto tranquillo. Tutti i passaggi segreti che portavano fuori erano coperti. Sapevamo che nessuno poteva arrivare in volo. C’erano potenti incantesimi a proteggere tutti gli ingressi al castello. Non so ancora come siano potuti entrare i Mangiamorte…»
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«Lo so io» la interruppe Harry, e spiegò in breve della coppia di Armadi Svanitori e del percorso magico. «Quindi sono entrati passando dalla Stanza delle Necessità».
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Quasi contro la sua volontà, guardò Ron e poi Hermione: erano entrambi devastati.
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«Ho combinato un pasticcio, Harry» borbottò Ron cupo. «Abbiamo fatto come ci avevi detto: abbiamo controllato la Mappa del Malandrino e non vedevamo Malfoy, allora abbiamo pensato che fosse nella Stanza delle Necessità, così io, Ginny e Neville siamo andati a fare la guardia là davanti… ma Malfoy ci ha fregato».
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«È uscito dalla Stanza un’ora dopo che avevamo cominciato a fare la guardia» aggiunse Ginny. «Era da solo, e stringeva quell’orrendo braccio raggrinzito…»
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«La sua Mano della Gloria» completò Ron. «Dà luce solo a chi la regge, ricordi?»
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«Comunque» riprese Ginny, «evidentemente stava controllando che la via fosse libera per far uscire i Mangiamorte, perché non appena ci ha visto ha gettato qualcosa per aria ed è diventato buio, buio pesto…»
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«Polvere Buiopesto peruviana» spiegò Ron, amareggiato. «Di Fred e George. Dovrò dirgli di fare più attenzione ai loro clienti».
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«Le abbiamo tentate tutte: Lumos, Incendio»proseguì Ginny. «Ma non è servito a niente; siamo riusciti solo a venir fuori a tentoni dal corridoio, e nel frattempo sentivamo rumore di passi. Invece Malfoy vedeva bene per via di quella roba, di quella Mano, e li guidava, ma non abbiamo osato scagliare maledizioni per non colpirci tra noi, e quando siamo arrivati in un corridoio illuminato erano spariti».
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«Per fortuna» intervenne Lupin, rauco, «Ron, Ginny e Neville ci hanno incrociato quasi subito e ci hanno raccontato tutto. Abbiamo trovato i Mangiamorte qualche minuto dopo, diretti verso la Torre di Astronomia. Malfoy evidentemente non si aspettava che ci fossero altri di guardia; e a quanto pare aveva finito la sua scorta di Polvere Buiopesto. È scoppiata una battaglia, loro si sono divisi e noi li abbiamo inseguiti. Uno di loro, Gibbon, è fuggito e ha cominciato a salire le scale della Torre…»
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«Per accendere il Marchio?» chiese Harry.
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«Dev’essere stato lui, sì, dovevano averlo concordato prima di uscire dalla Stanza delle Necessità»continuò Lupin. «Ma non credo che a Gibbon piacesse l’idea di aspettare Silente lassù, tutto solo, perché è sceso di corsa ed è stato colpito da un Anatema che Uccide che ha mancato di poco me».
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«Ma se Ron sorvegliava la Stanza delle Necessità con Ginny e Neville» fece Harry a Hermione, «tu…?»
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«Ero fuori dall’ufficio di Piton. Sì» mormorò Hermione, gli occhi scintillanti di lacrime, «con Luna. Siamo rimaste lì per un secolo e non è successo niente… Non sapevamo come stava andando di sopra, Ron aveva preso la Mappa del Malandrino… Era quasi mezzanotte quando il professor Vitious è sceso di corsa nei sotterranei. Gridava qualcosa sui Mangiamorte nel castello, non credo che si sia nemmeno accorto che io e Luna eravamo lì. È corso nell’ufficio di Piton e abbiamo sentito che gli diceva di seguirlo e aiutare gli altri, e poi c’è stato un tonfo sordo e Piton è uscito di corsa dalla sua stanza e ci ha visto e… e…»
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«Cosa?» la incalzò Harry.
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«Sono stata una stupida, Harry!» esclamò Hermione con un sussurro acuto. «Ha detto che il professor Vitious era svenuto e che dovevamo andare ad aiutarlo mentre lui… mentre lui andava a combattere contro i Mangiamorte…»
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Si coprì il volto per la vergogna e continuò a parlare tra le dita, con voce soffocata.
