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Harry Potter e l'Ordine della Fenice (9042 citazioni)
   1) Dudley Dissennato (184 citazioni)
   2) Un pacco di gufi (261 citazioni)
   3) L’avanguardia (185 citazioni)
   4) Grimmauld Place, numero dodici (230 citazioni)
   5) L’Ordine della Fenice (216 citazioni)
   6) La Nobile e Antichissima Casata dei Black (230 citazioni)
   7) Il Ministero della Magia (159 citazioni)
   8) L’udienza (156 citazioni)
   9) Le pene della Signora Weasley (322 citazioni)
   10) Luna Lovegood (226 citazioni)
   11) La nuova canzone del Cappello Parlante (173 citazioni)
   12) La Professoressa Umbridge (340 citazioni)
   13) Punizione con Dolores (298 citazioni)
   14) Percy e Felpato (295 citazioni)
   15) L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (274 citazioni)
   16) Alla Testa di Porco (211 citazioni)
   17) Decreto Didattico Numero Ventiquattro (261 citazioni)
   18) L'esercito di Silente (268 citazioni)
   19) Il serpente e il leone (207 citazioni)
   20) Il racconto di Hagrid (255 citazioni)
   21) L'occhio del serpente (258 citazioni)
   22) L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (252 citazioni)
   23) Natale nel reparto riservato (229 citazioni)
   24) Occlumanzia (287 citazioni)
   25) Lo scarabeo in trappola (257 citazioni)
   26) Visto e imprevisto (274 citazioni)
   27) Il centauro e la spia (265 citazioni)
   28) Il peggior ricordo di Piton (287 citazioni)
   29) Orientamento professionale (270 citazioni)
   30) Grop (262 citazioni)
   31) I G.U.F.O. (216 citazioni)
   32) Fuori dal camino (236 citazioni)
   33) Lotta e fuga (140 citazioni)
   34) L'Ufficio Misteri (182 citazioni)
   35) Oltre il velo (280 citazioni)
   36) L’unico che abbia mai temuto (116 citazioni)
   37) La profezia perduta (210 citazioni)
   38) La seconda guerra comincia (270 citazioni)
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L’Ordine della Fenice


   «Tua…?»
    «La mia cara vecchia mamma, sì» disse Sirius. «È un mese che cerchiamo di tirarla giù, ma deve aver gettato un Incantesimo di Adesione Permanente sul retro della tela. Scendiamo, presto, prima che si risveglino tutti quanti».
    «Ma che cosa ci fa qui il ritratto di tua madre?» chiese Harry, sconcertato, mentre varcavano la porta e scendevano per primi lungo una rampa di stretti scalini di pietra.
    «Non te l’hanno detto? Questa era la casa dei miei genitori» spiegò Sirius. «Ma io sono l’ultimo Black rimasto, quindi adesso è mia. L’ho offerta a Silente come Quartier Generale… praticamente è l’unica cosa utile che sono riuscito a fare».
    Harry, che si era aspettato un benvenuto più affettuoso, notò come suonava dura e amara la voce di Sirius. Seguì il padrino in fondo ai gradini, oltre una porta che conduceva in cucina.
    Era poco meno tetra dell’ingresso di sopra, una stanza cavernosa con le pareti di pietra viva. La luce proveniva per lo più da un gran fuoco all’altra estremità. Una cortina di fumo di pipa aleggiava nell’aria come vapori di battaglia, attraverso cui affioravano indistinte le forme minacciose di pesanti pentole e padelle di ferro appese al soffitto buio. Molte sedie erano state stipate nella stanza per la riunione, attorno a un lungo tavolo di legno, carico di rotoli di pergamena, calici, bottiglie di vino vuote, e un mucchio di quelli che sembravano stracci. Al capo del tavolo il signor Weasley e il suo figlio maggiore Bill parlavano piano, con le teste vicine.
    La signora Weasley si schiarì la voce. Suo marito, un uomo magro, coi capelli rossi, una calvizie incipiente e occhiali di corno, si guardò intorno e balzò in piedi.
    «Harry!» esclamò. Si avvicinò per salutarlo e gli strinse forte la mano. «È bello vederti!»
    Dietro di lui Harry scorse Bill, che portava ancora i lunghi capelli raccolti in una coda, arrotolare in fretta le pergamene rimaste sul tavolo.
    «Tutto bene il viaggio, Harry?» gridò Bill, cercando di raccogliere dieci rotoli in una volta sola. «Malocchio non vi ha fatto venire via Groenlandia, allora?»
    «Ci ha provato» disse Tonks, che si fece avanti per aiutare Bill e rovesciò all’istante una candela sull’ultimo foglio. «Oh, no… mi dispiace…»
    «Ecco, cara» sospirò la signora Weasley esasperata, e riparò la pergamena con un colpo di bacchetta. Nel lampo di luce provocato dall’incantesimo della signora Weasley, Harry colse uno scorcio di quella che sembrava la pianta di un edificio.
