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Harry Potter e il Principe Mezzosangue (5824 citazioni)
   1) L'altro ministro (133 citazioni)
   2) Spinner's End (174 citazioni)
   3) Lettera e testamento (151 citazioni)
   4) Horace Lumacorno (235 citazioni)
   5) Un eccesso di flebo (274 citazioni)
   6) La deviazione di Draco (229 citazioni)
   7) Il Lumaclub (241 citazioni)
   8) Il trionfo di Piton (139 citazioni)
   9) Il Principe Mezzosangue (194 citazioni)
   10) La casa di Gaunt (209 citazioni)
   11) Una mano da Hermione (166 citazioni)
   12) Argento e Opali (197 citazioni)
   13) Il Riddle segreto (202 citazioni)
   14) Felix Felicis (211 citazioni)
   15) Il voto infrangibile (205 citazioni)
   16) Un Natale molto gelato (234 citazioni)
   17) Un ricordo lumacoso (214 citazioni)
   18) Sorprese di compleanno (231 citazioni)
   19) Roba da elfi (209 citazioni)
   20) La richiesta di Lord Voldemort (205 citazioni)
   21) La stanza delle necessità (192 citazioni)
   22) Dopo il funerale (225 citazioni)
   23) Gli Horcrux (160 citazioni)
   24) Sectumsempra (164 citazioni)
   25) La veggente spiata (220 citazioni)
   26) La caverna (225 citazioni)
   27) La torre (166 citazioni)
   28) La fuga del Principe (99 citazioni)
   29) Il lamento della Fenice (187 citazioni)
   30) La tomba bianca (133 citazioni)
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Un eccesso di flebo


   Harry e Silente si avvicinarono alla porta sul retro della Tana, che era circondata dal consueto caos di vecchi stivali di gomma e calderoni arrugginiti; Harry sentì un chiocciare di galline assonnate arrivare da un capanno lontano. Silente bussò tre volte e Harry vide un improvviso movimento dietro la finestra della cucina.
    «Chi è là?» chiese una voce nervosa che riconobbe come quella della signora Weasley. «Identificatevi!»
    «Sono io, Silente, e accompagno Harry».
    La porta si aprì all’istante e apparve la signora Weasley, piccola e tonda, avvolta in una vecchia vestaglia verde.
    «Harry, caro! Santo cielo, Albus, mi hai spaventato, avevi detto di non aspettarti prima di domattina!»
    «Abbiamo avuto fortuna» rispose Silente, spingendo Harry oltre la soglia. «Lumacorno si è dimostrato molto più facile da convincere di quanto mi aspettassi. Merito di Harry, naturalmente. Ah, salve, Ninfadora!»
    Harry si voltò e vide che nonostante l’ora tarda la signora Weasley non era sola: una giovane strega dal pallido volto a forma di cuore e dai capelli color topo era seduta al tavolo e stringeva fra le mani un grosso boccale.
    «Salve, professore» salutò. «Ciao, Harry».
    «Ciao, Tonks».
    Pareva incredibilmente stanca, quasi malata, con qualcosa di forzato nel sorriso. Il suo aspetto era meno vivace del solito, senza i suoi soliti capelli color rosa gomma da masticare.
    «Meglio che vada» aggiunse in fretta. Si alzò e si avvolse il mantello attorno alle spalle. «Grazie per il tè e il conforto, Molly».
    «Per favore, non andare per causa mia» disse Silente con garbo. «Io non posso restare. Ho affari urgenti da discutere con Rufus Scrimgeour».
    «No, no, devo proprio andare» replicò Tonks senza incrociare il suo sguardo. «’Notte…»
    «Cara, perché non vieni a cena nel finesettimana? Ci saranno anche Remus e Malocchio…»
    «No, davvero, Molly… Grazie comunque… Buonanotte a tutti».
    Tonks uscì rapida nel cortile oltrepassando Silente e Harry; a pochi passi dalla soglia, girò su se stessa e svanì. Harry notò che la signora Weasley era preoccupata.
    «Be’, ci vediamo a Hogwarts, Harry» disse Silente. «Stammi bene. Molly, servo tuo».
    Fece un inchino alla signora Weasley e seguì Tonks, scomparendo nello stesso punto. La signora Weasley chiuse la porta sul cortile vuoto e poi spinse Harry in piena luce per esaminarlo ben bene.
    «Sei come Ron» sospirò, scrutandolo. «Sembra che vi abbiano fatto una Fattura Allungante, a tutti e due. Giuro che Ron è cresciuto di dieci centimetri da quando gli ho comprato l’ultima divisa. Hai fame, Harry?»
    «Sicuro» rispose lui, scoprendo solo in quel momento quanta ne aveva.
    «Siediti, caro. Metto insieme qualcosa».
    Mentre Harry si sedeva, un peloso gatto rosso con il muso schiacciato gli balzò sulle ginocchia e si acciambellò facendo le fusa.
    «Allora Hermione è qui?»chiese lui, allegro, solleticando Grattastinchi dietro un orecchio.
    «Oh, sì, è arrivata l’altro ieri» rispose la signora Weasley, picchiettando con la bacchetta su una grossa pentola di ferro: quella rimbalzò sul fornello con un sonoro clang e cominciò subito a ribollire. «Sono tutti a letto, naturalmente, ti aspettavamo fra parecchie ore. Ecco qui…»
    Toccò di nuovo la pentola, che si levò in aria, volò verso Harry e s’inclinò; la signora Weasley le fece scivolare sotto una ciotola appena in tempo per accogliere un ruscello di densa, fumante zuppa di cipolle.
