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Harry Potter e La Pietra Filosofale (2184 citazioni)
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   3) Lettere da nessuno (90 citazioni)
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Il duello di mezzanotte


   Harry non avrebbe mai creduto possibile incontrare un ragazzo più odioso di Dudley; questo, prima di conoscere Draco Malfoy. Eppure, i Grifondoro del primo anno frequentavano con i Serpeverde soltanto il corso di Pozioni e quindi non gli toccava sopportarlo troppo a lungo. O per lo meno, fu così fino a quando, nella bacheca della sala di ritrovo di Grifondoro, non comparve un avviso che li fece gemere di disperazione. Il giovedì successivo sarebbero iniziate le lezioni di volo, cui Grifondoro e Serpeverde avrebbero partecipato insieme.
   ‘Ti pareva!’ commentò cupo Harry. ‘Mi mancava solo questa: rendermi ridicolo a cavallo di un manico di scopa sotto gli occhi di Malfoy’.
Aveva desiderato imparare a volare più di qualsiasi altra cosa al mondo.
   ‘Non sai ancora se ti renderai veramente ridicolo’ disse Ron con grande buonsenso. ‘Comunque, ho sempre sentito Malfoy vantarsi di quanto è bravo a giocare a Quidditch, ma scommetto che sono tutte balle’.
   Certamente Malfoy parlava molto del volo. Strepitava lamentandosi del fatto che agli allievi del primo anno non fosse consentito di entrare a far parte della squadra del proprio dormitorio, e
   millantava avventure mirabolanti che finivano sempre con lui che sfuggiva per un pelo ai Babbani, volando via a bordo di un elicottero. Ma non era il solo: a sentire Seamus Finnigan, pareva che da bambino non avesse fatto altro che scorrazzare per la campagna a cavallo del suo manico di scopa. E anche Ron raccontava a chiunque fosse disposto ad ascoltarlo di quella volta che, a cavallo della vecchia scopa di Charlie, era quasi andato a sbattere contro un deltaplano. Chiunque provenisse da una famiglia di maghi non faceva che parlare del Quidditch. Ron aveva già avuto una grossa discussione con Dean Thomas, che apparteneva al loro dormitorio, a proposito delle partite di calcio. Non riusciva a capire che cosa ci fosse di tanto eccitante in un gioco che prevedeva una sola palla e dove non era permesso volare. Harry lo aveva sorpreso a stuzzicare il poster della squadra di calcio del cuore di Dean, nella speranza di far muovere i giocatori.
   Neville non era mai salito in vita sua su un manico di scopa, perché sua nonna non gli aveva mai neanche permesso di toccarne uno. Personalmente, Harry pensava che la signora avesse le sue buone ragioni, visto che Neville riusciva a procurarsi una quantità incredibile di incidenti anche quando stava con entrambi i piedi per terra.
   Hermione Granger era nervosa quanto Neville al pensiero di volare. Il volo non era certo una cosa che si potesse imparare a memoria sui libri. Intendiamoci bene, non che lei non ci avesse mai provato. Giovedì, durante la colazione, li aveva rintontiti a forza di leggere notizie e informazioni sul volo in un libro della biblioteca intitolato Il Quidditch attraverso i secoli. Neville pendeva letteralmente dalle sue labbra, nel disperato tentativo di carpire qualcosa che potesse aiutarlo a reggersi in sella alla scopa, ma gli altri furono più che contenti quando l'arrivo della posta interruppe la conferenza di Hermione.
   Dopo il biglietto di Hagrid, Harry non aveva ricevuto più missive, cosa che naturalmente Malfoy non aveva mancato di notare. A lui, il suo gufo reale portava sempre pacchi di dolci da casa, che il ragazzo apriva con gioia maligna alla tavola dei Serpeverde.
   Quel giorno, il barbagianni portò a Neville un pacchetto da parte della nonna. Lui lo aprì tutto eccitato e mostrò una palla di vetro, che sembrava piena di fumo bianco.
‘una Ricordella!’ spiegò il ragazzo. ‘Nonna sa che dimentico sempre le cose... Questa ti dice se c'è qualcosa che hai dimenticato di fare. Guardate: uno la tiene stretta così, e se diventa rossa... Oh!’
   E tutta la sua eccitazione svanì perché Ricordella era diventata d'un tratto scarlatta: ‘...vuol dire che hai dimenticato qualcosa...’
   Neville stava sforzandosi di ricordare che cosa mai avesse dimenticato, quando Draco Malfoy, che proprio in quel momento passava accanto al tavolo dei Grifondoro, gli strappò di mano la palla.
   Harry e Ron balzarono in piedi. Entrambi speravano in una buona occasione per fare a pugni con Malfoy, ma la professoressa Mcgranitt, che fiutava i guai prima di ogni altro insegnante, piombò come un fulmine.