    La signora Weasley si era accorta del suo sguardo. Tolse bruscamente la pergamena dal tavolo e la ficcò tra le braccia già sovraccariche di Bill.
    «Queste cose dovrebbero essere messe via in fretta alla fine delle riunioni» sbottò, prima di spostarsi verso un’antica credenza, dalla quale prese i piatti per la cena.
    Bill estrasse la bacchetta, borbottò «Evanesco!» e i rotoli sparirono.
    «Siediti, Harry» disse Sirius. «Hai già conosciuto Mundungus, vero?»
    La cosa che Harry aveva scambiato per un mucchio di stracci emise un prolungato sbuffo simile a un grugnito, poi si svegliò con un sussulto.
    «Qualcuno mi chiama?» biascicò assonnato. «Sono d’accordo con Sirius…» Alzò una mano molto sporca come per votare; i suoi occhi languidi e iniettati di sangue erano appannati.
    Ginny ridacchiò.
    «La riunione è finita, Dung» disse Sirius, e si sedettero tutti al tavolo attorno a lui. «Harry è arrivato».
    «Eh?» fece Mundungus, scrutando cupo Harry attraverso i capelli rossicci impastati. «Accidenti, allora è arrivato. Sicuro… stai bene, Harry?»
    «Sì» rispose.
    Mundungus frugò nervosamente nelle tasche, senza smettere di fissare Harry, ed estrasse una pipa nera incrostata di sporcizia. Se la ficcò in bocca, accese il fornello con la bacchetta e trasse una bella boccata. Enormi nuvole fluttuanti di fumo verdastro lo oscurarono in pochi secondi.
    «Ti devo le mie scuse» grugnì una voce dal centro della nube odorosa.
    «Per l’ultima volta, Mundungus» gridò la signora Weasley, «vuoi smetterla di fumare quella roba in cucina, soprattutto quando stiamo per mangiare?»
    «Ah» disse Mundungus. «Giusto. Scusa, Molly».
    Mundungus ripose la pipa in tasca e la nube di fumo svanì, ma un acre odore di calzini bruciati rimase nell’aria.
    «E se volete cenare prima di mezzanotte avrò bisogno di una mano» disse la signora Weasley, rivolta a tutti quanti. «No, tu resta dove sei, Harry caro, hai fatto un lungo viaggio».
    «Che cosa posso fare, Molly?» chiese Tonks entusiasta, balzando avanti.
    La signora Weasley esitò con aria preoccupata.
    «Ehm… no, è tutto a posto, Tonks, riposati anche tu, per oggi hai fatto abbastanza».
    «No, no, voglio dare una mano!» esclamò Tonks allegramente, rovesciando una sedia mentre correva verso la credenza dalla quale Ginny stava scegliendo le stoviglie.
    Ben presto una serie di pesanti coltelli tagliuzzavano carne e verdure per conto loro, sotto la sorveglianza del signor Weasley; intanto la signora Weasley mescolava un calderone appeso sopra il fuoco e gli altri prendevano piatti, calici e cibo dalla dispensa. Harry rimase a tavola con Sirius e Mundungus, che continuava a sbattere le palpebre in modo lugubre, guardandolo.
    «Hai rivisto la vecchia Figgy?»
    «No» rispose Harry. «Non ho visto nessuno».
    «Capisci, non è che me ne sarei andato» disse Mundungus chinandosi in avanti, con una nota di supplica nella voce, «ma c’era questa occasione, un vero affare…»
    Harry sentì qualcosa strusciare contro le sue ginocchia e sussultò, ma era solo Grattastinchi, il gatto rosso con le gambe storte di Hermione, che girò ancora una volta attorno alle sue caviglie, facendo le fusa, poi balzò in grembo a Sirius e si acciambellò. Sirius lo grattò dietro le orecchie con aria assente e si rivolse a Harry, senza abbandonare la sua espressione cupa.
    «Hai passato una bella estate finora?»
    «No, schifosa» rispose Harry.
    Per la prima volta qualcosa di simile a un ghigno passò sul volto di Sirius.
    «Non so proprio di che cosa ti lamenti».
    «Che cosa?» disse Harry incredulo.
    «Personalmente, avrei accolto con gioia un attacco di Dissennatori. Una lotta mortale per la mia anima avrebbe interrotto piacevolmente la monotonia. Tu credi che ti sia andata male, ma almeno hai potuto uscire e andare in giro, muovere le gambe, buttarti in qualche rissa… io sono chiuso qui dentro da un mese».
    «Come mai?» chiese Harry, accigliato.
    «Perché il Ministero della Magia mi sta ancora cercando e Voldemort ormai saprà che sono un Animagus, Codaliscia gliel’avrà detto. Così il mio brillante travestimento è inutile. Non c’è molto che possa fare per l’Ordine della Fenice… o almeno è ciò che pensa Silente».
    Qualcosa nel tono piatto con cui Sirius pronunciò il nome di Silente disse a Harry che anche lui non era molto soddisfatto del Preside. Harry provò un improvviso trasporto verso il padrino.