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«Siamo entrate per vedere se potevamo aiutare il professor Vitious e l’abbiamo trovato a terra, privo di sensi… e, oh, è così ovvio adesso, Piton doveva avergli fatto uno Stupeficium, ma non l’abbiamo capito, Harry, non abbiamo capito, abbiamo lasciato andare Piton!»
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«Hermione» la consolò Lupin, «se non avessi obbedito a Piton e non ti fossi tolta di mezzo, probabilmente avrebbe ucciso te e Luna».
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«Così è salito» proseguì Harry, che nella mente vedeva Piton salire di corsa la scalinata di marmo, la nera veste ondeggiante come al solito, ed estrarre la bacchetta da sotto il mantello, «e ha trovato il posto dove tutti voi stavate combattendo…»
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«Eravamo in difficoltà, stavamo perdendo» mormorò Tonks. «Gibbon era a terra, ma gli altri sembravano pronti a lottare fino alla morte. Neville era ferito, Bill era stato assalito da Greyback… Era tutto buio… Maledizioni che volavano dappertutto… Il giovane Malfoy era scomparso, doveva essersela svignata su per le scale della Torre… Poi altri l’hanno seguito, ma uno di loro ha bloccato le scale dietro di sé con una maledizione… Neville l’ha rincorso ed è stato scagliato in aria…»
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«Nessuno di noi è riuscito a passare» continuò Ron, «e quel Mangiamorte grosso continuava a sparare fatture dappertutto, rimbalzavano sui muri e ci mancavano per un soffio…»
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«E poi c’era Piton» aggiunse Tonks, «e poi non c’era…»
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«L’ho visto correre verso di noi, ma subito dopo la fattura del Mangiamorte gigante mi ha sfiorato e mi sono abbassata e non ho capito più niente» intervenne Ginny.
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«L’ho visto attraversare di corsa la barriera stregata come se non ci fosse» proseguì Lupin. «Ho cercato di seguirlo, ma sono stato scagliato indietro, come Neville…»
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«Evidentemente conosceva un incantesimo a noi ignoto» sussurrò la McGranitt. «Dopotutto… era l’insegnante di Difesa contro le Arti Oscure… Ho pensato solo che avesse fretta di inseguire i Mangiamorte fuggiti sulla Torre…»
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«Infatti» ringhiò Harry furioso, «ma per aiutarli, non per fermarli… Scommetto che bisognava avere il Marchio Nero per attraversare la barriera… E poi cos’è successo quando è tornato di sotto?»
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«Be’, il Mangiamorte grosso aveva appena scagliato una fattura che aveva fatto crollare metà del soffitto, e aveva anche infranto l’incantesimo che bloccava le scale»rispose Lupin. «Ci siamo tutti lanciati avanti — quelli che erano ancora in piedi, cioè — e allora Piton e il ragazzo sono emersi dalla polvere… naturalmente nessuno di noi li ha attaccati…»
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«Li abbiamo lasciati passare» confermò Tonks con voce sepolcrale, «pensavamo che fossero inseguiti… Un attimo dopo, gli altri Mangiamorte e Greyback sono tornati e abbiamo ripreso a combattere… Credo di aver sentito Piton gridare qualcosa, ma non so cosa…»
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«Ha gridato: ‘È finita’» rispose Harry. «Aveva fatto quello che doveva».
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Cadde il silenzio. Il lamento di Fanny echeggiava ancora nel parco buio. Ascoltando la musica vibrare nell’aria, pensieri indesiderati e spiacevoli s’insinuarono nella mente di Harry… Avevano già spostato il corpo di Silente dai piedi della Torre? Che cosa sarebbe successo? Dove avrebbe riposato? Strinse forte i pugni in tasca. Avvertiva la piccola forma fredda del falso Horcrux nel palmo della mano destra.
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Ci fu un sussulto generale quando si spalancarono le porte dell’infermeria: i signori Weasley entrarono con Fleur alle loro spalle, il bel viso sconvolto dal terrore.
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«Molly… Arthur…» li accolse la professoressa McGranitt. Balzò in piedi e andò loro incontro. «Mi spiace…»
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«Bill» sussurrò la signora Weasley, sfrecciando oltre la professoressa McGranitt non appena vide il volto sfigurato di Bill. «Oh, Bill!»
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Lupin e Tonks si fecero da parte così che i signori Weasley potessero avvicinarsi al letto. La signora Weasley si chinò sul figlio e gli premette le labbra sulla fronte insanguinata.
