Harry ci mise diversi giorni ad abituarsi alla nuova, strana libertà. Prima di allora non aveva mai potuto alzarsi quando voleva o mangiare quello che gli andava. Poteva perfino andare dove gli pareva, purché rimanesse a Diagon Alley; e dal momento che sulla lunga via acciottolata si affacciavano uno accanto all'altro i negozi di magia più affascinanti del mondo, Harry non provò il desiderio di mancare alla parola data a Caramell e di addentrarsi nel mondo Babbano.
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Harry faceva colazione ogni mattina al Paiolo magico, osservando gli altri ospiti: buffe streghette di campagna, in città per un giorno di shopping; maghi dall'aspetto venerabile che discutevano l'ultimo articolo su Trasfigurazione Oggi; stregoni dall'aria selvatica, nani rauchi e una volta perfino una fattucchiera, che ordinò un piatto di fegato crudo parlando attraverso un pesante passamontagna di lana.
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Dopo colazione Harry andava nel cortile sul retro, estraeva la bacchetta magica, colpiva il terzo mattone da sinistra sopra il bidone dell'immondizia e faceva un passo indietro mentre nel muro si apriva il passaggio che portava a Diagon Alley.
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Trascorreva le lunghe giornate estive esplorando i negozi e mangiando sotto gli ombrelloni colorati fuori dai caffè, dove gli avventori si mostravano i loro acquisti («è un Lunascopio. vecchio mio, basta perdere tempo con le carte lunari») o discutevano il caso di Sirius Black («personalmente
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non permetterò a nessuno dei ragazzi di uscire da solo finché quello non torna al sicuro ad Azkaban»). Harry non doveva più fare i compiti sotto le coperte alla luce della torcia; ora poteva sedersi alla luce del sole, fuori dalla Gelateria Florian di Florian Fortebraccio, a finire i compiti, e a volte gli dava una mano Florian Fortebraccio in persona, che, oltre a sapere un sacco di cose sui roghi di streghe nel Medioevo, gli serviva un gelato gratis ogni mezz'ora.
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Dopo aver riempito la borsa di galeoni d'oro, falci d'argento e zellini di bronzo ritirati dalla sua camera blindata alla Gringott, Harry dovette esercitare un notevole autocontrollo per non spendere tutto in una volta. Solo continuando a ripetersi che lo aspettavano ancora cinque anni a Hogwarts, e quanto sgradevole sarebbe stato dover chiedere ai Dursley il denaro per i libri di incantesimi, riuscì a trattenersi dal comprare un magnifico set di Gobbiglie d'oro massiccio (un gioco magico simile alle biglie, in cui le sferette spruzzavano un liquido puzzolente sulla faccia dell'avversario quando perdeva un punto). Fu tremendamente tentato anche dal perfetto, commovente modellino della galassia in una grande sfera di vetro, che gli sarebbe servito per non dover seguire più nemmeno una lezione di Astronomia. Ma la cosa che più mise alla prova la fermezza di Harry comparve nel suo negozio preferito, Accessori di Prima Qualità per il Quidditch, una settimana dopo il suo arrivo al Paiolo magico.
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Curioso di scoprire che cosa attirasse la folla nel negozio, Harry riuscì a sgusciare dentro e si infilò tra le streghe e i maghi eccitati, finché non riuscì a scorgere un espositore nuovo di zecca nel quale troneggiava il manico di scopa più bello che avesse mai visto.
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«È appena uscito... è un prototipo...» disse un mago dalla mascella volitiva rivolto al suo vicino.
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«È la scopa più veloce del mondo, vero, papà?» strillò un ragazzino più piccolo di Harry, strattonando il braccio del padre.
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«Gli Irish International ne hanno appena ordinate sette!» disse il proprietario del negozio alla folla. «E sono i favoriti alla Coppa del Mondo!»
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Una grassa strega davanti a Harry si spostò, e così lui riuscì a leggere il cartello appeso sotto il manico di scopa:
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FIREBOLT Questa scopa da corsa all'avanguardia è fornita di un raffinato, aerodinamico manico di frassino, trattato con vernice adamantina e numerato a
mano. I ramoscelli di betulla che formano la coda, selezionati uno per uno, sono stati sfrondati e lavorati fino a raggiungere un perfetto design per offrire alla Firebolt un ineguagliabile equilibrio e una precisione millimetrica. La Firebolt ha un'accelerazione da 0 a 250 km orari in dieci secondi. In dotazione un Incantesimo Frenante indistruttibile. Prezzo su richiesta.
