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Harry Potter e La Pietra Filosofale (2184 citazioni)
Harry Potter e La Camera dei Segreti (3199 citazioni)
Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban (4329 citazioni)
Harry Potter e il Calice di Fuoco (6144 citazioni)
Harry Potter e l'Ordine della Fenice (9042 citazioni)
Harry Potter e il Principe Mezzosangue (5824 citazioni)
Harry Potter e i Doni della Morte (6958 citazioni)
Le fiabe di Beda il Bardo (289 citazioni)
Il Quidditch Attraverso i Secoli ( citazioni)
Gli Animali Fantastici: Dove Trovarli ( citazioni)
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Ricerca di Fanny e di Fawkes


    «Vedi, Harry, Fanny è una Fenice. E le Fenici, quando è arrivato il momento di morire, prendono fuoco e poi rinascono dalle loro stesse ceneri. Sta’ a vedere…»
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    Harry si guardò intorno. Niente fenice Fanny; niente strani congegni d’argento. Questa era Hogwarts come l’aveva conosciuta Riddle, e ciò significava che il Preside era quel mago sconosciuto e non Silente, e che lui, Harry, era poco più di un fantasma, invisibile per la gente di cinquant’anni prima.
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    «Fanny?» sussurrò Harry, e sentì gli artigli d’oro dell’uccello premergli gentilmente la spalla.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    «E quello…» proseguì Riddle senza neanche degnare di uno sguardo lo straccio che Fanny aveva lasciato cadere, «quello è il vecchio Cappello Parlante».
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Harry non rispose. Non capiva bene di quale utilità potessero essergli Fanny o il Cappello Parlante, ma non era più solo; si sentì tornare dentro il coraggio e aspettò che Riddle finisse di ridere.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)


    Harry rifletteva freneticamente, valutando le sue possibilità di farcela. Riddle aveva la bacchetta magica. Lui, Harry, aveva Fanny e il Cappello Parlante, ma nessuno dei due gli sarebbe stato di grande aiuto in un duello. La situazione pareva disperata. Ma ogni minuto concesso a Riddle, era un minuto di vita sottratto a Ginny… e poi, tutt’a un tratto, Harry notò che i contorni del suo avversario si facevano più nitidi, più reali. Se dovevano combattere, meglio prima che poi.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Lanciò uno sguardo divertito a Fanny e al Cappello Parlante poi si allontanò. Harry, con le gambe intorpidite e molli per la paura, lo vide fermarsi fra le due immense colonne e guardare in alto, verso il volto di pietra di Serpeverde, che lo sovrastava nella semioscurità. Riddle spalancò la bocca, e ne uscì un sibilo. Ma Harry capiva quel che stava dicendo.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Harry si voltò a guardare la statua, Fanny si dondolava sulla sua spalla.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Harry indietreggiò fino a sbattere contro la parete opposta; strinse forte gli occhi e si sentì sfiorare la guancia dall’ala di Fanny che si era alzata in volo. Voleva gridare: «Non lasciarmi!» ma che possibilità aveva una fenice contro il re dei serpenti?
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Fanny gli volteggiava sopra la testa, e il Basilisco cercava furiosamente di addentarla con le zanne lunghe e sottili come sciabole.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Il serpente accecato si dimenò, confuso, ma ancora micidiale. Fanny gli volteggiava sopra la testa: aveva ripreso a cantare la sua arcana melodia, colpendo il naso squamoso del mostro che continuava a sanguinare dagli occhi trafitti.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    «Fanny?» Aveva la lingua impastata. «Sei stata bravissima, Fanny…» Sentì l’uccello posare la sua splendida testa nel punto in cui era stato ferito dalla zanna del serpente.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Harry sbatté le palpebre. La testa di Fanny si sfocava e si rimetteva a fuoco davanti ai suoi occhi. Grosse lacrime perlacee scorrevano sulle penne lucenti dell’uccello.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Ma stava morendo davvero? Anziché dissolversi, la Camera sembrava rimettersi a fuoco. Harry scosse lievemente il capo e sentì che Fanny gli teneva ancora la testa poggiata sul braccio. Una macchia perlacea formata dalle sue lacrime luccicava intorno alla ferita… solo che la ferita non c’era più.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Harry sollevò il capo. Riddle stava puntando la bacchetta magica di Harry contro Fanny; ci fu uno scoppio, come una fucilata, e Fanny si librò di nuovo in aria in una nuvola d’oro e vermiglio.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)