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«Ha detto che Greyback l’ha aggredito?» chiese il signor Weasley alla McGranitt. «Ma non si era trasformato! Quindi che cosa significa? Che cosa gli succederà?»
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«Non lo sappiamo ancora» rispose lei, guardando impotente Lupin.
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«È probabile che ci sarà qualche forma di contagio, Arthur» spiegò Lupin. «È un caso strano, forse unico… Non sappiamo quale sarà il suo comportamento al risveglio…»
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La signora Weasley prese l’unguento maleodorante da Madama Chips e cominciò a spalmarlo sulle ferite di Bill.
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«E Silente… Minerva, è vero… è davvero…?»
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La McGranitt annuì. Harry sentì Ginny muoversi al suo fianco e si girò a guardarla: i suoi occhi ridotti a fessure erano puntati su Fleur che fissava Bill, agghiacciata.
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«Silente morto» sussurrò il signor Weasley, ma sua moglie aveva occhi solo per il figlio; cominciò a singhiozzare, e le lacrime caddero sul volto ferito di Bill.
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«Naturalmente non importa il suo aspetto… non f-fa niente… ma era un b-bambino così carino… sempre stato un bel ragazzo… e s-stava per sposarsi!»
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«Cosa vuol dire?»gridò Fleur all’improvviso. «Perché disce che stava per sposarsi?»
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La signora Weasley alzò il viso coperto di lacrime, stupita.
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«Be’… solo che…»
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«Ponsa che Bill non mi vuole più?» continuò Fleur. «Ponsa che per colpa di quei morsi scesserà di amarmi?»
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«No, non volevo dire…»
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«E invesce mi amerà!» esclamò Fleur, ergendosi in tutta la sua altezza e gettando indietro la lunga chioma argentea. «Sci vuol altro che un uomo lupo per impedir a Bill di amarmi!»
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«Be’, sì, ne sono certa»balbettò la signora Weasley, «ma pensavo che forse… visto come… come lui…»
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«Ponsa che io non lo volio più? O forse lo spera?»incalzò Fleur, le narici dilatate. «Cosa importa il suo aspetto? Io sono abbastonsa bella per tutti e due! Tutte quelle scicatrisci sono il segno del courage di mio marito! Fascio io!» aggiunse con forza, spingendo da parte la signora Weasley e strappandole di mano l’unguento.
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La signora Weasley si appoggiò al marito e guardò Fleur curare le ferite di Bill con un’espressione assai curiosa. Nessuno disse nulla; Harry non osò muoversi. Come tutti gli altri, stava aspettando l’esplosione.
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«La nostra prozia Muriel»esordì la signora Weasley dopo una lunga pausa, «ha un diadema molto bello, fatto dai folletti, e sono sicura che te lo presterà per le nozze. È molto affezionata a Bill, sai, e il diadema starà benissimo coi tuoi capelli».
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«Grazie» ribàtté Fleur, rigida. «Sono scerta che sarà delisioso».
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E poi — Harry non capì come era successo — le due donne si stavano abbracciando, in lacrime. Sconcertato, chiedendosi se il mondo fosse impazzito, si voltò: Ron era esterrefatto quanto lui, e Ginny e Hermione si scambiavano sguardi perplessi.
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«Visto?» fece una voce nervosa. Tonks guardava torva Lupin. «Lei vuole sposarlo lo stesso, anche se è stato morso! Non le importa!»
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«È diverso» ribatté Lupin, muovendo appena le labbra, d’un tratto agitato. «Bill non sarà un vero lupo mannaro. I casi sono completamente…»
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«Ma anche a me non importa, non m’importa!» esclamò Tonks, scuotendo Lupin per la veste. «Te l’ho detto un milione di volte…»
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E il significato del Patronus di Tonks e dei suoi capelli color topo, e la ragione per cui era venuta di corsa a cercare Silente quando aveva sentito dire che qualcuno era stato aggredito da Greyback, tutto all’improvviso fu chiaro a Harry: non era di Sirius che Tonks era innamorata, allora…
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«E io ti ho detto un milione di volte» replicò Lupin, rifiutandosi di guardarla, «che sono troppo vecchio per te, troppo povero… troppo pericoloso…»
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«Ho sempre pensato che la tua sia una posizione ridicola, Remus» intervenne la signora Weasley da sopra la spalla di Fleur, senza smettere di darle pacche sulla schiena.