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Prezzo su richiesta... Harry preferì non pensare a quanto potesse costare la Firebolt. Non aveva mai desiderato nulla cosi ardentemente, ma non aveva mai perso una partita a Quidditch sulla sua Nimbus Duemila, e a che cosa serviva vuotare la camera blindata alla Gringott per la Firebolt, quando possedeva già un'ottima scopa? Non chiese il prezzo, ma tornò a vederla quasi tutti i giorni.
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Harry dovette comunque fare degli acquisti. Andò in farmacia a rifornire le scorte di ingredienti per pozioni, e dal momento che la sua divisa ormai si era accorciata parecchio, andò da Madama McClan: Abiti per tutte le occasioni e ne scelse una nuova. Ma soprattutto dovette comprare i libri, compresi quelli per le due nuove materie, Cura delle Creature Magiche e Divinazione.
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In libreria Harry ebbe una sorpresa. Invece della solita bella mostra di libri di incantesimi grandi come mattonelle con le scritte in oro, in vetrina c'era una grande gabbia di legno che conteneva un centinaio di copie del Libro Mostro dei Mostri. Pagine strappate volavano dappertutto mentre i libri si azzuffavano fra loro, allacciati in furiosi combattimenti di lotta libera, schioccando aggressivi.
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Harry estrasse la lista dei libri dalla tasca e la lesse per la prima volta. Il Libro Mostro dei Mostri era nell'elenco come volume di testo per Cura delle Creature Magiche. Ora Harry capiva perché Hagrid aveva scritto che si sarebbe rivelato utile. Si sentì sollevato: allora Hagrid non aveva bisogno d'aiuto con qualche nuovo cucciolo terrificante.
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Mentre entrava al Ghirigoro, il proprietario gli corse incontro.
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«Hogwarts?» gli chiese a bruciapelo. «Sei venuto a comprare i libri nuovi?»
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«Sì» disse Harry. «Ho bisogno...»
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«Spostati» disse il libraio impaziente, spingendo Harry di lato. S'infilò un paio di guanti molto spessi, prese un grosso, nodoso bastone da passeggio e avanzò verso la porta della gabbia dei Libri Mostri.
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«Un momento» disse Harry in fretta. «Quello ce l'ho già».
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«Davvero?» Sul viso del libraio apparve un'espressione di enorme sollievo. «Grazie al cielo. Mi hanno già morsicato cinque volte stamattina...»
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Si udì un rumore di pagine strappate: due Libri Mostri ne avevano afferrato un terzo e lo stavano facendo a pezzi.
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«Basta! Basta!» gridò il libraio infilando il bastone tra le sbarre e dividendo i libri con un colpo deciso. «Non li terrò mai più, mai più! È un manicomio! Credevo che avessimo toccato il fondo quando abbiamo comprato duecento copie del Libro Invisibile dell'Invisibilità: ci sono costate una fortuna e non le abbiamo mai trovate... be'... ti serve altro?»
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«Sì» disse Harry scorrendo la lista. «Mi serve Svelare il Futuro di Cassandra Vablatsky».
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«Ah, quest'anno cominci Divinazione, eh?» disse il libraio, sfilandosi i guanti e guidando Harry nel retrobottega, dove c'era un angolo dedicato alla lettura del futuro. Un tavolino era carico di libri come Prevedere l'Imprevedibile: Proteggetevi dai Traumi e Sfere Infrante: Quando le Sorti si rovesciano.
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«Ecco qui» disse il libraio, che si era arrampicato su una scaletta per prendere un grosso libro nero. «Svelare il Futuro. Ottima guida a tutti i metodi base di divinazione: la lettura della mano, le sfere di cristallo, le viscere di uccello...»
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Ma Harry non lo ascoltava. Lo sguardo gli era caduto su un altro libro, posato su un tavolino: Presagi di Morte: Che fare quando si prepara il Peggio.
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«Oh, io non lo leggerei se fossi in te» disse il libraio allegramente quando vide che cosa aveva attirato l'attenzione di Harry. «Cominceresti a vedere presagi di morte dappertutto. Ce n'è abbastanza per spaventare a morte chiunque, è proprio il caso di dirlo».
