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Harry Potter e La Pietra Filosofale (2184 citazioni)
Harry Potter e La Camera dei Segreti (3199 citazioni)
Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban (4329 citazioni)
Harry Potter e il Calice di Fuoco (6144 citazioni)
Harry Potter e l'Ordine della Fenice (9042 citazioni)
Harry Potter e il Principe Mezzosangue (5824 citazioni)
Harry Potter e i Doni della Morte (6958 citazioni)
Le fiabe di Beda il Bardo (289 citazioni)
Il Quidditch Attraverso i Secoli ( citazioni)
Gli Animali Fantastici: Dove Trovarli ( citazioni)
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   Nel suo ufficio, al nono piano, Mr Dursley sedeva sempre con la schiena rivolta alla finestra. Se così non fosse stato quella mattina avrebbe avuto ancor più difficoltà a concentrarsi sui suoi trapani. Lui non vide i gufi volare a sciami in pieno giorno, ma la gente per strada sì. E li additavano, guardandoli a bocca aperta, passare a tutta velocità, uno dopo l'altro sopra le loro teste. La maggior parte di quella gente non aveva mai visto un gufo neanche di notte. Ciononostante, Mr Dursley ebbe il privilegio di una mattinata perfettamente normale, del tutto immune dai gufi. Uscì dai gangheri con cinque persone diverse. Fece molte telefonate importanti e qualche altro urlAccio. Fino all'ora di pranzo, il suo umore si mantenne ottimo. A quel punto decise che, per sgranchirsi le gambe, avrebbe attraversato la strada per andarsi a comperare una ciambella dal fornaio di fronte.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   ‘Scusi’ bofonchiò, mentre il poveretto - un uomo anziano e mingherlino - inciampava e per poco non finiva lungo disteso. Ci volle qualche secondo perché Mr Dursley si rendesse conto che l'uomo indossava un mantello viola. L'ometto però non aveva affatto l'aria di essersela avuta a male per essere stato quasi scaraventato a terra. Al contrario, il volto gli si illuminò di un largo sorriso e con una vocina stridula che destò l'attenzione dei passanti disse: ‘Non si scusi, mio caro signore, perché oggi non c'è niente che possa turbarmi! Si rallegri, perché Lei-Sa-Chi finalmente se n'è andato! Anche i Babbani come lei dovrebbero festeggiare questo felice, felicissimo giorno!’
A quel punto, il vecchietto abbracciò Mr Dursley cingendolo alla vita e poi si allontanò.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   A quel punto, lanciò a Silente un'occhiata obliqua e penetrante, sperando che lui dicesse qualcosa; ma così non fu. Allora continuò: ‘Sarebbe un bel guaio se, proprio il giorno in cui sembra che Lei-Sa-Chi sia finalmente scomparso, i Babbani dovessero venire a sapere di noi. Ma siamo proprio sicuri che se n'è andato, Silente?’ ‘Sembra proprio di sì’ rispose questi. ‘Dobbiamo essere molto grati. Le andrebbe un ghiAcciolo al limone?’
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   ‘Un che?’
‘Un ghiAcciolo al limone. un dolce che fanno i Babbani: io ne vado matto’.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   ‘No grazie’ rispose freddamente la professoressa Mcgranitt, come a voler dire che non era il momento dei ghiAccioli. ‘Come dicevo, anche se Lei-Sa-Chi se ne è andato veramente...’
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)


   ‘Mia cara professoressa, una persona di buonsenso come lei potrebbe decidersi a chiamarlo anche per nome!! Tutte queste allusioni a "Lei-Sa-Chi" sono una vera stupidaggine... Sono undici anni che cerco di convincere la gente a chiamarlo col suo vero nome: Voldemort’. La professoressa Mcgranitt trasalì, ma Silente, che stava scartando un ghiAcciolo al limone, sembrò non farvi caso. ‘Crea tanta di quella confusione continuare a dire "Lei-Sa-Chi". Non ho mai capito per quale ragione bisognasse avere tanta paura di pronunciare il nome di Voldemort’.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   Sembrava che la professoressa Mcgranitt avesse toccato il punto che più le premeva di discutere, la vera ragione per cui era rimasta in attesa tutto il giorno su quel muretto freddo e duro, perché mai - né da gatto né da donna - aveva fissato Silente con uno sguardo così penetrante. Era chiaro che qualsiasi cosa ‘tutti’ mormorassero, lei non l'avrebbe creduto sin quando Silente non le avesse detto che era vero. Ma lui era occupato col suo ghiAcciolo al limone, e non rispose.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   ‘S-s-s-scusatemi...’ singhiozzò Hagrid tirando fuori un immenso fazzoletto tutto chiazzato e tuffandoci il viso dentro, ‘ma proprio n-n-non ce la fAccio... Lily e James morti... e il povero piccolo Harry che se ne va a vivere con i Babbani...’.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   ‘Sì, certo, è molto triste, ma vedi di controllarti, Hagrid, o ci scopriranno’ sussurrò la Mcgranitt battendogli con cautela un colpetto sul brAccio mentre Silente, scavalcando il basso muricciolo del giardino, si avviava verso la porta d'ingresso. Depose dolcemente Harry sul gradino, tirò fuori dal mantello una lettera, la ripose tra le coperte che avvolgevano Harry e tornò verso gli altri due. Per un lungo minuto i tre rimasero lì a guardare quel fagottino; Hagrid era scosso dai singhiozzi, la professoressa Mcgranitt non faceva che battere le palpebre, e lo scintillio che normalmente emanava dagli occhi di Silente sembrava svanito.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   Quando Dudley e sua madre entrarono in cucina, Harry stava friggendo le uova. Dudley assomigliava molto a zio Vernon. Aveva un gran fAccione roseo, quasi niente collo, occhi piccoli di un celeste acquoso, e folti capelli biondi e lisci che gli pendevano su un gran testone. Spesso zia Petunia diceva che Dudley sembrava un angioletto; Harry invece, diceva che sembrava un maiale con la parrucca.
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   ‘Mica la fAccio saltare in aria’ disse Harry, ma nessuno lo ascoltò.
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   ‘Ti avverto’ gli aveva detto piazzandoglisi davanti col suo fAccione paonazzo a un millimetro dal suo naso, ‘ti avverto una volta per tutte, ragazzino, niente cose strane, niente di niente, intesi? O resterai chiuso in quel ripostiglio fino a Natale’.
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   Era un sabato assolato, e lo zoo era pieno di famigliole. All'ingresso, i Dursley comperarono a Dudley e a Piers due enormi gelati al cioccolato e poi, siccome la sorridente barista del baracchino aveva chiesto a Harry cosa volesse prima che loro avessero potuto allontanarlo, gli comperarono un economico ghiAcciolo al limone. E non era neanche male, pensò Harry, leccandolo, mentre guardavano un gorilla che si grattava la testa e assomigliava terribilmente a Dudley, tranne che non era biondo.
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   Aveva un'aria così minAcciosa, con i baffi che gli mancavano per metà, che nessuno osò contraddirlo. Dieci minuti dopo, si erano aperti un varco strappando le assi inchiodate sulle porte ed erano saliti in macchina, dirigendosi a tutta velocità verso l'autostrada. Dudley, seduto sul sedile posteriore, stava frignando; suo padre gli aveva dato uno scapAccione perché si era attardato a cercare di imballare il televisore, il videoregistratore e il computer nella sacca da ginnastica.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   Tese una mano enorme e strinse tutto il brAccio di Harry.
‘Allora, questo tè?’ disse poi stropicciandosi le mani. ‘Badate bene, non direi di no a qualcosa di più forte, se c'è’.
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)


   ‘E che cosa sono Serpeverde e Tassorosso?’
‘Sono dormitori. A Hogwarts ce ne sono quattro. Tutti dicono che quelli di Tassorosso sono un branco di mollAccioni, ma...’
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   Harry arrossì.
‘Ma non devi...’
‘Lo so che non devo. Ecco che cosa farò: ti regalerò un animale.
Non un rospo, i rospi sono passati di moda anni fa, ti riderebbero dietro... e i gatti non mi piAcciono, mi fanno starnutire. Ti prenderò un gufo. Tutti i ragazzini vogliono i gufi, sono assai utili, portano la posta e tutto il resto’.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘Ehm, vediamo’ disse Mr Olivander lanciando a Hagrid un'occhiata penetrante. ‘Allora, Mr Potter, vediamo un po'‘ e tirò fuori dalla tasca un lungo metro a nastro con le tacche d'argento. ‘Qual è il brAccio con cui usa la bacchetta?’
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘Alzi il brAccio. Così’. Misurò il brAccio di Harry dalla spalla?alla punta delle dita, poi dal polso al gomito, dalla spalla a terra,?dal ginocchio all'ascella e poi prese anche la circonferenza della testa. E intanto diceva: ‘Ogni bacchetta costruita da Olivander ha il nucleo fatto di una potente sostanza magica, Mr Potter. Usiamo peli di unicorno, penne della coda della fenice e corde del cuore di draghi. Non esistono due bacchette costruite da Olivander che siano uguali, così come non esistono due unicorni, due draghi o due fenici del tutto identici. E naturalmente, non si ottengono mai risultati altrettanto buoni con la bacchetta di un altro mago’.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   Il treno uscì dalla stazione. Harry avrebbe voluto seguire Hagrid con lo sguardo fin quando non l'avesse perso di vista; si alzò in piedi sul sedile e schiacciò il naso contro il finestrino, ma non fece in tempo a battere le palpebre che Hagrid era sparito.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   Qualcuno bussò alla porta del loro scompartimento: era il ragazzo dal fAccione rotondo che Harry aveva superato al binario nove e tre quarti. Sembrava in lacrime.
‘Scusate’ disse, ‘avete mica visto un rospo?’
Quando loro scossero la testa disse in tono lamentoso: ‘L'ho perso! Continua a scappare!’
‘Vedrai, tornerà’ disse Harry.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   Il topo stava ancora ronfando sulle ginocchia di Ron.
‘Potrebbe essere morto e non ci si farebbe neanche caso’ disse Ron disgustato. ‘Ieri ho cercato di farlo diventare giallo per renderlo un po' più interessante, ma l'incantesimo non ha funzionato. Guarda, ti fAccio vedere...’
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   Il fAccione peloso di Hagrid sorrideva radioso sopra il mare di teste.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   Harry udì il cappello gridare l'ultima parola a tutta la sala. Se lo tolse di testa e si avviò con passo vacillante verso il tavolo dei Grifondoro. Il sollievo di essere stato scelto per quel dormitorio e non per Serpeverde era tale che a malapena si accorse di essere stato salutato dall'applauso più fragoroso. Il prefetto Percy si alzò in piedi e gli strinse vigorosamente la mano, mentre i gemelli Weasley si sgolavano: ‘Potter è dei nostri! Potter è dei nostri!’ Harry si sedette davanti al fantasma con la gorgiera che aveva visto prima. Questo gli batté un colpetto sul brAccio, dandogli l'improvvisa, orribile sensazione di averlo appena immerso in un catino di acqua ghiacciata.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   Ancor peggio di Pix, se possibile, era il custode Argus Gazza. Harry e Ron riuscirono a prenderlo per il verso sbagliato fin dalla prima mattina. Gazza li sorprese mentre cercavano di passare per una porta, che sfortunatamente risultò essere l'entrata al corridoio del terzo piano di cui era vietato l'accesso agli studenti. Non volle credere che si fossero smarriti, convinto com'era che stessero cercando di forzarne l'entrata di proposito, e minacciò di rinchiuderli in prigione, se non fosse stato per il professor Raptor che passava in quel momento e li salvò.
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)


   ‘Come va il brAccio?’ chiese Harry.
‘Bene’ rispose Neville mostrandoglielo. ‘Madama Chips me lo ha aggiustato in meno di un minuto’.
‘Bene. E ora, Neville... dobbiamo andare in un certo posto. Ci vediamo più tardi...’
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   ‘E ora che cosa fAccio?’ strillò.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   ‘Nessuno si muova mentre io lo accompagno in infermeria. Lasciate le scope dove si trovano, o verrete espulsi da Hogwarts prima di avere il tempo di dire "a". Andiamo, caro’.
Neville, con il volto rigato dalle lacrime e reggendosi il polso, si avviò zoppicando insieme a Madama Bumb, che lo cingeva con il brAccio.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   Ma Neville, nervoso e sovreccitato com'era, nel timore di rimanere a terra, si diede la spinta prima ancora che il fischietto avesse sfiorato le labbra di Madama Bumb.
‘Torna indietro, ragazzo!’ gridò lei, ma Neville si stava sollevando in aria come un turAcciolo esploso da una bottiglia... tre metri... sei metri... Harry vide che era terreo in volto mentre guardava il suolo che si allontanava sempre più, vide che gli mancava il fiato, poi lo vide scivolare dal manico, e...
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   ‘Che cosa lo tengono a fare, un mostro come quello, chiuso a chiave in una scuola?’ disse infine Ron. ‘Se mai c'è stato un cane che ha bisogno di fare del moto, è proprio lui’.
Hermione aveva ritrovato il fiato e anche il suo solito caratterAccio.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   Come furono riusciti a farsi largo a spintoni tra una folla di Tassorosso agitatissimi, all'improvviso Harry afferrò il brAccio di Ron.
‘M'è venuto in mente soltanto ora... Hermione!’ ‘Che cosa le è successo?’
‘Non sa del mostro’.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   ‘Ora ti fAccio vedere a che cosa servono i Bolidi’ disse Baston. ‘I Bolidi sono questi due’.
E mostrò a Harry due palle identiche, nere come l'inchiostro e leggermente più piccole della Pluffa rossa. Harry notò che sembravano volersi liberare dalle cinghie che le tenevano ferme nella scatola.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   ‘Tre Cacciatori e un Portiere’ ripeté Harry, ben deciso a ricordare tutto. ‘E giocano con la Pluffa. Va bene, questo l'ho capito. E le altre a che cosa servono?’ chiese indicando le tre palle rimaste nella scatola.
‘Ora te lo fAccio vedere’ disse Baston. ‘Prendi questa’.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   ‘Ehi, Potter, scendi giù!’
Oliver Baston era arrivato portando sotto brAccio una grossa cassetta di legno. Harry atterrò vicino a lui.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   Era una donna molto carina. Aveva capelli rosso scuro e gli occhi... sì, i suoi occhi sono proprio come i miei, pensò Harry facendosi un po' più accosto allo specchio. Occhi verde chiaro... esattamente la stessa forma. Poi però vide che stava piangendo: sorrideva e piangeva al tempo stesso. L'uomo alto, magro e coi capelli scuri che le era accanto la cinse con un brAccio. Aveva una chioma ribelle, di quelle che non stanno mai a posto. Proprio come quella di Harry.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)


   Tornò a guardare nello specchio. Una donna, ritta in piedi proprio dietro alla sua immagine, gli sorrideva e lo salutava con un gesto della mano. Allungò un brAccio dietro di sé, ma non sentì altro che aria. Se ci fosse stata veramente, avrebbe potuto toccarla, tanto le loro immagini erano vicine, e invece tastò soltanto aria: quella donna, e tutte quelle altre persone, esistevano soltanto nello specchio.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Il silenzio fu rotto da un grido lacerante, da far gelare il sangue nelle vene. Proveniva dal libro! Harry si affrettò a richiuderlo, ma il grido continuò ancora: un'unica nota acuta, ininterrotta, assordante. Arretrando, il ragazzo inciampò e urtò la lampada che si spense all'istante. Terrorizzato, udì dei passi lungo il corridoio all'esterno. Ripose nello scaffale il libro urlante e se la diede a gambe. Incrociò Gazza quasi sulla porta. Lo sguardo di quegli occhi pallidi e furenti lo attraversò da parte a parte senza vederlo: Harry sgattaiolò sotto il brAccio alzato del guardiano, e spiccò una corsa furibonda per il corridoio, con le grida del libro che gli risonavano ancora nelle orecchie.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Nella biblioteca era buio pesto e c'era un'atmosfera da brivido. Harry accese una lampada per vedere le file di libri. La lampada sembrava galleggiare a mezz'aria, e anche se Harry sapeva di reggerla lui col brAccio, la sua vista gli faceva venire la pelle d'oca.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   ‘Che cos'è tutto questo chiasso?’
Percy Weasley infilò la testa dentro la stanza con aria di disapprovazione. Si vedeva che anche lui aveva cominciato a scartare i suoi regali, perché, come i fratelli, si era buttato sul brAccio un maglione bitorzoluto, che Fred afferrò subito.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   La sala era davvero uno spettacolo. Dalle pareti pendevano ghirlande d'agrifoglio e di pungitopo, e tutto intorno erano disposti non meno di dodici giganteschi alberi di Natale, alcuni decorati di ghiAccioli scintillanti, altri illuminati da centinaia di candeline.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Malfoy, Tiger e Goyle passarono di corsa accanto all'abete, spargendone gli aghi dappertutto e sfoderando un sorriso compiaciuto.
‘Gliela fAccio vedere io’ disse Ron digrignando i denti contro Malfoy che ormai gli dava le spalle. ‘Uno di questi giorni, gliela fAccio vedere io...’.
‘Li odio tutti e due, Malfoy e Piton’ disse Harry.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   ‘Ci è stato tirato, professor Piton’ disse Hagrid sporgendo il fAccione irsuto da dietro l'albero. ‘Malfoy insultava la sua famiglia’.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   ‘Ehi, Hagrid, serve una mano?’ chiese Ron ficcando la testa tra i rami.
‘Nooo, ce la fAccio da solo, Ron, grazie tante’.
‘Ti spiacerebbe tanto toglierti di mezzo?’ fece dietro di loro la voce strascicata e glaciale di Malfoy. ‘Che cosa c'è, stai cercando di guadagnare qualche spicciolo, Weasley? Forse speri di diventare anche tu guardiacaccia quando te ne andrai da Hogwarts... la capanna di Hagrid deve sembrarti una reggia, in confronto a dove abita la tua famiglia’.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Natale si stava avvicinando. Un mattino di metà dicembre, il castello Hogwarts si svegliò sotto una coltre di neve alta più di un metro. Il lago era diventato una spessa lastra di ghiAccio e i gemelli Weasley erano stati puniti per aver fatto un incantesimo alle palle di neve, che si erano messe a inseguire Raptor dovunque andasse rimbalzando sul dietro del suo turbante. I pochi gufi che riuscivano a fendere il cielo temporalesco per consegnare la posta dovevano poi essere curati da Hagrid prima di poter riprendere il volo.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   ‘Non hai bisogno di dirmi che non sono abbastanza coraggioso per far parte della squadra del Grifondoro: ci ha già pensato Malfoy’ fece Neville con voce strozzata.
Harry si cacciò una mano nella tasca del mantello e ne estrasse una Cioccorana, l'ultimissima della scatola che Hermione gli aveva regalato a Natale. La porse a Neville, che sembrava sull'orlo delle lacrime.
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

   Tutti si rotolarono dalle risate salvo Hermione, che saltò su e gli fece subito un controincantesimo. Le gambe di Neville si sciolsero dagli invisibili lAccioli e lui si mise in piedi tutto tremante.
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

   Quando andarono giù da Hagrid per dirgli tutto, trovarono Thor seduto fuori della porta con la coda bendata. Hagrid parlò loro attraverso la finestra.
‘Non vi fAccio entrare’ spiegò. ‘Norberto è in vena di dispetti... ma io so bene come trattarlo’.
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   ‘Guarda...’ mormorò, tendendo il brAccio per fermare Malfoy.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   Avanzarono nella foresta fitta e buia. Harry, nervoso, non la smetteva di guardarsi indietro. Aveva la sgradevole sensazione che qualcuno li stesse osservando. Era contento che con loro ci fosse Hagrid con la sua balestra. Avevano appena oltrepassato una curva del sentiero, quando Hermione afferrò il brAccio di Hagrid.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   ‘Non c'è malAccio. Senti un po', ho appena fatto la stessa domanda a Conan: hai mica visto qualcosa di strano da queste parti, ultimamente? Pare che in giro c'è un unicorno ferito: tu ne sai niente?’
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   ‘Pronti?’ gridò Ron, pallido ma con aria decisa. ‘Io vado... ma ricordate: non restate in giro a ciondolare, dopo che avrete vinto’. E così dicendo, fece un passo avanti e la regina lo colpì. Gli diede una forte botta in testa con il brAccio di pietra e il ragazzo cadde a terra di schianto. Hermione si lasciò sfuggire un grido, ma rimase ferma sulla sua casella. La regina bianca trascinò Ron da una parte: il ragazzo sembrava proprio K.O.
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

   ‘Non sarà mica veleno?’ fece Harry tutto ansioso. ‘No... ma sembra ghiAccio’.
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

   Fu proprio come se il suo corpo venisse invaso dal ghiAccio. Posò la bottiglia e fece un passo avanti; strinse i pugni, vide le fiamme nere che lambivano il suo corpo, ma non ne avvertì il calore... Per un istante non vide altro che fuoco nero... poi si ritrovò dall'altra parte, nell'ultima stanza.
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

    ‘Quel che voglio più di qualsiasi altra cosa al mondo in questo momento’ pensava, ‘è trovare la Pietra prima di Raptor. Perciò se mi guardo nello specchio, dovrei vedermi nell’atto di trovarla… il che significa che dovrei vedere dove è nascosta! Ma come fAccio a specchiarmi senza che Raptor capisca le mie intenzioni?’ Cercò di spostarsi verso sinistra per trovarsi di fronte allo specchio senza che Raptor lo notasse, ma le corde intorno alle caviglie erano troppo strette: incespicò e cadde. Raptor continuava a ignorarlo e a parlare tra sé e sé.
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    Harry balzò in piedi, afferrò Raptor per un brAccio e lo tenne più stretto che poteva. Raptor gridava e cercava di scrollarselo di dosso. Il dolore alla testa di Harry aumentava: ormai udiva soltanto le terribili strida di Raptor, Voldemort che gridava: «UCCIDILO! UCCIDILO!», e poi altre voci (queste forse esistevano soltanto nella sua testa) che urlavano il suo nome.
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    Sentì il brAccio di Raptor sfuggirgli di mano, capì che tutto era perduto, e sprofondò giù, sempre più giù, in un buio senza fine…
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    Sorrise e si cacciò in bocca un cubetto dal bel colore ambrato. Appena l’ebbe masticata, esclamò: «Povero me! Cerume!»
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    Era uno dei rari casi in cui la storia vera è ancor più strana e appassionante delle voci incontrollate. Harry raccontò loro tutto; gli parlò di Raptor, dello specchio, della Pietra e di Voldemort. Ron e Hermione erano un pubblico ideale; trattenevano il fiato al momento giusto, e quando Harry disse quel che c’era sotto il turbante di Raptor, la ragazza cacciò un urlo.
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «Mi permette di accompagnarla in sala da pranzo, signora Mason?» disse Dudley offrendo il suo brAccione a una donna invisibile.
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    Questo era davvero troppo sia per zia Petunia che per Harry. Lei scoppiò in lacrime e abbracciò il figlio; Harry scoppiò a ridere e si ficcò sotto il tavolo per non farsi vedere.
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    «Basta così!» gridò Harry afferrando l’elfo per un brAccio. «Non puoi dirlo, capisco. Ma perché stai avvertendo proprio me?» Un pensiero improvviso e spiacevole gli attraversò la mente. «Aspetta un po’… è qualcosa che ha a che fare con Vol… scusa… con Tu-Sai-Chi, è vero? Basta che tu faccia di sì o di no con la testa» aggiunse in fretta, perché la testa di Dobby tornò a lanciarsi pericolosamente contro il muro.
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    «Che cosa… diavolo… stai… facendo?» disse zio Vernon digrignando i denti e avvicinando orribilmente il viso a quello di Harry. «Mi hai appena rovinato il finale della barzelletta sul golfista giapponese… Ancora un rumore e ti fAccio pentire di essere nato!»
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    All’inizio sembrò che riuscisse a trovare una buona scusa per quel disastro («È soltanto nostro nipote… un ragazzo molto disturbato… vedere estranei lo mette a disagio, per questo lo abbiamo tenuto di sopra…»). Rispedì i Mason, sconvolti, nella sala da pranzo, promise a Harry che quando gli ospiti fossero andati via lo avrebbe scorticato vivo e gli allungò uno strAccio. Zia Petunia ripescò un gelato dal freezer e Harry, ancora tremante, cominciò a darsi da fare per pulire la cucina.
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    In cucina Harry si aggrappava allo strAccio per farsi forza, mentre zio Vernon avanzava verso di lui con i piccoli occhi porcini accesi di una luce diabolica.
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    Poi, con noncuranza, agitò la bacchetta magica verso i piatti da lavare nel lavandino e quelli cominciarono a pulirsi da soli, con un lieve Acciottolio di sottofondo.
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    «Lasciamoli a sbrogliarsela da soli» bisbigliò Ron a Harry, mentre la signora Weasley si gonfiava come un tacchino. «Vieni, ti fAccio vedere la mia stanza».
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    Harry, Ron e Hermione si avviarono lungo l’Acciottolato della via tortuosa. Le monete d’oro, d’argento e di bronzo tintinnavano allegramente nella borsa di Harry e reclamavano di essere spese. Fu cosi che comprò tre grossi gelati alla fragola e al burro di noccioline che divorarono tutti felici, gironzolando e guardando le vetrine. Ron si fermò estasiato di fronte a una divisa completa dei Cannoni di Chudley esposta da Accessori di Prima Qualità per il Quidditch, finché Hermione non li trascinò a comprare inchiostro e pergamena al negozio accanto. Nella bottega di Scherzi da maghi incontrarono Fred, George e Lee Jordan che facevano rifornimento di Favolosi Fuochi d’Artificio Freddi del dottor Filibuster con Innesco ad Acqua, e in un piccolo negozio di cianfrusaglie, pieno di bacchette magiche rotte, di traballanti bilance d’ottone e di vecchi mantelli tutti impataccati trovarono Percy, immerso nella lettura di un noiosissimo libretto dal titolo: Prefetti che hanno conquistato il potere.
Alla libreria "Il Ghirigoro" (Cap. 4 Harry Potter 2)

    La folla fece largo, bisbigliando tutta eccitata. Allock si tuffò letteralmente in avanti, prese Harry per un brAccio e lo trascinò in prima fila. Il pubblico scoppiò in un applauso. Harry era paonazzo, mentre Allock gli stringeva la mano per essere ripreso dal fotografo, che scattava foto all’impazzata inondando di fumo denso tutti i Weasley.
Alla libreria "Il Ghirigoro" (Cap. 4 Harry Potter 2)

    Quando finalmente lasciò la mano di Harry, il ragazzo non si sentiva più le dita. Cercò di sgattaiolare verso i Weasley, ma Allock gli mise di nuovo un brAccio intorno alle spalle e lo strinse a sé.
Alla libreria "Il Ghirigoro" (Cap. 4 Harry Potter 2)

    Si voltò a guardare l’annosa pianta che ancora agitava minAcciosamente i suoi rami.
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    «Harry, Harry, Harry» ripeté Allock allungando un brAccio e passandoglielo intorno alle spalle. «Io ti capisco. È naturale voler riassaporare una cosa che si è gustata per la prima volta… e io devo rimproverarmi per esserne stato la causa, perché dovevo prevedere che ti avrebbe dato alla testa… Ma vedi, giovanotto, non puoi cominciare a far volare le automobili per cercare di farti notare. Ti devi calmare, d’accordo? Avrai tutto il tempo per farlo quando sarai più grande. Sì, sì, lo so cosa stai pensando! ‘Fa presto a parlare lui che è già un mago famoso in tutto il mondo!’ Ma quando avevo dodici anni non ero proprio nessuno, come te adesso. Anzi, direi che ero ancor meno che nessuno! Voglio dire che qualcuno ha già sentito parlare di te, non è così? Tutte quelle storie a proposito di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato!» Lanciò un’occhiata alla cicatrice a forma di saetta sulla fronte di Harry. «Lo so, lo so che non è piacevole come vincere cinque volte di fila il Premio per il Sorriso-Più-Affascinante indetto dal Settimanale delle Streghe, come è successo a me… ma è comunque un modo per iniziare, Harry, è un modo per iniziare».
Gilderoy Allock (Cap. 6 Harry Potter 2)

    Nel frattempo Ron era alle prese con problemi assai peggiori. Aveva aggiustato alla meglio la sua bacchetta con del nastro adesivo magico preso in prestito, ma sembrava danneggiata irreparabilmente. Di tanto in tanto scoppiettava, lanciava scintille nei momenti più impensati e ogni volta che Ron la usava per trasformare il suo scarafaggio, quello gli spruzzava addosso un puzzolente fumo grigio. E dato che questo gli impediva di vedere quel che faceva, Ron schiacciò inavvertitamente il suo scarafaggio con il gomito, e quindi dovette chiederne un altro. La professoressa McGranitt non fu molto contenta.
Gilderoy Allock (Cap. 6 Harry Potter 2)

    «Ma vai a farti un bagno, Malfoy!» disse Ron arrabbiato. Tiger smise di ridere e cominciò a strofinarsi con aria minAcciosa le nocche grandi come castagne.
Gilderoy Allock (Cap. 6 Harry Potter 2)

    Harry aveva cominciato a spiegarsi, ma fu interrotto da Allock che gli mise un brAccio intorno alle spalle e tuonò con voce gioviale: «Non c’era bisogno di chiederlo! Ci incontriamo un’altra volta, Harry!»
Gilderoy Allock (Cap. 6 Harry Potter 2)

    Un Allock in bianco e nero strattonava un brAccio che Harry riconobbe come suo. Fu con piacere che vide la propria immagine fotografica lottare niente male e rifiutarsi di essere inquadrata. Poi vide Allock rinunciare e cadere, ansimando, contro il bordo bianco della foto.
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    Era una voce, una voce che gelava il sangue, una voce così velenosa da togliere il respiro, una voce gelida come il ghiAccio.
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    Era così tardi che la sala comune dei Grifondoro era quasi deserta. Harry salì dritto filato al dormitorio. Ron non era ancora tornato. Indossò il pigiama, si infilò a letto e rimase in attesa. Mezz’ora più tardi arrivò l’amico, massaggiandosi il brAccio destro e portandosi dietro nella stanza buia una gran puzza di lucidante per l’argento.
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    A differenza dei fantasmi presenti, il folletto Pix era tutto meno che pallido e trasparente. Indossava un cappellino di carta arancione, una cravatta a farfalla che girava come un’elica, e sul fAccione maligno era stampato un largo sorriso.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    I cavalli arrivarono al galoppo al centro della pista da ballo e lì si fermarono, impennandosi e poi ricadendo in avanti. Alla testa della squadra, un fantasma corpulento che teneva sottobrAccio la propria testa barbuta e suonava il corno, balzò a terra, sollevò in aria la testa per avere una visione panoramica della folla (risate generali) e, ricacciandosela poi sul collo, si avviò a gran passi verso Nick.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    Mrs Purr, la gatta del custode, pendeva appesa per la coda dal brAccio della torcia. Era rigida come uno stoccafisso e gli occhi spalancati fissavano il vuoto.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    Silente era giunto sulla scena del delitto, seguito da molti altri insegnanti. Superò velocemente Harry, Ron e Hermione e in un attimo staccò Mrs Purr dal brAccio della torcia dove era appesa.
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    Chiacchierando, i tre ragazzi girarono un angolo e si trovarono proprio all’estremità del corridoio dove era avvenuto il fattAccio. Si fermarono a guardare. La scena era esattamente come l’avevano vista la sera prima, tranne che ora al brAccio della torcia non c’era appeso nessun gatto rigido e stecchito come un baccalà, mentre invece, contro la parete c’era una sedia con su appoggiato il seguente messaggio: ‘La Camera è stata aperta’.
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    «Non… mi… piAcciono… i ragni» rispose nervoso.
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    «Non c’è niente da ridere» disse Ron arrabbiato. «Se proprio volete saperlo, quando avevo tre anni Fred ha trasformato il mio… il mio orsacchiotto in un orrendo ragno grossissimo, perché io gli avevo rotto il suo manico di scopa. Neanche a voi piacerebbero, se quando tenevate in brAccio il vostro orsacchiotto tutt’a un tratto gli fossero spuntate zampe da tutte le parti e…»
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    Tracciò un’enorme firma tutta svolazzi e ghirigori e restituì il biglietto a Hermione.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    Era rimasto fermo un secondo di troppo. Il Bolide alla fine lo aveva colpito al gomito, e Harry sentì l’osso rompersi. Lentamente, stordito dal dolore bruciante, scivolò dal manico di scopa, fradicio di pioggia, e vi rimase aggrappato con un ginocchio mentre il brAccio destro gli ciondolava inerte lungo il fianco. Il Bolide tornò indietro per sferrare un secondo attacco alla faccia di Harry, che lo schivò. Nella sua mente confusa, un’idea fissa: raggiungere Malfoy.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    Con un tonfo e uno spruzzo, cadde sul terreno fangoso e rotolò giù dalla scopa. Il brAccio rotto gli pendeva inerte, formando un angolo innaturale. Inebetito dal dolore, udì fischi e grida, come se venissero da una grande distanza. Si concentrò sul Boccino che teneva stretto in mano.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «Non sa quel che dice» commentò Allock a voce alta ai preoccupati giocatori del Grifondoro radunati attorno a lui. «Niente paura, Harry, adesso ti rimetto a posto il brAccio».
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «No… la prego, no…» disse debolmente Harry. Ma Allock stava già facendo roteare la bacchetta magica e un attimo dopo la puntò sul brAccio del ragazzo.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    Harry avvertì una sensazione sgradevole che partiva dalla spalla e si diffondeva nel brAccio, fino alla punta delle dita. Era come se il brAccio gli si fosse sgonfiato. Non osò guardare quel che era successo. Aveva chiuso gli occhi e girato il viso dall’altra parte, ma i suoi peggiori timori dovevano essersi avverati perché le persone sopra di lui trattennero il fiato e Colin Canon cominciò a scattare foto all’impazzata. Il brAccio non gli doleva più… ma nemmeno dava segno di essere ancora un brAccio.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «Avresti dovuto venire dritto filato da me!» lo redarguì sollevando lo squallido e floscio avanzo di quello che, soltanto mezz’ora prima, era stato un brAccio perfettamente funzionante. «A riaggiustare le ossa ci metto un attimo… ma a farle ricrescere…»
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    Hermione era rimasta ad aspettare dietro alla tenda che era stata tirata intorno al letto di Harry e Ron lo aiutò a infilarsi il pigiama. Ci volle un po’ per cacciare nella manica il brAccio disossato e gommoso.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    Quando si mise a letto, il brAccio gli sbatacchiò di qua e di là, inutilizzabile.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    E Harry rimase solo, senza niente che lo distraesse dal dolore che gli trafiggeva il brAccio inerte.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    Molte ore più tardi, nel cuore della notte, si svegliò all’improvviso ed emise un lieve gemito di dolore: ora il brAccio sembrava come pieno di grosse schegge. Per un attimo pensò fosse stato quello a svegliarlo. Ma poi, con un brivido di orrore, si rese conto che qualcuno, nel buio, gli stava bagnando la fronte con una spugna.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

