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Harry Potter e La Pietra Filosofale (2184 citazioni)
Harry Potter e La Camera dei Segreti (3199 citazioni)
Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban (4329 citazioni)
Harry Potter e il Calice di Fuoco (6144 citazioni)
Harry Potter e l'Ordine della Fenice (9042 citazioni)
Harry Potter e il Principe Mezzosangue (5824 citazioni)
Harry Potter e i Doni della Morte (6958 citazioni)
Le fiabe di Beda il Bardo (289 citazioni)
Il Quidditch Attraverso i Secoli ( citazioni)
Gli Animali Fantastici: Dove Trovarli ( citazioni)
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   Quando i coniugi Dursley si svegliarono, la mattina di quel martedì grigio e coperto in cui inizia la nostra storia, nel cielo nuVoloso nulla faceva presagire le cose strane e misteriose che di lì a poco sarebbero accadute in tutto il paese. Mr Dursley scelse canticchiando la cravatta da giorno più anonima del suo guardaroba, e Mrs Dursley continuò a chiacchierare ininterrottamente mentre con grande sforzo costringeva sul seggiolone Dudley che urlava a squarciagola.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   Fu all'angolo della strada che notò le prime avvisaglie di qualcosa di strano: un gatto che leggeva una mappa. Per un attimo, Mr Dursley non si rese conto di quel che aveva visto; poi girò di scatto la testa e guardò di nuovo. C'era un gatto soriano ritto sulle zampe posteriori, all'angolo di Privet Drive, ma di mappe neanche l'ombra. Ma che diaVolo aveva per la testa? La luce doveva avergli giocato qualche brutto tiro. Si stropicciò gli occhi e fissò il gatto, che gli ricambiò l'occhiata. Mentre l'auto girava l'angolo e percorreva un tratto di strada, Mr Dursley tenne d'occhio il gatto nello specchietto retrovisore. In quel momento il felino stava leggendo il cartello stradale che indicava Privet Drive. No, lo stava guardando; i gatti non sanno leggere le mappe e neanche i cartelli stradali. Mr Dursley si riscosse da quei pensieri e allontanò il gatto dalla mente. Mentre si dirigeva in città, non pensò ad altro che al grosso ordine di trapani che sperava di ricevere quel giorno.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   Una volta che si fu vestito, attraversò l'ingresso diretto in cucina. Il taVolo scompariva quasi completamente sotto la pila dei regali di compleanno di Dudley. Sembrava proprio che Dudley fosse riuscito a ottenere il nuovo computer che desiderava tanto, per non parlare del secondo televisore e della bici da corsa. Il motivo preciso per cui Dudley voleva una bici da corsa era un mistero per Harry, visto che Dudley era molto grasso e detestava fare moto, a meno che - inutile dirlo - non si trattasse di prendere a pugni qualcuno. Il punching-ball preferito di Dudley era Harry, quando riusciva ad acchiapparlo, il che non era facile. Non sembrava, ma Harry era molto veloce. Forse per il fatto che viveva in un ripostiglio buio Harry era sempre stato piccolo e mingherlino per la sua età. E lo sembrava ancor più di quanto in realtà non fosse, perché non aveva altro da indossare che i vestiti smessi di Dudley, e Dudley era circa quattro volte più grosso di lui. Harry aveva un viso sottile, ginocchia nodose, capelli neri e occhi verde chiaro. Portava un paio di occhiali rotondi, tenuti insieme con un sacco di nastro adesivo per tutte le volte che Dudley lo aveva preso a pugni sul naso. L'unica cosa che a Harry piaceva del proprio aspetto era una cicatrice molto sottile sulla fronte, che aveva la forma di una saetta. Per quanto ne sapeva, l'aveva da sempre, e la prima domanda che ricordava di aver mai rivolto a zia Petunia era stata come se la fosse fatta.
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   ‘D'accordo, trentasette’ disse Dudley tutto paonazzo. Harry, avendo capito che era in arrivo uno dei terrificanti capricci alla Dudley, cominciò a trangugiare il suo bacon il più in fretta possibile, nel caso il cugino avesse buttato il taVolo a gambe all'aria.
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   Dudley spalancò la bocca inorridito, ma il cuore di Harry balzò di gioia. Ogni anno, per il compleanno di Dudley, i genitori portavano lui e un suo amico fuori per tutto il giorno, in giro per parchi, a fare scorpacciate di hamburger o al cinema. Ogni anno Harry rimaneva con Mrs Figg, una vecchia signora mezza matta che viveva due traverse più avanti. Harry detestava quella casa. Puzzava di caVolo e Mrs Figg lo costringeva a guardare le fotografie di tutti i gatti che aveva posseduto in vita sua.
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)


   Ma quel giorno niente sarebbe andato storto. E valeva persino la pena di trascorrere una giornata con Dudley e Piers, pur di passarla da qualche parte che non fosse la scuola, il ripostiglio, o il salotto puzzolente di caVolo di Mrs Figg.
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   Dudley e zio Vernon entrarono in cucina ed entrambi arricciarono il naso per via dell'odore che emanava la nuova uniforme di Harry. Zio Vernon aprì come al solito il giornale e Dudley picchiò il taVolo con il bastone di Snobkin, che ormai portava dappertutto.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   ‘Ma chi diaVolo è che ha tanta urgenza di parlarti?’ chiese sbalordito Dudley a Harry.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   Il giorno dopo, per colazione, mangiarono corn-flakes stantii e toast con pomodori in scatola. Avevano appena finito, quando la proprietaria dell'albergo si avvicinò al loro taVolo.
‘Chiedo scusa, ma uno di voi è Mr H. Potter? Di là sul bancone ho un centinaio di queste’.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   Sulla barca faceva un freddo cane. Spruzzi d'acqua gelida e gocce di pioggia gli scendevano giù per il collo e un vento glaciale gli frustava la faccia. Dopo quelle che sembrarono ore raggiunsero lo scoglio dove zio Vernon, fra uno sciVolone e una sdrucciolata, li guidò alla casetta diroccata.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   ‘In Volo’ rispose Hagrid.
‘In Volo?’
‘Sì. Ma per tornare indietro useremo questa. Ora che sono con te, non devo fare magie’.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   Harry contò cinque piccole monete di bronzo e il gufo allungò la zampa per consentirgli di mettere il denaro in un borsellino di cuoio che vi portava legato. Poi volò via dalla finestra aperta.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   Harry scattò in piedi, ed era talmente contento che si sentiva leggero come un palloncino. Andò alla finestra e la spalancò. Il gufo volò dentro e lasciò cadere il giornale su Hagrid, e poiché non si svegliava, cominciò a svolazzare sul pavimento beccando il suo soprabito.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘Oh, sì! Povero diaVolo. Una mente geniale. stato benissimo?fino a che ha studiato sui libri, ma poi si è preso un anno di congedo per andare a fare qualche esperienza sul campo... Dicono che nella Foresta Nera ha incontrato i vampiri e che c'è anche stata una brutta storia con una strega... Da allora non è più?lui. Lo spaventano gli studenti, lo spaventa la sua stessa?materia... Ma vediamo un po', dov'è finito il mio ombrello?’
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   Dentro quella camera blindata di massima sicurezza doveva esserci qualche cosa di veramente straordinario, Harry ne era certo; così, si sporse in avanti pieno di curiosità, aspettandosi?di vedere come minimo gioielli faVolosi, ma in un primo momento pensò che fosse vuota. Poi notò, sul pavimento, un fagotto tutto sporco, avvolto in carta da pacchi. Hagrid lo raccolse e lo ripose accuratamente nel suo pastrano. Harry non vedeva l'ora di sapere che cosa fosse, ma sentiva che era meglio non chiedere.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)


   Raggiunsero King's Cross alle dieci e mezzo. Zio Vernon mollò il baule su un carrello, spingendolo poi personalmente fin dentro la stazione. Harry si stupì per quel gesto stranamente cortese, ma si ricredette quando zio Vernon si fermò di botto, davanti ai binari, con un ghigno maleVolo sul volto.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   ‘Buon anno scolastico’ disse zio Vernon con un sorriso ancor più maligno. Si allontanò senza aggiungere altro. Harry si voltò e vide i Dursley ripartire in macchina. Ridevano tutti e tre. Gli si seccò la bocca. Che cosa diaVolo avrebbe fatto? Intanto, stava cominciando ad attirare molti sguardi incuriositi per via di Edvige. Avrebbe dovuto chiedere a qualcuno.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   ‘Che cosa diaVolo è successo, qui?’ chiese guardando tutti i dolci per terra e Ron che raccoglieva Crosta per la coda.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   Harry, che cominciava a sentire caldo e sonno, alzò di nuovo lo sguardo verso il taVolo delle autorità. Hagrid era tutto intento a bere dal suo calice. La professoressa Mcgranitt conversava con il professor Silente. Il professor Raptor, con il suo assurdo turbante, parlava con un altro insegnante dai capelli neri e untuosi, il naso adunco e la pelle giallastra.
Accadde all'improvviso. L'insegnante dal naso adunco guardò dritto negli occhi di Harry, oltre il turbante di Raptor, e un dolore acuto attraversò la cicatrice sulla fronte del ragazzo.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   Harry gettò un'occhiata al taVolo dei Serpeverde e vide, lì seduto, un orribile fantasma dallo sguardo fisso e vuoto, il volto macilento e gli abiti tutti imbrattati di sangue argentato. Era seduto proprio vicino a Malfoy che - Harry lo notò con piacere - non sembrava molto soddisfatto per l'assegnazione dei posti.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   Harry rimase a bocca aperta. Di colpo, i piatti davanti a lui erano pieni zeppi di pietanze. Non aveva mai visto tante cose buone tutte insieme su un solo taVolo: roast beef, pollo arrosto, braciole di maiale e di agnello, salsicce, bacon e bistecche, patate lesse,
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   E ora erano rimaste solo tre persone da smistare. ‘Turpin Lisa’ divenne una Pecoranera e poi fu il turno di Ron. Il ragazzo aveva assunto ormai un colorito terreo. Harry incrociò le dita sotto il taVolo, e un attimo dopo il cappello gridò: ‘GRIFONDORO!’
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   Ora poteva vedere bene il taVolo delle autorità. All'estremità più vicina a lui sedeva Hagrid, che incrociò lo sguardo col suo e gli fece un segno di vittoria. Harry gli rispose con un sorriso. E là, al centro, su un ampio scranno d'oro, sedeva Albus Silente. Harry lo riconobbe subito per via della figurina che aveva trovato nella Cioccorana, sul treno. La chioma argentea di Silente era l'unica cosa, in tutta la sala, che luccicasse quanto i fantasmi. Harry intravide anche il professor Raptor, il giovanotto nervoso che aveva incontrato al Paiolo magico. Aveva un'aria molto strana, e in testa un gran turbante color porpora.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   Harry udì il cappello gridare l'ultima parola a tutta la sala. Se lo tolse di testa e si avviò con passo vacillante verso il taVolo dei Grifondoro. Il sollievo di essere stato scelto per quel dormitorio e non per Serpeverde era tale che a malapena si accorse di essere stato salutato dall'applauso più fragoroso. Il prefetto Percy si alzò in piedi e gli strinse vigorosamente la mano, mentre i gemelli Weasley si sgolavano: ‘Potter è dei nostri! Potter è dei nostri!’ Harry si sedette davanti al fantasma con la gorgiera che aveva visto prima. Questo gli batté un colpetto sul braccio, dandogli l'improvvisa, orribile sensazione di averlo appena immerso in un catino di acqua ghiacciata.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   Anche ‘Brocklehurst Mandy’ fu assegnata a Pecoranera, ma ‘Brown Lavanda’ fu la prima nuova Grifondoro e il taVolo all'estrema sinistra esplose in un evviva generale; tuttavia Harry notò che i fratelli gemelli di Ron fischiavano.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)


   ‘Boot Terry!’
‘PECORANERA!’
Questa volta, a battere le mani fu il secondo taVolo da sinistra; molti allievi del dormitorio di Pecoranera si alzarono per stringere la mano a Terry, quando egli ebbe preso posto tra loro.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   ‘Quando chiamerò il vostro nome, voi metterete il cappello in testa e vi siederete sullo sgabello per essere smistati’ disse. ‘Abbott Hannah!’
Una ragazzina dalla faccia rosea e con due codini biondi venne fuori dalla fila inciampando, indossò il cappello che le ricadde sopra gli occhi e si sedette. Un attimo di pausa...
‘TASSOROSSO!’ gridò il cappello.
Il taVolo dei Tassorosso, a destra, si rallegrò e batté le mani quando Hannah andò a prendervi posto. Harry vide il fantasma del Frate Grasso salutarla allegramente con la mano.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   sala c'era un altro taVolo lungo, intorno al quale erano seduti gli insegnanti. Fu lì che la professoressa Mcgranitt accompagnò gli allievi del primo anno, cosicché, sempre tutti in fila, si fermarono davanti agli altri studenti, dando le spalle agli insegnanti. Alla
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   Harry si chiese se Hagrid l'aveva fatto apposta a cambiare argomento. Mentre Ron raccontava a Hagrid che lavoro faceva Charlie con i draghi, Harry prese un pezzetto di carta che era stato lasciato sul taVolo, sotto la teiera. Era il ritaglio di un trafiletto dalla Gazzetta del Profeta:
ULTIMISSIME SULLA RAPINA ALLA GRINGOTT
Proseguono le indagini sulla rapina avvenuta alla Gringott il 31 luglio scorso a opera di ignoti maghi o streghe dalle Arti Oscure. Oggi i folletti della Gringott hanno ripetutamente affermato che nulla è stato trafugato. Anzi, la camera di sicurezza che i rapinatori avevano preso di mira era stata svuotata il giorno stesso.
‘Ma tanto non vi diremo che cosa conteneva; quindi, se non volete guai, non ficcate il naso in questa faccenda’: così ha dichiarato oggi pomeriggio il folletto portavoce della Gringott. Harry ricordò che, sul treno, Ron gli aveva detto che qualcuno aveva cercato di rapinare la Gringott, ma senza dire in che data.
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

    Grifondoro correvano giù per le scale alla volta del campo, per la prima lezione di Volo. Era una giornata chiara e ventosa, e l'erba si piegava sotto i loro passi, mentre scendevano di corsa giù per la collina verso un pianoro dalla parte opposta del parco, in direzione della foresta proibita, le cui chiome ondeggiavano, nere, in lontananza.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   ‘Che cosa succede qui?’
‘Professoressa, Malfoy mi ha preso la Ricordella’.
Tutto corrucciato, Malfoy rimise prontamente la palla sul taVolo. ‘Stavo solo guardando’ disse, e se la svignò con Tiger e Goyle al seguito.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   Neville stava sforzandosi di ricordare che cosa mai avesse dimenticato, quando Draco Malfoy, che proprio in quel momento passava accanto al taVolo dei Grifondoro, gli strappò di mano la palla.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   Hermione Granger era nervosa quanto Neville al pensiero di volare. Il Volo non era certo una cosa che si potesse imparare a memoria sui libri. Intendiamoci bene, non che lei non ci avesse mai provato. Giovedì, durante la colazione, li aveva rintontiti a forza di leggere notizie e informazioni sul Volo in un libro della biblioteca intitolato Il Quidditch attraverso i secoli. Neville pendeva letteralmente dalle sue labbra, nel disperato tentativo di carpire qualcosa che potesse aiutarlo a reggersi in sella alla scopa, ma gli altri furono più che contenti quando l'arrivo della posta interruppe la conferenza di Hermione.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   Certamente Malfoy parlava molto del Volo. Strepitava lamentandosi del fatto che agli allievi del primo anno non fosse consentito di entrare a far parte della squadra del proprio dormitorio, e
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   Harry non avrebbe mai creduto possibile incontrare un ragazzo più odioso di Dudley; questo, prima di conoscere Draco Malfoy. Eppure, i Grifondoro del primo anno frequentavano con i Serpeverde soltanto il corso di Pozioni e quindi non gli toccava sopportarlo troppo a lungo. O per lo meno, fu così fino a quando, nella bacheca della sala di ritrovo di Grifondoro, non comparve un avviso che li fece gemere di disperazione. Il giovedì successivo sarebbero iniziate le lezioni di Volo, cui Grifondoro e Serpeverde avrebbero partecipato insieme.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)


   ‘Ma dove diaVolo eravate, tutti quanti?’ chiese lei guardando le vestaglie che gli pendevano dalle spalle e i volti congestionati e madidi di sudore.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   ‘Non fa niente... grugno di porco, grugno di porco’ ansimò Harry e il ritratto scivolò. Si inerpicarono su per il passaggio e raggiunsero la sala di ritrovo; qui si lasciarono cadere, tremanti, sulle poltrone.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   ‘Che cosa diaVolo sta facendo?’ sussurrò Harry. ‘Perché non è giù nei sotterranei con gli altri insegnanti?’
‘E che ne so io’.
Percorsero furtivi il corridoio successivo il più silenziosamente possibile seguendo l'eco dei passi di Piton che si andavano affievolendo.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   Harry si stava servendo una patata farcita, quando il professor Raptor entrò nella sala di corsa, con il turbante di traverso e il terrore dipinto in volto. Tutti gli sguardi erano puntati su di lui mentre si avvicinava alla sedia del professor Silente, inciampava sul taVolo e con un filo di voce diceva: ‘Un mostro... nei sotterranei... pensavo di doverglielo dire’.
E si accasciò a terra svenuto.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   Un migliaio di pipistrelli si staccò in Volo dalle pareti e dal soffitto, mentre un altro migliaio sorvolò i tavoli in bassi stormi neri, facendo tremolare le candele dentro le zucche. Le pietanze del banchetto apparvero all'istante nei piatti d'oro, come era avvenuto per il banchetto di inizio anno.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   ‘Che cosa diaVolo credevate di fare?’ chiese la Mcgranitt con una furia glaciale nella voce. Harry guardò Ron, che stava ancora con la bacchetta sospesa in aria. ‘Avete corso il rischio di venire ammazzati. Perché non eravate nel vostro dormitorio?’
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   Prima che Ron potesse proferire un'altra sola parola, Hermione era scomparsa. Ron puntò di nuovo il binocolo su Harry. La scopa stava vibrando così forte che sarebbe stato praticamente impossibile tenercisi attaccato ancora a lungo. Gli spettatori erano tutti in piedi, e guardavano inorriditi, mentre i gemelli Weasley volavano in soccorso dell'amico, cercando di trarlo in salvo su una delle loro scope, ma invano: ogni volta che gli si accostavano, la scopa di Harry faceva un balzo più in alto. Allora scesero di quota e si disposero in cerchio sotto di lui, sperando di riuscire ad afferrarlo al Volo quando fosse caduto. Marcus Flitt, impossessatosi della Pluffa, segnò cinque volte senza che nessuno se ne accorgesse.
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

   ‘Ma che diaVolo stai facendo?’ chiese Ron con la faccia livida. ‘Lo sapevo!’ ansimò Hermione. ‘Piton... guarda!’
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

   Quindici scope si levarono in Volo, in alto, sempre più in alto. La partita era iniziata.
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

   Scivolò fuori dal dormitorio, scese per le scale, attraversò la sala di ritrovo e si arrampicò su per il buco coperto dal ritratto.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Doveva provarlo, e subito. Scivolò dal letto e vi si avvolse dentro. Guardando in basso, verso le gambe, vide soltanto chiaro di luna e ombre. Era una sensazione molto strana.
Fanne buon uso.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   ‘Oggi, levati dalla testa di sederti al taVolo dei prefetti!’ disse George. ‘Il Natale si passa in famiglia’.
E lo trascinarono via di peso, in quattro, approfittando che aveva le braccia imprigionate nel pullover.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Rimaneva un ultimo pacchetto. Harry lo prese in mano e tastò. Era molto leggero. Lo scartò.
Ne scivolò qualcosa di fluente e grigio argento che cadde a terra formando un mucchietto di pieghe lucenti. Ron rimase senza fiato.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   ‘In biblioteca?’ chiese Hagrid seguendoli fuori del salone. ‘Prima delle vacanze? Dite un po', ma non è che esagerate con lo studio?’ ‘Non è per studiare’ gli spiegò Harry tutto allegro. ‘da quando ci hai parlato di Nicolas Flamel che stiamo cercando di scoprire chi diaVolo è’.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Natale si stava avvicinando. Un mattino di metà dicembre, il castello Hogwarts si svegliò sotto una coltre di neve alta più di un metro. Il lago era diventato una spessa lastra di ghiaccio e i gemelli Weasley erano stati puniti per aver fatto un incantesimo alle palle di neve, che si erano messe a inseguire Raptor dovunque andasse rimbalzando sul dietro del suo turbante. I pochi gufi che riuscivano a fendere il cielo temporalesco per consegnare la posta dovevano poi essere curati da Hagrid prima di poter riprendere il Volo.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Quando giunse il momento di dire addio a Norberto, avrebbero anche potuto provare pena per Hagrid, se non fossero stati tanto preoccupati al pensiero di quel che avrebbero dovuto fare. Era una notte molto buia e nuVolosa, e arrivarono alla capanna con un po' di ritardo perché avevano dovuto aspettare nel salone d'ingresso che Pix la smettesse di giocare a tennis contro il muro e si togliesse di torno.
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   D'un colpo si udì raschiare e l'uovo si spaccò in due. Il draghetto cadde sul taVolo con un piccolo tonfo. Non era esattamente quel che si dice grazioso. A Harry parve assomigliasse a un piccolo ombrello nero tutto raggrinzito. Le ali, coperte da aculei, erano enormi a confronto del corpicino esile e nero come la pece. Aveva il muso allungato, narici larghe, due cornini appena accennati e sporgenti occhi arancioni. Il draghetto starnutì e dal naso gli uscirono un paio di scintille.
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   ‘Il draghetto è uscito quasi del tutto’. Li accompagnò all'interno. L'uovo era posato sul taVolo, inciso da crepe profonde: dentro c'era qualcosa che si muoveva e dall'interno proveniva un curioso ticchettio. Tutti trascinarono le seggiole vicino al taVolo e stettero a guardare col fiato sospeso.
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   ‘Ma allora, che cosa diaVolo ha in mente Hagrid?’
Un'ora dopo, quando bussarono alla porta del guardiacaccia, furono sorpresi nel vedere che tutte le tende erano tirate. Hagrid chiese: ‘Chi va là?’ prima di farli entrare e poi si richiuse velocemente la porta alle spalle.
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   ‘Pensi che avesse a che fare con la Pietra?’
‘Io vado a vedere in che reparto è stato’ disse Ron che ne aveva abbastanza di studiare. Un attimo dopo era di ritorno con una pila di libri che lasciò cadere sul taVolo.
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   Il mattino seguente, Harry, Hermione e Neville, sedendosi al taVolo della colazione, trovarono dei messaggi a loro indirizzati. Erano tutti identici, e dicevano:
Per punizione, andrete in cella d'isolamento a partire dalle undici di stasera. Presentatevi al signor Gazza nel salone d'ingresso.
Prof.ssa McGranitt
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   Harry scivolò giù dalla sua groppa.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   Atterrarono in gran fretta e Harry corse verso il portone, con la chiave che gli si dimenava in mano. La infilò senza tanti complimenti nella serratura e la girò: funzionava. Nel momento preciso in cui la serratura si aprì con uno scatto, la chiave si sfilò e volò via di nuovo, tutta ammaccata dopo essere stata acchiappata per due volte.
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

   ‘Vediamo: Tranello del DiaVolo, Tranello del DiaVolo... Che cosa diceva il professor Sprite? Che la pianta ama il buio e l'umido...’
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

   ‘State fermi!’ ordinò lei. ‘Io lo so che cos'è questa: è il tranello del DiaVolo!’
‘Oh, ma quanto sono contento che sappiamo come si chiama: è davvero molto utile!’ fece Ron in tono sarcastico, inclinandosi all'indietro nel tentativo di evitare che la pianta gli si avvinghiasse al collo.
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

   ‘Che cos'è quella cosa ai suoi piedi?’ bisbigliò Hermione. ‘Sembra un'arpa’ fece Ron. ‘Deve averla lasciata qui Piton’. ‘Probabilmente, quella bestia si sveglia quando uno smette di suonare’ commentò Harry. ‘Be', cominciamo...’
Si portò alle labbra il flauto di Hagrid e cominciò a soffiarci dentro. Non era un vero e proprio motivo, eppure fin dalla prima nota le palpebre del cagnone cominciarono a socchiudersi. Harry suonava quasi senza riprendere fiato. Lentamente il brontolio cessò: il cane oscillò un poco sulle zampone e poi cadde in ginocchio. Alla fine scivolò a terra, profondamente addormentato.
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

   Harry deglutì. Che dire?
‘Be', sarebbe un segreto...’ disse, ma subito rimpianse di averlo detto, perché le narici dell'insegnante cominciarono a fremere. ‘Il professor Silente è uscito dieci minuti fa’ disse poi in tono gelido. ‘Ha ricevuto un gufo urgente dal Ministero della Magia ed è subito partito in Volo per Londra’.
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

   ‘Be', Sprite il suo tiro ce l'ha già giocato, con il Tranello del DiaVolo... A stregare le chiavi sarà stato senz'altro Vitious... La McGranitt ha fatto una Trasfigurazione ai pezzi degli scacchi facendoli diventare vivi... Ci manca l'incantesimo di Raptor e poi quello di Piton...’
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

   Aprì la porta successiva tirandola a sé. Quasi non avevano il coraggio di guardare quel che avrebbero trovato. E invece non c'era nulla di particolarmente spaventoso: erano in una stanza con un taVolo su cui erano allineate sette bottiglie di forme diverse.
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

   ‘Guarda!’ Hermione afferrò un rotolo di carta posato sul taVolo accanto alle bottiglie. Harry si sporse oltre la sua spalla per leggere quello che c'era scritto:
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

    «No, no, no! Sono stato io. La tua amica Granger mi ha urtato inVolontariamente quando è corsa ad appiccare fuoco a Piton, durante la partita a Quidditch. Con quello spintone ha interrotto il mio contatto visivo con te: ancora pochi secondi, e sarei riuscito a disarcionarti dalla scopa. Anzi, ci sarei riuscito anche prima, se Piton non avesse continuato a borbottare controincantesimi nel tentativo di salvarti».
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    Harry provò la stessa sensazione di quando il Tranello del DiaVolo lo aveva inchiodato dove si trovava. Non riusciva a muovere un muscolo. Pietrificato, guardò Raptor che gli si avvicinava e incominciava a svolgersi il turbante. Che cosa voleva fare? Il turbante cadde a terra. Senza quel copricapo, la testa di Raptor sembrava stranamente piccola. Poi lentamente, Raptor fece dietro-front.
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    Quando Harry entrò, ci fu un improvviso silenzio: poi tutti cominciarono a parlare ad alta voce. Lui si infilò in un posto rimasto libero tra Ron e Hermione al taVolo di Grifondoro, facendo finta di non vedere che tutti gli altri erano in piedi e lo guardavano.
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    Una boato di ovazioni e battimani esplose dal taVolo di Serpeverde. Harry vide Draco Malfoy che batteva il suo calice sul taVolo, e quella visione lo fece star male.
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «Tre volte in una settimana!» tuonò dall’altra parte del taVolo. «Se non riesci a tenere a bada quella civetta, dovrà andarsene!»
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    «E COME OSI MINACCIARE DUDLEY!» ruggì zio Vernon nello stesso tono, battendo il pugno sul taVolo.
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    Questo era davvero troppo sia per zia Petunia che per Harry. Lei scoppiò in lacrime e abbracciò il figlio; Harry scoppiò a ridere e si ficcò sotto il taVolo per non farsi vedere.
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    «Mangia, svelto! I Mason saranno qui tra poco!» lo incalzò zia Petunia indicando due fette di pane e un pezzo di formaggio sul taVolo di cucina. Lei indossava già un abito da cocktail rosa salmone.
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    Harry raggiunse la sua camera da letto in punta di piedi, vi scivolò dentro, chiuse la porta e si voltò per buttarsi sul letto.
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    La creatura scivolò giù dal letto e fece un inchino così profondo da toccare la moquette con la punta del suo naso lungo e sottile. Harry notò che indossava qualcosa di simile a una vecchia federa, con degli strappi da cui uscivano le braccia e le gambe.
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    «Che cosa… diaVolo… stai… facendo?» disse zio Vernon digrignando i denti e avvicinando orribilmente il viso a quello di Harry. «Mi hai appena rovinato il finale della barzelletta sul golfista giapponese… Ancora un rumore e ti faccio pentire di essere nato!»
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    Zia Petunia stava facendo girare un cestino di cioccolatini digestivi alla menta, quando un immenso gufo entrò dalla finestra, lasciò cadere una lettera sulla testa della signora Mason e volò via. La signora Mason gridò come un’ossessa e fuggì dalla casa urlando qualcosa sui matti. Il signor Mason rimase il tempo necessario a spiegare ai Dursley che sua moglie aveva un terrore mortale degli uccelli di ogni forma e dimensione e a chiedere se avevano pensato di essere divertenti.
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    «Leggila!» sibilò con tono maleVolo, brandendo la lettera consegnata dal gufo. «Avanti, leggila!»
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    Finalmente, ansimanti, i ragazzi raggiunsero il pianerottolo e portarono il baule attraverso la stanza fino alla finestra. Fred risalì in macchina e cominciò a tirare insieme a Ron, mentre Harry e George spingevano da dentro. Un centimetro dopo l’altro, il baule scivolò fuori.
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    «Libera Edvige» disse a Ron. «Può seguirci in Volo. Sono mesi che non ha modo di sgranchirsi le ali».
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    La cucina era piccola e piuttosto ingombra. Nel mezzo c’era un misero taVolo di legno con delle sedie; Harry si sedette sul bordo di una di esse, guardandosi intorno. Non era mai stato in una casa di maghi.
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    Mollò la presa e quello volò a dieci metri di altezza per poi atterrare con un tonfo nel campo oltre la siepe.
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    Harry ricevette notizie da Hogwarts una mattina di sole, circa una settimana dopo essere arrivato alla Tana. Lui e Ron erano scesi per fare colazione e avevano trovato i signori Weasley e Ginny già seduti a tavola. Nel vedere Harry, Ginny rovesciò fragorosamente la sua ciotola di porridge: sembrava che la ragazzina tendesse a far cadere qualcosa ogni volta che Harry entrava in una stanza. Si infilò sotto il taVolo per recuperare la ciotola e ne emerse rossa come il sole al tramonto. Facendo finta di non essersi accorto di niente, Harry si sedette e prese il toast che mamma Weasley gli porgeva.
Alla libreria "Il Ghirigoro" (Cap. 4 Harry Potter 2)