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Ma Harry continuò a fissare la copertina: c'era un cane nero grosso come un orso, con gli occhi ardenti che lo fissavano. Aveva un'aria stranamente familiare...
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Il commesso mise Svelare il Futuro tra le mani di Harry.
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«Nient'altro?» disse.
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«Si» disse Harry, distogliendo gli occhi da quelli del cane e consultando la lista, un po' stordito. «Mmm... ho bisogno di Trasfigurazione Intermedia e del Manuale degli Incantesimi, volume terzo».
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Dieci minuti più tardi Harry uscì dal Ghirigoro con i libri nuovi sotto il braccio e fece ritorno al Paiolo magico. Camminava come in trance e urtò parecchie persone.
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Salì le scale fino alla sua camera, entrò e fece scivolare i libri sul letto. Qualcuno era venuto a riordinare; le finestre erano aperte e il sole entrava a fiotti. Harry sentiva gli autobus sfrecciare lungo la strada Babbana alle sue spalle, e il rumore della folla invisibile di sotto, lungo Diagon Alley. Vide il proprio riflesso nello specchio sopra il lavandino.
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«Non poteva essere un presagio di morte» disse in tono di sfida al suo doppio. «Ero già terrorizzato quando ho visto quella cosa in Magnolia Crescent... probabilmente era solo un cane randagio...»
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Alzò la mano meccanicamente e cercò di appiattirsi i capelli.
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«Combatti una battaglia persa, caro» disse lo specchio in un sibilo.
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Mentre i giorni passavano, Harry prese a cercare Ron o Hermione dappertutto. Molti studenti di Hogwarts arrivavano a Diagon Alley, con l'inizio della scuola ormai cosi vicino. Harry incontrò Seamus Finnigan e Dean Thomas, due del Grifondoro, da Accessori di Prima Qualità per il Quidditch, dove anche loro occhieggiavano la Firebolt; e fuori dal Ghirigoro incrociò Neville Paciock, un ragazzino tondo e distratto. Harry non si fermò a chiacchierare: Neville a quanto pareva aveva perso la lista dei libri e sua nonna, una vecchietta terribile, lo stava sgridando.
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Harry si svegliò l'ultimo giorno delle vacanze pensando che almeno avrebbe incontrato Ron e Hermione il giorno dopo, sull'Espresso di Hogwarts. Si alzò, si vestì, andò a dare un'ultima occhiata alla Firebolt e stava pensando a dove pranzare quando qualcuno lo chiamò costringendolo a voltarsi.
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«Harry! HARRY!»
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Erano lì tutti e due, seduti a un tavolino della gelateria di Florian Fortebraccio. Ron era incredibilmente lentigginoso, Hermione molto abbronzata, e tutti e due lo salutavano freneticamente con la mano.
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«Finalmente!» disse Ron, sorridendo a Harry che prendeva posto al loro tavolo. «Siamo andati al Paiolo magico, ma ci hanno detto che eri uscito, e poi al Ghirigoro, e da Madama McClan, e...»
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«Ho comprato tutte le cose per la scuola la settimana scorsa» spiegò Harry. «Come facevate a sapere che sto al Paiolo magico?»
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«Papà» disse Ron semplicemente.
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Il signor Weasley, che lavorava al Ministero della Magia, doveva aver sentito tutta la storia di zia Marge.
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«Hai davvero gonfiato tua zia, Harry?» chiese Hermione in tono molto serio.
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«Non volevo» rispose Harry, mentre Ron scoppiava a ridere. «È che ho... perso il controllo».
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«Non c'è niente da ridere, Ron» disse Hermione seccamente. «Davvero, mi stupisco che Harry non sia stato espulso».
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«Anch'io» ammise Harry. «A parte l'espulsione, credevo che mi avrebbero arrestato». Guardò Ron. «Tuo padre non sa perché Caramell mi ha lasciato andare?»
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«Probabilmente perché sei tu, no?» disse Ron scrollando le spalle, con un'ultima risatina. «Il famoso Harry Potter eccetera eccetera. Preferisco non sapere che cosa farebbe a me il Ministero se gonfiassi una zia. Comunque dovrebbero prima tirarmi fuori dalla fossa, perché mamma mi ucciderebbe di sicuro. Puoi sempre chiederlo direttamente a papà stasera. Anche noi dormiamo al Paiolo magico! Cosi domattina possiamo andare insieme a King's Cross! E c'è anche Hermione!»
