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Harry Potter e i Doni della Morte (6958 citazioni)
   1) L’ascesa del Signore Oscuro (113 citazioni)
   2) In memoriam (70 citazioni)
   3) La partenza dei Dursley (126 citazioni)
   4) I sette Potter (179 citazioni)
   5) Il Guerriero caduto (255 citazioni)
   6) Il demone in pigiama (231 citazioni)
   7) Il testamento i Albus Silente (272 citazioni)
   8) Il matrimonio (213 citazioni)
   9) Un nascondiglio (151 citazioni)
   10) Il racconto di Kreacher (197 citazioni)
   11) La mazzetta (211 citazioni)
   12) La Magia è Potere (220 citazioni)
   13) La Commissione per il Censimento dei nati babbani (184 citazioni)
   14) Il ladro (141 citazioni)
   15) La vendetta del folletto (285 citazioni)
   16) Godric’s Hollow (138 citazioni)
   17) Il Segreto di Bathilda (212 citazioni)
   18) Vita e Menzogne di Albus Silente (82 citazioni)
   19) La cerva d’argento (227 citazioni)
   20) Xenophilius Lovegood (152 citazioni)
   21) La storia dei tre fratelli (182 citazioni)
   22) I Doni della Morte (186 citazioni)
   23) Villa Malfoy (351 citazioni)
   24) Il fabbricante di bacchette (257 citazioni)
   25) Villa Conchiglia (160 citazioni)
   26) La Gringott (188 citazioni)
   27) Il nascondiglio finale (73 citazioni)
   28) Lo specchio mancante (146 citazioni)
   29) Il diadema perduto (169 citazioni)
   30) Il congedo di Severus Piton (197 citazioni)
   31) La battaglia di Hogwarts (288 citazioni)
   32) La bacchetta di Sambuco (182 citazioni)
   33) La storia del Principe (345 citazioni)
   34) Ancora la foresta (119 citazioni)
   35) King’s Cross (170 citazioni)
   36) La falla nel piano (286 citazioni)
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Il matrimonio


   Alle tre del pomeriggio seguente Harry, Ron, Fred e George erano nell'orto fuori dall'enorme padiglione bianco, in attesa degli invitati. Harry aveva trangugiato una bella dose di Pozione Polisucco e adesso era la fotocopia di un giovane Babbano coi capelli rossi del villaggio vicino, Ottery St Catchpole, al quale Fred aveva sottratto dei capelli con un Incantesimo di Appello. Il piano era presentarlo come 'il cugino Barny' e sperare che si confondesse nella moltitudine dei parenti Weasley.
   I quattro erano armati di piantine con la disposizione dei tavoli, per accompagnare gli invitati ai loro posti. Una schiera di camerieri in bianco era arrivata un'ora prima, insieme a una banda in divisa dorata, e si erano seduti tutti quanti sotto un albero poco lontano; Harry vide levarsi da quel punto un alone azzurro di fumo di pipa.
   Dietro di lui, il tendone si apriva su file e file di fragili sedie dorate ai due lati di un lungo tappeto color porpora. Ai pali di sostegno erano intrecciati fiori bianchi e oro. Fred e George avevano fissato un enorme grappolo di palloncini anch'essi dorati sopra il punto preciso in cui Bill e Fleur sarebbero diventati marito e moglie. Fuori, farfalle e api volavano pigre sull'erba e sulle siepi. Harry si sentiva a disagio: il ragazzo Babbano di cui aveva preso le sembianze era un po' più grasso di lui e l'abito da cerimonia era stretto e caldissimo nel fulgore della giornata estiva.
   «Quando mi sposo io» dichiarò Fred, strattonandosi il colletto del vestito, «non voglio nessuna di queste assurdità. Potrete mettervi quello che volete, e infliggerò alla mamma un bell'Incantesimo Petrificus finché non sarà tutto finito».
   «Non è andata così male stamattina, tutto sommato» osservò George. «Ha pianto un po' per l'assenza di Percy, ma chi lo voleva? Oh, cielo, preparatevi... ecco che arrivano».
   Dal nulla, una alla volta, figure dai colori vivaci cominciarono ad apparire al limitare del cortile. Nel giro di pochi minuti, una processione prese a serpeggiare attraverso il giardino diretta al padiglione. Fiori esotici e uccelli incantati fluttuavano sui cappelli delle streghe, sulle cravatte dei maghi brillavano gemme preziose; il chiacchiericcio eccitato divenne sempre più forte, soffocando il ronzio delle api man mano che la folla si avvicinava alla tenda.
   «Ottimo, me sembrato di vedere qualche cugina Veela» disse George, allungando il collo per guardare meglio. «Avranno bisogno che qualcuno gli spieghi le usanze inglesi, ci penso io...»
    «Non così in fretta, Lobo Solitario» intervenne Fred. Sfrecciò oltre il branco di streghe di mezza età che guidavano la sfilata e: «Ecco... permettez-moi di assister vous» cinguettò a una coppia di graziose fanciulle francesi, che con una risatina si fecero scortare dentro. A George rimasero le streghe di mezza età, Ron si incaricò di accompagnare Perkins, l'anziano collega di suo padre al Ministero, mentre a Harry toccò una vecchia coppia sorda.