    Harry, Ron, Fred e George pensavano di risalire la collina fino a un piccolo campo recintato di proprietà dei Weasley. Era circondato da alberi che lo nascondevano alla vista del villaggio sottostante, il che significava potersi allenare a Quidditch, purché non volassero troppo alto. Non potevano usare vere palle da Quidditch perché se avessero raggiunto il villaggio in qualche lancio troppo audace sarebbe stato difficile dare spiegazioni; così si esercitavano lanciandosi delle mele. A turno usavano la Nimbus Duemila, la scopa volante di Harry, che era la migliore di tutte; la vecchia Stella Cadente di Ron spesso veniva superata in Volo da farfalle sfaccendate.
Alla libreria "Il Ghirigoro" (Cap. 4 Harry Potter 2)

    Harry, Ron e Hermione si avviarono lungo l’acciottolato della via tortuosa. Le monete d’oro, d’argento e di bronzo tintinnavano allegramente nella borsa di Harry e reclamavano di essere spese. Fu cosi che comprò tre grossi gelati alla fragola e al burro di noccioline che divorarono tutti felici, gironzolando e guardando le vetrine. Ron si fermò estasiato di fronte a una divisa completa dei Cannoni di Chudley esposta da Accessori di Prima Qualità per il Quidditch, finché Hermione non li trascinò a comprare inchiostro e pergamena al negozio accanto. Nella bottega di Scherzi da maghi incontrarono Fred, George e Lee Jordan che facevano rifornimento di FaVolosi Fuochi d’Artificio Freddi del dottor Filibuster con Innesco ad Acqua, e in un piccolo negozio di cianfrusaglie, pieno di bacchette magiche rotte, di traballanti bilance d’ottone e di vecchi mantelli tutti impataccati trovarono Percy, immerso nella lettura di un noiosissimo libretto dal titolo: Prefetti che hanno conquistato il potere.
Alla libreria "Il Ghirigoro" (Cap. 4 Harry Potter 2)

    Gilderoy Allock apparve lentamente, seduto a un taVolo e circondato da gigantografie della sua faccia. Erano tutte ammiccanti e mostravano alla folla due file di denti di un candore abbagliante. Il vero Allock indossava un abito color non-ti-scordar-di-me, che si adattava perfettamente al colore dei suoi occhi; sui capelli ondulati portava, disinvoltamente poggiato di lato, il cappello a punta da mago.
Alla libreria "Il Ghirigoro" (Cap. 4 Harry Potter 2)

    Ci fu un tonfo metallico e il calderone di Ginny volò in aria; il signor Weasley si era avventato su Lucius Malfoy, scaraventandolo contro uno scaffale. Decine di pesanti libri di incantesimi caddero sulle loro teste con gran fracasso. Si udì il grido unanime di Fred e George: «Prendilo, papà!» Anche mamma Weasley gridava: «No, Arthur, no!» La folla si ritrasse, facendo cadere altri scaffali. «Signori, vi prego… vi prego!» gridava il mago-commesso, e poi una voce che superava quella di tutti gli altri intimò: «Basta un po’, gente!»
Alla libreria "Il Ghirigoro" (Cap. 4 Harry Potter 2)

    Entrambi i carrelli urtarono contro la barriera e rimbalzarono all’indietro. Il baule di Ron ruzzolò con un gran tonfo. Harry fu scaraventato a terra, la gabbia di Edvige rimbalzò sul pavimento consumato e l’uccello rotolò via, gridando tutto indignato. La gente lì vicino li guardava con tanto d’occhi e una guardia li apostrofò: «Ma cosa diaVolo vi salta in mente?»
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    Era come essere immersi in un sogno faVoloso. Questo, pensava Harry, era certamente il modo migliore di viaggiare: tra mulinelli e torri di nuvole bianche come la neve, comodamente seduti in un’auto baciata da un sole caldo e luminoso, con un pacco di caramelle nel cassetto del cruscotto e la prospettiva di far morire d’invidia Fred e George quando fossero atterrati trionfalmente sul grande prato davanti al castello di Hogwarts.
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    Ma l’auto era giunta ormai allo stremo. Con due schiocchi le portiere si spalancarono e Harry sentì che il suo sedile veniva sbalzato di lato. Poi non seppe più niente fino a quando si ritrovò sdraiato sul terreno umido. Alcuni tonfi sordi gli fecero capire che l’automobile stava sputando dal bagagliaio le loro cose; la gabbia di Edvige volò in aria e si spalancò; l’uccello ne uscì emettendo un grido stridulo e arrabbiato e volò via verso il castello senza voltarsi indietro. Poi, tutta ammaccata, scorticata e fumante, l’automobile si immerse rombando nell’oscurità, con le luci posteriori che lampeggiavano di collera.
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    In quel momento un ragazzo mingherlino dai capelli color topo era stato chiamato a indossare il cappello. Lo sguardo di Harry non si fermò su di lui ma si fissò sul preside, il professor Silente, che assisteva allo Smistamento seduto al taVolo delle autorità, con la lunga barba d’argento e gli occhiali a mezzaluna che brillavano sotto il riflesso delle candele. Seduto qualche posto più in là, Harry vide Gilderoy Allock, che indossava un abito color acquamarina. E all’estremità del taVolo c’era Hagrid, immenso e villoso, intento a bere avidamente dal suo calice.
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    «Aspetta un po’…» momorò Harry a Ron. «C’è una sedia vuota, al taVolo degli insegnanti… Dov’è Piton?»
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    Ron era paonazzo e sorrideva imbarazzato, ma Harry vide qualcuno con l’aria tutt’altro che allegra. Percy sovrastava alcuni ragazzi del primo anno, eccitatissimi, e sembrava assolutamente intenzionato a dargli una lavata di capo. Harry diede una gomitata nelle costole a Ron e accennò al fratello. Ron afferrò al Volo.
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

   Ma il giorno dopo Harry sorrise molto meno. Le cose cominciarono a mettersi male fin dalla prima colazione, nella Sala Grande. Le quattro lunghe tavole, sotto il soffitto magico (quel giorno di un grigio nuVoloso uniforme), erano apparecchiate con zuppiere di porridge, piatti di aringhe affumicate, montagne di toast e vassoi di uova e bacon. Harry e Ron si sedettero al taVolo di Grifondoro accanto a Hermione, che teneva aperta la sua copia di In viaggio con i vampiri, appoggiandola contro una brocca di latte. Ci fu una sfumatura lievemente rigida nel modo in cui disse «Buongiorno», il che fece capire a Harry che ancora disapprovava il modo in cui erano arrivati. Neville Paciock, al contrario, li salutò allegramente. Neville era un ragazzo dalla faccia rotonda un tantino maldestro; era una delle persone più smemorate che Harry avesse conosciuto.
Gilderoy Allock (Cap. 6 Harry Potter 2)

    «Errol!» esclamò Ron tirando fuori per una zampa il gufo tutto zuppo. Errol, svenuto, ricadde pesantemente sul taVolo, le zampe in aria e una busta rossa tutta bagnata stretta nel becco.
Gilderoy Allock (Cap. 6 Harry Potter 2)

    Le urla di mamma Weasley, cento volte più acute del normale, fecero tremare piatti e cucchiai sul taVolo e rimbombarono assordanti tra le mura di pietra. Tutti i ragazzi nella sala si voltarono per vedere chi avesse ricevuto la Strillettera e Ron sprofondò nella sedia, così che si vedeva soltanto la sua fronte paonazza.
Gilderoy Allock (Cap. 6 Harry Potter 2)

    Ma non ebbe tempo di rimuginare su questi pensieri; la professoressa McGranitt si stava avvicinando al taVolo del Grifondoro per distribuire gli orari delle lezioni. Harry prese il suo e vide che per cominciare avrebbero fatto due ore di Erbologia con i Tassorosso.
Gilderoy Allock (Cap. 6 Harry Potter 2)

    La professoressa Sprite prese un grosso vaso da sotto il taVolo e vi ficcò dentro la mandragola, sotterrando il pupo sotto uno strato di concime nero e umido e lasciando fuori soltanto i ciuffi di foglie. Poi si scrollò la terra dalle mani, dette il segnale convenuto e si tolse i paraorecchi.
Gilderoy Allock (Cap. 6 Harry Potter 2)

    Terminato il pranzo uscirono in cortile: il cielo era tutto nuVoloso. Hermione si sedette su un gradino di pietra e sprofondò di nuovo nella lettura di In viaggio con i vampiri. Harry e Ron rimasero a parlare di Quidditch per qualche minuto prima che Harry si rendesse conto che qualcuno lo stava osservando attentamente. Alzando lo sguardo scorse il ragazzo mingherlino, dai capelli color topo che la sera prima aveva visto provarsi il Cappello Parlante. Lo fissava come pietrificato. Si teneva stretta quella che sembrava una comune macchina fotografica da Babbani e quando Harry lo guardò arrossì violentemente.
Gilderoy Allock (Cap. 6 Harry Potter 2)

    «Statemi bene a sentire tutti» disse guardandoli torvo. «L’anno scorso avremmo dovuto vincere il Campionato di Quidditch. Siamo senz’altro la squadra migliore. Ma purtroppo, a causa di circostanze indipendenti dalla nostra Volontà…»
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    Inforcò il suo manico di scopa, si dette la spinta e si sollevò in Volo. L’aria fredda del mattino gli sferzò la faccia, svegliandolo assai più del lungo sermone di Baston. Era meraviglioso trovarsi di nuovo sul campo di Quidditch. Sorvolò lo stadio a tutta velocità, facendo a gara con Fred e George.
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    «Che succede?» chiese Baston accigliato, raggiungendoli in Volo. «Perché quel ragazzo del primo anno scatta foto? Non mi piace. Potrebbe essere una spia dei Serpeverde che cerca di saperne di più sul nuovo programma di allenamento».
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    Marcus Flitt era ancora più grosso di Baston. Sul viso aveva un’espressione di diabolica furbizia: «C’è spazio a Volontà per tutti, Baston» rispose.
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    «Uh, mi diceva come cavare gli spiritelli dal pozzo» grugnì Hagrid togliendo dal taVolo malconcio un galletto mezzo spennato e poggiandovi la teiera. «Non c’ho capito niente. E poi come aveva fatto a sgominare non so che streghe. Mi mangio il paiolo se c’era solo mezza parola di vero!»
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    «Ci sei cascato!» disse dandogli una manata gioviale sulla schiena che lo mandò a sbattere con la faccia sul taVolo. «Lo sapevo che non eri stato tu. Gliel’ho detto al professor Coso: tu non ce n’hai bisogno, sei più famoso di lui senza sbracciarti tanto».
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    Pix il Poltergeist era il folletto del castello, una minaccia volante dal ghigno maleVolo, che viveva per provocare scompiglio e dare il tormento. A Harry, Pix non stava molto simpatico, ma non poté fare a meno di essergli grato per il suo tempismo. Confidava che qualsiasi danno avesse combinato (questa volta sembrava che l’avesse fatta grossa), avrebbe allontanato da lui l’attenzione di Gazza.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    «Mia moglie mi prendeva sempre in giro per i miei mediocri incantesimi, ma dopo un mese del vostro faVoloso corso SpeedyMagic sono riuscito a trasformarla in uno yak. Grazie, SpeedyMagic!»
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    La pioggia continuava a battere contro i vetri, che ora erano neri come l’inchiostro, ma dentro l’atmosfera era calda e allegra. I bagliori del fuoco illuminavano le soffici poltrone dove i ragazzi erano sprofondati chi a leggere, chi a parlare, chi a fare i compiti o, come nel caso di Fred e George Weasley, a scoprire cosa sarebbe successo se una salamandra avesse inghiottito un fuoco d’artificio Filìbuster. Infatti, Fred aveva ‘salvato’ da una lezione di Cura delle Creature Magiche una Salamandra del Fuoco di un bel colore arancio brillante, che in quel momento stava bruciando dolcemente su un taVolo, circondata da un capannello di curiosi.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    Dall’altra parte del sotterraneo c’era un lungo taVolo, anch’esso coperto di velluto nero. Si avvicinarono entusiasti, ma si fermarono di botto, inorriditi. L’odore era assolutamente disgustoso. Grandi pesci putridi erano stati disposti su bei vassoi d’argento; torte bruciate, nere come il carbone, erano ammonticchiate su altri piatti da portata; c’erano poi una zuppiera di frattaglie verminose, una forma di formaggio coperto di uno spesso strato di muffa verde e pelosa e, al posto d’onore, un’enorme torta grigia a forma di pietra tombale su cui, tracciata con glassa color catrame, c’era la seguente iscrizione:
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    Harry guardò esterrefatto un fantasma corpulento avvicinarsi al taVolo, piegarsi e attraversare un salmone puzzolente a bocca spalancata.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    Ma non avevano fatto in tempo a girarsi che all’improvviso, da sotto il taVolo, sgusciò fuori un ometto che gli si parò davanti, a mezz’aria.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    Ma nessuno udì più di questo. In quello stesso momento, Sir Patrick e gli altri Cacciatori Senzatesta avevano iniziato una partita di Hockey con Lancio della Testa e tutti si erano girati a guardare. Nick cercò di riconquistare l’attenzione dell’uditorio, ma quando la testa di Sir Patrick gli volò davanti al naso, seguita da un applauso fragoroso, rinunciò.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    «Harry, che diaVolo è successo?» chiese Ron asciugandosi il sudore dalla faccia. «Io non ho sentito niente…»
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    Si avvicinarono, e Harry per poco non ci scivolò sopra: sul pavimento c’era una grossa pozza d’acqua. Ron e Hermione lo riacciuffarono e si spostarono lentamente verso la scritta, con gli occhi fissi su un’ombra scura sottostante. Capirono subito cosa fosse e fecero un balzo all’indietro spruzzando l’acqua della pozzanghera.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    Sul volto di Piton il sorriso maleVolo si fece ancora più largo.
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    «Lo so che è misterioso» disse Harry. «Tutta la storia è misteriosa. Che cos’era quella scritta sulla parete? La Camera dei Segreti è stata aperta… cosa diaVolo vuol dire?»
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    «E cosa diaVolo è un Magonò?» lo interruppe Harry.
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    Dean Thomas, che fino a quel momento aveva guardato fuori dalla finestra, uscì dalla trance con un sussulto; Lavanda Brown rialzò la testa che aveva appoggiato sulle braccia e a Neville scivolò il gomito giù dal banco.
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    Sabato mattina Harry si svegliò di buon’ora e rimase a letto pensando all’imminente partita a Quidditch. Lo innervosiva il pensiero di quel che avrebbe detto Baston se il Grifondoro avesse perso, ma anche l’idea di dover affrontare una squadra che montava le più veloci scope da corsa reperibili sul mercato. Mai come in quel momento aveva desiderato battere i Serpeverde. Rimase mezz’ora steso a letto a rimuginare tutti questi pensieri, poi si alzò, si vestì e scese a fare colazione. Era presto, e nella Sala Grande trovò gli altri compagni di squadra del Grifondoro seduti intorno al lungo taVolo semideserto, taciturni e tesi.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    Ora la pioggia cadeva più fitta. Al fischio di Madama Bumb Harry scalciò con forza sollevandosi in aria, e subito udì il sibilo che tradiva la presenza del Bolide alle sue spalle. Il ragazzo volò sempre più in alto. Descrisse ampie curve e scese a capofitto, si mosse a spirale, a zig-zag e si capovolse. Anche se lievemente stordito, riusciva a tenere gli occhi bene aperti. La pioggia picchiettava sui suoi occhiali e, quando Harry dovette fare una capriola per evitare un’altra picchiata feroce del Bolide, gli si infilò su per le narici. Da terra, gli giungeva l’eco delle risate della folla; si rendeva conto di essere molto ridicolo, ma il Bolide fellone era pesante e non poteva cambiare direzione rapidamente come lui. Cominciò a salire e scendere in picchiata lungo tutto il perimetro dello stadio, cercando di distinguere, attraverso il fitto lenzuolo di pioggia argentea, la porta del Grifondoro, dove Adrian Pucey stava cercando di superare Baston…
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «Ti alleni per il balletto, Potter?» gli gridò Malfoy mentre Harry era costretto a fare una stupida piroetta a mezz’aria per evitare il Bolide. Harry volò via sempre con il Bolide alle calcagna, che lo tallonava a breve distanza. Poi, mentre si girava per lanciare uno sguardo carico d’odio a Malfoy, lo vide: eccolo li, il Boccino d’Oro. Era sospeso pochi centimetri sopra l’orecchio sinistro di Malfoy che, troppo impegnato a farsi beffe di lui, non se n’era accorto.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    Era rimasto fermo un secondo di troppo. Il Bolide alla fine lo aveva colpito al gomito, e Harry sentì l’osso rompersi. Lentamente, stordito dal dolore bruciante, scivolò dal manico di scopa, fradicio di pioggia, e vi rimase aggrappato con un ginocchio mentre il braccio destro gli ciondolava inerte lungo il fianco. Il Bolide tornò indietro per sferrare un secondo attacco alla faccia di Harry, che lo schivò. Nella sua mente confusa, un’idea fissa: raggiungere Malfoy.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «Cosa diaVolo…» ansimò spostandosi dalla traiettoria.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «Un Volo incredibile, Harry» disse George. «Ho visto Marcus Flitt prendersela con Malfoy. Gli diceva qualcosa sul fatto che aveva il Boccino sopra la testa e non se n’era accorto. Malfoy non aveva l’aria troppo felice».
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «Salve, Harry» lo salutò. «Ottimo Volo, ieri, veramente superbo. Il Grifondoro è già in testa alla classifica per la Coppa delle Case… hai vinto cinquanta punti!»
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Entrambi sollevarono la bacchetta in alto puntandola poi sulla spalla dell’altro. Piton gridò: «Expelliarmus!» Ci fu un accecante bagliore di luce scarlatta e Allock fu scaraventato a gambe all’aria: volò all’indietro giù dal palco e sbatté contro la parete, su cui si accasciò, finendo a terra.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    «Penso sarà meglio che vi insegni a bloccare gli incantesimi ostili» disse agitato, in mezzo alla sala. Gettò un’occhiata a Piton, che lo stava fulminando con gli occhi, e subito distolse lo sguardo. «Proviamo con una coppia di Volontari… Paciock e Finch-Fletchley, vi va?»
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    «Mi consenta!» esclamò Allock. Brandì la sua bacchetta contro il rettile. Ci fu un boato; anziché scomparire, il serpente volò a tre metri di altezza e poi ricadde a terra con un gran tonfo. Inferocito, sibilando furiosamente, strisciò verso Justin Finch-Fletchley, si eresse un’altra volta, a zanne scoperte, pronto a colpire.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Justin fu portato in infermeria, ma per Nick-Quasi-Senza-Testa sembrava che nessuno sapesse cosa fare. Alla fine la McGranitt fece apparire dall’aria un grosso ventaglio, che consegnò a Ernie con l’incarico di sventolare Nick-Quasi-Senza-Testa e di sospingerlo su per le scale. E così fece Ernie, sventolando Nick lungo il tragitto, come un nuVolone nero. A quel punto, Harry e la professoressa McGranitt rimasero soli.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Piano, senza far rumore, passò dietro alla scrivania, prese il cappello dallo scaffale e cautamente se lo mise in testa. Il cappello era troppo largo e gli scivolò fin sopra gli occhi, come era già accaduto quando lo aveva indossato la prima volta. Harry rimase lì in attesa, fissando la fodera nera. Poi una vocina gli disse: «Pulce nell’orecchio, eh, Harry Potter?»
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    In quel momento, Edvige entrò in Volo nella stanza portando nel becco un pacchettino.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    Ma con grande sorpresa di Harry e Ron, la fase numero uno dell’operazione andò liscia come Hermione aveva previsto. Dopo il tè, si attardarono nella Sala d’Ingresso deserta in attesa di Tiger e Goyle che, rimasti soli al taVolo dei Serpeverde, si stavano rimpinzando di una quarta porzione di zuppa inglese. Harry aveva appoggiato i pasticcini al cioccolato sulla balaustra delle scale. Quando videro Tiger e Goyle uscire dalla Sala Grande, Harry e Ron si nascosero in fretta dietro a un’armatura, accanto al portone principale.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    Tappandosi il naso, Harry bevve la pozione in due grossi sorsi. Sapeva di caVolo stracotto.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    «…O come diaVolo si chiama» disse Malfoy. «Ho notato che ultimamente se ne va in giro con aria equivoca. E scommetto di sapere cos’ha in testa: pensa di riuscire a scovare da solo l’erede di Serpeverde».
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    La risata forzata di Harry e Ron arrivò in ritardo, ma Malfoy sembrò soddisfatto; magari Tiger e Goyle non erano di quelli che capivano al Volo.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    «Ma che diaVolo è successo?» chiese Ron. «Ormai dovresti essere tornata normale anche tu; noi siamo…»
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    Harry e Ron fecero capolino dietro l’angolo per dare un’occhiata. Era chiaro che, come al solito, Gazza aveva fatto un giro d’ispezione: i due si trovavano di nuovo sul luogo dove era stata aggredita Mrs Purr. Bastò un’occhiata per capire il motivo di tanto chiasso. Il corridoio era per metà allagato da un grosso riVolo d’acqua che sembrava provenire da sotto la porta del gabinetto di Mirtilla Malcontenta. Ora che Gazza aveva smesso di gridare si udivano i lamenti di Mirtilla trapassare i muri.
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    «E come diaVolo fai a saperlo?» chiese Harry sbalordito.
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    Quel che intendesse Allock quando parlava di sostegno morale fu chiaro la mattina del 14 febbraio, a colazione. La notte prima Harry non aveva dormito molto per via di un allenamento notturno di Quidditch e quando arrivò trafelato al taVolo dei Grifondoro era in leggero ritardo. Per un attimo credette di avere varcato la porta sbagliata.
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    Le pareti erano coperte di grossi fiori di un rosa acceso. Come se non bastasse, dal soffitto color azzurro pallido piovevano coriandoli a forma di cuore. Harry si avvicinò al taVolo dei Grifondoro, dove Ron sembrava in preda a un attacco di nausea e Hermione rideva in maniera insulsa.
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    Ron indicò il taVolo degli insegnanti, troppo disgustato per parlare. Allock, che indossava un abito dello stesso colore rosa acceso delle decorazioni, stava agitando le braccia per chiedere silenzio. Gli insegnanti che sedevano al suo fianco erano impassibili, come pietrificati. Dal punto dove si trovava, Harry vedeva un muscolo contrarsi sulla guancia della McGranitt. Quanto a Piton, pareva gli avessero propinato un bel bicchierone di Ossofast.
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    Occhi verdi e lucenti di rospo in salamoia Capelli neri e lucidi come di corvo in Volo Vorrei che fosse mio — quale divina gioia! — L’eroe che ha sgominato del Mago Oscuro il dolo.
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    «Mia madre è morta appena sono nato, signore. All’orfanotrofio mi hanno detto che visse appena quanto bastava a darmi il nome: Tom, come mio padre, e OrVoloson, come mio nonno».
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    «Che diaVolo…»
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    «Cosa diaVolo è successo, Harry?»
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    «Condizioni perfette per il Quidditch» disse Baston entusiasticamente al taVolo della colazione, riempiendo di uova strapazzate i piatti dei giocatori. «Dacci dentro, Harry, devi fare una colazione decente».
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    Harry continuava a scrutare l’affollato taVolo dei Grifondoro, chiedendosi se per caso il nuovo proprietario del diario di Riddle non si trovasse proprio di fronte a lui. Hermione aveva insistito perché denunciasse il furto, ma a lui l’idea non piaceva. Avrebbe dovuto raccontare tutto a un insegnante; ma quanti sapevano il motivo per cui Hagrid era stato espulso, cinquant’anni prima? Non voleva certo essere lui a riportare a galla quella storia.
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    Le squadre entrarono in campo tra uno scrosciare di applausi. Oliver Baston decollò per un Volo di riscaldamento intorno ai pali delle porte, Madama Bumb mise in campo le palle. I Tassorosso, che giocavano in tuta giallo canarino, riuniti a capannello, stavano terminando le consultazioni sulla tattica di gioco.
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    «Brav’uomo, ti prego di credere che non mi piace affatto trovarmi nella tua… ehm… questa la chiami casa, vero?» disse Lucius Malfoy lanciando un’occhiata alla piccola stanza con un ghigno maleVolo. «Ero semplicemente venuto a scuola e mi hanno detto che il Preside si trovava qui».
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    Harry lasciò sul taVolo il Mantello dell’Invisibilità. Non ne avrebbero avuto bisogno nel buio pesto della foresta.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    «Avete preso l’Erede di Serpeverde!» squittì una ragazza al taVolo dei Tassorosso.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    Ci fu un’esplosione di applausi. Harry lanciò un’occhiata al taVolo dei Serpeverde e non fu affatto sorpreso nel constatare che Draco Malfoy non si era unito al tripudio. Ron, invece, sembrava felice come non lo vedeva da molti giorni.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    Ginny saltò su come se nella sedia fosse passata la corrente elettrica, lanciò di sfuggita a Percy un’occhiata spaventata e se la diede a gambe. Percy si sedette e prese una tazza dal centro del taVolo.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    «Sono qui!» gli giunse la sua voce soffocata dall’altra parte. «Io sto bene, ma questo verme no… La bacchetta gli ha fatto fare un bel Volo».
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    TOM ORVoloSON RIDDLE
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    «Non sei il più grande mago di tutti i tempi» disse Harry con il respiro affannoso. «Spiacente di deluderti, ma il più grande mago al mondo è Albus Silente. Tutti lo dicono. Anche quando eri forte, non hai mai osato prendere il potere a Hogwarts. Silente ti capì al Volo, quando eri a scuola, e ancor oggi ti fa paura, ovunque tu continui a nasconderti».
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Un attimo dopo volò in direzione di Harry. Lasciò cadere ai suoi piedi l’involto stracciato, poi atterrò pesantemente sulla sua spalla, ripiegando le grandi ali. Sollevando lo sguardo, Harry vide che aveva un lungo becco aguzzo, anch’esso dorato, e piccoli occhi neri.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    «Al lavoro, Harry» disse Riddle, sfoggiando il solito sorriso. «Due volte… nel tuo passato, nel mio futuro… ci siamo incontrati. E per due volte non sono riuscito a ucciderti. Come diaVolo hai fatto a sopravvivere? Raccontami tutto. Più a lungo parli» aggiunse piano, «più tardi morirai».
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Harry indietreggiò fino a sbattere contro la parete opposta; strinse forte gli occhi e si sentì sfiorare la guancia dall’ala di Fanny che si era alzata in Volo. Voleva gridare: «Non lasciarmi!» ma che possibilità aveva una fenice contro il re dei serpenti?
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Il corpo dell’uccello si librò con una straordinaria leggerezza e un attimo dopo, con un sibilo, ecco che risalivano in Volo la tubatura. Harry sentì Allock, sospeso in aria sotto di lui, esclamare: «Straordinario! Straordinario! Sembra un’autentica magia!» L’aria frizzante sferzava i capelli di Harry. Non avevano fatto in tempo a godersi l’ascensore che era già finita. Tutti e quattro capitombolarono sul pavimento bagnato del gabinetto di Mirtilla Malcontenta, e mentre Allock si raddrizzava il cappello, il sifone che nascondeva la tubatura tornò al suo posto.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Ma Harry guardava oltre. Silente era in piedi accanto al camino, chino sulla professoressa McGranitt che ansimava premendosi il petto. Fanny si alzò in Volo sfiorando l’orecchio di Harry e andò ad appollaiarsi sulla spalla di Silente; in quello stesso istante, Harry e Ron si ritrovarono tra le braccia di mamma Weasley.
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