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Hermione annuì sorridendo. «I miei mi hanno accompagnata qui stamattina con tutte le mie cose per Hogwarts».
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«Ottimo!» disse Harry allegro. «Allora avete già tutti i libri nuovi e il resto?»
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«Guarda un po'» disse Ron. Estrasse da una borsa una lunga scatola piatta e l'aprì. «Bacchetta nuova di zecca. Quattordici pollici, legno di salice, con un crine di coda di unicorno incorporato. E abbiamo tutti i libri» disse indicando una grossa borsa sotto la sedia. «Forti, quei Libri Mostri, eh? Il commesso si è quasi messo a piangere quando gli abbiamo detto che ne volevamo due».
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«E quelli cosa sono, Hermione?» chiese Harry indicando non una, ma tre borse stracolme sulla sedia accanto a lei.
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«Quest'anno seguirò più corsi di te» disse Hermione. «Sono i libri per Aritmanzia, Cura delle Creature Magiche. Divinazione, Studio delle Antiche Rune, Babbanologia...»
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«Perché anche Babbanologia?» chiese Ron, sgranando gli occhi. «Tu sei di famiglia Babbana! I tuoi genitori sono Babbani! Sai già tutto dei Babbani!»
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«Ma sarà affascinante studiarli dal punto di vista dei maghi» disse Hermione entusiasta.
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«Hai intenzione anche di mangiare e dormire ogni tanto, quest'anno, Hermione?» chiese Harry mentre Ron ridacchiava. Hermione fece finta di niente.
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«Ho ancora dieci galeoni» disse controllando il portafogli. «Fra poco è il
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mio compleanno, e mamma e papà mi hanno dato dei soldi perché mi comprassi un regalo in anticipo».
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«Un bel libro, magari?» chiese Ron con fare innocente.
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«No, non credo» rispose Hermione seria. «Vorrei proprio un gufo. Voglio dire, Harry ha Edvige e tu hai Errol...»
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«Non è mio» disse Ron. «Errol è il gufo di casa. Io ho solo Crosta». Estrasse il suo topo dalla tasca. «E voglio fargli dare un'occhiata» aggiunse, deponendo Crosta sul tavolo. «Temo che l'Egitto non gli abbia fatto troppo bene».
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Crosta era più magro del solito, e i baffi gli ricadevano flosci.
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«C'è un negozio di creature magiche proprio laggiù» disse Harry, che ormai conosceva Diagon Alley come le sue tasche. «Tu potresti vedere se hanno qualcosa per Crosta, e Hermione può comprarsi il suo gufo».
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Così pagarono i gelati e attraversarono la strada fino al Serraglio Stregato.
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Non c'era molto spazio all'interno. Tutte le pareti erano tappezzate di gabbie. C'era uno strano odore e un gran fracasso perché gli ospiti delle gabbie strillavano, squittivano, borbottavano e sibilavano, tutti insieme. La strega dietro il bancone stava dando dei consigli a un mago su come allevare i tritoni a due code, così Harry, Ron e Hermione aspettarono il loro turno osservando le gabbie.
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Due enormi rospi violetti dall'aria bavosa si stavano facendo una scorpacciata di tafani morti. Una tartaruga gigante con il carapace tempestato di pietre preziose luccicava vicino alla finestra. Parecchie lumache velenose di color arancione strisciavano lente su per la parete del loro terrario di vetro, e un grasso coniglio bianco continuava a trasformarsi in un cappello a cilindro e poi di nuovo in coniglio, accompagnando ogni metamorfosi con uno schiocco secco. Poi c'erano gatti di tutti i colori, una rumorosa gabbia di corvi, un cestino di buffe palle di pelo color crema che ronzavano forte e, sul bancone, una grande gabbia piena di lustri topi neri che giocavano a saltare la corda con le lunghe code pelate.
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Il mago del tritone a due code uscì e Ron si avvicinò al bancone.
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«È per il mio topo» disse alla strega. «È un po' giù di tono da quando siamo tornati dall'Egitto».
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«Mettilo qui sopra» disse la strega, ed estrasse dalla tasca un paio di occhialoni neri.
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Ron prese Crosta dalla tasca interna della giacca e lo posò vicino alla gabbia dei topi, che smisero di saltare e si affollarono contro la rete per ve
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dere meglio.
