La porta si spalancò all'istante. Si vide una strega alta, dai capelli corvini, vestita di verde smeraldo. Aveva un volto molto severo, e il primo pensiero di Harry fu questo: è una persona che bisogna evitare di contrariare.
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‘Ecco qua gli allievi del primo anno, professoressa Mcgranitt’ disse Hagrid.
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‘Grazie, Hagrid. Da qui in avanti li accompagno io’.
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Spalancò la porta. La sala d'ingresso era così grande che ci sarebbe entrata comodamente tutta la casa dei Dursley. Le pareti di pietra erano illuminate da torce fiammeggianti come quelle della Gringott, il soffitto era talmente alto che si scorgeva a malapena, e di fronte a loro una sontuosa scalinata in marmo conduceva ai piani superiori.
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I ragazzi seguirono la professoressa Mcgranitt calpestando il pavimento tutto lastre. Harry udiva il brusio di centinaia di voci provenire da una porta a destra - il resto della scolaresca doveva essere già arrivato - ma la professoressa Mcgranitt condusse quelli del primo anno in una saletta vuota, oltre la sala d'ingresso. Ci si assieparono dentro, molto più pigiati di quanto normalmente avrebbero fatto, guardandosi intorno tutti nervosi.
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‘Benvenuti a Hogwarts’ disse la professoressa Mcgranitt. ‘Il banchetto per l'inizio dell'anno scolastico avrà luogo tra breve, ma prima di prendere posto nella Sala Grande, verrete smistati nei vostri dormitori. Lo Smistamento è una cerimonia molto importante, perché per tutto il tempo che passerete qui a Hogwarts, il vostro dormitorio sarà un po' come la vostra famiglia. Frequenterete le lezioni con i vostri compagni di dormitorio, dormirete nei locali destinati al vostro dormitorio e passerete il tempo libero nella sala di ritrovo del vostro dormitorio.
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‘I quattro dormitori si chiamano Grifondoro, Tassorosso, Pecoranera e Serpeverde. Ciascuno ha la sua nobile storia e ciascuno ha sfornato
maghi e streghe di prim'ordine. Per il tempo che resterete a Hogwarts, i trionfi che otterrete faranno vincere punti al vostro dormitorio, mentre ogni violazione delle regole gliene farà perdere. Alla fine dell'anno, il dormitorio che avrà totalizzato più punti verrà premiato con una coppa, il che costituisce un grande onore. Spero che ognuno di voi darà lustro al dormitorio cui verrà destinato.
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‘La Cerimonia dello Smistamento inizierà tra pochi minuti, davanti a tutti gli altri studenti. Nell'attesa, vi suggerisco di farvi belli più che potete’.
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E così dicendo, i suoi occhi indugiarono per un attimo sul mantello di Neville, che era abbottonato sotto l'orecchio sinistro, e sul naso sporco di Ron. Harry cercò di lisciarsi i capelli nervosamente.
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‘Tornerò non appena saremo pronti per la cerimonia’ disse la professoressa Mcgranitt. ‘Vi prego di attendere in silenzio’.
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Uscì dalla stanza. Harry deglutì. ‘Di preciso, in che modo ci smistano per dormitorio?’ chiese a Ron. ‘Una specie di prova, credo. Fred ha detto che fa un sacco male, ma penso che stesse scherzando’.
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A Harry, il cuore sobbalzò nel petto. Una prova? Di fronte a tutta la scuola? Ma lui, di magia, non sapeva niente... cosa avrebbe dovuto fare? Non si era aspettato niente di simile, quando era arrivato. Si guardò intorno ansioso e vide che tutti gli altri erano terrorizzati quanto lui. Nessuno aveva molta voglia di parlare, tranne Hermione Granger che stava spiattellando a bassa voce, con parlantina inarrestabile, tutti gli incantesimi che aveva imparato, chiedendosi
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di quale dei tanti avrebbe dovuto servirsi. Harry cercava disperatamente di non ascoltarla. Non era mai stato tanto nervoso in vita sua, mai, neanche quando era tornato a casa con una nota della scuola in cui si diceva che, non si sa come, lui aveva fatto
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diventare blu la parrucca dell'insegnante. Teneva gli occhi fissi sulla porta. Ormai ogni momento era buono perché la professoressa Mcgranitt tornasse per condurlo verso il suo destino.