   Quel sabato mattina Harry si svegliò alla luce del sole invernale che inondava la stanza e con il brAccio riossificato, anche se ancora molto rigido. Si mise a sedere e sbirciò il letto di Colin, che però era stato escluso alla vista dalle lunghe tende dietro cui Harry si era cambiato il giorno prima. Vedendolo sveglio, Madama Chips si avvicinò sollecita con il vassoio della colazione e poi cominciò a piegargli il brAccio e a stirargli le dita.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Harry si vestì più in fretta che poté e si avviò di gran carriera verso la torre dei Grifondoro, ansioso di raccontare a Ron e a Hermione di Colin e di Dobby. Ma non li trovò. Partì alla loro ricerca, chiedendosi dove si fossero cacciati e sentendosi un po’ offeso dal loro disinteresse per la sorte del suo brAccio.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    «Harry!» esclamò. «Ci hai fatto prendere un colpo! Entra… come va il brAccio
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    «E così è stato Dobby a impedirci di salire sul treno e a romperti il brAccio…» Scosse il capo. «Sai una cosa, Harry? Se non la smette di cercare di salvarti la pelle finisce che ti ammazza».
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Ginny Weasley, compagna di banco di Colin alla lezione di Incantesimi, aveva l’aria disperata, e Harry riteneva che Fred e George avessero scelto il modo sbagliato per farla ridere: a turno, si coprivano di pelo o di bolle e poi sbucavano all’improvviso di fronte a lei da dietro le statue. Smisero soltanto quanto Percy, inferocito, li minacciò di scrivere alla madre che Ginny soffriva di incubi notturni.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    «Ma il primo che hanno attaccato è stato Gazza» disse Neville col terrore dipinto sul fAccione rotondo, «e tutti sanno che io sono praticamente un Magonò».
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Harry cercò di non scoppiare a ridere alla vista di Malfoy che si precipitava fuori con la testa che gli ciondolava in avanti sotto il peso di un naso diventato grande come un melone. Mentre metà della classe si accalcava intorno alla cattedra di Piton, chi con un brAccio come una mazza, chi incapace di parlare per le labbra gonfie a dismisura, Harry vide Hermione tornare furtiva nell’aula: sotto gli abiti si intravedeva un grosso bozzo.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    «Se scopro chi ha tirato questo coso» sibilò Piton, «state pur certi che lo fAccio espellere».
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    «Pessima idea, professor Allock» disse Piton muovendosi silenzioso come un grosso e sinistro pipistrello. «Paciock fa guai anche con gli incantesimi più semplici. Vogliamo mandare dritti in infermeria i resti di Finch-Fletchley dentro una scatola di fiammiferi?» Il fAccione di Neville diventò ancor più paonazzo. «Che ne dice di Malfoy e Potter?» suggerì Piton con un sorriso che era piuttosto un ghigno.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    «Lo so» disse Harry. «Voglio dire che è solo la seconda volta che lo fAccio. Una volta mi è capitato per caso di aizzare un boa constrictor contro mio cugino Dudley, allo zoo — è una lunga storia —, ma lui mi aveva detto che non aveva mai visto il Brasile e io, senza volerlo, l’ho liberato. È accaduto prima di sapere che ero un mago…»
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    «Io parlavo un’altra lingua? Ma… non me ne sono accorto… Come fAccio a parlare una lingua senza sapere di conoscerla?»
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    «Colto sul fatto!» gridò con il viso bianco come uno strAccio lavato e puntando il dito contro Harry con gesto drammatico.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Allora non era solo! Su un trespolo d’oro, dietro alla porta, stava appollaiato un uccello dall’aria decrepita, che assomigliava terribilmente a un tacchino spennacchiato. Harry lo fissò e quello gli restituì un’occhiata minAcciosa, continuando a fare il suo verso gutturale. Harry pensò che aveva un’aria molto malandata. Il suo sguardo era opaco, e mentre Harry lo fissava gli caddero un paio di penne dalla coda.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    La Sala Grande era uno splendore. Non solo era addobbata con una dozzina di alberi di Natale coperti di ghiAccio e con grossi festoni di agrifoglio e di vischio che andavano da una parte all’altra del soffitto, ma dall’alto fioccava anche neve magica, calda e asciutta. Silente diresse il canto corale di alcune delle sue carole preferite, mentre Hagrid, man mano che tracannava grog, batteva il tempo sempre più freneticamente. Percy non s’era accorto che Fred aveva fatto un incantesimo al suo cartellino di Prefetto, su cui ora si leggeva ‘Perfetto’, e continuava a chiedere che avessero tanto da ridere. Dalla tavola dei Serpeverde, Draco Malfoy, con voce stentorea, faceva commenti maligni sul maglione nuovo di Harry, ma lui lo ignorava. Con un po’ di fortuna, di lì a poche ore lo avrebbe sistemato a dovere.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    Così com’era iniziato, tutto cessò di colpo. Harry si stese faccia a terra sul freddo pavimento di pietra, ascoltando il cupo gorgogliare di Mirtilla. Si tolse le scarpe con difficoltà e si alzò in piedi. Dunque, ecco come ci si sentiva nei panni di Goyle. Con la grossa mano tremante si tolse i calzoni che gli arrivavano due palmi sopra le caviglie, si infilò quelli nuovi e si allacciò le scarpe di Goyle, che sembravano due barche. Fece per togliersi i capelli dagli occhi, ma sentì soltanto peli ispidi e corti che gli crescevano lungo la bassa attaccatura della fronte. Poi si rese conto che gli occhiali gli davano fastidio, perché ovviamente Goyle non ne aveva bisogno. Se li tolse e chiese: «Tutto bene, voi due?» con la voce bassa e gracchiante di Goyle.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    Harry e Ron guardarono sotto il lavandino, nella direzione indicata da Mirtilla. Per terra c’era un libriccino. Aveva una copertina nera molto malandata e, come tutto il resto nel gabinetto, era fradicio. Harry si avvicinò e lo raccolse, ma Ron allungò un brAccio per trattenerlo.
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    «Ho un messaggio musicale da consegnare a Harry Potter in persona» disse pizzicando l’arpa con fare stranamente minAccioso.
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    Ma il mago non alzò lo sguardo. Continuò a leggere, aggrottando leggermente la fronte. Harry si avvicinò alla scrivania e balbettò: «Ehm… che fAccio, me ne vado?»
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    «Niente… niente…» balbettò Hagrid. «Stavo aspettando… non fa niente… Sedetevi… Vi fAccio un tè…»
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    Lo straniero era un uomo basso, corpulento, aveva capelli grigi tutti arruffati e un’espressione ansiosa. Indossava una strana accozzaglia di indumenti: un abito gessato, una cravatta scarlatta, un soprabito nero e stivali a punta color viola. Sotto brAccio portava una bombetta verde.
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    «Che Hagrid non ha mai aperto la Camera dei Segreti» disse Harry buttandogli addosso il mantello e tirandolo per un brAccio per farlo camminare. «Che era innocente».
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Tutt’a un tratto, Ron afferrò Harry per un brAccio.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    Harry depose Ginny a terra, incapace di tenerla in brAccio più a lungo.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    «Non hai ancora capito, Harry Potter?» chiese Riddle con dolcezza. «È stata Ginny Weasley ad aprire la Camera dei Segreti. È stata lei a strangolare i galli e a scrivere messaggi minAcciosi sulle pareti. Lei ad aizzare il Serpente di Serpeverde contro quattro mezzosangue oltre che contro la gatta di Gazza».
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    «E quello…» proseguì Riddle senza neanche degnare di uno sguardo lo strAccio che Fanny aveva lasciato cadere, «quello è il vecchio Cappello Parlante».
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Proprio sopra di lui si udì un sibilo lacerante, poi Harry fu colpito da qualcosa di molto pesante che lo schiacciò contro la parete. Aspettò di sentire le zanne del serpente affondargli nella carne, ma il sibilo si fece sempre più furibondo e qualcosa si dibatté violentemente fra le colonne.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Il Basilisco gli aveva fatto volare tra le braccia il Cappello Parlante. Harry lo afferrò. Era tutto quel che gli rimaneva, l’unica e ultima possibilità. Se lo cacciò in testa e poi si buttò a terra, dove rimase steso, mentre la coda del Basilisco continuava a infierire su di lui.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Mentre il sangue caldo gli inzuppava le braccia, avvertì un dolore lancinante proprio sopra al gomito. Una lunga zanna velenosa si stava conficcando sempre più a fondo nel suo brAccio e si spezzò dentro, quando il Basilisco si rovesciò sul fianco e ricadde a terra con uno spasimo.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Harry si afflosciò lungo la parete e cadde. Afferrò la zanna che gli spargeva il veleno nel corpo e se la strappò dal brAccio. Ma era tardi, lo sapeva. Lento, ma inesorabile, un dolore incandescente si irradiava dalla ferita. Mentre lasciava cadere il frammento di zanna e guardava il suo stesso sangue inzuppargli i vestiti, gli si annebbiò la vista. La stanza si dissolse in un turbinio di colori opachi.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Ma stava morendo davvero? Anziché dissolversi, la Camera sembrava rimettersi a fuoco. Harry scosse lievemente il capo e sentì che Fanny gli teneva ancora la testa poggiata sul brAccio. Una macchia perlacea formata dalle sue lacrime luccicava intorno alla ferita… solo che la ferita non c’era più.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    «Le lacrime della fenice» disse Riddle piano, fissando il brAccio di Harry. «Ma certo… poteri taumaturgici… avevo dimenticato…»
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    «Ginny!» Ron allungò un brAccio attraverso il varco per aiutarla a passare per prima. «Sei viva! Non riesco a crederci! Cos’è successo?»
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Sulla soglia c’era Lucius Malfoy con la faccia contorta dalla rabbia. E rannicchiato sotto il suo brAccio, tutto avvolto in bende, c’era Dobby.
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

    «Come fAccio a sapere in che modo è finito in mano a quella stupidella?» chiese.
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

    Si udì uno scoppio fragoroso e Malfoy si ritrovò scaraventato all’indietro. Precipitò per le scale, ruzzolando tre gradini alla volta e atterrando come un ammasso informe sul pianerottolo. Si rialzò, livido in volto, e tirò fuori la bacchetta magica, ma Dobby alzò un lungo dito minAccioso.
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

   Sono in vacanza in Francia al momento e non sapevo come fare a spedirti questo pacco: e se per caso lo aprivano alla frontiera? Ma poi è spuntata Edvige! Credo che volesse essere sicura che tu ricevessi qualcosa per il tuo compleanno, tanto per cambiare. Ti ho comprato questo regalo via gufo, c'era la pubblicità sulla Gazzetta del Profeta (me la fAccio recapitare qui, è bello tenersi aggiornati sulle novità del mondo della magia). Hai visto la foto di Ron e della sua famiglia una settimana fa? Scommetto che sta imparando un sacco di cose, sono davvero invidiosa: i maghi dell'antico Egitto erano affascinanti.
Posta via gufo (Cap. 1 Harry Potter 3)

   Harry guardò la foto animata, e un gran sorriso gli si allargò in volto quando vide tutti i nove Weasley che lo salutavano agitando freneticamente un brAccio, in piedi davanti a un'alta piramide. La piccola e rotondetta signora Weasley, l'alto signor Weasley, sempre più stempiato, sei figli e una figlia, tutti quanti (anche se dall'immagine in bianco e nero non si vedeva) forniti di capelli rosso fiamma. Proprio al centro della foto c'era Ron, alto e dinoccolato, con il topo Crosta sulla spalla e il brAccio attorno alle spalle della sorellina Ginny.
Posta via gufo (Cap. 1 Harry Potter 3)

   «Marge rimarrà da noi per una settimana» sibilò zio Vernon, «e visto che siamo in argomento, sarà il caso di chiarire qualche cosetta prima che io vada a prenderla» aggiunse, puntando un grasso dito minAccioso verso Harry.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   «Terzo» riprese zio Vernon, gli occhietti malvagi ridotti a fessure nel fAccione violaceo, «abbiamo detto a Marge che frequenti il Centro di Massima Sicurezza San Bruto per Giovani Criminali Irrecuperabili».
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   «Esatto» disse Harry, fissando tranquillamente il fAccione paonazzo di zio Vernon. «È lungo da ricordare. E dovrò sembrare credibile, vero? E se per sbaglio mi lascio scappare qualcosa?»
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   Sulla soglia c'era zia Marge. Somigliava molto a zio Vernon: larga, bene in carne e paonazza, aveva perfino i baffi, anche se non cespugliosi come quelli dello zio. In una mano reggeva un'enorme valigia, e infilato sotto l'altro brAccio c'era un vecchio bulldog dal pessimo carattere.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   Dudley caracollò avanti, i capelli biondi incollati piatti sul testone, il cravattino appena visibile sotto molteplici strati di doppio mento. Zia Marge scagliò la valigia nello stomaco di Harry, mozzandogli il respiro, sollevò da terra Dudley, lo strizzò forte con il brAccio libero e gli stampò un grosso bacio sulla guancia.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   Harry sapeva benissimo che Dudley tollerava gli abbracci di zia Marge solo perché veniva ben ricompensato, ed era certo che, una volta sciolto l'abbrAccio, Dudley avesse una crocchiante banconota da venti sterline ben stretta nel pugno ciccione.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   «Ottimo» disse zia Marge. «Io non la capisco, questa mania di non darle alla gente che se lo merita. È da smidollati, da mollAccioni. Una bella battuta è quello che ci vuole in novanta casi su cento. E te, ti picchiano spesso?»
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   In quel momento, il bicchiere esplose in mano a zia Marge. Frammenti di vetro volarono in tutte le direzioni e zia Marge prese a sputacchiare e a strizzare gli occhi, il fAccione rosso grondante di vino.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   Zia Marge aveva già bevuto parecchio. Il suo fAccione era molto rosso.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   «Aah» disse zia Marge schioccando le labbra, e posò il bicchiere vuoto. «Che mangiata, Petunia. Di solito la sera mi fAccio due cosette veloci, con dodici cani a cui badare...» Ruttò sonoramente e si batté il grosso stomaco ricoperto di tweed. «Scusate. Ma mi piace vedere un ragazzo sano» riprese, strizzando l'occhio a Dudley. «Diventerai un bell'omone, Dudders, proprio come tuo padre. Sì, ancora un po' di brandy, Vernon... Ma quello lì...»
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   Ma zia Marge all'improvviso tacque. Per un attimo, fu come se le mancassero le parole. Sembrava gonfia di una rabbia inesprimibile, una rabbia che continuava a premere, a premere da dentro. Il suo fAccione rosso cominciò ad allargarsi, i suoi occhietti presero a sporgere e la sua bocca si stirò a tal punto da impedirle di parlare. Un attimo dopo, parecchi bottoni saltarono dalla giacca di tweed e rimbalzarono sulle pareti. Si stava gonfiando come un pallone mostruoso, con lo stomaco che esplodeva dalla gonna di tweed e le dita simili a salsicce.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   E un attimo dopo era fuori, lungo la strada buia e tranquilla, trascinando il baule, con la gabbia di Edvige sottobrAccio.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   Si chinò di nuovo sul baule, ma si rialzò quasi immediatamente e strinse più forte la bacchetta. Lo avvertiva, più che sentirlo con le orecchie: c'era qualcuno o qualcosa lì nello stretto passaggio tra il garage e la stAccionata alle sue spalle. Harry cercò di strizzare gli occhi per vedere meglio. Se solo la cosa si fosse mossa, avrebbe scoperto se si trattava di un gatto randagio o di qualcos'altro.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   Harry fece un passo indietro, inciampò nel baule e cadde. La bacchetta gli sfuggì di mano mentre Harry allungava un brAccio per attutire la caduta. Il ragazzo atterrò bruscamente nel canaletto di scolo...
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   «Non l'ho fatto apposta» rispose Harry seccato. Aveva i jeans strappati al ginocchio, e la mano che aveva gettato indietro per frenare la caduta sanguinava. All'improvviso gli venne in mente perché era caduto, e si voltò rapido a guardare il passaggio tra il garage e la stAccionata. I fari del Nottetempo lo inondavano di luce, ed era vuoto.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   «... hanno beccato tutti quelli che stavano con TuSaiChi, vero, Ern? Molti hanno capito che era finita, senza più TuSaiChi, e si sono calmati. Ma Sirius Black no. Dicono che credeva di essere il brAccio destro di TuSaiChi. Comunque, hanno circondato Black in una via piena di Babbani; lui ha tirato fuori la bacchetta e ha fatto saltare tutta la via, e così ci ha rimesso la pelle un mago più una dozzina di Babbani che passavano di lì. Ti rendi conto? E lo sai che cos'ha fatto dopo, Black?» continuò Stan in un sussurro.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   Ern schiacciò il freno e il Nottetempo si arrestò davanti a un piccolo pub dall'aria squallida, il Paiolo magico, dietro il quale c'era l'ingresso segreto a Diagon Alley.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   Harry ci mise diversi giorni ad abituarsi alla nuova, strana libertà. Prima di allora non aveva mai potuto alzarsi quando voleva o mangiare quello che gli andava. Poteva perfino andare dove gli pareva, purché rimanesse a Diagon Alley; e dal momento che sulla lunga via Acciottolata si affacciavano uno accanto all'altro i negozi di magia più affascinanti del mondo, Harry non provò il desiderio di mancare alla parola data a Caramell e di addentrarsi nel mondo Babbano.
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   non permetterò a nessuno dei ragazzi di uscire da solo finché quello non torna al sicuro ad Azkaban»). Harry non doveva più fare i compiti sotto le coperte alla luce della torcia; ora poteva sedersi alla luce del sole, fuori dalla Gelateria Florian di Florian FortebrAccio, a finire i compiti, e a volte gli dava una mano Florian FortebrAccio in persona, che, oltre a sapere un sacco di cose sui roghi di streghe nel Medioevo, gli serviva un gelato gratis ogni mezz'ora.
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   «È la scopa più veloce del mondo, vero, papà?» strillò un ragazzino più piccolo di Harry, strattonando il brAccio del padre.
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   Dieci minuti più tardi Harry uscì dal Ghirigoro con i libri nuovi sotto il brAccio e fece ritorno al Paiolo magico. Camminava come in trance e urtò parecchie persone.
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   Erano lì tutti e due, seduti a un tavolino della gelateria di Florian FortebrAccio. Ron era incredibilmente lentigginoso, Hermione molto abbronzata, e tutti e due lo salutavano freneticamente con la mano.
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   «A Silente le guardie di Azkaban non piAcciono» disse il signor Weasley. «E nemmeno a me, se è per quello... ma quando si ha a che fare con un mago come Black, a volte bisogna allearsi con forze da cui sarebbe meglio tenersi lontano».
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   Harry rimase disteso ad ascoltare le grida soffocate nella camera accanto e a chiedersi perché si sentisse così poco spaventato. Sirius Black aveva ucciso tredici persone con un solo incantesimo; i Weasley erano convinti che Harry sarebbe stato preso dal panico se avesse saputo la verità. Ma Harry era d'accordo con la signora Weasley, il posto più sicuro del mondo era quello dove si trovava Albus Silente; non dicevano tutti che Silente era l'unica persona di cui Voldemort avesse mai avuto paura? Di sicuro Black, il brAccio destro di Voldemort, lo temeva allo stesso modo.
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   La signora Weasley baciò tutti i suoi figli, poi Hermione e alla fine Harry, che fu un po' imbarazzato ma anche contento quando la mamma di Ron lo strinse in un abbrAccio supplementare.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   Ginny, che era rannicchiata nel suo angolino con l'aria sconvolta quasi quanto Harry, ruppe in un piccolo singhiozzo; Hermione le si avvicinò e le mise un brAccio attorno alle spalle.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   Mentre la carrozza attraversava una maestosa cancellata in ferro battuto, affiancata da colonne di pietra sormontate da cinghiali alati, Harry vide altri due Dissennatori torreggianti e incappucciati che facevano la guardia ai lati dell'ingresso. Un'ondata di freddo malessere minacciò di assalirlo di nuovo; appoggiò la schiena al sedile bitorzoluto e chiuse gli occhi finché non furono passati. La carrozza prese velocità sul lungo viale che saliva al castello; Hermione si sporse dal finestrino a guardare le torri e i torrioni avvicinarsi. Infine, la carrozza si fermò, e Ron e Hermione scesero.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   mano sinistra, poi rovesciate la tazza sul piattino, aspettate che il tè rimasto coli via e passate la vostra tazza al compagno per la lettura. Interpreterete i disegni consultando le pagine 5 e 6 di Svelare il Futuro. Io girerò fra di voi e vi darò una mano. Oh, caro» esclamò afferrando per il brAccio Neville, che si stava alzando, «dopo che avrai rotto la prima tazza, vorresti essere così gentile da prenderne una di quelle con il disegno blu? Sono piuttosto affezionata a quelle rosa».
Artigli e foglie di tè (Cap. 6 Harry Potter 3)

   «La Divinazione è uno dei settori più imprecisi della magia. Non vi nasconderò che fAccio fatica a tollerarla. I veri Veggenti sono molto rari, e la professoressa Cooman...»
Artigli e foglie di tè (Cap. 6 Harry Potter 3)

   «Tutti attorno alla stAccionata, qui!» gridò Hagrid. «Ecco... mettetevi così che vedete bene... adesso per prima cosa aprite i libri...»
Artigli e foglie di tè (Cap. 6 Harry Potter 3)

   «Fermi qui, adesso!» ruggì, agitando le catene e spingendo le creature verso lo steccato dove i ragazzi erano in attesa. Tutti fecero un passo indietro mentre Hagrid li raggiungeva e legava le creature alla stAccionata.
Artigli e foglie di tè (Cap. 6 Harry Potter 3)

   Nessuno sembrava desideroso di farlo. Harry, Ron e Hermione, comunque, si avvicinarono cautamente alla stAccionata.
Artigli e foglie di tè (Cap. 6 Harry Potter 3)

   Harry le ignorò. Si arrampicò sulla stAccionata.
Artigli e foglie di tè (Cap. 6 Harry Potter 3)

   Incoraggiati dal successo di Harry, gli altri ragazzi si arrampicarono cautamente sulla stAccionata. Hagrid slegò gli Ippogrifi uno a uno, e ben presto tutti furono impegnati in una serie di nervosi inchini. Neville si ritrasse dal suo Ippogrifo, che sembrava non avere nessuna intenzione di inchinarsi. Ron e Hermione fecero qualche prova con quello color castagna, mentre Harry li guardava.
Artigli e foglie di tè (Cap. 6 Harry Potter 3)

   Fu un attimo, un lampo di artigli d'acciaio. Malfoy cacciò uno strillo acuto. Hagrid infilò di nuovo il collare a Fierobecco e si chinò rapido sul ragazzo, che giaceva rannicchiato sull'erba, col sangue che sgorgava a fiotti inzuppandogli i vestiti.
Artigli e foglie di tè (Cap. 6 Harry Potter 3)

   Hermione corse ad aprire il cancello mentre Hagrid sollevava Malfoy senza sforzo. Mentre passavano, Harry vide che Malfoy aveva una lunga, profonda ferita al brAccio: il sangue colava macchiando l'erba. Hagrid corse su per la collina, verso il castello, con il ragazzo fra le braccia.
Artigli e foglie di tè (Cap. 6 Harry Potter 3)

   «È tutta colpa di Malfoy!» ribatté Dean Thomas. Tiger e Goyle gli mostrarono i pugni con aria minAcciosa.
Artigli e foglie di tè (Cap. 6 Harry Potter 3)

   Dagli angoli dei lucidi occhi neri di Hagrid caddero calde lacrime. L'omone afferrò Harry e Ron e li stritolò in un abbrAccio da frattura.
Artigli e foglie di tè (Cap. 6 Harry Potter 3)

   Si avvicinò a Harry, lo afferrò per un brAccio e lo spinse verso la porta.
Artigli e foglie di tè (Cap. 6 Harry Potter 3)

   Malfoy non si ripresentò a lezione fino a martedì mattina tardi, quando i Serpeverde e i Grifondoro erano a metà della doppia ora di Pozioni. Entrò spavaldo nel sotterraneo, il brAccio destro bendato e appeso al collo, con l'aria baldanzosa, almeno secondo Harry, di uno che è eroicamente sopravvissuto a una tremenda battaglia.
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   «Signore» disse Malfoy, «signore, ho bisogno che qualcuno mi aiuti a tagliare queste radici di margherita, perché ho il brAccio...»
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   «Il tuo brAccio sta benissimo» sibilò a Malfoy.
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   «...ha protestato con il Consiglio della Scuola. E con il Ministero della Magia. Mio padre è un uomo molto influente, sapete. E una ferita permanente come questa...» disse sospirando, «...chissà se il mio brAccio tornerà mai come prima?»
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   Sollevò il brAccio, disse «Waddiwasi!» e puntò la bacchetta verso Pix.
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   «Precisamente» disse il professor Lupin, e Hermione abbassò il brAccio, un po' delusa. «È sempre meglio avere compagnia quando si ha a che fare con un Molliccio. Così lo si confonde. Che cosa diventerà, un cadavere senza testa o una lumaca carnivora? Una volta ho visto un Molliccio commettere l'errore di cercare di spaventare due persone contemporaneamente. Alla fine si è trasformato in mezza lumaca. Nemmeno lontanamente spaventoso.
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   Un getto di scintille sprizzò dalla punta della bacchetta di Lupin e colpì la maniglia. L'armadio si spalancò. Ne uscì il professor Piton, arcigno e minAccioso, gli occhi che lampeggiavano, puntati su Neville.
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   Qualcuno urlò. Un ragno gigante, alto due metri e coperto di peli, avanzava verso Ron, agitando le tenaglie, minAccioso. Per un attimo, Harry pensò che Ron fosse come paralizzato. E poi...
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   Il peggiore di tutti era Pozioni. Piton in quel periodo era particolarmente vendicativo, e nessuno aveva dubbi sul perché. La storia del Mollìccio che aveva assunto le sue sembianze, e di come Neville gli aveva fatto indossare gli abiti di sua nonna, si era propagata per tutta la scuola alla velocità del fulmine. Piton non la trovò affatto divertente. I suoi occhi lampeggiavano minAcciosi solo a sentir nominare il professor Lupin, e strapazzava Neville più che mai.
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   Lavanda Brown era in singhiozzi. Calì le teneva un brAccio attorno alle spalle e spiegava qualcosa a Seamus Finnigan e a Dean Thomas, entrambi molto seri.
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   Calì strinse più forte il brAccio attorno alle spalle dell'amica.
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   «No» mentì lui. Bevve un sorso di tè, osservando l'Avvincino che brandiva un pugno minAccioso contro di lui. «Sì» disse all'improvviso, posando la tazza sulla scrivania di Lupin. «Si ricorda il giorno che abbiamo sfidato il Molliccio?»
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   «Oh, cielo...» Hermione afferrò Harry per un brAccio.
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   «Oh, sì, Capodirettore, signore» disse Pix con l'aria di uno che culla una bomba. «Sa, si è arrabbiato moltissimo quando lei non l'ha lasciato entrare». Pix fece una capriola e rivolse un ghigno a Silente di sotto in su, con la testa che spuntava tra le gambe. «Che caratterAccio, quel Sirius Black».
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   «La scusa di Flitt è che il loro Cercatore ha il brAccio ancora fuori uso» spiegò Baston, digrignando i denti furioso. «Ma è chiaro il perché. Non vogliono giocare con questo tempo. Credono di avere meno possibilità...»
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   «Il brAccio di Malfoy non ha niente che non va!» esclamò Harry rabbioso. «Fa finta!»
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   «Ah, se solo il mio brAccio stesse un po' meglio!» sospirava, mentre la tempesta scuoteva le finestre.
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   «È il miglior insegnante di Difesa contro le Arti Oscure che abbiamo mai avuto» disse Dean Thomas coraggiosamente, accompagnato dal mormorio di approvazione della classe. Piton parve più minAccioso che mai.
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   Il fragore della tempesta sembrava più forte dalla sala comune. Harry sapeva che la partita non sarebbe stata cancellata; gli incontri di Quidditch non venivano annullati per sciocchezze come i temporali. Comunque cominciava a preoccuparsi. Baston gli aveva indicato Cedric Diggory in corridoio; Diggory era uno del quinto anno, molto più robusto di Harry. Di solito i Cercatori erano leggeri e veloci, ma il peso di Diggory sarebbe stato un vantaggio con quel tempAccio, perché era meno probabile che finisse spazzato via.
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   «Non ce la fAccio con questi» disse Harry esasperato, sventolando gli occhiali.
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   «E cosa me ne fAccio di una vecchia pergamena?» chiese Harry.
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   «Uno sciroppo di ciliegia con seltz, ghiAccio e ombrellino...»
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   «Rosmerta, cara, a me non piAcciono più che a te» disse Caramell imbarazzato. «Una precauzione necessaria... spiacevole, ma insomma... ne ho appena incontrati alcuni. Sono furiosi con Silente... non gli lascia metter piede nel territorio del castello».
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   «Lo sa che fAccio ancora fatica a crederci?» disse Madama Rosmerta pensierosa. «Di tutti quelli che passano al Lato Oscuro, Sirius Black era l'ultimo che mi sarei immaginata... voglio dire, me lo ricordo da ragazzo a Hogwarts. Se lei mi avesse detto allora che cosa sarebbe diventato, avrei pensato che forse aveva bevuto troppo idromele».
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   Harry sparati in tutte le direzioni. Ecco sua madre, splendente di felicità, che lo teneva sottobrAccio. E li vicino... doveva essere lui. Il loro testimone... Harry non ci aveva mai pensato prima.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «Dovrai costruirti una difesa convincente, Hagrid» disse Hermione, sedendosi e passando una mano sull'enorme avambrAccio dell'amico. «Sono certa che puoi dimostrare che Fierobecco è un animale tranquillo».
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «Io non sono più io ultimamente» disse Hagrid, accarezzando Thor con una mano e asciugandosi la faccia con l'altra. «Sono preoccupato per Fierobecco, e le mie lezioni non piAcciono a nessuno...»
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «A noi piAcciono!» mentì prontamente Hermione.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   Hermione era appena entrata. Era in vestaglia e portava in brAccio Grattastinchi, che aveva l'aria molto imbronciata e un festone argentato legato al collo.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   La professoressa Cooman si comportò quasi normalmente fino alla fine del pranzo di Natale, due ore più tardi. Pieni da scoppiare di cibo squisito, indossando ancora i cappelli spuntati dai cracker, Harry e Ron furono i primi ad alzarsi da tavola, e l'insegnante cacciò uno strillo.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «Un altro Molliccio» rispose Lupin, togliendosi il mantello. «È da martedì che setAccio il castello, e per fortuna l'ho trovato nascosto nello schedario di Mastro Gazza. È la cosa più simile a un Dissennatore che abbiamo. Appena ti vedrà, il Molliccio si trasformerà in un Dissennatore, quindi potremo esercitarci con lui. Quando non lo usiamo posso tenerlo nel mio ufficio, sotto la scrivania c'è un armadietto che gli piacerà».
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   «Peccato che non ti possa spuntare un brAccio in più, Malfoy» rispose Harry. «Così forse ce la faresti a prendere il Boccino».
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   «Sì!» strillò Ron, alzando il brAccio di Harry. «Sì! Sì!»
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   Hermione scoppiò in lacrime. Prima che Harry potesse dire o fare qualcosa, si infilò il libro sottobrAccio e tra i singhiozzi corse verso la scala che portava al dormitorio delle ragazze.
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   Il giorno dopo riconobbero ovunque i segni di una sorveglianza più stretta. Il professor Vitious stava insegnando alle porte principali a riconoscere Sirius Black da una grossa foto; Gazza andava su e giù per i corridoi a inchiodare assi dappertutto, dalle minuscole crepe nelle pareti alle tane di topo. Sir Cadogan era stato licenziato. Il suo ritratto era stato riportato su al solitario pianerottolo del settimo piano, e la Signora Grassa era tornata. Era stata restaurata da mani esperte, ma era ancora molto nervosa, e aveva accettato di tornare al lavoro solo con la garanzia di una protezione speciale. Un gruppo di scontrosi troll guardiani era stato reclutato per sorvegliarla. Marciavano per il corridoio in un drappello minAccioso, parlando a grugniti e confrontando la misura delle loro mazze.
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   Neville era nella disgrazia più totale. La professoressa McGranitt era così arrabbiata con lui che gli aveva interdetto qualunque futura gita a Hogsmeade, lo aveva punito e aveva proibito a tutti di dirgli la parola d'ordine per entrare nella Torre. Il povero Neville era costretto ad aspettare tutte le sere fuori dalla sala comune che qualcuno lo facesse entrare, mentre i troll della sorveglianza lo fissavano minAcciosi. Nessuna di queste punizioni, comunque, uguagliava quella che sua nonna aveva in serbo per lui. Due giorni dopo l'incursione di Black, spedì a Neville la cosa peggiore che uno studente di Hogwarts potesse ricevere per colazione: una Strillettera.
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   Hermione aprì la bocca per ribattere, ma Grattastinchi le balzò in grembo soffiando dolcemente. Hermione lanciò uno sguardo spaventato a Ron, prese in brAccio Grattastinchi e corse via verso il dormitorio delle ragazze.
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   Harry corse al terzo piano e mentre saliva estrasse la Mappa del Malandrino. Si accovacciò dietro la strega orba e stese la cartina. Un puntino avanzava nella sua direzione. Harry strizzò gli occhi per metterlo a fuoco. La scritta minuscola accanto al puntino recitava 'Neville Paciock'.
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   «Anche i fantasmi di Hogwarts la evitano» disse Ron, mentre si arrampicavano sulla stAccionata per guardare meglio. «Ho chiesto a NickQuasiSenzaTesta... dice che sa che ci vivono dei tipi poco raccomandabili. Nessuno può entrare; Fred e George ci hanno provato, naturalmente, ma tutti gli ingressi sono chiusi con i sigilli...»
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   «...dovrei ricevere un gufo da mio padre a momenti» disse Malfoy. «È andato all'udienza per raccontare del mio brAccio... che non ho potuto muoverlo per tre mesi...»
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   Ron scoppiò a ridere così fragorosamente che dovette aggrapparsi alla stAccionata per non cadere. Malfoy, Tiger e Goyle girarono stupidamente su se stessi, guardandosi intorno furenti, mentre Malfoy cercava di ripulirsi i capelli.
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   Di ritorno a Mielandia, giù per i gradini della cantina, sotto il pavimento di pietra, attraverso la botola... Harry si sfilò il Mantello, se lo ficcò sottobrAccio e corse, corse lungo il passaggio segreto... Malfoy sarebbe arrivato prima... quanto ci avrebbe messo a trovare un insegnante? Ansimando, il fianco trafitto da un dolore acuto, Harry non rallentò finché non raggiunse lo scivolo di pietra. Doveva lasciare lì il Mantello, che lo avrebbe tradito se Malfoy aveva fatto la spiata a un insegnante. Lo nascose in un angolo buio, poi prese a salire, più veloce che poteva, le mani sudate che sdrucciolavano sui lati dello scivolo. Raggiunse l'interno della gobba della strega, la colpì con la bacchetta e si issò fuori; la gobba si chiuse, e proprio mentre Harry balzava fuori da dietro la statua, sentì dei passi rapidi avvicinarsi.
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   Harry c'era già stato solo una volta, e anche in quell'occasione si trovava in guai seri. Da allora Piton aveva aggiunto altre cose viscide e schifose alla sua collezione di barattoli schierati sugli scaffali dietro la sua scrivania, scintillanti alla luce del fuoco: un valido contributo all'atmosfera minAcciosa.
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   «Malfoy non ha le allucinazioni» sibilò Piton, e si chinò verso Harry posando le mani sui brAccioli della sedia, finché il suo viso non fu vicinissimo a quello del ragazzo. «Se la tua testa era a Hogsmeade, vuol dire che c'era anche il resto».
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   «Il signor Codaliscia augura buona giornata al professor Piton, e gli dà un consiglio: lavati i capelli, sporcAccione».
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   Ma era davvero solo Grattastinchi? Harry socchiuse gli occhi e schiacciò il naso contro il vetro. A quanto pareva, Grattastinchi si era fermato. Harry era certo che qualcos'altro si stesse muovendo all'ombra degli alberi.
La finale di Quidditch (Cap. 15 Harry Potter 3)