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Come quasi tutte le cose di Ron, il topo Crosta era di seconda mano (prima era appartenuto al fratello di Ron, Percy) e un po' sciupato. Vicino ai lucidi topi della gabbia, sembrava particolarmente abbacchiato.
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«Mmm» disse la strega sollevando Crosta. «Quanti anni ha?»
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«Non lo so» rispose Ron. «Dev'essere vecchio. Era di mio fratello».
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«Che poteri ha?» chiese la strega osservando Crosta da vicino.
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«Ehm...» disse Ron. La verità era che Crosta non aveva mai mostrato la minima traccia di qualche potere interessante. La strega spostò lo sguardo dall'orecchio sinistro del topo, che era tutto smozzicato, alla zampa anteriore, a cui mancava un dito, e fece un verso di disapprovazione.
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«Ne ha viste delle belle, questo qua» esclamò.
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«Era così quando Percy me l'ha passato» disse Ron, sulla difensiva.
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«Un topo ordinario, comune o da giardino come questo non può vìvere più di tre anni» disse la strega. «Se cerchi qualcosa che si consumi di meno, forse ti potrebbe andar bene uno di questi...» e indicò i topi neri, che subito ricominciarono a saltare.
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«Esibizionisti» mormorò Ron.
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«Be', se invece non vuoi sostituirlo, puoi provare con questo Sciroppo Ratto» disse la strega estraendo una bottiglietta rossa da sotto il banco.
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«D'accordo» disse Ron. «Quanto... AHIA!»
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Ron barcollò. Dalla sommità della gabbia più alta qualcosa di grosso e arancione era piombato sulla sua testa, per poi lanciarsi verso Crosta, soffiando furiosamente.
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«No, GRATTASTINCHI, NO!» gridò la strega, ma Crosta le guizzò via dalle mani come una saponetta, atterrò a pelle d'orso sul pavimento e poi filò verso la porta.
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«Crosta!» gridò Ron, schizzando a sua volta fuori dal negozio. Harry lo segui.
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Impiegarono quasi dieci minuti per riprendere Crosta, che si era rifugiato sotto un cestino della carta straccia davanti ad Accessori di Prima Qualità per il Quidditch. Ron si ficcò in tasca il topo tremante e si alzò massaggiandosi la testa.
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«Che cos'era?»
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«O un grosso gatto o una tigre piccola» disse Harry.
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«Dov'è Hermione?»
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«Probabilmente si sta comprando il gufo».
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Ripercorsero la strada affollata fino al Serraglio Stregato. Hermione sta
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va uscendo dal negozio, ma non con un gufo: teneva ben stretto l'enorme gatto rosso.
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«Hai comprato quel mostro?» chiese Ron a bocca spalancata.
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«E magnifico, vero?»
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Questione di gusti, pensò Harry. Il gatto aveva un bel pelo fulvo e soffice, ma le zampe erano decisamente storte e il muso era imbronciato e un po' schiacciato, come se il suo proprietario si fosse schiantato contro un muro. Ora che Crosta non era in vista, comunque, il gatto faceva le fusa soddisfatto tra le braccia di Hermione.
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«Hermione, quella cosa mi ha quasi tirato via lo scalpo!» disse Ron.
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«Non l'ha fatto apposta, vero, Grattastinchi?» disse Hermione.
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«E Crosta?» disse Ron indicando il rigonfiamento nella tasca della giacca. «Ha bisogno di riposo e di quiete! Come farà con quella cosa in giro?»
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«A proposito, hai dimenticato lo Sciroppo Ratto» disse Hermione, e porse a Ron la bottiglietta rossa. «Smettila di preoccuparti. Grattastinchi starà nel mio dormitorio e Crosta nel tuo, dov'è il problema? Povero Grattastinchi, la strega ha detto che ce l'aveva in negozio da un secolo, nessuno lo voleva».
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«Chissà perché» commentò Ron sarcastico, e i tre si diressero al Paiolo magico dopo aver recuperato le borse con i libri.
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Il signor Weasley era al bar a leggere La Gazzetta del Profeta.
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«Harry!» disse con un sorriso, alzando lo sguardo. «Come stai?»
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«Bene, grazie» disse Harry mentre lui, Ron e Hermione si sistemavano con tutti i loro acquisti.
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Il signor Weasley mise da parte il giornale e Harry vide il viso ormai familiare di Sirius Black che lo guardava.
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«Non l'hanno ancora preso, allora?» chiese.