    «Va bene» lo incalzò la McGranitt quando lui si interruppe. «Hai scoperto dove era l’ingresso… dovrei aggiungere, infrangendo almeno un centinaio di regole della scuola! Ma come diaVolo siete riusciti a venirne fuori vivi, Potter?»
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

    «Un piano ingegnoso» proseguì Silente nello stesso tono, continuando a fissarlo dritto negli occhi. «Perché, se Harry, qui…» e Malfoy scoccò un’occhiata fulminea e penetrante al ragazzo, «e il suo amico Ron non avessero trovato questo libro… be’ tutta la colpa sarebbe ricaduta su Ginny Weasley. Nessuno avrebbe potuto dimostrare che lei non avesse agito di sua spontanea Volontà…»
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

    «Signor Malfoy!» ansimò, frenando la corsa con uno sciVolone. «Ho qui una cosa per lei».
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

    «Ma cosa diaVolo…?»
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

    Harry aveva partecipato a molti banchetti a Hogwarts, ma nessuno poteva essere paragonato a quello. Tutti indossavano il pigiama e i festeggiamenti durarono tutta la notte. Non avrebbe saputo dire quale fosse stato il momento più bello. Forse quando Hermione gli era corsa incontro gridando: «Ce l’hai fatta! Ce l’hai fatta!»; oppure quando Justin, alzandosi dal taVolo dei Tassorosso per andargli a stringere la mano, non la finiva più di chiedergli scusa per avere sospettato di lui; o quando era tornato Hagrid, alle tre e mezzo del mattino, e aveva dato a lui e a Ron una pacca sulla spalla così poderosa da mandarli con la faccia dentro al piatto di zuppa inglese; o quando avevano saputo di aver guadagnato quattrocento punti per il Grifondoro, assicurandosi così la vittoria della Coppa per il secondo anno consecutivo. O ancora, quando la professoressa McGranitt si era levata in piedi per annunciare che gli esami erano stati annullati come regalo della scuola («Oh, noi» aveva esclamato Hermione). O quando Silente aveva annunciato che purtroppo il professor Allock non avrebbe potuto tornare a insegnare l’anno seguente, perché doveva andare a recuperare la memoria. Non pochi insegnanti si unirono all’ovazione che accolse questo annuncio.
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

   Harry si voltò verso gli altri uccelli. Uno dei due, una grossa civetta candida, era la sua Edvige. Anche lei portava un grosso pacco, e sembrava estremamente soddisfatta di sé. Diede a Harry un colpetto affettuoso col becco mentre lui la liberava del fardello, poi volò attraverso la stanza per raggiungere Errol.
Posta via gufo (Cap. 1 Harry Potter 3)

   Harry non riconobbe il terzo gufo, un bell'animale fulvo, ma capì all'istante da dove veniva perché, oltre a un terzo grosso pacco, portava una lettera con il sigillo di Hogwarts. Quando Harry gli prese il pacco, il gufo arruffò le piume con aria d'importanza, spalancò le ali e spiccò il Volo nella notte attraverso la finestra.
Posta via gufo (Cap. 1 Harry Potter 3)

   Scoccò un maleVolo sguardo obliquo a Harry, la cui chioma ribelle lo aveva sempre molto infastidito. Ma in confronto all'uomo sullo schermo, il volto magro incorniciato da un groviglio sporco che gli arrivava alle spalle, Harry si sentì molto ordinato.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   «Quando impareranno che la pena di morte è il solo modo di trattare con gente del genere?» disse zio Vernon picchiando il grosso pugno violaceo sul taVolo.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   Quando Harry scese a colazione la mattina dopo, trovò i tre Dursley già seduti al taVolo di cucina a guardare la televisione. L'apparecchio era nuovo di zecca, un regalo di fine scuola per Dudley, che si era sempre lamentato del lungo tragitto dal frigo alla tivù del salotto. Dudley aveva passato gran parte dell'estate in cucina, masticando ininterrottamente, con i piccoli occhi porcini fissi sullo schermo e i cinque doppi menti che tremolavano.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   «MARGE!» gridarono zio Vernon e zia Petunia in coro, mentre il corpo di zia Marge cominciava a sollevarsi dalla sedia e a librarsi verso il soffitto. Ormai era completamente rotonda, un'enorme boa di salvataggio con gli occhi porcini, e le mani e i piedi sporgevano in modo bizzarro mentre navigava a mezz'aria, con uno scoppiettio soffocato. Squarta entrò a sciVoloni, abbaiando furiosamente.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   Tom ricomparve con un grembiule infilato sulla camicia da notte: portava un vassoio con tè e tartine. Lo posò sul taVolo tra Caramell e Harry e uscì dal salottino, richiudendosi la porta alle spalle.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   La civetta candida fece schioccare il becco e volò sulla spalla di Harry.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   «Finalmente!» disse Ron, sorridendo a Harry che prendeva posto al loro taVolo. «Siamo andati al Paiolo magico, ma ci hanno detto che eri uscito, e poi al Ghirigoro, e da Madama McClan, e...»
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   «Non è mio» disse Ron. «Errol è il gufo di casa. Io ho solo Crosta». Estrasse il suo topo dalla tasca. «E voglio fargli dare un'occhiata» aggiunse, deponendo Crosta sul taVolo. «Temo che l'Egitto non gli abbia fatto troppo bene».
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   Volo.
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   Lo Sciroppo Ratto era sotto il taVolo della cena. Harry attese finché non sentì chiudersi la porta della camera dei Weasley, poi prese il flaconcino e andò di sopra.
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   Scivolò dietro una colonna, e Harry lo seguì, lasciando gli altri attorno alla signora Weasley.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   I nuovi arrivati a Hogwarts indossavano il Cappello Parlante, che li assegnava strillando alle case a cui erano più adatti (Grifondoro, Corvonero, Tassorosso o Serpeverde). La professoressa McGranitt si avviò verso il suo posto al taVolo degli insegnanti, mentre Harry e Hermione si dirigevano, cercando di non farsi notare, verso il taVolo dei Grifondoro. Tutti si voltarono a guardarli mentre strisciavano lungo il muro della sala, e alcuni indicarono Harry. La storia del suo svenimento davanti al Dissennatore si era diffusa cosi in fretta?
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   «Dovevamo immaginarlo!» raggi Ron battendo il pugno sul taVolo. «Chi altri poteva dirci di comprare un libro che morde?»
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   Finalmente, quando gli ultimi bocconi di torta di zucca furono spariti dai piatti d'oro, Silente annunciò che era ora di andare a dormire, e i ragazzi colsero al Volo l'opportunità.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   «Congratulazioni, Hagrid!» strillò Hermione, mentre si avvicinavano al taVolo degli insegnanti.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   Harry si lasciò cadere su una sedia al taVolo dei Grifondoro, accanto a George Weasley.
Artigli e foglie di tè (Cap. 6 Harry Potter 3)

   «Malfoy» disse Ron, sedendosi dall'altro lato di George e lanciando un'occhiata al taVolo dei Serpeverde.
Artigli e foglie di tè (Cap. 6 Harry Potter 3)

   «Tutto bene?» disse allegramente, fermandosi al taVolo dei Grifondoro. «La mia prima lezione! Subito dopo pranzo! Sono in piedi dalle cinque che preparo tutto... spero che va tutto bene... io, insegnante... davvero...»
Artigli e foglie di tè (Cap. 6 Harry Potter 3)

   Fece un gran sorriso ai tre e si diresse al taVolo dei professori, senza smettere di far dondolare la moffetta.
Artigli e foglie di tè (Cap. 6 Harry Potter 3)

   Finirono in fretta la colazione, salutarono Fred e George e riattraversarono la sala. Mentre passavano accanto al taVolo dei Serpeverde, Malfoy fece ancora finta di svenire. Le risate seguirono Harry fino all'ingresso.
Artigli e foglie di tè (Cap. 6 Harry Potter 3)

   Lavanda, sollevata, si alzò, prese un'enorme teiera dallo scaffale e la pose sul taVolo davanti alla professoressa Cooman.
Artigli e foglie di tè (Cap. 6 Harry Potter 3)

   Quando Harry e Ron ebbero riempito le loro tazze, tornarono al taVolo e cercarono di bere in fretta il tè bollente. Fecero roteare i fondi come aveva detto la professoressa Cooman, poi voltarono le tazze e se le scambiarono.
Artigli e foglie di tè (Cap. 6 Harry Potter 3)

   «Che cosa c'è, professoressa?» chiese Dean Thomas all'improvviso. Si erano alzati tutti e lentamente avevano circondato il taVolo di Harry e Ron, avvicinandosi alla professoressa Cooman per guardare nella tazza di Harry.
Artigli e foglie di tè (Cap. 6 Harry Potter 3)

   Harry teneva d'occhio il taVolo dei Serpeverde. Un bel gruppo che comprendeva Tiger e Goyle era immerso in un fitto conciliabolo. Harry era sicuro che stessero mettendo a punto la loro versione di come Malfoy era
Artigli e foglie di tè (Cap. 6 Harry Potter 3)

   Hagrid era seduto in maniche di camicia al rozzo taVolo di legno; il suo cagnone, Thor, gli teneva la testa in grembo. Bastò loro uno sguardo per capire che Hagrid aveva bevuto; davanti a lui c'era una caraffa di peltro grossa come un sécchio, e il loro amico sembrò metterli a fuoco a fatica.
Artigli e foglie di tè (Cap. 6 Harry Potter 3)

   «Credo che tu abbia bevuto abbastanza, Hagrid» disse Hermione in tono deciso. Prese la caraffa dal taVolo e uscì a vuotarla.
Artigli e foglie di tè (Cap. 6 Harry Potter 3)

   Quel giorno stavano provando una nuova Pozione Restringente. Malfoy sistemò il suo paiolo vicino a Harry e Ron, che si trovarono così a dover preparare gli ingredienti sullo stesso taVolo.
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   Piton avanzò verso il taVolo, avvicinò il naso adunco alle radici, poi rivolse a Ron un sorriso sgradevole da sotto la cortina di lunghi, neri capelli unticci.
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   «Ehi, Harry» disse Seamus Finnigan, allungandosi sul taVolo per prendere in prestito la bilancia d'ottone di Harry, «hai sentito? Pare che Sirius Black sia stato avvistato, c'era scritto sulla Gazzetta del Profeta di oggi».
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   «Dove?» chiesero Harry e Ron in fretta. All'altro capo del taVolo, Malfoy alzò lo sguardo e si mise in ascolto.
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   Ma gli occhi di Malfoy brillavano di una luce perfida, ed erano puntati su Harry. Malfoy si chinò sul taVolo.
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   «Cosa diaVolo stai dicendo?» esclamò Harry rabbiosamente. Ma in quel momento Piton disse:
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   «Un diaVolo di Portiere» commentò Fred.
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   «Ron, non fargli del male!» strillò Hermione. Tutti seguivano lo spettacolo. Ron fece roteare la borsa, con il felino ancora saldamente ancorato, e Crosta volò fuori...
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   «PRENDETE QUEL GATTO!» urlò Ron, mentre Grattastinchi si districava dai resti della borsa, sfrecciava sotto il taVolo e si gettava all'inseguimento di uno spaventatissimo Crosta.
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   Il cibo era delizioso; anche Hermione e Ron, che erano pieni da scoppiare di caramelle di Mielandia, si servirono una seconda porzione di tutto. Harry continuava a guardare verso il taVolo degli insegnanti. Il professor Lupin sembrava allegro e quanto mai in forma. Discuteva animatamente con il piccolo professor Vitious, l'insegnante di Incantesimi. Lo sguardo di Harry percorse tutto il taVolo e si arrestò su Piton. Era la sua immaginazione, o gli occhi di Piton dardeggiavano verso Lupin più spesso di quanto non fosse normale?
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   Il banchetto si concluse con uno spettacolo offerto dagli spettri di Hogwarts. Balzarono fuori dai muri e su dai tavoli per fare un numero di Volo in formazione; NickQuasiSenzaTesta, il fantasma di Grifondoro, riscosse un grande successo reinterpretando la scena della propria maldestra decapitazione.
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   «Perché il castello è protetto da qualcosa di più che dalle mura» disse Hermione. «Ci sono incantesimi di ogni sorta per impedire alla gente di entrare di soppiatto. Non ci si può Materializzare e basta, qui. Mi piacerebbe vedere il travestimento in grado di ingannare i Dissennatori. Sorvegliano ogni singolo ingresso. Se fosse venuto in Volo, lo avrebbero visto. E Gazza conosce tutti i passaggi segreti, immagino che siano sorvegliati anche quelli...»
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   Harry si fermò con uno sciVolone fuori dalla classe di Difesa contro le
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   Di lì a cinque minuti era bagnato fradicio e congelato, e riusciva a stento a vedere i suoi compagni, per non parlare del minuscolo Boccino. Volò avanti e indietro per il campo, rincorrendo sagome sfuocate rosse e gialle, senza avere idea di cosa stesse succedendo. Non sentiva i commenti, con quel vento. La folla era nascosta sotto un mare di mantelli e ombrelli malconci. Harry rischiò due volte di essere disarcionato da un Bolide; la sua vista era così appannata dalla pioggia sugli occhiali che non li aveva visti arrivare.
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   Una nebbia confusa e vorticante riempiva la mente di Harry... Che cosa stava facendo? Perché era in Volo? Doveva aiutarla... stava per morire... stava per essere uccisa...
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   La valigetta di Lupin scivolò dalla cattedra; lui l'afferrò di scatto prima che cadesse.
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   Sdrucciolò per un bel tratto lungo quello che sembrava uno sciVolo di pietra, poi atterrò sul terreno freddo e umido. Si alzò e si guardò intorno. Era buio pesto. Alzò la bacchetta, mormorò «Lumos!» e vide che si trovava in un cunicolo molto stretto, basso, scavato nel terriccio. Prese la mappa, la colpì con la punta della bacchetta e mormorò «Fatto il misfatto!» La mappa si cancellò subito. Harry la piegò con cura, la mise via di nuovo e poi, col cuore che batteva forte, eccitato e preoccupato insieme, partì.
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   In un attimo, Ron e Hermione spinsero la testa di Harry sotto il taVolo. Accoccolandosi al riparo, grondante di Burrobirra, Harry strinse spasmodicamente il boccale vuoto e osservò i piedi degli insegnanti e di Caramell avanzare verso il bancone, fermarsi, poi voltarsi e puntare proprio verso di lui.
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   L'albero di Natale accanto al taVolo si sollevò di mezzo metro, scivolò di lato e atterrò con un tonfo morbido esattamente davanti al loro taVolo, nascondendoli alla vista degli insegnanti. Attraverso i fitti rami più in basso Harry vide quattro sedie allontanarsi dal taVolo accanto al loro, poi sentì i grugniti e i sospiri degli insegnanti e del Ministro mentre si sedevano.
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   I volti di Ron e di Hermione spuntarono sotto il taVolo. Lo fissarono entrambi, senza parole.
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   Siccome Hagrid era grosso almeno il doppio di un uomo normale, non era una cosa da ridere. Harry, sul punto di crollare sotto il suo peso, fu salvato da Ron e Hermione che afferrarono il guardiacaccia da una parte e dall'altra e con l'aiuto di Harry lo spinsero nella capanna. Hagrid si lasciò condurre verso una sedia e si abbandonò sul taVolo, singhiozzando in maniera incontrollabile, il volto rigato di lacrime che gli scivolavano nella barba ingarbugliata.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   Harry notò una lettera dall'aria ufficiale aperta sul taVolo.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   Thor, il grosso cane da caccia di Hagrid, uscì timidamente da sotto il taVolo e posò la testa sul ginocchio del suo padrone.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «Sì, sono straordinarie!» disse Ron incrociando le dita sotto il taVolo. «Ehm... come stanno i Vermicoli?»
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «Non c'è niente! CaVolo, chi spenderebbe così tanto per te?»
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   All'ora di pranzo scesero nella Sala Grande e scoprirono che i tavoli erano stati di nuovo disposti lungo le pareti, e che al centro della stanza c'era un solo taVolo, preparato per dodici. I professori Silente, McGranitt, Piton, Sprite e Vitious erano seduti con Gazza, il guardiano, che aveva sostituito il solito cappotto marrone con un frac dall'aria molto vecchia e piuttosto muffita. C'erano solo altri tre studenti, due del primo anno, che sembravano parecchio tesi, e un imbronciato Serpeverde del quinto anno.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «Buon Natale!» esclamò Silente mentre Harry, Ron e Hermione si avvicinavano al taVolo. «Siccome siamo così pochi, ci sembrava sciocco usare i tavoli dei dormitori... sedete, sedete!»
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   Harry, Ron e Hermione presero posto vicini all'altro capo del taVolo.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   Mentre Harry si serviva di patate arrosto, le porte della Sala Grande si aprirono di nuovo. Era la professoressa Cooman, che scivolò verso di loro come se avesse le ruote. Per l'occasione indossava un abito verde coperto di lustrini, che la faceva somigliare più che mai a una scintillante libellula gigante.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   E in effetti con un cenno della bacchetta sollevò a mezz'aria una sedia che roteò su se stessa per qualche secondo prima di cadere con un tonfo tra il professor Piton e la professoressa McGranitt. La professoressa Cooman comunque non si sedette; i suoi occhi enormi passarono in rassegna il taVolo, e all'improvviso lei emise una specie di strillo soffocato.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «Va bene» disse, cercando di richiamare alla mente con più precisione che poteva la meravigliosa sensazione del Volo avvertita nello stomaco.
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   «Sì» disse Harry, stringendo forte la bacchetta e spostandosi al centro della classe deserta. Cercò di mantenere il pensiero fisso sul Volo, ma qualcos'altro continuava a interferire... rischiava di risentire sua madre in ogni istante... ma non doveva pensarci, altrimenti l'avrebbe risentita davvero, e non voleva... o invece voleva?
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   Ron videro Hermione, la sola a non essersi precipitata su di loro, china sui libri, bene attenta a evitare i loro occhi. Harry e Ron si avvicinarono al suo taVolo e alla fine lei alzò lo sguardo.
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   Harry guardò il taVolo sovraccarico, il lungo tema di Aritmanzia con l'inchiostro ancora umido, il tema ancora più lungo di Babbanologia (Perché i Babbani hanno bisogno dell'elettricità) e la traduzione in rune su cui era china Hermione.
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   «GUARDA!» urlò, avvicinandosi al taVolo di Hermione. «GUARDATE!» gridò, scuotendo il lenzuolo davanti agli amici.
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   «Mettila qui, Harry» disse, posando la scopa in mezzo al taVolo e voltandola in modo che il nome fosse ben visibile. Alcuni ragazzi di Corvonero e Tassorosso si avvicinarono per darle un'occhiata, Cedric Diggory andò a complimentarsi con Harry per aver acquistato una sostituta così straordinaria della Nimbus, e la fidanzata di Percy, Penelope Light di Corvonero, chiese se poteva prenderla in mano.
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   Penelope rimise la scopa al suo posto, ringraziò Harry e tornò al suo taVolo.
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   Solo una persona non si unì ai festeggiamenti. Hermione, incredibile ma vero, rimase seduta in un angolo, cercando di leggere un libro enorme intitolato Vita domestica e abitudini sociali dei Babbani inglesi. Harry si allontanò dal taVolo dove Fred e George avevano cominciato a fare i giocolieri con le bottiglie di Burrobirra e le si avvicinò.
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   La festa dei Grifondoro finì solo quando la professoressa McGranitt comparve in vestaglia scozzese e retina sui capelli, all'una di notte, insistendo perché andassero tutti a dormire. Harry e Ron salirono nel dormitorio, discutendo la partita. Alla fine, esausto, Harry s'infilò nel letto, chiuse le tende del baldacchino per intercettare un raggio di luna, si distese e scivolò quasi immediatamente nel sonno...
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   Non glielo dovette ripetere due volte. Neville afferrò la busta e tenendola davanti a sé come se fosse una bomba corse fuori dalla sala, mentre il taVolo dei Serpeverde scoppiava a ridere. Sentirono la Strillettera che partiva nell'ingresso: la voce della nonna di Neville, prodigiosamente aumentata di volume di almeno cento volte, che strillava ai quattro venti come il nipote aveva coperto di vergogna tutta la famiglia.
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   «Harry!» disse una voce nel suo orecchio destro. Harry sobbalzò e cercò con lo sguardo Hermione, che era seduta al taVolo dietro di loro e si apriva un varco nel muro di libri che la nascondeva.
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   Corse fino alla strega orba, le aprì la gobba, ci s'infilò e scivolò giù, raggiungendo la borsa ai piedi dello sciVolo di pietra. Cancellò di nuovo la Mappa del Malandrino e partì di gran carriera.
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   Di ritorno a Mielandia, giù per i gradini della cantina, sotto il pavimento di pietra, attraverso la botola... Harry si sfilò il Mantello, se lo ficcò sottobraccio e corse, corse lungo il passaggio segreto... Malfoy sarebbe arrivato prima... quanto ci avrebbe messo a trovare un insegnante? Ansimando, il fianco trafitto da un dolore acuto, Harry non rallentò finché non raggiunse lo sciVolo di pietra. Doveva lasciare lì il Mantello, che lo avrebbe tradito se Malfoy aveva fatto la spiata a un insegnante. Lo nascose in un angolo buio, poi prese a salire, più veloce che poteva, le mani sudate che sdrucciolavano sui lati dello sciVolo. Raggiunse l'interno della gobba della strega, la colpì con la bacchetta e si issò fuori; la gobba si chiuse, e proprio mentre Harry balzava fuori da dietro la statua, sentì dei passi rapidi avvicinarsi.
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   Hermione era seduta al taVolo, profondamente addormentata, con la testa su un libro aperto di Aritmanzia. Le si sedettero accanto. Harry le diede uno scrollone.
La finale di Quidditch (Cap. 15 Harry Potter 3)

   Insieme salirono fino alla cupa, soffocante stanzetta nella torre. Su ogni taVolo riluceva una sfera di cristallo piena di una nebbia bianca perlacea. Harry, Ron e Hermione sedettero insieme allo stesso taVolo traballante.
La finale di Quidditch (Cap. 15 Harry Potter 3)

   «Si, c'è una bruciatura sul taVolo» disse Ron indicando la macchia. «Qualcuno ha fatto cadere la cera dalla candela».
La finale di Quidditch (Cap. 15 Harry Potter 3)

   «Insomma!» disse la professoressa Cooman mentre tutti si voltavano verso di loro. Calì e Lavanda erano scandalizzate. «Cosi interferite con le vibrazioni della preveggenza!» L'insegnante si avvicinò al taVolo e scrutò la loro sfera di cristallo. Harry si senti sprofondare il cuore in petto. Era si
La finale di Quidditch (Cap. 15 Harry Potter 3)

   I ragazzi ci misero qualche minuto a calmarsi. La professoressa Cooman sembrava essersi completamente dimenticata del Gramo. Si allontanò bruscamente dal taVolo di Harry e Ron, respirando forte e stringendosi nello scialle di perline.
La finale di Quidditch (Cap. 15 Harry Potter 3)

   Lavanda e Calì sembravano profondamente colpite, e si avvicinarono per far posto all'insegnante al loro taVolo.
La finale di Quidditch (Cap. 15 Harry Potter 3)

   Harry e il resto della squadra di Grifondoro la mattina dopo entrarono nella Sala Grande salutati da un fragoroso applauso. Harry non poté fare a meno di sorridere quando vide che anche i tavoli di Corvonero e di Tassorosso li applaudivano. Al loro passaggio, dal taVolo di Serpeverde si alzò un fischio acuto. Harry notò che Malfoy era ancora più pallido del solito.
La finale di Quidditch (Cap. 15 Harry Potter 3)

   Il fischio d'inizio andò perso nell'urlo della folla mentre quattordici scope si libravano a mezz'aria. Harry sentì i capelli volargli via dalla fronte; la tensione si sciolse nell'emozione del Volo; si guardò intorno, vide Malfoy che lo tallonava e accelerò in cerca del Boccino.
La finale di Quidditch (Cap. 15 Harry Potter 3)

   Interruppe la picchiata, la mano alzata in aria, e lo stadio esplose. Harry volò sulla folla, uno strano ronzio nelle orecchie, il pallino d'oro stretto in pugno, che sbatteva invano le ali contro le sue dita.
La finale di Quidditch (Cap. 15 Harry Potter 3)

   «Oh, sì, l'ho presa io per leggere qualcosa prima di dormire» disse Ron, molto piano. Hermione prese a sparpagliare fogli di pergamena sul taVolo, in cerca del libro. In quel momento alla finestra si udì un fruscio ed Edvige entrò volando, con un biglietto stretto nel becco.
La profezia della professoressa Cooman (Cap. 16 Harry Potter 3)

   «Io... l'ho portato fuori» rispose Hagrid, versando un po' di latte sul taVolo mentre riempiva il bricco. «È legato nell'orto delle zucche. Ho pensato che doveva vedere gli alberi e... e respirare l'aria buona... prima di...»
La profezia della professoressa Cooman (Cap. 16 Harry Potter 3)

   La mano di Hagrid tremava cosi forte che il bricco del latte gli scivolò tra le dita e finì in mille pezzi.
La profezia della professoressa Cooman (Cap. 16 Harry Potter 3)

   Hermione posò il bricco sul taVolo e lo rovesciò. Con uno squittìo disperato, agitando freneticamente le zampe nel tentativo di tornare dentro, il topo Crosta scivolò sul taVolo.
La profezia della professoressa Cooman (Cap. 16 Harry Potter 3)

   Troppo tardi. Il topo scivolò tra le dita di Ron che cercava di trattenerlo, cadde a terra e fuggì. In un balzo, Grattastinchi scattò alle sue calcagna, e prima che Harry o Hermione potessero impedirglielo, Ron si tolse il Mantello dell'Invisibilità e sparì nell'oscurità.
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   In un attimo raggiunsero il tronco, ma prima di arrivare alla fessura nelle radici, Grattastinchi li precedette scivolando all'interno con un guizzo della coda cespugliosa. Harry lo seguì; avanzò a quattro zampe e scivolò giù per una china di terra fino al fondo di un tunnel molto basso. Grattastinchi era un po' più avanti, gli occhi che lampeggiavano alla luce della bacchetta di Harry. Un attimo dopo, Hermione strisciò al suo fianco.
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   La bacchetta di Harry volò via ancora una volta; così fecero le due che aveva Hermione. Lupin le afferrò tutte al Volo, poi avanzò guardando Black, con Grattastinchi sul petto a difenderlo.
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   sbatté contro il muro, poi scivolò a terra, con un riVolo di sangue che gli scorreva tra i capelli. Era svenuto.
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   Minus si era tuffato in avanti per afferrare la bacchetta magica caduta a Lupin. Ron, in precario equilibrio sulla gamba bendata, cadde. Ci fu uno schiocco, un lampo di luce... E Ron giacque a terra immobile. Un altro schiocco... Grattastinchi volò per aria e ricadde a terra.
Il bacio dei Dissennatori (Cap. 20 Harry Potter 3)

   «Expelliarmus!» gridò Harry, puntando la propria bacchetta contro Minus; la bacchetta di Lupin volò per aria e sparì. «Resta dove sei!» urlò Harry, correndo in avanti.
Il bacio dei Dissennatori (Cap. 20 Harry Potter 3)

   Alla debole luce del suo informe Patronus, vide un Dissennatore arrestarsi, molto vicino. Non riuscì ad attraversare la nuvola di nebbiolina argentea che Harry aveva evocato. Una viscida mano morta scivolò fuori da sotto il mantello. Fece un gesto come per spingere da parte il Patronus.
Il bacio dei Dissennatori (Cap. 20 Harry Potter 3)

   Un solo battito delle ali possenti dell'Ippogrifo ed eccoli di nuovo in Volo, all'altezza della cima della Torre Ovest. Fierobecco atterrò con uno scalpiccio sui bastioni, e Harry e Hermione scivolarono immediatamente giù dal suo dorso.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   Colpì i fianchi di Fierobecco con i talloni; Harry e Hermione fecero un balzo indietro mentre le enormi ali si dispiegavano di nuovo. L'Ippogrifo prese il Volo. Davanti agli occhi di Harry lui e il suo cavaliere diventarono sempre più piccoli, poi una nuvola passò davanti alla luna... e sparirono.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   Percy aveva ottenuto il suo M.A.G.O. a pieni voti; Fred e George erano riusciti a strappare una manciata di G.U.F.O. per ciascuno. La Casa di Grifondoro, intanto, grazie soprattutto alla sua spettacolare prestazione nella Coppa del Quidditch, aveva vinto la Coppa delle Case per il terzo anno di fila. E così il banchetto di fine trimestre fu celebrato in un trionfo di decorazioni scarlatte e dorate, e il taVolo dei Grifondoro fu il più rumoroso di tutti, perché tutti festeggiavano. Perfino Harry riuscì a dimenticare per un po' il ritorno dai Dursley che lo attendeva l'indomani, mangiando, bevendo, chiacchierando e ridendo assieme agli altri.
Ancora posta via gufo (Cap. 22 Harry Potter 3)