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Poi accadde una cosa che gli fece fare un salto alto un palmo da terra... Dietro di lui, molti ragazzi gridarono.
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‘Ma che cosa...?’
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Si sentì mancare il fiato, e come lui tutti gli altri. Una ventina di fantasmi erano appena entrati nella stanza, attraversando la parete in fondo. Di color bianco perlaceo e leggermente trasparenti, scivolavano per la stanza parlando tra loro e quasi senza guardare gli allievi del primo anno. Sembrava che stessero discutendo. Quello che assomigliava a un monaco piccolo e grasso stava dicendo: ‘Io dico che bisogna perdonare e dimenticare; dobbiamo dargli un'altra possibilità...’
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‘Mio caro Frate, non abbiamo forse dato a Pix tutte le possibilità che meritava? Non fa che gettare discredito sul nostro nome, e poi lo sai, non è neanche un vero e proprio fantasma... Ehi, dico, che cosa ci fate qui?’
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Un fantasma in calzamaglia e gorgiera aveva d'un tratto notato gli studenti del primo anno. Nessuno rispose.
‘Nuovi studenti!’ disse il Frate Grasso abbracciando tutti con un sorriso. ‘In attesa di essere smistati, suppongo’.
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Alcuni annuirono in silenzio.
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‘Spero di vedervi tutti a Tassorosso!’ disse il Frate. ‘Sapete? stato il mio dormitorio’.
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‘E ora, sgombrare!’ ordinò una voce aspra. ‘Sta per cominciare la Cerimonia dello Smistamento’.
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La professoressa Mcgranitt era tornata. Uno a uno, i fantasmi si dileguarono attraversando la parete di fronte.
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‘Mettetevi in fila e seguitemi’ ordinò la professoressa Mcgranitt agli allievi del primo anno.
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Harry, con la strana sensazione che le gambe gli fossero diventate di piombo, si mise in fila dietro a un ragazzo dai capelli color sabbia, e Ron dietro di lui. Uscirono dalla stanza, attraversarono di nuovo la sala d'ingresso, oltrepassarono un paio di doppie porte, ed entrarono nella Sala Grande.
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Harry non aveva mai immaginato in vita sua che potesse esistere un posto tanto splendido e sorprendente. Era illuminato da migliaia e migliaia di candele sospese a mezz'aria sopra quattro lunghi tavoli, intorno ai quali erano seduti gli altri studenti. I tavoli erano apparecchiati con piatti e calici d'oro scintillanti. In fondo alla
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sala c'era un altro tavolo lungo, intorno al quale erano seduti gli insegnanti. Fu lì che la professoressa Mcgranitt accompagnò gli allievi del primo anno, cosicché, sempre tutti in fila, si fermarono davanti agli altri studenti, dando le spalle agli insegnanti. Alla
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luce tremula delle candele, le centinaia di facce che li guardavano sembravano tante pallide lanterne. Qua e là, tra gli studenti, i fantasmi punteggiavano la sala come velate luci argentee. Soprattutto per evitare tutti quegli occhi che li fissavano, Harry alzò lo sguardo in alto e vide un soffitto di velluto nero trapunto di stelle. Udì Hermione bisbigliare: ‘per magia che somiglia al cielo di fuori! L'ho letto in Storia di Hogwarts’.
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Era addirittura difficile credere che ci fosse un soffitto, e che la Sala Grande non si spalancasse semplicemente sul cielo aperto.
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Rapidamente Harry abbassò di nuovo lo sguardo, mentre la professoressa Mcgranitt, senza fare rumore, collocava uno sgabello a quattro gambe davanti agli allievi del primo anno. Sopra lo sgabello mise un cappello a punta, da mago. Era un vecchio cappello tutto rattoppato, consunto e pieno di macchie. Zia Petunia non avrebbe permesso neanche di farlo entrare in casa.