   ‘Che cosa succede qui?’
‘Professoressa, Malfoy mi ha preso la Ricordella’.
Tutto corrucciato, Malfoy rimise prontamente la palla sul tavolo. ‘Stavo solo guardando’ disse, e se la svignò con Tiger e Goyle al seguito.
   Quel pomeriggio, alle tre e mezzo, Harry, Ron e gli altri
    Grifondoro correvano giù per le scale alla volta del campo, per la prima lezione di volo. Era una giornata chiara e ventosa, e l'erba si piegava sotto i loro passi, mentre scendevano di corsa giù per la collina verso un pianoro dalla parte opposta del parco, in direzione della foresta proibita, le cui chiome ondeggiavano, nere, in lontananza.
   I Serpeverde erano già arrivati, e per terra c'erano anche venti manici di scopa ordinatamente disposti in tante file. Harry aveva sentito Fred e George Weasley lamentarsi delle scope della scuola, dicendo che, se uno volava troppo alto, alcune cominciavano a vibrare, oppure sbandavano leggermente a sinistra.
   Giunse l'insegnante, Madama Bumb. Era una donna bassa, coi capelli grigi e gli occhi gialli come un falco.
‘Be', che cosa state aspettando?’ sbraitò. ‘Ciascuno prenda posto accanto a un manico di scopa. Di corsa, muoversi!’
Harry abbassò lo sguardo sulla sua scopa. Era vecchia, e alcuni rametti sporgevano formando strani angoli.
   ‘Stendete la mano destra sopra la vostra scopa’ disse Madama Bumb guardandoli tutti, ‘e dite: "Su!"‘
‘SU!’ gridarono in coro.
   A Harry, la scopa saltò immediatamente in mano, ma fu una delle poche. Quella di Hermione Granger si era limitata a rotolare per terra e quella di Neville non si era neanche mossa. Forse i manici di scopa, come i cavalli, lo sentivano quando avevi paura, pensò Harry; c'era stato un tremito, nella voce di Neville, che aveva tradito il suo desiderio di rimanere con i piedi piantati in terra.
   A quel punto, Madama Bumb mostrò a tutti come montare il manico di scopa senza scivolare verso il fondo, e poi passò in rassegna la scolaresca per correggere la presa. Harry e Ron se la godettero un mondo quando disse che erano anni che Malfoy usava la presa sbagliata.
   ‘E ora, quando suonerò il fischietto, datevi una spinta premendo forte i piedi per terra’ disse Madama Bumb. ‘Tenete ben salde le scope e sollevatevi di un metro circa; poi tornate giù inclinandovi leggermente in avanti. Al mio fischio... tre... due...’
   Ma Neville, nervoso e sovreccitato com'era, nel timore di rimanere a terra, si diede la spinta prima ancora che il fischietto avesse sfiorato le labbra di Madama Bumb.
‘Torna indietro, ragazzo!’ gridò lei, ma Neville si stava sollevando in aria come un turacciolo esploso da una bottiglia... tre metri... sei metri... Harry vide che era terreo in volto mentre guardava il suolo che si allontanava sempre più, vide che gli mancava il fiato, poi lo vide scivolare dal manico, e...
   WHAM! Un tonfo, uno schianto sinistro e Neville era lì sull'erba, faccia a terra, come un fagotto informe.
   Il suo manico di scopa salì sempre più in alto e poi si allontanò come andasse alla deriva, verso la foresta proibita, scomparendo alla vista.
   Madama Bumb era china sul ragazzo, come lui con il viso sbiancato dalla paura.
‘Polso rotto’ la udì bofonchiare Harry. ‘Coraggio, mio caro... non è niente, alzati’.
   Poi si rivolse al resto della classe.
   ‘Nessuno si muova mentre io lo accompagno in infermeria. Lasciate le scope dove si trovano, o verrete espulsi da Hogwarts prima di avere il tempo di dire "a". Andiamo, caro’.
Neville, con il volto rigato dalle lacrime e reggendosi il polso, si avviò zoppicando insieme a Madama Bumb, che lo cingeva con il braccio.
   Non erano ancora fuori della portata di voce che Malfoy scoppiò in una sonora risata.
‘Hai visto che faccia, quel gran salame che non è altro?’ Gli altri Serpeverde si unirono a lui nel prenderlo in giro. ‘Chiudi il becco, Malfoy!’ sbottò Calì Patil.
   ‘Oh, non prenderai mica le difese di Paciock!’ disse Pansy Parkinson, una ragazza Serpeverde dai lineamenti duri. ‘Non avrei mai creduto che proprio a te, Calì, stessero simpatici i piagnucolosi, e per di più ciccioni’.
   ‘Guardate!’ disse Malfoy facendo un balzo in avanti e raccogliendo qualcosa fra l'erba. ‘quello stupido aggeggio che la nonna ha mandato a Paciock’.