   Harry si voltò e guardò fuori. Qualcosa di grigio e molto piccolo appariva e spariva oltre il vetro. Si alzò per vedere meglio e si accorse che era un piccolo gufo che trasportava una lettera decisamente troppo grande per lui. Il gufo, in effetti, era così piccolo che continuava a rovesciarsi a mezz'aria, sbatacchiato di qua e di là dalla corrente del treno. Harry aprì rapido il finestrino, tese il braccio e lo afferrò. Sotto le dita sembrava un Boccino molto soffice. Lo tirò dentro cautamente. Il gufo lasciò cadere la lettera sul sedile di Harry e prese a svolazzare nello scompartimento, evidentemente molto soddisfatto di aver portato a termine la sua missione. Edvige fece schioccare il becco in tono di dignitosa disapprovazione. Grattastinchi si mise seduto e prese a seguire il Volo del gufo con i suoi grandi occhi gialli. Ron, che se n'era accorto, afferrò il gufo e lo mise al sicuro, fuori dalla portata del gatto.
Ancora posta via gufo (Cap. 22 Harry Potter 3)

    Harry sfiorò di nuovo la cicatrice con le dita. Faceva ancora male. Accese la lampada, scivolò fuori dal letto, attraversò la stanza, aprì l’armadio e si guardò nello specchio all’interno dello sportello. Un ragazzo smilzo di quattordici anni ricambiò il suo sguardo, i verdi occhi brillanti perplessi sotto i capelli neri spettinati. Esaminò più da vicino la cicatrice a forma di saetta del suo riflesso. Sembrava normale, ma bruciava ancora.
La Cicatrice (Cap. 2 Harry Potter 4)

    Eppure… eppure… Harry, irrequieto, tornò verso il letto e vi si sedette, toccandosi di nuovo la cicatrice. Non era il dolore a preoccuparlo; male fisico e ferite non erano una novità per lui. Una volta aveva perso le ossa del braccio destro, e gli erano ricresciute tutte, dolorosamente, in una notte. Poco tempo dopo lo stesso braccio era stato dilaniato da una zanna velenosa lunga trenta centimetri. Solo l’anno prima Harry aveva fatto un Volo di quindici metri da un manico di scopa volante. Era abituato agli incidenti più bizzarri: erano inevitabili, se frequentavi la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts e avevi il dono di attirarti un sacco di guai.
La Cicatrice (Cap. 2 Harry Potter 4)

    Dudley aveva l’aria arrabbiata e scontrosa, e in qualche modo sembrava prendere ancora più spazio del solito. Il che era tutto dire, visto che da solo occupava sempre un lato intero del taVolo quadrato. Quando zia Petunia posò un quarto di pompelmo non zuccherato nel piatto di Dudley con un tremulo «Ecco, Diddy, tesoro», Dudley la fulminò con lo sguardo. La sua vita aveva preso una piega alquanto sgradevole da quando era tornato a casa per l’estate con il giudizio di fine anno.
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    Zia Petunia posò la teiera sul taVolo e si guardò intorno incuriosita, cercando zio Vernon. Non dovette aspettare a lungo per scoprire dov’era finito; dopo un minuto circa, eccolo di ritorno. Era livido.
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    Stupito, chiedendosi che cosa diaVolo avesse combinato stavolta, Harry si alzò e seguì zio Vernon nella stanza accanto. Zio Vernon chiuse bruscamente la porta dietro di loro.
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    «Vengono in macchina, vero?» abbaiò zio Vernon attraverso il taVolo.
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    «Accidenti!» disse la voce del signor Weasley. «Perché diaVolo hanno chiuso il camino?»
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    All’estremità del taVolo, Percy stava raccontando a suo padre nei dettagli la relazione sui fondi di calderone.
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    Il taVolo di Bill urtò quello di Charlie con un gran tonfo e gli strappò una gamba. Giunsero altri rumori dall’alto; tutti guardarono in su e videro la testa di Percy spuntare da una finestra del secondo piano.
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    Avevano fatto solo pochi passi quando Grattastinchi, il gatto di Hermione, fulvo e dalle zampe alquanto storte, scattò fuori dal giardino, la coda a scoVolo ritta in aria, inseguendo quella che sembrava una patata fangosa con le gambe. Harry riconobbe uno gnomo: alto a stento venticinque centimetri, aveva piedini callosi che scalpicciavano rapidissimi mentre sfrecciava attraverso il cortile e si tuffava di testa in uno degli stivali di gomma sparpagliati attorno alla porta. Harry udì lo gnomo ridacchiare come un pazzo mentre Grattastinchi infilava una zampa nello stivale, tentando di afferrarlo. Contemporaneamente, dal giardino sul lato opposto della casa si levò un fracasso tremendo: Bill e Charlie, con le bacchette sguainate, avevano incominciato un duello tra due vecchi tavoli che fluttuavano a mezz’aria, facendoli cozzare uno contro l’altro nel tentativo di abbattersi a vicenda. Fred e George facevano il tifo; Ginny rideva e Hermione guardava in disparte, incerta se divertirsi o preoccuparsi.
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    La signora Weasley puntò la bacchetta verso il cassetto delle posate, che si aprì di scatto. Harry e Ron si ritrassero rapidi mentre parecchi coltelli ne uscivano a schiera, attraversavano la cucina a Volo radente e cominciavano ad affettare le patate, che la pentola aveva appena riversato nel lavandino.
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    Sbatté una grande padella di rame sul taVolo della cucina e cominciò a girarvi dentro la bacchetta. Una salsa cremosa uscì dalla punta mentre lei mescolava.
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    La piccola cucina rimbombò di risate; Harry si guardò attorno e vide Ron e George seduti al taVolo di legno con due ragazzi dai capelli rossi che Harry non aveva mai visto prima, anche se capì subito chi erano: Bill e Charlie, i due Weasley maggiori.
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    «Oh, Bertha è un caso disperato, è vero» disse Percy. «Ho sentito dire che è stata trasferita da un Ufficio all’altro per anni, insomma, dà molti più guai di quanto non valga… ma comunque Bagman dovrebbe cercarla. Il signor Crouch si è interessato personalmente al caso — lei una volta lavorava da noi, sapete, e credo che al signor Crouch piacesse molto — ma Bagman non fa che ridere e dire che probabilmente teneva la cartina a rovescio ed è finita in Australia invece che in Albania. Comunque» Percy fece un gran sospiro e bevve un bel sorso di vino di fior di sambuco, «abbiamo abbastanza da fare all’Ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale senza metterci a cercare anche i membri degli altri Uffici. Come sapete, dobbiamo organizzare un altro evento importante dopo la Coppa del Mondo». Si schiarì la gola in tono eloquente e guardò verso l’estremità del taVolo, dov’erano seduti Harry, Ron e Hermione. «Tu sai di cosa parlo, papà». Alzò appena la voce. «La cosa top-secret».
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    Prima del dolce (gelato di fragola fatto in casa), il signor Weasley fece apparire delle candele per illuminare il giardino sempre più buio, e quando ebbero finito le falene svolazzavano basse sul taVolo e l’aria tiepida era carica degli aromi dell’erba e del caprifoglio. Harry si sentiva molto sazio e in pace col mondo mentre osservava parecchi gnomi filare tra i cespugli di rose, ridendo come matti, con Grattastinchi alle calcagna.
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    «Be’, loro si Materializzano, vero?» disse la signora Weasley, posando il tegame sul taVolo e cominciando a versare il porridge nelle ciotole. «Così possono dormire un po’ di più».
La Passaporta (Cap. 6 Harry Potter 4)

    Tutti attorno al taVolo tranne Harry trasalirono inorriditi.
La Passaporta (Cap. 6 Harry Potter 4)

    «Barty Crouch continua a dirmelo» disse Bagman, i tondi occhi sgranati e innocenti, «ma davvero al momento non ho nessuno che mi avanza. Oh… parli del diaVolo! Barty!»
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    E fu così: i Battitori bulgari, Volkov e Vulchanov, erano atterrati ai lati di Mustafà, e presero a litigare furiosamente con lui, gesticolando verso i Lepricani, che in segno di scherno avevano formato le parole “HEE HEE HEE”. Mustafà non si lasciò impressionare dagli argomenti dei Bulgari; agitava il dito in aria, e chiaramente diceva loro di riprendere il Volo, e quando si rifiutarono, emise due fischi brevi col suo fischietto.
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    Scivolò giù dal letto a castello e cercò i suoi vestiti, ma il signor Weasley, che si era infilato i jeans sul pigiama, disse: «Non c’è tempo, Harry… prendi una giacca ed esci… in fretta!»
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    E qualcosa di enorme, verde e lucente sbucò dalla pozza di oscurità che gli occhi di Harry avevano tentato di penetrare: volò oltre le cime degli alberi, su in cielo.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    Pensò alla lettera che aveva scritto a Sirius prima di lasciare Privet Drive. Chissà se Sirius l’aveva già ricevuta? Quando avrebbe risposto? Harry rimase disteso a guardare la tela, ma non sopraggiunsero fantasticherie di Volo a conciliargli il sonno, e fu molto dopo che il russare di Charlie ebbe riempito la tenda che Harry alla fine si assopì.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «Un chiasso maledetto e hanno sparato immondizia dappertutto, per quel che ne so» rispose Diggory. «Apparentemente uno era ancora in Volo quando sono arrivati i pulizìotti…»
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    La signora Weasley prese una fetta di pane imburrato da una pila sul taVolo della cucina, la mise tra le molle del camino e la infilò in bocca a Diggory.
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    Harry preferì non dire alla signora Weasley che i tassisti babbani trasportano di rado gufi sovreccitati, e Leo stava facendo un fracasso spaccatimpani. Certo non contribuì il fatto che un certo numero di FaVolosi Fuochi d’Artificio Freddi del dottor Filibuster con Innesco ad Acqua partirono a sorpresa quando il baule di Fred si aprì di scatto, strappando al tassista ululati di paura e dolore mentre Grattastinchi si arrampicava ad artigli sguainati su per la gamba del poveretto.
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    La professoressa McGranitt, vicepreside della scuola e direttrice della Casa di Grifondoro, era arrivata di fretta dalla Sala Grande; scivolò sul pavimento bagnato e si aggrappò al collo di Hermione per non cadere. «Oops… Chiedo scusa, signorina Granger…»
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    La Sala Grande era magnifica come sempre, decorata per il banchetto d’inizio anno. Piatti e calici d’oro scintillavano alla luce di centinaia e centinaia di candele che galleggiavano a mezz’aria sopra i tavoli. Le quattro lunghe tavolate delle case erano affollate di studenti vocianti; in fondo alla Sala, gli insegnanti sedevano lungo un solo lato di un quinto taVolo, di fronte ai loro allievi. Lì dentro faceva molto più caldo. Harry, Ron e Hermione passarono oltre i Serpeverde, i Corvonero e i Tassorosso e si sedettero con gli altri di Grifondoro all’estremità della Sala, vicino a Nick-Quasi-Senza-Testa, il fantasma di Grifondoro. Nick quella sera portava il suo solito farsetto, con una gorgiera particolarmente ampia, che serviva al doppio scopo di avere un’aria festaiola e di assicurare che la testa non ciondolasse troppo sul collo in parte tagliato.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    In quell’istante, una voce affannata e molto su di giri gridò dall’altra parte del taVolo: «Ehilà, Harry!»
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    Harry guardò il taVolo degli insegnanti. Sembrava che ci fossero più posti vuoti del solito. Hagrid, naturalmente, stava ancora tentando di attraversare il lago con quelli del primo anno; la professoressa McGranitt probabilmente stava sovrintendendo all’asciugatura del pavimento dell’ingresso, ma c’era anche un altro posto vuoto, e Harry non riuscì a capire chi altri mancasse.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    Non avevano ancora avuto un insegnante di Difesa contro le Arti Oscure che fosse durato più di tre trimestri. Il preferito di Harry, di gran lunga, era stato il professor Lupin, che aveva dato le dimissioni l’anno prima. Guardò il taVolo dei professori in lungo e in largo. Decisamente non c’erano facce nuove laggiù.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    Harry scrutò il taVolo con maggiore attenzione. Il minuscolo professor Vitious, l’insegnante di Incantesimi, era seduto su una grossa pila di cuscini accanto alla professoressa Sprite, l’insegnante di Erbologia, che aveva il cappello di traverso sui capelli neri svolazzanti; stava parlando con la professoressa Sinistra di Astronomia. Accanto sedeva il giallastro, aquilino, untuoso insegnante di Pozioni, Piton — la persona meno gradita a Harry di tutta Hogwarts. Il disgusto di Harry per Piton era pari solo all’odio di Piton per lui, un odio che, se possibile, era aumentato l’anno prima, quando Harry aveva aiutato Sirius a fuggire sotto il lungo naso di Piton… Piton e Sirius erano nemici fin dai tempi della scuola.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    Vicino a Piton c’era un posto vuoto, che Harry immaginò fosse quello della professoressa McGranitt. Oltre, esattamente al centro del taVolo, sedeva il professor Silente, il Preside, i capelli argentei e la barba fluente che brillavano alla fiamma delle candele, gli splendidi abiti verde cupo ricamati di numerose stelle e lune. Silente posava il mento sulle lunghe dita sottili, fissando il soffitto attraverso gli occhiali a mezzaluna come se fosse perso nei suoi pensieri. Anche Harry guardò il soffitto che rifletteva per magia il cielo fuori, e non l’aveva mai visto così tempestoso. Nuvole nere e viola lo attraversavano vorticando, e mentre rimbombava un altro tuono, saettò un fulmine.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    Non fece in tempo a finire la frase che le porte della Sala Grande si aprirono, e cadde il silenzio. La professoressa McGranitt guidò una lunga fila di ragazzini del primo anno fino all’altro capo del salone. Se Harry, Ron e Hennione erano bagnati, non era niente a confronto dei nuovi arrivati: sembrava che invece di arrivare in barca avessero attraversato il lago a nuoto. Tutti tremavano di freddo e nervosismo mentre sfilavano lungo il taVolo degli insegnanti e si fermavano davanti al resto della scuola — tutti tranne il più piccolo, un ragazzino coi capelli color topo, avvolto in quello che Harry riconobbe come il cappotto di pelliccia di talpa di Hagrid. Il cappotto era così grande per lui che sembrava avviluppato in un tendone nero e peloso: il suo faccino spuntava da sopra il collo, quasi dolorosamente eccitato. Quando ebbe preso posto accanto ai suoi terrorizzati coetanei, incrociò lo sguardo di Colin Canon, alzò entrambi i pollici e articolò: «Sono caduto nel lago!» Sembrava decisamente divertito per l’accaduto.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    «Quando vi chiamo, dovete mettervi il Cappello e sedervi sullo sgabello» disse ai ragazzi in fila. «Quando il Cappello proclama la vostra Casa, andrete a sedervi al taVolo giusto.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    Stewart Ackerley se lo tolse e corse al taVolo di Corvonero, dove tutti lo applaudirono. Harry colse di sfuggita Cho, la Cercatrice di Corvonero, che festeggiava il nuovo arrivato. Per un attimo fuggente, Harry provò lo strano impulso di unirsi al taVolo di Corvonero.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    Il taVolo all’altro capo della Sala esplose in applausi; Harry vide Malfoy battere le mani mentre Baddock si univa ai Serpeverde. Harry si chiese se Baddock sapeva che la casa di Serpeverde aveva prodotto più Maghi e Streghe Oscuri di qualunque altra. Fred e George fischiarono mentre Malcolm Baddock si sedeva.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    Il piccolo Dennis Canon barcollò in avanti, inciampando nella pelliccia di talpa di Hagrid, proprio mentre quest’ultimo scivolava nella Sala attraverso una porta dietro il taVolo degli insegnanti. Alto due volte un uomo normale, e largo almeno tre, Hagrid, con la sua lunga barba nera aggrovigliata e incolta, aveva un aspetto vagamente inquietante — una falsa impressione, perché Harry, Ron e Hermione sapevano che Hagrid era di natura assai gentile. Il gigante fece loro l’occhiolino mentre sedeva all’estremità del taVolo degli insegnanti e guardava Dennis Canon infilarsi il Cappello Parlante. Lo squarcio vicino all’orlo si spalancò…
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    «Spero che quelli di Grifondoro di quest’anno siano all’altezza della situazione» disse Nick-Quasi-Senza-Testa, applaudendo mentre “McDonald, Natalie!” si univa al taVolo di Grifondoro. «Non vorremo perdere la nostra serie di vittorie, vero?»
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    Nick-Quasi-Senza-Testa ridacchiò così forte che la gorgiera scivolò via e la testa ricadde, penzolando dai tre centimetri scarsi di pelle e muscolo spettrale che la tenevano unita al collo.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    Sulla soglia c’era un uomo appoggiato a un lungo bastone, avvolto in un mantello nero da viaggio. Un lampo improvviso lo illuminò: tutte le teste dei ragazzi si volsero di scatto a guardarlo. L’uomo abbassò il cappuccio, scosse una folta chioma di lunghi capelli brizzolati, poi prese ad avanzare verso il taVolo degli insegnanti.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    Un sordo clunk echeggiò nella Sala un passo sì e uno no. Lo sconosciuto raggiunse l’estremità del taVolo, voltò a destra e zoppicò vistosamente verso Silente. Un altro lampo attraversò il soffitto. Hermione trattenne il respiro.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    Moody parve del tutto indifferente all’accoglienza men che tiepida. Ignorando la caraffa di succo di zucca davanti a sé, infilò di nuovo la mano nel mantello da viaggio, estrasse una fiaschetta e bevve una lunga sorsata. Mentre alzava il braccio, il mantello si sollevò leggermente da terra, e Harry vide sotto il taVolo parecchi centimetri di una gamba di legno intagliato che terminava in un piede a zampa di leone.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    «Io ci sto!» sibilò Fred Weasley lungo il taVolo, il viso acceso d’entusiasmo alla prospettiva di tanta gloria e ricchezza. Non era il solo a immaginarsi campione di Hogwarts: ai tavoli di ciascuna Casa, Harry vide ragazzi e ragazze che guardavano rapiti verso Silente o confabulavano con i vicini. Ma in quel momento Silente parlò di nuovo, e la Sala si zittì un’altra volta.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    «Non riusciranno a impedirmi di partecipare» disse Fred cocciuto, scrutando accigliato il taVolo degli insegnanti. «I campioni faranno un sacco di cose che normalmente uno non ha il permesso di fare. E il premio di mille galeoni!»
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    Sedettero al taVolo di Grifondoro e si servirono di costolette d’agnello e patate. Hermione cominciò a mangiare così in fretta che Harry e Ron la fissarono esterrefatti.
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    «Vai al diaVolo, Malfoy» disse Harry. «Andiamo, Ron…»
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    «Non credo proprio!» ruggì Moody puntando la bacchetta di nuovo verso il furetto, che volò in aria a tre metri di altezza, cadde con un tonfo al suolo e poi rimbalzò di nuovo in alto.
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    Il furetto volò per aria, le zampe e la coda che si agitavano invano.
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    Malfoy, i cui pallidi occhi lacrimavano ancora dal dolore e dall’umiliazione, scoccò uno sguardo maleVolo di sotto in su verso Moody e borbottò qualcosa in cui si distinsero le parole “mio padre”.
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    «Non dite niente» sussurrò Ron a Harry e Hermione, mentre poco dopo si sedevano al taVolo di Grifondoro, circondati da chiacchiere eccitate su ciò che era appena accaduto.
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    «Anni fa, c’erano un sacco di maghi e streghe controllati dalla Maledizione Imperius» disse Moody, e Harry seppe che alludeva ai giorni di massima potenza di Voldemort. «Un bel lavoretto per il Ministero, cercare di stabilire chi era costretto a fare certe cose e chi le faceva di sua spontanea Volontà.
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    La mano di Hermione scattò di nuovo, e sali anche, con lieve sorpresa di Harry, quella di Neville. L’unica lezione nella quale di solito Neville forniva Volontariamente informazioni era Erbologia, che era di gran lunga la materia in cui riusciva meglio. Neville stesso parve sorpreso della propria audacia.
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    Ci furono un lampo di luce verde accecante e un rumore improvviso, come se un’entità enorme e invisibile galleggiasse nell’aria: il ragno si rovesciò sulla schiena all’istante, intatto ma inequivocabilmente morto. Parecchie ragazze lanciarono grida soffocate; Ron si era gettato all’indietro e quasi cadde dalla sedia quando il ragno scivolò verso di lui.
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    Harry e Ron portarono di sotto le loro copie di Svelare il Futuro, trovarono un taVolo libero e si misero a lavorare sulle loro predizioni per il mese seguente. Un’ora dopo avevano fatto scarsi progressi, anche se il taVolo era ingombro di pezzi di pergamena coperti di conti e simboli, e la mente di Harry era annebbiata come se fosse stata invasa dai vapori del fuoco della professoressa Cooman.
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    «Sì» rispose Ron, spazzando via dal taVolo la gran massa di foglietti scarabocchiati, intingendo la penna nell’inchiostro e cominciando a scrivere.
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    Edvige volò dentro, planò nella stanza e atterrò sul taVolo, sopra le predizioni di Harry.
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    Volo immediatamente a nord. La notizia della tua cicatrice è l’ultima di una serie di strane voci che mi sono giunte fin qui. Se ti fa ancora male, vai subito da Silente: dicono che ha convinto Malocchio a tornare al lavoro, il che significa che sta leggendo i segni, anche se è l’unico.
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    «Lo ha convinto a tornare!» ribatté Harry, e questa volta colpì il taVolo col pugno. Edvige si rifugiò sullo schienale della poltrona di Ron, tubando indignata. «Torna perché è convinto che io sia nei guai! E non c’è niente che non va in me! Non ho niente per te» sbottò rivolto a Edvige, che schioccava il becco in attesa, «dovrai andare su alla Guferia, se vuoi da mangiare».
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

