Harry boccheggiò. Non poté farne a meno: la vasta segreta in cui era entrato gli era terribilmente familiare. Non solo l’aveva già vista, ma c’era già stato. Quello era il luogo che aveva visitato dentro il Pensatoio di Silente, il luogo in cui aveva visto i Lestrange condannati all’ergastolo ad Azkaban.
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Le pareti erano di pietra scura, illuminate fiocamente da torce. Panche vuote si ergevano ai due lati di Harry, ma di fronte, sulle panche più alte, c’erano molte sagome in ombra. Stavano parlando a bassa voce, ma quando la pesante porta si chiuse dietro a Harry calò un silenzio carico di presagi.
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Una fredda voce maschile risuonò nell’aula.
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«Sei in ritardo».
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«Mi dispiace» disse Harry nervosamente. «Io… io non sapevo che l’orario era stato cambiato».
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«Non per colpa del Wizengamot» ribatté la voce. «Ti è stato mandato un gufo questa mattina. Siediti al tuo posto».
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Harry lasciò cadere lo sguardo sulla sedia al centro della stanza, coi braccioli coperti di catene. Aveva visto quelle catene animarsi e legare chiunque prendesse posto tra loro. I suoi passi echeggiarono forte attraverso il pavimento di pietra. Quando si sedette cautamente sull’orlo della sedia, le catene tintinnarono minacciose, ma non lo legarono. Preso da una leggera nausea, guardò in su, verso le persone sedute sulle panche in alto.
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Ce n’erano una cinquantina: tutte, per quanto riusciva a vedere, indossavano una veste color prugna con una “W” d’argento dal ricamo elaborato sul lato sinistro del petto, e tutte lo fissavano dall’alto al basso, alcune con espressioni molto severe, altre con sguardi di sincera curiosità.
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Al centro esatto della fila davanti sedeva Cornelius Caramell, il Ministro della Magia. Caramell era un uomo corpulento che spesso portava una bombetta verde acido, anche se quel giorno ne aveva fatto a meno; aveva fatto a meno anche del sorriso indulgente che un tempo esibiva quando si rivolgeva a Harry. Una vasta strega dalla mascella quadrata con i capelli grigi molto corti sedeva alla sua sinistra; portava un monocolo e aveva l’aria ostile. Alla destra di Caramell c’era un’altra strega, ma era seduta così indietro sulla panca che il suo volto rimaneva in ombra.
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«Molto bene» cominciò Caramell. «Dal momento che l’accusato è presente… finalmente… cominciamo. Sei pronto?» chiese, rivolto verso il basso.
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«Sissignore» rispose una voce zelante che Harry conosceva. Il fratello di Ron, Percy, era seduto all’estremità della prima panca. Harry lo guardò, aspettandosi un cenno di riconoscimento, che però non venne. Gli occhi di Percy, dietro gli occhiali cerchiati di corno, erano fissi sulla pergamena, una piuma pronta in mano.
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«Udienza disciplinare del dodici agosto» annunciò Caramell con voce sonora, e Percy cominciò subito a prendere appunti, «per violazioni commesse contro il Decreto per la Ragionevole Restrizione delle Arti Magiche tra i Minorenni e lo Statuto Internazionale di Segretezza da Harry James Potter, residente al numero quattro di Privet Drive, Little Whinging, Surrey.
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«Inquisitori: Cornelius Oswald Caramell, Ministro della Magia; Amelia Susan Bones, Direttore dell’Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia; Dolores Jane Umbridge, Sottosegretario Anziano del Ministro. Scrivano della Corte: Percy Ignatius Weasley…»
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«Testimone per la Difesa: Albus Percival Wulfric Brian Silente» disse una voce pacata alle spalle di Harry, che voltò la testa così in fretta che si fece male al collo.
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Silente avanzava con serenità nell’aula, sfoggiando una lunga veste blu mezzanotte e un’espressione di calma perfetta. La lunga barba e i capelli d’argento scintillavano alla luce delle torce mentre si avvicinava a Harry e guardava in su verso Caramell attraverso gli occhiali a mezzaluna posati a metà del naso adunco.