    A quel punto, in un turbine d’ali, Fanny tornò a volteggiare sopra le loro teste e Harry si sentì cadere qualcosa in grembo… il diario.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Volteggiando all’ingresso della Camera, Fanny li stava aspettando. Harry sospinse Ginny verso l’uscita. Nell’oscurità che risuonava di echi, scavalcarono le spire inanimate del Basilisco morto e poi ripercorsero il tunnel. Harry udi la porta di pietra richiudersi alle loro spalle con un lieve sibilo.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Fanny aveva seguito Ginny attraversando il varco.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Guidati da Fanny, le cui ali illuminavano di un tenue bagliore dorato l’oscurità, rifecero il percorso fino all’imboccatura del tubo. Lì stava seduto Gilderoy Allock, canticchiando placidamente fra sé e sé.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    «Fanny» disse Harry, «non è un uccello qualunque». Si voltò rapido verso gli altri. «Dobbiamo aggrapparci formando una catena. Ginny, dài la mano a Ron. Professor Allock, lei…»
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Harry si fissò alla cintura la spada e il Cappello Parlante. Ron si mise dietro di lui e lo afferrò per gli abiti, mentre Harry si afferrò alle piume della coda di Fanny che erano stranamente bollenti.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Fanny apriva la fila e illuminava il corridoio di una luce dorata. Il piccolo drappello la seguì e poco dopo si ritrovarono tutti fuori dell’ufficio della professoressa McGranitt.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Ma Harry guardava oltre. Silente era in piedi accanto al camino, chino sulla professoressa McGranitt che ansimava premendosi il petto. Fanny si alzò in volo sfiorando l’orecchio di Harry e andò ad appollaiarsi sulla spalla di Silente; in quello stesso istante, Harry e Ron si ritrovarono tra le braccia di mamma Weasley.
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

    Fu così che Harry, con la voce rauca per il gran parlare, raccontò del tempestivo arrivo di Fanny e del Cappello Parlante, che gli aveva consegnato la spada. Ma poi esitò. Fino a quel momento aveva evitato di parlare del diario di Riddle… o di Ginny. La ragazzina stava in piedi, con la testa appoggiata alla spalla di mamma Weasley e con le guance ancora rigate di lacrime. E se l’avessero espulsa? pensò Harry in preda al panico. Il diario di Riddle non funzionava più… Come avrebbero potuto dimostrare che era stato lui a indurla a fare tutto?
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

    «Prima di tutto, Harry, voglio ringraziarti» disse Silente con occhi di nuovo brillanti. «Devi avermi dimostrato una vera lealtà, giù nella Camera. Soltanto quella può avere indotto Fanny ad avvicinarsi a te».
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)


    «Ciao, Fanny» disse.
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    Fanny, la fenice del professor Silente, era appollaiata sul trespolo d’oro accanto alla porta. Grande come un cigno, coperta di splendide piume scarlatte e dorate, agitò la lunga coda e strizzò gli occhi in uno sguardo benevolo.
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    Si sentiva molto più tranquillo ora che si trovava nell’ufficio di Silente, sapendo che di lì a poco gli avrebbe raccontato il suo sogno. Guardò la parete dietro la scrivania. Il Cappello Parlante, rattoppato e strappato, si trovava su una mensola. Una bacheca di vetro lì accanto racchiudeva una splendida spada d’argento, con grossi rubini incastonati nell’elsa, e Harry la riconobbe: era quella che aveva estratto dal Cappello Parlante al secondo anno. La spada era appartenuta a Godric Grifondoro, fondatore della Casa di Harry. La fissò, ricordando come era venuta in suo aiuto quando ormai credeva che ogni speranza fosse perduta, e fu allora che notò una macchia di luce argentata danzare e vibrare sulla teca di vetro. Si volse a cercarne la fonte, e vide una lama di luce di un biancore argenteo scintillare da un armadio nero alle sue spalle: lo sportello non era stato chiuso bene. Harry esitò, lanciò un’occhiata a Fanny, poi si alzò, attraversò l’ufficio e aprì lo sportello dell’armadio.
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    Si udì un morbido frullo d’ali. Fanny la fenice si librò dal trespolo, attraversò in volo l’ufficio e atterrò sul ginocchio di Harry.
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    «Ciao, Fanny» disse piano Harry, accarezzando le belle piume dorate e scarlatte. Fanny strinse placidamente gli occhi. C’era qualcosa di confortante nel suo peso caldo.
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    «La piuma che c’è dentro la mia bacchetta è di Fanny?» domandò Harry, sbalordito.
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    Si accorse all’improvviso che Fanny non era più sul suo ginocchio. La fenice si era posata a terra. La bella testa indugiò contro la gamba di Harry, e grosse lacrime simili a perle stillarono dagli occhi sulla ferita inflitta dal ragno. Il dolore svanì. La pelle guarì. La gamba tornò sana.
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    «Sì, ma se non fosse arrivata Fanny…»
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    La McGranitt estrasse la bacchetta dalla tasca della vestaglia e la agitò; tre sedie comparvero dal nulla, di legno e con lo schienale diritto, piuttosto diverse dalla comoda poltrona di chintz che Silente aveva evocato durante l’udienza di Harry. Harry si sedette, e voltando il capo osservò il Preside sfiorare con un dito la cresta dorata di Fanny. La fenice si svegliò subito, raddrizzò la bella testa e guardò Silente con i lucidi occhi scuri.
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    «Quello sarà compito di Fanny quando avrà finito di controllare se qualcuno si avvicina» disse Silente. «Ma forse lo sa già… ha quel suo ottimo orologio…»
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)