   Il giorno dopo Harry si svegliò presto con in testa un piano dettagliato, come se nel sonno il suo cervello ci avesse lavorato sopra tutta la notte. Si alzò, si vestì nella pallida luce dell’alba, uscì dal dormitorio senza svegliare Ron e scese nella sala comune deserta. Qui prese un foglio di pergamena dal taVolo sul quale si trovava ancora il suo compito di Divinazione, e scrisse la lettera che segue:
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    Quando scesero per colazione la mattina del 30 ottobre, scoprirono che la Sala Grande era stata addobbata durante la notte. Enormi stendardi di seta pendevano dai muri. Ciascuno rappresentava una Casa di Hogwarts: rosso con un leone d’oro per Grifondoro, blu con un’aquila di bronzo per Corvonero, giallo con un tasso nero per Tassorosso, e verde con un serpente d’argento per Serpeverde. Dietro il taVolo degli insegnanti, lo stendardo più grande di tutti portava il blasone di Hogwarts: leone, aquila, tasso e serpente uniti sotto una grande H.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    Harry, Ron e Hermione individuarono Fred e George al taVolo di Grifondoro. Ancora una volta, cosa del tutto insolita, sedevano lontano da tutti gli altri e parlavano a bassa voce. Ron fu il primo a raggiungerli.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    Raggiunsero il taVolo di Grifondoro e presero posto. Ron si premurò di sedere sul lato che guardava l’ingresso, perché Krum e i suoi compagni di Durmstrang erano ancora riuniti laggiù, apparentemente incerti su dove sedersi. Gli studenti di Beauxbatons si erano sistemati al taVolo di Corvonero e si guardavano intorno imbronciati. Tre di loro si stringevano ancora sciarpe e scialli attorno alla testa.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    Viktor Krum e i suoi compagni di Durmstrang si erano seduti al taVolo di Serpeverde. Harry notò che Malfoy, Tiger e Goyle erano molto compiaciuti per questo; Malfoy si chinò in avanti per dire qualcosa a Krum.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    Su al taVolo dei docenti, Mastro Gazza, il guardiano, stava aggiungendo delle sedie. Indossava un vecchio frac ammuffito in onore della circostanza. Harry si meravigliò nel vedere che aggiungeva quattro sedie, due da ciascun lato di Silente.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    Quando tutti gli studenti furono entrati nella Sala e si furono sistemati ai tavoli delle loro Case, gli insegnanti entrarono, raggiunsero in fila il taVolo più lontano e si sedettero. Il professor Silente, il professor Karkaroff e Madame Maxime furono gli ultimi. Quando apparve la loro Preside, gli allievi di Beauxbatons scattarono in piedi. Alcuni studenti di Hogwarts risero. Il gruppo di Beauxbatons non sembrò minimamente imbarazzato, e nessuno tornò a sedere se non dopo che Madame Maxime ebbe preso posto alla sinistra di Silente. Quest’ultimo però rimase in piedi e il silenzio calò sulla Sala Grande.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    Hagrid sgattaiolò nella Sala passando per una porta dietro il taVolo degli insegnanti venti minuti dopo l’inizio del banchetto. Scivolò al suo posto in fondo e salutò Harry, Ron e Hermione con una mano pesantemente fasciata.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    La ragazza prese il piatto e lo portò con cautela al taVolo di Corvonero. Ron continuava a fissarla come se non avesse mai visto una ragazza prima di quel momento. Harry scoppiò a ridere. Il rumore parve far tornare in sé Ron.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    Stava indicando il taVolo degli insegnanti. I due posti ancora vuoti erano stati appena occupati. Ora Ludo Bagman sedeva dall’altro lato del professor Karkaroff, mentre il signor Crouch, il capo di Percy, era vicino a Madame Maxime.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    Quando arrivò la seconda portata notarono anche un certo numero di dessert dall’aria insolita. Ron studiò da vicino uno strano tipo di budino pallido, poi lo spostò accuratamente di qualche centimetro alla sua destra, in modo che fosse ben visibile dal taVolo di Corvonero. La ragazza che sembrava una Veela però, a quanto pareva, aveva mangiato abbastanza, e non venne a prenderselo.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    «Le istruzioni per le prove che i campioni affronteranno quest’anno sono già state prese in esame dal signor Crouch e dal signor Bagman» disse Silente, mentre Gazza posava con cautela il baule sul taVolo davanti a lui, «ed essi hanno preso i provvedimenti necessari. Le sfide saranno tre, distribuite nell’arco dell’anno scolastico, e metteranno alla prova i campioni in molti modi diversi… la loro perizia magica, la loro audacia, i loro poteri deduttivi e, naturalmente, la loro capacità di affrontare il pericolo».
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    Ma questo interrogativo ebbe quasi subito una risposta. Avevano raggiunto il taVolo di Serpeverde, e Karkaroff aveva appena chiamato a raccolta i suoi studenti.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    Il professor Karkaroff si voltò di scatto. Malocchio Moody era là, appoggiato pesantemente al bastone, l’occhio magico che fissava maleVolo il Preside di Durmstrang.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    Harry guardò affascinato Fred che estraeva dalla tasca un foglietto di pergamena con scritto sopra “Fred Weasley — Hogwarts”. Fred avanzò fino alla linea, e lì rimase, dondolandosi sulle punte dei piedi come un tuffatore che si accinge a un Volo di quindici metri. Poi, con gli occhi di tutti i presenti puntati addosso, trasse un gran respiro e superò la linea.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    La capanna di Hagrid era in realtà una sola stanza: un letto gigantesco con una coperta patchwork era sistemato in un angolo. Un taVolo di legno e alcune sedie ugualmente smisurate si trovavano davanti al fuoco, sotto un’abbondanza di prosciutti salati e uccelli morti penzolanti dal soffitto. I ragazzi sedettero al taVolo mentre Hagrid preparava il tè. e ben presto furono immersi nell’ennesima discussione sul Torneo Tremaghi. Hagrid sembrava eccitato quanto loro.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    Quando entrarono, la Sala Grande illuminata dalle candele era quasi piena. Il Calice di Fuoco era stato spostato; ora si trovava davanti al posto di Silente al taVolo degli insegnanti. Fred e George — di nuovo senza un pelo — sembravano aver preso bene la delusione.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    «Bene, il Calice è quasi pronto a prendere le sue decisioni» annunciò Silente. «Ritengo che abbia bisogno di un altro minuto. Ora, prego i campioni che verranno chiamati di venire da questa parte della Sala, passare davanti al taVolo degli insegnanti ed entrare nella stanza accanto» e indicò la porta dietro il taVolo, «dove riceveranno le prime istruzioni».
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    Le fiamme ridiventarono rosse all’improvviso. Dall’interno del Calice si sprigionarono scintille. Un attimo dopo, una lingua di fuoco dardeggiò nell’aria, un pezzetto di pergamena bruciato ne volò fuori… tutta la sala trattenne il respiro.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    «Lo sapevo, io!» strillò Ron, mentre una tempesta di applausi e urla invadeva la Sala. Harry vide Viktor Krum alzarsi dal taVolo di Serpeverde e dirigersi goffo verso Silente; girò a destra, avanzò lungo il taVolo degli insegnanti e spari oltre la porta che conduceva alla stanza accanto.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    «No!» esclamò Ron ad alta voce, ma nel frastuono assordante del taVolo vicino nessuno lo sentì tranne Harry. Ogni singolo Tassorosso era balzato in piedi, urlando e saltando, mentre Cedric avanzava tra i compagni, con un gran sorriso sul volto, e si dirigeva verso la stanza dietro il taVolo degli insegnanti. In verità l’applauso per Cedric durò tanto a lungo che Silente ci mise un po’ a farsi sentire di nuovo.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    Al taVolo degli insegnanti, la professoressa McGranitt era scattata in piedi e aveva oltrepassato rapida Ludo Bagman e il professor Karkaroff per parlottare concitata col professor Silente, che tese l’orecchio verso di lei, accigliato.
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    Al taVolo principale, il professor Silente si era alzato in piedi e aveva fatto un cenno alla professoressa McGranitt.
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    Harry si alzò, inciampò nell’orlo dell’abito e barcollò un po’. S’incamminò lungo lo spazio tra il taVolo di Grifondoro e quello di Tassorosso. Gli parve un percorso infinitamente lungo; il taVolo principale non sembrava affatto avvicinarsi, e sentiva centinaia e centinaia di occhi fissi su di lui, come tanti riflettori. Il brusio divenne sempre più intenso. Dopo quella che gli parve un’ora, si trovò di fronte a Silente, con gli sguardi di tutti gli altri insegnanti puntati addosso.
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    Harry oltrepassò il taVolo. Hagrid era seduto proprio alla fine. Non gli fece l’occhiolino né gli rivolse uno dei suoi soliti cenni di saluto: sembrava totalmente sbalordito, e si limitò a fissarlo come tutti gli altri. Harry varcò la soglia e si ritrovò in una stanza più piccola, tappezzata di ritratti di maghi e streghe. Un bel fuoco scoppiettava nel camino davanti a lui.
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    Al suo ingresso le facce nei ritratti si voltarono a guardarlo: una strega raggrinzita scivolò addirittura fuori dalla cornice del suo quadro ed entrò in quello accanto, che ospitava un mago coi baffoni da tricheco. La strega avvizzita prese a sussurrargli all’orecchio.
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    Scesero, attraversarono in fretta l’Ingresso senza guardare dentro la Sala Grande, e ben presto si trovarono a percorrere il prato in direzione del lago, dove era ormeggiata la nave di Durmstrang, sagoma nera riflessa nell’acqua. Era una mattinata gelida, e camminarono mangiando, mentre Harry raccontava a Hermione che cosa era successo esattamente dopo che aveva lasciato il taVolo di Grifondoro la sera prima. Con suo immenso sollievo, Hermione accettò la sua storia senza riserve.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Non ho intenzione di corrergli dietro per dirgli di crescere!» rispose Harry, così forte che parecchi gufi su un albero vicino spiccarono il Volo allarmati. «Forse si convincerà che non mi sto divertendo quando mi sarò rotto l’osso del collo o…»
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    Edvige ululò molto forte, e decollò così all’improvviso che i suoi artigli gli penetrarono nella spalla. Si tenne lontana da Harry mentre lui legava la lettera alla zampa di un grosso barbagianni. Quando il barbagianni fu volato via, Harry tese la mano per accarezzare Edvige, ma lei fece scattare il becco con rabbia e volò verso le travi, fuori tiro.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    I Tassorosso, che di solito erano in ottimi rapporti con i Grifondoro, erano diventati decisamente freddi nei loro confronti: una lezione di Erbologia bastò a dimostrarlo. Evidentemente i Tassorosso sentivano che Harry aveva rubato la gloria al loro campione; un sentimento inasprito, forse, dal fatto che la casa di Tassorosso molto di rado si copriva di gloria, e che Cedric era uno dei pochi ad avergliene conferita, quando aveva battuto Grifondoro a Quidditch. Ernie Macmillan e Justin Finch-Fletchley, con i quali Harry di solito andava molto d’accordo, non gli rivolsero la parola anche se stavano trapiantando Bulbi Balzellanti allo stesso taVolo: in compenso risero in maniera piuttosto sgradevole quando uno dei Bulbi Balzellanti si divincolò dalla presa di Harry e lo schiaffeggiò. Nemmeno Ron gli rivolgeva la parola: Hermione sedeva tra di loro, sforzandosi di fare conversazione, ma anche se tutti e due le rispondevano normalmente, evitavano di guardarsi. Harry pensò che perfino la professoressa Sprite sembrava fredda con lui: ma d’altra parte era la Direttrice della casa di Tassorosso.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    A Harry rimbombavano le orecchie. Voleva ridurre Piton in mille viscidi pezzi con un incantesimo, per quella mostruosa ingiustizia. Lo superò, raggiunse con Ron il fondo del sotterraneo, e scaraventò la borsa dei libri sul taVolo. Anche Ron tremava di rabbia — per un istante, fu come se tutto tra loro fosse tornato normale, ma poi Ron si voltò e si sedette con Dean e Seamus, lasciando Harry solo al suo taVolo. Dalla parte opposta, Malfoy voltò le spalle a Piton e premette la spilla con un ghigno. POTTER FA SCHIFO lampeggiò ancora una volta attraverso la stanza.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    Ora Harry era seccato davvero. Come diaVolo faceva a sapere cos’avrebbero provato i suoi genitori se fossero stati vivi? Si accorse che Rita Skeeter lo osservava con molta attenzione. Incupito, evitò il suo sguardo e lesse le parole che la penna aveva appena tracciato.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    Assai lieto di sfuggire a Rita Skeeter, Harry tornò in fretta nella stanza. Gli altri campioni erano seduti vicino alla porta; lui si mise subito vicino a Cedric, e guardò verso il taVolo coperto di velluto, dove ora erano schierati quattro dei cinque giudici: il professor Karkaroff, Madame Maxime, il signor Crouch e Ludo Bagman. Rita Skeeter si sistemò in un angolo; Harry la vide far scivolare di nuovo la pergamena fuori dalla borsa, spiegarla sul ginocchio, succhiare la punta della Penna Prendiappunti e sistemarla sul foglio.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Vi presento il signor Olivander» disse Silente, sedendosi al taVolo dei giudici e rivolgendosi ai campioni. «Sarà lui a controllare le vostre bacchette per assicurarsi che siano in buone condizioni prima del Torneo».
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    La bacchetta schioccò come una pistola, e uno stormo di uccellini cinguettanti decollò dalla sua estremità, uscì dalla finestra e volò via nella luce acquosa.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Grazie a tutti voi» disse Silente, alzandosi al taVolo dei giudici. «Ora potete tornare alle vostre lezioni… o forse sarebbe più pratico che scendeste direttamente a cena, visto che stanno per finire…»
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    Harry scese a cena. Hermione non c’era — immaginò che si trovasse ancora in infermeria a farsi sistemare i denti. Cenò tutto solo all’estremità del taVolo, poi tornò alla Torre di Grifondoro. pensando a tutto il lavoro extra sugi; Incantesimi di Appello che doveva fare. Su in dormitorio, incrociò Ron.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    Era molto difficile spostarsi tra la folla con addosso il Mantello dell’Invisibilità, perché potevi pestare per sbaglio i piedi a qualcuno, cosa che tendeva ad attirare domande inopportune. Harry avanzò lentamente verso un taVolo libero nell’angolo mentre Hermione andava a prendere le bibite. Attraversando il pub, Harry notò Ron seduto con Fred, George e Lee Jordan. Resistendo all’impulso di dargli una bella manata sulla nuca, finalmente raggiunse il taVolo e si sedette.
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    Hermione cadde in un silenzio meditabondo, mentre Harry beveva la sua Burrobirra e osservava gli avventori del pub. Sembravano tutti allegri e rilassati. Ernie Macmillan e Hannah Abbott si stavano scambiando le figurine delle Cioccorane a un taVolo vicino; entrambi portavano la spilla con scritto TIFA PER CEDRIC DIGGORY appuntata al mantello. Vicino alla porta vide Cho con un grappo di amiche di Corvonero. Non aveva la spilla però… cosa che rincuorò Harry, ma appena appena…
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    Hagrid e Moody si alzarono per uscire. Harry agitò la mano, poi gli venne in mente che Hagrid non poteva vederlo. Moody però si fermò, l’occhio magico puntato verso l’angolo nel quale si trovava Harry. Diede un colpetto a Hagrid nel fondoschiena (non riuscendo a raggiungere la sua spalla), gli borbottò qualcosa, e poi entrambi riattraversarono il pub diretti al taVolo di Harry e Hermione.
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    Moody zoppicò attorno al taVolo e si curvò; Harry credette che stesse leggendo il quaderno di CREPA, finché non lo sentì mormorare: «Bel mantello, Potter».
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    Quella sera alle undici e mezzo Harry, che aveva finto di andare a dormire presto, indossò di nuovo il Mantello dell’Invisibilità e sgattaiolò giù per le scale e attraverso la sala comune. Erano rimasti in pochi. I fratelli Canon erano riusciti a impossessarsi di un bel mucchio di spille TIFA PER CEDRIC DIGGORY e stavano cercando di stregarle in modo da trasformare gli slogati in SOSTIENI HARRY POTTER. Fino a quel momento, comunque, tutto quello che erano riusciti a fare era bloccarle su POTTER FA SCHIFO. Harry li superò, raggiunse il buco del ritratto e attese per un minuto circa, con un occhio all’orologio. Poi Hermione aprì la Signora Grassa dall’esterno come avevano stabilito. Le scivolò accanto sussurrando «Grazie!» e attraversò il castello.
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    «Chi è là?» ripeté Karkaroff, molto sospettoso, guardandosi intorno nell’oscurità. Harry rimase immobile, in silenzio. Dopo un minuto. Karkaroff sembrò convincersi che si fosse trattato di un qualche animale; si guardò attorno all’altezza della vita, come se si aspettasse di veder spuntare un cane. Poi scivolò di nuovo al riparo degli alberi, e prese ad avanzare verso il luogo in cui si trovavano i draghi.
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    Harry raggiunse il castello, scivolò dentro per la porta principale e prese a salire la scalinata di marmo; era molto affannato, ma non osò rallentare… aveva meno di cinque minuti per raggiungere il fuoco…
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    Harry si sfilò il Mantello dell’Invisibilità e si lasciò cadere in una poltrona davanti al fuoco. La stanza era immersa nella semioscurità; le fiamme erano l’unica fonte di luce. Lì accanto, sul taVolo, le spille TIFA PER CEDRIC DIGGORY che i Canon avevano cercato di modificare scintillavano al bagliore del fuoco: ora dicevano POTTER FA DAVVERO SCHIFO. Harry tornò a guardare le fiamme e sobbalzò.
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    Harry afferrò una delle spille POTTER FA DAVVERO SCHIFO dal taVolo e la scagliò con violenza attraverso la stanza. La spilla colpì Ron sulla fronte e rimbalzò a terra.
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

   Harry si alzò la domenica mattina, e si vestì così distrattamente che ci mise un po’ ad accorgersi che stava cercando di infilarsi il cappello sul piede al posto del calzino. Quando finalmente ebbe sistemato tutti gli abiti sulle parti giuste del corpo, andò a cercare Hermione, e la trovò nella Sala Grande al taVolo di Grifondoro, dove stava facendo colazione con Ginny. Troppo irrequieto per mangiare, Harry attese che Hermione ingollasse la sua ultima cucchiaiata di porridge, poi la trascinò fuori per un’altra passeggiata. Mentre facevano un altro lungo giro attorno al lago, le raccontò tutto dei draghi, e quasi tutto quello che aveva detto Sirius.
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    Tornò al taVolo con una pila di libri di formule magiche, li posò e cominciò a scorrerli uno per uno, con Hermione che sussurrava ininterrottamente al suo fianco. «Be’, ci sono gli Incantesimi di Scambio… ma a cosa serve Scambiare? A meno che tu non scambi le sue zanne con gomma da masticare o roba del genere, così diventerebbe meno pericoloso… il guaio è che come dice il libro non c’è molto che possa trapassare la pelle di drago… ti suggerirei di Trasfigurarlo, ma una cosa così grossa, non hai la minima speranza, dubito che anche la professoressa McGranitt… a meno che tu non debba scagliare l’incantesimo su di te… Forse per attribuirti dei poteri in più? Ma quelli non sono incantesimi semplici, voglio dire, non ne abbiamo fatto nemmeno uno in classe, io so solo che esistono perché faccio i test di G.U.F.O. per esercitarmi…»
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    In qualche modo, gli faceva bene sapere che trovarsi lì e affrontare un drago era meglio che essere ancora a Privet Drive con Dudley; lo faceva sentire un po’ più tranquillo. Finì a fatica la pancetta (la gola non gli funzionava molto bene), e mentre lui e Hermione si alzavano vide Cedric Diggory allontanarsi dal taVolo di Tassorosso.
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    Per un attimo parve che Ron stesse per scoppiare a ridere; di sicuro incrociò lo sguardo di Harry per la prima volta da giorni, ma Harry provava ancora troppo rancore per badargli. Passò il resto della lezione cercando di attirare a sé con la bacchetta piccoli oggetti sotto il taVolo. Riuscì a far volare una mosca dritto nel palmo della mano, anche se non era del tutto certo che fosse dovuto alla sua abilità nell’Incantesimo di Appello: forse la mosca era solo stupida.
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    Mentre si alzava in Volo, mentre il vento gli soffiava nei capelli, mentre là sotto i volti del pubblico diventavano semplici punte di spillo color carne e lo Spinato rimpiccioliva diventando delle dimensioni di un cane, capi che non si era lasciato indietro solo il suolo, ma anche la sua paura… era tornato nel suo elemento…
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    Lo Spinato non sembrava intenzionato a prendere il Volo, era troppo impegnato a proteggere le uova. Anche se si contorceva e si agitava, spalancando e ripiegando le ali e tenendo i temibili occhi gialli fissi su Harry, aveva paura di allontanarsi troppo… lui doveva riuscire a indurlo a spostarsi, o non si sarebbe mai avvicinato alle uova… il trucco era farlo con cautela, un po’ alla volta…
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    Volò più su. La testa dello Spinato si levò con lui, il collo ora teso al massimo, ancora oscillante, come un serpente davanti al suo incantatore…
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    E quando fecero il loro ingresso nella sala comune di Grifondoro questa esplose di nuovo di urla e applausi. C’erano montagne di torte e brocche di succo di zucca e di Burrobirra dappertutto; Lee Jordan aveva sparato alcuni FaVolosi Fuochi d’Artificio Freddi del dottor Filibuster con Innesco ad Acqua, e l’aria era pervasa di stelline e scintille; e Dean Thomas, che disegnava benissimo, aveva appeso alcuni stendardi nuovi davvero notevoli, con Harry che sfrecciava attorno alla testa dello Spinato sulla sua Firebolt, anche se, a dir la verità, un paio mostravano Cedric con la testa in fiamme. Harry aveva quasi dimenticato cht cosa si provava ad aver davvero fame, e si sedette con Ron e Hermione. Non riusciva a credere alla sua felicità: aveva di nuovo Ron al suo fianco, aveva superato la prima prova, e non avrebbe dovuto affrontare la seconda prima di tre mesi.
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    «Accidenti, quanto pesa» disse Lee Jordan, soppesando l’uovo d’oro che Harry aveva posato su un taVolo. «Aprilo, Harry, dai! Vediamo un po’ che cosa c’è dentro!»
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    Era quasi l’una del mattino quando finalmente Harry salì in dormitorio con Ron, Neville. Seamus e Dean. Prima di chiudere le tende del suo letto a baldacchino. Harry sistemò il modellino dell’Ungaro Spinato sul taVolo accanto al letto, e quello sbadigliò, si acciambellò e chiuse gli occhi. Davvero, pensò Harry tirando le tende, Hagrid aveva ragione, dopotutto… erano a posto, i draghi…
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    Dobby per un istante fu scosso da un tremito, sconvolto dalla sua stessa audacia: poi corse al taVolo più vicino e cominciò a picchiarci la testa contro, molto forte, e a squittire «Dobby cattivo! Dobby cattivo!»
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    Harry afferrò Dobby per il nodo della cravatta e lo allontanò dal taVolo.
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    «Non sembrava che ci interessassero tanto le Creature Magiche, a dirti la verità» disse Hagrid, quando Harry, Ron e Hermione gli chiesero com’era andata l’intervista con Rita Skeeter durante l’ultima lezione di Cura delle Creature Magiche del trimestre. Con loro gran sollievo, Hagrid aveva rinunciato a ogni contatto diretto con gli Schiopodi, e quel giorno erano al riparo dietro la sua capanna, seduti a un taVolo a cavalietti a preparare una nuova selezione di cibi coi quali tentare gli Schiopodi.
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    «Ha detto così, eh?» disse Hagrid, mentre Ron e Hermione ridevano. «Be’, magari hai mandato al diaVolo qualche regoletta, Harry, ma sei un tipo a posto».
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    Erano Fred e George. Sedettero al taVolo con Hermione e Ron mentre quest’ultimo si tastava la faccia per valutare i danni.
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    Malfoy impallidì e fece un balzo all’indietro, guardandosi intorno terrorizzato, ma Moody era ancora al taVolo degli insegnanti a finire lo stufato.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Piegò appena le ginocchia per nascondersi dietro Harry, perché stava passando Fleur Delacour, faVolosa nel suo abito di satin grigio argento, accompagnata dal capitano della squadra di Quidditch di Corvonero, Roger Davies. Quando furono scomparsi, Ron si raddrizzò di nuovo e guardò oltre le teste della folla.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Una volta che tutti si furono sistemati nella Sala Grande, la professoressa McGranitt disse ai campioni e ai loro accompagnatori di mettersi in fila a coppie e di seguirla. Obbedirono, e la Sala Grande applaudì mentre facevano il loro ingresso e avanzavano verso un grande taVolo rotondo all’altra estremità della Sala, dove avevano preso posto i giudici.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Harry si sforzò di non inciampare nei propri piedi. Calì aveva l’aria di divertirsi; rivolgeva gran sorrisi a tutti, portando Harry con tanta energia da farlo sentire un cane da esibizione guidato a bacchetta. Scorse Ron e Padma mentre si avvicinava al taVolo dei giudici. Ron scrutava Hermione con gli occhi ridotti a fessure. Padma era imbronciata.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Silente sorrise allegramente mentre i campioni si avvicinavano al suo taVolo, ma Karkaroff ostentava un’espressione molto simile a quella di Ron mentre guardava Krum e Hermione avvicinarsi. Ludo Bagman, che per l’occasione indossava una veste di un viola acceso a grandi stelle gialle, batteva le mani con l’entusiasmo degli studenti; e Madame Maxime, che aveva sostituito la sua solita uniforme di satin nero con un abito dall’ampia gonna di seta color lavanda, applaudiva educatamente. Ma il signor Crouch, Harry notò all’improvviso, non c’era. Il quinto posto del taVolo era occupato da Percy Weasley.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Quando i campioni e i loro accompagnatori ebbero raggiunto il taVolo, Percy scostò la sedia vuota al suo fianco e fissò Harry con uno sguardo eloquente; Harry capì al Volo e si sedette accanto a lui, che indossava un abito da sera nuovissimo, blu marino, e un’espressione di assoluto compiacimento.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    «Cosine da nionte» disse in tono sbrigativo, guardando le pareti scintillanti della Sala Grande. «Al palazzo di Beauxbatons abiamo sculture di ghiascio tutto intorno la Sala da Pranzo a Natale. Non si sciolgono, naturalmonte… sono grondi statue di diamonte che brillano. E il mongiare è sempliscemonte superbe. E abiamo cori di ninfe dei boschi, mentre mongiamo. Non abiamo quelle brutte armature nei corridoi, e se un poltergeist mai ontra a Beauxbatons, viene espulso comme ça». E colpi sonoramente il taVolo con la mano.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    «Verissimo» disse in fretta, picchiando la mano sul taVolo come aveva fatto Fleur. «Commsà. Sì».
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Harry si guardò intorno. Hagrid era seduto a un altro dei tavoli degli insegnanti; indossava di nuovo il suo orrendo vestito marrone peloso, e scrutava il taVolo dei giudici. Harry lo vide agitare timidamente la mano e seguendo il suo sguardo vide Madame Maxime rispondergli, gli opali che scintillavano alla luce delle candele.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    «No, non mi piace» mentì Harry, e la condusse via dalla pista, oltre Fred e Angelina, che ballavano con tanto entusiasmo che i ragazzi attorno a loro si scostavano per paura di essere travolti, verso il taVolo dove erano seduti Ron e Padma.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Krum era appena arrivato al loro taVolo con due Burrobirre.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Con gran fastidio di Harry, prese immediatamente il posto lasciato libero da Padma. Il taVolo dei giudici era vuoto; il professor Silente ballava con la professoressa Sprite; Ludo Bagman con la professoressa McGranitt; Madame Maxime e Hagrid aprivano un ampio varco sulla pista mentre volteggiavano tra gli studenti e Karkaroff era sparito. Quando la canzone successiva fu finita, tutti applaudirono di nuovo, e Harry vide Ludo Bagman fare il baciamano alla professoressa McGranitt e tornare tra la folla: in quel momento gli si avvicinarono Fred e George.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Ma Ludo Bagman si liberò in fretta di Fred e George; poi vide Harry, agitò la mano e si avvicinò al loro taVolo.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Fingendo di avere sete, Harry e Ron si allontanarono dal taVolo, costeggiarono la pista da ballo e uscirono nella Sala d’Ingresso. Il portone era ancora aperto, e le luci danzanti delle fatine nel giardino delle rose baluginavano e scintillavano mentre loro due scendevano i gradini. Poi si trovarono circondati da cespugli, tortuosi sentieri ornamentali e grandi statue di pietra. Harry sentì un gocciolio: sembrava proprio una fontana. Qua e là, panchine intagliate ospitavano ragazzi e ragazze. Harry e Ron s’incamminarono lungo uno dei viottoli tortuosi attraverso i cespugli di rose, ma avevano fatto pochi passi quando udirono una voce sgradevolmente familiare.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Fleur e Roger Davies erano spariti, probabilmente in un cespuglio più intimo. Harry e Ron fecero ritorno nella Sala Grande. Calì e Padma sedevano a un taVolo lontano con una folla intera di ragazzi di Beauxbatons, e Hermione stava ballando ancora con Krum. Harry e Ron presero posto a un taVolo piuttosto lontano dalla pista da ballo.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    «Ma chi vuole prendere in giro, quella Maxime?» disse Harry, osservando Madame Maxime seduta da sola al taVolo dei giudici, con aria molto cupa. «Se Hagrid è un Mezzogigante, allora lo è anche lei. Ossa grandi… la sola cosa con ossa più grandi delle sue è un dinosauro».
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    «No» rispose Harry, avanzando verso il taVolo di Grifondoro e lasciandosi cadere su una sedia, furioso. «Non l’ha mai detto nemmeno a noi, no? Suppongo che fosse così arrabbiata perché lui non gli ha detto un sacco di roba schifosa su di me che è andata in giro a ficcare il naso per vendicarsi».
Lo Scoop di Rita Skeeter (Cap. 24 Harry Potter 4)

    Ma evidentemente a Hagrid importava. Per tutta la settimana non si fece vivo. Non comparve al taVolo degli insegnanti alle ore dei pasti, non lo videro svolgere i suoi compiti di guardiacaccia nel parco, e la professoressa Caporal continuò a insegnare Cura delle Creature Magiche. Malfoy gongolava a più non posso.
Lo Scoop di Rita Skeeter (Cap. 24 Harry Potter 4)

    «Ehm… ok» disse Ron, e lui e Hermione andarono a cercarsi un taVolo.
Lo Scoop di Rita Skeeter (Cap. 24 Harry Potter 4)

    Rita Skeeter era appena entrata. Quel giorno era vestita di giallo banana; le lunghe unghie erano dipinte di rosa shocking, ed era accompagnata dal solito fotografo panciuto. Prese da bere per entrambi, e i due si fecero strada tra la folla fino a un taVolo vicino. Harry, Ron e Hermione la guardarono torvi mentre si avvicinava. Parlava in fretta e sembrava molto soddisfatta di qualcosa.
Lo Scoop di Rita Skeeter (Cap. 24 Harry Potter 4)

    Uscirono, seguiti da parecchi sguardi. Quando furono sulla soglia, Harry si voltò. La Penna Prendiappunti di Rita Skeeter era in azione; sfrecciava avanti e indietro su un rotolo di pergamena posato sul taVolo.
Lo Scoop di Rita Skeeter (Cap. 24 Harry Potter 4)

    Hagrid era seduto al taVolo, sul quale erano posati due grossi boccali di tè. Era in uno stato pietoso. Aveva la faccia tutta a macchie, gli occhi gonfi, e quanto ai capelli era andato da un estremo all’altro: aveva rinunciato a tentare di domarli e cosi ora sembravano una parrucca di fil di ferro aggrovigliato.
Lo Scoop di Rita Skeeter (Cap. 24 Harry Potter 4)

    «Ci vuole dell’altro tè, credo» disse Silente, chiudendo la porta alle spalle del terzetto, estraendo la bacchetta e facendola roteare un po’; un vassoio da tè apparve ruotando a mezz’aria, assieme a un piatto di dolcetti. Silente fece planare il vassoio sul taVolo, e tutti si sedettero. Ci fu una breve pausa, e poi Silente disse: «Per caso hai sentito quello che stava gridando la signorina Granger, Hagrid?»
Lo Scoop di Rita Skeeter (Cap. 24 Harry Potter 4)

    Il giovedì sera Harry scivolò fuori dal letto, indossò il Mantello, sgattaiolò di sotto e, proprio come aveva fatto la sera che Hagrid lo aveva portato dai draghi, attese che il buco del ritratto si aprisse. Stavolta era Ron ad aspettare fuori per dire la parola d’ordine alla Signora Grassa (’Frittelle di banana’). «Buona fortuna» mormorò entrando nella sala comune mentre Harry usciva di soppiatto.
L'Uovo e l'Occhio (Cap. 25 Harry Potter 4)

    Harry avanzò, guardandosi attorno, mentre i suoi passi rimbombavano. Per quanto splendido fosse il bagno — e benché avesse un gran desiderio di provare un po’ di quei rubinetti — ora che si trovava lì non riusciva a scacciare l’idea che Cedric l’avesse preso in giro. Come diaVolo era possibile che tutto questo lo aiutasse a risolvere il mistero dell’uovo? Alla fine depose uno dei soffici asciugamani, il Mantello, la mappa e l’uovo accanto alla vasca grande come una piscina, poi si inginocchiò e aprì alcuni rubinetti.
L'Uovo e l'Occhio (Cap. 25 Harry Potter 4)

    Ne scorse acqua mischiata a vari tipi di bagnoschiuma, anche se era un genere di bagnoschiuma che Harry non aveva mai provato prima. Da un rubinetto schizzavano bolle rosa e azzurre grandi come palloni da calcio, un altro versava una schiuma candida così densa all’aspetto che pareva ci si potesse camminare sopra; un terzo spruzzava nubi violette dall’aroma intenso che galleggiavano appena sopra l’acqua. Harry si divertì per un po’ ad aprire e chiudere i rubinetti, apprezzandone soprattutto uno, dal getto che rimbalzava in ampi archi sulla superficie dell’acqua. Poi, quando la piscina fu piena di acqua calda, schiuma e bolle (e ci mise pochissimo tempo, considerate le dimensioni), Harry chiuse tutti i rubinetti, si sfilò la vestaglia, il pigiama e le pantofole, e scivolò dentro.
L'Uovo e l'Occhio (Cap. 25 Harry Potter 4)

    Harry trasse un bel respiro e scivolò sott’acqua. E poi, seduto sul fondo di marmo della vasca piena di bolle, udì un coro di voci misteriose che cantava dentro l’uovo aperto tra le sue mani:
L'Uovo e l'Occhio (Cap. 25 Harry Potter 4)

    E poi, a metà della scala, senza pensare ad altro che al bizzarro comportamento del signor Crouch, Harry sprofondò dritto nello scalino infido che Neville dimenticava sempre di saltare. Annaspò e l’uovo d’oro, ancora umido per il bagno, gli scivolò da sotto il braccio. Si lanciò in avanti per cercare di prenderlo al Volo, ma era troppo tardi; l’uovo cadde giù per la lunga scala con un boato di grancassa a ogni gradino… il Mantello dell’Invisibilità scivolò via… Harry lo afferrò, e la Mappa del Malandrino gli sfuggì di mano e cadde giù per sei gradini, dove, sprofondato com’era nello scalino fino al ginocchio, non poteva arrivare a prenderla.
L'Uovo e l'Occhio (Cap. 25 Harry Potter 4)