   Harry si gettò in avanti, staccò entrambe le mani dalla scopa... allontanò con un colpo secco il brAccio di Malfoy e...
La finale di Quidditch (Cap. 15 Harry Potter 3)

   Poi Baston sfrecciò verso Harry, accecato dalle lacrime; gli saltò al collo e scoppiò in un pianto irrefrenabile sulla sua spalla. Harry sentì due colpi secchi sulle spalle, il saluto di Fred e George; poi le voci di Angelina, Alicia e Katie: «Abbiamo vinto la Coppa! Abbiamo vinto la Coppa!» Aggrovigliata in un enorme abbrAccio collettivo, la squadra di Grifondoro scese
La finale di Quidditch (Cap. 15 Harry Potter 3)

   Poi a mezzanotte fu la volta di Astronomia, sulla torre più alta; il mercoledì mattina toccò a Storia della Magia, e Harry nel suo tema scrisse tutto quello che Florian FortebrAccio gli aveva raccontato sulla caccia alle streghe nel Medioevo, desiderando ardentemente uno dei gelati alla ciocconocciola di FortebrAccio, visto il caldo soffocante. Il mercoledì pomeriggio ci fu Erbologia, alle serre, sotto un sole cocente; poi tutti di nuovo in sala comune, col collo e la schiena scottati, a desiderare che fosse già il giorno dopo alla stessa ora, quando sarebbe stato tutto finito.
La profezia della professoressa Cooman (Cap. 16 Harry Potter 3)

   «Vi fAccio uscire dalla porta dietro» disse Hagrid.
La profezia della professoressa Cooman (Cap. 16 Harry Potter 3)

   «Vi prego, muoviamoci» sussurrò Hermione. «Non lo sopporto, non ce la fAccio...»
La profezia della professoressa Cooman (Cap. 16 Harry Potter 3)

   «Preso! Vattene via, gattAccio puzzolente...»
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   Ron era in piedi, pronto. Mentre il cane balzava di nuovo verso di loro, spinse da un lato Harry; le mascelle della belva si chiusero sul brAccio teso di Ron; Harry si protese e afferrò una manciata di peli del mostro, ma l'animale trascinava via Ron come se fosse una bambola di pezza...
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   «Grattastinchi!» sussurrò Hermione incerta. Poi strinse forte il brAccio di Harry, tanto da fargli male. «Come faceva a sapere...?»
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   Harry si spinse fuori dall'apertura e si guardò attorno. La stanza era deserta, ma c'era una porta aperta alla loro destra, che conduceva in un'anticamera buia. All'improvviso Hermione afferrò di nuovo il brAccio di Harry. Osservava le finestre sbarrate con gli occhi sgranati.
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   In quel momento sentirono uno scricchiolio sopra le loro teste. Qualcosa si era mosso al piano di sopra. Fissarono entrambi il soffitto. Hermione gli stringeva il brAccio cosi forte che Harry stava perdendo la sensibilità delle dita. La guardò alzando le sopracciglia; lei annuì e mollò la presa.
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   Hermione strillò; Ron urlò; ci fu un lampo accecante mentre le bacchette nella mano di Black sparavano in aria un getto di scintille che mancò per un soffio il viso di Harry; quest'ultimo sentì il brAccio rattrappito agitarsi follemente sotto le sue dita, ma non mollò la presa, mentre con l'altra mano colpiva tutte le parti di Black che gli capitavano a tiro...
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   Grattastinchi si era tuffato nella mischia e aveva affondato gli artigli nel brAccio di Harry, che se lo scrollò di dosso. Ma Grattastinchi scattò verso la bacchetta...
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   «Stammi lontano» disse Harry sprezzante, allontanando da sé le mani di Minus con una smorfia di disgusto. «Non lo fAccio per te. Lo fAccio perché... non credo che mio padre avrebbe voluto che loro... diventassero assassini... solo per colpa tua».
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   Black fece apparire dal nulla delle pesanti manette; presto Minus fu di nuovo in piedi, il brAccio sinistro incatenato al destro di Lupin, il destro al sinistro di Ron. Ron aveva un'espressione risoluta. Sembrava aver preso la vera identità di Crosta come un insulto personale. Grattastinchi balzò giù dal letto con leggerezza e precedette gli altri fuori dalla stanza, la coda cespugliosa ben diritta.
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   «Una sola mossa falsa, Peter» disse Lupin minAccioso. Aveva ancora la bacchetta puntata sul petto di Minus.
Il bacio dei Dissennatori (Cap. 20 Harry Potter 3)

   Black rimase immobile. Tese un brAccio per bloccare Harry e Hermione.
Il bacio dei Dissennatori (Cap. 20 Harry Potter 3)

   Troppo tardi. Minus si era trasformato. Harry vide la sua coda pelata scattare attraverso la manetta sul brAccio teso di Ron, e udì uno zampettare tra l'erba.
Il bacio dei Dissennatori (Cap. 20 Harry Potter 3)

   La nebbia bianca lo accecava. Doveva lottare... expecto Patronum... non vedeva niente... e a grande distanza sentì l'urlo familiare... expecto Patronum... cercò a tentoni Sirius nella foschia, e trovò il suo brAccio... non l'avrebbero preso...
Il bacio dei Dissennatori (Cap. 20 Harry Potter 3)

   Tutto era leggermente sfocato. Qualcuno gli aveva sfilato gli occhiali. Era disteso al buio, nell'infermeria. All'altra estremità della corsia, riconobbe Madama Chips che gli dava le spalle e si curvava su un letto. Harry socchiuse gli occhi. I capelli rossi di Ron spuntavano sotto il brAccio di Madama Chips.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Ora tocca a voi ascoltare, e vi prego di non interrompermi, perché abbiamo pochissimo tempo» disse con calma. «Non c'è una strAccio di prova a sostegno della storia di Black, eccetto la vostra parola... e la parola di due maghi di tredici anni non convincerà nessuno. Tantissimi testimoni, una strada intera, hanno giurato di aver visto Sirius uccidere Minus. Io stesso ho fornito al Ministero la prova che Sirius era il Custode Segreto dei Potter».
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Di qua!» Hermione afferrò Harry per un brAccio e lo trascinò verso la porta di un armadio per le scope; lo aprì, spinse dentro Harry tra secchi e stracci, poi chiuse bruscamente la porta alle loro spalle.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   Il volto di Macnair sparì dalla finestra. Ora o mai più. «Aspettami qui» sussurrò Harry a Hermione. «Vado io». Mentre Caramell ricominciava a parlare, Harry scattò da dietro l'albero, saltò la stAccionata in un balzo, atterrò nell'orto delle zucche e si avvicinò a Fierobecco.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   Attento a non abbassare le palpebre, Harry incrociò una volta ancora l'orgoglioso sguardo arancione di Fierobecco e s'inchinò. Fierobecco cadde sulle ginocchia squamose e poi si rialzò. Harry prese a trafficare con la corda che legava Fierobecco alla stAccionata.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   Si udì un sibilo e il colpo di un'ascia. A quanto pareva, il boia l'aveva scagliata con rabbia contro la stAccionata. E poi venne l'ululato, e questa volta sentirono le parole di Hagrid tra i singhiozzi.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Preso! Vattene via, gattAccio puzzolente...»
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   Afferrò il capo della corda che legava Fierobecco e lo annodò con cura attorno all'albero più vicino, poi si sedette sul terreno asciutto e si abbracciò le gambe.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   La capanna era in vista. Harry si lanciò verso la porta e la spalancò; Hermione e Fierobecco si precipitarono dentro; Harry li seguì di corsa e chiuse la porta col catenAccio. Thor, il cane di Hagrid, prese ad abbaiare forte.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   vero piacere. Sento che ci incontreremo di nuovo prima o poi. Preside, non c'è bisogno che mi accompagni al cancello, ce la fAccio...»
Ancora posta via gufo (Cap. 22 Harry Potter 3)

   Harry si voltò e guardò fuori. Qualcosa di grigio e molto piccolo appariva e spariva oltre il vetro. Si alzò per vedere meglio e si accorse che era un piccolo gufo che trasportava una lettera decisamente troppo grande per lui. Il gufo, in effetti, era così piccolo che continuava a rovesciarsi a mezz'aria, sbatacchiato di qua e di là dalla corrente del treno. Harry aprì rapido il finestrino, tese il brAccio e lo afferrò. Sotto le dita sembrava un Boccino molto soffice. Lo tirò dentro cautamente. Il gufo lasciò cadere la lettera sul sedile di Harry e prese a svolazzare nello scompartimento, evidentemente molto soddisfatto di aver portato a termine la sua missione. Edvige fece schioccare il becco in tono di dignitosa disapprovazione. Grattastinchi si mise seduto e prese a seguire il volo del gufo con i suoi grandi occhi gialli. Ron, che se n'era accorto, afferrò il gufo e lo mise al sicuro, fuori dalla portata del gatto.
Ancora posta via gufo (Cap. 22 Harry Potter 3)

   Harry lesse e rilesse la lettera di Sirius per tutto il viaggio fino alla Stazione di King's Cross. La teneva ancora stretta in mano quando insieme a Ron e Hermione riattraversò la barriera del binario nove e tre quarti. Harry vide subito zio Vernon. Era a una certa distanza dai signori Weasley e li squadrava sospettoso: quando la signora Weasley abbracciò Harry per salutarlo, i suoi peggiori sospetti su di lei furono confermati.
Ancora posta via gufo (Cap. 22 Harry Potter 3)

    «Sono là stesi con gli occhi spalancati! Freddi come il ghiAccio! Ancora vestiti per la cena!»
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    «Un caratterAccio» annuì Dot con fervore. «Mi ricordo che quando era piccolo…»
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    «Certo che lo sono, Codaliscia». C’era una nota minAcciosa, ora, nella voce fredda.
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    «Non mentirmi!» sibilò la seconda voce. «Lo sai che ti scopro, Codaliscia! Tu ti stai pentendo di essere tornato da me. Io ti fAccio orrore. Ti vedo fremere quando mi guardi, ti sento tremare quando mi tocchi…»
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    «Mio signore, devo parlare!» disse Codaliscia, la voce venata di panico. «Per tutto il viaggio ci ho pensato e ripensato… Mio signore, la scomparsa di Bertha Jorkins non passerà a lungo inosservata, e se andiamo avanti, se fAccio un incantesimo…»
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    L’immagine di una stanza nell’oscurità affiorò nella sua mente… c’era un serpente su un tappeto… un ometto di nome Peter, detto Codaliscia… e una voce fredda, acuta… la voce di Voldemort. Il solo pensiero fece sentire Harry come se un cubetto di ghiAccio gli fosse scivolato nello stomaco…
La Cicatrice (Cap. 2 Harry Potter 4)

    Eppure… eppure… Harry, irrequieto, tornò verso il letto e vi si sedette, toccandosi di nuovo la cicatrice. Non era il dolore a preoccuparlo; male fisico e ferite non erano una novità per lui. Una volta aveva perso le ossa del brAccio destro, e gli erano ricresciute tutte, dolorosamente, in una notte. Poco tempo dopo lo stesso brAccio era stato dilaniato da una zanna velenosa lunga trenta centimetri. Solo l’anno prima Harry aveva fatto un volo di quindici metri da un manico di scopa volante. Era abituato agli incidenti più bizzarri: erano inevitabili, se frequentavi la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts e avevi il dono di attirarti un sacco di guai.
La Cicatrice (Cap. 2 Harry Potter 4)

   Quando Harry arrivò in cucina, i tre Dursley erano già seduti a tavola. Nessuno di loro alzò gli occhi quando entrò e si sedette. Il fAccione rosso di zio Vernon era nascosto dietro il Daily Mail del mattino e zia Petunia stava dividendo in quattro un pompelmo, le labbra contratte sulla dentatura cavallina.
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    Un tic scosse il fAccione violaceo di zio Vernon. I suoi baffi tremarono. Harry sapeva che cosa stava succedendo là dietro: la lotta furibonda tra due istinti basilari di zio Vernon. Permettergli di andare avrebbe reso Harry felice, una cosa contro cui zio Vernon combatteva da tredici anni. D’altra parte, lasciare che sparisse dai Weasley per il resto dell’estate voleva dire sbarazzarsi di lui due settimane prima di quanto avesse sperato, e zio Vernon odiava avere in casa Harry. Per concedersi il tempo di rifletterci, finse di guardare di nuovo la lettera della signora Weasley.
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    Zio Vernon contrasse il fAccione come se stesse cercando di ricordare qualcosa di molto spiacevole.
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    A quel punto s’interruppe per godersi l’effetto delle parole. Poteva quasi vedere gli ingranaggi al lavoro sotto i capelli fitti e ben pettinati di zio Vernon. Se avesse impedito a Harry di scrivere a Sirius, questi avrebbe potuto pensare che Harry veniva maltrattato. Ma se gli avesse impedito di andare alla Coppa del Mondo di Quidditch, Harry lo avrebbe scritto a Sirius, che così avrebbe saputo che veniva maltrattato. C’era una sola cosa che zio Vernon potesse fare e Harry la vide delinearsi nella mente dello zio come se il fAccione baffuto fosse trasparente. Cercò di non sorridere, di mantenersi più impassibile che poteva. E poi…
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    Zio Vernon si era messo il suo vestito migliore. Ad alcuni questo sarebbe potuto sembrare un gesto di benvenuto, ma Harry sapeva che in realtà zio Vernon voleva apparire impressionante e minAccioso. Dudley, d’altro canto, pareva come rimpicciolito. Non per gli effetti della dieta, ma per il terrore: l’ultima volta che si era imbattuto in un mago adulto ne era uscito con una coda di maiale a cavatappi che gli spuntava dal fondo dei pantaloni, e zia Petunia e zio Vernon avevano dovuto farlo operare in una clinica privata di Londra. Non c’era affatto da stupirsi, quindi, se Dudley continuava a strofinarsi nervosamente la mano sul sedere e si spostava da una stanza all’altra camminando di lato, come per non offrire lo stesso bersaglio al nemico.
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    Nel camino le fiamme si alzarono all’istante, scoppiettando allegramente come se fossero accese da ore. Il signor Weasley estrasse un sacchetto dalla tasca, ne slegò il lAccio, prese un pizzico di polvere e lo gettò tra le fiamme, che divennero verde smeraldo e scoppiettarono più che mai.
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    «A me piAcciono» intervenne Ginny, che era seduta accanto a Bill. «Sei così fuori moda, mamma. Comunque, non sono affatto lunghi come quelli del professor Silente…»
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    La signora Weasley puntò la bacchetta verso la tasca di George e disse: «Accio
La Passaporta (Cap. 6 Harry Potter 4)

    Fu una scena spiacevole: era chiaro che i gemelli avevano tentato di portare via da casa più caramelle che potevano, e solo con l’Incantesimo di Appello la signora Weasley riuscì a trovarle tutte.
La Passaporta (Cap. 6 Harry Potter 4)

    «Accio! Accio! Accio!» gridò, e frotte di mou sfrecciarono fuori dai posti più improbabili, compresi l’orlo della giacca di George e i risvolti dei jeans di Fred.
La Passaporta (Cap. 6 Harry Potter 4)

   Harry si districò da Ron e si alzò in piedi. Erano arrivati su quella che sembrava una striscia deserta di brughiera nebbiosa. Davanti a loro c’era una coppia di maghi stanchi dall’aria scontrosa, uno dei quali reggeva un grosso orologio d’oro, l’altro un grosso rotolo di pergamena e una penna d’aquila. Erano entrambi camuffati da Babbani, anche se maldestramente; l’uomo con l’orologio indossava un completo di tweed con galosce al polpAccio; il suo collega, un kilt e un poncho.
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    «Be’, non dovremo starci molto» disse il signor Weasley, asciugandosi la pelata con un fazzoletto e dando un’occhiata ai quattro letti a castello stipati nella camera da letto. «Me l’ha prestata Perkins dell’ufficio. Non va quasi più in campeggio, poverAccio, ha la lombaggine». Prese il bollitore polveroso e ci guardò dentro. «Ci servirà dell’acqua…»
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    «Vi piAcciono le decorazioni?» disse Seamus con un sorriso, quando Harry, Ron e Hermione si avvicinarono per salutarlo. «Il Ministero non è molto contento».
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    Erano a metà dei loro piatti di salsicce e uova quando il signor Weasley balzò in piedi sorridendo e sventolando un brAccio verso un uomo che veniva loro incontro.
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    «Ci vediamo più tardi!» esclamò. «Sarete su in Tribuna d’onore con me… fAccio la telecronaca!» Agitò la mano, Barty Crouch fece un breve cenno ed entrambi si Smaterializzarono.
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    Harry si guardò intorno per vedere chi c’era in tribuna. Era ancora vuota, a parte una minuscola creatura seduta al terzultimo posto della fila dietro di loro. La creatura, dalle gambe cosi corte che stavano dritte davanti a lei sulla poltrona, indossava uno strofinAccio drappeggiato come una toga, e teneva la faccia tra le mani. Eppure quelle lunghe orecchie da pipistrello erano stranamente familiari…
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    «Perché ti ha mandato quassù, se sa che non ti piAcciono le altezze?» chiese Harry accigliato.
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    Un mago piccolo e magrolino, completamente calvo ma con un paio di baffi da far concorrenza a zio Vernon, vestito d’oro puro per intonarsi allo stadio, entrò in campo. Da sotto i baffi gli spuntava un fischietto d’argento; portava una grossa cassa di legno sotto un brAccio e il suo manico di scopa sotto l’altro. Harry riportò l’Omniocolo sulla velocità normale, osservando con attenzione Mustafà che montava sulla sua scopa e apriva la cassa con un calcio. Quattro palline balzarono a mezz’aria: la Pluffa scarlatta, i due Bolidi neri e (Harry lo intuì appena prima che sparisse) il minuscolo Boccino d’Oro alato. Con un soffio acuto di fischietto, Mustafà scattò in aria dietro le palline.
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    Mentre Mullet sfrecciava di nuovo tra le porte, tenendo stretta la Pluffa sotto il brAccio, il Portiere bulgaro, Zograf, scattò per prenderla. Ciò che accadde si concluse così in fretta che Harry non riuscì a capire, ma un urlo di rabbia dalle folle irlandesi, e il lungo, acutissimo fischio di Mustafà, gli dissero che era stato commesso fallo.
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    Tutti insieme, i ragazzi Weasley e Harry si tapparono le orecchie, ma Hermione, che non ci aveva badato, cominciò a tirare Harry per il brAccio. Lui si voltò a guardarla, e lei gli sfilò impaziente le dita dalle orecchie.
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    «Lascia stare, Ron» disse in fretta Hermione, trattenendolo per un brAccio mentre faceva un passo verso Malfoy.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «Io guadagno cento sacchi di galeoni l’anno» gridò uno di loro. «FAccio il killer di draghi per il Comitato per la Soppressione delle Creature Pericolose!»
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    Sentirono dei rametti spezzarsi, il fruscio delle foglie, e poi passi scricchiolanti mentre il signor Diggory ricompariva da dietro gli alberi. Tra le braccia reggeva una figuretta abbandonata. Harry riconobbe subito lo strofinAccio. Era Winky.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    All’improvviso un barlume di comprensione balenò sul fAccione tondo e lucente di Bagman; guardò in su il teschio, giù verso Winky e poi Crouch.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    Winky torceva con tanta veemenza l’orlo del suo strofinAccio che questo le si stava sfilacciando tra le dita.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    Harry sapeva che l’unico modo per liberare un elfo domestico era donargli capi d’abbigliamento. Era penoso vedere Winky tormentare il suo strofinAccio mentre singhiozzava ai piedi di Crouch.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    Bill era seduto al tavolino della cucina e teneva un lenzuolo contro il brAccio, che sanguinava abbondantemente. Charlie aveva un largo strappo nella camicia, e Percy esibiva il naso insanguinato. Fred, George e Ginny sembravano illesi, anche se scossi.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    Poi Bill, togliendo il lenzuolo dal brAccio per controllare il suo taglio, disse: «Be’, non ci ha aiutato questa notte, chiunque l’abbia evocato. Ha messo in fuga i Mangiamorte nell’istante in cui l’hanno visto. Si sono Smaterializzati tutti prima che riuscissimo ad avvicinarci tanto da smascherarne uno. Siamo riusciti ad afferrare i Roberts prima che toccassero terra, però. Gli stanno modificando la memoria proprio adesso».
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    E con gran sorpresa di tutti, afferrò Fred e George e li strinse in un abbrAccio così serrato che le loro teste cozzarono.
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    Depose una pila di pacchi sulla brandina di Harry e vi lasciò cadere accanto il sacchetto col denaro e un mucchio di calze. Harry prese ad aprire i pacchi: a parte il Manuale di Incantesimi, volume quarto, di Miranda Gadula, aveva un mazzetto di penne nuove, una dozzina di rotoli di pergamena e ricambi per il suo kit di pozioni — era a corto di leonella ed essenza di belladonna. Stava ammucchiando la biancheria nel calderone quando alle sue spalle Ron fece un versAccio di disgusto.
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    Parecchi dei loro amici vennero a salutarli mentre il pomeriggio avanzava, compresi Seamus Finnigan, Dean Thomas e Neville Paciock, un ragazzo molto distratto dalla faccia tonda che era stato cresciuto da una formidabile nonna strega. Seamus portava ancora la coccarda dell’lrlanda. Un po’ della magia sembrava essersi consumata; strillava ancora «Troy! Mullet! Moran!» ma in tono molto debole e sfinito. Dopo una mezz’oretta, Hermione, stanca delle interminabili chiacchiere sul Quidditch, si seppellì di nuovo nel Manuale di Incantesimi, volume quarto, e cominciò a cercare di imparare un Incantesimo di Appello.
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    «Tutto bene, Harry?» urlò di rimando Hagrid, agitando il brAccio. «Ci si vede alla festa se non si affoga prima!»
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    «Non fAccio niente!» ridacchiò Pix, scagliando una bomba d’acqua contro alcune ragazze del quinto anno, che urlarono e si precipitarono in Sala Grande. «Sono già bagnati, no? Piccoli presuntuosi! Vaaaaaaai!» E colpi un gruppo di ragazzi del secondo anno che erano appena arrivati.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    Moody parve del tutto indifferente all’accoglienza men che tiepida. Ignorando la caraffa di succo di zucca davanti a sé, infilò di nuovo la mano nel mantello da viaggio, estrasse una fiaschetta e bevve una lunga sorsata. Mentre alzava il brAccio, il mantello si sollevò leggermente da terra, e Harry vide sotto il tavolo parecchi centimetri di una gamba di legno intagliato che terminava in un piede a zampa di leone.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    La sua voce si fece quasi un sussurro. Ron si voltò verso Harry con gli occhi al cielo, e Harry gli rispose con uno sguardo impassibile. La professoressa Cooman li oltrepassò e sedette in una gran poltrona coi brAccioli davanti al camino, di fronte alla classe. Lavanda Brown e Calì Patil, che nutrivano una profonda ammirazione per la professoressa Cooman, sedevano su pouf, molto vicino a lei.
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    «Non tu, lui!» ringhiò Moody, puntando il pollice sopra la spalla per indicare Tiger, che si era appena immobilizzato sul punto di prendere in brAccio il furetto bianco. A quanto pareva, l’occhio di Moody era magico e poteva vedere dall’altra parte della testa.
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    «Un altro vecchio amico» ringhiò Moody. «Avevo proprio voglia di fare una bella chiacchierata col vecchio Piton… vieni, tu…» E preso Malfoy per il brAccio, lo trasse in piedi senza tanti complimenti e lo condusse verso i sotterranei.
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    «Trovalo e basta, d’accordo?» disse Harry, accarezzandole il dorso mentre la portava sul brAccio verso una delle aperture nel muro. «Prima dei Dissennatori».
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    Alcuni, come Neville, avevano versato il loro obolo solo perché Hermione smettesse di fissarli minAcciosa. Qualcuno sembrava vagamente interessato a ciò che aveva da dire, ma riluttante a prendere parte più attivamente alla campagna. Molti consideravano tutta la faccenda uno scherzo.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    Karkaroff spinse avanti uno dei suoi studenti. Mentre il ragazzo passava, Harry fece in tempo a scorgere un grosso naso ricurvo e folte sopracciglia nere. Non ebbe bisogno del pugno che Ron gli sferrò sul brAccio, né delle parole che gli sibilò all’orecchio, per riconoscere quel profilo.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    «Se lo dici tu» commentò Ron servendosi di sanguinAccio.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    «Ma io credo che nessuno sotto i diciassette anni abbia uno strAccio di possibilità» disse Hermione, «non ne sappiamo ancora abbastanza…»
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    «Mi è venuto in mente adesso… non ho ancora chiesto a Hagrid di iscriversi a CREPA!» esclamò. «Aspettatemi, fAccio un salto di sopra a prendere le spille, va bene?»
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    Estrasse la bacchetta e tracciò un ampio gesto; tutte le candele tranne quelle all’interno delle zucche intagliate si spensero all’istante, sprofondando la Sala nella semioscurità. Il Calice di Fuoco ora splendeva più luminoso che mai, e lo sfavillio bianco e bluastro delle fiamme era quasi doloroso allo sguardo. Tutti lo fissavano, in attesa… qualcuno continuava a controllare l’orologio…
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    Silente afferrò il foglietto e lo tenne in mano col brAccio teso, in modo da poter leggere alla luce delle fiamme, che erano tornate di un bianco bluastro.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    Alle loro spalle si sentì uno scalpiccio, e Ludo Bagman entrò nella stanza. Prese Harry per il brAccio e lo spinse in avanti.
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    «Straordinario!» mormorò, strizzandogli il brAccio. «Assolutamente straordinario! Signori… signora» aggiunse, avvicinandosi al fuoco e rivolgendosi agli altri tre. «Posso presentarvi — per quanto incredibile possa sembrare — il quarto campione del Tremaghi?»
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    «Vorrei saperlo anch’io, Silente» disse il professor Karkaroff. Aveva un sorriso gelido, e i suoi occhi azzurri erano pezzetti di ghiAccio. «Due campioni per Hogwarts? Non ricordo che nessuno mi abbia detto che alla scuola ospite sono concessi due campioni… o non ho letto le regole abbastanza attentamente?»
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    Bagman si asciugò il fAccione rotondo con il fazzoletto e guardò Crouch, che era lontano dal bagliore del fuoco, quasi del tutto nascosto nell’ombra. Era vagamente inquietante, e nella semioscurità il suo viso sembrava molto più vecchio, quasi scheletrico. Quando parlò, comunque, fu con il suo consueto tono asciutto. «Dobbiamo seguire le regole, e le regole stabiliscono chiaramente che le persone i cui nomi escono dal Calice di Fuoco sono tenute a gareggiare nel Torneo».
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    «C’è gente che volge a proprio vantaggio occasioni innocue» ribatté Moody in tono minAccioso. «Il mio compito è di pensare come pensano i maghi Oscuri, Karkaroff — come tu dovresti ben ricordare…»
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    Ma Madame Maxime aveva già messo il brAccio attorno alle spalle di Fleur e la stava guidando con decisione fuori dalla stanza. Harry le sentì parlare fitto fitto in francese mentre tornavano nella Sala Grande. Karkaroff fece un cenno a Krum, e anche loro uscirono, in silenzio, però.
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    «Ti piAcciono, Potter?» esclamò Malfoy ad alta voce mentre Harry si avvicinava. «E non è tutto: guarda!»
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Splendido» disse Rita Skeeter, e in un attimo le sue dita dai rossi artigli stringevano il brAccio di Harry con forza sorprendente, lei lo pilotava fuori della stanza, e apriva una porta lì accanto.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    Madame Maxime si richiuse la porta alle spalle, Hagrid le offri il brAccio e i due s’incamminarono costeggiando lo steccato che ospitava i cavalli alati giganti di Madame Maxime, mentre Harry, completamente sbalordito, correva per tener loro dietro. Hagrid aveva voluto mostrargli Madame Maxime? Poteva vederla tutte le sante volte che voleva… non era proprio difficile da individuare…
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    «Stai indietro, Hagrid!» gridò un mago vicino alla stAccionata, tirando la catena che aveva in mano. «Sputano fuoco nel raggio di sei metri, sai! Questo Spinato è arrivato anche a dodici, l’ho visto io!»
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    «Vuoi vederli più da vicino?» chiese Hagrid a Madame Maxime, eccitato. I due avanzarono fino alla stAccionata, e Harry li seguì. Il mago che aveva avvertito Hagrid di non avvicinarsi oltre si voltò e Harry lo riconobbe: era Charlie Weasley.
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    Tornò al tavolo con una pila di libri di formule magiche, li posò e cominciò a scorrerli uno per uno, con Hermione che sussurrava ininterrottamente al suo fianco. «Be’, ci sono gli Incantesimi di Scambio… ma a cosa serve Scambiare? A meno che tu non scambi le sue zanne con gomma da masticare o roba del genere, così diventerebbe meno pericoloso… il guaio è che come dice il libro non c’è molto che possa trapassare la pelle di drago… ti suggerirei di Trasfigurarlo, ma una cosa così grossa, non hai la minima speranza, dubito che anche la professoressa McGranitt… a meno che tu non debba scagliare l’incantesimo su di te… Forse per attribuirti dei poteri in più? Ma quelli non sono incantesimi semplici, voglio dire, non ne abbiamo fatto nemmeno uno in classe, io so solo che esistono perché fAccio i test di G.U.F.O. per esercitarmi…»
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    «Ti piAcciono i miei Detector Oscuri, eh?» chiese Moody, che studiava attentamente Harry.
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    «Be’, non ho intenzione di dirtelo» disse Moody burbero. «Non fAccio favoritismi, io. Ti darò solo qualche buon consiglio generale. E il primo è: gioca secondo le tue forze».
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    «Hermione, devo imparare a fare un Incantesimo di Appello come si deve entro domani pomeriggio».
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    Per un attimo parve che Ron stesse per scoppiare a ridere; di sicuro incrociò lo sguardo di Harry per la prima volta da giorni, ma Harry provava ancora troppo rancore per badargli. Passò il resto della lezione cercando di attirare a sé con la bacchetta piccoli oggetti sotto il tavolo. Riuscì a far volare una mosca dritto nel palmo della mano, anche se non era del tutto certo che fosse dovuto alla sua abilità nell’Incantesimo di Appello: forse la mosca era solo stupida.
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    Alle due di notte, Harry era in piedi vicino al camino, circondato da cataste di oggetti — libri, penne, parecchie sedie rovesciate, un vecchio kit di Gobbiglie e il rospo di Neville, Oscar. Solo nel corso dell’ultima ora era riuscito davvero a padroneggiare l’Incantesimo di Appello.
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    «Be’, adesso sappiamo cosa fare la prossima volta che non riesco a imparare un incantesimo» esclamò Harry, lanciando a Hermione il Dizionario delle Rune per riprovare, «basta che mi minacci con un drago. Pronti…» Levò ancora una volta la bacchetta. «Accio Dizionario!»
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    Quella sera Harry si era concentrato così tanto per imparare l’Incantesimo di Appello che un po’ della sua paura cieca lo aveva abbandonato. La mattina dopo, comunque, tornò tutta intera. L’atmosfera nella scuola era di grande tensione ed eccitazione. Le lezioni sarebbero terminate a mezzogiorno, dando modo a tutti gli studenti di scendere al recinto dei draghi, anche se naturalmente non sapevano ancora che cosa avrebbero trovato laggiù.
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    «Accio Firebolt!» urlò.
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    E con un’enorme accelerata era su, galleggiava sopra le tribune, il pesante uovo al sicuro sotto il brAccio ancora sano, e fu come se qualcuno avesse appena rialzato il volume: per la prima volta, si accorse del fragore della folla, che urlava e applaudiva forte come i tifosi irlandesi alla Coppa del Mondo…
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    «Voi due siete così stupidi!» gridò lei tra le lacrime, pestando il piede a terra. Poi, prima che uno di loro potesse fermarla, abbracciò tutti e due e sfrecciò via. singhiozzando con tutte le sue forze.
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    «Tutto torna, no?» disse. «Ti ricordi quello che aveva detto Malfoy sul treno, che suo padre e Karkaroff erano amici? Ora sappiamo dove si sono conosciuti. Probabilmente giravano insieme incappucciati alla Coppa del Mondo. Però, Harry, se è stato davvero Karkaroff a mettere il tuo nome nel Calice, adesso si sentirà un idiota, no? Non ha funzionato, eh? Ti sei fatto appena un graffio! Vieni qui: fAccio io…»
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    «Adesso non spaventatelo!» gridò Hagrid, mentre Ron e Harry usavano le bacchette per sparare getti di scintille ardenti contro lo Schiopodo, che avanzava minAccioso verso di loro, il pungiglione inarcato, vibrante, sopra la schiena. «Provate un po’ a farci scivolare la corda attorno al pungiglione, così non fa del male agli altri!»
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    Hagrid si tuffò sullo Schiopodo che minacciava Harry e Ron e lo schiacciò a terra; dalla coda partì un getto di fuoco, che carbonizzò le piante di zucca lì intorno.
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    Afferrò Harry per un brAccio e cercò di trascinarlo indietro nel corridoio.
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    Lo afferrò di nuovo per il brAccio, lo trascinò davanti al quadro della ciotola gigante, tese l’indice e fece il solletico alla grossa pera verde, che prese a contorcersi, ridacchiando, e all’improvviso si trasformò in una grossa maniglia verde. Hermione la afferrò, spalancò la porta e spinse con decisione Harry all’interno.
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    Almeno un centinaio di piccoli elfi gremivano la cucina: sorridevano, si inchinavano e facevano riverenze mentre Dobby guidava Harry. Portavano tutti la stessa uniforme: uno strofinAccio con ricamato il blasone di Hogwarts, drappeggiato a mo’ di toga.
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    Alcuni dei professori rinunciarono a insegnar loro granché quando le loro menti erano cosi evidentemente altrove; il minuscolo professor Vitious li lasciò giocare durante la sua lezione del mercoledì, e lui stesso rimase a lungo a parlare con Harry del perfetto Incantesimo di Appello che aveva usato nella prima prova del Torneo Tremaghi. Altri insegnanti non furono così generosi. Nulla avrebbe mai distolto il professor Rüf, per esempio, dall’arrancare tra i suoi appunti sulle rivolte dei goblin: visto che Rüf non aveva permesso nemmeno alla propria morte di impedirgli di continuare a insegnare, sospettavano che una cosetta come il Natale non lo avrebbe dissuaso. Era incredibile come riuscisse a far sembrare le più turpi e sanguinarie rivolte dei goblin noiose come la relazione di Percy sui fondi di calderone. Anche i professori McGranitt e Moody li fecero lavorare fino all’ultimo, e Piton, naturalmente, li avrebbe lasciati giocare in classe tanto quanto avrebbe nominato Harry suo erede universale. Fissandoli con aria cattiva, li informò che li avrebbe messi alla prova sugli antidoti ai veleni nel corso dell’ultima lezione del trimestre.
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    «Smettila di ficcare il naso nelle cose che non ti riguardano, Ron, o ti brucerò anche quello» disse Fred, agitando la mano con fare minAccioso. «Allora… avete già tutti una dama o un cavaliere per il ballo?»
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    Il corpo insegnante di Hogwarts, nello sforzo continuo di impressionare i visitatori di Beauxbatons e Durmstrang, sembrava deciso a mostrare il castello al suo meglio per Natale. Quando le decorazioni furono tutte al loro posto, Harry notò che erano le più straordinarie che avesse mai visto a scuola. GhiAccioli Sempiterni erano stati appesi ai corrimani della scalinata di marmo; i soliti dodici alberi di Natale della Sala Grande erano coperti di qualunque cosa, dalle bacche luminose di agrifoglio ad autentici gufi d’oro ululanti, e le armature erano state tutte stregate in modo da intonare canti di Natale quando qualcuno gli passava davanti. Era davvero una cosa straordinaria sentire Venite, fedeli cantato da un elmo vuoto che sapeva solo metà delle parole. Gazza il custode dovette estrarre parecchie volte Pix dalle armature, dove aveva preso l’abitudine di nascondersi, colmando le lacune nelle canzoni con rime di sua invenzione, tutte decisamente maleducate.
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    «Lui… ehm… ha appena invitato al ballo Fleur Delacour» spiegò Ginny. Sembrava trattenere a stento un sorrisetto, ma continuò a dare pacche comprensive sul brAccio di Ron.
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    La neve cadeva fitta sul castello e sul parco. La carrozza azzurro chiaro di Beauxbatons sembrava una grossa, fredda zucca glassata dal gelo vicino alla casetta di zenzero ghiacciata che era la capanna di Hagrid, mentre i boccaporti della nave di Durmstrang erano ricoperti di ghiAccio e il sartiame candido di neve. Gli elfi domestici giù nelle cucine stavano superando se stessi con una serie di ricchi stufati speciali e ottimi pasticci, e solo Fleur Delacour riusciva a trovare qualcosa di cui lamentarsi.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Il gufetto di Ron ululava all’impazzata in cima al corrimano coperto di ghiAccioli, un rotolo di pergamena legato alla zampa. I ragazzi che gli passavano davanti lo additavano e ridevano, e un gruppo di ragazzine del terzo anno si fermò e disse: «Oh, guardate quel gufetto! Non è carino?»
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    «Sparite!» sbottò Ron, agitando il pugno che strizzava Leo, il quale cantò più allegramente che mai. «Ecco… prendila, Harry» aggiunse sottovoce, mentre le ragazzine del terzo anno filavano via con aria scandalizzata. Sfilò la risposta di Sirius dalla zampa di Leo, Harry se la cacciò in tasca e corsero su alla Torre di Grifondoro per leggerla.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    «Sì, ok» disse Harry. Poi, notando l’espressione di Hermione, disse: «Dai, come fAccio a concentrarmi con tutto questo baccano? Non riuscirei nemmeno a sentire l’uovo».
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Un gruppo di Serpeverde sali dai gradini della loro sala comune sotterranea. Davanti c’era Malfoy; indossava un abito di velluto nero con il colletto alto, che secondo Harry lo faceva assomigliare a un vicario. Pansy Parkinson stringeva il brAccio di Malfoy, avvolta in un abito rosa pallido molto sontuoso. Tiger e Goyle erano vestiti di verde tutti e due; sembravano sassi color muschio, e nessuno dei due, Harry fu lieto di notare, era riuscito a trovare un’accompagnatrice.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Calì si risistemò i braccialetti, radiosa; lei e Harry dissero «Ci vediamo fra un attimo» a Ron e Padma, e avanzarono, mentre la folla chiacchierina si apriva per lasciarli passare. La professoressa McGranitt, che indossava un abito da sera scozzese rosso, e si era sistemata una ghirlanda di cardi piuttosto bruttina attorno alla tesa del cappello, disse loro di aspettare su un lato della porta mentre entravano tutti gli altri; dovevano fare il loro ingresso nella Sala Grande in corteo una volta che il resto degli studenti avesse preso posto ai tavoli. Fleur Delacour e Roger Davies si disposero vicino alla porta; Davies sembrava così esterrefatto per la fortuna di avere Fleur come partner che riusciva a stento a toglierle gli occhi di dosso. Anche Cedric e Cho erano vicini a Harry, che guardò altrove in modo da non dover fare conversazione. Il suo sguardo invece cadde sulla ragazza al brAccio di Krum… e rimase a bocca aperta.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    «Bene» sbottò Padma, e si alzò per andare a raggiungere Calì e il ragazzo di Beauxbatons, che riuscì a recuperare un amico tanto in fretta che Harry pensò che avesse usato un Incantesimo di Appello.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    «I ragazzi stiano indietro!» abbaiò la professoressa Caporal, tendendo un brAccio e urtando forte Harry in pieno petto. «Preferiscono il tocco femminile, gli unicorni. Le ragazze davanti, e avvicinatevi con cautela. Avanti, adagio!»
Lo Scoop di Rita Skeeter (Cap. 24 Harry Potter 4)