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«No» rispose il signor Weasley in tono molto serio. «Al Ministero ci hanno dispensato dagli incarichi ordinari per concentrarci tutti sulle ricerche, ma finora non abbiamo avuto fortuna».
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«C'è una ricompensa se lo prendiamo?» chiese Ron. «Non sarebbe male, un po' di soldi...»
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«Non essere ridicolo, Ron» disse il signor Weasley, che da vicino appariva molto stanco e teso. «Black non si farà prendere da un mago di tredici anni. Saranno le guardie di Azkaban a riacciuffarlo, vedrete».
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In quel momento entrò la signora Weasley, carica di borse e sacchetti, seguita dai gemelli, Fred e George, che stavano per cominciare il quinto anno a Hogwarts, dal neoeletto Caposcuola, Percy, e dalla più piccola della
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famiglia, l'unica femmina, Ginny.
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Ginny, che aveva da sempre una grande passione per Harry, fu ancora più imbarazzata del solito quando lo vide, probabilmente perché lui le aveva salvato la vita l'anno prima a Hogwarts. Diventò tutta rossa e mormorò 'ciao' senza guardarlo. Percy, invece, gli tese la mano con solennità, come se lui e Harry non si conoscessero, e disse:
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«Harry. Che piacere vederti».
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«Ciao, Percy» replicò Harry cercando di non ridere.
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«Spero che tu stia bene» disse Percy pomposo, stringendogli la mano. Era un po' come essere presentati al sindaco.
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«Molto bene, grazie...»
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«Harry!» esclamò Fred, dando una gomitata a Percy per toglierlo di torno e facendo un profondo inchino. «È semplicemente magnifico vederti, ragazzo...»
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«Meraviglioso» disse George, spingendo Fred da una parte e afferrando la mano di Harry. «Assolutamente splendido».
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Percy li guardò storto.
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«Ora basta» disse la signora Weasley.
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«Mamma!» esclamò Fred, come se l'avesse vista solo in quell'istante. E poi, afferrandole la mano: «È fantastico vederti...»
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«Ho detto basta così» disse la signora Weasley depositando i sacchetti su una sedia vuota. «Buongiorno, Harry caro. Hai sentito la bella novità, vero?» Indicò il distintivo d'argento nuovo di zecca appuntato sul petto di Percy. «È il secondo Caposcuola in famiglia!» disse, orgogliosa.
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«E l'ultimo» mormorò Fred fra i denti.
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«Non ne dubito» disse la signora Weasley, improvvisamente accigliata. «Voi due non siete diventati Prefetti, a quanto ne so».
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«E perché dovremmo?» chiese George, inorridito alla sola idea. «Toglierebbe tutto il gusto».
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Ginny ridacchiò.
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«Dovreste dare il buon esempio a vostra sorella!» esclamò la signora Weasley.
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«Ginny ha altri fratelli che possono darle il buon esempio, mamma» disse Percy altezzoso. «Salgo a cambiarmi per la cena...»
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Scomparve su per le scale, e George sospirò.
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«Abbiamo cercato di chiuderlo in una piramide» disse a Harry. «Ma la mamma ci ha scoperti».
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La cena fu molto piacevole. Tom l'oste unì tre tavoli nel salottino e i sette Weasley, Harry e Hermione consumarono insieme cinque deliziose portate.
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«Come facciamo ad andare a King's Cross domattina, papà?» chiese Fred mentre attaccavano un sontuoso budino al cioccolato.
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«Il Ministero ci presta un paio di macchine» disse il signor Weasley.
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Tutti lo fissarono.
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«Perché?» chiese Percy incuriosito.
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«È per te, Perce» disse George serissimo. «E ci saranno tante bandierine sul cofano, con scritto sopra G.Z....»
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«...che vuol dire Gran Zuccone» completò Fred.
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Tutti ridacchiarono nel budino, tranne Percy e la signora Weasley.
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«Perché il Ministero ci dà le macchine, papà?» chiese di nuovo Percy in tono austero.
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«Be', siccome noi non ce l'abbiamo più...» spiegò il signor Weasley, «e visto che lavoro per loro, ci fanno questo piacere...»
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La sua voce suonava normalissima, ma Harry non poté fare a meno di notare che le orecchie del signor Weasley erano diventate rosse, proprio come succedeva a Ron quando era nervoso.