    «È Pix, professore» sussurrò Gazza, maleVolo. «Ha gettato quest’uovo giù dalle scale».
L'Uovo e l'Occhio (Cap. 25 Harry Potter 4)

    La mappa si alzò da terra, scivolò tra le dita tese di Piton e scese le scale svolazzando a mezz’aria per atterrare in mano a Moody.
L'Uovo e l'Occhio (Cap. 25 Harry Potter 4)

    Lui, Ron e Hermione erano seduti in fondo alla classe di Incantesimi con un taVolo tutto per loro. Quel giorno dovevano esercitarsi nell’opposto dell’Incantesimo di Appello: l’Incantesimo di Esilio. A causa del rischio di brutti incidenti quando gli oggetti continuavano a volare per la stanza, il professor Vitious aveva dato a ciascuno una pila di cuscini con cui fare esercizio, perché non facessero del male a nessuno se non arrivavano a destinazione. Era giusto, in teoria, ma in pratica non funzionava granché. La mira di Neville era cosi scarsa che continuava a spedire per sbaglio attraverso la stanza cose molto più pesanti: come il professor Vitious, per esempio.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «Be’, non so se è quello che Silente gli ha chiesto di fare, ma è quello che fa, senza dubbio» disse Harry, agitando la bacchetta senza far molta attenzione, così che il suo cuscino fece una specie di buffa capriola e cadde dal taVolo. «Moody ha detto che Silente permette a Piton di restare qui solo perché gli sta dando una seconda possibilità, o roba del genere…»
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Esiliò un cuscino che attraversò in Volo la stanza e atterrò nello scatolone dove avrebbero dovuto finire tutti quanti. Harry guardò Hermione, riflettendo… era vero che Piton gli aveva salvato la vita una volta, ma la cosa strana era che Piton lo detestava a morte, proprio come aveva detestato il padre di Harry quando erano stati compagni di scuola. Piton adorava togliere punti a Harry, e certamente non aveva mai perso l’occasione per punirlo, o per suggerire la sua sospensione dalla scuola.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «A me piacerebbe sapere che cos’ha fatto Piton della sua prima possibilità, se adesso è alla seconda» rispose Harry cupo, e il suo cuscino, con sua gran sorpresa, volò attraverso la stanza e atterrò con precisione su quello di Hermione.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «Non credo che ci riusciremo» disse Ron con voce inespressiva dall’altro capo del taVolo. «Non c’è niente. Niente. Quello che ci va più vicino è quella roba per prosciugare pozzanghere e stagni, quell’Incantesimo Essiccante, ma non è nemmeno vagamente così potente da svuotare il lago».
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Alle otto, Madama Pince aveva spento tutte le lampade e venne a cacciar via Harry dalla biblioteca. Barcollando sotto il peso di tutti i libri che riusciva a trasportare, Harry tornò nella sala comune di Grifondoro, trascinò un taVolo in un angolo e riprese a cercare. Non c’era nulla in Mitiche Magie per Stregoni Stravaganti… nulla in Guida alla Stregoneria Medievale… nemmeno un accenno a gesta subacquee in Antologia degli Incantesimi del Diciottesimo Secolo, né in Allucinanti Abitatori degli Abissi, né in Poteri che Non Sapevate di Avere: Cosa Farvene ora che Avete Aperto gli Occhi.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Dimenticando di avere in grembo Grattastinchi, Harry si alzò di botto; Grattastinchi soffiò irato mentre piombava a terra, rivolse a Harry uno sguardo di disgusto e se ne andò con la coda a scoVolo per aria, ma Harry stava già correndo su per la scala a chiocciola che portava al dormitorio… voleva prendere il Mantello dell’Invisibilità e tornare in biblioteca, sarebbe rimasto là tutta la notte, se ce n’era bisogno…
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Con la punta della bacchetta accesa, sgattaiolò lungo gli scaffali, sfilando altri libri: libri di stregonerie e di incantesimi, libri sulle sirene e sui mostri marini, libri su maghi e streghe celebri, su invenzioni magiche, su qualunque cosa potesse comprendere una citazione di passaggio su come sopravvivere sott’acqua. Li portò tutti a un taVolo, poi si mise al lavoro, consultandoli alla debole luce della bacchetta, controllando l’orologio di quando in quando…
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Correndo giù per il prato vide che i sedili che a novembre avevano circondato la staccionata dei draghi ora erano disposti sulla riva opposta, schierati in tribune colme fino a scoppiare che si riflettevano nel lago di sotto; il chiacchiericcio eccitato della folla echeggiava stranamente sull’acqua mentre Harry correva a gambe levate dall’altra parte del lago, verso i giudici, che erano seduti a un altro taVolo ricoperto d’oro, sulla riva. Cedric, Fleur e Krum erano accanto al taVolo dei giudici, e guardavano Harry sfrecciare verso di loro.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Harry si voltò. Percy Weasley sedeva al taVolo dei giudici: il signor Crouch era di nuovo assente.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Bagman gli diede una strizzatina alla spalla, e tornò al taVolo dei giudici; puntò la bacchetta verso la propria gola come aveva fatto alla Coppa del Mondo, disse «Sonorus!» e la sua voce si levò fragorosa verso le tribune, al di là dell’acqua scura.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Era così freddo che sentì la pelle delle gambe bruciare come se fosse fuoco e non acqua ghiacciata. La veste inzuppata lo appesantiva mentre avanzava sprofondando; ora l’acqua gli arrivava oltre le ginocchia, e i piedi, che diventavano rapidamente insensibili, slittavano sul limo e sulle piatte pietre sciVolose. Masticava l’Algabranchia più in fretta e con più vigore che poteva; era sgradevolmente viscida e gommosa, come tentacoli di polpo. Quando l’acqua gli arrivava ormai alla vita si fermò, deglutì e aspettò che succedesse qualcosa.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «Relascio!» urlò Harry, ma non uscì alcun suono… una grossa bolla gli scivolò fuori dalla bocca, e la bacchetta, invece di spedire scintille all’indirizzo degli Avvincini, scagliò loro quello che pareva un getto di acqua bollente, perché sulla loro pelle verde, nei punti colpiti, comparvero macchie di un vivido rosso. Harry sfilò la caviglia dalla presa dell’Avvincino e nuotò più veloce che poteva, sparando di quando in quando altri getti di acqua bollente oltre la spalla, dietro di sé, a caso; ogni tanto un Avvincino tentava di nuovo di afferrargli il piede, e scalciava forte; alla fine, sentì il piede cozzare contro un cranio cornuto e guardando indietro vide l’Avvincino stordito allontanarsi nell’acqua, arrabbiato, mentre i suoi compagni alzavano i pugni contro Harry e ripiombavano tra le alghe.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «Anche lei è mia amica!» strillò Harry, indicando Hermione, e un’enorme bolla argentata scivolò senza alcun rumore tra le sue labbra. «E non voglio che nemmeno loro muoiano!»
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «Be’…» cominciò Harry. Le avrebbe voluto dire di Dobby, ma aveva appena notato che Karkaroff lo stava osservando. Era il solo giudice a non essersi alzato dal taVolo; il solo giudice a non dar segno di soddisfazione e sollievo per il fatto che Harry, Ron e la sorellina di Fleur erano tornati sani e salvi. «Sì, proprio cosi» concluse Harry, alzando appena la voce in modo da farsi sentire da Karkaroff.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    All’inizio di marzo il tempo divenne più asciutto, ma venti crudeli mordevano le mani e il viso degli studenti tutte le volte che uscivano nel parco. Ci furono ritardi nella consegna della posta perché i gufi continuavano a essere dirottati. Il gufo bruno che Harry aveva spedito a Sirius con la data del finesettimana di Hogsmeade ricomparve il venerdì mattina a colazione con tutte le penne arruffate contropiuma; Harry non fece in tempo ad aprire la lettera che quello prese il Volo, chiaramente terrorizzato all’idea di essere rispedito là fuori.
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «Guarda un po’ qui dentro, magari ci trovi qualcosa di interessante, Granger!» disse Pansy ad alta voce, e lanciò la rivista a Hermione, che la prese al Volo, perplessa. In quel momento, la porta della cantina si aprì, e Piton fece loro cenno di entrare.
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    Hermione, Harry e Ron si diressero a un taVolo in fondo, come al solito. Quando Piton ebbe voltato loro le spalle per trascrivere alla lavagna gli ingredienti della pozione del giorno, Hermione sfogliò rapida la rivista sotto il banco. Finalmente, nella sezione centrale, Hermione trovò ciò che stavano cercando. Harry e Ron si fecero più vicini. Una foto a colori di Harry apriva un breve servizio intitolato LE PENE D’AMORE DI HARRY POTTER e firmato Rita Skeeter.
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «E tu che cosa gli hai risposto?» chiese Ron, che aveva ripreso il pestello e ora lo batteva sul taVolo, a una ventina di centimetri dalla ciotola, perché aveva gli occhi fissi su Hermione.
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «E tu che cosa gli hai risposto?» ripeté Ron, picchiando il pestello così forte che lasciò il segno sul taVolo.
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    Piton si era avvicinato di soppiatto al loro taVolo mentre stavano parlando. Ora tutta la classe li fissava; Malfoy colse l’occasione per accendere la spilla POTTER FA SCHIFO e farla lampeggiare in direzione di Harry.
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «…i sostenitori di Harry Potter devono sperare che la prossima volta egli affidi il suo cuore a una candidata più meritevole. Davvero commovente» concluse Piton con un sorrisetto beffardo, arrotolando la rivista mentre i Serpeverde continuavano a sghignazzare. «Be’, credo che sia meglio separarvi, voi tre, cosi potrete concentrarvi sulle vostre pozioni invece che sulla vostra complicata vita sentimentale. Weasley, tu resti qui. Signorina Granger, laggiù, vicino alla signorina Parkinson. Potter… quel taVolo davanti alla mia cattedra. Muovetevi. Ora».
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    Furibondo, Harry gettò i suoi ingredienti e la borsa nel calderone e lo trascinò davanti, verso il taVolo vuoto. Piton lo seguì, prese posto alla cattedra e osservò Harry svuotare il calderone. Deciso a non guardarlo, Harry riprese a pestare i suoi scarabei, immaginando che ciascuno avesse la faccia di Piton.
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «Lui ficca il naso — hic — nelle cose segrete e private — hic — del mio padrone — hic — Winky è una brava elfa domestica — Winky tiene la bocca chiusa — hic — la gente cerca di — hic — impicciarsi — hic…» Le palpebre di Winky si abbassarono e all’improvviso, senza preavviso, l’elfa scivolò giù dallo sgabello nel focolare, russando forte. La bottiglia vuota di Burrobirra rotolò via sul pavimento di pietra.
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    Leo era troppo piccolo per trasportare un prosciutto intero su per la montagna da solo, così Harry chiese anche l’aiuto di due allocchi di palude della scuola. Quando furono decollati nella luce del tramonto, tre bizzarre sagome che trasportavano insieme il grosso pacco, Harry si appoggiò al davanzale, guardando il parco, le cupe cime fruscianti degli alberi della Foresta Proibita, e le vele agitate della nave di Durmstrang. Un gufo reale attraversò in Volo il filo di fumo che saliva dal camino di Hagrid; planò verso il castello, circumnavigò la Guferia e sparì. Guardando in giù, Harry vide Hagrid scavare con foga davanti alla capanna. Si chiese che cosa stesse facendo; era come se stesse preparando un nuovo orticello. In quel momento Madame Maxime sbucò dal carro di Beauxbatons e raggiunse Hagrid. Cercò di coinvolgerlo in una conversazione. Hagrid si appoggiò alla pala, ma non sembrava desideroso di prolungare la chiacchierata, perché Madame Maxime poco dopo tornò alla sua carrozza.
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    Il giorno dopo a colazione il malumore di Ron e di Hermione si era dissipato, e con gran sollievo di Harry, le cupe profezie di Ron sul fatto che a causa degli insulti di Hermione gli elfi domestici avrebbero mandato cibo più scadente al taVolo di Grifondoro si rivelarono false; il bacon, le uova e le aringhe affumicate erano buoni come sempre.
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    «Vai in infermeria, presto» disse Harry, mentre i gufi attorno a Hermione spiccavano il Volo, «lo diremo noi alla professoressa Sprite…»
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    La settimana dopo Hermione continuò a ricevere lettere anonime, e anche se lei seguì il consiglio di Hagrid e smise di aprirle, parecchi dei suoi nemici spedirono Strillettere, che esplosero al taVolo di Grifondoro coprendola di insulti davanti a tutta la Sala Grande. Anche quelli che non leggevano il Settimanale delle Streghe ormai sapevano tutto del presunto triangolo Harry-Krum-Hermione. Harry cominciava a essere stanco di ripetere a tutti che Hermione non era la sua fidanzata.
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    «Be’, è chiaro che Rita non usa un Mantello dell’Invisibilità» sbuffò Hermione cinque minuti dopo, raggiungendo di corsa Harry e Ron in Sala d’Ingresso e togliendo la mano da una delle Orecchie Agitate di Harry perché la sentisse. «Moody dice che non l’ha vista attorno al taVolo dei giudici alla seconda prova, e nemmeno vicino al lago!»
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    «Di che cosa credi che si tratterà?» chiese a Harry mentre scendevano insieme la scala di pietra e si addentravano nella notte nuVolosa. «Fleur continua a parlare di tunnel sotterranei, pensa che dobbiamo trovare dei tesori».
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    «Ho fatto… una cosa… stupida…» esalò il signor Crouch. Sembrava decisamente impazzito. I suoi occhi roteavano sporgenti, e un riVolo di saliva gli scivolava giù per il mento. Ogni parola che pronunciava pareva costargli un sforzo tremendo. «Devo… dire… a Silente…»
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    Hagrid ritirò la mano che inchiodava Karkaroff all’albero, e quest’ultimo scivolò lungo il tronco e si afflosciò a terra; una piccola pioggia di rametti e foglie lo colpì sulla testa.
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    George portò il barbagianni alla finestra e quello spiccò il Volo. Poi si voltò con un gran sorriso.
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    «Ma di sua Volontà?» disse Hermione impaziente. «O perché qualcuno lo ha costretto?»
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    Fanny, la fenice del professor Silente, era appollaiata sul trespolo d’oro accanto alla porta. Grande come un cigno, coperta di splendide piume scarlatte e dorate, agitò la lunga coda e strizzò gli occhi in uno sguardo beneVolo.
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    La mattina della terza prova la colazione al taVolo di Grifondoro fu molto rumorosa. Comparvero i gufi postini e consegnarono a Harry una cartolina di auguri da parte di Sirius. Era solo un foglio di pergamena piegato in due con stampata davanti un’impronta fangosa, ma Harry la gradì comunque. A Hermione arrivò un barbagianni con l’edizione del mattino della Gazzetta del Profeta, come al solito. Lei aprì il giornale, diede un’occhiata alla prima pagina e sputacchiò una sorsata di succo di zucca.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Ma prima che Harry potesse impuntarsi per vedere il giornale, Draco Malfoy gridò dal taVolo di Serpeverde:
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Al taVolo di Serpeverde, Malfoy, Tiger e Goyle ridevano di lui, si picchiavano la testa con le dita, facevano grottesche smorfie da matti e dardeggiavano la lingua come serpenti.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Harry finì di fare colazione nella Sala Grande che si andava svuotando. Vide Fleur Delacour alzarsi dal taVolo di Corvonero e unirsi a Cedric che entrava nella saletta. Krum avanzò ciondolando e li raggiunse poco dopo. Harry rimase dov’era. Non voleva andarci, proprio no. Non aveva genitori: nessuno della sua famiglia sarebbe venuto a vederlo rischiare la vita, comunque. Ma proprio mentre si alzava, pensando che avrebbe potuto approfittarne per salire in biblioteca a fare un altro rapido ripasso di incantesimi, la porta della saletta si aprì, e sbucò la testa di Cedric.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «Mamma… Bill!» esclamò Ron esterrefatto arrivando al taVolo di Grifondoro. «Che cosa ci fate qui?»
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Nel pomeriggio, Harry, Bill e la signora Weasley fecero una lunga passeggiata attorno al castello, e poi tornarono in Sala Grande per il banchetto serale. Ludo Bagman e Cornelius Caramell nel frattempo avevano preso posto al taVolo dei professori. Bagman sembrava piuttosto allegro, ma Cornelius Caramell, che era seduto accanto a Madame Maxime, era torvo e non parlava. Madame Maxime era concentrata sul suo piatto, e a Harry parve che avesse gli occhi rossi. Hagrid continuava a guardarla in tralice.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    C’erano più portate del solito, ma Harry, che cominciava a sentirsi molto più teso, non mangiò molto. Mentre il soffitto incantato sopra le loro teste cominciava a sbiadire dall’azzurro a un violetto fosco, Silente si alzò al taVolo dei professori e subito cadde il silenzio.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «Signore e signori, sta per cominciare la terza prova del Torneo Tremaghi, la prova finale! Permettete che vi ricordi la situazione del punteggio! Al primo posto, alla pari, con ottantacinque punti ciascuno… il signor Cedric Diggory e il signor Harry Potter, entrambi della Scuola di Hogwarts!» Le grida e gli applausi fecero alzare in Volo nel cielo sempre più scuro gli uccelli appollaiati sugli alberi della Foresta Proibita. «Al secondo posto, con ottanta punti… il signor Viktor Krum, dell’Istituto Durmstrang!» Altri applausi. «E al terzo posto… Mademoiselle Fleur Delacour, dell’Accademia di Beauxbatons!»
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «Che cosa fai?» urlò la voce di Cedric. «Che cosa diaVolo credi di fare?»
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Poi tornò barcollando al calderone e lo versò. Il liquido divenne di colpo di un bianco accecante. Codaliscia, compiuta la sua opera, cadde in ginocchio, poi scivolò su un fianco e rimase a terra, a reggersi il moncherino sanguinante, singhiozzando e gemendo.
Carne, Sangue e Ossa (Cap. 32 Harry Potter 4)

    Il trofeo si alzò in Volo e planò verso di lui. Harry lo afferrò per uno dei manici.
Prior Incantatio (Cap. 34 Harry Potter 4)