   «Ohilà» gli disse una voce familiare quando uscì dalla tenda: Tonks e Lupin erano i primi della fila. Per l'occasione lei si era fatta bionda. «Arthur ci ha detto che eri quello ricciolino. Ci spiace per ieri sera» aggiunse in un sussurro mentre Harry li accompagnava lungo la passatoia. «In questo periodo il Ministero è decisamente ostile ai lupi mannari e abbiamo pensato che la nostra presenza avrebbe potuto danneggiarti».
   «Certo, capisco» rispose Harry, più a Lupin che a Tonks. Lui gli rivolse un rapido sorriso, però dopo un attimo il suo volto era di nuovo solcato da rughe di dolore. Harry non capiva, ma non c'era tempo per indugiare sull'argomento: Hagrid stava seminando una certa agitazione. Aveva frainteso le indicazioni di Fred, prendendo posto non sulla poltrona in ultima fila magicamente allargata e rinforzata per lui, ma su cinque sedie ormai ridotte a un mucchio di fiammiferi dorati.
   Mentre il signor Weasley riparava il danno e Hagrid urlava le sue scuse a chiunque gli capitasse a tiro, Harry tornò di corsa all'ingresso e trovò Ron faccia a faccia con il mago più eccentrico che avesse mai visto. Leggermente strabico, i capelli bianchi di zucchero filato lunghi fino alle spalle, indossava un berretto con una nappina che gli dondolava davanti al naso e una veste di una sfumatura giallo uovo che faceva male agli occhi. Uno strano simbolo, simile a un occhio triangolare, gli scintillava da una catena d'oro appesa al collo.
   «Xenophilius Lovegood» si presentò, tendendo la mano a Harry. «Io e mia figlia viviamo dall'altra parte della collina, i Weasley sono stati molto gentili a invitarci. Ma credo che lei conosca la mia Luna» aggiunse, rivolto a Ron.
   «Sì» rispose Ron. «Non è venuta?»
   «Si è attardata in quel delizioso giardinetto a salutare gli gnomi, un'infestazione davvero straordinaria! Sono pochi i maghi che comprendono quanto possiamo imparare dai piccoli saggi gnomi... o, per chiamarli correttamente, Gernumbli gardensi».
   «I nostri sanno un mucchio di parolacce» osservò Ron, «ma credo siano
    stati Fred e George a insegnargliele».
   Guidò un gruppo di stregoni dentro la tenda mentre Luna arrivava di corsa.
   «Ciao, Harry!» esclamò.
   «Ehm... mi chiamo Barny» la corresse Harry, sconcertato.
   «Oh, hai cambiato anche il nome?» chiese allegramente.
   «Come hai fatto...?»
   «Oh, la tua espressione» rispose lei.
   Come il padre, indossava un abito giallo vivo, coordinato con l'enorme girasole tra i capelli. Una volta che ci si abituava all'effetto sgargiante, l'insieme risultava gradevole. Almeno non aveva dei rapanelli appesi alle orecchie.
   Xenophilius, intento a parlare con un conoscente, non aveva sentito lo scambio di battute tra Luna e Harry. Si congedò dal mago e si rivolse alla figlia, che lo chiamava mostrandogli un dito: «Papà, guarda... uno gnomo mi ha morsicato!»
   «Meraviglioso! La saliva di gnomo fa molto bene!» gongolò il signor Lovegood, afferrandole il dito per esaminare le tracce sanguinanti del morso. «Luna, tesoro mio, se dovessi sentir sbocciare un nuovo talento oggi magari un insospettabile desiderio di cantare l'opera o di declamare in Marino non reprimerlo! Potresti aver ricevuto un dono dai Gernumbli!»
   Ron, passando lì accanto, ebbe un violento attacco di tosse.
   «Ron può ridere quanto vuole» commentò Luna serena, mentre Harry accompagnava lei e il padre ai loro posti, «ma mio padre ha fatto un sacco di ricerche sulla magia dei Gernumbli».
   «Sul serio?» chiese Harry, che da tempo aveva deciso di non contraddire le stravaganti opinioni di Luna o di suo padre. «Sei sicura di non voler mettere niente su quel morso?»
   «Oh, sto bene» rispose Luna, succhiandosi il dito con aria sognante. Osservò Harry da capo a piedi. «Sei elegante. Io l'ho detto a papà che tutti si sarebbero messi un abito da cerimonia, ma lui è convinto che ai matrimoni si debbano indossare i colori del sole, per augurare buona fortuna, sai».
   Mentre Luna scivolava via dietro il padre, Ron ricomparve con una vecchia strega appesa al braccio. Il naso a becco, gli occhi arrossati e il cappello di piume rosa le davano l'aspetto di un fenicottero irascibile.
   «... e hai i capelli troppo lunghi, Ronald, a momenti ti scambiavo per Ginevra. Per la barba di Merlino, che cosa si è messo Xenophilius Lovegood? Sembra un'omelette. E tu chi sei?» abbaiò a Harry.
    «Oh, sì, zia Muriel, questo è il cugino Barny».
   «Un altro Weasley? Vi moltiplicate come gnomi. Harry Potter non c'È? Speravo di conoscerlo. Pensavo che fosse tuo amico, Ronald, o lo dicevi solo per vantarti?»
   «No... non è potuto venire...»
   «Mmm. Ha trovato una scusa, eh? Non è stupido come sembra nelle foto dei giornali, allora. Ho appena spiegato alla sposa come deve portare la mia tiara» urlò a Harry. «Opera dei folletti, sai, è un cimelio di famiglia da secoli. è una bella ragazza, però... è francese. Be', be', trovami un bel posto, Ronald, ho centosette anni e non posso stare troppo in piedi».