    «Almeno tu sai che cosa sta succedendo» disse incoraggiante.
    «Oh, sicuro» replicò Sirius sarcastico. «Ascolto le relazioni di Piton e mi tocca incassare tutte le sue subdole allusioni al fatto che lui è fuori che rischia la vita mentre io sto qui seduto comodo a divertirmi… e poi mi chiede come vanno le pulizie…»
    «Quali pulizie?» chiese Harry.
    «Stiamo cercando di rendere questo posto adatto a ospitare degli esseri umani» disse Sirius, agitando una mano per mostrare la cucina lugubre. «Nessuno abita qui da dieci anni, da quando è morta mia madre, a meno di contare il suo vecchio elfo domestico, e lui è matto… non pulisce niente da secoli».
    «Sirius» intervenne Mundungus, che non aveva prestato alcuna attenzione alla conversazione, ma era intento a studiare un calice vuoto. «Questo è mica vero argento, amico?»
    «Sì» rispose Sirius, osservando l’oggetto con disgusto. «Il miglior argento lavorato da goblin del quindicesimo secolo, con inciso lo stemma dei Black».
    «Si può sempre toglierlo, eh» borbottò Mundungus, lucidandolo con l’orlo della manica.
    «Fred… George… NO, PORTATELI E BASTA!» strillò la signora Weasley.
    Harry, Sirius e Mundungus si voltarono e un attimo dopo si tuffarono lontano dal tavolo. Fred e George avevano stregato un gran calderone di stufato, un boccale di ferro di Burrobirra e una pesante asse di legno per il pane, completa di coltello, in modo che sfrecciassero nell’aria verso di loro. Lo stufato scivolò fino in fondo al tavolo e si bloccò appena prima del bordo, lasciando una lunga bruciatura nera sulla superficie di legno; la bottiglia di Burrobirra cadde con un tonfo, versando dappertutto il contenuto; il coltello del pane scivolò dall’asse e si conficcò con la punta all’ingiù, vibrando minaccioso, esattamente dove un attimo prima c’era la mano di Sirius.
    «PER L’AMOR DEL CIELO!» urlò la signora Weasley. «NON C’ERA NESSUN BISOGNO… NE HO ABBASTANZA… SOLO PERCHÉ ADESSO POTETE USARE LA MAGIA, NON DOVETE SFODERARE LA BACCHETTA PER OGNI PICCOLA COSA!»
    «Stavamo solo cercando di risparmiare un po’ di tempo!» disse Fred, e corse a estrarre il coltello dal tavolo. «Mi dispiace, Sirius… non volevamo…»
    Harry e Sirius ridevano; Mundungus, che si era rovesciato all’indietro ed era caduto dalla sedia, si rialzò imprecando; Grattastinchi con un sibilo rabbioso se l’era battuta sotto la credenza, da dove ora i suoi grandi occhi gialli brillavano nel buio.
    «Ragazzi» disse il signor Weasley, spostando lo stufato di nuovo in mezzo al tavolo, «vostra madre ha ragione, dovreste mostrare un po’ più di senso di responsabilità adesso che siete maggiorenni…»
    «Nessuno dei vostri fratelli ha combinato pasticci del genere!» inveì la signora Weasley contro i gemelli mentre schiaffava una nuova bottiglia di Burrobirra sul tavolo, e ne rovesciava quasi altrettanta. «Bill non sentiva il bisogno di Materializzarsi ogni mezzo metro! Charlie non incantava tutto quello che gli capitava a tiro! Percy…»
    Si bloccò di colpo, e trattenne il respiro rivolgendo uno sguardo spaventato al marito, la cui espressione all’improvviso si pietrificò.
    «Mangiamo» disse Bill in fretta.
    «Ha un aspetto magnifico, Molly» disse Lupin. Le servì lo stufato e le porse il piatto.
    Per qualche minuto calò il silenzio, rotto solo dal tintinnio di piatti e stoviglie e dal grattare delle sedie che venivano spostate per prendere posto a tavola. Poi la signora Weasley si rivolse a Sirius.
    «Volevo dirti, Sirius, che c’è qualcosa intrappolato in quello scrittoio nel salotto, continua a tremare e a scuotersi. Naturalmente potrebbe essere solo un Molliccio, ma ho pensato che dovremmo chiedere ad Alastor di dargli un’occhiata prima di farlo uscire».
    «Come vuoi» disse Sirius, indifferente.
    «E le tende, anche quelle sono piene di Doxy» aggiunse la signora Weasley. «Ho pensato che potremmo affrontarle domani».
    «Non vedo l’ora» rispose Sirius. Harry avvertì il sarcasmo nella sua voce, ma non era sicuro che anche gli altri lo avessero colto.