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«Niente affatto» ribadì Lupin con fermezza. «Tonks merita uno giovane e sano».
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«Ma lei vuole te» osservò il signor Weasley con un sorrisetto. «E dopotutto, Remus, gli uomini giovani e sani non restano necessariamente tali». E fece un gesto triste verso il figlio che giaceva tra loro.
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«Questo non è… il momento di discuterne» tagliò corto Lupin, evitando gli sguardi di tutti e guardandosi attorno, tormentato. «Silente è morto…»
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«Silente sarebbe stato più felice di chiunque altro nel sapere che c’è un po’ più d’amore nel mondo» dichiarò asciutta la professoressa McGranitt. In quel momento le porte si aprirono di nuovo ed entrò Hagrid.
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Aveva la faccia bagnata e gonfia; era scosso dai singhiozzi e teneva in mano un enorme fazzoletto a pallini.
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«L’ho… l’ho fatto, professoressa» bofonchiò. «L’ho spo… spostato. La professoressa Sprite ha rimandato i ragazzi a dormire. Il professor Vitious è a letto ma dice che si riprende in un baleno, e il professor Lumacorno dice che il Ministero è stato informato».
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«Grazie, Hagrid»rispose la McGranitt. Si alzò e si voltò verso il gruppo riunito attorno al letto di Bill. «Dovrò vedere quelli del Ministero, quando arriveranno. Hagrid, per favore, di’ ai direttori delle Case — Lumacorno può rappresentare Serpeverde — che voglio vederli nel mio ufficio immediatamente. Vorrei che venissi anche tu».
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Hagrid annuì, si voltò e uscì trascinando i piedi; la professoressa McGranitt guardò Harry.
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«Prima di incontrarli vorrei scambiare due parole con te, Harry. Se vuoi seguirmi…»
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Harry si alzò, mormorò «ci vediamo fra poco» a Ron, Hermione e Ginny e seguì la professoressa McGranitt lungo la corsia. I corridoi erano deserti e l’unico suono era il canto remoto della fenice. Passarono parecchi minuti prima che Harry si rendesse conto che non erano diretti nell’ufficio della McGranitt, ma in quello di Silente, e qualche altro secondo prima che capisse che, naturalmente, lei era la Vicepreside… quindi ora era la Preside… la stanza dietro il gargoyle adesso era sua…
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In silenzio salirono la scala mobile a chiocciola ed entrarono nell’ufficio circolare. Non sapeva che cosa si fosse aspettato: che la stanza fosse adorna di paramenti neri, forse, o perfino che il corpo di Silente si trovasse lì disteso. In realtà aveva quasi lo stesso aspetto di quando lui e Silente l’avevano lasciata poche ore prima: gli strumenti d’argento ronzavano e sbuffavano sui tavoli dalle gambe sottili, la spada di Grifondoro nella teca di vetro scintillava alla luce lunare, il Cappello Parlante stava sulla mensola dietro la scrivania. Ma il posatoio di Fanny era vuoto; la fenice stava ancora cantando il suo lamento nel parco. E un nuovo ritratto si era unito ai vecchi Presidi di Hogwarts… Silente dormiva in una cornice d’oro sopra la scrivania, gli occhiali a mezzaluna in bilico sul naso adunco, tranquillo e indisturbato.
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Dopo aver lanciato un’occhiata al ritratto, la professoressa McGranitt fece uno strano movimento, come per armarsi di coraggio, poi guardò Harry, il volto teso e segnato.
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«Harry» cominciò, «vorrei sapere che cosa stavate facendo tu e il professor Silente questa sera quando avete lasciato la scuola».
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«Non posso dirglielo, professoressa» rispose Harry. Si aspettava la domanda e aveva la risposta pronta. Era lì, in quella stessa stanza, che Silente gli aveva detto di non rivelare i contenuti delle loro lezioni a nessuno, a parte Ron e Hermione.
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«Harry, potrebbe essere importante» insistette la professoressa McGranitt.
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«Lo è» convenne Harry, «e molto, ma lui non voleva che lo dicessi a nessuno».
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La McGranitt lo guardò torva.
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«Potter» (Harry notò il ritorno all’uso del cognome), «alla luce della morte del professor Silente, credo che tu debba capire che la situazione è cambiata…»
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«Non trovo» ribatté Harry, stringendosi nelle spalle. «Il professor Silente non mi ha mai detto di smettere di seguire i suoi ordini se fosse morto».