   Ron scoccò a Harry uno sguardo eloquente e non riapparve per parecchio tempo; quando si rividero all'ingresso, Harry aveva sistemato un'altra decina di persone. Il padiglione ormai era quasi pieno e fuori non c'era più la coda.
   «È un incubo, zia Muriel» disse Ron, asciugandosi la fronte con una manica. «Veniva tutti gli anni per Natale, poi grazie al cielo si è offesa perché Fred e George le hanno fatto esplodere una Caccabomba sotto la sedia a cena. Papà dice sempre che li escluderà dal testamento... come se gliene importasse qualcosa, di questo passo diventeranno più ricchi di chiunque altro in famiglia... Cavolo!» aggiunse, e batté le palpebre vedendo Hermione che li raggiungeva di corsa. «Sei bellissima!»
   «Sempre questo tono sorpreso» replicò Hermione, però sorrideva. Portava uno svolazzante vestito lilla e scarpe in tinta, col tacco alto; i suoi capelli erano lisci e luminosi. «Tua zia Muriel non approva, l'ho incontrata di sopra mentre dava la tiara a Fleur. Ha detto: 'Oh, cielo, questa è la figlia di Babbani?' e poi ha aggiunto: 'Brutto portamento e caviglie secche'».
   «Non prenderla come un fatto personale, è maleducata con tutti» disse Ron.
   «State parlando di zia Muriel?» s'inserì George, riemerso dal tendone con Fred. «A me ha appena detto che ho le orecchie asimmetriche. Vecchia megera. Vorrei che zio Bilius fosse ancora vivo; ai matrimoni faceva schiantare dalle risate».
   «Non era quello che ha visto un Gramo ed è morto ventiquattr'ore dopo?» chiese Hermione.
   «Be', sì, era andato un po' fuori verso la fine» ammise George.
   «Ma prima che perdesse la zucca era l'anima delle feste» aggiunse Fred. «Si scolava una bottiglia intera di Whisky Incendiario, poi correva sulla pista, si alzava il vestito e cominciava a cavarsi mazzi di fiori dal...»
    «Sì, davvero affascinante» lo interruppe Hermione. Harry era piegato in due dalle risate.
   «Non si è mai sposato, chissà perché» osservò Ron.
   «Inspiegabile» convenne Hermione.
   Ridevano così tanto che nessuno notò il ritardatario, un giovane con i capelli scuri, un gran naso ricurvo e folte sopracciglia nere, finché non consegnò il suo invito a Ron e disse, lo sguardo puntato su Hermione: «Sei dafero pelissima».
   «Viktor!» strillò lei, lasciando cadere la borsetta di perline, che fece un rumore sproporzionato rispetto alle sue dimensioni. Arrossì, si chinò per raccoglierla e disse: «Non sapevo che ti avessero... santo cielo... che bello vederti... come stai?»
   Le orecchie di Ron erano di nuovo scarlatte. Dopo aver esaminato l'invito di Krum come se non credesse a una parola di quel che c'era scritto, chiese a voce troppo alta: «Come mai sei qui?»
   «Mi ha infitato Fleur» rispose Krum, inarcando le sopracciglia.
   Harry, che non aveva nulla contro di lui, gli strinse la mano; intuì che sarebbe stato prudente allontanarlo da Ron e si offrì di accompagnarlo al suo posto.
   «Tuo amico no ha molto piacere di rifedere me» disse Krum entrando nella tenda ormai affollata. «O è parente?» aggiunse, con un'occhiata ai capelli ricci e rossi di Harry.
   «Un cugino» borbottò Harry, ma Krum non lo stava ascoltando. Alla sua comparsa era serpeggiata una certa agitazione, soprattutto fra le cugine Veela: in fondo era un celebre giocatore di Quidditch. Mentre gli invitati continuavano ad allungare il collo per vederlo meglio, Ron, Hermione, Fred e George percorsero il tappeto di fretta.
   «È ora di sedersi» consigliò Fred a Harry, «o verremo investiti dalla sposa».
   Harry, Ron e Hermione presero posto in seconda fila, dietro Fred e George. Hermione aveva ancora le guance rosse e Ron le orecchie scarlatte. Dopo qualche istante borbottò a Harry: «Hai visto che stupida barbetta si è fatto crescere?»
   Harry rispose con un grugnito piuttosto neutro.
   Faceva caldo e un senso di nervosa attesa aveva riempito la tenda, il brusio interrotto ogni tanto da risolini eccitati. I signori Weasley risalirono il corridoio sorridendo e salutando i parenti; lei indossava un abito nuovo color ametista e un cappello in tinta.
    Un attimo dopo Bill e Charlie apparvero in fondo alla passatoia, entrambi in abito da cerimonia, con una gran rosa bianca all'occhiello; Fred fece un fischio e le cugine Veela scoppiarono a ridere. Poi la folla tacque mentre si diffondeva la musica: a quel che pareva, veniva dai palloncini dorati.
   «Ooooh!» esclamò Hermione, contorcendosi sulla sedia per assistere all'ingresso.
   Un grande sospiro collettivo si levò dal consesso di maghi e streghe quando Monsieur Delacour e Fleur risalirono la passatoia, lei fluttuando, il padre a balzelloni e sorridente. La sposa indossava un abito bianco molto semplice e sembrava emanare un'intensa aura argentea. Mentre di solito il suo splendore oscurava tutti gli altri, oggi irradiava bellezza su chiunque avesse intorno. Ginny e Gabrielle, entrambe in abito dorato, erano ancora più carine del solito e, una volta raggiunto da Fleur, Bill sembrava che non avesse mai incontrato Fenrir Greyback.