    «Pane, caro?»
    «Grazie, signora Weasley».
    Lei agitò la bacchetta alle sue spalle: una pagnotta e un coltello planarono con dolcezza sul tavolo. Mentre la pagnotta si affettava e la pentola di zuppa atterrava di nuovo sul fornello, la signora Weasley prese posto di fronte a lui.
    «Allora hai convinto Horace Lumacorno ad accettare il posto?»
    Harry annuì, la bocca così piena di zuppa bollente da impedirgli di parlare.
    «È stato l’insegnante mio e di Arthur» proseguì la signora Weasley. «Ha lavorato a Hogwarts per secoli, ha cominciato con Silente, credo. Che te n’è parso?»
    Con la bocca piena di pane, Harry si strinse nelle spalle e fece un cenno non compromettente con la testa.
    «So che cosa vuoi dire» osservò la signora Weasley, annuendo. «Sa essere affascinante quando vuole, ma ad Arthur non è mai piaciuto granché. Il Ministero è pieno zeppo di vecchi pupilli di Lumacorno, è sempre stato bravo a dispensare aiuti, ma non ha mai perso tempo con Arthur, sembrava pensare che non volasse abbastanza alto. Be’, il che dimostra che anche Lumacorno sbaglia. Non so se Ron te l’ha scritto in una delle sue lettere… è appena successo… Arthur è stato promosso!»
    Non poteva essere più chiaro che la signora Weasley scoppiava dalla voglia di raccontarlo. Harry inghiottì una cucchiaiata di zuppa molto calda e gli parve di sentire la gola ricoprirsi di vesciche.
    «È straordinario!» boccheggiò.
    «Sei un tesoro» gorgogliò la signora Weasley con un gran sorriso, forse scambiando i suoi occhi umidi per una reazione commossa. «Sì, Rufus Scrimgeour ha aperto molti nuovi uffici per far fronte alla situazione attuale, e Arthur dirige l’Ufficio Intercettazione e Confisca di Incantesimi Difensivi e Oggetti Protettivi Contraffatti. È una grossa responsabilità, adesso ha dieci dipendenti!»
    «Che cosa fa di preciso…?»
    «Be’, sai, visto il panico per Tu-Sai-Chi, saltano fuori strane cose in vendita dappertutto, cose che dovrebbero proteggere da Tu-Sai-Chi e dai Mangiamorte. Puoi immaginare di che genere: sedicenti pozioni protettive che in realtà sono sugo di arrosto con un po’ di pus di Bubotubero, o fatture difensive che in realtà ti fanno cascare le orecchie… Be’, perlopiù i ciarlatani sono gente come Mundungus Fletcher, che non hanno mai lavorato onestamente un giorno della loro vita e approfittano del terrore che c’è in giro, ma ogni tanto vien fuori qualcosa di veramente pericoloso. L’altro giorno Arthur ha sequestrato una scatola di Spioscopi maledetti che quasi di sicuro sono stati messi lì da un Mangiamorte. Quindi capisci, è un lavoro molto importante, e io gli dico che è sciocco che senta la mancanza dei suoi traffici con le prese e i tostapane e tutta quanta quella spazzatura Babbana»concluse la signora Weasley con uno sguardo severo, come se fosse stato Harry a suggerire che fosse naturale avere nostalgia delle prese.
    «Il signor Weasley è ancora al lavoro?» chiese Harry.
    «Sì. In effetti è un po’ in ritardo… Ha detto che sarebbe tornato verso mezzanotte…»
    Si voltò a guardare un grosso orologio in bilico sopra una pila di lenzuola nel cesto della biancheria in fondo al tavolo. Harry lo riconobbe subito: aveva nove lancette, ciascuna con scritto il nome di un membro della famiglia, e in genere era appeso alla parete del salotto, ma la sua attuale postazione suggeriva che la signora Weasley aveva preso l’abitudine di portarlo con sé in giro per la casa. Ognuna delle nove lancette puntava su pericolo mortale.
    «È così da un po’, ormai» commentò la signora Weasley con una disinvoltura per nulla convincente, «da quando Tu-Sai-Chi è tornato allo scoperto. Immagino che siano tutti in pericolo mortale, ora… Non credo solo la nostra famiglia… ma non conosco nessun altro che possieda un orologio del genere, quindi non posso verificare. Oh!»
    Con un’improvvisa esclamazione indicò il quadrante dell’orologio. La lancetta del signor Weasley si era spostata su in viaggio.
    «Sta arrivando!»
    E in effetti un attimo dopo si sentì bussare. La signora Weasley balzò in piedi e corse alla porta sul retro; con la mano sulla maniglia e il viso schiacciato contro il legno mormorò: «Arthur, sei tu?»
    «Sì» rispose la voce stanca del signor Weasley. «Ma lo direi anche se fossi un Mangiamorte, cara. Fammi la domanda!»
    «Oh, insomma…»
    «Molly!»
    «Va bene, va bene… Qual è la tua più grande ambizione?»
    «Scoprire come fanno gli aeroplani a star su».