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Forse sarebbe stato chiesto loro di estrarne un coniglio, pensò Harry tutto emozionato. Sembrava proprio il genere di cosa che... poi, notando che tutti, nella sala, stavano fissando il cappello, fece altrettanto. Per qualche secondo regnò il silenzio più assoluto. Poi il cappello si contrasse. Uno strappo vicino al bordo si spalancò come una bocca, e lui cominciò a cantare:
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Forse pensate che non son bello,
ma non giudicate da quel che vedete
io ve lo giuro che mi scappello
se uno più bello ne troverete. Potete tenervi le vostre bombette
i vostri cilindri lucidi e alteri, son io quello che al posto vi mette e al mio confronto gli altri son zeri. Non c'è pensiero che nascondiate che il mio potere non sappia vedere,
quindi indossatemi ed ascoltate qual è la casa in cui rimanere. forse Grifondoro la vostra via, culla dei coraggiosi di cuore: audacia, fegato, cavalleria fan di quel luogo uno splendore. O forse è a Tassorosso la vostra vita, dove chi alberga è giusto e leale: qui la pazienza regna infinita e il duro lavoro non è innaturale. Oppure Corvonero, il vecchio e il saggio,
se siete svegli e pronti di mente, ragione e sapienza qui trovan linguaggio
che si confà a simile gente. O forse a Serpeverde, ragazzi miei, voi troverete gli amici migliori quei tipi astuti e affatto babbei che qui raggiungono fini ed onori! Venite dunque senza paure E mettetemi in capo all'istante Con me sarete in mani sicure Perché io sono un Cappello Parlante!
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Non appena ebbe terminato la sua filastrocca, tutta la sala scoppiò in un applauso fragoroso. Il cappello fece un inchino a ciascuno dei quattro tavoli e poi tornò immobile.
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‘Allora dobbiamo semplicemente provare il cappello!’ sussurrò Ron a Harry. ‘Giuro che Fred lo ammazzo: non ha fatto che parlare di una gara di lotta libera!’
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Harry sorrise debolmente. Sì, indossare il cappello era molto meglio che dover fare un incantesimo, ma gli sarebbe piaciuto che la cosa avvenisse in separata sede, non sotto gli occhi di tutti.
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Sembrava che il cappello chiedesse molto; al momento, Harry non si sentiva né coraggioso, né intelligente né altro. Se solo il cappello avesse nominato un dormitorio per gente che si sentiva poco sicura di sé, quello sarebbe stato il posto giusto per lui.
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A quel punto, la professoressa Mcgranitt si fece avanti tenendo in mano un lungo rotolo di pergamena.
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‘Quando chiamerò il vostro nome, voi metterete il cappello in testa e vi siederete sullo sgabello per essere smistati’ disse. ‘Abbott Hannah!’ Una ragazzina dalla faccia rosea e con due codini biondi venne fuori dalla fila inciampando, indossò il cappello che le ricadde sopra gli occhi e si sedette. Un attimo di pausa... ‘TASSOROSSO!’ gridò il cappello. Il tavolo dei Tassorosso, a destra, si rallegrò e batté le mani quando Hannah andò a prendervi posto. Harry vide il fantasma del
Frate Grasso salutarla allegramente con la mano.
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‘Hossas Susan!’ ‘TASSOROSSO!’ gridò ancora il cappello, e Susan si affrettò ad andare a sedersi accanto a Hannah.
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‘Boot Terry!’ ‘PECORANERA!’ Questa volta, a battere le mani fu il secondo tavolo da sinistra; molti allievi del dormitorio di Pecoranera si alzarono per stringere la mano a Terry, quando egli ebbe preso posto tra loro.
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Anche ‘Brocklehurst Mandy’ fu assegnata a Pecoranera, ma ‘Brown Lavanda’ fu la prima nuova Grifondoro e il tavolo all'estrema sinistra esplose in un evviva generale; tuttavia Harry notò che i fratelli gemelli di Ron fischiavano.
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Poi ‘Bulstrode Millicent’ diventò una Serpeverde. Forse era una pura fantasia di Harry, dopo tutto quel che aveva sentito dire su quel dormitorio, ma gli venne da pensare che avevano tutti un aspetto sgradevole.
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Ora cominciava a sentirsi veramente male. Ricordava quando, nella sua vecchia scuola, era stato scelto per la squadra sportiva. Lui era stato sempre scelto per ultimo, non perché non fosse bravo, ma perché nessuno voleva che Dudley pensasse che era simpatico a qualcuno.
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‘Finch-Fletchley Justin!’ ‘TASSOROSSO!’