   «Signore e signori» cominciò una voce un po' cantilenante, e con un sussulto Harry riconobbe, in piedi davanti a Bill e Fleur, il mago basso coi capelli a ciuffi che aveva celebrato il funerale di Silente. «Siamo qui riuniti oggi per celebrare l'unione di due anime fedeli...»
   «Sì, la mia tiara valorizza il tutto» bisbigliò zia Muriel piuttosto sonoramente. «Ma devo dire che il vestito di Ginevra è troppo scollato».
   Ginny si guardò attorno sorridendo, fece l'occhiolino a Harry e si voltò di nuovo. La mente di Harry vagò molto lontano dal tendone, ai pomeriggi trascorsi con lei nelle zone più appartate attorno alla scuola. Sembrava che fossero passati secoli; erano sempre stati momenti troppo belli per essere veri, come se avesse rubato ore splendenti dalla vita di una persona normale, una persona che non aveva una cicatrice a forma di saetta sulla fronte...
   «Vuoi tu, William Arthur, prendere Fleur Isabelle...?»
   In prima fila, la signora Weasley e Madame Delacour singhiozzavano piano nei loro straccetti di pizzo. Un suono di trombone dal fondo annunciò a tutti che Hagrid aveva estratto uno dei suoi fazzoletti-tovaglia. Hermione si voltò per sorridere a Harry; anche lei aveva gli occhi colmi di lacrime.
   «... dunque io vi dichiaro uniti per sempre».
   Il mago coi capelli a ciuffi levò la bacchetta sopra le teste di Bill e Fleur e una pioggia di stelle d'argento cadde su di loro, avvolgendo in una spirale le due sagome abbracciate. Mentre Fred e George davano il via agli applausi, i palloncini dorati esplosero, liberando uccelli del paradiso e campanelle d'oro che unirono canto e suono al fragore.
    «Signore e signori!» gridò il mago. «In piedi, per favore!»
   Obbedirono tutti, zia Muriel con un sonoro brontolio; lui agitò la bacchetta. Le sedie galleggiarono con grazia nell'aria mentre le pareti di tela svanivano, e tutti si ritrovarono sotto un gazebo sorretto da pali dorati, con una gloriosa vista dell'orto illuminato dal sole e della campagna intorno. Una pozza di oro fuso si allargò a formare una lucente pista da ballo; le sedie calarono attorno a piccoli tavoli addobbati di tovaglie bianche e la banda in divisa dorata marciò verso un podio.
   «Perfetto» commentò Ron, mentre i camerieri spuntavano da tutte le parti, alcuni reggendo vassoi d'argento carichi di succo di zucca, Burrobirra e Whisky Incendiario, altri con pile di tartine e tramezzini.
   «Dovremmo andare a congratularci!» suggerì Hermione, alzandosi in punta di piedi per vedere dov'erano spariti Bill e Fleur, inghiottiti da una folla benaugurante.
   «Avremo tutto il tempo dopo» rispose Ron scrollando le spalle. Prese tre Burrobirre da un vassoio e ne porse una a Harry. «Hermione, occhio, andiamo a cercare un tavolo... non di là! Non voglio stare vicino a zia Muriel...»
   Li guidò attraverso la pista vuota, guardando a destra e a sinistra: Harry era sicuro che volesse stare alla larga da Krum. Dall'altro lato del tendone, gran parte dei tavoli erano occupati: il più libero era quello dove Luna era seduta da sola.
   «Ti va bene se ci sediamo qui?» le chiese Ron.
   «Oh, sì» rispose lei allegra. «Il papà è andato a portare il nostro regalo a Bill e Fleur».
   «Cos'È, una fornitura a vita di Radigorde?» domandò Ron.
   Hermione gli diede un calcio sotto il tavolo, ma colpì Harry che, annebbiato dalle lacrime di dolore, perse il filo della conversazione per qualche momento.
   La banda aveva cominciato a suonare. Bill e Fleur aprirono le danze tra gli applausi; dopo un po' il signor Weasley condusse Madame Delacour in pista, seguito dalla signora Weasley con il padre di Fleur.
   «Mi piace questa canzone» commentò Luna, dondolando a ritmo di valzer, poi si alzò, corse sulla pista e prese a girare in tondo, da sola, a occhi chiusi, facendo ondeggiare le braccia.
   «È grande, eh?» disse Ron, ammirato. «Non delude mai».
   Ma il suo sorriso svanì subito: Viktor Krum si era seduto al posto di Luna. Hermione parve gradevolmente confusa, ma questa volta Krum non era
    venuto per farle complimenti. Con un cipiglio cupo, chiese: «Chi è qvello con festito ciallo?»
   «È Xenophilius Lovegood, il padre di una nostra amica» rispose Ron. Il tono bellicoso faceva capire che non avevano intenzione di ridere di Xenophilius, nonostante la chiara provocazione. «Vieni a ballare» disse brusco a Hermione.
   Lei accettò, sorpresa e compiaciuta, e si alzò: sparirono insieme nella folla sempre più fitta.
   «Ah, atesso stanno inzieme?» chiese Krum, perplesso. «Eh... più o meno» rispose Harry.