    La signora Weasley annuì e abbassò la maniglia, ma evidentemente il signor Weasley la teneva dall’altra parte, perché la porta rimase ben chiusa.
    «Molly! Prima ti devo fare io la domanda!»
    «Arthur, insomma, è così stupido…»
    «Come vuoi che ti chiami quando siamo soli?»
    Perfino alla luce fioca della lanterna Harry notò che la signora Weasley era diventata di un rosso acceso; e anche lui avvertì all’improvviso un calorino attorno al collo e alle orecchie, e mandò giù in fretta la zuppa, facendo tintinnare il cucchiaio più forte che poteva contro la ciotola.
    «Lollymolly» sussurrò la signora Weasley, mortificata.
    «Corretto» disse il signor Weasley. «Ora puoi farmi entrare».
    La signora Weasley aprì la porta a suo marito, un mago scarno con i capelli rossi e una calvizie incipiente, occhiali cerchiati di corno e un lungo, polveroso mantello da viaggio.
    «Non riesco ancora a capire perché dobbiamo fare questo teatrino tutte le volte che tomi a casa» protestò la signora Weasley, ancora rossa in faccia mentre aiutava il marito a sfilarsi il mantello. «Voglio dire, un Mangiamorte avrebbe potuto strapparti a forza la risposta prima di assumere le tue sembianze!»
    «Lo so, cara, ma è la procedura del Ministero e io devo dare l’esempio. Che buon profumino… zuppa di cipolle?»
    Il signor Weasley si voltò speranzoso verso il tavolo.
    «Harry! Non ti aspettavamo fino a domattina!»
    Si strinsero la mano e il signor Weasley si lasciò cadere sulla sedia accanto a Harry mentre sua moglie gli posava davanti una ciotola di zuppa.
    «Grazie, Molly. È stata una nottataccia. C’è un idiota che vende Mutamedaglie. Mettile al collo e potrai modificare il tuo aspetto a piacere. Centomila travestimenti, per soli dieci galeoni!»
    «E che cosa succede veramente se te ne metti una?»
    «Perlopiù diventi di uno sgradevolissimo arancione, ma a un paio di persone sono cresciute verruche a forma di tentacoli su tutto il corpo. Come se a San Mungo non avessero abbastanza da fare!»
    «Sembra il genere di cose che Fred e George potrebbero trovare divertente»suggerì la signora Weasley, incerta. «Sei sicuro…?»
    «Neanche per sogno!» tagliò corto il signor Weasley. «I ragazzi non lo farebbero mai, non ora che la gente è alla disperata ricerca di sicurezza!»
    «Allora è per questo che hai fatto tardi, per le Mutamedaglie?»
    «No, c’è stata segnalata una brutta Fattura Tornafiamma giù a Elephant and Castle, ma per fortuna la Squadra Speciale Magica l’ha disinnescata prima che arrivassimo…»
    Harry soffocò dietro la mano uno sbadiglio che non sfuggì alla signora Weasley.
    «A letto» disse subito. «Ho preparato la stanza di Fred e George, l’avrai tutta per te».
    «Perché, loro dove sono?»
    «Oh, a Diagon Alley. Dormono nell’appartamentino sopra il negozio di scherzi, adesso che sono così occupati» rispose la signora Weasley. «Devo dire che all’inizio non approvavo, ma sembra proprio che abbiano un certo talento per gli affari! Andiamo, caro, il tuo baule è già su».
    «’Notte, signor Weasley» disse Harry spingendo indietro la sedia. Grattastinchi balzò leggero dal suo grembo e uscì dalla stanza.
    «Buonanotte, Harry» rispose il signor Weasley.
    Mentre uscivano dalla cucina, la signora Weasley lanciò un’occhiata all’orologio nella cesta della biancheria. Tutte le lancette erano di nuovo su pericolo mortale.
    La stanza di Fred e George era al secondo piano. La signora Weasley puntò la bacchetta verso una lampada sul comodino, che si accese subito, inondando la stanza di un piacevole bagliore dorato. Anche se un grosso vaso di fiori era stato posato su una scrivania di fronte alla piccola finestra, il loro profumo non riusciva a coprire un odore stagnante che a Harry sembrò polvere da sparo. Un’ampia zona del pavimento era occupata da un gran numero di anonimi scatoloni di cartone sigillati, tra i quali si trovava il baule di Harry. A quanto pareva la stanza veniva usata come deposito temporaneo.
    Edvige tubò allegra dalla sua postazione in cima a un grande armadio, poi spiccò il volo e uscì dalla finestra; Harry capì che aveva aspettato di vederlo prima di andare a caccia. Diede la buonanotte alla signora Weasley, si mise il pigiama e s’infilò in uno dei letti. C’era qualcosa di duro nella federa. Frugò dentro ed estrasse una caramella appiccicosa arancione e viola, che riconobbe per una Pasticca Vomitosa. Sorridendo tra sé, rotolò su un fianco e si addormentò all’istante.
    Qualche secondo dopo, o almeno così gli parve, fu svegliato da una specie di cannonata e la porta si spalancò. Scattò a sedere; sentì un fruscio di tende aperte, poi l’accecante luce del sole lo investì. Riparandosi gli occhi con una mano, cercò invano a tastoni gli occhiali con l’altra.
    «Cosssuccedd?»