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I membri del Wizengamot borbottarono. Gli occhi di tutti ora fissavano Silente. Alcuni sembravano seccati, altri un po’ spaventati; due anziane streghe nella fila dietro, tuttavia, levarono la mano e salutarono in segno di benvenuto.
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Un’emozione potente era sorta nel petto di Harry alla vista di Silente, una sensazione di forza e di speranza simile a quella che gli infondeva il canto della fenice. Voleva incrociare il suo sguardo, ma Silente non guardava dalla sua parte; continuava a guardare in su, verso un Caramell in evidente stato di agitazione.
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«Ah» disse Caramell, che sembrava sconcertato. «Silente. Sì. Tu… ehm… hai ricevuto il nostro… ehm… messaggio sul fatto che orario e… ehm… luogo dell’udienza erano cambiati, dunque?»
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«Devo essermelo perso» rispose Silente allegro. «Tuttavia, a causa di un fortunato errore sono arrivato al Ministero con tre ore di anticipo, quindi niente di male».
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«Sì… be’… immagino che ci servirà un’altra sedia… io… Weasley, potresti…?»
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«Non c’è problema, non c’è problema» disse Silente in tono amabile; estrasse la bacchetta, la agitò appena, e una soffice poltrona di chintz apparve dal nulla vicino a Harry. Silente si sedette, unì le punte delle lunghe dita e guardò Caramell sopra di esse con un’espressione di educata curiosità. Il Wizengamot stava ancora borbottando e si agitava irrequieto; solo quando Caramell parlò di nuovo, maghi e streghe si calmarono.
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«Sì» disse di nuovo Caramell, sfogliando gli appunti. «Bene, allora. Dunque. Le accuse. Sì».
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Sfilò un foglio di pergamena dalla pila che aveva davanti, trasse un profondo respiro e lesse: «Le accuse sono le seguenti:
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«Che consapevolmente, deliberatamente e in piena conoscenza dell’illegalità delle sue azioni, avendo ricevuto un precedente avvertimento scritto dal Ministero della Magia per un’accusa analoga, l’imputato ha prodotto un Incanto Patronus in una zona abitata da Babbani, in presenza di un Babbano, il due agosto alle ventuno e ventitré, ciò che costituisce violazione al Decreto per la Ragionevole Restrizione delle Arti Magiche tra i Minorenni, 1875, Comma C, nonché all’articolo 13 dello Statuto di Segretezza della Confederazione Intemazionale dei Maghi.
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«Lei è Harry James Potter e vive al numero quattro di Privet Drive, Little Whinging, Surrey?» chiese Caramell, scrutando torvo Harry da sopra la pergamena.
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«Sì» rispose Harry.
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«Lei ha ricevuto un’ammonizione scritta dal Ministero per aver praticato magia illegale tre anni fa, non è così?»
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«Sì, ma…»
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«Eppure lei ha evocato un Patronus la sera del due agosto?» chiese Caramell.
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«Sì» disse Harry, «ma…»
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«Sapendo che non le è permesso usare la magia al di fuori della scuola fino al raggiungimento dei diciassette anni?»
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«Sì, ma…»
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«Sapendo di trovarsi in una zona piena di Babbani?»
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«Sì, ma…»
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«Pienamente consapevole di essere in stretta vicinanza con un Babbano in quel momento?»
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«Sì» disse Harry irato, «ma l’ho usata solo perché stavamo…»
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La strega col monocolo lo interruppe con voce tonante.
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«Hai prodotto un Patronus completamente formato?»
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«Sì» rispose Harry, «perché…»
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«Un Patronus corporeo?»
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«Un… cosa?» disse Harry.
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«Il tuo Patronus aveva una forma chiaramente definita? Voglio dire, era più che semplice vapore o fumo?»
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«Sì» disse Harry, che si sentiva impaziente e vagamente disperato, «è un cervo, è sempre un cervo».
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«Sempre?» disse col suo vocione Madama Bones. «Hai prodotto un Patronus prima d’ora?»
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«Sì» rispose Harry, «lo faccio da più di un anno».
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«E hai quindici anni?»
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«Sì, e…»
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«L’hai imparato a scuola?»