   La Ricordella brillò al sole, mentre lui la teneva sollevata.
   ‘Da' qui, Malfoy’ disse tranquillamente Harry. Tutti tacquero all'istante per godersi la scena.
Malfoy ebbe un sorriso maligno.
   ‘Penso che la metterò in un posticino dove Paciock dovrà andarsela a riprendere... cosa ne dite, per esempio... della cima di un albero?’
‘Dammela!’ gridò Harry, ma Malfoy era già balzato in sella al suo manico di scopa ed era decollato. Non aveva mentito: volava proprio bene; tenendosi in quota all'altezza dei rami più alti di una quercia, gridava: ‘Vienitela a prendere, Potter!’
   Harry afferrò la sua scopa.
‘No!’ gridò Hermione Granger. ‘Madama Bumb ci ha detto di non muoverci... Ci caccerai tutti nei guai!’
   Harry la ignorò. Sentiva il sangue pulsargli nelle orecchie. Inforcò la scopa, calciò forte il suolo e via, si levò in alto, con il vento che gli scompigliava i capelli e gli sfilava di dosso gli abiti... e in un impeto di gioia selvaggia si rese conto di aver scoperto una cosa che sapeva fare senza bisogno di studiare... era facile, era meraviglioso. Sollevò leggermente la punta del bastone per salire ancora più in alto, e udì le grida e il respiro ansimante delle ragazze rimaste a terra, e l'urlo di ammirazione di Ron.
   Virò con decisione in modo da trovarsi di fronte a Malfoy, a mezz'aria. Malfoy aveva l'aria esterrefatta.
‘Dammela’ gli gridò Harry, ‘o ti butto giù da quel tuo manico di scopa!’
‘Ah, sì?’ rispose l'altro con un ghigno che però non dissimulava la sua preoccupazione.
   Ma Harry, chissà come, sapeva che cosa fare. Si piegò in avanti, afferrò saldamente la scopa con entrambe le mani e partì come una freccia in direzione di Malfoy. Malfoy fece appena in tempo a scansarsi; Harry invertì la rotta bruscamente tenendo ben salda la sua cavalcatura. Qualcuno, a terra, batté le mani.
   ‘Niente Tiger e Goyle a salvarti l'osso del collo quassù, eh, Malfoy?’ lo apostrofò Harry.
   Sembrò che anche a Malfoy fosse venuto in mente lo stesso pensiero. ‘Prendila, se ci riesci!’ gli gridò, gettando la palla di vetro in aria e poi lanciandosi di nuovo in picchiata verso terra.
   Harry vide, come al rallentatore, la palla sollevarsi in aria e poi cominciare a ricadere giù. Si chinò in avanti e puntò il manico della scopa verso il basso: un istante dopo, stava acquistando velocità in una picchiata precipitosa, alla rincorsa della palla, con il vento che gli fischiava nelle orecchie, confondendosi con le grida degli astanti. Allungò la mano, e a pochi metri da terra la afferrò, appena in tempo per raddrizzare la scopa; poi atterrò dolcemente sull'erba stringendo in mano la Ricordella sana e salva.
   ‘HARRY POTTER!’
Harry ebbe un tuffo al cuore più brusco di quanto fosse stato il suo atterraggio. La professoressa Mcgranitt avanzava a passo di corsa verso di loro. Si mise in piedi, tremante.
   ‘Mai... da quando sono a Hogwarts...’
La Mcgranitt era quasi senza parole per l'indignazione e gli occhiali le lampeggiavano furiosamente. ‘Come osi... avresti potuto romperti l'osso del collo...’
‘Non è stata colpa sua, professoressa...’
‘Taci, signorina Patil...’
‘Ma Malfoy...’
‘Basta così, Weasley. Potter, seguimi immediatamente’.
   A Harry non sfuggirono le facce trionfanti di Malfoy, Tiger e Goyle, mentre si allontanava come inebetito dietro alla professoressa Mcgranitt, in direzione del castello. Sarebbe stato espulso, lo sapeva benissimo. Voleva dire qualcosa per difendersi, ma la voce sembrava non volergli uscire. La professoressa Mcgranitt procedeva a passo veloce senza neanche degnarlo di uno sguardo. Per tenerle dietro, doveva correre. Ecco, era tutto finito. Non aveva resistito neanche due settimane. Entro dieci minuti avrebbe fatto le valige.
   Che cosa avrebbero detto i Dursley nel vederselo ricomparire davanti?
   Su per le scale esterne, su per la scala di marmo, e la professoressa Mcgranitt non gli aveva ancora detto una parola. Spalancava le porte con violenza e correva per i corridoi, con lui che le trotterellava dietro disperato. Forse lo stava accompagnando da Silente. Pensò a Hagrid, che era stato espulso, ma che poi aveva avuto il permesso di rimanere come guardiacaccia. Forse avrebbe potuto fargli da assistente. Sentì lo stomaco che gli si torceva a quella prospettiva: vedere Ron e gli altri diventare maghi, e lui lì, in giro per il castello, a far da galoppino a Hagrid.