    Di fronte a Harry, Tonks divertiva Hermione e Ginny trasformando il proprio naso tra un boccone e l’altro. Strizzava gli occhi ogni volta con la stessa espressione sofferente che aveva assunto nella stanza di Harry, e il suo naso prima si dilatò in una protuberanza simile a un becco che ricordava molto quello di Piton, poi rimpicciolì alle dimensioni di un fungo immaturo e infine germogliò parecchi peli da ciascuna narice. A quanto pareva era uno spettacolo consueto durante i pasti, perché ben presto Hermione e Ginny cominciarono a chiedere i loro nasi preferiti.
    «Fai quello che sembra un grugno di maiale, Tonks».
    Tonks eseguì, e Harry ebbe la fugace impressione che un Dudley femmina gli sorridesse dall’altra parte del tavolo.
    Il signor Weasley, Bill e Lupin erano impegnati in un’accesa discussione sui goblin.
    «Non hanno ceduto» disse Bill. «Non riesco ancora a capire se credono o no che è tornato. Certo, potrebbero anche decidere di non prendere posizione. Di starne fuori».
    «Sono sicuro che non si unirebbero mai a Voi-Sapete-Chi» commentò il signor Weasley, scuotendo il capo. «Anche loro hanno subito delle perdite; ricordate quella famiglia di goblin che ha assassinato l’ultima volta dalle parti di Nottingham?»
    «Credo che dipenda da quello che viene loro offerto» disse Lupin. «E non sto parlando di oro. Se si vedono offrire le libertà che noi neghiamo loro da secoli, saranno tentati. Non hai ancora avuto fortuna con Ragnok, Bill?»
    «Al momento si sente decisamente antimaghi» rispose Bill, «non gli è ancora passata la rabbia per la faccenda Bagman, sospetta che il Ministero l’abbia insabbiata, Bagman non ha mai dato ai goblin il loro denaro, sapete…»
    Uno scoppio di risate dal centro del tavolo soffocò le altre parole di Bill. Fred, George, Ron e Mundungus si rotolavano sulle sedie.
    «…e poi» raccontava Mundungus con voce strozzata e con le lacrime che gli scorrevano sul viso, «e poi, se mi credete, quello mi dice, fa: “Ehi, Dung, dov’è che hai preso “sto mucchio di rospi? Perché un figlio di Bolide mi ha rubato tutti i miei!” E allora io ci dico: “Ti han rubato i tuoi rospi, Will? Allora ce n’avrai bisogno di nuovi, eh?” E credetemi, ragazzi, quell’imbecille di un gargoyle si ricompra tutti i suoi rospi da me per un bel mucchio di soldi più di quanto li aveva pagati prima…»
    «Non credo che abbiamo bisogno di sentire altri dettagli sui tuoi commerci, grazie, Mundungus» commentò la signora Weasley secca, mentre Ron si afflosciava sul tavolo, ululando dalle risate.
    «Scusa, Molly» rispose subito Mundungus, asciugandosi gli occhi e facendo l’occhiolino a Harry. «Ma sai, Will li aveva grattati a Harris Bubbone, e quindi non è che facevo niente di male».
    «Non so dove hai imparato che cosa è giusto e che cosa è sbagliato, Mundungus, ma a quanto pare hai perso alcune lezioni fondamentali» disse la signora Weasley gelida.
    Fred e George seppellirono le facce nei loro calici di Burrobirra; George aveva il singhiozzo. Per qualche ragione, la signora Weasley lanciò un’occhiata molto torva a Sirius prima di alzarsi e andare a prendere il dolce, una grossa crostata di rabarbaro. Harry guardò il suo padrino.
    «Molly non approva che ci sia anche Mundungus» bisbigliò Sirius.
    «Come mai fa parte dell’Ordine?» chiese Harry, molto piano.
    «È utile» borbottò Sirius. «Conosce tutte le canaglie… be’, per forza, visto che è una di loro. Ma è anche molto fedele a Silente, che una volta l’ha aiutato a cavarsela da un bel guaio. È un bene avere uno come Dung, viene a sapere cose che noi non scopriamo. Ma Molly crede che invitarlo a cena sia troppo. Non gli ha perdonato di aver abbandonato il suo turno di guardia quando avrebbe dovuto sorvegliarti».
    Tre porzioni di torta al rabarbaro con crema pasticcera più tardi, la cintura dei jeans di Harry si rivelò fastidiosamente stretta (il che la diceva lunga, visto che in passato erano appartenuti a Dudley). Mentre posava il cucchiaio ci fu un momento di quiete generale: il signor Weasley, abbandonato contro lo schienale della sedia, sembrava sazio e rilassato; Tonks faceva dei gran sbadigli, col naso tornato normale; e Ginny, che aveva tirato fuori Grattastinchi da sotto la credenza, era seduta per terra a gambe incrociate e lo faceva giocare con dei tappi di Burrobirra.
    «È quasi ora di andare a dormire, credo». La signora Weasley sbadigliò.
    «Non ancora, Molly» disse Sirius, allontanando il piatto vuoto e voltandosi a guardare Harry. «Sai, sono sorpreso. Ero convinto che appena arrivato qui avresti cominciato a fare domande su Voldemort».