    «Non sapevamo che eri già qui!» gridò una voce eccitata, e Harry si prese una botta in testa.
    «Ron, non picchiarlo!» esclamò una voce di ragazza.
    Harry trovò gli occhiali e se li infilò, ma la luce era così vivida che non ci vedeva comunque. Una lunga ombra vibrò davanti a lui per un attimo; Harry strizzò le palpebre e mise a fuoco Ron Weasley che gli sorrideva da un orecchio all’altro.
    «Tutto bene?»
    «Mai stato meglio» rispose Harry, strofinandosi la testa e sprofondando di nuovo nel cuscino. «E tu?»
    «Non male» disse Ron. Avvicinò uno scatolone e ci si sedette sopra. «Quando sei arrivato? Mamma ce l’ha appena detto!»
    «All’una di stanotte».
    «I Babbani hanno fatto i bravi? Ti hanno trattato bene?»
    «Come al solito» rispose Harry, mentre Hermione si appollaiava sul bordo del letto. «Non mi hanno rivolto granché la parola, ma io preferisco così. Come stai, Hermione?»
    «Oh, io bene» fece lei, che lo scrutava come in cerca di qualche malanno.
    Harry sapeva perché, e siccome non aveva alcun desiderio di parlare della morte di Sirius o di altri argomenti tristi si affrettò a chiedere: «Che ore sono? Mi sono perso la colazione?»
    «Non preoccuparti, la mamma ti sta portando su un vassoio; sospetta che tu sia denutrito». Ron alzò gli occhi al cielo. «Allora, che c’è di nuovo?»
    «Non molto, sono rimasto inchiodato a casa dei miei zii, no?»
    «Andiamo!» esclamò Ron. «Sei andato in giro con Silente!»
    «Non è stato niente di che. Voleva solo che lo aiutassi a convincere un vecchio insegnante a tornare al lavoro. Si chiama Horace Lumacorno».
    «Oh» mormorò Ron, deluso. «Pensavamo…»
    Hermione gli lanciò un’occhiataccia e Ron cambiò discorso a tutta velocità.
    «… pensavamo che fosse qualcosa del genere».
    «Davvero?» chiese Harry, divertito.
    «Sì, sì, adesso che la Umbridge se n’è andata, naturalmente avremo bisogno di un nuovo insegnante di Difesa contro le Arti Oscure, no? Allora, ehm, che tipo è?»
    «Assomiglia un po’ a un tricheco ed è stato direttore di Serpeverde» spiegò Harry. «Qualcosa non va, Hermione?»
    Lei lo stava osservando come se si aspettasse da un momento all’altro l’esplosione di sintomi preoccupanti. Ricompose in fretta la propria espressione in un sorriso poco convincente.
    «No, certo che no! Allora, ehm, Lumacorno ti è sembrato un buon insegnante?»
    «Boh» rispose Harry. «Non può essere peggio della Umbridge, no?»
    «Io conosco qualcuno che è peggio della Umbridge» annunciò una voce sulla soglia. La sorella minore di Ron si trascinò dentro la stanza con aria nervosa. «Ciao, Harry».
    «Che cos’hai?» le chiese Ron.
    «È lei» disse Ginny, lasciandosi cadere pesantemente sul letto di Harry. «Mi sta facendo impazzire».
    «Adesso che cos’ha combinato?» le chiese Hermione comprensiva.
    «È come mi parla… neanche avessi tre anni!»
    «Lo so» convenne Hermione abbassando la voce. «È piena di sé in un modo…»
    Harry rimase esterrefatto che Hermione parlasse della signora Weasley in quei termini, e non poté biasimare Ron quando ribatté, arrabbiato: «Non potete lasciarla perdere per cinque secondi?»
    «Ah, bravo, prendi le sue parti» sbottò Ginny. «Lo sappiamo che sei pazzo di lei».
    Era un commento quantomeno bizzarro a proposito della madre di Ron; con la sensazione di aver perso qualche pezzo, Harry chiese: «Di chi state…?»
    Ma la risposta arrivò prima che lui potesse finire la domanda. La porta si spalancò di nuovo e Harry si tirò d’istinto le lenzuola fin sotto il mento con tanta forza che Hermione e Ginny scivolarono a terra.
    Sulla soglia c’era una ragazza, di una bellezza così mozzafiato che la stanza sembrò improvvisamente sottovuoto. Era alta e flessuosa, con lunghi capelli biondi, e pareva emanare un vago bagliore argenteo. Per completare quella visione perfetta, portava un vassoio carico di una ricca colazione.
    «Arrì» disse con voce roca. «Quanto tompo che non sci vediamo!»
    Veleggiò verso di lui, mostrando sulla soglia la signora Weasley, che ciondolava nella sua scia con aria contrariata.
    «Non c’era bisogno di portar su il vassoio, stavo per farlo io!»
    «Nionte disturbo» rispose Fleur Delacour, posando il vassoio sulle ginocchia di Harry e chinandosi a baciarlo sulle guance: lui si sentì ardere nei punti in cui la bocca di lei l’aveva toccato. «Avevo tonta volia di vederti. Ti ricordi della mia sorella Gabrielle? Non finisce mai di parlar di Arrì Potter. Sarà tonto felisce di rivederti».
    «Oh… è qui anche lei?» gracchiò Harry.