   La professoressa Mcgranitt si fermò davanti a un'aula. Aprì la porta e mise dentro la testa.
   ‘Mi scusi, professor Vitious, mi presta Baston per un attimo?’
"Bastone?" pensò Harry allibito; forse la Mcgranitt aveva intenzione di picchiarlo?
   Ma, come scoprì ben presto, Baston era una persona, un ragazzo corpulento del quinto anno, che uscì esitante dall'aula.
‘Voi due, venite con me’ disse la professoressa Mcgranitt; i due ragazzi la seguirono lungo il corridoio. Baston guardava Harry incuriosito.
‘Qui dentro’.
   La professoressa indicò loro una classe che sarebbe stata vuota, non fosse stato per Pix, tutto intento a scrivere parolacce sulla lavagna.
   ‘Fuori, Pix!’ gli gridò. Pix lanciò il gessetto in un recipiente, facendolo risuonare rumorosamente, e sparì imprecando. La Mcgranitt gli sbatté la porta alle spalle e si voltò a guardare i due ragazzi.
   ‘Potter, questo è Oliver Baston. Baston... ti ho trovato un Cercatore’.
   Da perplesso che era, Baston divenne l'immagine della felicità. ‘Dice sul serio, professoressa?’
‘Ci puoi giurare’ rispose lei tutta animata. ‘Il ragazzo ha un talento naturale. Non ho mai visto niente di simile. Era la prima volta che salivi su un manico di scopa, Potter?’
   Harry annuì in silenzio. Non aveva la più pallida idea di che cosa stesse accadendo, ma non sembrava che lo avrebbero espulso, e pian piano cominciò a risentirsi saldo sulle gambe.
   ‘Ha afferrato quella palla con una mano sola, dopo una picchiata di venti metri’ disse la professoressa Mcgranitt a Baston. ‘E non si è fatto neanche un graffio. Neanche Charlie Weasley ci sarebbe riuscito’.
   Ora Baston aveva decisamente l'aria di uno che vede d'un tratto realizzarsi i suoi sogni.
   ‘Hai mai assistito a una partita di Quidditch, Potter?’ gli chiese tutto euforico.
   ‘Baston è il capitano della squadra dei Grifondoro’ spiegò la Mcgranitt.
   ‘E ha anche la corporatura di un Cercatore’ commentò Baston girando intorno a Harry e osservandolo attentamente. ‘Leggero, veloce... Dovremo procurargli una scopa decente, professoressa... una Nimbus Duemila o una Tornado Sette, direi’.
   ‘Parlerò con il professor Silente e vedremo di fare un'eccezione alla regola che esclude quelli del primo anno. Sa il cielo se abbiamo bisogno di una squadra migliore di quella dell'anno scorso. I Serpeverde ci hanno stracciato nell'ultima partita... Per settimane non ho avuto il coraggio di guardare in faccia Severus Piton...’
   La professoressa Mcgranitt scrutò Harry da sopra gli occhiali con sguardo severo.
   ‘Voglio vedertici sudare, Potter, su questo allenamento, altrimenti potrei cambiare idea sul fatto di non punirti’.
   Poi, d'un tratto, sorrise.
   ‘Tuo padre sarebbe stato orgoglioso’ disse. ‘Anche lui era un ottimo giocatore di Quidditch’.
   ‘Stai scherzando?’
   Era l'ora di cena. Harry aveva appena finito di raccontare a Ron quel che era accaduto quando aveva lasciato il campo di allenamento con la professoressa Mcgranitt. Ron era rimasto con un boccone di pasticcio di carne a mezz'aria, dimenticando di metterselo in bocca. ‘Cercatore?’ disse. ‘Mai quelli del primo anno... Tu devi essere il più giovane giocatore del dormitorio da...’
   ‘Da un secolo’ disse Harry cacciandosi in bocca un grosso pezzo di pasticcio. Era particolarmente affamato, dopo le emozioni di quel pomeriggio. ‘Me l'ha detto Baston’.
   Ron era talmente stupefatto, talmente impressionato che non riusciva a staccare gli occhi da Harry, e continuava a guardarlo a bocca aperta.
   ‘Comincio l'allenamento la settimana prossima’ disse Harry. ‘Solo, non dirlo a nessuno. Baston vuole mantenere segreta la cosa’.
   Fred e George Weasley entrarono in quel momento nella sala, scorsero Harry e si avvicinarono in fretta.
   ‘Complimenti’ disse George a bassa voce. ‘Ce l'ha detto Baston. Anche noi siamo nella squadra... Battitori’.