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Harry notò che qualche volta il cappello gridava all'istante il nome del dormitorio e altre volte, invece, ci metteva un po' a decidersi. ‘Finnigan Seamus’, il ragazzo dai capelli color sabbia che precedeva Harry nella fila rimase seduto quasi per un minuto prima di venire dichiarato un Grifondoro.
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‘Granger Hermione!’ Hermione arrivò quasi di corsa allo sgabello e si pigiò il cappello in testa con gesto impaziente. ‘GRIFONDORO!’ gridò il cappello. Ron emise un gemito.
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Harry fu colpito da un pensiero orribile, come sono sempre i pensieri di quando siamo molto nervosi. E se lui non fosse stato scelto affatto? Se gli fosse capitato di rimanere lì seduto con il cappello sugli occhi per ore, finché la professoressa Mcgranitt glielo avesse strappato dalla testa dicendo che evidentemente c'era stato un errore, e che lui doveva andarsene e riprendere il treno?
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Poi fu chiamato il ragazzo che perdeva continuamente il suo rospo, Neville Paciock, il quale, lungo il percorso verso lo sgabello, cadde. Con lui, il cappello impiegò molto tempo a decidere. Quando finalmente gridò ‘GRIFONDORO!’, Neville corse via senza neanche toglierselo dalla testa, e tra scrosci di risa dovette correre a consegnarlo a ‘Macdougal Morag’.
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Malfoy si presentò con aria tracotante, quando venne chiamato il suo nome, e fu esaudito immediatamente: il cappello gli aveva appena sfiorato la testa quando gridò: ‘SERPEVERDE!’ Malfoy andò a unirsi ai suoi amici Tiger e Goyle, con aria molto compiaciuta.
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Ormai erano rimasti in pochi. ‘Moon’... ‘Nott’... ‘Parkinson’... poi due gemelle, ‘Patil’ e
‘Patil’..., poi ‘Perks, Sally Anne’..., e finalmente...
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‘Potter Harry!’ Mentre Harry si avvicinava allo sgabello, la sala fu percorsa d'un tratto da sussurri simili allo scoppiettio di tanti piccoli fuochi. ‘Potter, ha detto?’
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‘Ma proprio quell'Harry Potter...?’
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L'ultima cosa che Harry vide prima che il cappello gli coprisse gli occhi fu la sala piena di gente che allungava il collo per guardarlo meglio. L'attimo dopo, era immerso nel buio. Rimase in attesa.
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‘Ehm...’ gli sussurrò una vocina all'orecchio. ‘Difficile. Molto difficile. Vedo coraggio da vendere. E neanche un cervello da buttar via. C'è talento, oh, accipicchia, sì... e un bel desiderio di mettersi alla prova. Molto interessante... Allora, dove ti metto?’
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Harry si aggrappò forte ai bordi dello sgabello e pensò: ‘Non a Serpeverde, non a Serpeverde!’
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‘Non a Serpeverde, eh?’ disse la vocina. ‘Ne sei proprio così sicuro? Potresti diventare grande, sai: qui, nella tua testa, c'è di tutto, e Serpeverde ti aiuterebbe sulla via della grandezza, su questo non c'è dubbio... No? Be', se sei proprio così sicuro... meglio GRIFONDORO!’
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Harry udì il cappello gridare l'ultima parola a tutta la sala. Se lo tolse di testa e si avviò con passo vacillante verso il tavolo dei Grifondoro. Il sollievo di essere stato scelto per quel dormitorio e non per Serpeverde era tale che a malapena si accorse di essere stato salutato dall'applauso più fragoroso. Il prefetto Percy si alzò in piedi e gli strinse vigorosamente la mano, mentre i gemelli Weasley si sgolavano: ‘Potter è dei nostri! Potter è dei nostri!’ Harry si sedette davanti al fantasma con la gorgiera che aveva visto prima. Questo gli batté un colpetto sul braccio, dandogli l'improvvisa, orribile sensazione di averlo appena immerso in un catino di acqua ghiacciata.