    Lei e le ragazze avanzarono lentamente verso l’unicorno, lasciando i ragazzi indietro, vicino alla stAccionata, a guardare.
Lo Scoop di Rita Skeeter (Cap. 24 Harry Potter 4)

    «Oh, non è stato aggredito, Potter, se è questo che temi» disse Malfoy piano. «No, è solo che si vergogna troppo a far vedere quel suo brutto fAccione».
Lo Scoop di Rita Skeeter (Cap. 24 Harry Potter 4)

    Indicò lo specchio dietro il bancone, e Harry vi vide riflesso Ludo Bagman, seduto in un angolo nella penombra con un gruppo di goblin. Bagman parlava molto in fretta a voce bassa con i goblin, che tenevano tutti le braccia incrociate e avevano l’aria piuttosto minAcciosa.
Lo Scoop di Rita Skeeter (Cap. 24 Harry Potter 4)

    Harry guardò il tondo, roseo fAccione di Bagman e i suoi grandi occhi azzurro bebè.
Lo Scoop di Rita Skeeter (Cap. 24 Harry Potter 4)

    Silente uscì dalla capanna, fermandosi solo per grattare Thor dietro le orecchie. Quando la porta si fu chiusa alle sue spalle, Hagrid prese a singhiozzare con la faccia affondata nelle mani. Hermione continuò a dargli dei colpetti sul brAccio, e alla fine Hagrid alzò gli occhi, davvero molto rossi, e disse: «Grand’uomo, Silente… grand’uomo…»
Lo Scoop di Rita Skeeter (Cap. 24 Harry Potter 4)

    Quella notte era strano muoversi sotto il Mantello, perché Harry teneva il pesante uovo sotto un brAccio, e reggeva la mappa davanti al naso con l’altro. Comunque, i corridoi illuminati dalla luna erano deserti e silenziosi, e controllando la mappa a intervalli strategici, Harry si assicurò di non incontrare nessuno che voleva evitare. Quando raggiunse la statua di Boris il Basito, un mago dall’aria smarrita con i guanti infilati sulle mani sbagliate, individuò la porta giusta, le si avvicinò e borbottò la parola d’ordine, Frescopino, proprio come gli aveva detto Cedric.
L'Uovo e l'Occhio (Cap. 25 Harry Potter 4)

    «Mirtilla» disse Harry lentamente, «come fAccio a respirare?»
L'Uovo e l'Occhio (Cap. 25 Harry Potter 4)

    E poi, a metà della scala, senza pensare ad altro che al bizzarro comportamento del signor Crouch, Harry sprofondò dritto nello scalino infido che Neville dimenticava sempre di saltare. Annaspò e l’uovo d’oro, ancora umido per il bagno, gli scivolò da sotto il brAccio. Si lanciò in avanti per cercare di prenderlo al volo, ma era troppo tardi; l’uovo cadde giù per la lunga scala con un boato di grancassa a ogni gradino… il Mantello dell’Invisibilità scivolò via… Harry lo afferrò, e la Mappa del Malandrino gli sfuggì di mano e cadde giù per sei gradini, dove, sprofondato com’era nello scalino fino al ginocchio, non poteva arrivare a prenderla.
L'Uovo e l'Occhio (Cap. 25 Harry Potter 4)

    «Lo sai che non nascondo niente, Moody» disse, in tono calmo e minAccioso, «dal momento che tu stesso hai frugato con gran cura nel mio ufficio».
L'Uovo e l'Occhio (Cap. 25 Harry Potter 4)

    Piton all’improvviso fece una cosa molto strana. Si afferrò convulsamente il brAccio sinistro con la mano destra, come se gli facesse male.
L'Uovo e l'Occhio (Cap. 25 Harry Potter 4)

    «Tu non hai l’autorità di mandarmi da nessuna parte!» sibilò Piton, lasciando andare il brAccio di botto, come se fosse arrabbiato con se stesso. «Ho diritto quanto te di aggirarmi in questa scuola di notte!»
L'Uovo e l'Occhio (Cap. 25 Harry Potter 4)

    «Accio pergamena!»
L'Uovo e l'Occhio (Cap. 25 Harry Potter 4)

    Lui, Ron e Hermione erano seduti in fondo alla classe di Incantesimi con un tavolo tutto per loro. Quel giorno dovevano esercitarsi nell’opposto dell’Incantesimo di Appello: l’Incantesimo di Esilio. A causa del rischio di brutti incidenti quando gli oggetti continuavano a volare per la stanza, il professor Vitious aveva dato a ciascuno una pila di cuscini con cui fare esercizio, perché non facessero del male a nessuno se non arrivavano a destinazione. Era giusto, in teoria, ma in pratica non funzionava granché. La mira di Neville era cosi scarsa che continuava a spedire per sbaglio attraverso la stanza cose molto più pesanti: come il professor Vitious, per esempio.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    A Ron piaceva l’idea di usare ancora l’Incantesimo di Appello: Harry aveva parlato di respiratori da sub, e Ron non capiva perché Harry non avrebbe dovuto farne arrivare uno dalla più vicina città babbana. Hermione demolì il piano sottolineando che, nell’improbabile eventualità che Harry riuscisse a imparare come si usa un respiratore entro il tempo massimo di un’ora, sarebbe stato di certo squalificato per infrazione al Codice Internazionale di Segretezza Magica: era troppo sperare che nessun Babbano avrebbe visto un respiratore filare per la campagna in direzione di Hogwarts.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «Sono più facili da vedere degli adulti» disse Hagrid alla classe. «Diventano d’argento quando hanno due anni, e a quattro ci cresce il corno. Non diventano bianchi finché non sono cresciuti, più o meno a sette anni. Da cuccioli sono un po’ più tranquilli… quasi quasi ci piAcciono anche i maschi… dai, venite avanti, potete accarezzarli se vi va… dateci un po’ di questi zuccherini…
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «Hermione, stavo scherzando» disse stancamente Harry. «Lo so che non ho uno strAccio di possibilità di trasformarmi in una rana di qui a domani mattina…»
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Non poteva fare a meno di ricordare che l’ultima volta che Dobby aveva cercato di “aiutarlo”, si era ritrovato senz’ossa nel brAccio destro.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Correndo giù per il prato vide che i sedili che a novembre avevano circondato la stAccionata dei draghi ora erano disposti sulla riva opposta, schierati in tribune colme fino a scoppiare che si riflettevano nel lago di sotto; il chiacchiericcio eccitato della folla echeggiava stranamente sull’acqua mentre Harry correva a gambe levate dall’altra parte del lago, verso i giudici, che erano seduti a un altro tavolo ricoperto d’oro, sulla riva. Cedric, Fleur e Krum erano accanto al tavolo dei giudici, e guardavano Harry sfrecciare verso di loro.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «Devi provare laggiù!» disse, indicando col dito. «Io non verrò con te… non mi piAcciono granché, mi inseguono sempre quando mi avvicino troppo…»
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Percy afferrò Ron e lo trascinò a riva («Mollami, Percy, sto benissimo!»); Silente e Bagman rimisero in piedi Harry; Fleur si liberò dalla presa di Madame Maxime e abbracciò la sorella.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Pareva che Krum cercasse di attirare l’attenzione di Hermione, forse per ricordarle che l’aveva appena salvata dal lago, ma lei scacciò bruscamente lo scarabeo e disse: «Però hai superato il tempo massimo, Harry… Ci hai messo un secolo a trovarci?»
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «Quindi ti avverto, Potter» riprese Piton, con voce più suadente e minAcciosa, «fama e gloria o no… se ti sorprendo un’altra volta a entrare nel mio ufficio…»
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «Questo» rispose Karkaroff, e Harry, spiando da dietro il calderone, vide Karkaroff tirar su la manica sinistra dell’abito e mostrare a Piton qualcosa all’interno dell’avambrAccio.
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «Asciugo la bile di armadillo, professore» rispose Harry in tono innocente, rialzandosi e mostrando a Piton lo strAccio zuppo che aveva in mano.
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    Harry non era mai stato da quella parte prima. Il viottolo tortuoso li portava verso l’aperta campagna attorno a Hogsmeade. Qui le case erano più rare, e avevano giardini più grandi; i tre avanzavano verso le pendici della montagna nella cui ombra si stendeva Hogsmeade. Poi svoltarono un angolo, e videro una stAccionata alla fine del viottolo. In attesa, le zampe davanti posate sul palo più alto, c’era un cane nero molto grosso dal pelo ispido, con alcuni giornali in bocca e l’aria molto familiare…
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    Il cane nero annusò avidamente la borsa di Harry, scodinzolò una volta, poi si voltò e prese a trotterellare per il terreno coperto di cespugli che s’inerpicava lungo le pendici rocciose. Harry, Ron e Hermione scavalcarono la stAccionata e lo seguirono.
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «Si, dovevi vedere la faccia che ha fatto quando Karkaroff è venuto a Pozioni ieri!» aggiunse Harry in fretta. «Karkaroff voleva parlare con lui, sostiene che Piton lo sta evitando. Sembrava proprio preoccupato. Ha fatto vedere a Piton qualcosa che aveva sul brAccio, ma non sono riuscito a vedere cos’era».
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «Ha fatto vedere a Piton qualcosa che aveva sul brAccio?» chiese Sirius. decisamente perplesso. Si passò distrattamente le dita tra i capelli sporchi, poi alzò di nuovo le spalle. «Be’, non ho idea di che cosa sia… ma se Karkaroff è davvero preoccupato, e vuole sapere qualcosa da Piton…»
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «Questi sono Snasi» spiegò Hagrid quando la classe lo ebbe attorniato. «Li si trova soprattutto giù nelle miniere. Gli piAcciono le cose che brillano… ecco, guardate».
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    «Be’, adesso sappiamo cosa regalarti il prossimo Natale» disse Hermione allegramente. Poi, visto che Ron continuava a restare imbronciato, aggiunse: «Andiamo, Ron, potrebbe andar peggio. Almeno tu non hai le dita piene di pus». Hermione faceva una gran fatica a maneggiare forchetta e coltello, con le dita così gonfie e rigide. «Odio quella Skeeter!» esplose furibonda. «Gliela farò pagare, fosse l’ultima cosa che fAccio
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    Ma qualcosa si mosse tra gli alberi dietro Krum, e Harry, che aveva una certa esperienza del genere di cose che si acquattavano nella Foresta, afferrò d’istinto Krum per il brAccio e lo trasse a sé.
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    Respirando affannosamente, Hagrid scoccò a Karkaroff uno sguardo minAccioso. «Forse è meglio che sto qui, Preside…»
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    «Come osa» ringhiò Hagrid mentre passavano accanto al lago. «Come osa accusare Silente. Silente non fa ’ste cose. Silente non ti voleva al Torneo. Preoccupato! Non so quando ho mai visto Silente più preoccupato di adesso. E tu!» esclamò Hagrid all’improvviso rivolto a Harry, che guardò in su, sorpreso. «Che cos’è che facevi, cosa andavi in giro a fare con quel tipAccio di Krum? È di Durmstrang, Harry! Poteva farti il malocchio! Moody non ti ha insegnato niente? Ma pensa a te, lui che ti attira là fuori da solo…»
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    «Harry, non capisco neanch’io» sospirò Hermione sconfortata. «So solo che stanno succedendo un sacco di cose strane, e non mi piAcciono… Moody ha ragione, Tartufo ha ragione, devi cominciare ad allenarti per la terza prova, e subito. E rispondi subito a Tartufo e promettigli che non scapperai via da solo un’altra volta».
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    «OK» disse Harry, squadrandolo. «Goccia di pera. Ehm… Bacchetta di liquirizia. Ape Frizzola. SuperPallaGomma di Drooble. Gelatine Tuttigusti+1… oh no, non gli piAcciono, vero? Oh insomma, apriti, no?» sbottò. «Devo assolutamente vederlo, è urgente!»
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    Una luce fioca illuminava l’ambiente; poteva trovarsi sottoterra, perché non c’erano finestre, solo torce sorrette da bracci come quelle che illuminavano le sale di Hogwarts. Abbassando il viso fin quasi a sfiorare col naso la sostanza vetrosa, Harry vide file e file di maghi e streghe seduti lungo tutte le pareti, sopra quelle che sembravano panche disposte a diverse altezze. Nel centro della stanza troneggiava una sedia vuota. Aveva un aspetto vagamente sinistro. Dai brAccioli pendevano delle catene.
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    Harry si guardò attorno più attentamente. La sala, come aveva sospettato osservandola dall’alto, era quasi certamente sottoterra: una segreta, pensò. Vi aleggiava un’atmosfera cupa e inquietante: non c’erano quadri alle pareti, solo quelle file serrate di panche che si alzavano in ranghi, tutte disposte in modo da godere di una vista indisturbata su quella sedia con le catene sui brAccioli.
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    A differenza di Silente, sembrava molto più giovane; i capelli e il pizzetto erano neri. Non indossava soffici pellicce, ma un abito leggero e strappato. Era scosso dai brividi. Sotto gli occhi di Harry, le catene sui brAccioli della sedia scintillarono d’oro all’improvviso e strisciarono lungo le sue braccia, avviluppandolo.
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    «Ah, dimenticavo… a te non piAcciono i Dissennatori, vero, Albus?» disse Moody con un sorriso sardonico.
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    «Certo» disse Silente. «Ora ti fAccio vedere».
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    Il signor Diggory aveva l’aria di chi sta per dire qualcosa di feroce, ma sua moglie gli posò una mano sul brAccio e lui si limitò ad alzare le spalle e a voltarsi dall’altra parte.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Il mondo si rovesciò. Harry penzolava dal suolo, coi capelli dritti, gli occhiali che minacciavano di cadere nel cielo senza fondo. Harry se li ricacciò sul naso e rimase lì a ciondolare, terrorizzato. Era come avere i piedi incollati all’erba. Sotto di lui il cielo scuro trapunto di stelle si stendeva all’infinito. Aveva la sensazione che se solo avesse cercato di muovere un piede, si sarebbe staccato per sempre dal terreno.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «Stai bene?» disse Harry in tono brusco, afferrandolo per un brAccio.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Harry non poté far nulla per evitarlo, era legato troppo stretto… attraverso gli occhi socchiusi, lottando invano con le corde che lo avvincevano, vide il lucente pugnale d’argento tremare nella mano rimasta a Codaliscia. Avvertì la punta penetrare nell’incavo del brAccio destro, e il sangue scorrere lungo la manica della veste strappata. Codaliscia, sempre ansimando di dolore, si frugò in tasca, estrasse un’ampolla di vetro e la riempì del sangue che scorreva dalla ferita di Harry.
Carne, Sangue e Ossa (Cap. 32 Harry Potter 4)

    «Vestimi» disse la voce fredda e acuta e Codaliscia, tra lamenti e singhiozzi, reggendosi il brAccio mutilato, strisciò a raccogliere da terra la veste nera, si alzò, e con una sola mano la protese al di sopra del capo del suo signore.
Carne, Sangue e Ossa (Cap. 32 Harry Potter 4)

    «Fuori il brAccio» disse Voldemort pigramente.
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    Tese il moncherino sanguinante, ma Voldemort rise di nuovo. «L’altro brAccio, Codaliscia».
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    Voldemort si chinò, e afferrò il brAccio sinistro di Codaliscia; gli spinse la manica della veste oltre il gomito e Harry vide qualcosa sulla pelle, qualcosa di simile a un tatuaggio di un rosso vivo — un teschio, con un serpente che sbucava dalla bocca — la stessa immagine che era comparsa nel cielo alla Coppa del Mondo di Quidditch: il Marchio Nero. Voldemort lo studiò attentamente, ignorando il pianto incontrollabile di Codaliscia.
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    Premette il lungo indice bianco sul segno sopra il brAccio di Codaliscia.
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    Nessuno parlò. Nessuno si mosse tranne Codaliscia, che era a terra e continuava a singhiozzare sul brAccio sanguinante.
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    Voldemort levò di nuovo la bacchetta e la fece ruotare in aria. Una striscia di ciò che pareva argento fuso aleggiò lucente nella scia della bacchetta. Per un istante rimase informe, si contorse e poi si addensò nella copia di una mano umana, splendente come la luce della luna, che discese e si innestò sul polso sanguinante di Codaliscia. I singhiozzi cessarono all’improvviso: con il respiro aspro e irregolare, Codaliscia alzò la testa e fissò incredulo la mano d’argento, ora invisibilmente saldata al brAccio, come fosse un guanto. Piegò le dita lucenti, poi, tremando, raccolse un rametto dal suolo e lo ridusse in polvere.
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    Da uno strillo soffocato credette di aver fermato almeno uno di loro, ma non ci fu il tempo di voltarsi a guardare; balzò oltre la Coppa e si slanciò in avanti mentre sentiva altri dardi saettare alle sue spalle; altri fiotti di luce gli volarono sopra la testa mentre cadeva, tendendo la mano per afferrare il brAccio di Cedric…
Prior Incantatio (Cap. 34 Harry Potter 4)

    «Accio!» gridò, puntando la sua verso la Coppa Tremaghi.
Prior Incantatio (Cap. 34 Harry Potter 4)