   ‘Ve lo dico io, quest'anno la coppa la vinciamo noi’ disse Fred. ‘da quando Charlie se n'è andato che non vinciamo più, ma quest'anno la squadra promette bene. Devi essere proprio bravo, Harry; Baston stava praticamente saltando di gioia quando ce l'ha detto’.
   ‘Bene, ora dobbiamo andare. Lee Jordan è convinto di aver trovato un nuovo passaggio segreto per uscire dalla scuola’.
‘Scommetto che è quello dietro alla statua di Gregory il Viscido che abbiamo scoperto la prima settimana. Ciao!’
   Fred e George erano appena scomparsi quando si presentò qualcuno molto meno gradito: era Malfoy, regolarmente seguito da Tiger e Goyle.
‘L'ultimo pasto, Potter? Stai per prendere il treno e tornare dai Babbani?’
   ‘Vedo che sei molto più coraggioso, ora che sei tornato coi piedi per terra e hai i tuoi amichetti al fianco’ rispose Harry con freddezza.
   ‘Con te sono pronto a battermi in qualsiasi momento, da solo’ disse Malfoy. ‘Se vuoi, anche stanotte. Un duello tra maghi. Soltanto bacchette... niente contatto fisico. Be', che cosa c'è? Non hai mai sentito parlare di duelli tra maghi?’
   ‘Certo che ne ha sentito parlare’ disse Ron voltandosi bruscamente. ‘Io sono il suo secondo, e il tuo chi è?’
Malfoy squadrò Tiger e Goyle valutandone la stazza.
‘Tiger’ disse. ‘Ti va bene a mezzanotte? Ci troviamo nella sala dei trofei, che non è mai chiusa a chiave’.
   Quando Malfoy se ne fu andato, Ron e Harry si guardarono.
‘Che cos'è un duello tra maghi?’ chiese Harry. ‘E che vuol dire che sei il mio secondo?’
‘Be', il secondo è quello che prende il tuo posto se muori’ disse Ron disinvolto, cominciando finalmente a mangiare il suo pasticcio di carne ormai freddo. Poi, cogliendo l'espressione sul viso di Harry, si affrettò ad aggiungere: ‘Ma si muore soltanto nei duelli veri, sai, i duelli tra maghi veri. Il massimo che potrete fare, tu e Malfoy, sarà mandarvi addosso un po' di scintille. Nessuno di voi due conosce abbastanza magia per farvi male sul serio. Comunque, scommetto che si aspettava che tu rifiutassi’.
   ‘E se agito la bacchetta e non succede niente?’
‘Butta via la bacchetta e dagli un bel pugno sul naso’ suggerì Ron. ‘Chiedo scusa’.
I ragazzi alzarono lo sguardo. Era Hermione Granger.
   ‘Ma è possibile che in questo posto non si riesca a mangiare in pace?’ disse Ron.
   Hermione lo ignorò e si rivolse a Harry.
‘Non ho potuto fare a meno di sentire quel che vi stavate dicendo con Malfoy...’
   ‘E ti pareva?’ bofonchiò Ron.
‘... e non dovete assolutamente andare in giro di notte per la scuola. Pensa ai punti che farete perdere ai Grifondoro se vi beccano... e vi beccano di sicuro. davvero egoista da parte vostra’.
   ‘E davvero non sono fatti tuoi’ rimbeccò Harry.
   ‘Ciao, eh!’ la salutò Ron.
In tutti i casi, non era quel che si dice il modo ideale di concludere la giornata, pensò Harry molto più tardi, mentre giaceva sveglio ad ascoltare Dean e Seamus che si addormentavano beatamente (Neville non era ancora tornato dall'infermeria). Ron aveva passato tutta la serata a dargli consigli del tipo: ‘Se cerca di lanciarti una maledizione, sarà meglio che la schivi, perché non mi ricordo come si fa a bloccarla’. Le probabilità che Gazza o Mrs Purr li trovassero erano molte, e Harry sentiva di star sfidando la sorte a infrangere una seconda volta le regole della scuola nell'arco della stessa giornata. D'altro canto, nel buio, continuava a vedere il ghigno di Malfoy: quella era la sua grande occasione per vedersela con lui da uomo a uomo. Non poteva perderla.
   ‘Sono le undici e mezzo’ bisbigliò finalmente Ron. ‘Dobbiamo andare’.
Si infilarono la vestaglia, presero ciascuno la propria bacchetta magica e attraversarono la stanza della torre, scesero per la scala a chiocciola e raggiunsero la sala di ritrovo di Grifondoro. Dal camino, arrivava ancora il bagliore di alcuni tizzoni, che trasformava le poltrone in ombre nere e contorte. Avevano quasi raggiunto il buco coperto dal ritratto, quando, dalla poltrona più vicina, si sentì una voce: ‘Non ci posso credere, Harry! Ma che cosa stai facendo?’