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«Sì, il professor Lupin me l’ha insegnato al terzo anno, perché…»
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«Notevole» disse Madama Bones, fissandolo dall’alto, «un vero Patronus alla sua età… davvero notevole».
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Alcuni maghi e streghe attorno a lei borbottarono di nuovo; alcuni annuirono, ma altri s’incupirono e scossero il capo.
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«La questione non è quanto notevole sia stata la magia» disse Caramell con voce stizzita. «In effetti, più è impressionante peggio è, direi, dal momento che il ragazzo l’ha compiuta davanti agli occhi di un Babbano!»
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Coloro che prima erano accigliati mormorarono in segno d’assenso, ma fu la vista dell’ossequioso breve cenno di Percy che spinse Harry a parlare.
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«L’ho fatto per i Dissennatori!» esclamò, prima che qualcuno potesse interromperlo di nuovo.
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Si era aspettato altri borbottii, ma il silenzio che cadde parve in qualche modo più denso.
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«Dissennatori?» chiese Madama Bones dopo un attimo, le folte sopracciglia inarcate tanto che il suo monocolo parve sul punto di cadere. «Che cosa intendi dire, ragazzo?»
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«Intendo dire che c’erano due Dissennatori lungo il vicolo e hanno aggredito me e mio cugino!»
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«Ah» disse Caramell di nuovo, con uno sgradevole sorriso allusivo, e guardò tutto il Wizengamot, come invitando il consiglio a condividere la facezia. «Sì. Sì, lo immaginavo che avremmo sentito qualcosa del genere».
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«Dissennatori a Little Whinging?» chiese Madama Bones in tono di enorme sorpresa. «Non capisco…»
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«Davvero, Amelia?» disse Caramell, sempre con quel sorrisetto compiaciuto. «Lascia che ti spieghi. Ci ha riflettuto e ha deciso che i Dissennatori avrebbero fornito una bella storiella come alibi, molto carina, davvero. I Babbani non possono vedere i Dissennatori, vero, ragazzo? Decisamente opportuno, decisamente opportuno… quindi è solo la tua parola, non ci sono testimoni…»
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«Non sto mentendo!» gridò Harry, sovrastando un’altra esplosione di borbottii della Corte. «Ce n’erano due, che venivano dalle due imboccature del vicolo, è diventato tutto buio e freddo e mio cugino li ha sentiti ed è scappato…»
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«Basta, basta!» intervenne Caramell con un’espressione molto sdegnata. «Sono spiacente di interrompere quella che sono certo sarebbe stata una storia assai ben costruita…»
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Silente si schiarì la voce. Sul Wizengamot cadde di nuovo il silenzio.
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«In effetti abbiamo un testimone della presenza di Dissennatori in quel vicolo» disse, «a parte Dudley Dursley, voglio dire».
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Il volto grassoccio di Caramell parve afflosciarsi, come se qualcuno l’avesse sgonfiato. Scrutò Silente per un attimo, poi, con l’aria di chi tenta di riprendere il controllo, rispose: «Non abbiamo tempo di ascoltare altre fandonie, temo. Silente, voglio che ce la sbrighiamo in fretta…»
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«Potrei sbagliarmi» replicò Silente in tono amabile, «ma sono certo che secondo la Carta dei Diritti del Wizengamot l’accusato ha il diritto di presentare testimoni a suo favore. Non è questa la prassi dell’Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia, Madama Bones?» continuò, rivolto alla strega col monocolo.
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«Vero» convenne Madama Bones. «Assolutamente vero».
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«Oh, molto bene, molto bene» sbottò Caramell. «Dov’è questa persona?»
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«L’ho portata con me» rispose Silente. «È qui fuori dalla porta. Devo…?»
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«No… Weasley, vai tu» abbaiò Caramell a Percy, che si alzò subito, scese di corsa i gradini di pietra della balconata del giudice e passò frettoloso davanti a Silente e Harry senza degnarli di uno sguardo.
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Un attimo dopo, Percy tornava, seguito dalla signora Figg. Sembrava spaventata e più svitata che mai. Harry avrebbe voluto che si fosse cambiata le pantofole di feltro.
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Silente si alzò e cedette la poltrona alla signora Figg, evocandone un’altra per sé.