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«Ma…»
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«C’è una cosa che lei dovrebbe sapere prima che arrivino quelli del Ministero, però. Madama Rosmerta è vittima della Maledizione Imperius, stava aiutando Malfoy e i Mangiamorte, è così che la collana e l’idromele avvelenato…»
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«Rosmerta?» ripeté la professoressa McGranitt, incredula, ma non riuscì ad aggiungere altro perché qualcuno bussò alla porta e i professori Sprite, Vitious e Lumacorno si trascinarono nella stanza, seguiti da Hagrid, che continuava a piangere come una fontana, il gran corpo scosso dal dolore.
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«Piton!» sbottò Lumacorno, il più turbato: era pallido e sudava. «Piton! È stato mio allievo! Credevo di conoscerlo!»
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Ma prima che qualcuno potesse replicare, una voce aspra parlò dall’alto della parete: un mago dal volto incavato con una corta frangetta nera era appena tornato nella sua tela vuota.
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«Minerva, il Ministro sarà qui tra pochi secondi, si è appena Smaterializzato dal Ministero».
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«Grazie, Everard». La professoressa McGranitt si voltò verso gli altri insegnanti.
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«Voglio parlarvi di ciò che accadrà a Hogwarts prima del suo arrivo» disse in fretta. «Personalmente non credo che la scuola debba riaprire il prossimo anno. La morte del Preside per mano di uno dei nostri colleghi è una macchia terribile per la storia di Hogwarts. Terribile».
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«Sono certa che Silente avrebbe voluto che la scuola restasse aperta» la contraddisse la professoressa Sprite. «Penso che, se anche un solo allievo volesse venire, allora la scuola dovrebbe restare aperta per quell’allievo».
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«Ma avremo anche un solo allievo dopo questo?» domandò Lumacorno, asciugandosi la fronte sudata con un fazzoletto di seta. «I genitori vorranno tenere i figli a casa, e non posso certo biasimarli. Non credo che siamo più in pericolo a Hogwarts che in qualunque altro luogo, ma non ci si può aspettare che una madre ragioni così. Vorranno tenere unite le famiglie, è naturale».
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«Sono d’accordo» dichiarò la professoressa McGranitt. «In ogni caso, non si può dire che Silente non abbia mai previsto che Hogwarts potesse chiudere. Lo prese in considerazione quando la Camera dei Segreti venne riaperta… e l’assassinio del professor Silente mi turba assai più dell’idea che il mostro di Serpeverde abitasse nelle viscere del castello…»
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«Dobbiamo parlare con i consiglieri» intervenne il professor Vitious con la sua vocetta stridula; aveva un grosso livido sulla fronte ma a parte questo sembrava illeso dopo lo svenimento nell’ufficio di Piton. «Dobbiamo seguire le procedure stabilite. Non dobbiamo prendere una decisione affrettata».
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«Hagrid, tu non hai detto niente» osservò la McGranitt. «Qual è la tua opinione, Hogwarts dovrebbe restare aperta?»
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Hagrid, che per tutta la conversazione aveva continuato a piangere in silenzio nel suo enorme fazzoletto, alzò gli occhi gonfi e arrossati e gracchiò: «Non lo so, professoressa… devono decidere i direttori delle Case e la Preside…»
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«Il professor Silente ha sempre tenuto in conto il tuo parere» ribatté la McGranitt con dolcezza, «e io anche».
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«Be’, io resto» rispose Hagrid. Grosse lacrime gli scendevano dagli angoli degli occhi fin dentro la barba arruffata. «È la mia casa, è la mia casa da quando avevo tredici anni. E se ci sono dei ragazzi che vogliono che io ci insegno, lo farò. Ma… non so… Hogwarts senza Silente…»
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Deglutì e scomparve di nuovo nel suo fazzoletto.
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«Molto bene» dichiarò la McGranitt, guardando il parco fuori dalla finestra per controllare se il Ministro si avvicinava, «allora devo concordare con Filius: la cosa giusta è chiedere ai consiglieri, che prenderanno la decisione definitiva.
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«Ora, quanto a mandare a casa gli studenti… c’è ragione di farlo al più presto. Potremmo fare in modo che l’Espresso per Hogwarts arrivi domani, se necessario…»
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«E il funerale di Silente?» chiese Harry, prendendo finalmente la parola.