    «No, no, sciocco» rispose Fleur con una risatina tintinnante, «volio dir la prossima estate, quondo noi… ma non lo sai?»
    I suoi occhioni azzurri si allargarono e guardò con aria di rimprovero la signora Weasley, che si giustificò: «Non abbiamo ancora avuto modo di dirglielo».
    Fleur tornò a rivolgersi a Harry, mulinando la chioma argentea e colpendo la signora Weasley in piena faccia.
    «Io e Bill sci sposiamo!»
    «Oh» rispose Harry piattamente. Non poté fare a meno di notare che la signora Weasley, Hermione e Ginny evitavano con decisione di guardarsi. «Wow. Ehm… congratulazioni!»
    Lei calò su di lui e lo baciò di nuovo.
    «Bill è molto occupato al momonto, lavora tonto, e io lavoro soltonto part-time alla Gringott per migliorar il mio englese, così mi ha portato qui per qualche jorno per conoscere bene la sua familia. Mi ha fatto tonto piascere, sapere che venivi… Non c’è molto da fare qui, se non ti piasce cuscinare o non ami le galline! Be’… buona colasiòn, Arrì!»
    Con queste parole si voltò con grazia e quasi galleggiando uscì dalla stanza e chiuse piano la porta.
    La signora Weasley fece un verso tipo ‘bah!’
    «La mamma la detesta» disse Ginny sottovoce.
    «Io non la detesto!» ribatté la signora Weasley in un sussurro irritato. «Penso solo che si sono fidanzati troppo in fretta, ecco!»
    «Si conoscono da un anno» osservò Ron, che sembrava stranamente stordito e fissava la porta chiusa.
    «Be’, non è molto! So perché è successo, naturalmente. È tutta questa incertezza per il ritorno di Voi-Sapete-Chi: la gente pensa di poter morire domani, allora affretta tutte le decisioni anche quando ci vorrebbe più tempo. Era così anche l’ultima volta che è stato potente, fughe d’amore da tutte le parti…»
    «Compresi tu e papà» suggerì Ginny maliziosa.
    «Sì, be’, io e tuo padre eravamo fatti l’uno per l’altra, che senso aveva aspettare?» replicò la signora Weasley. «Mentre Bill e Fleur… be’… che cos’hanno in comune? Lui è un gran lavoratore, una persona concreta, e invece lei è…»
    «Una vacca» completò Ginny, e annuì. «Ma Bill non è poi così concreto. È uno Spezzaincantesimi, no? Gli piace l’avventura, il prestigio… immagino che sia per questo che ha perso la testa per Flebo».
    «Smettila di chiamarla così, Ginny» la sgridò la signora Weasley, mentre Harry e Hermione ridevano. «Be’, è meglio se mi sbrigo… Mangia le uova finché sono calde, Harry». E uscì dalla stanza, pensierosa.
    Ron sembrava ancora vagamente suonato; scosse la testa con cautela, come un cane che scrolla le orecchie bagnate.
    «Non ci si fa l’abitudine vivendoci insieme?» gli chiese Harry.
    «Be’, sì» rispose Ron, «ma se ti compare all’improvviso, come prima…»
    «Patetico» commentò Hermione rabbiosa, allontanandosi il più possibile da Ron e poi girandosi a guardarlo a braccia incrociate.
    «Non vorrai davvero averla intorno per sempre?» chiese Ginny, incredula. Quando lui alzò le spalle, aggiunse: «Be’, la mamma lo impedirà, se appena può, ci scommetto quello che volete».
    «Come?» chiese Harry.
    «Continua a invitare a cena Tonks. Vorrebbe che Bill s’innamorasse di lei. Magari, dico io. Preferisco mille volte avere lei in famiglia».
    «Mmm, funzionerà di sicuro» commentò Ron sarcastico. «Ascolta, nessun uomo sano di mente può innamorarsi di Tonks quando c’è in giro Fleur. Voglio dire, Tonks è carina quando non si fa quelle cose stupide ai capelli e al naso, ma…»
    «È molto più simpatica di Flebo» lo interruppe Ginny.
    «Ed è più intelligente, è un’Auror!» aggiunse Hermione dal suo angolo.
    «Fleur non è stupida, è stata abbastanza brava da essere ammessa al Torneo Tremaghi» osservò Harry.
    «Non ti ci metterai anche tu!» esclamò Hermione amareggiata.
    «Ti piace come Flebo dice ‘Arrì’, vero?»aggiunse Ginny sprezzante.
    «No» rispose Harry, rimpiangendo di aver aperto bocca. «Stavo solo dicendo che Flebo… cioè, Fleur…»
    «Preferisco mille volte Tonks» ripeté Ginny. «Almeno è divertente».
    «Mica tanto» obiettò Ron. «Ultimamente somiglia a Mirtilla Malcontenta».
    «Non essere ingiusto» sbottò Hermione. «Non ha ancora superato il trauma… insomma… voglio dire, era suo cugino!»
    Harry si sentì il cuore sprofondare. Erano arrivati a Sirius. Prese la forchetta e cominciò a ficcarsi le uova strapazzate in bocca, sperando così di scoraggiare ogni invito a unirsi a questa parte della conversazione.
    «Tonks e Sirius si conoscevano appena!» esclamò Ron. «Sirius è stato ad Azkaban per metà della vita di lei, e prima le loro famiglie non si erano mai incontrate…»
    «Non è questo il punto» ribatté Hermione. «Lei pensa che sia colpa sua se è morto!»