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«Nome completo?» chiese Caramell quando la signora Figg si fu appollaiata nervosamente sull’orlo della poltrona.
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«Arabella Doreen Figg» rispose la signora Figg con la sua voce tremula.
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«E chi è lei di preciso?» chiese Caramell in tono annoiato e altero.
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«Sono un’abitante di Little Whinging, sto vicino a Harry Potter» rispose la signora Figg.
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«Non abbiamo traccia di maghi o streghe che abitino a Little Whinging, a parte Harry Potter» intervenne Madama Bones. «La situazione è sempre stata attentamente tenuta sotto controllo, dati… dati gli eventi del passato».
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«Sono una Maganò» disse la signora Figg. «Quindi non mi avete censita, vero?»
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«Una Maganò, eh?» ripeté Caramell, scrutandola sospettoso. «Controlleremo. Lasci i dettagli della sua ascendenza al mio Assistente Weasley. Per inciso, i Maghinò sono in grado di vedere i Dissennatori?» aggiunse, guardando alla sua destra e poi a sinistra.
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«Sì che possiamo!» esclamò la signora Figg indignata.
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Caramell tornò a guardarla dall’alto, le sopracciglia inarcate. «Molto bene» disse, distaccato. «Qual è la sua versione?»
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«Ero uscita a comprare del cibo per gatti al negozio all’angolo in fondo a Wisteria Walk, erano circa le nove, la sera del due agosto» borbottò la signora Figg subito, come se avesse imparato a memoria quello che stava dicendo, «quando ho sentito un rumore nel vicolo che unisce Magnolia Crescent a Wisteria Walk. Mi sono avvicinata all’imbocco del vicolo e ho visto dei Dissennatori che correvano…»
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«Che correvano?» intervenne Madama Bones in tono aspro. «I Dissennatori non corrono, scivolano».
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«Era quello che intendevo dire» aggiunse in fretta la signora Figg, e macchie rosse le apparvero sulle guance avvizzite. «Che scivolavano lungo il vicolo verso quelli che sembravano due ragazzi».
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«Che aspetto avevano?» chiese Madama Bones, stringendo gli occhi tanto che l’orlo del monocolo scomparve nella carne.
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«Be’, uno era molto grosso e l’altro molto magro…»
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«No, no» disse Madama Bones impaziente. «I Dissennatori… li descriva».
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«Oh» mormorò la signora Figg, mentre il rossore le si propagava al collo. «Erano grossi. Grossi, e portavano il mantello».
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Harry provò una terribile sensazione di vuoto alla bocca dello stomaco. Qualunque cosa potesse dire la signora Figg, gli pareva che al massimo avesse visto un’immagine di un Dissennatore, e un’immagine non avrebbe mai potuto rivelare com’erano davvero quegli esseri: il modo strano di muoversi, aleggiando a qualche centimetro da terra; o il loro odore di putrefazione; o quel terribile rumore metallico che facevano quando risucchiavano l’aria tutto intorno…
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Nella seconda fila, un mago tarchiato con i baffoni neri si chinò verso la vicina, una strega con i capelli crespi, per sussurrarle qualcosa all’orecchio. La strega fece un sorrisetto e annuì.
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«Grossi, e portavano il mantello» ripeté Madama Bones gelida e Caramell sbuffò beffardo. «Capisco. Nient’altro?»
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«Sì» disse la signora Figg. «Li ho sentiti. Tutto è diventato freddo, ed era una sera molto calda d’estate, sapete. E mi sono sentita… come se tutta la felicità fosse sparita dal mondo… e ho ricordato… cose terribili…»
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La sua voce si spezzò e si spense.
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Gli occhi di Madama Bones si dilatarono appena. Harry vide i segni rossi sotto il sopracciglio, dove il monocolo aveva scavato un solco.
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«Che cos’hanno fatto i Dissennatori?» chiese, e Harry provò un moto di speranza.
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«Hanno aggredito i ragazzi» disse la signora Figg con voce più forte e sicura, mentre il rossore le defluiva dal viso. «Uno di loro era caduto. L’altro indietreggiava, cercando di respingere il Dissennatore. Era Harry. Ha provato due volte ma ha fatto solo del vapore d’argento. Al terzo tentativo, ha prodotto un Patronus, che ha cacciato il primo Dissennatore, e poi, su esortazione di Harry, ha cacciato via il secondo da suo cugino. E questo… questo è quel che è successo» concluse la signora Figg debolmente.