    «È il segnale di Fanny» disse Silente, afferrando la piuma mentre cadeva. «La professoressa Umbridge deve aver saputo che non siete nei vostri letti… Minerva, vada a distrarla, le racconti una storia qualunque…»
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    «Fanny!» esclamò Sirius, afferrando la pergamena. «Non è la scrittura di Silente… dev’essere un messaggio di vostra madre… tieni…»
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    Un lampo argenteo attraversò la stanza, risuonò un botto simile a uno sparo e il pavimento tremò; una mano afferrò Harry per la collottola e lo costrinse a gettarsi a terra, mentre esplodeva una seconda saetta argentea; parecchi ritratti urlarono, Fanny stridette e l’aria si riempì di polvere. Tossendo, Harry vide una figura scura accasciarsi a terra davanti a lui, sentì uno strillo e un tonfo, qualcuno gridò «No!», un vetro andò in frantumi, e poi un trepestio frenetico, un grugnito… infine silenzio.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    La polvere finì di depositarsi, mostrando le disastrose condizioni dell’ufficio: la scrivania era stata rovesciata, e così pure i tavoli dalle lunghe gambe sottili; gli strumenti d’argento erano in pezzi; Caramell, la Umbridge, Kingsley e Dawlish erano a terra, privi di sensi. Fanny la Fenice si librava in ampi cerchi sopra di loro, cantando sommessamente.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    Fanny fece il giro dell’ufficio e si librò bassa sopra di lui. Silente lasciò andare Harry e levò una mano per afferrare la lunga coda dorata della fenice. Un attimo dopo erano entrambi scomparsi in un lampo di fuoco.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    Fanny calò davanti a Silente, spalancò il becco e inghiottì lo zampillo verde: esplose in fiamme e cadde a terra, implume e raggrinzita. Nello stesso istante, la bacchetta di Silente si mosse in un unico, lungo gesto fluido; il serpente che stava per affondare le zanne nella sua carne volò per aria e svanì in una voluta di fumo nero, e l’acqua della vasca si levò a coprire Voldemort come un bozzolo di vetro fuso.
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    Per la prima volta sembrava spaventato, anche se Harry non riusciva a capire perché: l’Atrium era vuoto, a parte loro due, Bellatrix che singhiozzava intrappolata sotto la statua della strega, e Fanny, fenice neonata, che cinguettava piano sul pavimento…
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    Senza guardare Harry, si tolse di tasca la piccola, brutta, spennacchiata Fanny e la posò con dolcezza sullo strato di soffici ceneri sotto il trespolo dorato sul quale di solito si appollaiava da adulta.
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    Il sole era ormai alto: l’ufficio di Silente era immerso nella luce. La teca di vetro che conteneva la spada di Godric Grifondoro scintillava di un bianco smorto, i frammenti e i cocci degli strumenti fracassati rilucevano come gocce di pioggia sul pavimento, e alle spalle di Harry la piccola Fanny cinguettava sommessa nel suo nido di cenere.
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    Silente si alzò e passò oltre Harry, diretto all’armadietto nero vicino al trespolo di Fanny. Si chinò, fece scorrere un chiavistello ed estrasse il basso bacile di pietra dal bordo ricoperto di rune nel quale Harry aveva visto suo padre tormentare Piton. Tornò alla scrivania, vi posò il Pensatoio e si avvicinò la bacchetta alla tempia per estrarne fili di pensiero argentei e sottili come ragnatele e deporli nel bacile. Si sedette di nuovo e per un momento guardò i propri pensieri turbinare e fluttuare dentro il Pensatoio. Infine, con un sospiro, alzò la bacchetta e la infilò nella sostanza argentea.
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    A lungo nell’ufficio regnò il silenzio. Né Silente né Harry né alcuno dei ritratti emise un suono. Anche Fanny si era zittita.