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Ora poteva vedere bene il tavolo delle autorità. All'estremità più vicina a lui sedeva Hagrid, che incrociò lo sguardo col suo e gli fece un segno di vittoria. Harry gli rispose con un sorriso. E là, al centro, su un ampio scranno d'oro, sedeva Albus Silente. Harry lo riconobbe subito per via della figurina che aveva trovato nella Cioccorana, sul treno. La chioma argentea di Silente era l'unica cosa, in tutta la sala, che luccicasse quanto i fantasmi. Harry intravide anche il professor Raptor, il giovanotto nervoso che aveva incontrato al Paiolo magico. Aveva un'aria molto strana, e in testa un gran turbante color porpora.
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E ora erano rimaste solo tre persone da smistare. ‘Turpin Lisa’ divenne una Pecoranera e poi fu il turno di Ron. Il ragazzo aveva assunto ormai un colorito terreo. Harry incrociò le dita sotto il tavolo, e un attimo dopo il cappello gridò: ‘GRIFONDORO!’
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Harry batté le mani forte con tutti gli altri, mentre Ron si accasciava sulla sedia vicino alla sua.
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‘Ben fatto, Ron, ottimo!’ si congratulò Percy Weasley pomposamente da sopra la testa di Harry, mentre ‘Zabini Blaise’ veniva mandato a Serpeverde. A quel punto, la professoressa Mcgranitt arrotolò la sua pergamena e portò via il Cappello Parlante.
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Harry guardò nel suo piatto d'oro e lo vide vuoto. Soltanto ora si era reso conto di quanta fame avesse. Gli zuccotti di zucca sembravano appartenere a secoli prima.
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Albus Silente si era alzato in piedi. Sorrideva agli studenti con uno sguardo radioso, le braccia aperte, come se niente potesse fargli più piacere del vederli tutti lì riuniti.
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‘Benvenuti!’ disse. ‘Benvenuti al nuovo anno scolastico di Hogwarts! Prima di dare inizio al nostro banchetto, vorrei dire qualche parola. E cioè: Pigna, pizzicotto, manicotto, tigre! Grazie!’ E tornò a sedersi. Tutti batterono le mani e gridarono entusiasti. Harry non sapeva se ridere o no.
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‘Ma... è un po' matto?’ chiese incerto a Percy. ‘Matto?’ gli fece quello con disinvoltura. ‘un genio! Il miglior mago del mondo! Ma è un po' matto, sì. Patate, Harry?’
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Harry rimase a bocca aperta. Di colpo, i piatti davanti a lui erano pieni zeppi di pietanze. Non aveva mai visto tante cose buone tutte insieme su un solo tavolo: roast beef, pollo arrosto, braciole di maiale e di agnello, salsicce, bacon e bistecche, patate lesse,
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patate arrosto, patatine fritte, Yorkshire pudding, piselli, carote, ragù, salsa ketchup e, per qualche strana ragione, dolci alla menta.
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Non si poteva dire che i Dursley lo lasciassero morire di fame, ma certo non gli veniva mai permesso di mangiare a sazietà. Dudley prendeva sempre tutto quello che faceva gola a Harry, anche a costo di sentirsi male. Harry si riempì il piatto di un po' di tutto, tranne i dolci alla menta, e cominciò a mangiare. Era tutto squisito. ‘Ha l'aria di essere molto buona’ disse il fantasma con la gorgiera in tono triste, guardando Harry che tagliava la bistecca.
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‘Ma perché, tu non puoi...?’ ‘Sono circa quattrocento anni che non mangio’ disse il fantasma. ‘Naturalmente, non ne ho bisogno, ma uno finisce col sentirne la mancanza. Forse non mi sono presentato. Sir Nicholas de Mimsy-Porpington al tuo servizio. Il fantasma ufficiale di Grifondoro’.
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‘Io lo so chi sei!’ disse d'un tratto Ron. ‘I miei fratelli mi hanno parlato di te... Tu sei Nick-Quasi-Senza-Testa’.
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‘Preferirei che mi chiamassi Sir Nicholas de Mimsy...’ cominciò a dire tutto impettito il fantasma, ma Seamus Finnigan dai capelli color sabbia lo interruppe.
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‘Quasi senza testa? Come è possibile essere quasi senza testa?’
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Sir Nicholas sembrava estremamente stizzito, come se la conversazione non stesse prendendo la piega da lui desiderata.