    In quel momento, Harry comprese fino in fondo per la prima volta perché si diceva che Silente era l’unico mago di cui Voldemort avesse mai avuto paura. L’espressione di Silente mentre scrutava il corpo privo di sensi di Malocchio Moody era più terribile di quanto Harry avesse mai potuto immaginare. Non c’era alcun sorriso beneVolo sul suo volto, alcun brillio ironico negli occhi dietro le lenti. Una fredda furia era incisa in ogni tratto del suo viso antico; un senso di potere emanava da lui, come se sprigionasse vapore bollente.
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    Si udì un morbido frullo d’ali. Fanny la fenice si librò dal trespolo, attraversò in Volo l’ufficio e atterrò sul ginocchio di Harry.
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    «Lo dirò ancora» disse Silente, mentre la fenice spiccava il Volo e si posava di nuovo sul trespolo vicino alla porta. «Questa notte hai dato prova di un coraggio ben superiore a quanto mi sarei aspettato da te, Harry. Hai dimostrato un coraggio pari a quello di coloro che sono morti combattendo Voldemort al massimo del suo potere. Ti sei fatto carico della responsabilità di un mago adulto e ti sei scoperto pari a lui — e ora ci hai dato ciò che abbiamo il diritto di aspettarci. Vieni con me in infermeria. Non voglio che torni in dormitorio stanotte. Una Pozione Sonnifera, e un po’ di pace… Sirius, ti andrebbe di restare con lui?»
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    Una volta entrati, videro due tazzine grandi come secchi con il loro piattino troneggiare sul taVolo di legno davanti al camino.
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    Quando lui, Ron e Hermione entrarono nella Sala, videro subito che mancavano le consuete decorazioni. La Sala Grande di solito era addobbata con i colori della casa vincitrice in occasione della festa di fine anno. Quella sera, invece, c’erano stendardi neri sulla parete dietro il taVolo degli insegnanti. Harry capì subito che erano lì in segno di rispetto per Cedric.
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    Il vero Malocchio Moody era al taVolo degli insegnanti; la gamba di legno e l’occhio magico erano tornati al loro posto. Era estremamente nervoso, e sobbalzava tutte le volte che qualcuno gli rivolgeva la parola. Harry non poté biasimarlo: la sua paura di essere aggredito doveva essere ben aumentata in dieci mesi di prigionia nel proprio baule. La sedia del professor Karkaroff era vuota. Harry si chiese, mentre prendeva posto con gli altri di Grifondoro, dove si trovava in quel momento, e se Voldemort era riuscito a raggiungerlo.
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    Fece una pausa, e i suoi occhi si posarono sul taVolo di Tassorosso. Il loro era il taVolo più taciturno già da prima che Silente si alzasse, e i loro volti erano anche i più tristi e pallidi della Sala.
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    «Ci sono molte cose che vorrei dire a tutti voi stasera» disse Silente, «ma prima di tutto devo ricordare la perdita di una persona molto bella, che dovrebbe essere seduta qui» — e fece un gesto verso il taVolo di Tassorosso — «a godersi il Banchetto con noi. Vorrei che tutti voi, per favore, vi alzaste e brindaste a Cedric Diggory».
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    Harry intravide Cho tra la folla. Le lacrime le rigavano il viso. Fissò il taVolo mentre tutti tornavano a sedere.
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    Tutti quanti in Sala erano rivolti a Silente, stupefatti e sconvolti… o meglio, quasi tutti. Al taVolo di Serpeverde, Harry vide Draco Malfoy bofonchiare qualcosa a Tiger e Goyle. Harry sentì lo stomaco contrarsi per la rabbia, una rabbia folle e bruciante. Si costrinse a guardare di nuovo verso Silente.
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    Silente spostò lo sguardo da Madame Maxime e Hagrid a Fleur Delacour e ai suoi compagni di Beauxbatons, a Viktor Krum e ai ragazzi di Durmstrang al taVolo di Serpeverde. Krum, osservò Harry, era guardingo, quasi spaventato, come se si aspettasse che Silente dicesse qualcosa di terribile.
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    «Che cosa diaVolo intendevi fare, ragazzo?» chiese zio Vernon con voce rasposa, tremante di furia.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Un enorme cervo d’argento spuntò dalla punta della bacchetta di Harry; le sue corna colpirono il Dissennatore nel punto dove avrebbe dovuto esserci il cuore; l’essere fu scagliato all’indietro, privo di peso come l’oscurità, e di fronte al cervo che caricava ancora, scivolò via come un pipistrello, sconfitto.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    «PRENDILO!» urlò Harry, e con una sorta di rombo sibilante il cervo che aveva evocato lo superò al galoppo. Il volto senz’occhi del Dissennatore era appena a qualche centimetro da quello di Dudley quando le corna d’argento lo colpirono: volò in aria e, al pari del compagno, si allontanò fluttuando e fu inghiottito dall’oscurità; il cervo trotterellò in fondo alla stradina e si dissolse in una nebbia perlacea.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Harry diede un’occhiata sghemba a Dudley e scivolò da sotto il suo braccio appena in tempo. Dudley si dondolò sul posto per un momento, la faccia verde pallido… poi aprì la bocca e vomitò sullo zerbino.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Si sedette bruscamente al taVolo di cucina, di fronte a Dudley e a zia Petunia. I Dursley parvero spiazzati dal suo improvviso cambiamento. Zia Petunia gettò un’occhiata disperata a zio Vernon. La vena nella tempia violacea di quest’ultimo pulsava più forte che mai.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «E che cosa diaVolo sono i Dissennatori?»
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Zio Vernon spostò lo sguardo da lei a Dudley a Harry, come nella speranza che qualcuno stesse per urlare “Pesce d’aprile!” Poiché nessuno lo fece, aprì di nuovo la bocca, ma la fatica di trovare altre parole gli fu risparmiata dall’arrivo del terzo gufo della serata. Filò attraverso la finestra ancora aperta come una palla di cannone piumata e atterrò con un acciottolio sul taVolo di cucina, facendo sobbalzare dallo spavento tutti e tre i Dursley. Harry gli sfilò dal becco una seconda busta dall’aria ufficiale e la strappò mentre il gufo tornava a volteggiare nella notte.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «NO, COL CAVolo CHE QUESTO È TUTTO!» mugghiò zio Vernon. «RIMETTITI SEDUTO!»
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Il quinto gufo sfrecciò giù dal camino così veloce che si schiantò a terra prima di rialzarsi per aria con un alto stridio. Harry allungò la mano per afferrare la lettera, che era dentro una busta scarlatta, ma l’uccello si librò sopra la sua testa e volò diritto verso zia Petunia, che emise un urlo e si chinò, le mani sul viso. Il gufo lasciò cadere la busta rossa sulla sua testa, si voltò e volò via su per il camino.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Una voce terribile riempì la cucina rimbombando nello spazio limitato, levandosi dal foglio che ardeva sul taVolo.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Malocchio Moody era seduto al taVolo di cucina e beveva a sorsi da una fiaschetta tascabile, con l’occhio magico che roteava in tutte le direzioni, esaminando i molti congegni risparmiafatiche dei Dursley.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    «Un numero sorprendente di persone si è offerto Volontario per venire a prenderti» disse Lupin, come se gli avesse letto nel pensiero; gli angoli della bocca gli si incurvarono appena.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    «…gli altri continuano il Volo, non si fermano, non abbandonano i ranghi. Se ci abbattono tutti e tu sopravvivi, Harry, la retroguardia è pronta a prendere il nostro posto; continua a volare verso est e ti raggiungeranno».
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    Harry ormai era così congelato che pensò con nostalgia agli accoglienti, asciutti abitacoli delle auto che scorrevano sotto di loro, poi, con nostalgia ancora più acuta, ai viaggi via Polvere Volante. Poteva anche essere scomodo, vorticare dentro i camini, ma almeno tra le fiamme c’era caldo… Kingsley Shacklebolt gli volò vicino, con la pelata e l’orecchino che scintillavano appena alla luce della luna… ora Emmeline Vance era alla sua destra, la bacchetta tesa, il capo che si voltava da destra a sinistra… poi anche lei volò sopra di lui, per cedere il posto a Sturgis Podmore…
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    La meraviglia di Harry cresceva a ogni gradino. Che cosa diaVolo ci facevano in una casa che sembrava appartenere al più Oscuro dei maghi?
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    Ogni pensiero amaro e rancoroso che Harry aveva formulato nell’ultimo mese si riversò fuori: la frustrazione per la mancanza di notizie, il dolore che loro fossero insieme senza di lui, la rabbia per essere stato seguito senza saperlo… tutti i sentimenti di cui un po’ si vergognava infine esplosero. Edvige si spaventò per il fracasso e volò di nuovo in cima all’armadio. Leotordo cinguettò allarmato e sfrecciò ancora più rapido attorno alle loro teste.
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    Era poco meno tetra dell’ingresso di sopra, una stanza cavernosa con le pareti di pietra viva. La luce proveniva per lo più da un gran fuoco all’altra estremità. Una cortina di fumo di pipa aleggiava nell’aria come vapori di battaglia, attraverso cui affioravano indistinte le forme minacciose di pesanti pentole e padelle di ferro appese al soffitto buio. Molte sedie erano state stipate nella stanza per la riunione, attorno a un lungo taVolo di legno, carico di rotoli di pergamena, calici, bottiglie di vino vuote, e un mucchio di quelli che sembravano stracci. Al capo del taVolo il signor Weasley e il suo figlio maggiore Bill parlavano piano, con le teste vicine.
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    Dietro di lui Harry scorse Bill, che portava ancora i lunghi capelli raccolti in una coda, arrotolare in fretta le pergamene rimaste sul taVolo.
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    La signora Weasley si era accorta del suo sguardo. Tolse bruscamente la pergamena dal taVolo e la ficcò tra le braccia già sovraccariche di Bill.
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    «La riunione è finita, Dung» disse Sirius, e si sedettero tutti al taVolo attorno a lui. «Harry è arrivato».
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    Harry, Sirius e Mundungus si voltarono e un attimo dopo si tuffarono lontano dal taVolo. Fred e George avevano stregato un gran calderone di stufato, un boccale di ferro di Burrobirra e una pesante asse di legno per il pane, completa di coltello, in modo che sfrecciassero nell’aria verso di loro. Lo stufato scivolò fino in fondo al taVolo e si bloccò appena prima del bordo, lasciando una lunga bruciatura nera sulla superficie di legno; la bottiglia di Burrobirra cadde con un tonfo, versando dappertutto il contenuto; il coltello del pane scivolò dall’asse e si conficcò con la punta all’ingiù, vibrando minaccioso, esattamente dove un attimo prima c’era la mano di Sirius.
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    «Stavamo solo cercando di risparmiare un po’ di tempo!» disse Fred, e corse a estrarre il coltello dal taVolo. «Mi dispiace, Sirius… non volevamo…»
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    «Ragazzi» disse il signor Weasley, spostando lo stufato di nuovo in mezzo al taVolo, «vostra madre ha ragione, dovreste mostrare un po’ più di senso di responsabilità adesso che siete maggiorenni…»
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    «Nessuno dei vostri fratelli ha combinato pasticci del genere!» inveì la signora Weasley contro i gemelli mentre schiaffava una nuova bottiglia di Burrobirra sul taVolo, e ne rovesciava quasi altrettanta. «Bill non sentiva il bisogno di Materializzarsi ogni mezzo metro! Charlie non incantava tutto quello che gli capitava a tiro! Percy…»
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    Tonks eseguì, e Harry ebbe la fugace impressione che un Dudley femmina gli sorridesse dall’altra parte del taVolo.
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    Uno scoppio di risate dal centro del taVolo soffocò le altre parole di Bill. Fred, George, Ron e Mundungus si rotolavano sulle sedie.
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    «Non credo che abbiamo bisogno di sentire altri dettagli sui tuoi commerci, grazie, Mundungus» commentò la signora Weasley secca, mentre Ron si afflosciava sul taVolo, ululando dalle risate.
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    L’atmosfera nella stanza mutò con la rapidità che Harry associava all’arrivo dei Dissennatori. Da sonnolenta e rilassata, adesso era all’erta, perfino tesa. Al nome di Voldemort un brivido era corso attorno al taVolo. Lupin, che stava per bere un sorso di vino, abbassò piano il calice con aria diffidente.
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    «Molly, non sei la sola persona a questo taVolo che si preoccupa per Harry» intervenne Lupin asciutto. «Sirius, siediti.».
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    Ginny non partì rassegnata. La sentirono protestare con rabbia contro la madre per tutte le scale, e quando raggiunse l’ingresso gli strilli spaccatimpani della signora Black si sommarono al frastuono. Lupin corse verso il ritratto per riportare la calma. Fu solo al suo ritorno, quando si fu chiuso alle spalle la porta della cucina ed ebbe ripreso posto al taVolo, che Sirius parlò.
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    Il signor Weasley sorrise incoraggiante dall’altra parte del taVolo.
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    «Semplicemente faVoloso» sussurrò, indicando le biglietterie automatiche. «Meravigliosamente ingegnose».
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    «Non credere che non ci abbiamo pensato» bisbigliò il signor Weasley. «Ma Silente è convinto che Caramell agisca di sua Volontà per ora: il che, come dice lui, non è molto consolante. Adesso è meglio non parlarne più, Harry».
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Io non sono mai diventata prefetto» disse Tonks allegramente alle spalle di Harry, quando tutti si spostarono verso il taVolo per servirsi. I suoi capelli quella sera erano rosso pomodoro e lunghi fino alla vita; sembrava la sorella maggiore di Ginny. «Il Direttore della mia Casa diceva che mi mancavano alcune qualità necessarie».
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Oh… non so…» disse Harry, un po’ allarmato nel sentirsi chiamato in causa; scivolò via verso Fred e George, che erano rincantucciati in un angolo con Mundungus.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    Harry non si voltò; non voleva che Lupin o Kingsley si accorgessero che aveva sentito. Anche se non aveva nemmeno un po’ di fame, seguì Mundungus al taVolo. La sua gioia per la festa era evaporata in fretta com’era venuta; desiderò essere di sopra, a letto.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    La fatica di inventare un oggetto che non aveva riposto gli fu risparmiata. Sirius aveva appena detto: «Che cos’hai lì, Malocchio?» e Moody si era voltato verso di lui. Harry attraversò la cucina, scivolò oltre la porta e salì le scale prima che qualcuno potesse richiamarlo.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    Il corpo del signor Weasley sostituì quello di Bill, gli occhiali di traverso, un riVolo di sangue che gli colava sul volto.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    Tutti risero, ma nessuno forte come Luna Lovegood. Le sue urla sguaiate svegliarono Edvige che sbatté le ali indignata; Grattastinchi balzò sulla rastrelliera dei bagagli, soffiando. Luna rideva così forte che la rivista le sfuggì di mano e scivolò a terra.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    Luna si allontanò da loro per raggiungere il taVolo di Corvonero. Quando furono a quello di Grifondoro, Ginny fu chiamata da alcuni compagni del quarto anno e andò con loro. Harry, Ron, Hermione e Neville si sedettero vicini a metà del taVolo tra Nick-Quasi-Senza-Testa, il fantasma di Grifondoro, e Calì Patil e Lavanda Brown; queste ultime rivolsero a Harry saluti fin troppo amichevoli, dai quali capì che avevano smesso di parlare di lui un attimo prima. Ma Harry aveva preoccupazioni più importanti: guardò oltre le teste degli studenti il taVolo degli insegnanti, lungo la parete in fondo alla Sala.
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    Anche Ron e Hermione scorsero con lo sguardo il taVolo degli insegnanti, benché non ce ne fosse bisogno: la taglia di Hagrid lo rendeva evidente a colpo d’occhio.
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    «Chi è quella?» chiese in tono brusco, indicando il centro del taVolo.
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    Lo sguardo di Harry seguì il suo. Si posò prima sul professor Silente, seduto sul suo seggio d’oro dall’alto schienale al centro del lungo taVolo; indossava una veste viola scuro cosparsa di stelle d’argento e un cappello in tinta. La testa di Silente era china verso la strega seduta accanto a lui, che gli parlava all’orecchio. Aveva l’aspetto, pensò Harry, di una zia zitella: tarchiata, con corti capelli ricci color topo in cui aveva infilato un orrendo cerchietto, rosa come il vaporoso cardigan che indossava sopra la veste. Voltò appena il viso per bere un sorso dal calice e Harry riconobbe con orrore una faccia pallida da rospo e un paio di gonfi occhi sporgenti.
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    «Lavora per Caramell!» ripeté Hermione, accigliata. «Ma allora che cosa diaVolo ci fa qui?»
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    Con gli occhi ridotti a fessure Hermione controllò il taVolo degli insegnanti.
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    Harry non capì di che cosa parlava ma non glielo chiese; la sua attenzione era stata catturata dalla professoressa Caporal, appena comparsa dietro il taVolo, che si faceva strada fino all’estremità e sedeva nel posto che avrebbe dovuto occupare Hagrid. Ciò significava che quelli del primo anno dovevano aver attraversato il lago e raggiunto il castello; infatti qualche istante dopo si aprirono le porte e dalla Sala d’Ingresso entrò una lunga fila di bambini dall’aria spaventata. In testa c’era la professoressa McGranitt, che reggeva uno sgabello sul quale era posato un antico cappello da mago, pieno di toppe e rammendi, con un ampio strappo vicino al bordo sfilacciato.
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    Il chiacchiericcio nella Sala Grande svanì. I bambini del primo anno si allinearono davanti al taVolo degli insegnanti, col viso rivolto verso il resto degli studenti: la professoressa McGranitt posò con cautela lo sgabello davanti a loro, poi si trasse in disparte.
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    Harry applaudì forte con gli altri Grifondoro; Euan Abercrombie si avvicinò malsicuro al taVolo e si sedette, con l’aria di chi avrebbe molto gradito sprofondare nel pavimento e non farsi mai più vedere.
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    «E vuole che tutte le Case siano amiche?» chiese Harry, guardando il taVolo di Serpeverde, dove Draco Malfoy teneva banco. «Facile».
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    Purtroppo Ron aveva di nuovo la bocca piena da scoppiare e riuscì a bofonchiare solo «Onti voevo fendere», che Nick non parve considerare una scusa adeguata. Si levò a mezz’aria, raddrizzò il cappello piumato e volò via verso l’altro capo del taVolo, dove atterrò tra i due fratelli Canon, Colin e Dennis.
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    Harry sentì l’attenzione calare, come se il suo cervello ogni tanto fosse fuori sintonia. La calma che riempiva sempre la Sala quando parlava Silente si stava infrangendo, e gli studenti avvicinavano le teste per bisbigliare e ridacchiare. Al taVolo di Corvonero, Cho Chang discuteva animatamente con le sue amiche. Qualche posto più in là, Luna Lovegood aveva estratto di nuovo Il Cavillo. Nel frattempo, al taVolo di Tassorosso, Ernie Macmillan era uno dei pochi che ancora fissavano la professoressa Umbridge, ma aveva lo sguardo vitreo e Harry era certo che fingesse solo di ascoltare nel tentativo di dimostrarsi degno della nuova spilla da prefetto che scintillava sulla sua veste.
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    «Lo so, ma non puoi chiamarli nanerottoli!… Voi del primo anno!» gridò Hermione in tono autoritario lungo il taVolo. «Da questa parte, per favore!»
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    Seguirono quelli di Corvonero nella Sala Grande ed entrando guardarono tutti d’istinto verso il taVolo degli insegnanti. La professoressa Caporal chiacchierava con la professoressa Sinistra, l’insegnante di Astronomia, e Hagrid ancora una volta si notava solo per l’assenza. Il soffitto incantato sopra di loro rifletteva l’umore di Harry: un deprimente grigio da pioggia.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Silente non ha nemmeno detto quanto resterà la Caporal» osservò Harry, mentre raggiungevano il taVolo di Grifondoro.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    La professoressa McGranitt avanzava lungo il taVolo, distribuendo gli orari.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    Harry affiorò da sotto il taVolo e vide Fred e George allontanarsi, carichi di pile di pane tostato.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    C’era una cosa buona da dire a proposito della lezione: non era di due ore. Quando tutti ebbero finito di leggere l’introduzione, rimasero dieci minuti scarsi per l’interpretazione dei sogni. Al taVolo vicino a quello di Harry e Ron, Dean faceva coppia con Neville, che s’imbarcò subito nella lunghissima spiegazione di un incubo con un paio di forbici giganti che portavano il cappello migliore di sua nonna; Harry e Ron si limitarono a scambiarsi uno sguardo cupo.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    Ron trattenne il fiato; Lavanda Brown emise un gridolino; Neville scivolò giù dallo sgabello. La professoressa Umbridge, tuttavia, non batté ciglio. Fissava Harry con aria di cupa soddisfazione.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Ho detto di lasciarmi IN PACE!» urlò Harry, scendendo di corsa la più vicina rampa di scale, ma Pix scivolò con la schiena lungo il corrimano.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    Sbatté anche lei sul taVolo coltello e forchetta; Ron guardò con desiderio la torta di mele lasciata a metà, ma li seguì. Gli altri ragazzi fissarono tutti e tre mentre uscivano dalla Sala.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Spalancò la borsa; Harry pensò che stesse per mettere via i libri, ma invece estrasse due oggetti informi di lana, li posò con cautela su un taVolo vicino al fuoco, li coprì con qualche pezzo di pergamena stropicciata e una piuma spezzata e si ritrasse per ammirare l’effetto.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Il giorno dopo si annunciò plumbeo e piovoso come quello precedente. A colazione Hagrid mancava ancora dal taVolo degli insegnanti.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    La giornata era diventata fresca e ventosa e, attraversando il prato che scendeva fino alla capanna di Hagrid al limitare della foresta proibita, sentirono qualche rara goccia di pioggia sul viso. La professoressa Caporal aspettava la classe a una trentina di metri dalla capanna; davanti a lei c’era un lungo taVolo su cavalletti carico di bastoncini. Harry e Ron si stavano avvicinando, quando un alto scoppio di risate risuonò alle loro spalle: si voltarono e videro Draco Malfoy che avanzava, circondato dalla solita banda di compari di Serpeverde. Doveva appena aver detto qualcosa di molto divertente, perché Tiger, Goyle, Pansy Parkinson e gli altri continuarono a sghignazzare di cuore mentre si radunavano attorno al taVolo; e a giudicare da come lo guardavano, Harry indovinò l’argomento della battuta senza troppe difficoltà.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Indicò il mucchio di bastoncini davanti a sé. La mano di Hermione scattò in aria. Alle sue spalle, Malfoy fece l’imitazione di lei con i denti sporgenti che saltava su e giù ansiosa di rispondere e Pansy Parkinson diede in una risata che si trasformò quasi subito in un urlo. I bastoncini sul taVolo balzavano in aria rivelandosi minuscole creature di legno simili a folletti, ciascuna dotata di braccia e gambe nodose e marroni, di due dita a rametto al termine di ciascuna mano e di una buffa faccia piatta di corteccia in cui luccicava un paio di occhi marrone scarafaggio.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    La classe si raggruppò attorno al taVolo. Harry fece il giro dall’altra parte in modo da trovarsi vicino alla professoressa Caporal.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Non sono affari tuoi» rispose la professoressa Caporal secca, con lo stesso atteggiamento dell’ultima volta, quando Hagrid non si era presentato a lezione. Con un sorriso maleVolo sul viso appuntito, Draco Malfoy si chinò di fronte a Harry e afferrò l’Asticello più grosso.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Malfoy si allontanò rivolgendo un sorrisetto mellifluo a Harry, che all’improvviso si sentì male. Malfoy sapeva qualcosa? Suo padre dopotutto era un Mangiamorte; aveva informazioni sul destino di Hagrid che non erano ancora giunte alle orecchie dell’Ordine? Fece di corsa il giro del taVolo per raggiungere Ron e Hermione, che erano accovacciati sull’erba poco lontano e cercavano di convincere un Asticello a restare fermo per poterlo disegnare. Harry prese piuma e pergamena, si accoccolò vicino a loro e riferì in un sussurro quello che Malfoy aveva appena detto.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Secondo te quante probabilità ci sono che la Umbridge ti lasci libero venerdì?» chiese Ron scettico, mentre si sedevano al taVolo di Grifondoro.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Harry trasalì e si guardò attorno. Lì per lì non l’aveva notata perché indossava un completo a fiorami sgargianti che si mimetizzava perfettamente con la tovaglia sul taVolo dietro di lei.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Prego, si sieda» disse lei, indicando un tavolino ricoperto di pizzo al quale aveva avvicinato una sedia con lo schienale rigido. Un foglio di pergamena bianco era posato sul taVolo, a quel che pareva in sua attesa.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Harry aprì la bocca, la richiuse e annuì. Non sapeva bene perché non voleva dire a Ron e Hermione che cosa succedeva di preciso dalla Umbridge: sapeva solo che non voleva vedere i loro sguardi di orrore; avrebbero fatto sembrare la cosa ancora peggiore e quindi più difficile da affrontare. E poi intuiva vagamente che quella era una faccenda tra lui e la Umbridge, una battaglia privata di Volontà, e non intendeva darle la soddisfazione di sapere che si era lamentato.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Il venerdì cominciò imbronciato e zuppo come il resto della settimana. Harry guardò automaticamente verso il taVolo degli insegnanti quando entrò nella Sala Grande, ma senza alcuna vera speranza di vedere Hagrid, e rivolse subito la mente ai problemi più pressanti che lo affliggevano, come la pila di compiti ormai simile a una montagna e la prospettiva di un’altra punizione della Umbridge.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Harry prese la piuma e guardò oltre la finestra. Se spostava la sedia di appena qualche centimetro a destra… Con la scusa di avvicinarsi al taVolo, ci riuscì. Ora vedeva da lontano la squadra di Quidditch di Grifondoro che volteggiava su e giù per il campo e una mezza dozzina di sagome nere ai piedi delle tre alte porte, evidentemente in attesa del loro turno per fare i provini. Era impossibile dire quale fosse Ron da quella distanza.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Buon Volo, allora» disse, e la portò sino a una finestra; con una breve pressione sul suo braccio, Edvige decollò nel cielo accecante. Lui la guardò finché non divenne un puntino nero e sparì, poi spostò lo sguardo sulla capanna di Hagrid, che dalla finestra si vedeva chiaramente ed era altrettanto chiaramente disabitata, il camino senza fumo, le tende tirate.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «’Giorno» disse Harry allegro a Ron e Hermione, unendosi al taVolo di Grifondoro nella Sala Grande.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Mentre si avvicinavano al campo di Quidditch, Harry guardò alla sua destra, dove gli alberi della foresta proibita fremevano oscuri. Nulla si alzò in Volo; il cielo era vuoto, a parte alcuni gufi che volteggiavano lontano attorno alla Torre della Guferia. Aveva già abbastanza preoccupazioni, il cavallo volante non gli faceva alcun male, e lo cacciò via dalla mente.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    I Serpeverde, guidati da Malfoy, esplosero in urla e scoppi di risate. Ron, che si era precipitato per afferrare la Pluffa prima che toccasse il suolo, sterzò dalla picchiata in maniera goffa, e scivolò di lato sulla scopa, poi tornò in quota, tutto rosso. Harry vide Fred e George scambiarsi uno sguardo, ma stranamente nessuno dei due disse nulla, cosa di cui fu loro grato.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Attraversò la stanza e aprì la finestra; Hermes volò dentro, atterrò sul tema di Ron e tese una zampa a cui era fissata una lettera. Ron la prese e l’allocco partì subito, lasciando orme d’inchiostro sul disegno della luna Io.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Questo mi conduce al secondo consiglio. Come ho accennato prima, la direzione di Silente a Hogwarts potrebbe ben presto finire. La tua fedeltà, Ron, non dovrebbe andare a lui, ma alla scuola e al Ministero. Sono molto dispiaciuto di sapere che finora la professoressa Umbridge incontra assai scarsa cooperazione da parte del corpo insegnanti quando invece si sforza di apportare a Hogwarts quei necessari cambiamenti che il Ministero desidera così ardentemente (anche se dovrebbe trovarlo più facile dalla prossima settimana: di nuovo, leggi La Gazzetta del Profeta domani!) Dirò solo questo: uno studente che ora si dimostrasse Volonteroso nell’aiutare la professoressa Umbridge potrebbe essere in un’ottima posizione per diventare Caposcuola entro un paio d’anni!
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Era mezzanotte passata e la sala comune era deserta, a parte loro tre e Grattastinchi. Gli unici rumori erano quelli della piuma di Hermione che cancellava frasi qua e là sui loro temi, e il fruscio delle pagine mentre controllava varie informazioni nei libri sparsi sul taVolo. Harry era sfinito. Provava anche uno strano senso di nausea e di vuoto allo stomaco, che niente aveva a che vedere con la stanchezza e tutto con la lettera che ormai si arricciava nera nel cuore del fuoco.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

   Il mattino dopo si aspettavano di dover setacciare La Gazzetta del Profeta di Hermione per trovare l’articolo menzionato da Percy nella lettera. Invece il gufo postale era appena decollato dal bordo della brocchetta del latte, quando Hermione sobbalzò e spiegò il giornale sul taVolo, rivelando la grande fotografia di una sorridente Dolores Umbridge, che sbatteva lentamente le ciglia sotto il titolo di prima pagina.
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    «Lo so» disse Harry. Si guardò la mano destra, chiusa a pugno sul taVolo, e vide ancora il vago contorno delle parole che la Umbridge lo aveva costretto a incidersi sulla pelle.
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    Sedettero insieme al taVolo di Grifondoro.
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    «“T”?» domandò Hermione, turbata. «Ancora peggio di “D”? E che cosa diaVolo significa “T”?»
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    La parte peggiore di quella seconda settimana di punizione, come George aveva previsto, fu la reazione di Angelina. Lo bloccò appena arrivò al taVolo di Grifondoro per la colazione di martedì mattina e urlò così forte che la professoressa McGranitt si alzò dal taVolo degli insegnanti e venne verso di loro.
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    La professoressa McGranitt tornò al taVolo degli insegnanti. Angelina lanciò a Harry uno sguardo di profondo disgusto e si allontanò, al che Harry si lasciò cadere sulla panca accanto a Ron, furioso.
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    «Di solito lei non insegna in questa classe, esatto?» le sentì chiedere Harry mentre si avvicinavano al taVolo sul quale gli Asticelli razzolavano a caccia di onischi come rametti viventi.
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    «Be’» disse Hermione, di nuovo un po’ nervosa. «Ecco… ora non fare di nuovo il diaVolo a quattro, Harry, per favore… ma secondo me dovresti davvero aiutare tutti quelli che vogliono imparare. Cioè, stiamo parlando di come difenderci da V-Voldemort. Oh, non essere patetico, Ron. Non sarebbe onesto non dare questa possibilità anche ad altri».
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    «Perché» disse Hermione, rimettendosi a copiare il diagramma del CaVolo Carnivoro Cinese, «non credo che la Umbridge sarebbe molto contenta di sapere che cosa abbiamo in mente».
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    Harry ricordò che Hagrid aveva nominato quel pub al primo anno: «C’è tanta gente bizzarra, alla Testa di Porco» aveva detto, spiegando come aveva vinto un uovo di drago a uno sconosciuto incappucciato. All’epoca Harry si era chiesto come mai Hagrid non avesse trovato strano che lo sconosciuto fosse rimasto a viso coperto durante il loro incontro; ma vide che nascondere la faccia andava di moda, alla Testa di Porco. Al bancone c’era un uomo con la testa completamente avvolta in sporche bende grigie, che riusciva comunque a ingollare infiniti bicchieri di una sostanza fumante e incandescente attraverso una fessura all’altezza della bocca; due figure incappucciate sedevano a un taVolo accanto a una finestra: Harry avrebbe detto che erano Dissennatori, se non fosse stato per il loro forte accento dello Yorkshire; e in un angolo in ombra accanto al camino sedeva una strega coperta da capo a piedi da un fitto velo nero. Si distingueva solo la punta del suo naso, che formava una piccola protuberanza nel velo.
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    «Faccio io» disse in fretta Harry, porgendogli le monete. Il barista lo squadrò, indugiando per una frazione di secondo sulla sua cicatrice. Poi si voltò e mise i soldi in un antiquato registratore di cassa di legno, il cui cassetto si aprì automaticamente. Harry, Ron e Hermione andarono a sedersi al taVolo più lontano dal bancone e si guardarono attorno. L’uomo con le sudicie bende grigie batté con le nocche sul banco e ricevette dal barista un altro beverone fumante.
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    La reazione fu immediata e prevedibile. L’amica di Cho strillò e si versò la Burrobirra addosso; Terry Steeval ebbe una specie di spasmo inVolontario; Padma Patil rabbrividì, e Neville emise uno strano suono che riuscì a trasformare in un colpo di tosse. Tutti comunque fissarono intensamente, quasi avidamente, Harry.
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    Ci fu un mormorio di ammirato assenso attorno al taVolo. Le budella di Harry si stavano contorcendo, mentre lui cercava di imporre alla sua faccia di non sembrare troppo compiaciuta. Il fatto che Cho l’avesse appena lodato rendeva molto, molto più difficile dire quello che aveva giurato a se stesso di mettere in chiaro.
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    «Non con il drago» intervenne subito Michael Corner. «Quello è stato un gran bel Volo…»
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    «Nemmeno a me piace molto» ammise Hermione, «ma mi ha sentito mentre parlavo con Ernie e Hannah al taVolo di Tassorosso, e sembrava molto interessato, quindi che cosa potevo dire? Comunque più siamo meglio è… insomma, anche Michael Corner e i suoi amici non sarebbero venuti se lui non uscisse con Ginny…»
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    Un cartello era stato affisso alla bacheca di Grifondoro, così grande da coprire tutto il resto: l’elenco dei libri usati di incantesimi in vendita, i continui memorandum di Argus Gazza sul regolamento, l’orario degli allenamenti di Quidditch, le offerte di scambio di figurine di Cioccorane, gli ultimi annunci dei Weasley in cerca di Volontari, le date dei finesettimana a Hogsmeade e gli avvisi di oggetti smarriti. Il nuovo cartello era stampato in grossi caratteri neri, e in fondo, accanto a una firma precisa e vezzosa, c’era un sigillo dall’aria ufficiale.
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    Era sul sesto gradino quando, con un alto suono lamentoso simile a un clacson, gli scalini si fusero insieme a formare un lungo, liscio sciVolo di pietra. Per un breve istante Ron cercò di correre, agitando le braccia come le pale di un mulino, poi fece un capitombolo all’indietro e rotolò giù. Cadde sulla schiena, ai piedi di Harry.
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    «Lascia perdere i brufoli, quegli idioti non possono venire qui, o gli altri sospetteranno… sedetevi!» disse a Ernie e Hannah muovendo solo le labbra, e si sbracciò in gesti frenetici verso il taVolo di Tassorosso. «Dopo! Parliamo dopo!»
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    «Lo dico a Michael» fece Ginny spazientita, alzandosi dalla panca, «quello scemo…» e corse al taVolo di Corvonero; Harry la seguì con lo sguardo. Cho era seduta accanto all’amica dai capelli ricci che aveva portato con sé alla Testa di Porco. L’avviso della Umbridge l’avrebbe spaventata al punto da non farla venire più alle riunioni?
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    «Be’, stavo dicendo a Ron… e se qualcuno avesse cercato di intercettare Edvige? Insomma, non si è mai fatta male in Volo prima, giusto?»
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    A quanto pareva, comunque, non era l’unica persona in classe a essere furibonda. La professoressa Cooman sbatté una copia dell’Oracolo sul taVolo tra Harry e Ron e passò oltre, a labbra serrate; lanciò la copia successiva a Seamus e Dean, mancando di un pelo la testa di Seamus, e con l’ultima centrò Neville in pieno petto, con tanta forza che lui cadde dal pouf.
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    Harry puntò la bacchetta verso la rana toro che saltellava speranzosa verso l’altro lato del taVolo, disse «Accio!» e quella balzò con aria depressa nella sua mano.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Pix li sorvolò a pancia in giù, con la cerbottana pronta; con un gesto automatico, i tre si ripararono la testa con le borse finché non li ebbe superati.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Hermione si morse il labbro e non rispose. La campanella suonò proprio mentre Pix passava in Volo su Katie e le vuotava sulla testa un calamaio intero.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    A quanto pareva Hermione era andata a letto presto, lasciando Grattastinchi acciambellato su una sedia e un assortimento di bitorzoluti berretti da elfo su un taVolo accanto al fuoco. Harry fu piuttosto contento di non trovarla, perché non aveva voglia di discutere della sua cicatrice dolorante e di sentire anche lei che lo esortava ad andare da Silente. Ron continuava a lanciargli occhiate ansiose, ma Harry prese i libri di Incantesimi e si mise a finire il suo tema, anche se fingeva solo di concentrarsi; quando Ron annunciò che anche lui andava a dormire, non aveva scritto quasi nulla.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Il libro scivolò dalla presa di Harry e finì sul tappeto con un tonfo sordo. La testa gli ciondolò di lato…
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Dobby l’elfo domestico era in piedi accanto al taVolo sul quale Hermione aveva lasciato una dozzina di berretti di maglia. Le sue grandi orecchie a punta sporgevano da sotto quello che sembrava un insieme di tutti i berretti sferruzzati da Hermione; li portava uno sull’altro, così che la sua testa sembrava più lunga di un metro, e sulla cima sedeva Edvige, che tubava serena, evidentemente guarita.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Dobby si è offerto Volontario per riportare il gufo di Harry Potter» squittì l’elfo, con espressione adorante. «La professoressa Caporal dice che ora sta benissimo, signore». Fece un inchino così profondo che il suo naso a matita sfiorò la superficie lisa del tappeto. Edvige, con uno stridio indignato, volò sul bracciolo della poltrona di Harry.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

   Nelle due settimane che seguirono fu come se Harry portasse dentro il petto una sorta di talismano, un segreto luminoso che lo sosteneva nel corso delle lezioni della Umbridge e gli rendeva perfino possibile sorridere quando guardava quegli orribili occhi sporgenti. Lui e l’ES la combattevano sotto il suo stesso naso, facendo proprio quello che lei e il Ministero temevano di più, e a ogni sua lezione, invece di leggere il libro di Wilbert Slinkhard, si abbandonava ad appaganti ricordi delle ultime riunioni: Neville era riuscito a disarmare Hermione, Colin Canon aveva imparato a padroneggiare l’Incantesimo di Ostacolo dopo tre incontri di grande impegno, Calì Patil aveva prodotto un Incantesimo Reductor così ben fatto da mandare in polvere il taVolo degli Spioscopi.
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

    La Sala Grande si riempiva in fretta, il volume delle chiacchiere era più alto e l’umore più esuberante del solito. Quando passarono davanti al taVolo di Serpeverde, scoppiò un gran vociare. Harry si voltò e vide che, oltre alle solite sciarpe e cappelli verdi e argento, ciascuno di loro portava un distintivo d’argento dalla forma simile a una corona. Per qualche motivo molti salutarono Ron, ridendo forte. Harry cercò di scorgere che cosa c’era scritto sulle spille, ma era troppo occupato a portare via Ron in fretta per riuscire a leggere.
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

    Furono accolti da un fragoroso benvenuto al taVolo di Grifondoro, dove tutti vestivano di rosso e oro, ma invece di sollevare il morale di Ron l’ovazione parve sotterrare quello che ne restava; si lasciò cadere sulla panca con l’aria di uno che sta per affrontare l’ultimo pasto.
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