    «E come le è venuto in mente?» chiese Harry suo malgrado.
    «Be’, lei stava combattendo contro Bellatrix Lestrange, no? Penso che sia convinta che se fosse riuscita a farla fuori, Bellatrix non avrebbe ucciso Sirius».
    «Che cosa stupida» commentò Ron.
    «È il senso di colpa dei sopravvissuti» spiegò Hermione. «So che Lupin ha cercato di convincerla, ma è davvero molto depressa. Ha anche dei problemi con le Metamorfosi!»
    «Con le…?»
    «Non riesce a modificare il suo aspetto come una volta» continuò Hermione. «Credo che i suoi poteri siano stati danneggiati dallo shock».
    «Non sapevo che potesse succedere» osservò Harry.
    «Nemmeno io» fece Hermione, «ma immagino che se uno è veramente depresso…»
    La porta si aprì di nuovo e la signora Weasley infilò la testa nella stanza.
    «Ginny» sussurrò, «vieni giù ad aiutarmi col pranzo».
    «Sto parlando con loro!» protestò Ginny, offesa.
    «Subito!» ordinò la signora Weasley, e si ritrasse.
    «Mi vuole di sotto per non dover stare da sola con Flebo!» esclamò Ginny, contrariata. Mulinò i lunghi capelli rossi in un’ottima imitazione di Fleur e marciò pavoneggiandosi per la stanza con le braccia in alto come una ballerina.
    «È meglio che scendiate in fretta anche voi» dichiarò uscendo.
    Harry approfittò del temporaneo silenzio per mandar giù ancora un po’ di colazione. Hermione spiava dentro gli scatoloni di Fred e George, anche se ogni tanto guardava in tralice Harry. Ron, che stava divorando il pane tostato di Harry, continuava a fissare la porta con aria sognante.
    «Che cos’è questo?» chiese infine Hermione, sollevando quello che sembrava un piccolo cannocchiale.
    «Non so» rispose Ron, «ma se Fred e George l’hanno lasciato qui, probabilmente non è ancora pronto per il negozio, quindi stai attenta».
    «Tua madre dice che il negozio sta andando bene» osservò Harry. «Che Fred e George hanno un vero talento per gli affari».
    «A dir poco» confermò Ron. «Si rotolano nei galeoni! Non vedo l’ora di andarci. Non siamo ancora stati in Diagon Alley: mamma vuole che ci sia anche papà, per ragioni di sicurezza, e lui ha un sacco di lavoro al Ministero, ma sembra proprio un gran bel posto».
    «E Percy?» chiese Harry. Il terzo figlio dei Weasley si era allontanato dal resto della famiglia. «Ha ripreso a parlare con i tuoi?»
    «No» rispose Ron.
    «Ma adesso sa che tuo padre aveva ragione su Voldemort…»
    «Secondo Silente è più facile perdonare gli altri quando si sbagliano che quando hanno ragione» intervenne Hermione. «Ho sentito che lo diceva a tua madre, Ron».
    «Sembra proprio il genere di cose assurde che potrebbe dire Silente» commentò lui.
    «Quest’anno mi darà lezioni private» buttò lì Harry come se niente fosse.
    A Ron andò di traverso un pezzo di pane e Hermione trattenne il respiro.
    «Non ce l’avevi detto!» esclamò Ron.
    «Mi è venuto in mente solo adesso» si giustificò Harry. «Me l’ha comunicato ieri notte nel vostro capanno delle scope».
    «Acci… lezioni private con Silente!» ripeté Ron, colpito. «Chissà perché…»
    La sua voce si smorzò. Harry lo vide scambiarsi un’occhiata con Hermione. Posò coltello e forchetta; il cuore gli batteva piuttosto forte, considerando che non stava facendo altro che star seduto a letto. Silente gli aveva detto di farlo… perché non ora? Fissò lo sguardo sulla forchetta, scintillante al sole che gli pioveva in grembo, e disse: «Non so di preciso perché mi dia lezioni private, ma credo che sia per via della profezia».
    Né Ron né Hermione parlarono. Harry ebbe l’impressione che si fossero congelati tutti e due. Continuò, sempre rivolto alla forchetta: «Sapete, quella che stavano cercando di rubare al Ministero».
    «Ma nessuno sa che cosa diceva» replicò Hermione in fretta. «Si è infranta».
    «Però secondo La Gazzetta del Profeta…» cominciò Ron, ma Hermione lo zittì.
    «Il Profeta ha ragione» continuò Harry, alzando con grande sforzo lo sguardo su entrambi: Hermione era spaventata e Ron stupefatto. «Quella sfera di vetro che è andata in pezzi non era l’unica memoria della profezia. L’ho ascoltata per intero nell’ufficio di Silente, è stata pronunciata davanti a lui, quindi me l’ha potuta riferire. Secondo la profezia» Harry trasse un gran respiro, «sembra che io sia quello che deve uccidere Voldemort… o perlomeno, pare che nessuno dei due possa vivere se l’altro sopravvive».
    Si guardarono tutti e tre in silenzio per un attimo. Poi si udì un gran colpo e Hermione svanì in uno sbuffo di fumo nero.