   «Tu chi sei?» gli domandò Krum.
   «Barny Weasley».
   Si strinsero la mano.
   «Tu, Barny... tu conosce pene qvesto Lofgut?»
   «No, l'ho visto oggi per la prima volta. Perché?»
   Krum alzò lo sguardo accigliato dal bordo del bicchiere, scrutando Xenophilius che stava chiacchierando con alcuni maghi all'altro capo della pista.
   «Perché» disse Krum «se non era ospite di Fleur io sfida lui a duello, qvi e supito, perché porta qvel sporco zimbolo su petto».
   «Simbolo?» ripeté Harry, guardando a sua volta Xenophilius. Lo strano occhio triangolare brillava appeso al suo collo. «Perché? Che cos'ha che non va?»
   «Grindelwald. Qvello è zimbolo di Grindelwald».
   «Grindelwald... il Mago Oscuro sconfitto da Silente?»
   «Prezisamente».
   La mascella di Krum pulsava come se stesse masticando. Poi aggiunse:
   «Grindelwald ha ucciso tante perzone, mio nonno, per esempio. Offio, mai è stato molto potente in qvesto paese, afefa paura di Silente, dicono, e afefa racione, fisto sua fine. Ma qvello...» e indicò Xenophilius «... qvello suo zimbolo, io ho fisto supito; Grindelwald aveva inziso qvello su muro a Durmstrang qvando lui studiava là. Perzone idioti copiafano su loro lipri e su festiti anche, per spafentare altri, per farsi notare... ma noi che afefa perso familiari per colpa di Grindelwald ha fatto pacare loro».
   Krum fece scricchiolare le nocche minaccioso e scrutò torvo Xenophilius. Harry era perplesso. Era improbabile che il padre di Luna fosse un sostenitore delle Arti Oscure, e nessun altro nella tenda sembrava aver riconosciuto la forma triangolare che ricordava una runa.
    «Sei... ehm... sicuro che sia il simbolo di Grindelwald?»
   «Io non spaglia» rispose Krum gelido. «Io ha passato dafanti tanti anni». «Be', forse» suggerì Harry «Xenophilius non sa cosa significa. I Lovegood sono un po'... insoliti. Magari l'ha trovato da qualche parte ed è convinto che sia la sezione della testa di un Ricciocorno Schiattoso».
   «Sezione di cosa?»
   «Be', non so che cosa sono, ma a quanto pare lui e la figlia passano le vacanze a cercarli...»
   Harry si rese conto che non se la stava cavando molto bene a descrivere Luna e suo padre.
   «Eccola» disse, indicando Luna, che danzava ancora da sola, agitando le braccia attorno alla testa come se stesse cercando di scacciare dei moschini.
   «Perché fa qvello?» chiese Krum.
   «Probabilmente sta cercando di liberarsi di un Gorgosprizzo» rispose Harry, che riconosceva i sintomi.
   Krum evidentemente non capiva se Harry lo stesse prendendo in giro o meno. Tirò fuori la bacchetta dall'abito e la batté minaccioso sulla coscia; dalla punta schizzarono scintille.
   «Gregorovich!» esclamò Harry, e Krum sussultò, ma Harry era troppo eccitato per badarci; alla vista della bacchetta di Krum il ricordo era tornato vivissimo: Olivander che la prendeva e la studiava prima del Torneo Tremaghi.
   «E allora?» chiese Krum, diffidente.
   «È un fabbricante di bacchette!»
   «Lo so».
   «Ha fatto la tua bacchetta! Ecco perché mi sembrava... il Quidditch...» Krum era sempre più insospettito.
   «Come tu sapere che Gregorovich fatto mia pacchetta?»
   «Io... l'ho letto da qualche parte, credo» rispose Harry. «Su una rivista per fan» improvvisò. Krum si ammorbidì.
   «Non ricordafo di avere parlato di mia pacchetta con fan» disse. «Allora... ehm... dove si trova Gregorovich adesso?»
   Krum era perplesso.
   «Lui andato in penzione tanti anni fa. Io è stato uno dei ultimi a comprare pacchetta da Gregorovich. Sono migliori di tutte... anche se foi Britanni preferisce Olifander».
   Harry non rispose. Finse di guardare i ballerini, come Krum, ma intanto
    rifletteva. Quindi Voldemort stava cercando un famoso fabbricante di bacchette e Harry non dovette chiedersi a lungo come mai: per quello che la sua bacchetta aveva fatto la notte dell'inseguimento. L'agrifoglio e la piuma di fenice avevano battuto la bacchetta presa in prestito, cosa che Olivander non aveva previsto né compreso. Gregorovich ne sapeva di più? Era davvero più abile di Olivander, a conoscenza di segreti che Olivander ignorava?
   «Qvella ragazza molto carina» osservò Krum, richiamando Harry alla realtà. Indicò Ginny, che si era appena unita a Luna. «Lei anche tua parente?»
   «Sì» rispose Harry, irritato, «ed esce con uno. Un tipo geloso. Molto grosso. Meglio non provocarlo».
   Krum grugnì.
   «A cosa serfe» commentò, vuotando il calice e alzandosi, «essere ciocatore internazionale di Qvidditch se tutte ragazze carine è cià occupate?»
   E se ne andò a grandi passi. Harry prese al volo una tartina da un cameriere e fece il giro della pista affollata. Voleva trovare Ron, dirgli di Gregorovich, ma l'amico stava ballando con Hermione là in mezzo. Appoggiandosi a un palo dorato, Harry osservò Ginny, che ora danzava con Lee Jordan, l'amico di Fred e George, e cercò di non arrabbiarsi per la promessa fatta a Ron.