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«Be’…» fece la professoressa McGranitt. Perse un po’ del suo tono brusco e la sua voce s’incrinò. «Io… io so che era desiderio di Silente essere sepolto qui, a Hogwarts…»
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«Quindi sarà così, no?» incalzò Harry.
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«Se il Ministero lo ritiene opportuno» rispose la professoressa McGranitt. «Nessun altro Preside è mai stato…»
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«Nessun altro Preside ha dato di più a questa scuola» ringhiò Hagrid.
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«Hogwarts dovrebbe essere il luogo del riposo eterno di Silente» aggiunse Vitious.
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«Assolutamente sì» confermò la professoressa Sprite.
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«E in questo caso» continuò Harry, «non dovrebbe mandare a casa gli studenti prima del funerale. Vorranno dirgli…»
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L’ultima parola gli rimase impigliata in gola, ma la professoressa Sprite finì la frase al posto suo.
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«Addio».
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«Ben detto» squittì il professor Vitious. «Ben detto, davvero! I nostri studenti dovrebbero rendergli omaggio, è appropriato. Possiamo organizzare successivamente il loro ritorno a casa».
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«Approvato» abbaiò la professoressa Sprite.
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«Suppongo… di sì…» balbettò Lumacorno, agitato, mentre Hagrid levava un singhiozzo strangolato di assenso.
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«Arriva» annunciò all’improvviso la McGranitt, scrutando il parco. «Il Ministro… a quanto pare ha portato una delegazione…»
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«Posso andare, professoressa?» chiese subito Harry.
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Non aveva alcuna voglia di vedere Rufus Scrimgeour o di essere interrogato da lui quella notte.
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«Sì» rispose la McGranitt, «e fa’ presto».
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Andò alla porta e gliela aprì. Harry corse giù per la scala a chiocciola e lungo il corridoio deserto. Aveva lasciato il Mantello dell’Invisibilità in cima alla Torre di Astronomia, ma non gli importava; nessuno lo vide passare nei corridoi, nemmeno Gazza, Mrs Purr o Pix. Non incontrò anima viva finché non svoltò nel corridoio che portava alla sala comune di Grifondoro.
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«È vero?»sussurrò la Signora Grassa. «È proprio vero? Silente… morto?»
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«Sì» rispose Harry.
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Lei gemette e senza aspettare la parola d’ordine scattò in avanti per lasciarlo passare.
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Come Harry aveva sospettato, la sala comune era affollatissima. Al suo arrivo calò il silenzio. Vide Dean e Seamus seduti lì vicino: il dormitorio doveva essere vuoto, o quasi. Senza rivolgere la parola a nessuno, senza incrociare lo sguardo di nessuno, attraversò la stanza e varcò la porta, diretto di sopra.
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Come aveva sperato, Ron lo stava aspettando, ancora vestito, seduto sul letto. Harry sedette sul proprio e per un attimo non fecero che guardarsi.
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«Parlano di chiudere la scuola» disse infine Harry.
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«Lupin ha detto che l’avrebbero fatto» replicò Ron.
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Ci fu una pausa.
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«Allora?»chiese Ron a voce molto bassa, come se pensasse che i mobili potessero ascoltare. «Lo hai trovato? L’hai preso? Un… un Horcrux?»
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Harry scosse la testa. Tutto quel che era successo attorno a quel lago nero sembrava un vecchio incubo; era davvero accaduto, e solo poche ore prima?
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«Non l’hai preso?» fece Ron, abbattuto. «Non c’era?»
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«No» rispose Harry. «Qualcuno l’aveva già preso e ne aveva lasciato uno falso al suo posto».
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«Già preso…?»
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Senza parlare, Harry estrasse dalla tasca il medaglione falso, lo aprì e lo diede a Ron. Il resto della storia poteva aspettare… non importava, quella notte… niente importava, eccetto la fine, la fine della loro inutile avventura, la fine della vita di Silente…
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«R.A.B.» sussurrò Ron. «Ma chi è?»
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«Non lo so». Harry si distese sul letto, vestito, e fissò il vuoto. Non provava alcuna curiosità per R.A.B.: dubitava che avrebbe mai più provato curiosità per qualcosa. All’improvviso si rese conto che il parco era silenzioso. Fanny aveva cessato di cantare.
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E seppe, senza sapere come, che la fenice era andata, che aveva lasciato Hogwarts per sempre, proprio come Silente aveva lasciato la scuola, aveva lasciato il mondo… aveva lasciato lui.
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