    Harry lasciò andare la Coppa, ma strinse ancora più forte a sé il brAccio di Cedric. Alzò la mano libera e afferrò Silente per un polso, mentre il volto del mago fluttuava, un attimo nitido, l’attimo dopo sfuocato.
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    Silente si curvò e, con una forza straordinaria per un uomo così vecchio e magro, sollevò Harry da terra e lo rimise in piedi. Harry barcollò. La testa gli pulsava. La gamba ferita non reggeva più il suo peso. Le persone affollate attorno a lui si facevano avanti sgomitando, lottavano per avvicinarsi, incombevano minAcciose su di lui… «Cos’è successo?» «Che cos’ha che non va?» «Diggory è morto!»
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «Sangue» rispose Harry, alzando il brAccio. La manica era strappata dove il pugnale di Codaliscia l’aveva lacerata.
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «Karkaroff?» disse Moody con una strana risata. «Karkaroff è fuggito stasera, quando ha sentito il Marchio Nero bruciargli il brAccio. Ha tradito troppi fedeli seguaci del Signore Oscuro per avere voglia di incontrarli… ma dubito che andrà lontano. Il Signore Oscuro ha i suoi metodi per scovare i suoi nemici».
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    Harry si alzò e di nuovo barcollò; il dolore alla gamba, che non aveva notato finché ascoltava Crouch, tornò vivissimo. Si accorse che stava tremando. Silente lo afferrò per un brAccio e lo sostenne lungo il corridoio buio.
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    «Se pensassi di poterti aiutare» disse Silente con dolcezza, «facendo scendere su di te un sonno incantato, e permettendoti di posticipare il momento di ripensare a ciò che è accaduto stanotte, lo farei. Ma so quello che fAccio. Attenuare il dolore per un po’ lo renderà più acuto quando alla fine lo sentirai. Ti sei dimostrato coraggioso ben al di là di quanto mi sarei aspettato da te. Ti chiedo di dimostrare il tuo coraggio ancora una volta. Ti chiedo di raccontarci cos’è successo».
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    Quando Harry disse che Codaliscia lo aveva ferito al brAccio col pugnale, comunque, Sirius reagì con veemenza; e Silente si alzò così in fretta che Harry sobbalzò: fece il giro della scrivania e chiese a Harry di tendere il brAccio. Harry mostrò a entrambi il punto in cui la veste era strappata e il taglio sotto la stoffa.
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    «Ora, senti un po’, Silente» disse, agitando un dito minAccioso. «Ti ho lasciato carta bianca, sempre. Ho nutrito molto rispetto per te. Posso anche non essermi trovato d’accordo con alcune tue decisioni, ma sono stato generoso. Non sono molti coloro che ti avrebbero permesso di assumere lupi mannari, o di tenere Hagrid, o di decidere cosa insegnare ai tuoi studenti senza risponderne al Ministero. Ma se hai intenzione di agire contro di me…»
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    Piton si fece avanti e superò Silente, sollevando la manica della veste. Tese l’avambrAccio e lo mostrò a Caramell, che si ritrasse.
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    Caramell si allontanò anche da Piton. Scosse la testa. Pareva che non avesse capito una parola di quello che Piton aveva detto. Fissò, apparentemente disgustato, l’orrendo marchio sul brAccio di Piton, poi alzò gli occhi verso Silente e sussurrò: «Non so a che cosa state giocando tu e i tuoi colleghi, Silente, ma ne ho abbastanza. Non ho altro da aggiungere. Mi metterò in contatto con te domani, per discutere la gestione di questa scuola. Ora devo tornare al Ministero».
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    Andò loro incontro, abbracciò forte Harry, gli spettinò i capelli e disse: «È bello vederti, amico. È bello vederti».
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    Tiger e Goyle erano alle sue spalle. Tutti e tre sembravano più compiaciuti, arroganti e minAcciosi che mai.
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    Zio Vernon lo stava aspettando oltre la barriera. La signora Weasley era lì vicina. Abbracciò stretto Harry quando lo vide, e gli sussurrò all’orecchio: «Credo che Silente ti lascerà venire da noi più avanti. Teniamoci in contatto, Harry».
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    La faccia magra, cavallina di zia Petunia comparve accanto al fAccione largo e violetto di zio Vernon. Era furiosa.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Harry scavalcò con un salto il cancello chiuso del parco e s’incamminò nell’erba rinsecchita. Il parco era vuoto come le strade attorno. Quando fu alle altalene, si lasciò cadere sull’unica che Dudley e i suoi amici non erano ancora riusciti a distruggere, attorcigliò un brAccio attorno alla catena e rimase lì a fissare ingrugnito il terreno. Non poteva più nascondersi nell’aiuola dei Dursley. L’indomani avrebbe dovuto pensare a un nuovo modo per ascoltare il telegiornale. Nel frattempo, l’unica sua prospettiva era un’altra notte di sonno disturbato, perché anche quando sfuggiva agli incubi su Cedric faceva sogni sconvolgenti di lunghi corridoi ciechi o che finivano contro porte chiuse a chiave, cosa che attribuiva alla sensazione di prigionia che provava da sveglio. Spesso la vecchia cicatrice sulla fronte prudeva fastidiosa, ma Harry non s’illudeva più che Ron o Hermione o Sirius l’avrebbero trovato interessante. In passato, il dolore alla cicatrice era stato il segnale d’avvertimento che Voldemort stava ridiventando forte, ma adesso che lui era tornato probabilmente gli avrebbero detto che era ovvio che fosse sempre irritata… niente di cui preoccuparsi… roba vecchia…
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Voltarono a destra lungo lo stretto vicolo dove Harry aveva visto Sirius per la prima volta, una scorciatoia tra Magnolia Crescent e Wisteria Walk. Era vuoto e molto più buio delle vie che collegava perché non c’erano lampioni. I loro passi suonavano smorzati tra le pareti di un garage da un lato e un’alta stAccionata dall’altro.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Aveva smesso di camminare. Anche Harry si fermò e fissò il cugino. Da quel poco che riusciva a vedere, il fAccione di Dudley ostentava un’espressione di strano trionfo.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    «Dudley, sei un idiota!» urlò, gli occhi che lacrimavano dal dolore mentre si rimetteva a fatica a quattro zampe, cercando freneticamente a tentoni nell’oscurità. Sentì Dudley sferrare pugni, colpire la stAccionata del vicolo, barcollare.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Si chinò, afferrò con le mani rattrappite un brAccio massiccio di Dudley e strattonò.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «Ci penso io». Harry prese il brAccio di Dudley e tirò. Con uno sforzo enorme riuscì a sollevarlo. Dudley sembrava lì lì per svenire. I suoi occhietti roteavano nelle orbite e il sudore gli imperlava il viso; non appena Harry lo lasciò andare, oscillò pericolosamente.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Harry si tirò uno dei brAccioni di Dudley attorno alle spalle e lo trascinò verso la strada, curvo sotto il peso. La signora Figg camminava barcollando davanti a loro, scrutando ansiosa dietro l’angolo.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    La signora Figg alzò il brAccio da cui penzolava la borsa e colpì Mundungus sul volto e sul collo; a giudicare dal rumore metallico, era piena di scatole di cibo per gatti.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Harry diede un’occhiata sghemba a Dudley e scivolò da sotto il suo brAccio appena in tempo. Dudley si dondolò sul posto per un momento, la faccia verde pallido… poi aprì la bocca e vomitò sullo zerbino.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «Che cos’hai fatto a mio figlio?» chiese con un ringhio minAccioso.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «Se non ti levi di mezzo ti fAccio un incantesimo» disse Harry, alzando la bacchetta.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Zio Vernon spostò lo sguardo da lei a Dudley a Harry, come nella speranza che qualcuno stesse per urlare “Pesce d’aprile!” Poiché nessuno lo fece, aprì di nuovo la bocca, ma la fatica di trovare altre parole gli fu risparmiata dall’arrivo del terzo gufo della serata. Filò attraverso la finestra ancora aperta come una palla di cannone piumata e atterrò con un Acciottolio sul tavolo di cucina, facendo sobbalzare dallo spavento tutti e tre i Dursley. Harry gli sfilò dal becco una seconda busta dall’aria ufficiale e la strappò mentre il gufo tornava a volteggiare nella notte.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «Capisco» disse zio Vernon, spostando lo sguardo dalla pallida moglie a Harry e tirandosi su i pantaloni. Sembrava che si stesse ingrossando; il suo fAccione violetto si dilatava davanti agli occhi di Harry. «Be’, questo decide tutto» disse, e il petto della camicia si tese mentre lui si gonfiava, «puoi andartene da questa casa, ragazzo!»
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «Mi hai sentito!» gridò zio Vernon, chinandosi in avanti, il fAccione violetto così vicino che Harry sentì gli spruzzi di saliva colpirgli il viso. «Muoviti! Non vedevi l’ora di andartene mezz’ora fa! Ti accontento! Esci e non oscurare mai più la nostra soglia! Perché poi ti abbiamo tenuto, non lo so. Marge aveva ragione, dovevi andare all’orfanotrofio. Siamo stati troppo deboli, credevamo di fartela passare, credevamo di renderti normale, ma sei sempre stato marcio e io ne ho abbastanza… di gufi!»
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    E quella Strillettera, di che cosa, di che cosa parlava? Di chi era la voce che era risuonata così orribile e minAcciosa in cucina?
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    «Vieni qui» disse Harry. Prese i tre rotolini di pergamena e un lAccio di cuoio e legò i cartigli alla zampa squamosa. «Portali subito a Sirius, Ron e Hermione e non tornare senza risposte lunghe. Continua a beccarli finché non hanno scritto risposte di una lunghezza dignitosa, se sei costretta. Capito?»
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    Prese Harry per un brAccio e lo guidò dalla macchia erbosa attraverso la strada e sul marciapiede; Lupin e Tonks li seguirono, trasportando in due il baule di Harry; il resto della scorta, tutti con le bacchette sfoderate, li affiancava.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    «Oh, Harry, che bello vederti!» sussurrò, stringendolo in un abbrAccio stritolacostole prima di spingerlo indietro e osservarlo con aria critica. «Hai l’aria patita; hai bisogno di mangiare, ma dovrai aspettare un po’ per la cena, temo».
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    Colse un rapido scorcio di una tetra stanza con il soffitto alto e due letti gemelli; poi si udì un forte cinguettio, seguito da uno stridio ancora più forte, e il suo campo visivo fu completamente oscurato da una gran quantità di capelli molto cespugliosi. Hermione gli si era gettata addosso stringendolo in un abbrAccio che quasi lo stese, mentre il minuscolo gufo di Ron, Leotordo, sfrecciava eccitato attorno alle loro teste.
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «Fermi!» bisbigliò Ron, facendo scattare un brAccio per bloccare Harry e Hermione. «Sono ancora nell’ingresso, forse riusciamo a sentire qualcosa».
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    Era poco meno tetra dell’ingresso di sopra, una stanza cavernosa con le pareti di pietra viva. La luce proveniva per lo più da un gran fuoco all’altra estremità. Una cortina di fumo di pipa aleggiava nell’aria come vapori di battaglia, attraverso cui affioravano indistinte le forme minAcciose di pesanti pentole e padelle di ferro appese al soffitto buio. Molte sedie erano state stipate nella stanza per la riunione, attorno a un lungo tavolo di legno, carico di rotoli di pergamena, calici, bottiglie di vino vuote, e un mucchio di quelli che sembravano stracci. Al capo del tavolo il signor Weasley e il suo figlio maggiore Bill parlavano piano, con le teste vicine.
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    Harry, Sirius e Mundungus si voltarono e un attimo dopo si tuffarono lontano dal tavolo. Fred e George avevano stregato un gran calderone di stufato, un boccale di ferro di Burrobirra e una pesante asse di legno per il pane, completa di coltello, in modo che sfrecciassero nell’aria verso di loro. Lo stufato scivolò fino in fondo al tavolo e si bloccò appena prima del bordo, lasciando una lunga bruciatura nera sulla superficie di legno; la bottiglia di Burrobirra cadde con un tonfo, versando dappertutto il contenuto; il coltello del pane scivolò dall’asse e si conficcò con la punta all’ingiù, vibrando minAccioso, esattamente dove un attimo prima c’era la mano di Sirius.
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    «Non sta a te decidere che cosa è bene per Harry!» ribatté la signora Weasley in tono secco. L’espressione sul suo viso di solito gentile era minAcciosa. «Non hai dimenticato le parole di Silente, suppongo».
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    «Nessuno vuole negare quello che ha fatto!» disse la signora Weasley con la voce che saliva e i pugni tremanti sui brAccioli della sedia. «Ma è ancora…»
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    Mezz’ora dopo Harry e Ron, che si erano vestiti e avevano fatto colazione in fretta, entrarono nel salotto, una lunga stanza al primo piano, con il soffitto alto e pareti verde oliva coperte di arazzi sporchi. La moquette esalava nuvolette di polvere tutte le volte che qualcuno vi posava un piede, e le lunghe tende di velluto verde muschio ronzavano come se pullulassero di api invisibili. Era attorno a queste che la signora Weasley, Hermione, Ginny, Fred e George erano riuniti, tutti con un aspetto strano, visto che si erano legati uno strAccio attorno al naso e alla bocca. Ciascuno di loro reggeva una grossa bottiglia di liquido nero con un beccuccio in cima.
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    Il volto di Hermione era seminascosto da uno strofinAccio, ma Harry la vide chiaramente rivolgere uno sguardo di rimprovero alla signora Weasley.
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    A parte lo strAccio sudicio legato come un gonnellino attorno alla vita, era completamente nudo. Era molto vecchio: la sua pelle pareva troppo abbondante, e anche se era calvo come tutti gli elfi domestici, una gran quantità di peli neri spuntava dalle grandi orecchie a forma di ali di pipistrello. Aveva gli occhi di un grigio acquoso e iniettato di sangue e il grosso naso carnoso, molto simile a un gnigno.
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    Gettò la scatola nel sacco dove stavano buttando la spazzatura degli armadietti; poco dopo Harry vide George avvolgersi con cura una mano in uno strAccio e infilare di nascosto la tabacchiera nella tasca già piena di Doxy.
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    Trovarono uno strumento d’argento dall’aspetto inquietante, delle specie di pinzette con molte zampe, che si arrampicarono su per il brAccio di Harry come un ragno quando lui le prese, e cercarono di perforargli la pelle. Sirius le afferrò e le schiacciò con un pesante volume intitolato Nobiltà di Natura: Genealogia Magica. C’era un carillon che una volta caricato emise una musichetta tintinnante e vagamente sinistra, e si sentirono tutti stranamente deboli e sonnolenti, finché Ginny non ebbe il buonsenso di chiudere il coperchio; un pesante lucchetto che nessuno di loro riuscì ad aprire; un certo numero di antichi sigilli; e, in una scatola polverosa, un Ordine di Merlino, Prima Classe, che era stato attribuito al nonno di Sirius per “servizi resi al Ministero”.
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    «Andrà una meraviglia, Harry» disse Tonks, dandogli delle pacche sul brAccio.
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    Harry fece un debole sorriso. La signora Weasley lo abbracciò.
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    «Presto, Harry» disse il signor Weasley quando le porte si aprirono cigolando, e presero a correre lungo un corridoio alquanto diverso da quelli di sopra. Le pareti erano spoglie; non c’erano finestre né porte, tranne una, liscia e nera, in fondo. Harry si aspettava che la varcassero, ma invece il signor Weasley lo prese per un brAccio e lo trascinò a sinistra, dove c’era un’apertura che dava su una rampa di scale.
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    Harry lasciò cadere lo sguardo sulla sedia al centro della stanza, coi brAccioli coperti di catene. Aveva visto quelle catene animarsi e legare chiunque prendesse posto tra loro. I suoi passi echeggiarono forte attraverso il pavimento di pietra. Quando si sedette cautamente sull’orlo della sedia, le catene tintinnarono minAcciose, ma non lo legarono. Preso da una leggera nausea, guardò in su, verso le persone sedute sulle panche in alto.
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    «Sì» rispose Harry, «lo fAccio da più di un anno».
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    «Be’, è meglio che vada, c’è un bagno vomitante che mi aspetta a Bethnal Green. Molly, tornerò tardi, fAccio il turno di Tonks, ma può darsi che Kingsley venga a cena…»
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Non credo» obiettò Harry, strizzando il suo strAccio. «Non mi ha dato una risposta chiara quando gli ho chiesto se potevo».
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Oh, dài» ribatté Ron, «non vedeva la luce del giorno da mesi, poverAccio».
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    Il treno continuò a sferragliare, portandoli in aperta campagna. Era una strana giornata dal tempo incerto; un momento la carrozza era inondata di sole, un attimo dopo passavano sotto minAcciose nuvole grigie.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    Harry prese per un brAccio Ron e lo fece voltare in modo che si trovasse proprio di fronte al cavallo alato. Ron lo fissò per un secondo, poi tornò a guardare Harry.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    «È un modo di dire!» esclamò Nick-Quasi-Senza-Testa, ormai così irritato che la testa semimozzata gli tremava in modo minAccioso. «Suppongo di poter ancora far uso delle parole che preferisco, anche se i piaceri del mangiare e del bere mi sono negati! Ma sono abbastanza avvezzo a che gli studenti traggano divertimento dalla mia morte, te lo garantisco!»
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    «Te lo spiego io» rispose Hermione minAcciosa. «Vuol dire che il Ministero si sta intromettendo negli affari di Hogwarts».
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    Eppure, pensò mentre si univano alla coda che si allungava fuori dalla classe di Piton, Cho aveva deciso di venire a parlare con lui, no? Era stata la ragazza di Cedric; avrebbe potuto odiare Harry per essere uscito vivo dal labirinto del Tremaghi quando Cedric era morto, eppure gli parlava da amica, non come se lo credesse pazzo, o bugiardo, o in qualche orrendo modo responsabile per la morte di Cedric… sì, aveva proprio deciso di venire a parlare con lui, ed era la seconda volta in due giorni… a quell’idea l’umore di Harry si risollevò. Perfino il cigolio minAccioso della porta del sotterraneo di Piton che si apriva non fece scoppiare la piccola, speranzosa bolla che pareva essersi gonfiata nel suo petto. Entrò in classe dietro a Ron e Hermione e li seguì al solito banco in fondo, dove sedette ignorando i loro battibecchi.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    Mentre tutti attorno a lui riempivano le loro fiaschette, Harry ripose le sue cose, fremente. La sua pozione non era peggiore di quella di Ron, che al momento emanava un odorAccio di uova marce; né di quella di Neville, che aveva raggiunto la consistenza di cemento fresco e che Neville era intento a spalare dal calderone; eppure era lui, Harry, che avrebbe preso zero punti quel giorno. Rificcò la bacchetta nella borsa e si afflosciò sulla sedia, guardando gli altri sfilare fino alla cattedra di Piton con le fiaschette piene e tappate. Al suono della campana fu il primo a uscire, e aveva già cominciato a pranzare quando Ron e Hermione lo raggiunsero nella Sala Grande. Il soffitto era diventato di un grigio ancora più cupo nel corso della mattinata. La pioggia frustava le alte finestre.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Già» mormorò Harry, guardando minAccioso il piatto, «quando mai Piton è stato giusto con me?»
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «FAccio solo da ambasciatore» lo interruppe Ron. «Ma credo che abbia ragione. Non è colpa nostra se Piton e Seamus ti trattano così».
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Io non mi ricordo mai i sogni che fAccio» disse Ron, «raccontane uno tu».
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Credo che dobbiamo riprovarci» disse la professoressa Umbridge. «Quando vi fAccio una domanda, vorrei che rispondeste “Sì, professoressa Umbridge”, o “No, professoressa Umbridge”. Allora: avete tutti Teoria della Magia Difensiva di Wilbert Slinkhard?»
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Harry, no!» sussurrò Hermione allarmata, tirandolo per una manica, ma lui allontanò il brAccio con uno strattone.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Com’è possibile che Silente l’abbia permesso?» gemette Hermione all’improvviso, facendo trasalire Harry e Ron; Grattastinchi balzò via, offeso. Lei per la rabbia prese a pugni i brAccioli della poltrona, tanto che pezzetti d’imbottitura sfuggirono dai buchi. «Come può permettere che quella donna orribile sia nostra insegnante? E nell’anno dei G.U.F.O., per di più!»
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Uno dopo l’altro, come se fossero stati colpiti sulla testa da un martello invisibile, i bambini del primo anno si afflosciarono svenuti sulle poltrone; alcuni scivolarono per terra, altri si limitarono a ciondolare dai brAccioli, le lingue penzoloni. Quasi tutti i presenti ridevano; Hermione, tuttavia, raddrizzò le spalle e marciò diritta verso il punto dove Fred e George, reggendo delle tavolette, osservavano attentamente i piccoli del primo anno privi di sensi. Ron si alzò a metà dal suo posto, rimase lì indeciso per qualche istante, poi borbottò a Harry «Ha tutto sotto controllo» prima di sprofondare più giù che poteva nella poltrona, per quanto lo consentiva la sua figura allampanata.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Non potete superare un G.U.F.O.» disse la professoressa McGranitt minAcciosa, «senza una seria applicazione, esercizio e studio. Non vedo ragione per cui qualcuno in questa classe non dovrebbe ottenere un G.U.F.O. in Trasfigurazione, a patto che lavori sodo». Neville fece un versetto triste e incredulo. «Sì, anche tu, Paciock» continuò la professoressa McGranitt. «Non c’è niente che non vada nel tuo lavoro, a parte la mancanza di sicurezza. Quindi… oggi cominceremo gli Incantesimi Evanescenti. Sono più facili degli Incantesimi di Evocazione, che non dovreste affrontare fino al livello del M.A.G.O., ma sono sempre tra le magie più ardue in cui verrete valutati al G.U.F.O.».
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Vorrei solo che Hagrid si spicciasse a tornare, tutto qui» disse Harry a bassa voce mentre si avvicinavano alle serre. «E non dire che quella Caporal è un’insegnante migliore!» aggiunse minAccioso.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Be’, io… io fAccio parte della squadra di Quidditch di Grifondoro. E venerdì alle cinque dovevo essere al provino per il nuovo Portiere, e mi stavo… mi chiedevo se posso saltare la punizione quella sera e farla… farla un’altra sera… invece…»
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Ma Ron afferrò l’avambrAccio di Harry e sollevò il dorso della sua mano all’altezza degli occhi. Ci fu una pausa, durante la quale fissò le parole incise nella pelle; poi, con l’aria di sentirsi male, lasciò andare la mano.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Avanzò verso di lui e tese le corte dita coperte di anelli per prendergli il brAccio. E quando lo afferrò per osservare le parole ora incise nella sua pelle, il dolore esplose, non sul dorso della mano, ma nella cicatrice sulla fronte. Nello stesso momento, Harry avvertì una sensazione del tutto insolita attorno al diaframma.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Liberò il brAccio dalla presa e balzò in piedi, fissandola. Lei gli restituì lo sguardo, con un sorriso che le stirava la bocca larga e molle.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Grandioso» disse distrattamente; se non l’avesse raccontato subito a qualcuno, sarebbe esploso. «Senti, Hermione. Sono appena stato su nell’ufficio della Umbridge e mi ha toccato il brAccio…»
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Buon volo, allora» disse, e la portò sino a una finestra; con una breve pressione sul suo brAccio, Edvige decollò nel cielo accecante. Lui la guardò finché non divenne un puntino nero e sparì, poi spostò lo sguardo sulla capanna di Hagrid, che dalla finestra si vedeva chiaramente ed era altrettanto chiaramente disabitata, il camino senza fumo, le tende tirate.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Cho aveva scelto uno dei gufi della scuola. Lo persuase a scendere sul suo brAccio, e quello tese con garbo una zampa in modo che lei potesse fissare il pacchetto.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Gazza il custode entrò ansimando. Macchie violette chiazzavano le sue guance incavate e coperte di venuzze, le mascelle gli vibravano e i sottili capelli grigi erano arruffati; a quanto pareva era arrivato di corsa. Mrs Purr trotterellava alle sue calcagna, guardò in su verso i gufi e miagolò affamata. In alto si udì un irrequieto frusciare di ali e un grosso uccello marrone fece schioccare il becco, minAccioso.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Cho spostava lo sguardo da Harry a Gazza, anche lei accigliata; il gufo sul suo brAccio, stanco di reggersi su una zampa sola, stridette in segno di avvertimento, ma lei lo ignorò.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Come fAccio a sapere che non ce l’hai in tasca?»
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Potrebbe essere una montatura!» esclamò Ron eccitato. «No… sentite!» continuò, abbassando di colpo la voce all’espressione minAcciosa di Hermione. «Il Ministero sospettava che fosse uno della banda di Silente, così — non so — lo hanno attirato laggiù, e non stava affatto cercando di aprire una porta! Forse si sono solo inventati qualcosa per prenderlo!»
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Mentre si avvicinavano al campo di Quidditch, Harry guardò alla sua destra, dove gli alberi della foresta proibita fremevano oscuri. Nulla si alzò in volo; il cielo era vuoto, a parte alcuni gufi che volteggiavano lontano attorno alla Torre della Guferia. Aveva già abbastanza preoccupazioni, il cavallo volante non gli faceva alcun male, e lo cacciò via dalla mente.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Questo è l’atteggiamento che voglio, Harry» approvò Angelina, librandosi sopra di loro con la Pluffa sottobrAccio e rallentando per restare sospesa davanti alla sua squadra volante. «Bene, tutti quanti, cominceremo con qualche passaggio per scaldarci, tutti quanti, per favore…»
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «…saprò che sei tornato normale» concluse Hermione. «Harry, il tuo va bene, a parte questo pezzetto alla fine, credo che tu debba aver frainteso la professoressa Sinistra: Europa è coperta di ghiAccio, non di ghiaia… Harry?»
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Harry si accorse che Hermione stava sbirciando il suo tema per vedere che voto aveva preso, e lo ricacciò nella borsa il più in fretta possibile. Preferiva tenerselo per sé.
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    «Ha tolto punti a Grifondoro perché mi fAccio squarciare la mano tutte le sere! Ma ti sembra giusto?»
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    «Intendevo l’idea mia e di Ron…» Ron le lanciò un’occhiata allarmata e minAcciosa. Lei gli rivolse uno sguardo torvo. «…Oh, insomma, la mia idea… che tu ci dessi delle lezioni».
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    «Secondo me non è tanto stupido da farsi vedere» disse Ron deciso. «Silente andrebbe su tutte le furie, e Sirius lo ascolta sempre, anche se non gli piAcciono i suoi ordini».
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    «FAccio io» disse in fretta Harry, porgendogli le monete. Il barista lo squadrò, indugiando per una frazione di secondo sulla sua cicatrice. Poi si voltò e mise i soldi in un antiquato registratore di cassa di legno, il cui cassetto si aprì automaticamente. Harry, Ron e Hermione andarono a sedersi al tavolo più lontano dal bancone e si guardarono attorno. L’uomo con le sudicie bende grigie batté con le nocche sul banco e ricevette dal barista un altro beverone fumante.
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    Il barista era rimasto paralizzato nell’atto di pulire un bicchiere con uno strAccio tanto sporco che pareva non essere mai stato lavato. Probabilmente non aveva mai visto il locale così pieno.
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    Il barista lo guardò male per un attimo, poi, gettando via lo strAccio con un gesto irritato, come se avessero appena interrotto qualcosa di molto importante, prese a passare Burrobirre da sotto il banco.
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    L’intero gruppo parve trattenere il respiro mentre Harry parlava. Gli parve che perfino il barista stesse ascoltando, intanto che strofinava lo stesso bicchiere con lo strAccio sudicio, sporcandolo sempre di più.
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    «Che vuoi dire? Chi la sta prendendo male? lo non la fAccio lunga per niente…» Ron continuò a borbottare fra i denti per tutta la strada.
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    «Sapevo che avresti detto così» disse George raggiante, dandogli un amichevole pugno sul brAccio.
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    «Lascia perdere i brufoli, quegli idioti non possono venire qui, o gli altri sospetteranno… sedetevi!» disse a Ernie e Hannah muovendo solo le labbra, e si sbracciò in gesti frenetici verso il tavolo di Tassorosso. «Dopo! Parliamo dopo!»
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    «Aiutami!» disse Harry a Ron. Riuscì a passare un brAccio attorno al collo di Neville e a trascinarlo via, lontano dai Serpeverde. Tiger e Goyle avevano fatto un passo avanti, i pugni in guardia, pronti alla rissa. Ron afferrò il brAccio di Neville e insieme a Harry riuscì a trascinarlo nella fila di Grifondoro. Neville era paonazzo; la pressione del brAccio di Harry sulla sua gola rendeva incomprensibili le strane parole che gli uscivano dalle labbra.
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    «Non… ridere… non… Mungo… fAccio… vedere…»
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    «Quattordici anni» rispose Piton. La sua espressione era indecifrabile. Harry, senza smettere di guardarlo, aggiunse qualche goccia alla sua pozione; quella sibilò minAcciosa e da turchese diventò arancione.
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    Harry puntò la bacchetta verso la rana toro che saltellava speranzosa verso l’altro lato del tavolo, disse «Accio!» e quella balzò con aria depressa nella sua mano.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Ron allacciò il suo, guardando Harry, pensieroso.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Dobby si è offerto volontario per riportare il gufo di Harry Potter» squittì l’elfo, con espressione adorante. «La professoressa Caporal dice che ora sta benissimo, signore». Fece un inchino così profondo che il suo naso a matita sfiorò la superficie lisa del tappeto. Edvige, con uno stridio indignato, volò sul brAcciolo della poltrona di Harry.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «No, è che… i piani di Dobby non sono sempre sicuri. Non era per colpa sua che avevi perso tutte le ossa del brAccio
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    La stanza si riempì all’istante di grida di Expelliarmus. Le bacchette volarono in tutte le direzioni; incantesimi sbagliati colpirono i libri sugli scaffali e li fecero cadere. Harry era troppo rapido per Neville, la cui bacchetta roteò via, colpì il soffitto con una pioggia di scintille e atterrò rumorosamente in cima a una libreria. Harry la recuperò con un Incantesimo di Appello. Guardandosi intorno, si disse che aveva fatto bene a ripartire dai fondamenti: c’era un sacco di tecnica scadente. Molti non riuscivano affatto a disarmare i loro avversari, ma si limitavano a farli indietreggiare di qualche passo o sobbalzare, investiti da incantesimi troppo deboli.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Ottimo!» disse Harry incoraggiante, sorvolando sul fatto che in un vero duello l’avversario di Neville difficilmente avrebbe guardato da un’altra parte, con la mano molle e penzolante al fianco. «Senti, Neville, puoi lavorare a turno con Ron e Hermione per qualche minuto mentre io fAccio un giro e vedo come se la cavano gli altri?»
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Io fAccio il tifo per Grifondoro» disse Luna, indicando inutilmente il cappello. «Guardate che cosa fa…»
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

    A pochi metri da terra, Harry tolse la mano destra dalla scopa, la tese verso il Boccino… al suo fianco, anche Malfoy protese il brAccio, c’era quasi…
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

    «Lasciate stare!» intervenne subito Angelina, afferrando il brAccio di Fred. «Lascia stare, Fred, lascialo strillare, gli brucia perché ha perso, quel piccolo insolente…»
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

    «…ma a te piAcciono i Weasley, vero, Potter?» lo canzonò Malfoy. «Ci passi le vacanze e tutto il resto… Non capisco come fai a sopportare la puzza, ma immagino che quando uno è stato allevato da Babbani anche la baracca dei Weasley vada bene…»
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

    «Sì, signor Potter, ritengo che una squalifica a vita sia l’ideale» disse la Umbridge, con un sorriso che si allargava sempre più mentre Harry si sforzava di capire quello che aveva appena sentito. «Lei e il signor Weasley qui presente. E per essere sicuri, credo che anche il gemello di questo giovanotto vada fermato… se le sue compagne di squadra non gliel’avessero impedito, sono certa che avrebbe attaccato anche lui il giovane Malfoy. Naturalmente le loro scope sono confiscate; le terrò al sicuro nel mio ufficio, per essere certa che la squalifica non venga violata. Ma non sono irragionevole, professoressa McGranitt» proseguì, rivolgendosi alla McGranitt, che la fissava, immobile come una statua di ghiAccio. «Il resto della squadra può continuare a giocare, non ho visto segni di violenza da parte loro. Bene… buon pomeriggio».
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