   Non era mai stato a un matrimonio, quindi non poteva dire se i festeggiamenti magici fossero diversi da quelli Babbani, ma era sicuro che in questi ultimi non ci fossero torte sormontate da fenici in miniatura che prendevano il volo al momento del taglio, né bottiglie di champagne che svolazzavano da sole tra la folla. Mentre calava la sera e le falene cominciavano a sfrecciare sotto il padiglione, ora illuminato da lanterne danzanti dorate, la baldoria divenne sempre più sfrenata. Fred e George erano da tempo spariti nell'oscurità con due cugine di Fleur; Charlie, Hagrid e un basso e tozzo mago con un cappello a cupola viola cantavano Odo l'eroe in un angolo.
   Errando tra la folla per sfuggire a uno zio ubriaco di Ron che non sapeva se lui era suo figlio, Harry notò un vecchio mago seduto da solo a un tavolo. La nube di capelli bianchi su cui poggiava un fez tarlato lo faceva assomigliare a un soffione invecchiato. Aveva un'aria vagamente familiare: Harry frugò nel proprio cervello e infine lo riconobbe. Era Elphias Doge, membro dell'Ordine della Fenice, autore del necrologio di Silente.
   Gli si avvicinò.
    «Posso sedermi?»
   «Ma certo, ma certo» rispose Doge. Aveva una voce piuttosto acuta e ansante.
   Harry si chinò verso di lui.
   «Signor Doge, sono Harry Potter».
   Doge sussultò.
   «Mio caro ragazzo! Arthur mi aveva detto che eri qui, travestito... Sono felice, onorato!»
   Confuso e compiaciuto, Doge versò a Harry un calice di champagne. «Pensavo di scriverti» sussurrò, «dopo che Silente... che orrore... e per te, posso immaginare...»
   I suoi occhietti si riempirono di lacrime.
   «Ho letto il necrologio che ha scritto sulla Gazzetta del Profeta» disse
   Harry. «Non sapevo che conoscesse così bene il professor Silente».
   «Come lo conoscevano tutti» rispose Doge, tamponandosi gli occhi con un tovagliolo. «Certo da molto più tempo di chiunque altro, se non consideri Aberforth... e pare che nessuno consideri mai Aberforth».
   «A proposito del Profeta... non so se ha visto, signor Doge...»
   «Oh, ti prego, dammi del tu, caro ragazzo».
   «Non so se hai visto l'intervista che Rita Skeeter ha rilasciato su Silente».
   Doge arrossì, irritato.
   «Oh, certo, Harry, l'ho vista. Quella donna, o quell'avvoltoio, per meglio dire, mi ha perseguitato perché parlassi con lei. Mi vergogno, ma sono stato piuttosto sgarbato, l'ho chiamata una trota impicciona, il che si è tradotto, come avrai notato, in una serie di calunnie sulla mia salute mentale».
   «Be', in quell'intervista» riprese Harry «Rita Skeeter insinua che il professor Silente da giovane fosse coinvolto nelle Arti Oscure».
   «Non credere a una parola!» ribatté subito Doge. «Nemmeno a una, Harry! Non lasciare che nulla intacchi i tuoi ricordi di Albus Silente!»
   Harry guardò la faccia appassionata e addolorata di Doge e non si sentì rassicurato ma deluso. Doge credeva davvero che fosse così facile, che lui potesse semplicemente decidere di non crederci? Non capiva il suo bisogno di esserne certo, di sapere tutto?
   Forse Doge avvertì i dubbi di Harry, perché si rabbuiò e si affrettò ad aggiungere: «Harry, Rita Skeeter è una tremenda...»
   Ma fu interrotto da una risatina acuta.
   «Rita Skeeter? Oh, io l'adoro, la leggo sempre!»
    Harry e Doge alzarono lo sguardo su zia Muriel, le piume che danzavano sul cappello, un calice di champagne in mano. «Ha scritto un libro su Silente, sai!»
   «Ciao, Muriel» disse Doge. «Sì, stavamo proprio parlando...»
   «Tu! Cedimi il posto, ho centosette anni!»
   Un altro rosso cugino Weasley balzò su dalla sua sedia, atterrito, zia
   Muriel gliela sfilò con sorprendente energia e si lasciò cadere tra Doge e Harry.
   «Ciao di nuovo, Barry, o com'È che ti chiami» salutò Harry. «Allora, che cosa dicevi di Rita Skeeter, Elphias? Lo sai che ha scritto la biografia di Silente? Non vedo l'ora di leggerla, devo ricordarmi di ordinare una copia al Ghirigoro!»
   A questa uscita Doge s'irrigidì e assunse un'aria solenne, ma zia Muriel vuotò il calice e fece schioccare le dita ossute per chiederne ancora a un cameriere. Bevve un'altra sorsata di champagne, ruttò e proseguì: «Non state lì come due rane impagliate! Prima che diventasse così rispettato e rispettabile e tutte quelle baggianate, giravano strane voci su Albus!»
   «Critiche infondate» ribatté Doge, arrossendo di nuovo.
   «Lo dici tu, Elphias» ridacchiò zia Muriel. «Ho notato che nel tuo necrologio hai glissato sui punti dolenti!»