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«E meno male» esclamò seccamente la signora Weasley. «Ma avete visto quanti bagagli avete, tutti quanti? Sareste proprio un bello spettacolo sulla metropolitana Babbana... avete fatto tutte le valigie, vero?»
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«Ron non ha ancora preparato il baule» disse Percy in tono di sopportazione. «Ha accatastato tutte le sue cose sul mio letto».
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«Sarà meglio che tu vada a fare i bagagli come si deve, Ron, perché domattina non avremo molto tempo» disse la signora Weasley. Ron lanciò un'occhiata torva a Percy.
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Dopo cena tutti erano sazi e sonnolenti. Uno dopo l'altro, salirono nelle loro camere a controllare che tutto fosse in ordine per il giorno dopo. Ron e Percy dormivano nella stanza accanto a quella di Harry. Quest'ultimo aveva appena chiuso a chiave il suo baule quando sentì un'esplosione di voci dall'altra parte della parete. Incuriosito, andò a vedere che cosa succedeva.
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La porta della 12 era spalancata e Percy gridava.
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«Era qui, sul comodino, l'ho tirato fuori per lucidarlo...»
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«Io non l'ho toccato, va bene?» urlò di rimando Ron.
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«Che cosa succede?» chiese Harry.
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«Il mio distintivo da Caposcuola è sparito» disse Percy.
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«Anche lo Sciroppo Ratto di Crosta» disse Ron, lanciando una serie di oggetti fuori dal suo baule. «Forse l'ho lasciato giù al bar...»
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«Tu non vai da nessuna parte finché non salta fuori il mio distintivo!» strillò Percy.
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«Vado io a prendere le cose di Crosta, io ho già finito» disse Harry a Ron, e scese le scale.
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Era a metà del corridoio verso il bar, a quell'ora molto buio, quando sentì altre due voci concitate provenire dal salottino. Un attimo dopo, le riconobbe: erano quelle dei signori Weasley. Esitò: non voleva che lo scoprissero ad ascoltarli mentre litigavano. Ma quando sentì pronunciare il suo nome si fermò e si avvicinò alla porta.
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«...non ha senso non dirglielo» stava dicendo il signor Weasley in tono accalorato. «Harry ha il diritto di sapere. Ho cercato di spiegarlo a Caramell, ma lui insiste nel trattare Harry come un bambino... ha tredici anni e...»
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«Arthur, la verità lo spaventerebbe troppo!» disse la signora Weasley con voce acuta. «Vuoi davvero che torni a scuola con un peso del genere? Per l'amor del cielo, può essere solo felice di non saperlo!»
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«Non voglio spaventarlo, voglio metterlo in guardia!» ribatté il signor Weasley. «Lo sai come sono fatti Harry e Ron, sempre in giro per conto loro: sono entrati due volte nella foresta proibita! Ma Harry quest'anno non deve farlo assolutamente! Quando penso a cosa gli sarebbe potuto succedere la notte che è scappato di casa! Se il Nottetempo non gli avesse dato un passaggio, scommetto che sarebbe stato ucciso prima che il Ministero lo ritrovasse».
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«Ma non è morto, sta benissimo, e allora spiegami perché...»
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«Molly, dicono che Sirius Black è pazzo, e forse lo è, ma è stato abbastanza furbo da fuggire da Azkaban, e questo dovrebbe essere impossibile. Sono passate tre settimane e nessuno ne ha visto l'ombra, e non mi importa quello che Caramell continua a ripetere alla Gazzetta del Profeta, non siamo più vicini alla cattura di Black che all'invenzione delle bacchette autoincantanti. La sola cosa che sappiamo per certo è ciò che Black sta cercando...»
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«Ma Harry sarà assolutamente al sicuro a Hogwarts...»
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«Credevamo che Azkaban fosse un posto assolutamente sicuro. Se Black è riuscito a fuggire da Azkaban, può anche penetrare a Hogwarts...»
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«Ma nessuno ha la certezza che Black stia cercando Harry...»
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Si udì un tonfo: di certo il signor Weasley aveva battuto il pugno sul ta
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volo.