    Raggiunse l’enorme tavolo di legno al centro della capanna e tolse lo strofinAccio che vi era disteso. Sotto c’era una bistecca cruda, sanguinolenta e verde, un po’ più grande di una gomma d’automobile.
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Una volta nelle vicinanze, basta con la magia. Un po’ perché a loro non ci piAcciono i maghi e non volevamo farci saltare la mosca al naso troppo presto, un po’ perché Silente ci aveva avvisato che Voi-Sapete-Chi stava cercando anche lui i giganti. Ha detto che di sicuro ci aveva già mandato un messaggero, a quelli. Ha detto anche di stare molto attenti a non attirare l’attenzione, che magari c’erano dei Mangiamorte in giro».
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «A ogni modo» continuò Hagrid prima che Ron potesse replicare, «Silente ha stregato questo ramo per farlo bruciare per sempre, che non è una cosa che tutti i maghi sanno fare, e così io lo metto per terra nella neve ai piedi di Karkus e gli fAccio: “Un dono per il Gurg da Albus Silente, che manda i suoi rispettosi saluti”».
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Sì, lo so» disse Angelina, estraendo la bacchetta e flettendo il brAccio, «ma in realtà è piuttosto brava. Non quanto te, ovviamente» e gli lanciò un’occhiata molto torbida, «ma visto che te non ti possiamo avere…»
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    «Bene» disse Sirius incoraggiante, «forza… beviamo tutti qualcosa mentre aspettiamo. Accio Burrobirra!»
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    Harry corse ai fornelli ad aiutarlo. Non voleva intromettersi nella gioia dei Weasley e temeva il momento in cui Molly gli avrebbe chiesto di raccontare di nuovo la sua visione. Ma aveva appena preso i piatti dalla credenza quando la signora Weasley glieli tolse dalle mani e lo abbracciò.
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    Malocchio ringhiò la sua approvazione e si appoggiò al muro, mentre il suo occhio magico roteava in tutte le direzioni. Anche Harry si fece indietro, ma la signora Weasley tese un brAccio e lo spinse dentro, dicendo: «Non fare lo sciocco, Harry, Arthur ti vuole ringraziare».
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    «Mi sento benissimo» disse lui, allegro, e tese il brAccio buono per stringere Ginny. «Se solo potessero togliermi le bende, verrei a casa».
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    «Non sono vestiti» disse Hermione, «per quanto, se potessi fare a modo mio, avrebbe qualcos’altro da indossare al posto di quel vecchio strAccio. No, è una coperta patchwork, ho pensato che potesse rallegrare la sua stanza da letto».
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    L’accettazione aveva un’aria piacevolmente festosa: i globi di cristallo erano stati colorati di rosso e oro per trasformarli in gigantesche decorazioni natalizie; l’agrifoglio era appeso a ogni porta; e in ciascun angolo scintillava un albero di Natale candido, coperto di neve e ghiAccioli magici e sormontato da una luminosa stella d’oro. La sala era meno affollata dell’ultima volta, anche se a un certo punto Harry fu spinto da parte da una strega con un mandarino nella narice sinistra.
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    La signora Weasley emise un suono minAccioso, a metà tra un grido e un ringhio. Lupin si allontanò dal letto e andò dal lupo mannaro, che non aveva visitatori e guardava malinconico la folla attorno al signor Weasley; Bill mormorò qualcosa su una tazza di tè, e Fred e George si precipitarono a seguirlo, sorridendo.
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    Ma in quel momento una testa si affacciò da una porta in fondo al corridoio e una voce cinguettò: «Gilderoy, ragazzAccio, dove ti sei cacciato?»
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    «Sentitelo!» esclamò la Guaritrice, prendendolo per un brAccio e guardandolo raggiante, come se fosse stato un bambino di due anni molto precoce. «Era piuttosto famoso qualche anno fa; noi ci auguriamo davvero che questa fissa per gli autografi sia un segno che la sua memoria sta cominciando a tornare. Venite da questa parte: è in un reparto riservato, dev’essere sgattaiolato fuori mentre distribuivo i regali di Natale, la porta di solito è chiusa a chiave… non che sia pericoloso! Ma vedete» proseguì con un sussurro, «è un po’ un pericolo per se stesso, povero caro… non ricorda chi è, si allontana e non sa più come tornare… siete stati molto carini a venire a trovarlo».
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    La Guaritrice puntò la bacchetta verso la porta del reparto Janus Thickey e mormorò: «Alohomora». La porta si aprì e lei li precedette all’interno, mantenendo una presa ben salda sul brAccio di Gilderoy finché non lo ebbe sistemato su una poltrona accanto al letto.
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    «Vero?» disse la signora Weasley, accompagnando il marito a una sedia. «Il Guaritore Smethwyck ha fatto la sua magia, alla fine, e ha trovato l’antidoto a qualsiasi cosa ci fosse nelle zanne di quel serpente. Arthur ha imparato la lezione e non farà più pasticci con la medicina dei Babbani, non è così, tesoro?» aggiunse, in tono alquanto minAccioso.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Sì… certo» rispose distrattamente Harry; era la sua ultima possibilità di avvertire Sirius di stare attento; si voltò, guardò il suo padrino negli occhi e fece per parlare, ma Sirius lo strinse a sé brevemente con un brAccio e disse in tono burbero: «Abbi cura di te, Harry». Un momento dopo, Harry si ritrovò fuori nella gelida aria invernale, con Tonks (che quel giorno era pesantemente camuffata da signora di campagna, alta e sportiva, i capelli grigio ferro) che lo spingeva giù per le scale.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Forza, prima prendiamo l’autobus, meglio è» disse Tonks, e Harry notò che si guardava intorno piuttosto nervosa. Lupin tese il brAccio destro.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Urla un’altra volta il suo nome e ti condanno all’oblio perpetuo» mormorò Tonks minAcciosa, facendo passare Ginny e Hermione.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Glielo fAccio, un incantesimo? Da qui lo becco ancora» disse, levando la bacchetta e puntandola tra le scapole di Smith.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Non interrompermi, Potter» mormorò Piton con voce minAcciosa. «Come stavo dicendo, la visione che hai avuto poco prima di Natale ha rappresentato un’incursione così potente nel pensiero dell’Oscuro Signore…»
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Silente è un mago di grande potere» mormorò Piton. «Se lui si sente sicuro a usare quel nome… il resto di noi…» Si strofinò l’avambrAccio sinistro, a quel che pareva inconsciamente, nel punto dove Harry sapeva che il Marchio Nero era impresso a fuoco nella pelle.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Modera il tono, Potter» disse minAccioso Piton. «Ora voglio che tu chiuda gli occhi».
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    Trovò Ron e Hermione in biblioteca, a lavorare sull’ultima valanga di compiti della Umbridge. Altri studenti, quasi tutti del quinto anno, sedevano ai tavoli con il naso sui libri; mentre le piume grattavano febbrili, il cielo fuori dalle finestre a colonnine si faceva sempre più scuro. L’unico altro suono era il lieve scricchiolio delle scarpe di Madama Pince, che camminava minAcciosa su e giù fra i tavoli, con il fiato sul collo di chi toccava i suoi preziosi libri.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Chi va a immaginare che il Tranello del Diavolo arrivi in un ospedale travestito da pianta in vaso?» ribatté brusco Ron. «Non è colpa nostra, ma di chi l’ha mandato a quel poverAccio! Dev’essere un idiota, perché non ha controllato prima di comprare la pianta?»
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    La mano di Cho era sul tavolo accanto al suo caffè e Harry sentiva un impulso crescente che lo spingeva a prenderla. Fallo e basta, si disse, pervaso da un misto di panico ed eccitazione, allunga la mano e prendila. Straordinario, quanto stendere il brAccio di venti centimetri e toccarle la mano fosse più difficile che afferrare un Boccino saettante nell’aria…
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Oh… i soliti bozzi e lividi, Harry» minimizzò Hagrid. «Il mio è un lavorAccio».
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Mio padre dice che è un giornalAccio» disse Luna, entrando a sorpresa nella conversazione. Succhiando la cipollina del suo cocktail, scrutò Rita con gli enormi occhi sporgenti e un po’ folli. «Lui pubblica storie importanti, che il pubblico deve conoscere. Non gli importa di fare soldi».
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Attento, signor Weasley, o dovrò metterla in punizione» minacciò la Umbridge. «Allora, signor Potter?»
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    Se c’era bisogno di qualcos’altro per completare la felicità di Harry, fu la reazione di Malfoy, Tiger e Goyle. Li vide confabulare in biblioteca più tardi quel pomeriggio: erano in compagnia di un ragazzo allampanato che, sussurrò Hermione, si chiamava Theodore Nott. Si voltarono verso Harry mentre lui cercava dei libri sullo Svanimento Parziale. Goyle fece scrocchiare minAccioso le nocche e Malfoy bisbigliò qualcosa di indubbiamente malevolo a Tiger. Harry sapeva benissimo perché si comportavano così: aveva citato tutti i loro padri tra i Mangiamorte.
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    Ron aprì le tende e Harry, disteso sulla schiena, con la cicatrice che bruciava, lo fissò alla luce della luna. Ron si stava preparando per andare a dormire, e aveva un brAccio fuori dalla veste.
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Tu sai perché siamo qui, vero, Potter?» chiese Piton con voce bassa e minAcciosa. «Tu sai perché sto sprecando le mie serate in questo lavoro tedioso?»
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    La professoressa Sprite uscì in fretta dalla folla e afferrò l’altro brAccio della Cooman. Insieme la guidarono su per le scale, passando davanti alla Umbridge. Il professor Vitious puntò la bacchetta davanti a sé, esclamò «Baule Locomotor!» e il bagaglio della Cooman si alzò a mezz’aria e la seguì per le scale, con Vitious a chiudere il corteo.
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    Quando la porta fu chiusa e anche l’ultimo studente si fu seduto su un ceppo d’albero comparso accanto al cestino della carta straccia, Fiorenzo fece un ampio gesto col brAccio.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    «Con la professoressa Cooman abbiamo studiato l’Astrologia!» esclamò eccitata Calì, restando distesa a pancia in su e agitando una mano sopra di sé. «Marte provoca incidenti e scottature e cose del genere, e quando forma con Saturno un angolo così…» e tracciò per aria un angolo retto, «…bisogna fare attenzione a maneggiare le cose che scottano…»
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    «Cos’è successo, Dobby?» chiese Harry, afferrandolo per un brAccio sottile, per tenerlo alla larga da qualunque cosa potesse fargli del male.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    Dobby si colpì con il pugno libero, e Harry si affrettò a bloccargli anche l’altro brAccio.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    Harry si rialzò, fulminandoli con gli occhi. Non aveva mai visto la Umbridge così soddisfatta. Gli strinse le dita come una morsa attorno al brAccio e si voltò sorridendo verso Malfoy.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    «Grazie, FortebrAccio, basta così» disse Silente a voce bassa.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    Un sospetto improvviso, connesso al bisbiglio di Kingsley e alla sensazione che qualcosa gli fosse passato accanto, si affacciò nella mente di Harry.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    «Desidero che lei beva qualcosa insieme a me» insisté la Umbridge con una dolcezza minAcciosa. «Scelga qualcosa».
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Benissimo, Potter. Per questa volta accetterò la sua parola, ma lei è avvertito: ho il pieno appoggio del Ministero. Tutti i canali di comunicazione della scuola sono sotto controllo. Un Controllore Metropolvere tiene d’occhio ogni camino di Hogwarts… tranne il mio, naturalmente. La Squadra d’Inquisizione fermerà tutti i gufi per aprire e leggere la posta in entrata e in uscita dal castello. E il signor Gazza sorveglierà i passaggi segreti. Se trovo uno strAccio di prova…»
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    A metà delle scale, Gazza e la Umbridge sembravano paralizzati dall’orrore. Harry vide una delle girandole più grandi decidere che le occorreva più spazio di manovra e roteare verso di loro con un sibilo sinistro. I due si chinarono di scatto con uno strillo atterrito e la girandola sfrecciò fuori dalla finestra alle loro spalle. Nel frattempo, diversi draghi e un grosso pipistrello violetto che emetteva minAcciosi sbuffi di fumo approfittarono della porta aperta in fondo al corridoio per svignarsela verso il secondo piano.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    E infatti eccolo là, seduto alla destra di Harry. Il giovane Piton aveva un aspetto pallido, filAccioso, come una pianta cresciuta al buio. Aveva sottili capelli flosci e unti che sfioravano il banco, mentre scriveva col naso adunco a un centimetro dalla pergamena. Harry si spostò alle sue spalle e lesse l’intestazione dell’esame: DIFESA CONTRO LE ARTI OSCURE — GIUDIZIO UNICO PER I FATTUCCHIERI ORDINARI.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Giù le piume!» squittì il professor Vitious. «Anche tu, Stebbins! Per favore, restate seduti mentre raccolgo i compiti! Accio
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Harry non scoprì mai se James avesse davvero tolto le mutande a Piton, perché una mano gli serrò il brAccio come una morsa. Si voltò di scatto per vedere chi lo avesse afferrato e scorse con un brivido di terrore un Piton adulto, pallido di rabbia.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Si sentì sollevare e la giornata estiva svanì; fluttuava verso l’alto attraverso una tenebra gelida, la mano di Piton sempre stretta attorno al brAccio. Poi, con la sensazione di aver fatto una capriola a mezz’aria, atterrò in piedi sul pavimento di pietra del sotterraneo accanto al Pensatoio, nel cupo ufficio dell’attuale insegnante di Pozioni.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Allora» ripeté Piton, stringendogli il brAccio con tanta forza da fermargli la circolazione. «Allora… ti stavi divertendo, Potter?»
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Mentre Harry filava verso l’uscita, un vaso di scarafaggi morti esplose sopra la sua testa. Spalancò la porta e fuggì in corridoio, senza fermarsi finché non ebbe messo tre piani fra sé e Piton. Soltanto allora si appoggiò ansante alla parete, massaggiandosi il brAccio indolenzito.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Potter» annunciò in tono squillante, «ti aiuterò a diventare Auror, fosse l’ultima cosa che fAccio! Dovessi addestrarti di notte, mi assicurerò che tu raggiunga i voti richiesti!»
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    Si accovacciò davanti al focolare spento. Gli tremavano le mani. Non l’aveva mai fatto prima, anche se credeva di sapere come funzionava. Infilò la testa nel camino, prese un pizzico abbondante di Polvere e la gettò sui ciocchi ordinatamente ammucchiati davanti a lui. Subito ne esplosero fiamme color smeraldo.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    E prima che la Umbridge potesse dire una sola parola, levarono le bacchette e dissero all’unisono: «Accio scope!»
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    «FERMATELI!» strepitò lei, ma troppo tardi. All’avvicinarsi della Squadra d’Inquisizione, Fred e George si staccarono dal pavimento, schizzando a quasi cinque metri da terra, il piolo di ferro che oscillava minAccioso sotto di loro. Fred individuò il poltergeist che, al capo opposto della Sala, si librava alla sua stessa altezza.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    Harry si voltò e vide il fAccione barbuto di Hagrid spuntare fra i sedili. A quanto pareva si era fatto spazio nella fila dietro di loro, perché i suoi occupanti — studenti del primo e del secondo anno — avevano un’aria vagamente scompigliata e appiattita. Per chissà quale motivo, Hagrid stava curvo come se volesse passare inosservato, ma anche così sovrastava chiunque altro di almeno un metro.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    Era molto faticoso perché i rami e i cespugli spinosi, che Hagrid attraversava come se fossero ragnatele, si avvinghiavano ai vestiti di Harry e Hermione, al punto che ogni volta ci volevano minuti per districarsi. In breve Harry ebbe braccia e gambe coperte di graffi e tagli. Ormai la foresta era così buia che di Hagrid vedeva solo una massiccia sagoma scura davanti a sé. In quel silenzio soffocato ogni suono sembrava minAccioso. Lo schiocco di un ramo spezzato diventava un’esplosione e il più piccolo fruscio, anche se a provocarlo era un passerotto innocente, spingeva Harry a scrutare ansioso le ombre. Gli venne in mente che non si era mai spinto così all’interno della foresta senza incontrare qualche creatura, e di colpo la loro assenza gli parve estremamente sospetta.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Bene!» disse Hermione. Poi lei e Harry mormorarono «Lumos!» e la punta delle bacchette s’illuminò. Alla luce dei due raggi fiochi, il fAccione di Hagrid parve galleggiare nella penombra, e ancora una volta Harry notò quanto fosse nervoso e triste.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Non vi preoccupate per me» disse in fretta quando Hermione fece per accarezzargli un brAccio. Sfilò il suo enorme fazzoletto a pallini dalla tasca del panciotto e si asciugò gli occhi. «Sentite, non ve ne parlavo se proprio non c’ero costretto. Vedete, se me ne vado… insomma, non posso andarmene senza… senza dirlo a qualcuno… perché… ho bisogno che mi aiutate, voi due. E anche Ron, se vuole».
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    Proseguirono in silenzio per un altro quarto d’ora, e Harry stava per chiedere quanto mancava ancora, quando Hagrid alzò il brAccio destro e si fermò.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    Hagrid mosse qualche passo, ma con l’arco ancora levato e gli occhi minAcciosi fissi su Magorian.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    La sagoma nera ebbe un fremito. In fondo al proprio brAccio Harry vide levarsi una mano bianca, le lunghe dita strette attorno a una bacchetta… sentì la fredda voce acuta dire: «Crucio!»
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    «Ti avverto!» lo minacciò Harry, pur rendendosi conto che da dove si trovava la possibilità di infliggere una punizione a Kreacher era inesistente. «Dov’è Lupin? E Malocchio? C’è qualcuno di loro qui?»
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    Preceduti da un notevole parapiglia in corridoio, diversi robusti Serpeverde entrarono trascinandosi dietro Ron, Ginny, Luna e — con sbalordimento di Harry — Neville, che aveva un brAccio di Tiger stretto attorno al collo e sembrava sul punto di soffocare. Tutti e quattro erano stati imbavagliati.
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «A loro non la fAccio vedere» strillò Hermione, sbirciando i Serpeverde fra le dita socchiuse.
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    Hermione li precedette sulle scale e nella Sala d’Ingresso. Dalle porte chiuse della Sala Grande filtrava l’eco di un frastuono di voci allegre e Acciottolio di posate; a Harry parve incredibile che a pochi metri da loro ci fossero persone che si godevano la cena e festeggiavano la fine degli esami senza un pensiero al mondo…
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    Una freccia attraversò l’aria sibilando per conficcarsi con un suono sordo e minAccioso in un tronco, sopra la sua testa. Un improvviso scalpitare di zoccoli fece rimbombare l’aria e tremare il terreno; la Umbridge lanciò un grido e spinse Harry davanti a sé come scudo…
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    «Ora!» ruggì una voce all’orecchio di Harry, e un attimo dopo un robusto brAccio peloso lo afferrò e lo rimise in piedi. Anche Hermione era stata tirata su. Al di sopra dei dorsi e delle teste sussultanti e multicolori dei centauri, Harry vide Cassandro sparire fra gli alberi trascinando con sé la Umbridge, le cui urla risuonarono sempre più attutite e lontane, finché furono sommerse dal tambureggiare degli zoccoli attorno a loro.
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    Ma che cos’altro fossero i centauri non lo sentirono, perché in quel momento ai margini della radura risuonò uno schianto cosi fragoroso che tutti, Harry, Hermione e i cinquanta e più centauri, si voltarono di scatto. Le mani che stringevano Harry lo lasciarono ricadere a terra e scattarono verso l’arco e la faretra. Anche Hermione era finita a terra, e Harry si affrettò a raggiungerla mentre due tronchi massicci si scostavano con lentezza minAcciosa e nel varco compariva la figura mostruosa di Grop il gigante.
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    Harry non sapeva che cosa volesse dire “hagger”, né che lingua fosse, e nemmeno gliene importava; stava fissando i piedi di Grop, grossi praticamente quanto lui. Hermione gli si aggrappò a un brAccio; i centauri tacevano e osservavano l’enorme testa rotonda girare prima da una parte e poi dall’altra, come se cercasse qualcosa che gli era caduto.
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    «Santo cielo» gemette Hermione, che sembrava lì lì per svenire, stringendo il brAccio di Harry con tanta forza da fermargli il sangue. «Se… se l’è ricordato!»
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    Ron eseguì, e per riuscirci dovette torcere il brAccio; mentre il disco del telefono tornava a posto ronzando, nella cabina risuonò la solita fredda voce femminile.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    Era sicuro che ci dovesse essere qualcuno di guardia, e altrettanto sicuro che la sua assenza fosse un brutto segno; l’inquietudine crebbe quando varcarono i cancelli dorati e raggiunsero gli ascensori. Chiamò il più vicino, premendo il pulsante discesa: arrivò quasi subito, e la grata si aprì con un gran fragore. Harry schiacciò il pulsante numero nove: la grata si richiuse con un tonfo, e l’ascensore cominciò a scendere stridendo e sferragliando. Il giorno che era venuto col signor Weasley non si era reso conto di tutto quel rumore; era certo che avrebbe messo in allarme gli addetti alla sorveglianza nell’edificio, eppure quando si fermarono la fredda voce femminile annunciò «Ufficio Misteri» e la grata mostrò loro un corridoio deserto. L’unica cosa a muoversi erano le fiamme delle torce più vicine, che baluginavano nella corrente d’aria provocata dall’ascensore.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    Hermione gli si aggrappò a un brAccio come temendo che anche il pavimento si mettesse a girare; invece non fu così. Per qualche istante, mentre il moto accelerava, le fiammelle azzurre attorno a loro si confusero fino a somigliare a lunghi tubi al neon, finché, di colpo com’era iniziato, il rombo si spense e la stanza si fermò.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    Lo afferrò per un brAccio, ma Harry oppose resistenza.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    «È proprio quello che… oh, insomma, muoviamoci!» tagliò corto Hermione, girando attorno alla piattaforma. Dall’altro lato, anche Ginny e Neville erano immobili, gli occhi puntati sul velo. Senza una parola, Hermione prese Ginny per un brAccio, Ron acciuffò Neville, e insieme li trascinarono verso la panca più bassa, poi si arrampicarono su fino alla porta.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    «Sì». Alzò lo sguardo all’inizio della fila più vicina. Sotto le fiammelle azzurre di un brAccio carico di candele scintillava un numero argenteo: cinquantatré.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    Non aveva ancora finito la frase quando la Mangiamorte strillò: «Accio profe…»
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Non sapeva che altro fare, a parte continuare a parlare. Sentiva tremare il brAccio di Neville premuto contro il suo; sentiva dietro la nuca il respiro affannoso di un altro dei suoi compagni. Poteva solo augurarsi che si stessero spremendo il cervello alla ricerca di un modo per venirne fuori, perché il suo era completamente vuoto.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «Non giocare con noi, Potter» lo minacciò Malfoy.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «CORRETE!» urlò Harry, mentre gli scaffali oscillavano minAcciosi e altre sfere di vetro cadevano in pezzi. Agguantò Hermione e la trascinò via, proteggendosi la testa con un brAccio mentre scaffali e sfere rovinavano a terra. Dal polverone emerse un Mangiamorte che si lanciò su di lui, ma Harry gli tirò una gomitata sul volto mascherato; tutt’attorno era un coro di urla, gemiti di dolore e schianti, mentre gli scaffali cadevano e le voci spettrali di Veggenti sgorgavano dalle sfere…
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «STUPEFICIUM!» lo precedette Hermione, che li aveva raggiunti. Lo zampillo di luce rossa centrò in pieno il Mangiamorte, che si bloccò col brAccio ancora sollevato: la bacchetta cadde tintinnando, e lui barcollò all’indietro contro la campana di vetro. Harry si aspettava di sentire uno schianto, invece la testa del Mangiamorte attraversò la campana come se fosse una bolla di sapone, e l’uomo si afflosciò con la schiena sul tavolo e la testa immersa nel turbinoso pulviscolo scintillante.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «Accio bacchetta!» gridò Hermione. Prese al volo la bacchetta di Harry, sbucata da un angolo buio, e gliela lanciò.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Il Mangiamorte aveva estratto la testa dalla campana di vetro. Aveva un aspetto assurdo, con la testa di neonato che strillava disperatamente e le braccia robuste che mulinavano in tutte le direzioni, mancando Harry per un pelo. Harry levò la bacchetta, ma Hermione gli bloccò il brAccio.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Si rialzò, prese Hermione per un brAccio e fissò Harry che, dopo una breve esitazione, la prese per l’altro brAccio e lo aiutò a caricarsi il corpo inerte sulle spalle.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «Sì». Luna infilò la bacchetta dietro l’orecchio e passò un brAccio attorno alla vita di Ginny per tirarla su.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «È solo la caviglia, ce la fAccio da sola!» protestò Ginny, ma un momento dopo barcollò e dovette aggrapparsi a Luna per non cadere. Harry si tirò sulle spalle un brAccio di Ron, proprio come, tanti mesi prima, aveva fatto con Dudley. Si guardò attorno: avevano una possibilità su dodici di trovare l’uscita giusta al primo tentativo…
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «Davvero, Harry, sono cervelli… guarda… Accio cervello!»
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Il pavimento sotto di loro esplose, colpito da un incantesimo, e un cratere si aprì là dove pochi secondi prima c’era la mano di Neville; stavano strisciando rapidi al riparo, quando un brAccio robusto scaturì dal nulla, afferrò Harry per il collo e lo tirò su di peso, con i piedi che gli penzolavano a mezz’aria.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Dolohov alzò di nuovo la bacchetta. «Accio prof…»
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «Riesci ad alzarti?» gli urlò all’orecchio. Le gambe dell’amico continuavano a muoversi, incontrollabili. «Passami un brAccio attorno al collo…»
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Neville obbedì… Harry lo sollevò… le gambe di Neville non smettevano di scattare qua e là, rifiutandosi di sorreggerlo… e poi qualcuno all’improvviso fu loro addosso: caddero entrambi all’indietro, Neville che dimenava le gambe come uno scarabeo rovesciato, Harry col brAccio sinistro sollevato per evitare che la sfera si frantumasse.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Neville era arrivato, scivolando da un gradino di pietra all’altro. Harry aveva smesso di lottare con Lupin, che però continuava a stringergli il brAccio.
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    Davanti a sé sentì lo sferragliare di un ascensore; sfrecciò nel corridoio, svoltò l’angolo e schiacciò col pugno il pulsante per chiamarne un altro, che arrivò traballando e cigolando; la grata si aprì e Harry si tuffò dentro, premendo il pulsante con la scritta Atrium. La grata si richiuse e l’ascensore prese a salire…
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    Harry stava girando cauto intorno alla fontana quando Bellatrix urlò «Crucio!», costringendolo a tuffarsi di nuovo al riparo mentre il brAccio del centauro, quello che reggeva l’arco, schizzava via e atterrava con uno schianto poco lontano dalla testa dorata del mago.
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    «BUGIARDO!» strillò Bellatrix, ma ormai dietro la collera si sentiva il terrore. «CE L’HAI TU, POTTER, E ME LA CONSEGNERAI! Accio profezia! Accio PROFEZIA!»
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    «Taci» ordinò minAccioso Voldemort. «Con te farò i conti fra poco. Credi che sia venuto al Ministero della Magia per ascoltare le tue scuse e i tuoi piagnistei?»
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    Voldemort levò la bacchetta e un altro getto di luce verde sfrecciò contro Silente, che si voltò e svanì con un guizzo del mantello. Un attimo dopo riapparve dietro Voldemort e agitò la bacchetta verso i resti della fontana. Le altre statue presero vita. Quella della strega corse verso Bellatrix — che urlando le lanciò invano un incantesimo dopo l’altro — e le saltò addosso, bloccandola sul pavimento. Il goblin e l’elfo domestico zampettarono vicino ai camini lungo la parete, e il centauro con un brAccio solo galoppò verso Voldemort, che svanì per ricomparire accanto alla vasca. La statua senza testa spinse indietro Harry, lontano dalla battaglia, mentre Silente si avvicinava a Voldemort e il centauro dorato galoppava loro intorno.
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    Un altro zampillo di luce verde scaturì da dietro lo scudo argentato. Stavolta fu il centauro con un brAccio solo che, galoppando davanti a Silente, ricevette il colpo ed esplose, ma prima ancora che i pezzi avessero toccato il pavimento, Silente ritrasse bacchetta e la mosse in avanti come una frusta. Una lunga fiamma sottile partì dalla punta e volò ad avvolgersi attorno a Voldemort e al suo scudo. Per un istante parve che Silente avesse vinto, ma di colpo la fune fiammeggiante diventò un serpente che subito lasciò andare Voldemort e si voltò sibilando verso il suo creatore.
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    Mentre il cuore di Harry si gonfiava di commozione, le spire della creatura si allentarono, il dolore svanì, e il ragazzo crollò faccia a terra, gli occhiali chissà dove, tremando come se fosse disteso sul ghiAccio, non sul legno…
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    «Tutto bene, Harry!» disse sorridendo quando lo vide avvicinarsi alla stAccionata. «Vieni, vieni, che ci facciamo una tazza di succo di dente di leone… Come va?» gli chiese, mentre si sedevano al tavolo di legno davanti a due bicchieri pieni di succo ghiacciato. «Tu… ehm… stai bene, sì?»
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    Il fantasma si riaffacciò dal muro, e Harry vide lo stravagante cappello piumato e la testa pericolosamente dondolante di Sir Nicholas de Mimsy-Porpington.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    «Bene» mentì Harry, lasciandosi stringere anche lui in un abbrAccio. Al di sopra della spalla della signora, vide Ron guardare l’abbigliamento dei gemelli con gli occhi sbarrati.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    Lui e il signor Weasley precedettero il gruppetto attraverso la stazione, verso i Dursley, che sembravano aver messo le radici. Hermione si liberò con dolcezza dall’abbrAccio della madre per unirsi a loro.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    Zio Vernon si gonfiò minAccioso. Per un attimo la sua dignità offesa parve superare perfino la paura che gli incuteva quel branco di svitati.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

   A molti chilometri di distanza, la nebbia gelida che aveva premuto contro le finestre del Primo Ministro aleggiava sopra un fiume sudicio, tra rive piene di erbacce e di rifiuti. Un’immensa ciminiera, il rudere di una fabbrica in disuso, si innalzava cupa e minAcciosa. Non c’erano rumori, a parte il sussurro dell’acqua nera, e nessun segno di vita tranne una volpe macilenta scesa sulla riva per annusare speranzosa alcuni vecchi cartocci di pesce e patatine nell’erba alta.
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    La seconda donna raggiunse la prima e la afferrò per un brAccio, ma questa si divincolò.
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    La donna chiamata Narcissa arrivò alla sommità dell’argine, dove una fila di vecchie sbarre separava il fiume da una stretta stradina Acciottolata. L’altra donna, Bella, la raggiunse all’istante. Rimasero fianco a fianco a guardare le file di fatiscenti case di mattoni oltre la strada, le finestre tetre e cieche nell’oscurità.
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    Bella seguì Narcissa, col mantello che le fluttuava alle spalle, e la vide sfrecciare in un vicolo per finire in una seconda via quasi identica. Alcuni lampioni erano rotti; le due donne correvano tra macchie di luce e di buio profondo. Bella raggiunse Narcissa prima che girasse un altro angolo, e questa volta riuscì ad afferrarla per il brAccio e a farla voltare.
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    «Lasciami, Bella!» ringhiò Narcissa, e sfoderò la bacchetta da sotto il mantello per puntarla minAcciosa contro il viso dell’altra.
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    «Non c’è più niente che non oserei!»sibilò Narcissa, con una nota isterica nella voce. Calò la bacchetta come un pugnale; ci fu un altro lampo di luce e Bella lasciò andare il brAccio della sorella come se si fosse scottata.
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    Ma l’altra era corsa avanti. Strofinandosi la mano, Bella ricominciò a correre, tenendosi ora a distanza mentre si addentravano nel labirinto deserto di case di mattoni. Infine Narcissa imboccò una strada chiamata Spinner’s End, sulla quale la torreggiante ciminiera sembrava incombere come un gigantesco dito ammonitore. I suoi passi echeggiarono sull’Acciottolato davanti a finestre sprangate e rotte, finché giunse all’ultima casa, dove una luce tenue baluginava attraverso le tende di una stanza al piano terra.
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    Narcissa emise un rumore che avrebbe potuto essere un singhiozzo senza lacrime e si coprì il volto con le mani. Piton posò il bicchiere sul tavolo e si abbandonò di nuovo nella poltrona, le mani sui brAccioli, sorridendo all’espressione torva di Bellatrix.
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    «Vero» confermò Silente. «Quindi dovrai aggrapparti ben stretto al mio brAccio. Al sinistro, se non ti dispiace… Come hai notato, il brAccio della bacchetta al momento è un po’ fragile».
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    Harry afferrò l’avambrAccio che gli veniva offerto.
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    Harry sentì il brAccio di Silente sfuggirgli e rafforzò la presa: un attimo dopo, tutto diventò nero; si sentì premere da tutte le parti; non riusciva a respirare, come se fasce di ferro gli stringessero il petto; le pupille gli vennero ricacciate nella testa, i timpani premuti più a fondo nel cranio, e poi…
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    «A Horace» proseguì Silente, sollevando Harry dalla responsabilità di dire una di queste cose, «piAcciono gli agi. Gli piace anche la compagnia dei famosi, dei potenti e delle persone di successo. Gode della sensazione di avere influenza su queste persone. Non ha mai voluto occupare il trono di persona; preferisce star dietro le quinte, dove si sta più larghi, capisci. Aveva l’abitudine di scegliersi dei prediletti a Hogwarts, a volte per la loro ambizione o il loro cervello, a volte per il fascino o il talento, e aveva un’insolita abilità nello scegliere coloro che sarebbero diventati personalità di spicco nei vari campi. Horace formava una specie di club dei suoi prediletti con se stesso al centro, presentava l’uno all’altro, creava utili contatti tra i membri, e otteneva sempre qualche beneficio in cambio, che fosse una scatola del suo adorato ananas candito o la possibilità di raccomandare un giovane all’Ufficio delle Relazioni con i Folletti».
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    «Ci siamo, Harry. Se vuoi prendermi il brAccio…»
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    «Infine, durante il tuo soggiorno, è stato garantito alla Tana il livello di sicurezza più alto che il Ministero della Magia possa offrire. Queste misure hanno procurato una certa quantità di fastidi ad Arthur e Molly: tutta la loro posta, per esempio, viene passata al setAccio dal Ministero prima di essere mandata a destinazione. Loro non ci badano assolutamente, perché la loro sola preoccupazione è la tua sicurezza. Tuttavia sarebbe un gran brutto modo di ricambiarli se rischiassi l’osso del collo mentre sei loro ospite».
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    «Hai sentito di Florian FortebrAccio, Remus?» si intromise Bill, al quale Fleur continuava a versare vino. «Quello che aveva…»
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Perché, secondo te FortebrAccio e Olivander sono andati in vacanza?» scattò la signora Weasley, infiammandosi all’istante. «Se credi che la sicurezza sia roba da ridere puoi restare a casa, e le tue cose te le prendo io…»
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Harry!» tuonò, stringendolo in un abbrAccio da spezzare le ossa. «Fierobecco… cioè Alisecco, volevo dire… se lo vedi, ragazzo, è così felice che è di nuovo libero…»
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    Tom annuì cupo e tornò ad asciugare i bicchieri; Harry, Hermione, Hagrid e i Weasley attraversarono la sala e uscirono nel gelido cortiletto sul retro, dove c’erano i bidoni dell’immondizia. Hagrid alzò l’ombrello rosa e batté su un certo mattone nel muro, che si aprì subito per far posto a un arco, che dava su una tortuosa via Acciottolata. Oltrepassarono l’ingresso e si fermarono a osservare la scena.
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    Diagon Alley era cambiata. Le colorate, scintillanti vetrine stracolme di libri di magia, ingredienti di pozioni e paioli erano sparite, interamente coperte da grandi cartelloni del Ministero della Magia. La maggior parte dei cupi annunci erano ingrandimenti delle istruzioni del Ministero distribuite nel corso dell’estate, ma altri recavano foto in bianco e nero di pericolosi Mangiamorte ricercati. Bellatrix Lestrange sghignazzava dalla facciata della farmacia più vicina. Alcune vetrine erano sprangate, comprese quelle della gelateria di Florian FortebrAccio. D’altro canto, lungo la strada era sorto un certo numero di banchetti dall’aria squallida. Il più vicino, costruito subito fuori dal Ghirigoro sotto una sudicia tenda a righe, aveva un’insegna di cartone appesa davanti:
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Harry, no!» gemette Hermione, afferrandogli il brAccio e cercando di abbassarglielo a forza. «Rifletti… non devi… finirai nei guai…»
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Certo che no» rispose Fred incoraggiante. «Vieni, Harry, ti fAccio fare un giro».
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Gli fai fare il giro? Vieni nel retro, Harry, è qui che si fanno i soldi sul serio… Prova a sgraffignare qualcosa, tu, e non pagherai solo in galeoni!» aggiunse minAccioso, rivolto a un bambinetto che ritrasse rapido la mano dal tubo che diceva: ‘Marchi Neri Commestibili — Nausea Garantita!’
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Ed è nostra la roba che ti stai portando via. Tre galeoni e nove falci. Ti fAccio lo sconto dello zellino».
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    Ron lasciò cadere parecchie scatole, imprecò e fece un gestAccio a Fred che purtroppo fu intercettato dalla signora Weasley, riapparsa proprio in quel momento.
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    Hermione gli diede un pizzicotto sul brAccio.
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    Fece cadere un paio delle scatole che aveva sottobrAccio per trafficare con quella più grande.
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Forse ha rotto la sua Mano della Gloria» rispose Ron in tono distratto, cercando di raddrizzare i rametti storti della coda del suo manico di scopa. «Ti ricordi che aveva il brAccio tutto piegato?»
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    «Madama McClan! Lei non l’ha toccato, ma lui ha strillato e ha scostato il brAccio quando voleva tirargli su la manica. Era il brAccio sinistro. L’hanno segnato col Marchio Nero».
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    Scoccò uno sguardo interrogativo a uno degli Auror, che fece un breve cenno d’assenso, prese Harry per il brAccio e cercò di condurlo verso la barriera tra i binari nove e dieci.
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    «So camminare, grazie» sbottò Harry irritato, liberando il brAccio dalla presa dell’Auror. Spinse il carrello direttamente contro la massiccia barriera, ignorando il suo silenzioso compagno, e un attimo dopo si ritrovò sul binario nove e tre quarti, dove l’Espresso per Hogwarts rosso scarlatto eruttava vapore sulla folla.
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    «C’è qualcos’altro. Abbiamo visto Malfoy fare un salto di un metro quando Madama McClan ha cercato di toccargli il brAccio sinistro. Credo che sia stato tatuato col Marchio Nero. Credo che abbia sostituito suo padre come Mangiamorte».
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    «Il solito» rispose Ron con indifferenza, facendo un gesto volgare con la mano. «Non è da lui, però… Cioè, questo sì» e rifece il gestAccio, «ma perché non è là fuori a fare il bullo con quelli del primo anno?»
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    «Be’, chissenefrega. Che cos’è, a pensarci bene? Solo uno stupido insegnante». Sbadigliò vistosamente. «Voglio dire, può darsi che il prossimo anno io non sia nemmeno a Hogwarts, che cosa me ne importa se piAccio o no a un vecchio grasso relitto?»
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    Harry non aveva paura di Malfoy, ma non gli andava di essere scoperto lì, nascosto sotto il Mantello dell’Invisibilità, da un gruppo di ostili Serpeverde. Con gli occhi ancora lacrimanti e la testa che pulsava, estrasse la bacchetta, attento a non scostare il Mantello, e attese, trattenendo il fiato. Con suo sollievo, Malfoy parve decidere di aver solo immaginato quel rumore; si infilò la divisa come gli altri, chiuse il baule e mentre il treno rallentava sussultando si allacciò il nuovo, pesante mantello da viaggio.
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    Cercò di fare un rumore, anche un grugnito, ma era impossibile. Poi si ricordò che alcuni maghi, come Silente, sapevano fare incantesimi senza parlare, così cercò di Appellare la sua bacchetta ripetendo le parole Accio bacchetta! più e più volte nella mente, ma non successe nulla.
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    Alzò il brAccio in un saluto affettuoso e uscì nell’oscurità.
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    «Fermo!» esclamò Hermione, bloccando col brAccio un ragazzino del quarto anno che cercava di superarla con un disco verde acido stretto in mano. «I Frisbee Zannuti sono proibiti, dammelo» gli intimò. Il ragazzino, accigliato, consegnò il Frisbee ringhiante, passò sotto il brAccio di Hermione e raggiunse i suoi amici. Ron aspettò che sparisse, poi sfilò il Frisbee dalla presa di Hermione.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Non vi ho chiesto di prendere i libri» esordì Piton, che chiuse la porta e andò a fronteggiare la classe da dietro la scrivania; Hermione ricacciò in fretta la sua copia di Affrontare l’Informe nella borsa che ficcò sotto la sedia. «Voglio parlare con voi ed esigo la vostra massima attenzione».
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Patetico, Weasley» commentò Piton dopo un po’. «Ecco… ti fAccio vedere io…»
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    P.S. Mi piAcciono i Pallini Acidi.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Gli piAcciono i Pallini Acidi?» ripeté Ron perplesso, dopo aver letto il messaggio da sopra la spalla di Harry.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    Harry schiacciò il fagiolo raggrinzito col piatto del pugnale. Con suo stupore, liberò all’istante molto più succo di quanto pensava ne potesse contenere. Lo versò tutto in fretta nel calderone e con sua sorpresa la pozione diventò subito della precisa sfumatura di lilla descritta dal manuale.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    Questa volta Harry riconobbe il Serpentese; capiva le parole e avvertiva anche lo strano sibilo che sentiva Ogden. Orfin fu lì lì per disobbedire, ma quando suo padre gli scoccò uno sguardo minAccioso cambiò idea, si avviò pesantemente verso la casa con una strana andatura barcollante e si sbatté la porta alle spalle, così che il serpente oscillò di nuovo, malinconico.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Stai seduto» intimò suo padre minAccioso, in Serpentese.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Sua sorella l’ha fatto apposta» ringhiò McLaggen minAccioso. Harry notò che una vena gli pulsava nella tempia in perfetto stile zio Vernon. «Ha tirato facile».
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    «Se non apri la porta tu, la facciamo saltare!» minacciò Harry, sfoderando la bacchetta.
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    «Hagrid!» urlò Hermione; balzò in piedi, corse dall’altra parte del tavolo per evitare il barile di vermi, e gli passò un brAccio attorno alle spalle scosse da sussulti. «Che cosa c’è?»
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    «È… lui…» singhiozzò Hagrid, gli occhi neri colmi di lacrime, asciugandosi la faccia col grembiule. «È… Aragog… Credo che sta morendo… si è ammalato d’estate e non migliora… Non so cosa fAccio se lui… se lui… stiamo insieme da tanto tempo…»
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    Nel castello videro Cormac McLaggen che entrava nella Sala Grande. Gli ci vollero due tentativi per oltrepassare la porta; al primo sbatté contro lo stipite e rimbalzò indietro. Ron si limitò a sghignazzare malizioso ed entrò nella Sala dopo di lui, ma Harry afferrò Hermione per un brAccio e la trattenne.
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    «Scusa!» strillò Harry, mentre Dean e Seamus si schiantavano dal ridere e Neville, caduto dal letto, si rialzava. «Aspetta… ti fAccio scendere…»
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    Si rimboccarono di nuovo le sciarpe sulle facce e uscirono dal negozio di dolci. Il vento era tagliente come un coltello affilato dopo il calore zuccherino di Mielandia. La strada non era molto affollata; nessuno si fermava a chiacchierare, tutti correvano verso le loro destinazioni. Facevano eccezione due individui un po’ più avanti, fuori dai Tre Manici di Scopa. Uno era molto alto e magro; attraverso le lenti coperte di pioggia Harry riconobbe il barista che lavorava nell’altro pub di Hogsmeade, la Testa di Porco. Quando i ragazzi si avvicinarono, il barista avvolse più stretto il mantello attorno al collo e se ne andò lasciando l’uomo più basso ad armeggiare con qualcosa che teneva in brAccio. Erano a pochi metri da lui quando Harry lo riconobbe.
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    Hermione andò dall’amica di Katie che piangeva a dirotto e le passò un brAccio attorno alle spalle.
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    Si accovacciò. Dalla carta spuntava un’elaborata collana di opali.
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    «Di tutto» esalò Riddle. Un rossore eccitato gli salì dal collo alle guance incavate; sembrava febbricitante. «Muovo le cose senza toccarle. FAccio fare agli animali quello che voglio senza addestrarli. FAccio capitare cose brutte a chi mi dà fastidio. So ferirli, se voglio».
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «I suoi poteri, come hai sentito, erano sorprendentemente sviluppati per un mago così giovane e — ciò che è più interessante e sinistro — aveva già scoperto di poterli in qualche modo controllare e cominciato a usarli con consapevolezza. Come hai visto, non erano gli esperimenti a casAccio tipici dei giovani maghi: usava la magia contro altre persone, per spaventare, per punire, per manipolare. Le storie del coniglio impiccato e dei bambini attirati in una caverna erano assai eloquenti… So ferirli, se voglio…»
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    Quello prese vita all’istante; i pungenti tralci simili a rovi schizzarono dalla cima e cominciarono a frustare l’aria. Uno si impigliò nei capelli di Hermione e Ron lo neutralizzò con un paio di cesoie; Harry riuscì a bloccare due tralci e ad annodarli insieme; un buco si aprì al centro di tutti i rami tentacolari; Hermione tuffò coraggiosa il brAccio nel buco, che si chiuse come una trappola attorno al suo gomito; Harry e Ron tirarono e torsero i tralci, costringendo il buco a riaprirsi, e Hermione liberò il brAccio, stringendo fra le dita un baccello come quello di Neville. Subito i tralci pungenti si ritrassero all’interno del ceppo contorto, che rimase come un innocente ciocco di legno inanimato.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    Mantenne un flusso ininterrotto di incoraggiamenti per tutta la strada di ritorno al castello, e quando ebbero raggiunto il secondo piano Ron era appena appena più allegro. Poi, quando Harry spinse da parte l’arazzo per prendere la solita scorciatoia verso la Torre di Grifondoro, si ritrovarono faccia a faccia con Dean e Ginny, stretti in un abbrAccio mozzafiato che si baciavano con furia, come se fossero incollati.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «Bene» attaccò Ginny, scuotendo i lunghi capelli rossi e guardando Ron torva, «chiariamo questa faccenda una volta per tutte, Ron. Con chi sto o che cosa ci fAccio non ti riguarda…»
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «Ma cosa stai dicendo!» abbaiò Ron, cercando di mirare a Ginny al di là di Harry, che le stava davanti a braccia spalancate. «Solo perché non lo fAccio in pubblico…!»
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    Un lampo di luce arancione sfrecciò sotto il brAccio sinistro di Harry e mancò Ginny di pochi centimetri; Harry spinse Ron contro il muro.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    Per un momento pensò seriamente che Ron l’avrebbe preso a pugni, ma poi successe una cosa di gran lunga peggiore: Ron parve afflosciarsi sulla scopa. Perse tutta la furia e mormorò: «Mi ritiro. FAccio schifo».
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «Ginny, dove vai?» gridò Harry, avviluppato con il resto della squadra in un abbrAccio volante collettivo, ma Ginny li superò di corsa finché con grande fracasso cozzò contro il podio del cronista. Tra le urla e le risate del pubblico, la squadra di Grifondoro atterrò accanto alla catasta di legno sotto cui Zacharias si agitava debolmente, e Harry udì Ginny spiegare allegramente a un’irata McGranitt: «Mi sono dimenticata di frenare, professoressa, mi scusi».
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    Ridendo, Harry si liberò dal resto della squadra e abbracciò Ginny, ma la lasciò andare molto in fretta. Senza guardarla negli occhi, diede invece una gran pacca a un festante Ron mentre, dimenticata ogni ostilità, la squadra di Grifondoro lasciava il campo tenendosi a braccetto, brandendo i pugni in aria e salutando i tifosi.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    Gli diede un colpetto sul brAccio; Harry sentì lo stomaco sprofondare, ma poi lei si allontanò per prendere dell’altra Burrobirra. Grattastinchi trotterellò dietro di lei, gli occhi gialli fissi su Arnold.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «C’era scritto sull’etichetta delle bottiglie che hanno mostrato a me e a Ginny questa estate» spiegò con freddezza. «Io non verso pozioni nelle bibite della gente… e nemmeno fAccio finta, che è altrettanto disonesto…»
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    Sembrava che Madama Pince fosse lì lì per avere un colpo; Hermione, che aveva messo via le sue cose in fretta e furia, afferrò Harry per un brAccio e lo trascinò via.
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Be’, allora prendi questi» ribatté Romilda, ficcandogli in mano una scatola. «Sono Cioccalderoni ripieni di Whisky Incendiario. Me li ha mandati mia nonna, ma a me non piAcciono».
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «No!» esclamò Calì, elettrizzata dal pettegolezzo. «Be’, ti piAcciono i giocatori di Quidditch, eh? Prima Krum, poi McLaggen…»
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Mi piAcciono i giocatori di Quidditch molto bravi»la corresse Hermione, sempre sorridente. «Be’, ci vediamo… Devo andare a prepararmi per la festa…»
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    Lumacorno indossava un cappello di velluto infiocchettato coordinato alla giacca da camera. Afferrò il brAccio di Harry così forte che sembrava volesse Smaterializzarsi con lui e lo guidò risoluto nel cuore della festa; Harry prese Luna per mano e se la trascinò dietro.
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    E, con orrore di Harry, Lumacorno tese un brAccio e parve trarre Piton fuori dal nulla, trascinandolo verso di loro.
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    In trappola, col brAccio di Lumacorno attorno alle spalle, Piton guardò Harry dall’alto del suo naso adunco, gli occhi neri ridotti a fessure.
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Se me lo chiedi un’altra volta» minacciò Harry, «ti ficco questo cavolino…»
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Se glielo dici» lo minacciò Ron, facendo sparire la catena sotto il cuscino, «io… io… io ti…»
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «No, non credo che possa andare» concluse Harry in tono amabile. «Vede, a me non piAcciono alcune cose che il Ministero sta facendo. Sbattere dentro Stan Picchetto, per esempio».
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Lo fAccio sempre, signora Weasley»disse Harry. «Lo sa, mi piace la vita tranquilla».
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    Le dita di Silente si strinsero al brAccio di Harry e i due planarono di nuovo nel presente. La dolce luce dorata dell’ufficio parve accecare Harry dopo quell’impenetrabile oscurità.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    Si trovavano nell’ufficio di Lumacorno. Sei o sette ragazzi nel cuore dell’adolescenza lo circondavano, seduti su poltrone più dure o più basse della sua. Harry riconobbe subito Riddle: era il più bello e il più disinvolto di tutti. La sua mano destra era posata negligentemente sul brAcciolo della poltrona; con un sussulto, Harry notò che portava l’anello nero e oro di Orvoloson; aveva già ucciso suo padre.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Non ho trovato una sola spiegazione degli effetti di un Horcrux!» gli rivelò. «Nemmeno una! Ho cercato in tutto il Reparto Proibito e perfino nei libri più orrendi,quelli che ti spiegano come preparare le pozioni più raccapriccianti… niente! Sono riuscita a trovare solo questo, nell’introduzione a Delle Magie Fetide e Putridissime… sentite qui: ‘Dell’Horcrux, la più malvagia delle magiche invenzioni, non discorreremo né daremo istruzione’… Ma allora perché citarlo?» esclamò con impazienza, chiudendo bruscamente il vecchio libro, che emise un lamento spettrale. «Oh, stai zitto» sbottò, e lo ricacciò nella borsa.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Senti, quello che fAccio non ti interessa, tu e Goyle fate come dico io e state di guardia!»
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Ma un’ora dopo, lo Spaccamento di Susan era ancora la cosa più interessante che fosse successa. Twycross non pareva scoraggiato. Si allacciò il mantello al collo e si limitò a dire: «A sabato prossimo, voi tutti, e non dimenticate: destinazione, determinazione, decisione».
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Sì, te la presento» rispose, pensando in fretta. «Adesso ti fAccio scendere, va bene?»
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Prima che qualcuno potesse obiettare a questa sinistra affermazione, le porte si aprirono di nuovo e i signori Weasley avanzarono lungo la corsia. Durante la prima visita si erano solo accertati che Ron si sarebbe completamente ripreso; ora la signora Weasley afferrò Harry e lo abbracciò forte.
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Mi spiace, ma temo che rientri nella definizione di ‘sforzi eccessivi’» rispose Madama Chips. Lo spinse di nuovo sul letto e alzò la bacchetta, minAcciosa. «Tu rimani qui finché non ti dimetto, Potter, o chiamo il Preside».
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    Al buio, Harry pensò che era la terza volta che finiva in infermeria per una ferita da Quidditch. Al terzo anno era caduto dalla scopa per la presenza dei Dissennatori attorno al campo, e prima ancora tutte le ossa gli erano state rimosse dal brAccio da quella frana del professor Allock… quello era stato l’infortunio più doloroso, finora… Ricordava il tormento di far ricrescere una manciata di ossa in una sola notte, un disagio non alleviato da una visita inaspettata nel cuore della…
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    Due elfi domestici si rotolavano sul pavimento: uno indossava uno striminzito pullover ruggine e parecchi cappelli di lana, l’altro un vecchio strAccio sudicio legato sui fianchi come un perizoma. Poi si udì un altro schiocco sonoro, e Pix il Poltergeist apparve a mezz’aria sopra gli elfi in lotta.
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Sì»rispose Harry, torcendo il brAccio raggrinzito di Kreacher in una mezza nelson. «Allora… vi proibisco di lottare! Be’, Kreacher, ti proibisco di litigare con Dobby. Dobby, so che non ho il permesso di darti ordini…»
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    Tacque all’improvviso. Lavanda Brown era ai piedi della scalinata di marmo, minAcciosa.
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «RagazzAccio, non avresti dovuto!» squittì lei, anche se Harry notò che aveva un vaso vuoto pronto sul tavolino lì accanto. «Tu vizi questa vecchia signora, Tom… Siediti, siediti… dov’è Hokey… ah…»
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Serviti pure, Tom» lo invitò Hepzibah. «So che ti piAcciono i miei dolci. Ma come stai? Sei pallido. Ti fanno lavorare troppo in quel negozio, l’ho detto mille volte…»
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «È ora di andare, Harry» mormorò Silente. Mentre la piccola elfa saltellava via con le scatole, lui strinse il brAccio di Harry; insieme si levarono nell’oblio e furono di ritorno nell’ufficio del Preside.
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    Per la prima volta, Voldemort sorrise. Fu un ghigno teso, malvagio, più minAccioso di uno sguardo di rabbia.
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    Harry sentì la mano di Silente stringersi attorno al suo brAccio, e qualche istante dopo si ritrovarono insieme quasi nello stesso punto, ma non c’era più neve sul davanzale, e la mano di Silente era annerita e morta.
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Draco Malfoy è un ragazzAccio!»squittì Dobby arrabbiato. «Un ragazzAccio che… che…»
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «No!» sussurrò Hermione, afferrando per un brAccio Harry che stava per spalancare la bocca, furibondo. «Non serve a niente, finirai di nuovo in punizione, lascia perdere!»
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    Aragog è morto stanotte. Harry e Ron, voi l’avete conosciuto, e sapete com’era speciale. Hermione, sono sicuro che ti poteva piacere pure a te. Ci tengo tanto se riuscite a fare un salto giù per il funerale stasera. Lo fAccio verso il crepuscolo, era il suo momento preferito. So che non dovete stare fuori col buio, ma potete usare il Mantello. Non ve lo volevo chiedere ma da solo non ce la fAccio.
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «Credetemi»li tranquillizzò. «So quello che fAccio… o almeno…» e andò con calma verso la porta, «lo sa la Felix».
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    Hagrid scoppiò in un gran singhiozzo. Portava una fascia da lutto nera fatta con una specie di strAccio intinto nel lucido per stivali e i suoi occhi erano gonfi, rossi e sporgenti. Harry gli diede una pacca consolatoria sul gomito, il punto più alto che riusciva a raggiungere.
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    Grosse grasse lacrime gli colarono di nuovo dagli angoli degli occhi; afferrò il brAccio di Harry e lo scosse.
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «Ron, stai facendo nevicare» osservò Hermione paziente, afferrandogli il polso e spostando la traiettoria della bacchetta via dal soffitto, dal quale in effetti avevano cominciato a cadere grossi fiocchi bianchi. Lavanda Brown, notò Harry, scrutava torva Hermione da un tavolo vicino: aveva gli occhi molto rossi. Hermione lasciò andare subito il brAccio di Ron.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    Insieme levarono le bacchette, concentrandosi con tutta la loro forza, e le puntarono contro i fiaschi. L’aceto di Harry si trasformò in ghiAccio; il fiasco di Ron esplose.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    «Nessuno può aiutarmi» rispose Malfoy. Stava tremando. «Non posso farlo… Non posso… non funzionerà… E se non lo fAccio presto… dice che mi ucciderà…»
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    «Era… un libro della biblioteca» sparò Harry a casAccio. «Non ricordo come s’intito…»
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    Harry e Ron rimasero esterrefatti: Hermione e Ginny, che erano sempre andate molto d’accordo, erano sedute a braccia incrociate e guardavano torve in direzioni opposte. Ron scrutò nervosamente Harry, poi aprì un libro a casAccio e vi si nascose dietro. Harry, però, pur sapendo quanto poco se lo meritava, si sentì tutto d’un tratto incredibilmente allegro, anche se nessuno di loro disse più una parola per il resto della serata.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    «Ah, Potter» lo accolse Piton, quando Harry ebbe bussato alla sua porta e fu entrato nell’ufficio sgradevolmente familiare che il professore, nonostante ormai insegnasse parecchi piani più su, non aveva abbandonato: era illuminato fiocamente come sempre e i soliti viscidi oggetti morti erano sospesi in pozioni colorate lungo le pareti. Molte scatole coperte di ragnatele erano minAcciosamente accatastate sul tavolo destinato a Harry; emanavano un alone di lavoro noioso, duro e inutile.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    Harry si guardò intorno; c’era Ginny che gli correva incontro: aveva un’espressione dura, splendente, e lo abbracciò. E senza riflettere, senza averlo premeditato, senza preoccuparsi del fatto che cinquanta persone li stavano guardando, Harry la baciò.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    «Attenti» minacciò lui, indicando Harry e Ginny. «Solo perché vi ho dato il permesso non vuol dire che non posso riprendermelo…»
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «Come fAccio a essere tuo amico da cinque anni e a pensare che le ragazze non siano intelligenti?» insorse Harry, ferito. «È il modo in cui scrive. Io so che il Principe era un maschio, lo capisco. Questa ragazza non c’entra. Dove l’hai trovato, comunque?»
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    Singhiozzò sonoramente, si sistemò i capelli e si appoggiò al brAccio di Harry.
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «Che vado a bere qualcosa a Hogsmeade» rispose Silente in tono leggero. «Vado spesso da Rosmerta, oppure fAccio visita alla Testa di Porco… o così pare. È un modo come un altro per coprire la mia vera destinazione».
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «Non sarà necessario entrare» mormorò Silente, guardandosi intorno. «Purché nessuno ci veda partire… ora posa la mano sul mio brAccio, Harry. Senza stringere troppo, mi limiterò a guidarti. Al mio tre: uno… due… tre…»
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «A volte tuttavia è inevitabile» osservò Silente. Alzò la manica della veste e scoprì l’avambrAccio della mano ferita.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «Professore!» protestò Harry, correndo verso Silente che già levava il pugnale. «Lo fAccio io, io sono…»
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «Sei molto gentile, Harry» rispose Silente, passandosi sul brAccio la punta della bacchetta. Il profondo taglio si rimarginò all’istante, come le ferite di Malfoy guarite da Piton. «Ma il tuo sangue vale più del mio. Ah, pare che abbia funzionato, eh?»
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «Non potremmo… non potremmo provare con un Incantesimo di Appello?» suggerì Harry, certo che fosse un’idea stupida, ma desideroso di andar via di lì molto più di quanto fosse disposto ad ammettere.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Non se l’era aspettato, ma si schiarì la voce e declamò, la bacchetta levata: «Accio Horcrux!»
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «Aha» fece Silente, e si fermò di nuovo; questa volta Harry gli finì davvero addosso; per un momento vacillò sull’orlo dell’acqua scura e la mano sana di Silente si strinse attorno al suo brAccio, trattenendolo. «Scusa, Harry, avrei dovuto avvertirti. Appoggiati alla parete, per favore; forse ho trovato».
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Non poté fare di meglio, perché il tocco gelido sul brAccio non era quello dell’acqua. Una scivolosa mano bianca l’aveva afferrato per un polso; una creatura lo stava trascinando lentamente indietro. La superficie del lago non era più liscia come uno specchio; ribolliva, e ovunque Harry guardasse, teste e mani bianche affioravano dall’acqua scura, uomini e donne e bambini con occhi sprofondati e ciechi avanzavano verso la roccia: un esercito di morti che emergeva dal nero lago.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «Petrificus Totalus!»urlò Harry, cercando di aggrapparsi alla liscia pietra bagnata e puntando la bacchetta contro l’Inferius che lo aveva afferrato: quello lo lasciò andare e ricadde nell’acqua con un tonfo. Harry si rialzò; ma molti altri Inferi già si arrampicavano sulla roccia, le mani ossute artigliate alla superficie scivolosa, gli occhi vacui e orlati di ghiAccio fissi su di lui, trascinando stracci grondanti d’acqua, le facce scavate aperte in orribili ghigni.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    E passatosi il brAccio sano di Silente attorno alle spalle, Harry guidò il vecchio mago, sostenendone il peso, lungo la riva.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Harry passò l’avambrAccio graffiato sopra la pietra: ottenuto il suo tributo di sangue, l’arco si riaprì all’istante. Attraversarono la caverna più esterna e Harry aiutò Silente a tornare dentro la gelida acqua di mare che riempiva la fenditura nella scogliera.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