    L’atmosfera nella stanza mutò con la rapidità che Harry associava all’arrivo dei Dissennatori. Da sonnolenta e rilassata, adesso era all’erta, perfino tesa. Al nome di Voldemort un brivido era corso attorno al tavolo. Lupin, che stava per bere un sorso di vino, abbassò piano il calice con aria diffidente.
    «L’ho fatto!» disse Harry indignato. «Ho chiesto a Ron e Hermione, ma hanno detto che noi non siamo ammessi a far parte dell’Ordine, quindi…»
    «E hanno ragione» intervenne la signora Weasley. «Siete troppo giovani».
    Sedeva eretta nella sua sedia, i pugni serrati sulle braccia conserte, ogni traccia di sonnolenza sparita.
    «Da quando uno deve far parte dell’Ordine della Fenice per fare delle domande?» chiese Sirius. «Harry è rimasto intrappolato in quella casa Babbana per un mese. Ha il diritto di sapere che cosa sta succe…»
    «Un momento!» lo interruppe George.
    «Perché se Harry fa delle domande a lui rispondete?» chiese Fred rabbioso.
    «Noi cerchiamo di estorcervi informazioni da un mese e voi non ci avete detto una sola schifida cosa!» esclamò George.
    «Siete troppo giovani, non fate parte dell’Ordine» disse Fred con una vocetta acuta che assomigliava prodigiosamente a quella di sua madre. «Harry non è nemmeno maggiorenne!»
    «Non è colpa mia se non vi è stato detto che cosa fa l’Ordine» rispose Sirius calmo, «questa decisione spetta ai vostri genitori. Harry, d’altra parte…»
    «Non sta a te decidere che cosa è bene per Harry!» ribatté la signora Weasley in tono secco. L’espressione sul suo viso di solito gentile era minacciosa. «Non hai dimenticato le parole di Silente, suppongo».
    «Quali?» chiese Sirius educato, ma con l’aria di chi si prepara a una lite.
    «Che non bisogna dire a Harry più di quanto abbia bisogno di sapere» rispose la signora Weasley, sottolineando pesantemente le ultime quattro parole.
    Le teste di Ron, Hermione, Fred e George ruotavano da Sirius alla signora Weasley come se stessero seguendo una partita di tennis. Ginny era in ginocchio tra un mucchio di tappi abbandonati di Burrobirra e seguiva la conversazione a bocca aperta. Gli occhi di Lupin erano puntati su Sirius.
    «Non intendo dirgli più di quanto abbia bisogno di sapere, Molly» disse Sirius. «Ma visto che è stato lui ad assistere al ritorno di Voldemort» (di nuovo si diffuse un brivido collettivo al suono del nome), «ha diritto più di molti altri…»
    «Non è un membro dell’Ordine della Fenice!» lo interruppe la signora Weasley. «Ha solo quindici anni e…»
    «E ha fatto esperienze pari a quelle di molti dell’Ordine» replicò Sirius, «e superiori rispetto ad alcuni».
    «Nessuno vuole negare quello che ha fatto!» disse la signora Weasley con la voce che saliva e i pugni tremanti sui braccioli della sedia. «Ma è ancora…»
    «Non è un bambino!» sbottò Sirius impaziente.
    «Non è nemmeno un adulto!» ribatté la signora Weasley, con le gote infuocate. «Non è James, Sirius!»
    «Mi è perfettamente chiaro chi è, grazie, Molly» rispose Sirius gelido.
    «Non ne sono così certa!» esclamò la signora Weasley. «A volte, a sentire come parli di lui, è come se fossi convinto di riavere il tuo migliore amico!»
    «Che cosa c’è di sbagliato?» domandò Harry.
    «C’è di sbagliato, Harry, che non sei tuo padre, per quanto tu possa assomigliargli!» disse la signora Weasley, lo sguardo fisso su Sirius. «Vai ancora a scuola e gli adulti che sono responsabili di te non dovrebbero dimenticarlo!»
    «Vorresti dire che sono un padrino irresponsabile?» chiese Sirius, alzando la voce.
    «Vorrei dire che sei noto per agire d’impulso, Sirius, ed è per questo che Silente continua a ricordarti di restare in casa e…»
    «Lasciamo fuori da questa discussione le istruzioni che mi dà Silente, se non ti dispiace!»
    «Arthur!» disse la signora Weasley, rivolgendosi con veemenza al marito. «Arthur, dammi una mano!»
    Il signor Weasley non rispose subito. Si tolse gli occhiali e li pulì lentamente con la veste, senza guardare la moglie. Solo quando li ebbe risistemati con cura sul naso parlò.
    «Silente sa che la situazione è cambiata, Molly. E accetta il fatto che Harry debba essere informato, fino a un certo punto, ora che abita qui al Quartier Generale».
    «Sì, ma c’è una differenza tra questo e invitarlo a chiedere tutto quello che vuole!»