   «Mi spiace che tu lo pensi» osservò Doge, ancora più gelido. «Ti garantisco che l'ho scritto col cuore».
   «Oh, lo sappiamo che veneravi Silente; oserei dire che sei ancora convinto che fosse un santo anche se è venuto fuori che si è sbarazzato di quella sua sorella Maganò!»
   «Muriel!» esclamò Doge.
   Un gelo che non aveva nulla a che fare con lo champagne ghiacciato s'insinuò nel petto di Harry.
   «Come sarebbe?» chiese a Muriel. «Chi dice che sua sorella era una Maganò? Credevo che fosse malata».
   «Be', credevi sbagliato, Barry!» Zia Muriel era esilarata dall'effetto che aveva provocato. «Comunque, come puoi pensare di saperne qualcosa? è successo anni e anni prima che ti mettessero in cantiere, mio caro, e il fatto è che quelli di noi che erano già al mondo non hanno mai saputo cos'È successo davvero. Ecco perché non vedo l'ora di leggere cos'ha scoperto la Skeeter! Silente ha passato quella sorella sotto silenzio per un sacco di tempo!»
   «Falso!» sibilò Doge. «Del tutto falso!»
    «Non mi ha mai detto che sua sorella era una Maganò» mormorò Harry senza riflettere, ancora raggelato.
   «E perché mai avrebbe dovuto dirlo a te?» gracchiò Muriel, oscillando sulla sedia nel tentativo di mettere a fuoco Harry.
   «La ragione per cui Albus non parlava mai di Ariana» cominciò Elphias, irrigidito per l'emozione, «È piuttosto chiara, direi. Era talmente devastato dalla sua morte...»
   «Perché nessuno l'ha mai vista, Elphias?» incalzò Muriel con voce roca. «Perché molti non sapevano nemmeno della sua esistenza finché non hanno portato la bara fuori di casa e le hanno fatto il funerale? Cosa faceva quel santo di Albus mentre Ariana era rinchiusa in cantina? Faceva il genietto a Hogwarts, e al diavolo quello che succedeva a casa sua!»
   «Come sarebbe, 'rinchiusa in cantina'?» chiese Harry. «Che storia è questa?»
   Doge era desolato. Zia Muriel ridacchiò di nuovo e rispose a Harry.
   «La madre di Silente era una donna tremenda, semplicemente tremenda, una Nata Babbana, anche se ho sentito dire che faceva finta di non esserlo...»
   «Non ha mai finto nulla del genere! Kendra era una donna come si deve» sussurrò Doge annichilito, ma zia Muriel lo ignorò.
   «... superba e prepotente, il genere di strega che si sarebbe sentita umiliata mettendo al mondo una Maganò...»
   «Ariana non era una Maganò!» ansimò Doge.
   «Lo dici tu, Elphias, ma allora spiegami perché non ha mai frequentato Hogwarts!» insisté zia Muriel. Poi, rivolta a Harry: «Ai nostri tempi si evitava di parlare dei Maghinò. Anche se arrivare all'estremo di imprigionare una bambina in casa e far finta che non esistesse...»
   «Ti dico che non è andata così!» esclamò Doge, ma zia Muriel continuò imperterrita, sempre rivolta a Harry.
   «Di solito si mandavano i Maghinò in scuole Babbane e li si incoraggiava a integrarsi nelle comunità Babbane... molto più garbato che cercare di trovar loro un posto nel mondo magico, dove sarebbero stati sempre di serie B; ma naturalmente Kendra Silente non si sarebbe mai sognata di mandare la figlia in una scuola Babbana...»
   «Ariana era fragile!» proruppe Doge, disperato. «La sua salute è sempre stata troppo cagionevole per consentirle...»
   «Per consentirle di uscire di casa?» sghignazzò Muriel. «Eppure nessuno l'ha mai portata al San Mungo e nessun guaritore è mai stato chiamato per
    curarla!»
   «Andiamo, Muriel, come fai a sapere se...»
   «Per tua informazione, Elphias, mio cugino Lancelot era medico al San
   Mungo a quell'epoca, e confidò alla mia famiglia, nella massima segretezza, che nessuno aveva mai visto Ariana all'ospedale. Tutto molto sospetto, secondo Lancelot!»
   Doge era sull'orlo delle lacrime. Zia Muriel, al colmo del divertimento, schioccò le dita per chiedere altro champagne. Stordito, Harry pensò a come i Dursley l'avevano zittito, rinchiuso, confinato, per il crimine di essere un mago. La sorella di Silente aveva subito la stessa sorte per la ragione opposta? Imprigionata per la sua mancanza di magia? E Silente l'aveva davvero lasciata al suo destino per andare a Hogwarts a fare sfoggio delle sue straordinarie doti?
   «Ora, se Kendra non fosse morta prima» riprese Muriel, «avrei detto che è stata lei a far fuori Ariana...»
   «Ma come puoi, Muriel?» gemette Doge. «Una madre che uccide sua figlia? Pensa a quello che dici!»
   «Se la madre in questione è stata capace di tenerla rinchiusa per anni e anni, perché no?» rispose zia Muriel scrollando le spalle. «Ma come ho detto, i conti non tornano, perché Kendra è morta prima di Ariana... di cosa, nessuno lo sa per certo...»
   «Oh, senza dubbio è stata Ariana ad assassinarla» suggerì Doge, in un coraggioso sforzo di dileggio. «Perché no?»