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Madama Bones guardò la signora Figg in silenzio. Caramell non la guardava affatto, ma giocherellava con le sue carte. Infine alzò gli occhi e chiese in tono piuttosto aggressivo: «Questo è ciò che ha visto, vero?»
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«Questo è quel che è successo» ripeté la signora Figg.
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«Molto bene» disse Caramell. «Può andare».
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La signora Figg lanciò uno sguardo spaventato da Caramell a Silente, poi si alzò e strascicando i piedi si avviò verso la porta. Harry la udì chiudersi con un tonfo alle sue spalle.
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«Un testimone non molto convincente» commentò Caramell sprezzante.
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«Oh, non saprei» ribatté Madama Bones con la sua voce tonante. «Certo ha descritto con molta precisione gli effetti dell’attacco di un Dissennatore. E non riesco a immaginare perché dovrebbe dire che c’erano se non c’erano».
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«Dissennatori che vagano in un sobborgo Babbano e per caso incrociano un mago?» sbuffò Caramell. «Le probabilità devono essere molto, molto scarse. Nemmeno Bagman avrebbe scommesso…»
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«Oh, io penso che nessuno di noi creda che i Dissennatori fossero lì per caso» intervenne Silente in tono leggero.
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La strega seduta alla destra di Caramell, quella con il volto in ombra, si mosse appena, ma tutti gli altri rimasero immobili e silenziosi.
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«E questo cosa vorrebbe dire?» chiese Caramell gelido.
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«Vuol dire che io credo che abbiano ricevuto l’ordine di andare laggiù» disse Silente.
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«Ci sarebbe traccia nei registri se qualcuno avesse ordinato a una coppia di Dissennatori di andare a passeggio a Little Whinging!» abbaiò Caramell.
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«Non se i Dissennatori di questi tempi prendono ordini da qualcuno che non è il Ministero della Magia» replicò Silente tranquillo. «Ti ho già esposto le mie opinioni in proposito, Cornelius».
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«Sì, è vero» rispose Caramell accalorandosi, «e io non ho ragione di credere che le tue opinioni siano altro che sciocchezze, Silente. I Dissennatori stanno al loro posto ad Azkaban e fanno tutto ciò che chiediamo loro di fare».
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«Allora» disse Silente sempre calmo ma incalzante, «dobbiamo chiederci perché qualcuno all’interno del Ministero ha ordinato a una coppia di Dissennatori di andare in quel vicolo il due di agosto».
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Nel completo silenzio che accolse queste parole, la strega alla destra di Caramell si chinò in avanti e Harry la vide per la prima volta.
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Gli ricordò un grosso, pallido rospo. Era tozza, con la faccia larga e vizza, il collo corto come quello di zio Vernon e la bocca molto grande e molle. Aveva gli occhi grandi, tondi e un po’ sporgenti. Perfino il fiocchetto di velluto nero in equilibrio in cima ai corti capelli ricci gli fece pensare a una mosca che lei stesse per catturare con la lingua lunga e appiccicosa.
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«La Presidenza dà la parola a Dolores Jane Umbridge, Sottosegretario Anziano del Ministro» annunciò Caramell.
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La strega parlò con una voce eccitata, da bambina, acutissima, che colse Harry di sorpresa; si era aspettato un gracidio.
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«Sono certa di averla fraintesa, professor Silente» disse, con un sorriso lezioso che lasciò freddi i suoi occhioni rotondi. «Che sciocca. Ma per un brevissimo istante mi è parso che lei suggerisse che il Ministero della Magia avrebbe ordinato di aggredire questo ragazzo!»
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Scoppiò in una risata argentina che fece rizzare i peli sulla nuca di Harry. Alcuni altri membri del Wizengamot risero con lei. Non avrebbe potuto essere più evidente che nessuno era davvero divertito.