   Una lampadina brillò nel buio. Era Hermione Granger, con indosso una vestaglia rosa e la faccia aggrondata.
‘Tu!’ disse Ron furibondo. ‘Tornatene a letto!’
‘Stavo per dire tutto a tuo fratello’ sbottò Hermione. ‘Percy... lui che è un prefetto, saprebbe come metter fine a questa faccenda’.
   Harry non riusciva a capacitarsi che potessero esistere persone tanto invadenti.
‘Andiamo’ disse a Ron. Fece cadere il ritratto della Signora Grassa e si arrampicò attraverso il passaggio che si era aperto nel muro.
   Hermione non aveva nessuna intenzione di darsi per vinta così facilmente. Seguì Ron attraverso il passaggio, sibilandogli contro la propria ira, come un'oca inferocita.
   ‘A voi non interessa niente di Grifondoro. A voi interessa solo di voi stessi. Io non voglio che i Serpeverde vincano la coppa, e voi ci farete perdere tutti i punti che ho ottenuto dalla professoressa Mcgranitt quando mi ha interrogato sugli Incantesimi di Trasfigurazione’.
   ‘Vattene’.
   ‘E va bene, però vi ho avvertito; ricordatevi quel che vi ho detto, domani, quando sarete sul treno che vi riporta a casa; siete proprio dei...’
   I due ragazzi non seppero mai quel che erano. Hermione si era voltata verso il ritratto della Signora Grassa per tornare dentro, ma si era trovata di fronte un quadro vuoto. La Signora Grassa era andata a fare una passeggiata notturna e Hermione si trovò chiusa fuori della torre di Grifondoro.
   ‘E ora che cosa faccio?’ strillò.
   ‘Questo è un problema tuo’ disse Ron. ‘Noi dobbiamo andare, altrimenti faremo tardi’.
   Non avevano fatto in tempo ad arrivare all'altra estremità del corridoio che Hermione li raggiunse.
   ‘Vengo con voi’ disse.
   ‘Neanche a parlarne!’
   ‘Pensate che io me ne resti lì fuori ad aspettare che Gazza mi scopra? Se ci trova tutti e tre, gli dirò la verità: gli dirò che stavo cercando di fermarvi, e voi mi appoggerete’.
   ‘Bella faccia tosta, non c'è che dire...’ cominciò Ron.
   ‘Chiudete il becco tutti e due!’ disse Harry aspro. ‘Ho sentito qualcosa’.
   Era una specie di ronfo.
‘Mrs Purr?’ chiese in un sussurro Ron scrutando le tenebre. Non era Mrs Purr. Era Neville. Stava lì raggomitolato sul pavimento, profondamente addormentato; ma non appena gli si furono avvicinati, si svegliò di colpo e saltò su.
   ‘Meno male! Mi avete trovato! Sono ore e ore che sono qui. Non riuscivo a ricordarmi la parola d'ordine per andare a letto’.
‘Parla piano, Neville. La parola d'ordine è "grugno di porco", ma ora non ti servirà a niente: la Signora Grassa è andata a zonzo’.
   ‘Come va il braccio?’ chiese Harry.
‘Bene’ rispose Neville mostrandoglielo. ‘Madama Chips me lo ha aggiustato in meno di un minuto’.
‘Bene. E ora, Neville... dobbiamo andare in un certo posto. Ci vediamo più tardi...’
   ‘Non mi lasciate!’ li scongiurò il ragazzo balzando in piedi. ‘Non voglio rimanere qui da solo, il Barone Sanguinario è già passato due volte’.
Ron guardò l'orologio e poi lanciò un'occhiata furibonda a Hermione e a Neville.
‘Se uno di voi due si fa beccare, non avrò pace finché non avrò imparato quella Maledizione dei Fantasmi di cui ci ha parlato Raptor, e giuro che la userò contro di voi’.
   Hermione fece per aprir bocca, forse proprio per dire a Ron come usare la Maledizione dei Fantasmi, ma Harry le sibilò di tacere e fece cenno a tutti di procedere.
    Scivolarono lungo corridoi illuminati a strisce dal chiarore lunare proveniente dalle alte finestre. Ogni volta che giravano un angolo, Harry si aspettava di imbattersi in Gazza o in Mrs Purr, ma ebbero fortuna. Salirono a tutta velocità su per una scala fino al terzo piano, e in punta di piedi si avviarono verso la sala dei trofei.
   Malfoy e Tiger non erano ancora arrivati. Le teche di cristallo dei trofei luccicavano nei punti illuminati dai raggi della luna. Coppe, scudi, piatti e statue, era tutto uno scintillio d'oro e d'argento. Strisciavano lungo i muri, tenendo d'occhio le porte situate a entrambe le estremità della stanza. Harry estrasse la sua bacchetta nel caso Malfoy fosse arrivato e avesse attaccato subito... I minuti scorrevano lentamente.