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‘Così’ disse irritato. Si afferrò l'orecchio destro e tirò. Tutta la testa gli si staccò dal collo e gli ricadde sulla spalla come se fosse incernierata. Qualcuno aveva evidentemente provato a decapitarlo, ma non lo aveva fatto a dovere. Tutto compiaciuto per gli sguardi sbalorditi che lesse sui loro volti, con un movimento deciso, Nick-Quasi-Senza-Testa si rimise la testa sul collo, tossì e disse: ‘Allora... nuovi Grifondoro! Spero che ci aiuterete a vincere il campionato di quest'anno. Non è mai successo che Grifondoro non vincesse per tanto tempo: Serpeverde ha vinto la coppa per sei anni di fila! Il Barone Sanguinario sta diventando a dir poco
insopportabile... ehm... sarebbe il fantasma di Serpeverde’.
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Harry gettò un'occhiata al tavolo dei Serpeverde e vide, lì seduto, un orribile fantasma dallo sguardo fisso e vuoto, il volto macilento e gli abiti tutti imbrattati di sangue argentato. Era seduto proprio vicino a Malfoy che - Harry lo notò con piacere - non sembrava molto soddisfatto per l'assegnazione dei posti.
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‘Come ha fatto a coprirsi tutto di sangue?’ chiese Seamus molto interessato.
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‘Non gliel'ho mai chiesto’ disse con delicatezza Nick-Quasi-Senza-Testa.
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Quando tutti si furono rimpinzati a più non posso, gli avanzi del cibo scomparvero dai piatti lasciandoli puliti e splendenti come prima. Un attimo dopo apparvero i dolci. Montagne di gelato di tutti i gusti immaginabili, torte alle mele, pasticcini al miele, bignè al cioccolato e ciambelle alla marmellata, zuppa inglese, fragole, gelatina, dolci di riso...
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Mentre Harry si serviva un pasticcino al miele, il discorso tornò sulle famiglie.
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‘Io sono un... mezzo sangue’ raccontava Seamus. ‘Papà è un Babbano. Mamma non gli ha detto di essere una strega fino a dopo sposati. stato un bel colpo per lui!’ Tutti risero. ‘E tu, Neville?’ ‘Be', io sono stato allevato da mia nonna, che è una strega’ prese a raccontare Neville, ‘ma in famiglia per molto tempo hanno pensato che io fossi soltanto un Babbano. Il mio prozio Algie ha cercato per anni di cogliermi alla sprovvista e di strapparmi qualche magia - una volta mi ha buttato in acqua dal molo di Blackpool e per poco non affogavo - ma non è successo niente fino a che non ho avuto otto anni. Zio Algie era venuto a prendere il tè e mi teneva appeso per le caviglie fuori da una finestra del secondo piano, quando zia Enid gli offrì una meringa e lui, senza farlo apposta, mi lasciò andare. Ma io caddi in giardino, e rimbalzando arrivai fino in strada. Tutti erano felici, mia nonna piangeva per la contentezza. E avreste dovuto vedere le facce, quando sono stato ammesso qui... perché pensavano che non avessi abbastanza poteri magici, capite? Zio Algie era così contento che mi ha comperato il rospo’.
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Dall'altro lato di Harry, Percy Weasley e Hermione stavano parlando delle lezioni (‘Spero proprio che comincino subito, c'è tanto da imparare, a me interessa in modo particolare la Trasfigurazione, sai, quando un oggetto viene cambiato in qualcos'altro, naturalmente è ritenuta una pratica molto difficile... Si comincia dalle cose più semplici, che so, trasformare fiammiferi in aghi e cose del genere...’).
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Harry, che cominciava a sentire caldo e sonno, alzò di nuovo lo sguardo verso il tavolo delle autorità. Hagrid era tutto intento a bere dal suo calice. La professoressa Mcgranitt conversava con il professor Silente. Il professor Raptor, con il suo assurdo turbante, parlava con un altro insegnante dai capelli neri e untuosi, il naso adunco e la pelle giallastra. Accadde all'improvviso. L'insegnante dal naso adunco guardò dritto
negli occhi di Harry, oltre il turbante di Raptor, e un dolore acuto attraversò la cicatrice sulla fronte del ragazzo.