    «Personalmente» intervenne Lupin piano, distogliendo infine lo sguardo da Sirius mentre la signora Weasley si rivolgeva rapida a lui, nella speranza di riuscire finalmente a trovare un alleato, «credo che sia meglio che Harry venga a sapere i fatti — non tutti i fatti, Molly, ma il quadro generale — da noi, piuttosto che una versione ingarbugliata da… altri».
    La sua espressione era pacata, ma Harry capì che almeno Lupin sapeva che alcune Orecchie Oblunghe erano sopravvissute alla bonifica della signora Weasley.
    «Be’» disse lei, respirando a fondo e guardandosi intorno in cerca di un sostegno che non veniva, «be’… vedo che siete più forti di me. Dirò solo questo: Silente deve aver avuto le sue ragioni per non volere che Harry sapesse troppo, e parlando come chi ha a cuore tutto l’interesse di Harry…»
    «Non è tuo figlio» mormorò Sirius.
    «È come se lo fosse» ribatté la signora Weasley con forza. «Chi altri ha?»
    «Ha me!»
    «Sì» disse la signora Weasley, con il labbro arricciato, «però ti è stato abbastanza difficile prenderti cura di lui mentre eri rinchiuso ad Azkaban, vero?»
    Sirius fece per alzarsi.
    «Molly, non sei la sola persona a questo tavolo che si preoccupa per Harry» intervenne Lupin asciutto. «Sirius, siediti.».
    Il labbro inferiore della signora Weasley tremava. Sirius si risedette lentamente, pallido.
    «Credo che Harry dovrebbe avere il permesso di dire la sua» continuò Lupin, «è abbastanza grande da decidere per se stesso».
    «Voglio sapere che cosa sta succedendo» disse Harry subito.
    Non guardò la signora Weasley. Averle sentito dire che era come un figlio per lei lo aveva toccato, ma era anche insofferente alle sue coccole. Sirius aveva ragione, non era un bambino.
    «Molto bene» disse la signora Weasley con voce spezzata. «Ginny… Ron… Hermione… Fred… George… voglio che usciate da questa cucina, adesso».
    Tumulto generale.
    «Noi siamo maggiorenni!» urlarono Fred e George in coro.
    «Se Harry può sapere, perché io no?» urlò Ron.
    «Mamma, io voglio sentire!» gemette Ginny.
    «No!» urlò la signora Weasley, alzandosi, gli occhi che brillavano in maniera innaturale. «Vi proibisco assolutamente…»
    «Molly, non puoi impedirlo a Fred e George» osservò il signor Weasley stancamente. «Loro sono maggiorenni».
    «Vanno ancora a scuola».
    «Ma sono legalmente adulti, ora» disse il signor Weasley, con la stessa voce stanca.
    La signora Weasley era ormai scarlatta in viso.
    «Io… oh, allora va bene, Fred e George possono restare, ma Ron…»
    «Harry racconterà comunque a me e Hermione tutto quello che dite!» esclamò Ron accalorato. «Vero… vero?» aggiunse dubbioso, incrociando lo sguardo di Harry.
    Per un istante, Harry contemplò l’ipotesi di dire a Ron che non gli avrebbe riferito una sola parola, così poteva provare come ci si sente a essere tenuti all’oscuro. Ma il malvagio impulso svanì mentre si guardavano.
    «Certo» disse Harry.
    Ron e Hermione fecero un gran sorriso.
    «Bene!» urlò la signora Weasley. «Bene! Ginny… a letto!»
    Ginny non partì rassegnata. La sentirono protestare con rabbia contro la madre per tutte le scale, e quando raggiunse l’ingresso gli strilli spaccatimpani della signora Black si sommarono al frastuono. Lupin corse verso il ritratto per riportare la calma. Fu solo al suo ritorno, quando si fu chiuso alle spalle la porta della cucina ed ebbe ripreso posto al tavolo, che Sirius parlò.
    «Allora, Harry… che cosa vuoi sapere?»
    Harry trasse un gran respiro e fece la domanda che lo ossessionava da un mese.
    «Dov’è Voldemort?» chiese, ignorando i soliti brividi e sussulti al suono di quel nome. «Che cosa fa? Ho cercato di seguire i notiziari Babbani, e non è ancora successo niente che possa sembrare opera sua, niente strane morti o cose del genere».
    «È perché non si sono ancora verificate strane morti» disse Sirius, «a quanto ne sappiamo noi, almeno… e sappiamo parecchio».
    «Più di quello che crede lui, a ogni modo» aggiunse Lupin.
    «Come mai ha smesso di uccidere?» chiese Harry. Sapeva che Voldemort aveva commesso più di un assassinio soltanto l’anno prima.
    «Perché non vuole attrarre l’attenzione su di sé» rispose Sirius. «Sarebbe pericoloso per lui. Il suo ritorno non è riuscito proprio come voleva lui, sai. Qualcosa gli è andato storto».
    «Cioè, tu gli sei andato storto» disse Lupin con un sorriso soddisfatto.
    «Come?» chiese Harry, perplesso.