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«Molly, quante volte te lo devo ripetere? Non era scritto sui giornali perché Caramell ha voluto che non si sapesse, ma Caramell è andato ad Azkaban la notte della fuga di Black. Le guardie gli hanno detto che Black negli ultimi giorni parlava nel sonno. Diceva sempre le stesse cose... 'è a Hogwarts... è a Hogwarts...' Black è incontrollabile, Molly, e vuole Harry morto. Secondo me, è convinto che l'assassinio di Harry riporterà al potere TuSaiChi. Black ha perso tutto la notte in cui Harry ha fermato TuSaiChi, e ha avuto dodici anni di solitudine ad Azkaban per meditarci sopra...»
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Cadde il silenzio. Harry si avvicinò alla porta, ansioso di saperne di più.
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«Be', Arthur, devi fare quello che ritieni giusto. Ma dimentichi Albus Silente. Non credo che possa succedere niente a Harry finché Silente è il Preside. Sa tutto, immagino...»
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«Ma certo. Abbiamo dovuto chiedergli il permesso di disporre le guardie di Azkaban attorno alla scuola. Non ne era felice, ma ha accettato».
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«Non ne era felice? Perché non dovrebbe esserne felice, se sono li per catturare Black?»
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«A Silente le guardie di Azkaban non piacciono» disse il signor Weasley. «E nemmeno a me, se è per quello... ma quando si ha a che fare con un mago come Black, a volte bisogna allearsi con forze da cui sarebbe meglio tenersi lontano».
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«Se servono a salvare Harry...»
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«...allora non dirò mai più una parola contro di loro» disse il signor Weasley stancamente. «È tardi, Molly, andiamo di sopra...»
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Harry sentì muoversi le sedie. Più silenziosamente possibile corse lungo il corridoio fino al bar. La porta del salottino si aprì, e qualche istante dopo un rumore di passi disse a Harry che i Weasley stavano salendo le scale.
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Lo Sciroppo Ratto era sotto il tavolo della cena. Harry attese finché non sentì chiudersi la porta della camera dei Weasley, poi prese il flaconcino e andò di sopra.
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Fred e George erano nascosti nell'ombra del pianerottolo e si rotolavano dalle risate mentre Percy smantellava la sua camera alla ricerca del distintivo.
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«Ce l'abbiamo noi» sussurrò Fred a Harry. «L'abbiamo migliorato».
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Ora sul distintivo c'era scritto Zuccaposcuola.
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Harry scoppiò in una risata forzata, consegnò la boccetta a Ron, si chiuse in camera e si distese sul letto.
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E così Sirius Black lo stava cercando. Questo spiegava tutto: Caramell aveva chiuso un occhio con lui perché era contento di trovarlo vivo. Gli aveva fatto promettere di rimanere a Diagon Alley dove c'erano un sacco di maghi a tenerlo sotto controllo. E mandava due auto del Ministero per portarli alla stazione il giorno dopo, in modo che i Weasley potessero sorvegliarlo finché non fosse salito sul treno.
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Harry rimase disteso ad ascoltare le grida soffocate nella camera accanto e a chiedersi perché si sentisse così poco spaventato. Sirius Black aveva ucciso tredici persone con un solo incantesimo; i Weasley erano convinti che Harry sarebbe stato preso dal panico se avesse saputo la verità. Ma Harry era d'accordo con la signora Weasley, il posto più sicuro del mondo era quello dove si trovava Albus Silente; non dicevano tutti che Silente era l'unica persona di cui Voldemort avesse mai avuto paura? Di sicuro Black, il braccio destro di Voldemort, lo temeva allo stesso modo.
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E poi c'erano le guardie di Azkaban, di cui tutti parlavano. Pareva potessero far impazzire la gente di paura, e se si piazzavano attorno alla scuola, le probabilità che Black riuscisse a entrare sembravano molto remote.
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No, tutto sommato la cosa che più turbava Harry era che la possibilità di andare a Hogsmeade era ormai ridotta a zero. Nessuno gli avrebbe permesso di allontanarsi dal castello, l'unico posto sicuro finché Black non fosse stato catturato; in effetti, Harry sospettava che ogni suo movimento sarebbe stato strettamente sorvegliato fino alla fine dell'emergenza.
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Fissò imbronciato il soffitto buio. Credevano che non sapesse badare a se stesso? Era sfuggito tre volte a Voldemort, quindi non era proprio una frana...
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Non richiesta, l'immagine della bestia nell'ombra di Magnolia Crescent gli attraversò la mente. Che fare quando si prepara il Peggio...
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«Nessuno sta per uccidermi» disse Harry ad alta voce.
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«È così che si fa, caro» commentò lo specchio, assonnato.
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