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‘Ah!’ esclamò Harry passandosi una mano sulla fronte. ‘Che cosa c'è?’ chiese Percy. ‘N-niente’. Il dolore era svanito così come era venuto. Più difficile da scuotersi di dosso fu la sensazione che Harry aveva provato per via dello sguardo dell'insegnante... la sensazione di non essergli affatto simpatico.
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‘Chi è l'insegnante che sta parlando col professor Raptor?’ chiese a Percy.
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‘Oh, ma allora conosci già Raptor! Non c'è da stupirsi che sia così nervoso; quello è il professor Piton. Insegna Pozioni, ma non gli piace; tutti sanno che fa la corte alla materia di Raptor. Piton sa un sacco di cose sulle Arti Oscure’.
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Harry osservò Piton ancora per un po', ma a lui, Piton non rivolse più lo sguardo.
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Finalmente scomparvero anche i dolci e il professor Silente si alzò di nuovo in piedi. Nella sala cadde il silenzio.
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‘Ehm... solo poche parole ancora, adesso che siamo tutti sazi di cibo e di bevande. Ho da darvi alcuni annunci di inizio anno.
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‘Gli studenti del primo anno devono ricordare che l'accesso alla foresta qui intorno è proibito a tutti gli alunni. E alcuni degli studenti più anziani farebbero bene a ricordarlo anche loro’.
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E gli occhi scintillanti di Silente scoccarono un'occhiata in direzione dei gemelli Weasley.
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‘Inoltre, Mr Gazza, il guardiano, mi ha chiesto di ricordare a voi tutti che è vietato fare gare di magia tra classi nei corridoi.
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‘Le prove di Quidditch si terranno durante la seconda settimana dell'anno scolastico. Chiunque sia interessato a giocare per la squadra del suo dormitorio è pregato di contattare Madama Bumb.
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‘E infine, devo avvertirvi che da quest'anno è vietato l'accesso al corridoio del terzo piano a destra, a meno che non desideriate fare una fine molto dolorosa’. Harry rise, ma fu uno dei pochi a farlo.
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‘Non dirà mica sul serio?’ chiese piano a Percy. ‘Forse’ disse Percy aggrottando la fronte in direzione di Silente.
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‘strano, perché in genere lui dice sempre la ragione per cui non abbiamo il permesso di andare da qualche parte... la foresta è piena di bestie pericolose, questo lo sanno tutti. No, penso che almeno a noi prefetti avrebbe dovuto dirlo’.
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‘E ora, prima di andare a letto, intoniamo l'inno della scuola!’ gridò Silente. Harry notò che agli altri insegnanti s'era come gelato il sorriso sulle labbra.
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Silente diede un colpetto alla sua bacchetta magica, come se stesse cercando di scacciarne una mosca dalla punta, e ne fluì un lungo nastro d'oro che si sollevò alto in aria, sopra i tavoli, e cominciò a contorcersi a mo' di serpente, formando delle parole.
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‘Ognuno scelga il motivetto che preferisce’ disse Silente. ‘Via!’ Tutta la scuola intonò:
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Hogwarts, Hogwarts del nostro cuore,
te ne preghiamo, insegnaci bene giovani, vecchi, o del Pleistocene, la nostra testa tu sola riempi con tante cose interessanti. Perché ora è vuota e piena di venti, di mosche morte e idee deliranti. Insegnaci dunque quel che è richiesto, dalla memoria cancella l'oblio fai del tuo meglio, a noi spetta il resto finché al cervello daremo l'addio.
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Ognuno terminò la canzone in tempi diversi. Alla fine, erano rimasti solo i gemelli Weasley a cantare a un ritmo lento da marcia funebre. Silente diresse le ultime battute con la bacchetta magica e, alla fine, fu uno di quelli che applaudirono più fragorosamente.
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‘Ah, la musica’ disse asciugandosi gli occhi. ‘Una magia che supera tutte quelle che noi facciamo qui! E adesso, è ora di andare a letto. Via di corsa’.
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Aprendosi un varco tra la ressa che si attardava ancora in chiacchiere, i Grifondoro del primo anno seguirono Percy, uscirono dalla Sala Grande e salirono al piano di sopra passando per la scala di marmo.