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    «Va bene» assentì Harry, che aveva per la testa argomenti più gravi, e cercava furtivo con lo sguardo qualche indizio di ciò che Silente aveva deciso di fare con lui quella sera. L’ufficio circolare aveva l’aspetto di sempre: i delicati strumenti d’argento sbuffavano fumo e ronzavano su tavolini dalle gambe sottili; i ritratti dei passati Presidi sonnecchiavano nelle loro cornici; e la magnifica fenice di Silente, Fanny, appollaiata sul suo trespolo dietro la porta, osservava Harry con vivace interesse. Non sembrava che Silente avesse fatto spazio per un duello d’allenamento.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    Silente aprì la bocca per parlare e poi la richiuse. Alle spalle di Harry, Fanny la Fenice levò un basso, dolce grido musicale. Con enorme imbarazzo, Harry all’improvviso si accorse che i vividi occhi azzurri di Silente erano umidi, e si affrettò ad abbassare lo sguardo sulle proprie ginocchia. Quando Silente parlò, tuttavia, la sua voce era ferma.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Non mi aspetto che tu lo capisca, Phineas» replicò Silente, e Fanny diede in un altro basso grido musicale.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    Harry si tuffò dietro di lui nell’agitata massa d’argento, e atterrò nello stesso ufficio da cui era appena partito. C’era Fanny, che sonnecchiava serena sul posatoio, e lì, dietro la scrivania, Silente, molto simile a quello accanto a Harry, anche se tutte e due le mani erano intatte e il suo volto era forse un po’ meno segnato dalle rughe. C’era una sola differenza tra l’ufficio dell’oggi e quello del passato: nevicava. Fiocchi azzurrini scendevano oltre la finestra nel buio e si accumulavano sul davanzale di fuori.
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    Fanny la Fenice si voltò, i lucidi occhi neri che riflettevano l’oro del tramonto oltre i vetri. Silente era in piedi alla finestra e guardava il parco, con un lungo mantello nero da viaggio tra le braccia.
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «Piton!»urlò quasi, e Fanny emise un roco, basso grido alle loro spalle. «Piton, ecco che cosa è successo! È stato lui a dire a Voldemort della profezia, è stato lui, lui ha ascoltato fuori dalla porta, me l’ha detto la Cooman!»
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    Cadde il silenzio. Il lamento di Fanny echeggiava ancora nel parco buio. Ascoltando la musica vibrare nell’aria, pensieri indesiderati e spiacevoli s’insinuarono nella mente di Harry… Avevano già spostato il corpo di Silente dai piedi della Torre? Che cosa sarebbe successo? Dove avrebbe riposato? Strinse forte i pugni in tasca. Avvertiva la piccola forma fredda del falso Horcrux nel palmo della mano destra.
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    In silenzio salirono la scala mobile a chiocciola ed entrarono nell’ufficio circolare. Non sapeva che cosa si fosse aspettato: che la stanza fosse adorna di paramenti neri, forse, o perfino che il corpo di Silente si trovasse lì disteso. In realtà aveva quasi lo stesso aspetto di quando lui e Silente l’avevano lasciata poche ore prima: gli strumenti d’argento ronzavano e sbuffavano sui tavoli dalle gambe sottili, la spada di Grifondoro nella teca di vetro scintillava alla luce lunare, il Cappello Parlante stava sulla mensola dietro la scrivania. Ma il posatoio di Fanny era vuoto; la fenice stava ancora cantando il suo lamento nel parco. E un nuovo ritratto si era unito ai vecchi Presidi di Hogwarts… Silente dormiva in una cornice d’oro sopra la scrivania, gli occhiali a mezzaluna in bilico sul naso adunco, tranquillo e indisturbato.
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    «Non lo so». Harry si distese sul letto, vestito, e fissò il vuoto. Non provava alcuna curiosità per R.A.B.: dubitava che avrebbe mai più provato curiosità per qualcosa. All’improvviso si rese conto che il parco era silenzioso. Fanny aveva cessato di cantare.
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

   Calò un lungo silenzio, interrotto solo da uno strano ticchettio. Fanny la fenice stava becchettando un osso di seppia.
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   Erano di nuovo nello studio di Silente, le finestre buie, Fanny silenziosa, e Piton sedeva immobile mentre Silente parlava camminando attorno a lui.
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)