‘in ritardo. Forse ha avuto paura’ fece Ron in un sussurro.
   Poi, un rumore nella stanza accanto li fece sobbalzare. Harry aveva appena fatto in tempo a sollevare la bacchetta magica quando udì qualcuno parlare... ma non era Malfoy.
‘Annusa qua dentro, ciccina, potrebbero essere nascosti in un angolo’.
   Era Gazza che parlava con la gatta, Mrs Purr. Inorridito, Harry agitò all'impazzata la bacchetta, facendo segno agli altri tre di seguirlo più in fretta possibile. Svelti svelti, senza far rumore si diressero verso la porta opposta al punto da cui proveniva la voce di Gazza. L'ultimo lembo degli abiti di Neville era appena sparito dietro l'angolo, quando udirono Gazza entrare nella sala dei trofei.
   ‘Sono qui, da qualche parte’ lo udirono borbottare, ‘probabilmente nascosti’.
   ‘Da questa parte!’ Harry bisbigliò agli altri e, in preda al terrore, cominciarono a sgattaiolare lungo la galleria che rigurgitava di armature. Sentivano avvicinarsi Gazza. D'un tratto, Neville lanciò un gridolino di terrore e spiccò la corsa... incespicò, afferrò Ron per la vita e franarono entrambi sopra un'armatura.
   Il baccano e lo strepito furono tali da svegliare l'intero castello.
   ‘CORRETE!’ gridò Harry e tutti e quattro si misero a correre per la galleria, senza guardarsi indietro per vedere se Gazza li stesse seguendo. Girarono dietro lo stipite di una porta, percorsero un corridoio, e poi un altro, Harry in testa, senza la minima idea di dove si trovassero o di dove stessero andando. Passarono attraverso un arazzo, lacerandolo, e si ritrovarono in un passaggio nascosto, lo percorsero a precipizio e sbucarono vicino all'aula di Incantesimi, che sapevano essere lontana mille miglia dalla sala dei trofei.
   ‘Credo che lo abbiamo seminato’ ansimò Harry appoggiandosi contro la parete fredda e asciugandosi la fronte. Neville era piegato in due, e ansimava senza riuscire a riprender fiato.
   ‘Ve l'avevo detto, io’ mormorò Hermione premendosi una mano sul petto, ‘ve l'avevo detto!’
‘Dobbiamo tornare alla torre di Grifondoro il più in fretta possibile’ disse Ron.
   ‘Malfoy vi ha ingannato’ disse Hermione a Harry. ‘Te ne rendi conto, non è vero? Non ha mai avuto la minima intenzione di battersi con te... Gazza sapeva che qualcuno si sarebbe trovato nella sala dei trofei; Malfoy deve avergli fatto una soffiata’.
   Harry pensò che la ragazza avesse ragione, ma non era disposto a dirglielo.
‘Andiamo’.
La cosa non sarebbe stata tanto semplice. Non avevano fatto neanche una decina di passi che il pomello di una porta cigolò e qualcosa schizzò come una pallottola fuori da un'aula di fronte a loro.
   Era Pix. Li vide ed emise uno squittio di contentezza. ‘Zitto, Pix... per piacere... o ci farai espellere’.
Pix ridacchiò.
‘In giro per il castello a mezzanotte, pivellini? Ah, ah, ah! Sciocchi e insulsi, sarete espulsi!’
   ‘No, se non ci fai la spia, Pix. Ti prego!’
‘Dovrei proprio dirlo a Gazza’ disse Pix con voce serafica, ma gli occhi gli brillavano di cattiveria. ‘E' per il vostro bene, sapete?’ ‘Ma levati di mezzo!’ sbottò Ron colpendolo con forza... ma fu un grosso errore.
   ‘ALLIEVI fuori dalle camerate!’ cominciò a gridare Pix, ‘ALLIEVI fuori dalle camerate, nel CORRIDOIO degli INCANTESIMI!’ Si tuffarono sotto di lui e spiccarono una corsa con tutta la forza che avevano nelle gambe, dritti verso l'estremità del corridoio, dove andarono a sbattere contro una porta... chiusa a chiave.
   ‘Siamo arrivati al capolinea’ disse Ron sconfortato mentre spingevano inutilmente cercando di aprirla. ‘Siamo perduti! la fine!’
   Udirono dei passi: era Gazza, che correva più in fretta che poteva verso il punto da cui provenivano le grida di Pix.
   ‘Vi decidete a fare qualcosa?’ sbottò Hermione. Afferrò la bacchetta di Harry, colpì il lucchetto e sussurrò: ‘Alohomora!’
   Il lucchetto scattò e la porta si spalancò davanti a loro, la oltrepassarono spintonandosi, la richiusero velocemente e vi pigiarono contro l'orecchio, rimanendo in ascolto.