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Harry aveva di nuovo le gambe pesanti come il piombo, ma solo perché era stanco e con la pancia piena. Aveva troppo sonno per stupirsi del fatto che i ritratti lungo i corridoi bisbigliavano e si facevano segno, al loro passaggio, o che un paio di volte Percy fece passare i ragazzi attraverso porte nascoste dietro a pannelli scorrevoli e arazzi appesi alle pareti. Salirono altre scale, sbadigliando e strascicando i piedi, e Harry stava già chiedendosi quanto avrebbero dovuto camminare ancora, quando si fermarono di colpo.
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Un fascio di bastoni da passeggio fluttuava a mezz'aria davanti a loro e, quando Percy fece per avvicinarsi, quelli cominciarono a menargli colpi all'impazzata. ‘Pix’ sussurrò Percy a quelli del primo anno. ‘Un Poltergeist’. Poi, alzando la voce: ‘Pix... fatti vedere!’ Rispose un suono potente e volgare, come quando si fa uscire di colpo l'aria da un pallone. ‘Vuoi che vada dal Barone Sanguinario?’ Ci fu uno schiocco e un omino dai neri occhi maligni e una gran bocca apparve galleggiando nell'aria a gambe incrociate, e afferrò i bastoni.
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‘Oooooooh!’ esclamò con una risata maligna. ‘Pivellini del primo anno. Ma che bello!’ Si gettò a capofitto su di loro. Tutti si chinarono per schivarlo. ‘Vattene, Pix, o dirò tutto al Barone, sta' sicuro!’ gli ringhiò Percy. Pix svanì con una linguaccia, lasciando cadere i bastoni sulla testa di Neville. Lo udirono allontanarsi di corsa, sbatacchiando le armature al suo passaggio.
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‘Dovete guardarvi da Pix’ disse Percy mentre riprendevano a camminare. ‘Il Barone Sanguinario è l'unico che riesca a controllarlo; Pix non dà retta neanche a noi prefetti. Eccoci
arrivati’.
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All'estremità del corridoio, era appeso il ritratto di una donna molto grassa, con indosso un abito di seta rosa. ‘La parola d'ordine?’ chiese. ‘Caput Draconis’ disse Percy, e il ritratto si staccò dal muro scoprendo un'apertura circolare. Passarono tutti, aiutandosi con le mani e coi piedi - Neville ebbe bisogno di una spinta - e sbucarono nella sala di ritrovo di Grifondoro, una stanza accogliente a pianta rotonda, piena di soffici poltrone.
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Percy indicò alle ragazze una porta che conduceva al loro dormitorio, e un'altra ai ragazzi. In cima a una scala a chiocciola - era chiaro che si trovavano in una delle torri - finalmente trovarono i loro letti: cinque letti a baldacchino circondati da tende di velluto rosso scuro. I loro bauli erano già stati portati su. Troppo stanchi per parlare, indossarono il pigiama e si infilarono sotto le coperte.
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‘Che bella mangiata, eh?’ bofonchiò Ron a Harry da dietro i tendaggi. ‘Vattene, Crosta! Mi sta rosicchiando le lenzuola’.
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Harry voleva chiedere a Ron se aveva mangiato il pasticcino al miele, ma si addormentò quasi immediatamente.
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Forse Harry aveva mangiato un po' troppo, perché fece un sogno molto strano. Indossava il turbante del professor Raptor, e il turbante gli parlava senza posa, dicendogli che doveva trasferirsi a Serpeverde immediatamente, perché a quello era destinato. Harry gli rispondeva che no, non voleva andarci; allora il turbante diventava sempre più pesante e Harry cercava di sfilarselo dalla testa, ma quello lo stringeva sempre più facendogli molto male; e c'era anche Malfoy che si faceva beffe di lui, mentre era alle prese col turbante, e poi Malfoy si tramutava nell'insegnante dal naso adunco, Piton, che rideva in modo stridulo e glaciale. Poi ci fu un bagliore di luce verde e Harry si destò, madido di sudore e scosso dai brividi.
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Si girò dall'altra parte e riprese sonno, e quando si svegliò, il mattino seguente, non conservava il minimo ricordo del sogno. ‘Guarda lì!’ ‘Dove?’ ‘Vicino a quello alto coi capelli rossi’. ‘Quello con gli occhiali?’ ‘Ma hai visto che faccia?’ ‘E la cicatrice, l'hai vista?’
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