    «Non avresti dovuto sopravvivere!» rispose Sirius. «Nessuno, tranne i suoi Mangiamorte, doveva sapere che era tornato. Ma tu sei sopravvissuto per raccontarlo».
    «E l’ultima persona che voleva che sapesse del suo ritorno era Silente» disse Lupin. «Tu hai fatto in modo che Silente lo sapesse subito».
    «E in che modo questo è stato utile?» chiese Harry.
    «Stai scherzando?» intervenne Bill incredulo. «Silente è il solo di cui Tu-Sai-Chi abbia mai avuto paura!»
    «Grazie a te, Silente ha potuto riconvocare l’Ordine della Fenice solo un’ora dopo il ritorno di Voldemort» disse Sirius.
    «Ma che cosa fa l’Ordine della Fenice?» chiese Harry, guardandoli a uno a uno.
    «Tutto quello che possiamo per assicurarci che Voldemort non realizzi i suoi piani» disse Sirius.
    «Come fate a sapere quali sono i suoi piani?» aggiunse Harry in fretta.
    «Silente si è fatto un’idea precisa» rispose Lupin, «e le idee precise di Silente di solito si rivelano piuttosto azzeccate».
    «E Silente che cosa sospetta?»
    «Be’, prima di tutto che Voldemort voglia ricostruire il suo esercito» disse Sirius. «In passato aveva grossi numeri ai suoi ordini: maghi e streghe che aveva costretto a seguirlo con la prepotenza o con incantesimi, i suoi fedeli Mangiamorte, un’enorme varietà di creature Oscure. Hai sentito che progettava di reclutare i giganti; be’, sono solo uno dei gruppi a cui fa la corte. Certamente non cercherà di impossessarsi del Ministero della Magia solo con una decina di Mangiamorte».
    «Quindi state cercando di impedirgli di conquistare nuovi seguaci?»
    «Facciamo del nostro meglio» rispose Lupin.
    «Come?»
    «Be’, la cosa principale è convincere più persone possibile che Tu-Sai-Chi è tornato, metterle in guardia» disse Bill. «Ma si sta dimostrando complicato».
    «Perché?»
    «Per colpa dell’atteggiamento del Ministero» intervenne Tonks. «Hai visto Cornelius Caramell dopo il ritorno di Tu-Sai-Chi, Harry. Be’, non si è mosso dalla sua posizione. Si rifiuta assolutamente di credere che sia successo».
    «Ma perché?» chiese Harry disperato. «Perché è così stupido? Se Silente…»
    «Ah, be’, hai centrato il problema» disse il signor Weasley con un sorriso obliquo. «Silente».
    «Vedi, Caramell ha paura di lui» aggiunse Tonks malinconica.
    «Paura di Silente?» Harry era incredulo.
    «Paura di quello che sta facendo» spiegò il signor Weasley. «Caramell è convinto che Silente stia tramando per rovesciarlo. Crede che Silente voglia fare il Ministro della Magia».
    «Ma Silente non vuole…»
    «Certo che no» disse il signor Weasley. «Non ha mai voluto quel posto, anche se un sacco di gente voleva che fosse lui a prenderlo quando Millicent Bagnold è andata in pensione. Invece ha preso il potere Caramell, ma non ha dimenticato quanto sostegno popolare aveva Silente, anche se non si era mai candidato».
    «In fondo, Caramell sa che Silente è molto più abile di lui, è un mago molto più potente, e nei primi giorni del suo Ministero gli chiedeva sempre aiuto e consiglio» disse Lupin. «Ma pare che si sia affezionato al potere, e che sia molto più sicuro di sé. Adora fare il Ministro della Magia ed è riuscito a convincersi di essere lui quello abile, e che Silente stia solo creando scompiglio per il gusto di farlo».
    «Ma come fa a pensare una cosa del genere?» disse Harry arrabbiato. «Che Silente s’inventi tutto… che io mi inventi tutto?»
    «Perché accettare il fatto che Voldemort è tornato vorrebbe dire guai, come il Ministero non ne affronta da quasi quattordici anni» osservò Sirius amaramente. «Caramell non riesce proprio ad ammetterlo. È molto più facile credere che Silente stia mentendo per destabilizzarlo».
    «Capisci il problema» disse Lupin. «Finché il Ministero insiste che non c’è nulla da temere da parte di Voldemort, è difficile convincere la gente del suo ritorno, soprattutto perché nessuno ci vuole credere. In più, il Ministero conta molto sul fatto che La Gazzetta del Profeta non riporta nessuno di quelli che definiscono i pettegolezzi di Silente, così gran parte della comunità magica è completamente ignara di tutto ciò che è successo, e questo la rende facile preda dei Mangiamorte, se usano la Maledizione Imperius».
    «Ma voi lo dite a tutti, no?» domandò Harry, guardando il signor Weasley, Sirius, Bill, Mundungus, Lupin e Tonks. «Lo fate sapere a tutti che è tornato?»
    Sorrisero senza allegria.