   ‘Da che parte sono andati, Pix?’ stava chiedendo Gazza. ‘Svelto, parla!’
‘Di' "per favore"‘.
‘Non farmi perdere tempo, Pix. Dimmi, dove sono andati?’ ‘Non ti dirò un bel niente se non me lo chiedi per favore’ disse
   Pix con la sua fastidiosa cantilena.
‘E va bene... per favore!’
   ‘NIENTE! Ah-ha! Te l'avevo detto che non avrei detto niente se non dicevi per favore! Ha ha! Haaaa!’ E i ragazzi udirono Pix allontanarsi con un sibilo mentre Gazza, furente, lanciava maledizioni.
‘Crede che questa porta sia chiusa a chiave’ bisbigliò Harry. ‘Penso che siamo salvi... E piantala, Neville!’ Infatti, era un minuto circa che Neville tirava la manica della vestaglia di Harry. ‘Che cosa c'è?’
   Harry si voltò... e vide chiaramente che cosa c'era. Per un attimo, fu pronto a giurare di essere precipitato in un incubo: era troppo, dopo tutto quel che aveva passato fino a quel momento.
   Non si trovavano in una stanza, come aveva creduto. Erano in un corridoio. Il corridoio proibito del terzo piano. E ora, capivano perché fosse proibito.
   Stavano fissando dritto negli occhi un cane mostruoso, un bestione che riempiva tutto lo spazio tra il soffitto e il pavimento. Aveva tre teste. Tre paia di occhi roteanti, dallo sguardo folle; tre nasi che si contraevano e vibravano nella loro direzione; tre bocche sbavanti, con la saliva che pendeva come tante funi viscide dalle zanne giallastre.
Era lì, perfettamente immobile, tutti e sei gli occhi fissi su di loro, e Harry capì che l'unica ragione per cui non erano ancora morti era che la loro improvvisa comparsa lo aveva colto di sorpresa, sorpresa che però stava superando rapidamente: il suo ringhiare sordo non dava adito a equivoci.
   Harry brancicò in cerca del pomello della porta: tra Gazza e la morte sicura preferiva Gazza.
   Caddero all'indietro... Harry richiuse la porta sbattendola e ripresero a correre, anzi quasi a volare, lungo il corridoio. Gazza doveva essere andato a cercarli in qualche altra direzione perché non lo videro da nessuna parte, ma di quello non si preoccuparono affatto. L'unica cosa che volevano fare era mettere quanta più distanza possibile tra loro e quel mostro. Non smisero di correre fino a che non ebbero raggiunto il ritratto della Signora Grassa, al settimo piano.
   ‘Ma dove diavolo eravate, tutti quanti?’ chiese lei guardando le vestaglie che gli pendevano dalle spalle e i volti congestionati e madidi di sudore.
   ‘Non fa niente... grugno di porco, grugno di porco’ ansimò Harry e il ritratto scivolò. Si inerpicarono su per il passaggio e raggiunsero la sala di ritrovo; qui si lasciarono cadere, tremanti, sulle poltrone.
   Passò del tempo prima che qualcuno parlasse. Anzi, Neville aveva tutta l'aria di uno che non avrebbe mai più proferito parola.
   ‘Che cosa lo tengono a fare, un mostro come quello, chiuso a chiave in una scuola?’ disse infine Ron. ‘Se mai c'è stato un cane che ha bisogno di fare del moto, è proprio lui’.
Hermione aveva ritrovato il fiato e anche il suo solito caratteraccio.
   ‘Ma dite un po', voi non avete l'abitudine di usare gli occhi?’ sbottò. ‘Non avete visto dove poggiava le zampe?’
‘Il pavimento?’ suggerì Harry. ‘No, a dire la verità non gli ho guardato i piedi. Ero troppo preso dalle sue teste’.
‘No, non il pavimento. Stava sopra una botola. evidente che fa la guardia a qualcosa’.
   Si alzò guardandoli con odio.
‘Spero che siate soddisfatti di voi stessi. Avete corso il rischio di essere uccisi... o peggio ancora, espulsi. E ora, se non vi dispiace, io vado a letto’.
Ron la guardò allontanarsi, a bocca aperta.
   ‘No, non ci dispiace affatto’ disse. ‘A sentire lei, sembra che le abbiamo chiesto noi di seguirci!’
Ma Hermione aveva dato a Harry qualcos'altro cui pensare, mentre si infilava a letto. Il cane faceva la guardia a qualcosa... Che cosa aveva detto Hagrid? La Gringott era il posto più sicuro al mondo, se si voleva nascondere qualcosa... eccetto forse Hogwarts.
   Aveva scoperto dove si trovava il lurido pacchetto preso dalla camera di sicurezza numero settecentotredici.
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