   Di nuovo sotto il cielo stellato, Harry trascinò Silente sulla cima del masso più vicino e poi lo rimise in piedi. Zuppo e tremante sotto il peso del vecchio mago, si concentrò sulla propria destinazione: Hogsmeade. Chiuse gli occhi, strinse il brAccio di Silente più forte possibile e scivolò nella solita orribile compressione.
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    «Accio scope di Rosmerta».
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    «Non può, invece» ribatté Malfoy. Ormai la sua bacchetta tremava incontrollabilmente. «Nessuno può aiutarmi. Mi ha detto che se non lo fAccio mi ucciderà. Non ho scelta».
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    «Però sai quanto mi piAcciono i ragazzi, Silente».
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    «Fuori dai piedi!» urlò Harry, spingendo da un lato due ragazzi. Sfrecciò verso il pianerottolo e scese il resto della scalinata di marmo. Avevano fatto saltare il portone di quercia; c’erano macchie di sangue sulle lastre di pietra e parecchi studenti terrorizzati si schiacciavano contro le pareti, uno o due ancora rannicchiati con le braccia sulla testa; la clessidra gigante di Grifondoro era stata colpita da una maledizione e i rubini continuavano a cadere, con un fragoroso Acciottolio, sul pavimento di pietra…
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    «Incarce…»ruggì Harry, ma Piton deviò l’incantesimo con un cenno quasi pigro del brAccio.
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    Il fAccione peloso di Hagrid galleggiava sopra di lui, bloccando la vista delle stelle. Harry sentì odore di legno bruciato e peli di cane; tese una mano e avverti il corpo di Thor, tiepido e vivo, rassicurante, tremare accanto a lui.
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    Un getto di acqua schizzò dal puntale dell’ombrello. Harry alzò il brAccio della bacchetta, che gli parve di piombo, e anche lui mormorò ‘Aguamenti’: insieme, gettarono acqua sulla casa finché l’ultima fiamma non fu domata.
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    Harry udì il gemito di dolore e paura di Hagrid, ma non si fermò: avanzò adagio fino a raggiungere il punto in cui giaceva Silente, e si accovacciò accanto a lui.
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    Erano arrivati all’infermeria: Harry spinse la porta e vide Neville addormentato in un letto lì accanto. Ron, Hermione, Luna, Tonks e Lupin, riuniti attorno a un altro letto in fondo alla corsia, alzarono tutti gli occhi. Hermione corse da Harry e lo abbracciò; anche Lupin venne avanti, preoccupato.
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    «È uscito dalla Stanza un’ora dopo che avevamo cominciato a fare la guardia» aggiunse Ginny. «Era da solo, e stringeva quell’orrendo brAccio raggrinzito…»
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    «No» rispose lei triste, «ci sto provando, Harry, ma non ho trovato nulla… ci sono un paio di maghi abbastanza noti con quelle iniziali… Rosalind Antigone Bungs… Rupert ‘Asciarude’ Brookstanton… ma non sembra proprio che corrispondano. A giudicare da quel biglietto, la persona che ha rubato l’Horcrux conosceva Voldemort, e non riesco a trovare uno strAccio di prove che la Bungs o Asciarude abbiano mai avuto a che fare con lui… No, veramente si tratta… be’, di Piton».
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    «No» ribatté lei, decisa, afferrandolo per un brAccio.
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

   Dai volti dei presenti trapelò solo sgomento; era come se avesse annunciato di voler prendere in prestito un brAccio.
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   Piton annuì senza dare spiegazioni. Voltarono a destra, in un ampio viale. L'alta siepe svoltò con loro, sparendo in lontananza oltre i poderosi battenti del cancello di ferro che sbarrava la strada. Nessuno dei due si fermò; in silenzio, levarono il brAccio sinistro in una sorta di saluto e attraversarono senza esitare il metallo scuro, come se fosse fumo.
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   Harry si sedette. Credeva di sapere che cosa era in arrivo. Lo zio cominciò a marciare avanti e indietro, mentre zia Petunia e Dudley seguivano i suoi gesti con espressioni ansiose. Infine zio Vernon, il fAccione viola contratto per lo sforzo, si fermò davanti a Harry e parlò.
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   Fece scattare in su il brAccio destro per stringergli la mano, ma all'ultimo momento parve incapace di farlo e si limitò a serrare il pugno e a farlo oscillare come un metronomo.
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   «Non importa?» ripeté Hestia, alzando il tono di voce, minAcciosa. «Questa gente non capisce quello che hai passato? Che pericolo corri? La posizione unica che occupi nei cuori di chi combatte contro Voldemort?»
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   Zia Petunia scoppiò in lacrime. Hestia Jones le scoccò uno sguardo di approvazione che divenne indignato quando zia Petunia corse avanti e abbracciò Dudley invece di Harry.
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   «Porto Fleur su un Thestral» disse Bill. «Non le piAcciono le scope». Fleur gli si avvicinò con un'espressione zuccherosa e remissiva che
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   «Hagrid! No! Lo fAccio io!»
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   Getti di luce verde li sfiorarono di nuovo. Harry aveva perso il senso dell'alto e del basso: la cicatrice bruciava ancora; era certo di morire da un momento all'altro. Una sagoma incappucciata su un manico di scopa era a poca distanza da lui, la vide alzare il brAccio...
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   «Hagrid!» gridò Harry, reggendosi con tutte le sue forze alla moto. «Hagrid... Accio Hagrid!»
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   Quando si riebbe, era disteso a pancia in su sopra quelli che sembravano cuscini; il brAccio destro e le costole gli facevano male. Il dente caduto era stato fatto ricrescere. La cicatrice in fronte gli pulsava ancora.
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «Hagrid sta bene, ragazzo» disse l'uomo, «se ne sta prendendo cura mia moglie. Come ti senti? Qualcos'altro di rotto? Ti ho aggiustato le costole, il dente e il brAccio. Sono Ted, fra parentesi, Ted Tonks... il padre di Dora».
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   Abbattendo due delicati tavolini e un'aspidistra, coprì in due passi la distanza che li separava e lo strinse in un abbrAccio che rischiò di incrinare di nuovo le costole appena riparate. «Cavoli, Harry, com'È che hai fatto a uscirne vivo? Mi credevo che eravamo tutti e due andati».
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «Ecco la tua bacchetta, ragazzo» disse Ted, toccandogli il brAccio con quella. «Ti era caduta vicino, l'ho raccolta io. E questa signora contro cui stai urlando è mia moglie».
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «Grazie al cielo voi state bene» lo interruppe lei, e lo strinse in un immeritato abbrAccio.
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   La signora Weasley si era appena chinata sul figlio quando Lupin afferrò Harry per un brAccio e lo trascinò rudemente in cucina, dove Hagrid stava ancora tentando di far passare la sua mole attraverso la porta di servizio. «Ehi!» esclamò quest'ultimo, indignato. «Mollalo! Molla Harry!»
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «State bene» borbottò, poi Hermione gli volò addosso e lo abbracciò forte.
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   La signora Weasley corse verso di lui, ma Bill la strinse in un abbrAccio senza calore. Guardò suo padre e aggiunse: «Malocchio è morto».
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «No» intervenne subito Bill, «lo fAccio io, vengo io».
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   Quando lui non rispose, lei lo afferrò per il brAccio.
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   La cucina era così affollata quella sera che era difficile maneggiare le posate. Harry si ritrovò incuneato accanto a Ginny: le cose non dette, quello che era appena successo fra loro, gli fecero desiderare di avere qualche persona a separarli. Si sforzava tanto di non sfiorarle il brAccio che quasi non riusciva a tagliare il pollo.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

    Ron guardò minAccioso i genitori, poi raccolse il cucchiaio e aggredì gli ultimi bocconi della sua torta di mele.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   Ma in un gran cigolio di molle rugginose Ron balzò su dal proprio letto e arrivò per primo. Con un brAccio attorno alle spalle di Hermione, frugò nella tasca dei jeans e ne trasse un disgustoso fazzoletto che aveva usato poco prima per ripulire il forno. Sfoderò la bacchetta, la puntò sullo strAccio e mormorò: «Tergeo».
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   Hermione rise un po' incerta e si chinò a prendere altri due libri. Un attimo dopo, Ron ritrasse il brAccio dalle sue spalle perché lei gli aveva fatto cadere sul piede Il Libro Mostro dei Mostri. Il volume, liberatosi della cinghia che lo chiudeva, azzannò la caviglia di Ron.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   Trekking con i Troll sulla pila dei libri scartati. «Sono giorni che fAccio le valigie per essere pronti a partire senza preavviso, il che, per tua informazione, ha implicato l'esercizio di alcune pratiche magiche piuttosto difficili, per non parlare del furto dell'intera scorta di Pozione Polisucco di Malocchio sotto il naso della mamma di Ron.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   Gli occhi di Hermione erano di nuovo pieni di lacrime. Ron si alzò di nuovo, la riabbracciò e guardò accigliato Harry, come per rimproverargli una certa mancanza di tatto. Harry non riuscì a spiccicare verbo, soprattutto perché era estremamente insolito che Ron desse lezioni di tatto a chicchessia.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   Per la seconda volta, Ron ritrasse il brAccio da Hermione e andò alla porta. «Vieni».
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Be'... è stato facile» confessò Hermione con una vocina. «È bastato un Incantesimo di Appello. Sapete... Accio. E sono schizzati fuori dalla finestra dello studio di Silente dritto nel dormitorio delle ragazze».
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «E naturalmonte conoscete la mia filia picola, Gabrielle!» continuò Monsieur Delacour. Gabrielle era Fleur in miniatura; undici anni, capelli di puro argento lunghi fino alla vita, scoccò alla signora Weasley un sorriso abbagliante e la abbracciò, poi spedì a Harry uno sguardo ardente, battendo le ciglia. Ginny tossicchiò.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «PoverAccio» commentò Ron con ardore.
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   Harry afferrò la bacchetta che era a terra accanto alla branda, la puntò verso la scrivania ingombra su cui aveva lasciato gli occhiali e disse: «Accio occhiali!» Erano solo a mezzo metro, ma fu un'immensa soddisfazione vederli sfrecciare verso di lui, almeno finché non gli si ficcarono nell'occhio.
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   Harry si alzò e la mise a tacere con un grande abbrAccio. Cercò di metterci un sacco di cose non dette, e forse lei le capì, perché gli accarezzò goffa la guancia quando lui la lasciò andare, poi agitò la bacchetta un po' a caso, facendo cadere mezza confezione di bacon dalla padella a terra.
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   Ginny non cercò un'altra occasione per restare sola con Harry per tutto il resto della giornata, né dai suoi sguardi o dai suoi gesti trasparì che avessero condiviso altro che una garbata conversazione nella sua stanza. Ma l'arrivo di Charlie fu un sollievo per Harry. Fu una distrazione vedere la signora Weasley costringere il figlio a sedersi, levare minAcciosa la bacchetta e annunciargli che stava per subire un sacrosanto taglio di capelli.
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «Buon compleanno, Harry» gli disse, avvolgendolo in un grande abbrAccio.
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «Ah, niente male. Ho avuto da fare, ci sono appena nati degli unicorni, ve li fAccio vedere quando tornate...» Harry evitò lo sguardo di Ron e Hermione mentre Hagrid si frugava in tasca. «Ecco, Harry... non sapevo cosa regalarti ma poi mi è venuto in mente». Prese un minuscolo sacchetto peloso con un lungo cordoncino da appendere al collo. «Mokessino. Ci na scondi quello che ti pare e solo tu puoi tirarlo fuori. Roba rara, eh». «Hagrid, grazie!»
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   Afferrò Tonks per il polso e la trascinò via; raggiunsero la stAccionata, la scavalcarono e sparirono. La signora Weasley era sconvolta.
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   Soffocò un singhiozzo. Erano seduti così vicini che Ron faticò a liberare il brAccio per passarglielo attorno alle spalle. Scrimgeour tornò al testamento.
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «Le domande le fAccio io» ribatté Scrimgeour, spostando la poltrona un po' più vicino al divano. Fuori calava il buio; oltre le finestre il tendone torreggiava nel suo candore spettrale al di là della siepe. «Vedo che la tua torta di compleanno è a forma di Boccino. Come mai?»
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «Non mi piAcciono i vostri metodi, Ministro» replicò Harry. «Si ricorda?»
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   Alle tre del pomeriggio seguente Harry, Ron, Fred e George erano nell'orto fuori dall'enorme padiglione bianco, in attesa degli invitati. Harry aveva trangugiato una bella dose di Pozione Polisucco e adesso era la fotocopia di un giovane Babbano coi capelli rossi del villaggio vicino, Ottery St Catchpole, al quale Fred aveva sottratto dei capelli con un Incantesimo di Appello. Il piano era presentarlo come 'il cugino Barny' e sperare che si confondesse nella moltitudine dei parenti Weasley.
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   Mentre Luna scivolava via dietro il padre, Ron ricomparve con una vecchia strega appesa al brAccio. Il naso a becco, gli occhi arrossati e il cappello di piume rosa le davano l'aspetto di un fenicottero irascibile.
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   Krum fece scricchiolare le nocche minAccioso e scrutò torvo Xenophilius. Harry era perplesso. Era improbabile che il padre di Luna fosse un sostenitore delle Arti Oscure, e nessun altro nella tenda sembrava aver riconosciuto la forma triangolare che ricordava una runa.
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   Krum evidentemente non capiva se Harry lo stesse prendendo in giro o meno. Tirò fuori la bacchetta dall'abito e la batté minAccioso sulla coscia; dalla punta schizzarono scintille.
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   «Non ce la fAccio più» ansimò. Si sfilò una scarpa e si massaggiò la pianta del piede. «Ron è andato a prendere altre Burrobirre. è strano, ho appena visto Viktor allontanarsi in fretta dal padre di Luna, sembrava che avessero litigato...» Tacque e lo guardò. «Harry, ti senti bene?»
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   Cautamente, Harry fece un altro passo avanti. Qualcosa si mosse tra le ombre in fondo all'ingresso e, prima che uno dei tre potesse dire un'altra parola, dalla moquette emerse una figura alta, polverosa e terribile. Hermione urlò, e altrettanto fece la signora Black, spalancando le tende; la figura grigia scivolava verso di loro, sempre più rapida, i capelli lunghi fino alla vita e la barba fluttuanti, il volto scavato, scarnificato, con le orbite vuote, orrendamente familiare, spaventosamente alterato: levò un brAccio putrefatto, indicando Harry.
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   «Sì, me lo ricordo, grazie» ribatté Harry a denti stretti; non c'era bisogno che Hermione gli dicesse che Voldemort una volta aveva usato quel legame per attirarlo in trappola, né che la conseguenza era stata la morte di Sirius. Desiderò di non aver raccontato quello che aveva visto e provato; rendeva Voldemort più minAccioso, come se premesse contro la finestra della stanza, e intanto il dolore alla fronte cresceva e lui cercava di vincerlo: era come resistere alla necessità di vomitare.
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   Voltò le spalle a Ron e Hermione, fingendo di studiare il vecchio arazzo dell'albero genealogico dei Black. Poi Hermione cacciò un urlo: Harry sfoderò di nuovo la bacchetta, si voltò e vide un Patronus argenteo planare attraverso la finestra del salotto e atterrare davanti a loro, dove assunse le sembianze della donnola che parlava con la voce del padre di Ron.
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   Il Patronus si dissolse nel nulla. Ron emise un suono a metà tra un piagnucolio e un gemito e si lasciò cadere sul divano: Hermione gli andò vicino e gli strinse il brAccio.
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   «Stanno tutti bene, stanno tutti bene!» sussurrò, e Ron diede in una mez za risata e la abbracciò.
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   «Kreacher ha visto!» esalò l'elfo, con le lacrime che gli scorrevano sul grugno e dentro la bocca dai denti grigi. «Kreacher ha visto che usciva dall'armadio di Kreacher con le mani piene di tesori di Kreacher. Kreacher ha detto al ladrAccio di smetterla, ma Mundungus Fletcher ha riso ed è ffuggito...»
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   Harry reagì d'istinto: appena Kreacher afferrò l'attizzatoio dal focolare, si gettò sull'elfo e lo schiacciò a terra. L'urlo di Hermione si mescolò con quello di Kreacher, ma Harry gridò più forte di entrambi: «Kreacher, ti ordino di stare fermo!»
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   Si sentì un forte crac e l'elfo domestico che Harry aveva a malincuore ereditato da Sirius comparve dal nulla davanti al focolare freddo e vuoto: piccolo, alto la metà di un uomo, la pelle pallida gli cadeva addosso in mille pieghe e ciuffi di peli bianchi sbucavano abbondanti dalle orecchie da pipistrello. Indossava ancora lo strAccio sudicio col quale l'avevano conosciuto, e lo sguardo sprezzante che posò su Harry mostrò che il suo atteggiamento nei confronti del nuovo padrone non era mutato più del suo abbigliamento.
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   «C'È un modo più semplice» intervenne Hermione mentre Harry si ripuliva le dita macchiate sui jeans. Levò la bacchetta e disse: «Accio medaglione!»
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   Harry scosse il capo e indicò il cartello. Lei lo lesse, poi gli strinse il brAccio così forte che lui fece una smorfia.
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   La stanza era spaziosa e un tempo doveva essere stata bella. Cerano un grande letto con la testata di legno intagliato, un'alta finestra oscurata da lunghe tende di velluto e un candelabro coperto da uno spesso strato di polvere, con i mozziconi di candela ancora al loro posto, le colate di cera simili a ghiAccio. I quadri alle pareti e la testata del letto erano coperti di polvere, una ragnatela era tesa tra il candelabro e la cima del grande armadio di legno; Harry si fece avanti e udì uno zampettare di topi disturbati.
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   La mattina dopo Harry si svegliò in un sacco a pelo sul pavimento del salotto. Una striscia di cielo era visibile tra le tende pesanti; aveva il colore azzurro fresco e limpido d'inchiostro annacquato, era tra la notte e l'alba e tutto taceva, tranne i respiri profondi e tranquilli di Ron e Hermione. Harry guardò le sagome scure che si disegnavano sul pavimento accanto a lui. Ron, in uno slancio di galanteria, aveva insistito perché Hermione dormisse sui cuscini tolti dal divano, quindi lei era più in alto. Il brAccio le ricadeva sul pavimento, le dita a pochi centimetri da quelle di Ron. Forse si erano addormentati tenendosi per mano. L'idea lo fece sentire stranamente solo.
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   L'elfo, dopo aver guardato il medaglione, cacciò un ululato di spavento e di dolore e si gettò di nuovo a terra.
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   «Scusa, scusa!» esclamò Ron, facendo scattare il Deluminatore e riaccendendo la luce. «Lo fAccio senza accorgermi!»
La mazzetta (Cap. 11 Harry Potter 7)

   «Se al nuovo regime non piAcciono i Nati Babbani» continuò Harry, «cosa faranno a un mezzo lupo mannaro con un padre nell'Ordine? Mio padre è morto per cercare di proteggere mia madre e me, e tu pensi che ti direbbe di abbandonare tuo figlio per venire all'avventura con noi?» «Come... come osi?» sbottò Lupin. «Il desiderio di... di pericolo o gloria personale... non c'entra... come osi insinuare una simile...»
La mazzetta (Cap. 11 Harry Potter 7)

   La cucina silenziosa sembrava vibrare per l'emozione della recente scenata e per i rimproveri inespressi di Ron e Hermione. La Gazzetta del Profeta di Lupin era ancora sul tavolo e il volto di Harry fissava il soffitto dalla prima pagina. Lui si avvicinò e si sedette, aprì il giornale a caso e finse di leggere. Non riusciva a capire le parole, era ancora stordito per lo scontro con Lupin. Era certo che Ron e Hermione avevano ripreso a comunicare in silenzio dall'altra parte del giornale. Voltò una pagina rumorosamente e il nome di Silente gli balzò agli occhi. Gli ci volle qualche secondo per cogliere il significato della foto, che mostrava un gruppo di famiglia. La didascalia recitava: 'La famiglia Silente: da sinistra, Albus, Percival con in brAccio la neonata Ariana, Kendra e Aberforth'.
La mazzetta (Cap. 11 Harry Potter 7)

   Nel frattempo, all'interno del numero dodici, Harry era appena entrato nell'atrio. Aveva quasi perso l'equilibrio Materializzandosi sull'ultimo gradino appena fuori dalla porta e aveva temuto che i Mangiamorte potessero aver adocchiato il suo gomito che si era scoperto per un attimo. Chiuse la porta con cautela, si sfilò il Mantello dell'Invisibilità, lo ripiegò sul brAccio
La Magia è Potere (Cap. 12 Harry Potter 7)

   La cucina era quasi irriconoscibile. Tutte le superfici splendevano: pentole e padelle di rame erano state lucidate fino a emanare un roseo brillio, il piano del tavolo era lustro, calici e piatti già disposti per la cena scintillavano alla luce di un fuoco allegro, sul quale ribolliva un calderone. Nessuna trasformazione però era più impressionante di quella dell'elfo domestico che corse incontro a Harry, vestito con uno strofinAccio candido, i peli delle orecchie puliti e vaporosi come cotone, il medaglione di Regulus che gli rimbalzava sul petto scarno.
La Magia è Potere (Cap. 12 Harry Potter 7)