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«Se è vero che i Dissennatori prendono ordini solo dal Ministero della Magia, e se è anche vero che due Dissennatori hanno aggredito Harry e suo cugino la settimana scorsa, ne consegue logicamente che qualcuno al Ministero deve aver dato ordine di aggredirli» disse Silente in tono educato. «Naturalmente, questi particolari Dissennatori potrebbero essere fuori dal controllo del Ministero…»
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«Non ci sono Dissennatori fuori dal controllo del Ministero!» sbottò Caramell, diventato rosso mattone.
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Silente piegò il capo in un breve inchino.
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«Allora sicuramente il Ministero condurrà un’indagine approfondita per scoprire perché due Dissennatori erano così lontani da Azkaban e perché hanno attaccato senza autorizzazione».
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«Non sta a te decidere che cosa fa o non fa il Ministero della Magia, Silente!» esplose Caramell, ormai di una sfumatura rosso violetto della quale zio Vernon sarebbe stato fiero.
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«Certo che no» convenne Silente in tono mite. «Stavo solo esprimendo la mia fiducia sul fatto che questa faccenda non resterà senza accertamenti».
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Guardò Madama Bones, che si riassestò il monocolo e rispose allo sguardo, un po’ accigliata.
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«Vorrei ricordare a tutti che il comportamento di questi Dissennatori, se invero non sono frutto dell’immaginazione di questo ragazzo, non è l’argomento di questa udienza!» esclamò Caramell. «Siamo qui per prendere in esame le violazioni di Harry Potter al Decreto per la Ragionevole Restrizione delle Arti Magiche tra i Minorenni!»
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«Certo» disse Silente, «ma la presenza di Dissennatori in quel vicolo è di enorme rilevanza. L’articolo 7 del Decreto stabilisce che la magia può essere usata davanti a Babbani in circostanze eccezionali, e queste circostanze eccezionali comprendono situazioni che minaccino la vita del mago o della strega stessi, o qualsivoglia strega, mago o Babbano presente al momento del…»
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«Conosciamo l’articolo 7, grazie mille!» ringhiò Caramell.
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«Ma certo» disse Silente ossequioso. «Allora conveniamo che le circostanze in cui Harry ha usato l’Incanto Patronus rientrano precisamente nella categoria che l’articolo descrive come eccezionali?»
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«Se c’erano dei Dissennatori, cosa di cui dubito».
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«L’hai sentito dire da un testimone oculare» ribatté Silente. «Se ancora dubiti della sua sincerità, richiamala, interrogala di nuovo. Sono certo che non farà obiezioni».
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«Io… che… non…» inveì Caramell, trafficando con i documenti che aveva davanti. «È… voglio chiudere oggi, Silente!»
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«Ma naturalmente non t’importerà quante volte interroghi un testimone, pur di evitare un grave errore giudiziario» disse Silente.
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«Un grave errore i miei stivali!» urlò Caramell con la voce al massimo volume. «Hai mai fatto il conto del numero di panzane che questo ragazzo si è inventato, Silente, per cercare di coprire i suoi flagranti abusi di magia fuori dalla scuola? Immagino che tu abbia dimenticato l’Incantesimo di Librazione che ha usato tre anni fa…»
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«Non sono stato io, è stato un elfo domestico!» protestò Harry.
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«VISTO?» ruggì Caramell, indicando Harry con un gesto teatrale. «Un elfo domestico! In una casa Babbana! Sentiamo».
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«L’elfo domestico in questione è al momento un dipendente della Scuola di Hogwarts» disse Silente. «Posso convocarlo qui in un attimo a testimoniare, se lo desideri».
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«Io… non… io non ho tempo di stare ad ascoltare degli elfi domestici! Comunque, non è la sola… ha gonfiato sua zia, per l’amor di Dio!» urlò Caramell, pestando il pugno sul banco del giudice e rovesciando una boccetta di inchiostro.
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«E tu molto gentilmente non muovesti accuse in quell’occasione, ammettendo, suppongo, che anche i maghi migliori non riescono sempre a controllare le emozioni» osservò Silente calmo, mentre Caramell cercava di pulire l’inchiostro dai suoi appunti.
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«E non ho nemmeno cominciato a raccontare quello che combina a scuola».