    «Hermione!» urlarono Harry e Ron; il vassoio della colazione scivolò a terra con gran fracasso.
    Hermione riemerse tossendo dal fumo, col cannocchiale stretto in mano e un grosso livido violetto attorno all’occhio.
    «L’ho strizzato e… e mi ha dato un pugno!» esalò.
    E in effetti videro un pugno minuscolo su una lunga molla uscire dall’estremità del cannocchiale.
    «Niente paura» la confortò Ron, sforzandosi di non ridere, «la mamma te lo sistemerà, è brava a curare le piccole ferite…»
    «Oh, be’, adesso non è importante!» tagliò corto Hermione. «Harry, oh, Harry…»
    Si risedette sul bordo del letto.
    «Ce lo stavamo chiedendo, dopo che siamo tornati dal Ministero… naturalmente non volevamo parlartene, ma da quello che Lucius Malfoy aveva detto della profezia, che riguardava te e Voldemort, be’, abbiamo pensato che potesse essere qualcosa del genere… oh, Harry…» Lo fissò, poi mormorò: «Hai paura?»
    «Non quanto prima» rispose Harry. «Quando l’ho sentita, sì… ma adesso mi sembra di aver sempre saputo di doverlo affrontare, alla fine…»
    «Quando abbiamo sentito che Silente in persona veniva a prenderti, abbiamo pensato che ti avrebbe detto o mostrato qualcosa che c’entrava con la profezia» intervenne Ron accalorato. «E avevamo ragione, vero? Non ti darebbe lezioni se pensasse che sei spacciato, non perderebbe tempo… deve essere convinto che hai una possibilità!»
    «È vero» fece eco Hermione. «Chissà che cosa ti insegnerà, Harry. Magia difensiva veramente avanzata, è probabile… contromaledizioni potenti… antifatture…»
    Harry non stava ascoltando. Dentro di lui si diffondeva un tepore che non aveva niente a che fare con la luce del sole; sembrava che un duro blocco nel suo petto si stesse sciogliendo. Sapeva che Ron e Hermione erano più spaventati di quanto lasciassero trapelare, ma il solo fatto che fossero ancora lì al suo fianco, a pronunciare parole di conforto, senza ritrarsi da lui come se fosse contaminato o pericoloso, valeva più di quanto avrebbe mai potuto spiegare.
    «… e incantesimi di fuga in generale» concluse Hermione. «Be’, almeno sai già qualcosa di un corso che seguirai quest’anno, uno in più rispetto a me e Ron. Chissà quando arriveranno i risultati del G.U.F.O.?»
    «Non può mancare molto, è passato un mese» disse Ron.
    «Un momento» fece Harry, perché gli era tornata in mente un’altra parte della conversazione della notte prima. «Credo che Silente abbia detto che i risultati dei nostri G.U.F.O. arriveranno oggi!»
    «Oggi?» strillò Hermione. «Oggi? Ma perché non l’hai… oh mio Dio… dovevi dirlo…»
    Balzò in piedi.
    «Vado a vedere se sono arrivati dei gufi…»
    Ma quando Harry scese dieci minuti dopo, vestito e col vassoio vuoto, scoprì Hermione seduta al tavolo della cucina in grande agitazione, mentre la signora Weasley cercava di attenuare la sua somiglianza con un mezzo panda.
    «Non vuole andarsene» stava brontolando la signora Weasley preoccupata, in piedi davanti a Hermione, con la bacchetta in mano e una copia della Guida del Guaritore aperta alla voce ‘lividi, Tagli e Abrasioni’. «Ha sempre funzionato, non riesco a capire».
    «Dev’essere il concetto di scherzo che hanno Fred e George, fare in modo che non venga più via»disse Ginny.
    «Ma deve venire via!» squittì Hermione. «Non posso andare in giro così per sempre!»
    «No, mia cara, troveremo un antidoto, non preoccuparti» la rincuorò la signora Weasley.
    «Bill mi ha detto che Fred e George sono tonto divertenti!» esclamò Fleur con un sorriso sereno.
    «Sì, mi sto sbellicando dal ridere» sbottò Hermione.
    Balzò in piedi e cominciò a marciare in tondo, torcendosi le mani.
    «Signora Weasley, è proprio sicura che non siano arrivati dei gufi stamattina?»
    «Sì, cara, me ne sarei accorta» rispose la signora Weasley paziente. «Ma non sono neanche le nove, c’è un sacco di tempo…»
    «So che ho fatto un disastro in Antiche Rune» borbottò Hermione febbrilmente, «sono sicura di aver sbagliato almeno una traduzione. E la parte pratica di Difesa contro le Arti Oscure non è andata affatto bene. Al momento m’era parso di essermela cavata in Trasfigurazione, ma ripensandoci…»
    «Hermione, vuoi tapparti la bocca? Non sei l’unica a essere nervosa!» abbaiò Ron. «E quando avrai i tuoi dieci ‘Eccezionale’…»
    «Zitto, zitto, zitto!» strillò Hermione isterica, agitando le mani. «Lo so che sono stata bocciata in tutto!»
    «Che cosa succede se ti bocciano?» chiese Harry a nessuno in particolare, ma fu di nuovo Hermione a rispondere.
    «Vai a parlare con il direttore della Casa delle tue possibilità. L’ho chiesto alla professoressa McGranitt alla fine dell’ultimo quadrimestre».