   «Sì, è possibile che Ariana abbia fatto un disperato tentativo per liberarsi e abbia ucciso Kendra nella lotta» rifletté zia Muriel ad alta voce. «Nega pure quanto vuoi, Elphias! Tu c'eri al funerale di Ariana, no?»
   «Sì che c'ero» ribatté Doge con labbra tremanti. «E non riesco a ricordare una circostanza più triste. Albus aveva il cuore infranto...»
   «Non solo il cuore. Aberforth non gli ha spaccato il naso a metà del servizio funebre?»
   Se Doge era sembrato scandalizzato fino ad allora, non era nulla in confronto alla faccia che aveva adesso. Sembrava che Muriel l'avesse pugnalato. Lei ridacchiò e bevve un altro sorso di champagne, che le colò sul mento.
   «Come puoi...?» gracchiò Doge.
   «Mia madre era amica della vecchia Bathilda Bath» rispose zia Muriel tutta allegra. «Quando Bathilda le raccontò cos'era successo, io stavo origliando. Una rissa davanti alla bara! Stando a Bathilda, Aberforth urlò che
    era tutta colpa di Albus se Ariana era morta, e poi gli diede un pugno in faccia. Albus non si difese nemmeno, ed è strano, avrebbe potuto fare a pezzi Aberforth in duello con le mani legate dietro la schiena».
   Muriel tracannò dell'altro champagne. L'elenco di quei vecchi scandali la esaltava quanto orripilava Doge. Harry non sapeva che cosa pensare: voleva la verità, ma Doge non faceva che belare debolmente che Ariana era malata. Harry non poteva credere che Silente non fosse intervenuto se davvero a casa sua stava accadendo una cosa tanto crudele, e tuttavia c'era senza dubbio qualcosa di strano in quella storia.
   «E ti dirò di più» aggiunse Muriel con un singhiozzo nell'abbassare il calice. «Credo che Bathilda abbia vuotato il sacco con Rita Skeeter. Tutte quelle allusioni a una fonte importante vicina ai Silente... lei è stata testimone di tutta la vicenda di Ariana, i conti tornerebbero!»
   «Bathilda non parlerebbe mai con Rita Skeeter!» bisbigliò Doge. «Bathilda Bath?» intervenne Harry. «L'autrice di Storia della Magia?» Ricordava il nome, stampato sulla copertina di un libro di scuola, non uno dei più consultati, doveva ammetterlo.
   «Sì» rispose Doge, aggrappandosi alla domanda di Harry come un naufrago a un salvagente. «Una brillantissima storica della magia, vecchia amica di Albus».
   «Un po' rimbambita ultimamente, da quel che ho sentito dire» intervenne zia Muriel giuliva.
   «In tal caso, è ancora più deplorevole che la Skeeter si sia approfittata di lei» dichiarò Doge, «e non si può certo fare affidamento su quello che Bathilda potrebbe aver detto!»
   «Oh, ci sono tanti modi di ridestare i ricordi e sono certa che Rita Skeeter li conosce tutti» osservò zia Muriel. «Ma anche se Bathilda è del tutto andata, di sicuro possiede ancora vecchie foto, forse anche delle lettere. Conosceva i Silente da anni... valeva proprio la pena di fare un giretto a Godric's Hollow».
   Harry, che stava bevendo una Burrobirra, quasi si soffocò. Doge gli batté la mano sulla schiena mentre lui tossiva, fissando zia Muriel tra le lacrime. Ripreso il controllo della voce, le chiese: «Bathilda Bath vive a Godric's Hollow?»
   «Oh, sì, da sempre! I Silente ci sono andati a vivere dopo l'arresto di Percival e lei era la loro vicina».
   «I Silente abitavano a Godric's Hollow?»
   «Sì, Barry, l'ho appena detto» rispose zia Muriel, stizzita.
    Harry si sentì prosciugato, vuoto. Mai una volta in sei anni Silente gli aveva detto che entrambi erano vissuti e avevano perduto i loro cari a Godric's Hollow. Perché? Lily e James erano sepolti vicino alla madre e alla sorella di Silente? Il Preside aveva fatto visita alle loro tombe, forse passando davanti a quella di Lily e James? E non gliel'aveva mai detto... non si era mai preoccupato di dirlo...
   E perché fosse tanto importante Harry non riusciva a spiegarlo, nemmeno a se stesso, eppure sentiva che non avergli detto che quel luogo e quelle esperienze li accomunavano equivaleva a una menzogna. Fissò dritto davanti a sé, notando a malapena ciò che accadeva intorno, e non si accorse che Hermione era sbucata dalla folla finché non avvicinò una sedia.
   «Non ce la faccio più» ansimò. Si sfilò una scarpa e si massaggiò la pianta del piede. «Ron è andato a prendere altre Burrobirre. è strano, ho appena visto Viktor allontanarsi in fretta dal padre di Luna, sembrava che avessero litigato...» Tacque e lo guardò. «Harry, ti senti bene?»
   Harry non sapeva da dove cominciare, ma non ce ne fu bisogno. In quel momento, qualcosa di grosso e argenteo arrivò dall'alto attraverso la tenda sulla pista. Aggraziata e lucente, la lince atterrò lieve in mezzo ai ballerini esterrefatti. Le teste si voltarono, i più vicini rimasero assurdamente paralizzati a metà della danza. Poi il Patronus parlò con la voce forte e fonda di Kingsley Shacklebolt.
   «Il Ministero è caduto. Scrimgeour è morto. Stanno arrivando».
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