    «Be’, visto che in giro si crede che io sia un pazzo terrorista e il Ministero ha messo una taglia di diecimila galeoni sulla mia testa, non è che possa passeggiare per la strada a distribuire volantini, no?» disse Sirius irrequieto.
    «E io non sono un ospite a cena molto gradito per gran parte della comunità» aggiunse Lupin. «È uno dei rischi professionali di un lupo marinaro».
    «Tonks e Arthur perderebbero il loro lavoro al Ministero se cominciassero a parlare a destra e a manca» proseguì Sirius, «ed è molto importante per noi avere delle spie all’interno del Ministero, perché ci puoi scommettere che Voldemort le avrà».
    «Siamo riusciti a convincere un paio di persone, però» disse il signor Weasley. «Tonks, per esempio: è troppo giovane per aver fatto parte dell’Ordine della Fenice l’ultima volta, e avere degli Auror dalla nostra parte è un enorme vantaggio. Anche Kingsley Shacklebolt è stato un bell’acquisto: è responsabile della caccia a Sirius, e così fa credere al Ministero che Sirius sia in Tibet».
    «Ma se nessuno di voi fa circolare la notizia che Voldemort è tornato…» cominciò Harry.
    «Chi ha detto che nessuno di noi fa circolare la notizia?» disse Sirius. «Perché credi che Silente sia così nei guai?»
    «Che cosa intendi dire?» chiese Harry.
    «Stanno cercando di screditarlo» rispose Lupin. «Non hai letto La Gazzetta del Profeta la settimana scorsa? Hanno scritto che è stato estromesso dalla Presidenza della Confederazione Internazionale dei Maghi perché sta invecchiando e perde il controllo, ma non è vero, è stato escluso dai maghi del Ministero dopo che ha tenuto un discorso per annunciare il ritorno di Voldemort. L’hanno retrocesso dalla carica di Stregone Capo del Wizengamot — è l’Alta Corte dei Maghi — e stanno decidendo se levargli anche l’Ordine di Merlino, Prima Classe».
    «Ma Silente dice che non gl’importa di quello che fanno finché non lo tolgono dalle figurine delle Cioccorane» disse Bill con un gran sorriso.
    «Non è il caso di ridere» ribatté il signor Weasley secco. «Se continua a sfidare così il Ministero, potrebbe finire ad Azkaban, e questa è l’ultima cosa che vogliamo. Finché Voi-Sapete-Chi sa che Silente è libero e ben consapevole di quello che lui ha in testa, deve andarci cauto. Se Silente è fuori gioco… be’, Voi-Sapete-Chi avrà campo libero».
    «Ma se Voldemort sta cercando di reclutare altri Mangiamorte, dovrebbe diffondersi la notizia che è tornato, no?» chiese Harry disperato.
    «Voldemort non va a bussare alla porta delle persone, Harry» disse Sirius. «Le inganna, le strega e le ricatta. È abituato ad agire in segreto. In ogni caso, raccogliere seguaci è solo una delle cose che gli interessano. Ha anche altri piani, piani che può mettere in atto senza gran clamore, e al momento si sta concentrando su quelli».
    «Che cosa cerca, a parte seguaci?» chiese Harry. Gli parve di vedere Sirius e Lupin scambiarsi il più fugace degli sguardi prima che Sirius rispondesse.
    «Cose che può ottenere solo se agisce in segreto».
    Visto che Harry rimaneva perplesso, Sirius aggiunse: «Come un’arma. Una cosa che l’ultima volta non aveva».
    «Quando era potente?»
    «Sì».
    «Che genere di arma?» chiese Harry. «Peggiore dell’Avada Kedavra…?»
    «Basta così!»
    La voce della signora Weasley emerse dall’ombra vicino alla porta. Harry non si era accorto che era tornata dopo aver accompagnato Ginny di sopra. Aveva le braccia incrociate ed era furiosa.
    «Adesso vi voglio a letto. Tutti» aggiunse, guardando Fred, George, Ron e Hermione.
    «Non puoi costringerci…» cominciò Fred.
    «Ascoltatemi bene» sibilò la signora Weasley. Tremava lievemente, guardando Sirius. «Avete dato a Harry un sacco di informazioni. Ditegli qualcos’altro, e tanto vale ammetterlo direttamente nell’Ordine della Fenice».
    «Perché no?» domandò Harry in fretta. «Ci sono, voglio esserci, voglio combattere».
    «No».
    Questa volta non fu la signora Weasley a parlare, ma Lupin.
    «L’Ordine è formato solo da maghi maggiorenni» disse. «Maghi che hanno finito la scuola» aggiunse, mentre Fred e George aprivano la bocca. «Farne parte comporta pericoli dei quali non potete avere idea, nessuno di voi… credo che Molly abbia ragione, Sirius. Abbiamo detto abbastanza».
    Sirius scrollò le spalle senza ribattere. La signora Weasley fece un cenno imperioso ai suoi figli e a Hermione. Uno per uno si alzarono e Harry, accettando la sconfitta, li imitò.
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