    A Harry si attorcigliò lo stomaco. Avrebbe voluto mangiare meno a colazione.
    «A Beauxbatons» disse Fleur in tono soddisfatto, «fasciamo tutto diverso. Io ponso che è melio. Fasciamo gli exami dopo sei anni di studi, invesce che scinque, e poi…»
    Le parole di Fleur vennero soffocate da un urlo: Hermione indicava qualcosa oltre la finestra della cucina. Tre puntolini neri erano chiaramente visibili nel cielo, e diventavano sempre più grandi.
    «Sono decisamente gufi» ansimò Ron, e corse alla finestra accanto a Hermione.
    «E sono tre» osservò Harry, raggiungendoli.
    «Uno per ciascuno» sussurrò terrorizzata Hermione. «Oh no… oh no… oh no…»
    Afferrò stretti Harry e Ron per i gomiti.
    I tre allocchi volavano proprio verso la Tana e, come si vide man mano che calavano sul vialetto, ognuno portava una grossa busta quadrata.
    «Oh no!» strillò Hermione.
    La signora Weasley si insinuò tra loro e aprì la finestra della cucina. Uno, due, tre, gli allocchi planarono sul tavolo in una fila ordinata. Tutti e tre sollevarono la zampa destra.
    Harry si fece avanti. La lettera indirizzata a lui era legata alla zampa del gufo al centro. La slegò con dita incerte. Alla sua sinistra, Ron tentava di staccare la propria; a destra, le mani di Hermione tremavano tanto da far sussultare anche il gufo.
    In cucina nessuno parlò. Finalmente Harry riuscì a slegare la busta. La aprì in fretta e dispiegò la pergamena.
   
    GIUDIZIO UNICO PER I FATTUCCHIERI ORDINARI
    Voti di promozione:
    Eccezionale (E)
    Oltre Ogni Previsione (O)
    Accettabile (A)
   
    Voti di bocciatura:
    Scadente (S)
    Desolante (D)
    Troll (T)
   
    HARRY JAMES POTTER HA CONSEGUITO:
    Astronomia: A
    Cura delle Creature Magiche: O
    Incantesimi: O
    Difesa contro le Arti Oscure: E
    Divinazione: S
    Erbologia: O
    Storia della Magia: D
    Pozioni: O
    Trasfigurazione: O
   
    Harry lesse parecchie volte la pergamena, e il suo respiro si calmò a ogni lettura. Era tutto a posto: sapeva già che sarebbe stato bocciato in Divinazione, e non aveva alcuna possibilità di passare Storia della Magia, visto che era crollato a metà esame, ma in tutto il resto era stato promosso! Fece scorrere il dito lungo la lista dei voti… era andato bene in Trasfigurazione ed Erbologia, e aveva preso addirittura ‘Oltre Ogni Previsione’ in Pozioni! E soprattutto, aveva ‘Eccezionale’ in Difesa contro le Arti Oscure!
    Alzò lo sguardo. Hermione gli dava le spalle a capo chino, ma Ron era incantato.
    «Bocciato solo in Divinazione e Storia della Magia, e chissenefrega?» annunciò allegramente a Harry. «Ecco… facciamo cambio…»
    Harry lesse i voti di Ron: non c’era nessun ‘Eccezionale’…
    «Sapevo che avresti preso il massimo in Difesa contro le Arti Oscure» commentò Ron, dandogli un pugno sulla spalla. «Siamo andati bene, vero?»
    «Bravo» disse la signora Weasley fiera, arruffandogli i capelli. «Sette G.U.F.O., più di Fred e George messi insieme!»
    «Hermione…» chiese Ginny esitante, visto che lei non si era ancora voltata. «Come sei andata?»
    «Io… non male» rispose Hermione con una vocina.
    «Oh, andiamo» fece Ron. Si avvicinò a lei e le strappò i risultati di mano. «Sicuro… nove ‘Eccezionale’ e un ‘Oltre Ogni Previsione’ in Difesa contro le Arti Oscure». La guardò un po’ divertito e un po’ irritato. «Sei proprio delusa, vero?»
    Hermione scosse il capo, ma Harry rise.
    «Be’, adesso siamo pronti per il M.A.G.O.!» esclamò Ron con un sorriso. «Mamma, ci sono altre salsicce?»
    Harry tornò a guardare i suoi risultati. Erano buoni, secondo le sue aspettative. Provò solo una piccolissima fitta di rimpianto… Era la fine della sua ambizione di diventare un Auror: non era riuscito a ottenere il voto richiesto in Pozioni. Sapeva da sempre che non ce l’avrebbe fatta, ma sentì lo stesso un buco nello stomaco riguardando quella piccola ‘O’ nera.
    Era strano, davvero, visto che era stato un Mangiamorte camuffato il primo a dire a Harry che sarebbe potuto diventare un buon Auror, ma in qualche modo l’idea si era impadronita di lui, e non riusciva proprio a pensare a un altro futuro. In più, gli era sembrato davvero il suo destino da quando aveva ascoltato la profezia un mese prima… Nessuno dei due può vivere se l’altro sopravvive… Non sarebbe stato all’altezza della profezia, e non avrebbe offerto a se stesso la miglior probabilità di sopravvivere, se si fosse unito a quei maghi altamente specializzati il cui mestiere era trovare e uccidere Voldemort?
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