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«Ma poiché il Ministero non ha l’autorità di punire gli studenti di Hogwaits per infrazioni commesse a scuola, il comportamento di Harry lassù non è rilevante per questa udienza» disse Silente, educato come sempre, ma ora con una punta di freddezza.
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«Oho!» sbottò Caramell. «Quello che fa a scuola non sono affari nostri, eh? La pensi così?»
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«Il Ministero non ha il potere di espellere gli studenti da Hogwarts, Cornelius, come ti ho ricordato la sera del due agosto» disse Silente. «Né ha il diritto di confiscare bacchette finché le accuse non sono state pienamente provate, come ti ho ricordato sempre la sera del due agosto. Nella tua ammirevole fretta di assicurare che le leggi siano rispettate, pare che, certamente senza volerlo, tu stesso ne abbia trascurata qualcuna».
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«Le leggi si possono cambiare» replicò Caramell in tono feroce.
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«Ma certo» convenne Silente, chinando il capo. «E sembra proprio che tu sia impegnato a compiere molti cambiamenti, Cornelius. Insomma, nelle poche settimane da quando mi è stato chiesto di lasciare il Wizengamot, è già diventato uso corrente tenere un vero e proprio processo criminale per un semplice caso di magia minorile!»
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Alcuni dei maghi sopra di loro si agitarono imbarazzati nei loro banchi. Caramell divenne di una sfumatura color pulce un po’ più intensa. La strega con la faccia di rospo alla sua destra si limitò a scrutare Silente con volto inespressivo.
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«A quanto ne so» continuò Silente, «non esiste ancora una legge che dice che è compito di questa Corte punire Harry per ogni magia che ha compiuto. Gli è stata mossa un’accusa precisa e lui ha presentato la sua difesa. Tutto ciò che io e lui possiamo fare ora è aspettare il vostro verdetto».
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Silente congiunse di nuovo le punte delle dita e non disse altro. Caramell lo guardò furente, chiaramente esasperato. Harry scoccò uno sguardo in tralice a Silente, in cerca di rassicurazioni; non era affatto certo che fosse il caso di dire al Wizengamot, in effetti, che era ora di prendere una decisione. Ma Silente parve ancora ignorare Harry e continuò a guardare in su, verso le panche, dove l’intero Wizengamot era immerso in una concitata discussione a bassa voce.
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Harry si guardò i piedi. Il suo cuore, che sembrava essersi dilatato fino a dimensioni innaturali, batteva forte sotto le costole. Si sarebbe aspettato che l’udienza durasse di più. Non era per niente sicuro di aver fatto una buona impressione. Non aveva detto molto, in verità. Avrebbe dovuto spiegare meglio la storia dei Dissennatori, che era caduto, che sia lui sia Dudley erano quasi stati baciati…
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Due volte alzò lo sguardo verso Caramell e aprì la bocca per parlare, ma il cuore gonfio gli bloccava le vie respiratorie ed entrambe le volte sospirò profondamente e tornò a guardarsi le scarpe.
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Poi il bisbiglio cessò. Harry voleva guardare in su verso i giudici, ma scoprì che era molto, molto più facile, davvero, continuare a studiarsi i lacci.
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«Quanti sono per l’assoluzione dell’imputato da tutte le accuse?» chiese la voce tonante di Madama Bones.
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La testa di Harry scattò in su. C’erano delle mani alzate, tante… più della metà! Respirando molto in fretta, cercò di contarle, ma prima che riuscisse a finire, Madama Bones domandò: «E quanti sono per la condanna?»
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Caramell alzò la mano; così fecero una mezza dozzina di altri presenti, compresi la strega alla sua destra, il mago baffuto e la strega coi capelli crespi in seconda fila.
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Caramell guardò tutti quanti, con l’aria di chi ha qualcosa di grosso incastrato in gola, poi abbassò la mano. Trasse due respiri profondi e annunciò, con voce deformata dalla rabbia repressa: «Molto bene, molto bene… assolto».
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«Perfetto» commentò Silente sbrigativo. Scattò in piedi, estrasse la bacchetta e fece sparire le due poltrone di chintz. «Be’, devo andare. Buona giornata a tutti».
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E, senza neanche un’occhiata a Harry, uscì con aria altera dalla segreta.
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