   «È assurdo, non abbiamo molto tempo. Voi due trovate la Umbridge, io vado a sistemare l'ufficio di Yaxley... ma come fAccio con la pioggia?»
La Magia è Potere (Cap. 12 Harry Potter 7)

   Gli parve di essere tornato indietro nel tempo. La stanza era identica all'ufficio della Umbridge a Hogwarts: tovagliette di pizzo, centrini e fiori secchi ricoprivano ogni superficie. Alle pareti erano appesi gli stessi piatti decorativi, ciascuno col suo nauseante gattino infiocchettato a colori squillanti, che saltellava e faceva capriole. La scrivania era coperta da una tovaglia a fiori con i falpalà. Dietro l'occhio di Malocchio, un dispositivo telescopico consentiva alla Umbridge di spiare gli scrivani dall'altro lato della porta. Harry ci guardò dentro: erano ancora tutti riuniti attorno al Detonatore Abbindolante. Strappò il telescopio dalla porta, lasciando un foro, sfilò l'occhio magico e se lo mise in tasca. Poi si voltò, levò la bacchetta e mormorò: «Accio medaglione».
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   C'era uno schedario dietro la scrivania: Harry lo setacciò. Come quelli di Gazza a Hogwarts, era pieno di cartellette, ciascuna etichettata con un nome. Solo nell'ultimo cassetto vide qualcosa che lo distrasse dalla ricerca: il fascicolo del signor Weasley.
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   Percy si accorse della presenza del padre solo quando le porte si richiusero. Alzò lo sguardo, vide il signor Weasley, diventò rosso come un rapanello e scese non appena le porte si riaprirono. Per la seconda volta, Harry tentò di scendere, ma questa volta fu il signor Weasley a bloccarlo, afferrandolo per un brAccio.
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   La signora Cattermole barcollò fino all'unica sedia al centro della sala, sotto il palco. Non appena si fu seduta, dai brAccioli uscirono tintinnando delle catene che la legarono.
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   «Davvero?» borbottò Harry, strattonando le catene che le legavano le braccia. «Be', ho cambiato idea. Diffindo!» Non successe nulla. «Hermione, come fAccio a sbarazzarmi di queste catene?»
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   Le catene si ritirarono nei brAccioli della sedia. La signora Cattermole era sempre più spaventata.
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

    «Osi contraddirmi?» minacciò Harry. «Vuoi che faccia controllare il tuo albero genealogico, come quello di Dirk Cresswell?»
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   «ANDIAMO!» urlò Harry. Afferrò di nuovo Hermione per la mano e Ron per il brAccio e girò su se stesso.
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   Si chiese se stava per soffocare, non riusciva a respirare né a vedere e le sole cose concrete al mondo erano il brAccio di Ron e le dita di Hermione, che lentamente scivolavano via...
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   Ron. Aveva sempre pensato che Spaccarsi fosse qualcosa di buffo, ma questo... Sentì una contrazione alle viscere quando Hermione scoprì il brAccio di Ron, a cui mancava un bel pezzo di carne, tagliato via di netto come da un coltello.
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   «Accio dittamo!»
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   «Uno schifo» gracchiò lui in risposta, e si tastò il brAccio ferito con una smorfia.
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   Questa volta fece a meno di infilarci la mano e ricorse subito a un Incantesimo di Appello. La tenda affiorò in un groviglio bitorzoluto di tela, corda e picchetti. Harry la riconobbe, anche per l'odore di gatto: era la stessa in cui avevano dormito la sera della Coppa del Mondo di Quidditch.
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   «FAccio il tÈ» mormorò Hermione, senza fiato. Estrasse bollitore e boccali dalle profondità della borsetta e andò in cucina.
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   «Allora vai tu a farti largo tra i Dissennatori» ribatté Harry, offeso. «Ci andrei, ma ho il brAccio immobilizzato, se non te ne sei accorto!» «Molto comodo».
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «Ci dovrebbero essere dei salmoni qui, o la stagione non è ancora cominciata? Accio salmone!»
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   Un'improvvisa esplosione di tosse e conati, accompagnati da un bel po' di colpi: Dirk doveva aver ingoiato una lisca. Infine riuscì a farfugliare: «Il Cavillo? Quel fogliAccio pazzoide di Xeno Lovegood?»
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   Afferrò la borsetta di perline e questa volta vi infilò il brAccio fino all'ascella.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «Non è che non mi stia divertendo da pazzi, qui» continuò Ron, «sai, tra il brAccio maciullato, niente da mangiare, e il sedere gelato tutte le notti. Speravo solo, ecco, che dopo settimane che giriamo in tondo magari avremmo ottenuto qualche risultato».
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «Mmm?» Era rannicchiata in una delle poltrone sfondate a leggere Le Fiabe di Beda il Bardo. Lui non riusciva a immaginare cos'altro potesse cavare da quel libro, che non era nemmeno molto lungo, ma evidentemente stava ancora decifrando qualcosa, perché teneva il Sillabario dei Sortilegi aperto sul brAcciolo della poltrona.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   Stava indicando il monumento ai Caduti. Non appena lo avevano oltrepassato, si era trasformato. Invece di un obelisco coperto di nomi, c'era una statua che raffigurava tre persone: un uomo spettinato e con gli occhiali, una donna con i capelli lunghi e un viso bello e gentile che teneva in brAccio un bambino piccolo. La neve copriva le tre teste, come se indossassero dei cappellini soffici e bianchi.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   Non appena si alzò, ebbe il desiderio di andarsene: non riusciva a stare lì un momento di più. Cinse le spalle di Hermione, lei gli passò il brAccio attorno alla vita, si girarono in silenzio e sì allontanarono attraverso la neve, oltre la tomba della madre e della sorella di Silente, verso la chiesa buia e il cancello del cimitero.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   Si separò da lui per avere il brAccio della bacchetta libero.
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   Gli strattonò il brAccio, ma lui era distratto. Stava osservando la massa scura alla fine di quella fila di case. Un attimo dopo si era messo a correre, trascinando con sé Hermione, che per poco non scivolò sul ghiAccio.
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   Non c'era bisogno che Hermione gli pizzicasse il brAccio. Era praticamente impossibile che quella donna fosse una Babbana: stava fissando una casa che avrebbe dovuto esserle del tutto invisibile. Anche per una strega, tuttavia, era strano uscire in una notte così fredda solo per contemplare una vecchia rovina. Secondo tutte le leggi della magia ordinaria, inoltre, non avrebbe dovuto vedere Harry e Hermione. Eppure a lui sembrava proprio che sapesse che erano lì, e anche chi erano. Aveva appena raggiunto questa inquietante conclusione quando lei alzò una mano guantata e fece loro cenno di avvicinarsi.
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   Hermione si strinse a lui sotto il Mantello, il brAccio premuto contro il suo.
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   Hermione sussultò e afferrò Harry per il brAccio.
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   Il serpente colpì mentre lui alzava la bacchetta: la forza del morso sull'avambrAccio la fece volare verso il soffitto; la sua luce roteò accecante nella stanza e si spense; poi un potente colpo di coda al diaframma gli mozzò il fiato: cadde all'indietro sulla toeletta, nel mucchio di abiti sudici...
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   Non riuscì a prendere abbastanza fiato per rispondere: una pesante massa liscia lo schiacciò al suolo e strisciò su di lui, possente, muscolosa...
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   «Accio... Accio bacchetta...»
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   Ma non accadde nulla e Harry aveva bisogno delle mani per cercare di allontanare il serpente che gli si attorcigliava attorno al torace, gli strizzava l'aria fuori dai polmoni, gli premeva l'Horcrux sul petto, un cerchio di ghiAccio che pulsava di vita, a pochi centimetri dal suo cuore frenetico, e una fredda luce bianca gli inondò il cervello, gli cancellò ogni pensiero, gli annegò il respiro, passi distanti, tutto diventava...
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   Si aprì una porta ed entrò la madre, dicendo parole che lui non poteva sentire, i lunghi capelli rosso scuro che le incorniciavano il viso. Il padre prese in brAccio il figlio e lo passò alla madre. Gettò la bacchetta sul divano e si stiracchiò, sbadigliando...
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   Forzò la porta, gettò da un lato la sedia e le scatole frettolosamente accatastate con un pigro gesto della bacchetta... lei era in piedi, il bambino in brAccio. Nel vederlo, depose il piccolo nel lettino alle sue spalle e apri le braccia, come se potesse servire a qualcosa, come se nascondendolo sperasse di poter essere scelta al suo posto...
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   Harry scostò la maglietta umida e guardò. C'era un ovale scarlatto sul suo cuore, dove il medaglione l'aveva scottato. Vide anche i segni del morso quasi cicatrizzati sull'avambrAccio.
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   Senza rendersene conto, aveva affondato le dita nelle braccia come se cercasse di resistere a un dolore fisico. Aveva versato il proprio sangue più volte di quante ne potesse contare; una volta aveva perso tutte le ossa del brAccio destro; quel viaggio gli aveva già regalato cicatrici sul petto e sull'avambrAccio, in aggiunta a quelle sulla mano e sulla fronte; eppure mai, fino a quel momento, si era sentito così fatalmente indebolito, vulnerabile e nudo, come se la parte migliore del suo potere magico gli fosse stata strappata via. Sapeva benissimo che cosa gli avrebbe detto Hermione: la bacchetta vale quanto il mago che la adopera. Ma aveva torto, il suo caso era diverso. Lei non aveva sentito la bacchetta girare come l'ago di una bussola e scagliare fiamme dorate contro il suo nemico. Aveva perso la protezione dei nuclei gemelli e solo adesso che era svanita capiva quanto ci aveva fatto conto.
Vita e Menzogne di Albus Silente (Cap. 18 Harry Potter 7)

   Sul viso di Hermione si leggeva la paura che lui potesse scagliarle addosso una maledizione con la sua stessa bacchetta. Il volto rigato dalle lacrime, si accovacciò accanto a lui, con due tazze di tÈ che le tremavano fra le mani e qualcosa di voluminoso sotto il brAccio.
Vita e Menzogne di Albus Silente (Cap. 18 Harry Potter 7)

   «Può darsi!» urlò Harry, e alzò le braccia sopra la testa. Non sapeva se stava cercando di trattenere l'ira o di proteggersi dal peso della propria delusione. «Guarda cosa mi ha chiesto, Hermione! Rischia la vita, Harry! E ancora! E ancora! E non aspettarti che ti spieghi tutto, credimi ciecamente, credi che io sappia quello che fAccio, fidati anche se io non mi fido di te! Mai la pura verità! Mai!»
Vita e Menzogne di Albus Silente (Cap. 18 Harry Potter 7)

   Dopo due notti di poco sonno, i sensi di Harry erano più all'erta del solito. A Godric's Hollow se l'erano cavata veramente per un soffio e forse per questo Voldemort sembrava più vicino di prima, più minAccioso. Al calare
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   Si avvicinò cauto e guardò in basso. Il ghiAccio rifletteva la sua ombra distorta e il raggio di luce della bacchetta, ma in fondo, sotto la densa, nebulosa scorza grigia scintillava qualcos'altro. Una grande croce d'argento...
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   Puntò la bacchetta verso la sagoma argentata e mormorò: «Accio spada».
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   Non si mosse. Non si era aspettato che lo facesse. Se fosse stato così facile, la spada sarebbe stata a terra, pronta per essere raccolta, non nelle profondità di un laghetto gelato. Si mise a camminare lungo il cerchio di ghiAccio, pensando alla volta che la spada gli si era consegnata. Si era trovato in un terribile pericolo, allora, e aveva chiesto aiuto.
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   Harry si fermò ed emise un lungo sospiro; il fumo del suo fiato si disperse in fretta nell'aria gelata. Sapeva che cosa doveva fare. A essere sincero con se stesso, l'aveva saputo fin dal momento in cui aveva visto la spada sotto il ghiAccio.
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   Un gufo stridette e lui pensò con una stretta al cuore a Edvige. Tremava, i denti gli battevano orribilmente, eppure continuò a togliersi gli abiti finché non rimase in maglietta e mutande, scalzo nella neve. Posò in cima ai vestiti la saccoccia che conteneva la sua bacchetta, la lettera di sua madre, il frammento di specchio di Sirius e il vecchio Boccino; poi puntò la bacchetta di Hermione contro il ghiAccio.
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   Il rumore sembrò quello di una pallottola nel silenzio: la superficie della pozza s'infranse e frammenti di ghiAccio scuro dondolarono sull'acqua increspata. Non sembrava profonda, ma per prendere la spada avrebbe dovuto immergersi completamente.
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   «Chi non preferirebbe lui, quale donna sceglierebbe te? Non sei nulla, nulla, nulla a suo confronto» canticchiò Riddle-Hermione, e si allungò come un serpente per allacciarsi a Riddle-Harry, avvolgendolo in un abbrAccio: le loro labbra si incontrarono.
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   Il ragno non rimpicciolì. Harry fissò la bacchetta di prugnolo. Tutti gli incanti minori che aveva provato erano risultati meno potenti di quelli che eseguiva con la bacchetta di fenice. La nuova gli era fastidiosamente estranea, come se avesse la mano di un altro cucita all'estremità del brAccio.
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   «Grazie, Ron» disse Hermione. «FAccio io il primo turno».
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   Diagon Alley, Hogwarts, Casa Riddle, Magie Sinister, l'Albania, tutti i luoghi in cui sapevano che Tom Riddle era vissuto, aveva lavorato o aveva ucciso, Ron e Hermione li ripassarono al setAccio. Harry si univa a loro solo per far smettere Hermione di tormentarlo. Sarebbe stato felice di restare
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   Si accovacciò vicino a Harry, che dalla sottile fessura tra le palpebre gonfie vide una faccia coperta di peli grigi impastati, con denti marroni affilati e piaghe ai lati della bocca. Greyback puzzava come in cima alla Torre dov'era morto Silente: di polvere, sudore e sangue.
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   Mentre Scabior parlava, la cicatrice di Harry, che era tirata sulla fronte gonfia, arse dolorosamente. Più nitida di qualunque altra cosa attorno a lui, vide una torre. Una cupa fortezza, minAcciosa e nera come la pece. I pensieri di Voldemort erano improvvisamente tornati chiarissimi; avanzava scivolando verso la gigantesca costruzione con serena e gioiosa determinazione...
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   Nessuno parlò; Harry avvertì la banda di Ghermidori attoniti e paralizzati, e il brAccio di Hermione tremare contro il suo. Greyback si alzò e fece qualche passo verso di lui, poi si accovacciò di nuovo per osservare da vicino i suoi tratti deformi.
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   «Non ci vorremo dimenticare chi è stato a catturarlo, spero, signor Malfoy» lo interruppe Greyback minAccioso.
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   Si tirò su la manica sinistra: Harry vide il Marchio Nero impresso a fuoco nel brAccio e capì che stava per toccarlo, per convocare l'amato padrone...
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   «Ron, ti prego, stai fermo!» sussurrò Luna. «Non vedo quello che fAccio...»
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   Le urla di Hermione echeggiarono dalle pareti di sopra. Ron, quasi in singhiozzi, prese a pugni i muri e Harry, per pura disperazione, si sfilò dal collo la saccoccia di Hagrid e cercò a casAccio: estrasse il Boccino di Silente e lo scosse, sperando in qualunque cosa, ma non successe nulla; agitò le due metà spezzate della bacchetta di fenice, ma erano inerti; il frammento di specchio cadde a terra scintillando e Harry vide un bagliore di un azzurro chiarissimo...
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   Obbedirono; quando la serratura scattò, Ron spense il Deluminatore e le luci tornarono nella sua tasca, riportando la stanza nell'oscurità. La porta si spalancò; Malfoy entrò, la bacchetta tesa davanti a sé, pallido e deciso. Afferrò il piccolo folletto per un brAccio e indietreggiò, trascinandolo con sé. La porta si richiuse e nello stesso istante un sonoro crac echeggiò dentro la cella.
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   Ma Harry lo colpì sul brAccio e Ron si zittì, agghiacciato dal proprio errore. Dei passi attraversarono il soffitto sopra di loro: era Draco che scortava Unci-unci da Bellatrix.
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   «Relascio!» tentò Ron, puntando la bacchetta sulla mano d'argento, ma non successe nulla; Minus cadde in ginocchio e nello stesso istante Hermione di sopra cacciò un urlo spaventoso. Gli occhi di Codaliscia si rovesciarono nel volto paonazzo; l'uomo ebbe un ultimo sussulto, poi rimase immobile.
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   Con l'ultima parola, si sentì un curioso stridio venire dall'alto. Tutti guardarono in su appena in tempo per vedere il lampadario di cristallo che vibrava; poi, con un cigolio e un minAccioso tintinnio, cominciò a cadere. Bellatrix era proprio sotto; lasciò Hermione e si gettò di lato con un urlo. Il lampadario si fracassò sul pavimento in un'esplosione di cristallo e catene, sopra Hermione e il folletto che ancora stringeva la spada di Grifondoro. Schegge scintillanti di cristallo volarono ovunque; Draco si piegò in due, coprendosi con le mani il volto insanguinato.
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

    spuntava una bottiglia che Harry riconobbe come Ossofast. Hermione, pallida e incerta sulle gambe, era avvolta in una vestaglia che le avevano prestato; Ron le passò un brAccio attorno alle spalle quando lei lo raggiunse. Luna, infagottata in un cappotto di Fleur, si accovacciò e posò con dolcezza le dita sulle palpebre dell'elfo, facendole scivolare sul suo sguardo vitreo.
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   Harry rimase immobile, lo sguardo vitreo, a fissare il punto in cui il contorno oro vivo del sole accecante sorgeva dall'orizzonte. Poi si guardò le mani pulite e si stupì nel vedere che reggevano uno strofinAccio. Lo posò e tornò nell'ingresso, dove avvertì la cicatrice pulsare rabbiosa; rapido come il riflesso di una libellula sull'acqua, nella sua mente balenò il profilo di un edificio che conosceva molto bene.
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   «Qui dentro» fece Bill, aprendo la porta della camera sua e di Fleur. Anche quella guardava sul mare, macchiato d'oro al sorgere del sole. Harry andò alla finestra, voltò le spalle alla vista spettacolare e attese, le braccia incrociate, la cicatrice in fiamme. Hermione prese la sedia vicino al tavolino da toeletta; Ron si sedette sul brAcciolo.
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   Bill riapparve, portando in brAccio il piccolo folletto, che posò cautamente sul materasso. Unci-unci grugnì un grazie e Bill uscì chiudendo la porta.
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   «Lo sapevi che è stato Harry a liberare Dobby?» chiese. «Lo sapevi che sono anni che lottiamo per la liberazione degli elfi?» Ron si agitò sul brAcciolo. «Non puoi desiderare la sconfitta di Tu-Sai-Chi più di quanto la desideriamo noi, Unci-unci!»
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   Guidò Ron e Hermione giù per le scale. Vide Bill, Fleur, Luna e Dean seduti al tavolo in cucina con le loro tazze di tÈ. Lo fissarono tutti quando si affacciò sulla soglia, ma lui rivolse loro solo un cenno del capo e uscì nel giardino, con i due amici alle spalle. Harry tornò al tumulo rossiccio che copriva Dobby. Il dolore dentro la testa diventava sempre più intenso e gli costò una grande fatica chiudere fuori le visioni che lo assediavano, ma sapeva di dover resistere solo un altro poco. Avrebbe ceduto molto presto, perché aveva bisogno di verificare la sua teoria. Adesso doveva fare solo un ultimo piccolo sforzo, per spiegarla a Ron e Hermione.
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   «Questo» commentò lei «È spregevole. Chiedere aiuto e poi fare il doppio gioco. E poi ti meravigli se ai folletti non piAcciono i maghi?»
Villa Conchiglia (Cap. 25 Harry Potter 7)

   «... e se vieni a casa nostra ti fAccio vedere il corno, papà mi ha scritto ma non l'ho ancora visto, perché i Mangiamorte mi hanno portato via dall'Espresso per Hogwarts e non sono tornata a casa a Natale» continuò Luna accendendo il fuoco insieme a Dean.
Villa Conchiglia (Cap. 25 Harry Potter 7)

   Hermione scosse il capo e continuò a disporre le forchette. Apparve Bill, che accompagnava il signor Olivander giù per le scale. Il fabbricante di bacchette sembrava ancora molto debole e si aggrappava al brAccio di Bill, che con l'altra mano trasportava una grossa valigia.
Villa Conchiglia (Cap. 25 Harry Potter 7)

   «E pagata dai maghi» ribatté Bill con calma. Il folletto gli scoccò uno sguardo insieme furtivo e minAccioso.
Villa Conchiglia (Cap. 25 Harry Potter 7)

   «Sì... sì... un maschietto» ripeté Lupin, che pareva stordito dalla felicità. Fece il giro del tavolo e abbracciò Harry; la scenata nel seminterrato di Grimmauld Place sembrava non essere mai accaduta.
Villa Conchiglia (Cap. 25 Harry Potter 7)

   Si allacciò il mantello e salutò tutti, abbracciando le donne e stringendo la mano agli uomini; poi, senza smettere di sorridere, sparì nella notte tempestosa.
Villa Conchiglia (Cap. 25 Harry Potter 7)

   Harry avvertì un che di minAccioso; si chiese se Bill sospettava più di quanto lasciava credere.
Villa Conchiglia (Cap. 25 Harry Potter 7)

    sulla stradina lastricata chiamata Diagon Alley. Era tranquilla, molti negozi erano ancora chiusi, e non c'erano clienti in giro. La stradina storta e Acciottolata adesso era molto diversa dal luogo brulicante che Harry aveva conosciuto prima di andare a Hogwarts, tanti anni addietro. Moltissimi negozi erano sprangati, ma dalla sua ultima visita ne erano stati aperti di nuovi dedicati alle Arti Oscure. Il suo stesso volto lo scrutava dai manifesti incollati su molte vetrine, sempre corredati dalla didascalia: 'Indesiderabile Numero Uno'.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   Harry sollevò la bacchetta di biancospino sotto il Mantello, la puntò contro il vecchio folletto e sussurrò, per la prima volta in vita sua: «Imperio!» Una curiosa sensazione percorse il suo brAccio, un caldo formicolio che sembrava scorrere dalla sua mente lungo i nervi e le vene, legandolo alla bacchetta e alla maledizione che aveva appena scagliato. Il folletto prese la bacchetta di Bellatrix, la esaminò attentamente e poi disse: «Ah, una bacchetta nuova, signora Lestrange!»
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «Accio coppa!» gridò Hermione, che nell'affanno si era evidentemente scordata delle istruzioni impartite da Unci-unci nelle sessioni preparatorie.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «Se solo riuscissi a infilare la spada in un manico... ma come fAccio ad arrivare lassù?»
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   Il drago non aveva capito di essere libero. Harry trovò col piede l'articolazione della zampa posteriore e gli montò sul dorso. Le squame erano dure come acciaio: la bestia non sembrava nemmeno essersi accorta di lui. Harry tese un brAccio; Hermione si issò a cavalcioni; Ron si arrampicò dietro di loro e un attimo dopo il drago si rese conto di non essere più incatenato.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «Accio Mantello!» ruggì un altro Mangiamorte.
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   «Se mi va di far uscire il gatto, lo fAccio, e al diavolo il vostro coprifuoco!»
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   Ora Aberforth aveva un'espressione decisamente minAcciosa.
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   Una scheggia di ghiAccio perforò il cuore di Harry.
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   «Un altro paio?» ripeté Aberforth minAccioso. «Come sarebbe un altro paio, Paciock? Ci sono il coprifuoco e l'Incanto Gnaulante su tutto il villaggio!»
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   Guardò speranzoso il gruppetto di Corvonero, Padma, Michael, Terry e Cho, ma fu Luna a rispondere, appollaiata sul brAcciolo della poltrona di Ginny.
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   Luna tese la mano pallida, quasi uno spettro danzante a mezz'aria, separato dal brAccio e dal corpo. Bussò una sola volta e nel silenzio a Harry parve un colpo di cannone. Subito il becco del corvo si spalancò, ma invece del verso di un uccello, una dolce voce musicale domandò: «Chi viene prima, la fenice o la fiamma?»
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   Harry riconobbe Priscilla Corvonero dal busto che aveva visto a casa di Luna. La statua era accanto a una porta che, immaginò, conduceva ai dormitori di sopra. Si avvicinò alla donna di marmo, che sembrava restituirgli lo sguardo con un mezzo sorriso canzonatorio sul volto, bello ma lievemente minAccioso. In testa le era stato scolpito un cerchietto delicato. Era simile alla tiara che Fleur aveva indossato per le proprie nozze. Incise tutto intorno c'erano parole minuscole. Harry uscì da sotto il Mantello e salì sul piedistallo per leggerle.
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   Harry si voltò di scatto e scivolò giù dal piedistallo sul pavimento. La figura ingobbita di Alecto Carrow era in piedi davanti a lui e, nel momento in cui Harry alzava la bacchetta, la strega premette il tozzo indice sul teschio col serpente marchiato sul suo avambrAccio.
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   I pochi Corvonero rimasti si precipitarono su per le scale quando Amycus irruppe, brandendo la bacchetta. Gobbo come la sorella, aveva un viso flaccido e pallido e occhietti piccoli che si abbassarono subito su Alecto, distesa a terra, immobile, a braccia e gambe larghe. Cacciò un urlo di rabbia e terrore.
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   Piton fletté appena il brAccio sinistro, dove il Marchio Nero era impresso nella pelle.
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   Ginny liberò il brAccio dalla stretta della madre con uno strattone che le sventagliò i capelli.
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   Lupin batté le palpebre, esterrefatto. Il silenzio tra i Weasley parve solidificarsi come ghiAccio.
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   «Be', non potevi dirlo meglio di così» dichiarò Fred, e gli tese la mano. La signora Weasley scoppiò in lacrime. Corse avanti, spinse via Fred e strinse Percy in un abbrAccio soffocante, mentre lui le dava pacche sulle spalle, lo sguardo puntato sul padre.
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   Il silenzio li inghiottì di nuovo. Le teste si voltarono, ogni occhio nella Sala sembrava aver trovato Harry e tenerlo immobilizzato nel riverbero di migliaia di raggi invisibili. Poi una figura si alzò dal tavolo di Serpeverde; Harry riconobbe Pansy Parkinson, che levò un brAccio tremante e urlò: «Ma è laggiù! Potter è laggiù! Qualcuno lo prenda!»
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Hagrid si chinò, strizzò Harry in un rapido abbrAccio spaccacostole, poi corse di nuovo alla finestra fracassata.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   E poi si catapultò oltre un ultimo angolo e lanciò un urlo di sollievo misto a rabbia: aveva visto Ron e Hermione, le braccia piene di grossi oggetti gialli, sporchi e ricurvi. Ron aveva una scopa sottobrAccio.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Le zanne di Basilisco caddero con un gran fragore dalle braccia di Hermione. Corse da Ron, lo abbracciò e lo baciò sulla bocca. Ron gettò via le zanne e il manico di scopa e rispose con tanto entusiasmo che sollevò
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «Accio diadema!» gridò Hermione disperata, ma non arrivò nulla in volo. Come la camera blindata alla Gringott, la stanza non sembrava voler cedere tanto facilmente gli oggetti che nascondeva.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «No!» esclamò Malfoy, bloccando il brAccio di Tiger che stava per ripetere l'incantesimo. «Se distruggi la stanza, rischi di seppellire anche quel diadema!»
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «E allora? Non l'ho mica ammazzato!» rispose Tiger, liberandosi dalla presa di Malfoy. «Però se ci riesco lo fAccio, il Signore Oscuro vuole che
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «È... troppo... pericoloso!» urlò Ron, ma Harry si girò a mezz'aria. Approfittando della minima protezione dal fumo che gli offrivano gli occhiali, setacciò con lo sguardo la tempesta di fuoco, in cerca di un segno di vita, di un arto o di un volto non ancora incenerito...
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   E li scorse: Malfoy con le braccia attorno a Goyle svenuto, tutti e due appollaiati su una fragile torre di sedie carbonizzate. Si abbassò. Malfoy lo vide arrivare e alzò un brAccio, ma appena lo afferrò Harry capì che era inutile: Goyle era troppo pesante e la mano di Malfoy, madida di sudore, gli scivolò subito dalla presa...
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Calò il silenzio, rotto solo dai respiri affannosi e dai colpi di tosse. Poi il castello fu scosso da una serie di boati e una grande cavalcata di figure trasparenti passò al galoppo, portandosi sottobrAccio le teste che urlavano la loro sete di sangue. Quando la Caccia dei Senzatesta fu passata, Harry si tirò in piedi barcollando e si guardò intorno: la battaglia infuriava ancora. Udì altre grida, oltre a quelle dei fantasmi che si allontanavano. Il panico lo invase.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «No» lo interruppe Hermione, anche lei in piedi. Malfoy e Goyle rimasero accasciati sul pavimento del corridoio; erano senza bacchetta. «Re stiamo uniti. Io dico di andare... Harry, cos'hai appeso al brAccio
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Gli parve di distinguere un enorme brAccio agitarsi nel groviglio di ragni, ma quando stava per lanciarsi all'inseguimento fu ostacolato da un piede monumentale, che gli calò davanti dal buio, facendo tremare il suolo. Guardò in su: un gigante torreggiava su di lui, alto sette metri, la testa nascosta nelle tenebre. La luce che veniva dal portone del castello riusciva a illuminare solo gli stinchi pelosi, grossi come alberi. Con un solo brutale, fluido movimento, infilò un enorme pugno in una finestra dei piani alti e il vetro piovve su Harry, costringendolo a cercare riparo dentro la soglia.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   Ron si guardò in giro, poi puntò la bacchetta verso un bastoncino per terra e disse: «Wingardium Leviosa!» Il rametto volò in alto, roteò nell'aria come se fosse stato colpito da una raffica di vento, poi schizzò contro il tronco attraverso i minAcciosi rami rotanti del Platano. Colpì un punto vicino alle radici e subito l'albero cessò di contorcersi.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   Senza dire una parola, Hermione andò da Ginny, che aveva il volto gonfio e arrossato, per abbracciarla; Ron raggiunse Bill, Fleur e Percy, che gli gettò un brAccio attorno alle spalle. Ginny e Hermione si avvicinarono al resto della famiglia e Harry vide i corpi distesi accanto a quello di Fred: Remus e Tonks, pallidi e immobili, sembravano tranquilli, addormentati sotto il buio soffitto incantato.
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

    era afflosciato su un brAcciolo della poltrona simile a un trono dietro la scrivania, semisvenuto. La mano destra gli penzolava lungo il fianco, nera e bruciata. Piton borbottava incantesimi, puntando la bacchetta verso il polso ferito, mentre con la sinistra versava in gola a Silente un calice colmo di una densa pozione dorata. Dopo qualche istante, le palpebre di Silente tremarono e si aprirono.
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «Lo fAccio su tuo ordine!»
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «Sai cosa? Ce la fAccio da solo, Neville» disse Oliver Baston. Si gettò Colin sulla spalla e lo portò nella Sala Grande.
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   Thor che raspava la porta, né il suo chiassoso latrato di benvenuto. Tutte quelle visite a Hagrid, il riflesso del bollitore di rame sul fuoco, i biscotti duri come sassi e i bruchi giganti, il suo fAccione barbuto, Ron che vomitava lumache, Hermione che lo aiutava a salvare Norberto...
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   Silente trattenne il respiro e scoppiò in lacrime. Harry si protese verso di lui e fu felice di scoprire che poteva toccarlo; gli strinse forte il brAccio e Silente piano piano riprese il controllo.
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   Era di nuovo per terra a faccia in giù. L'odore della Foresta gli riempiva le narici. Sentiva il suolo freddo e duro sotto la guancia e la cerniera degli occhiali, spostati di lato dalla caduta, che gli penetrava nella tempia. Gli faceva male ogni centimetro del corpo, e il punto in cui l'Anatema che Uccide l'aveva colpito era come il livido lasciato da un pugno di ferro. Non si mosse, ma rimase dov'era, con il brAccio sinistro piegato a una strana angolatura e la bocca aperta.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   La maledizione di Molly passò sotto il brAccio teso di Bellatrix e la colpì in pieno petto, al cuore.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   Ma erano applausi. Dalle pareti, i Presidi di Hogwarts in piedi nei loro ritratti gli battevano le mani; agitavano i cappelli e in qualche caso le parrucche, si sporgevano dalle cornici per felicitarsi a vicenda, saltavano sulle poltrone; Dilys Derwent singhiozzava senza pudore, Dexter FortebrAccio sventolava il cornetto acustico; e Phineas Nigellus gridò con la sua voce acuta ed esile: «Vorrei rimarcare che la Casa di Serpeverde ha fatto la sua parte! Che il nostro contributo non sia dimenticato!»
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

    strada rumorosa verso l'enorme stazione fuligginosa, i fumi delle auto e il fiato dei pedoni scintillavano come ragnatele nell'aria fredda. Due grandi gabbie sbattevano in cima ai carrelli stracolmi spinti dai genitori; i gufi all'interno gridavano indignati e la bambina con i capelli rossi si trascinava in lacrime dietro i fratelli, aggrappandosi al brAccio del padre.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   Ma James rise, si lasciò baciare da sua madre, abbracciò in fretta il padre e balzò sul treno che si andava riempiendo. Lo videro agitare il brAccio in segno di saluto e correre via lungo il corridoio, a cercare i suoi amici.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   Harry si accovacciò in modo che il viso di Albus fosse appena sopra il suo. Era l'unico dei suoi tre figli ad aver ereditato gli occhi di Lily.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

    In una casa le verruche della bambina svanirono nel sonno; l'asina perduta fu recuperata con un Incantesimo di Appello da un lontano roveto e atterrò dolcemente nella propria stalla; il bambino malato fu cosparso di dittamo e si svegliò, sano e roseo. In ogni casa colpita dalla malattia e dal dolore, il mago fece del suo meglio e gradualmente la pentola che aveva accanto smise di gemere e vomitare e tornò calma, lucente e pulita.
IL MAGO E IL PENTOLONE SALTERINO (Cap. 1 Harry Potter 8)

    E allora la piccola pentolina d'oro danzò per la gioia - hoppitti, hoppiti, hop! - sui piedini di rosa! Gigetta Cosetta aveva curato tutte le bambole dal male al pancino, e la pentolina era così felice che si colmò di dolcetti per Gigetta Cosetta e le sue bamboline!
«Ma mi raccomando di lavarti i dentini!» gridò la pentola.
E Gigetta Cosetta baciò e abbracciò la pentolina saltellosa e promise di aiutare sempre le bambole e di non fare mai più la vecchia cicciosa lagnosa.

IL MAGO E IL PENTOLONE SALTERINO (Cap. 1 Harry Potter 8)

    «Ora siete guarito e conoscerete il vero amore!» esclamò la fanciulla, e lo abbracciò.
LO STREGONE DAL CUORE PELOSO (Cap. 3 Harry Potter 8)