    «Ciao» disse una voce sognante alle loro spalle. Harry si voltò: Luna Lovegood veleggiava verso di loro dal taVolo di Corvonero. Molti la fissavano e alcuni ridevano apertamente; sulla sua testa, in equilibrio precario, c’era un cappello a forma di testa di leone a grandezza naturale.
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

    Ron parve riprendersi appena mentre attraversavano la Sala Grande. Si toccò perplesso dove Hermione l’aveva baciato, come se non fosse sicuro di che cosa era successo. Era troppo distratto per notare altro, ma Harry lanciò un’occhiata curiosa alle spille passando accanto al taVolo di Serpeverde, e stavolta distinse le parole che vi erano incise:
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

    Le palle furono liberate e i quattordici giocatori decollarono. Con la coda dell’occhio, Harry vide Ron volare verso la porta. Harry volò più in alto, evitando un Bolide, e fece un gran giro di campo, cercando con lo sguardo un bagliore d’oro; dall’altra parte dello stadio, Draco Malfoy faceva esattamente lo stesso.
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

    «Provocato?» gridò la professoressa McGranitt, battendo un pugno sul taVolo così forte che la scatola di latta scozzese scivolò a terra e si aprì, spargendo Zenzerotti sul pavimento. «Aveva appena perso! Certo che voleva provocarvi! Ma che cosa può aver detto mai per giustificare quello che voi…»
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

    Raggiunse l’enorme taVolo di legno al centro della capanna e tolse lo strofinaccio che vi era disteso. Sotto c’era una bistecca cruda, sanguinolenta e verde, un po’ più grande di una gomma d’automobile.
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    La bistecca di drago sfuggì dalle dita di Hagrid e gli scivolò sul petto con un suono umidiccio.
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    Hagrid li guardò storto, poi grugnì, gettò la bistecca sul taVolo e andò a prendere il bollitore che ormai fischiava.
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    Hagrid si strozzò con il tè e contemporaneamente lasciò la bistecca; una gran quantità di saliva, tè e sangue di drago si sparse sul taVolo mentre Hagrid tossiva e sputacchiava, e la bistecca si spiaccicava a terra.
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    Ma il resto delle sue parole fu sommerso da un’improvvisa serie di colpi alla porta. Hermione trasalì; la tazza le scivolò di mano e si frantumò a terra; Thor abbaiò. Tutti e quattro guardarono la finestra accanto alla porta. L’ombra di una persona bassa e tarchiata ondeggiava sulla tenda leggera.
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Qui sotto!» disse in fretta Harry; afferrò il Mantello dell’Invisibilità, lo fece roteare addosso a sé e a Hermione mentre Ron faceva il giro del taVolo per tuffarsi sotto il manto anche lui. Rannicchiati insieme, indietreggiarono in un angolo. Thor abbaiava furiosamente, rivolto alla porta. Hagrid aveva l’aria del tutto confusa.
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Ehm… mica per essere sgarbato» chiese Hagrid fissandola, «ma lei chi diaVolo è?»
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Sì, proprio. Su… sulla scopa di un mio amico. Io non Volo mica. Be’, guardi che stazza, secondo me non c’è una scopa che mi regge. Il mio amico alleva cavalli Abraxan, non so se li ha mai visti, bestie grosse, con le ali, sa com’è, ho fatto un giro su uno…»
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Oh, non ti preoccupare, ho un mucchio di lezioni in cantiere» disse entusiasta Hagrid, recuperando dal taVolo la bistecca di drago e schiaffandosela di nuovo sull’occhio. «Ho tenuto da parte un paio di creature apposta per l’anno del G.U.F.O.; aspetta e vedrai, sono una chicca».
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    Il ritorno di Hagrid al taVolo degli insegnanti, il giorno dopo a colazione, non fu salutato con entusiasmo da tutti gli studenti. Alcuni, come Fred, George e Lee, emisero ululati di gioia e si precipitarono fra i tavoli di Grifondoro e Tassorosso per andare a stringergli la mano enorme; altri, come Calì e Lavanda, si scambiarono occhiate cupe scuotendo la testa. Harry sapeva che molti di loro preferivano le lezioni della Caporal, e la cosa peggiore era che una piccolissima, obiettiva parte di lui era d’accordo: per lezione interessante la Caporal non intendeva un’ora in cui la gente rischiava di vedersi staccare la testa.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Tornò nella sala comune mezz’ora dopo e trovò Ron e Hermione seduti nei posti migliori, vicino al fuoco; gli altri erano andati quasi tutti a dormire. Hermione stava scrivendo una lunga lettera; aveva già riempito mezzo rotolo di pergamena, che penzolava dal taVolo. Ron era disteso sul tappeto e tentava di finire i compiti di Trasfigurazione.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    La seguirono, superando le figure silenziose di Neville, Dean e Seamus, fuori dal dormitorio e giù per le scale a chiocciola fino alla sala comune, oltre il ritratto della Signora Grassa e lungo il corridoio illuminato dalla luna. Harry sentiva che il panico poteva traboccare da un momento all’altro; voleva correre, chiamare Silente; il signor Weasley sanguinava mentre loro camminavano così tranquilli; e se quelle zanne (Harry cercò in tutti i modi di non pensare “le mie zanne”) fossero state velenose? Incrociarono Mrs Purr, che li guardò con gli occhi simili a lampadine soffiando leggermente, ma la McGranitt disse «Sciò!» e la gatta scivolò via nell’ombra. Dopo pochi minuti giunsero al gargoyle di pietra a guardia dell’ufficio di Silente.
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    Scivolò via dalla cornice e sparì, proprio nel momento in cui la porta dell’ufficio si apriva di nuovo. Fred, George e Ginny entrarono, seguiti dalla professoressa McGranitt, tutti e tre sconvolti e arruffati, ancora in pigiama.
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    All’improvviso la sua cicatrice bruciò come se la vecchia ferita si fosse riaperta… e inaspettato, inVolontario, un odio spaventoso s’impadronì di Harry, così intenso che per un istante non desiderò altro che colpire, mordere, affondare le zanne nell’uomo di fronte a lui…
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    Levò la bacchetta mentre parlava e cinque o sei bottiglie arrivarono in Volo dalla dispensa, scivolarono sul taVolo sparpagliando i resti della cena di Sirius e si fermarono con grazia davanti a ognuno di loro. Bevvero tutti, e per un po’ gli unici suoni furono il crepitio del fuoco e il rumore sordo delle bottiglie sul taVolo.
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    Posò la bottiglia più forte di quanto volesse, e un po’ di Burrobirra traboccò sul taVolo. Nessuno ci badò. Poi una lingua di fuoco a mezz’aria illuminò i piatti sporchi di fronte a loro, e tra esclamazioni di sorpresa un rotolo di pergamena cadde sul taVolo, insieme a una piuma dorata di fenice.
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    Se Harry aveva mai passato una notte più lunga di quella, non lo ricordava. Sirius a un certo punto suggerì, senza la minima convinzione, che andassero tutti a letto, ma gli sguardi disgustati dei Weasley furono una risposta sufficiente. Rimasero seduti attorno al taVolo in silenzio, a guardare lo stoppino della candela affondare sempre più nella cera liquida, avvicinando di tanto in tanto le bottiglie alle labbra, parlando solo per chiedere l’ora, per chiedersi ad alta voce che cosa stava succedendo, e per rassicurarsi a vicenda che se ci fossero state brutte notizie le avrebbero sapute, perché la signora Weasley doveva essere già arrivata al San Mungo da un pezzo.
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    Un minuto o due dopo spinse la porta della cucina e trovò Sirius e Piton seduti al lungo taVolo, che guardavano in cagnesco in direzioni opposte. Il silenzio tra loro era carico di reciproco disprezzo. Sul taVolo davanti a Sirius c’era una lettera aperta.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    Sirius spinse da parte la sedia e fece il giro del taVolo diretto verso Piton, estraendo la bacchetta. Piton fece balenare la sua. Rimasero a squadrarsi, Sirius furente, Piton all’erta, con lo sguardo che saettava dal viso di Sirius alla punta della sua bacchetta.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «No!» urlò Harry, e balzò al di là del taVolo frapponendosi tra i due. «Sirius, non farlo!»
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    Harry e Ron diedero a Stan undici falci ciascuno e l’autobus ripartì, ondeggiando in modo sinistro. Rombò attorno a Grimmauld Place, salendo anche sul marciapiede, e poi, con un altro fragoroso BANG, tutti gli occupanti vennero catapultati all’indietro; la sedia di Ron si rovesciò e Leotordo, che era sulle sue ginocchia, uscì dalla gabbia e volò davanti fischiando come un pazzo, per poi posarsi sulla spalla di Hermione. Harry, che aveva evitato per un pelo di cadere afferrandosi a un candelabro, guardò fuori dal finestrino: sfrecciavano lungo quella che sembrava un’autostrada.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    I sei ragazzi risalirono il viale sciVoloso verso il castello, trascinando i bauli. Hermione parlava già di sferruzzare altri berretti da elfo prima di andare a dormire. Quando furono davanti alle porte di quercia, Harry si guardò indietro: il Nottetempo se n’era andato, ma quasi quasi, visto che cosa lo aspettava la sera dopo, avrebbe preferito trovarsi ancora a bordo.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    Ma a Harry non importava che Piton fosse arrabbiato; finalmente gli sembrava di venire a capo della questione; senza rendersene conto si era spostato sull’orlo della sedia, teso come per spiccare il Volo.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    Hermione distese il giornale sul taVolo davanti a loro e indicò le dieci fotografie in bianco e nero che occupavano tutta la prima pagina: erano nove maghi e una strega. Alcuni si limitavano a esibire un’espressione beffarda; altri tamburellavano con le dita sulle cornici delle loro foto, con aria insolente. Sotto ciascuna immagine erano scritti il nome della persona e il crimine per cui era stata rinchiusa ad Azkaban.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Lanciò un’occhiata al taVolo dei professori. Lì l’atmosfera era diversa: Silente e la McGranitt erano immersi in fitta conversazione, e avevano l’aria molto seria. La professoressa Sprite aveva appoggiato La Gazzetta del Profeta contro una bottiglia di ketchup e leggeva la prima pagina con tanta concentrazione che non aveva notato il tuorlo d’uovo che le stava sgocciolando addosso dal cucchiaino. Nel frattempo, all’altro capo del taVolo, la professoressa Umbridge stava attaccando una scodella di porridge. Per una volta i suoi occhi da rospo non ispezionavano la Sala Grande in cerca di studenti indisciplinati. Mandava giù i bocconi con aria contrariata e di tanto in tanto lanciava uno sguardo maleVolo a Silente e alla McGranitt intenti ai loro discorsi.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Le direttive sugli ornamenti ammessi nei reparti sono molto severe, ma a quanto sembra la Guaritrice Strout, oberata dagli impegni natalizi, non ha valutato i rischi della pianta sul comodino del signor Bode. Visto che le sue capacità verbali e di movimento miglioravano, la Guaritrice Strout ha incoraggiato il signor Bode a curare la pianta lui stesso, ignara del fatto che non si trattava di un innocente Erullobulbo, ma di un germoglio di Tranello del DiaVolo: quando il convalescente signor Bode l’ha toccato, lo ha strangolato all’istante.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «L’abbiamo visto» sussurrò Hermione. «Al San Mungo, no? Era nel letto di fronte a quello di Allock, e guardava il soffitto. E abbiamo visto arrivare il Tranello del DiaVolo. Lei… la Guaritrice… ha detto che era un regalo di Natale».
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Come abbiamo fatto a non riconoscere il Tranello del DiaVolo? L’avevamo già visto… avremmo potuto impedirlo».
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Chi va a immaginare che il Tranello del DiaVolo arrivi in un ospedale travestito da pianta in vaso?» ribatté brusco Ron. «Non è colpa nostra, ma di chi l’ha mandato a quel poveraccio! Dev’essere un idiota, perché non ha controllato prima di comprare la pianta?»
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Oh, andiamo, Ron!» disse Hermione, scossa. «Non credo che una persona possa mettere il Tranello del DiaVolo in un vaso senza sapere che cercherà di uccidere chiunque lo tocchi! Questo è un omicidio… un omicidio astuto, direi… se il mittente è anonimo, chi riuscirà a scoprire chi è stato?»
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Harry non stava pensando al Tranello del DiaVolo. Ricordava il giorno dell’udienza, quando aveva preso l’ascensore per il Nono Livello del Ministero, e l’uomo dal volto olivastro che era entrato al livello dell’Atrium.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Odio quando fa così» borbottò Ron; lui e Harry si alzarono dal taVolo e si avviarono, molto più lentamente, fuori dalla Sala Grande. «Crede che la ucciderebbe dirci che cos’ha in mente, ogni tanto? Le bastavano solo dieci secondi… ehi, Hagrid!»
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    La mattina del quattordici si vestì con cura particolare. Lui e Ron scesero a colazione appena in tempo per l’arrivo dei gufi postali. Edvige non c’era (non che Harry la stesse aspettando), ma mentre si sedevano al taVolo Hermione sfilò una lettera dal becco di un gufo marrone sconosciuto.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Si unirono alla fila delle persone che Gazza spuntava dall’elenco, sorridendo appena quando i loro sguardi s’incrociavano, ma senza parlare. Harry fu contento di uscire all’aria fresca: era più facile camminare in silenzio che stare lì fermi e impacciati. Era una giornata fresca, con una brezza leggera; quando passarono davanti allo stadio del Quidditch, Harry intravide Ron e Ginny in Volo radente sugli spalti e sentì un’orribile stretta al cuore per non essere lì con loro.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Si sedettero all’unico taVolo libero, vicino alla finestra appannata. Roger Davies, il Capitano della squadra di Quidditch di Corvonero, era seduto a mezzo metro da loro con una graziosa ragazza bionda. Si tenevano per mano. La scena mise Harry a disagio, soprattutto quando, guardandosi attorno, notò che in sala c’erano solo coppie, e tutte si tenevano per mano. Forse Cho si aspettava che anche lui la tenesse per mano.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Che cosa vi porto, cari?» chiese Madama Piediburro, una donna massiccia con un lucente chignon nero, passando con gran difficoltà fra il loro taVolo e quello di Roger Davies.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Dopo qualche altro penoso minuto, Cho nominò la Umbridge. Harry si aggrappò all’argomento con sollievo e passarono qualche momento felice a insultarla, ma il soggetto era stato ampiamente discusso durante le riunioni dell’ES, e non durò a lungo. Ricadde il silenzio. Harry era molto consapevole dei suoni umidi provenienti dal taVolo accanto e si guardo intorno con disperazione, in cerca di qualcos’altro da dire.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    La mano di Cho era sul taVolo accanto al suo caffè e Harry sentiva un impulso crescente che lo spingeva a prenderla. Fallo e basta, si disse, pervaso da un misto di panico ed eccitazione, allunga la mano e prendila. Straordinario, quanto stendere il braccio di venti centimetri e toccarle la mano fosse più difficile che afferrare un Boccino saettante nell’aria…
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Ma non appena mosse la mano in avanti, Cho tolse la sua dal taVolo. Stava guardando con moderato interesse Roger Davies che baciava la sua ragazza.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Harry, che aveva afferrato la zuccheriera per giustificare il suo gesto improvviso, non capì perché lei glielo raccontasse. Se voleva stare al taVolo accanto a farsi baciare con trasporto da Roger Davies, perché aveva accettato di uscire con lui?
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Io credevo» singhiozzò lei, con le lacrime che cadevano sul taVolo, «io credevo che tu a-avresti… capito! Io ho bisogno di parlarne! Sono sicura che anche tu n-ne hai b-bisogno! Insomma, tu eri lì, n-no?»
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Nella sala regnava un silenzio totale. Gli occhi di tutti erano puntati su Harry. Lui gettò un galeone sul taVolo, si tolse i coriandoli rosa dai capelli e seguì Cho fuori.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Vuotò il boccale, lo posò sul taVolo e si alzò.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Hermione sventolava una mano all’altro capo del locale. Harry si alzò e si fece strada nella ressa. Era ancora a qualche taVolo di distanza quando vide che Hermione non era sola. Era seduta con le più improbabili compagne di bevute che lui potesse immaginare: Luna Lovegood e nientemeno che Rita Skeeter, ex giornalista del La Gazzetta del Profeta, una delle persone meno gradite a Hermione in tutto il mondo.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Precisamente» rispose Hermione. «La vera storia. Tutti i fatti, tali e quali Harry li riferisce. Le racconterà tutti i particolari, le dirà i nomi dei Mangiamorte che ha visto lì, le descriverà l’aspetto di Voldemort adesso… oh, si controlli» aggiunse in tono sprezzante, lanciando un tovagliolino attraverso il taVolo. Rita, infatti, al nome di Voldemort aveva fatto un tale balzo che si era versata addosso metà del suo Whisky Incendiario.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Rita la fissò a lungo, con durezza. Poi si sporse in avanti, appoggiandosi al taVolo, e disse in tono pratico: «D’accordo, Caramell fa pressione sul Profeta, ma è lo stesso. Non usciranno con un articolo che mette Harry in buona luce. A nessuno interessa. È contrario agli umori del pubblico. Quest’ultima evasione da Azkaban ha già preoccupato la gente a sufficienza; nessuno vuole credere che Tu-Sai-Chi è tornato».
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Rita sbuffò così forte che i clienti del taVolo accanto si voltarono.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Cho Chang entrò nella Sala con l’amica Marietta e lo stomaco di Harry si contorse in modo spiacevole, ma lei non guardò verso il taVolo di Grifondoro, e si sedette voltandogli le spalle.
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Ah, ho dimenticato di chiederti» disse Hermione allegramente, lanciando un’occhiata al taVolo di Corvonero, «che cosa è successo all’appuntamento con Cho. Come mai sei tornato così presto?»
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Proprio così» approvò Harry con calore, guardando il taVolo di Corvonero. Cho si era appena alzata e, sempre senza guardarlo, uscì. Piuttosto avvilito, Harry si rivolse a Ron e Ginny. «Com’è andato l’allenamento?»
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    George sbadigliò sonoramente e guardò sconsolato il nuVoloso cielo notturno.
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Che cosa succede?» chiese Ron stupito, mentre tutto il taVolo di Grifondoro si sporgeva a guardare e altri sette gufi attenavano stridendo, tubando e agitando le ali.
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Bello, no?» domandò Luna, che aveva veleggiato verso il taVolo di Grifondoro e ora si insinuava sulla panca tra Fred e Ron. «È uscito ieri, ho chiesto a papà di mandartene una copia omaggio. Credo che questa» e indicò i gufi ancora accalcati sul taVolo davanti a Harry, «sia la posta dei lettori».
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    Harry alzò il capo, le mani piene di lettere. La professoressa Umbridge era in piedi alle spalle di Fred e Luna, con gli sporgenti occhi da rana che scrutavano il groviglio di gufi e pergamene sul taVolo davanti a Harry. Alle sue spalle molti studenti sbirciavano curiosi.
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    Per qualche motivo lanciò uno sguardo al taVolo dei professori. Aveva la strana sensazione che Silente l’avesse osservato fino a un attimo prima, ma quando si voltò lo vide immerso in una conversazione con il professor Vitious.
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    Se c’era bisogno di qualcos’altro per completare la felicità di Harry, fu la reazione di Malfoy, Tiger e Goyle. Li vide confabulare in biblioteca più tardi quel pomeriggio: erano in compagnia di un ragazzo allampanato che, sussurrò Hermione, si chiamava Theodore Nott. Si voltarono verso Harry mentre lui cercava dei libri sullo Svanimento Parziale. Goyle fece scrocchiare minaccioso le nocche e Malfoy bisbigliò qualcosa di indubbiamente maleVolo a Tiger. Harry sapeva benissimo perché si comportavano così: aveva citato tutti i loro padri tra i Mangiamorte.
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    Piton barcollò, la sua bacchetta volò verso l’alto, lontano, e all’improvviso la mente di Harry si riempì di ricordi non suoi: un uomo dal naso adunco che urlava contro una donna che cercava di difendersi, mentre un bambino piccolo coi capelli neri piangeva in un angolo… un adolescente dai capelli unti sedeva solo in una camera buia, puntando la bacchetta al soffitto per ammazzare le mosche… una ragazza rideva mentre un ragazzo ossuto tentava di cavalcare una scopa imbizzarrita…
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    La Umbridge era immobile e fissava Silente, che continuava a sorridere beneVolo.
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    Qualcosa lo aveva afferrato alle caviglie, facendogli fare una caduta spettacolare… prima di fermarsi, scivolò in avanti per quasi due metri. Qualcuno rideva alle sue spalle. Rotolò sulla schiena e vide Malfoy nascosto in una nicchia, dietro un orrido vaso a forma di drago.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    Perfino il pavimento tremò. Sbigottita, la Umbridge scivolò di lato e fu costretta ad aggrapparsi alla scrivania per non cadere.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Hermione tornò al taVolo dove Harry e Ron erano seduti a fissare le loro borse come sperando che i compiti saltassero fuori per farsi da soli.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Harry si mosse così in fretta che, se fosse stato solido, avrebbe rovesciato parecchi tavoli. Invece scivolò come in sogno attraverso due corridoi tra i banchi, e ne risalì un terzo… La nuca del ragazzo bruno era più vicina: si raddrizzava, riponeva la piuma, prendeva il rotolo di pergamena per rileggere quello che aveva scritto…
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Harry si fermò davanti al taVolo e abbassò lo sguardo su suo padre. Suo padre a quindici anni.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    La bacchetta di Piton fece un Volo di tre metri e cadde sull’erba dietro di lui. Sirius sbottò in una risata simile a un latrato.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Che co… oh, sì, abbiamo litigato» disse Harry, cogliendo al Volo la scusa.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    Si voltò. Ginny Weasley, piuttosto spettinata, lo aveva raggiunto al taVolo della biblioteca dov’era seduto tutto solo. Era domenica sera tardi: Hermione era tornata alla Torre di Grifondoro per ripassare Antiche Rune, e Ron aveva l’allenamento di Quidditch.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    Posò sul taVolo una scatola avvolta in carta marrone, chiaramente aperta e richiusa alla meno peggio. Sopra era scarabocchiato in inchiostro rosso: Ispezionato e Approvato dall’Inquisitore Supremo di Hogwarts.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    «Ehi» sussurrò una voce all’orecchio di Harry, che si voltò di scatto. Fred e George si erano uniti a loro. «Ginny ci ha parlato del tuo problema» disse Fred, allungando le gambe sul taVolo di fronte e facendo scivolare a terra parecchi opuscoli sulle possibilità di lavoro al Ministero della Magia. «Vuoi parlare con Sirius, no?»
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    Di colpo com’era cominciato, il turbinio finì. Lottando contro un attacco di nausea, con la sensazione di avere una sciarpa incredibilmente calda avvolta attorno alla testa, aprì gli occhi e scoprì che stava guardando dal camino della cucina il lungo taVolo di legno dove un uomo era seduto e meditava su una pergamena.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    Uscì in fretta dalla cucina, e Harry rimase a fissare la sedia e le gambe del taVolo. Si chiese perché Sirius non gli avesse mai detto quanto era scomodo comunicare via camino; le sue ginocchia stavano già protestando per il prolungato contatto col duro pavimento di pietra della Umbridge.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    Lui e Ron toccarono con la punta della bacchetta le tazze da tè che avrebbero dovuto Trasfigurare. A quella di Harry spuntarono quattro corte zampette che non riuscirono a raggiungere il ripiano del taVolo e si agitarono impotenti a mezz’aria. Quella di Ron, invece, si sollevò per pochi secondi su quattro lunghe, vacillanti zampe sottili che di colpo cedettero e si afflosciarono, spaccandola in due.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Per te?» Hermione riacchiappò la propria tazza, che zampettava vispa sul taVolo su piccole zampe robuste a forma di foglia di salice. «E perché dovrei?»
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    Calò un silenzio sbigottito, poi la tazza di Hermione trotterellò oltre il bordo del taVolo e s’infranse sul pavimento.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    Nel frattempo Ron rileggeva gli appunti di due anni di Incantesimi con le dita infilate nelle orecchie e le labbra che si muovevano in silenzio; Seamus Finnigan era disteso a pancia in su sul pavimento e recitava la definizione di Incantesimo Essenziale, mentre Dean la controllava sul Libro Standard degli Incantesimi, Classe Quinta; le matite di Calì e Lavanda, che stavano provando alcuni semplici Incantesimi di Locomozione, si inseguivano sul taVolo.
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    Quella sera a cena nessuno aveva molta voglia di chiacchierare. Harry e Ron, che avevano studiato sodo tutto il giorno, mangiarono in silenzio ma affamati. Hermione invece continuava a lasciare le posate e a tuffarsi sotto il taVolo per ripescare qualche libro dalla borsa e controllare qualche dato. Ron le stava proprio dicendo che avrebbe fatto meglio a mangiare tranquilla o quella notte non sarebbe riuscita a chiudere occhio, quando la forchetta le sfuggì di mano e atterrò fragorosamente sul piatto.
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    Poi quelli del quinto e del settimo anno si radunarono nella Sala d’Ingresso mentre gli altri studenti andavano a lezione. Alle nove e mezzo furono richiamati, una classe alla volta, nella Sala Grande, allestita esattamente come Harry l’aveva vista nel Pensatoio, quando suo padre, Sirius e Piton avevano sostenuto il loro G.U.F.O.: i tavoli delle quattro Case erano spariti, sostituiti da banchi singoli, rivolti verso il taVolo degli insegnanti, occupato dalla professoressa McGranitt. «Potete cominciare» annunciò lei quando si furono tutti seduti in silenzio, e si voltò verso un’enorme clessidra posata accanto a lei sul taVolo insieme a piume, boccette d’inchiostro e pergamene di riserva.
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    Durante il compito scritto della mattina si scordò la definizione di Incantesimo di Scambio, ma l’esame pratico sarebbe potuto andare peggio. Almeno lui riuscì a far Evanescere la sua iguana, mentre al taVolo accanto la povera Hannah Abbott perse la testa e chissà come moltiplicò il suo furetto in uno stormo di fenicotteri, facendo sospendere gli esami per dieci minuti finché gli uccelli non vennero catturati e trasportati fuori dalla Sala.
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    Anche per lo scarso livello di Harry, l’esame andò malissimo. Tanto valeva cercare di vedere qualcosa sul taVolo, invece che nella sfera di cristallo, che rimase ostinatamente vuota; Harry perse del tutto la testa durante la lettura delle foglie di tè, annunciando alla professoressa Marchbanks che presto avrebbe incontrato uno straniero bruno e noioso, e coronò il fiasco confondendo la linea della vita con quella del destino, e informandola che sarebbe dovuta morire il martedì precedente.
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    Harry vide stagliarsi contro la luce anche la sagoma più piccola di Thor, che tentava di difendere il padrone slanciandosi con coraggio contro i maghi, finché uno Schiantesimo lo centrò e lo abbatté. Con un ululato furibondo, Hagrid sollevò di peso il colpevole e lo scaraventò lontano, facendogli fare un Volo di almeno tre metri. Il mago non si rialzò. Hermione trattenne il fiato e si portò inorridita le mani alla bocca; Harry si voltò verso Ron, e vide che anche lui sembrava atterrito. Non avevano mai visto Hagrid perdere davvero il controllo.
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    Ma qualcuno gridò mentre Voldemort calava di nuovo la bacchetta; qualcuno gridò, scivolò su un banco arroventato e cadde sul freddo pavimento di pietra. Harry si svegliò toccando terra, urlante, la cicatrice in fiamme, mentre la Sala Grande sembrava esplodere attorno a lui.
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    «Voleva vedermi, signora Preside?» chiese Piton. Il suo sguardo scivolò indifferente sulle coppie di studenti che continuavano ad azzuffarsi.
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Se Cornelius non saprà, non soffrirà» replicò la Umbridge, puntando ansante la bacchetta contro diversi punti del corpo di Harry, come per decidere dove gli avrebbe fatto più male. «Per esempio, non ha mai saputo che avevo ordinato ai Dissennatori di attaccare Potter l’estate scorsa, ma è stato ben felice di cogliere al Volo l’opportunità di espellerlo».
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    Una freccia le volò così vicino che s’impigliò nei suoi capelli color topo: con un urlo lacerante, la Umbridge si portò di scatto le mani alla testa, e i centauri esplosero in grida di approvazione e risate rauche. Il suono delle loro selvagge risate simile a nitriti echeggiò nella penombra della radura, e la vista degli zoccoli scalpitanti era davvero terribile.
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    «Sì, magari il Riccio Cornuto o come diaVolo si chiama!» sbottò Ron.
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    Ed ecco che brillanti luci arancioni, sempre più grandi, li circondavano da ogni lato; videro alti palazzi, fiumi di lampioni accesi simili a luminosi occhi di insetto, i riquadri giallo pallido delle finestre. D’un tratto, o così parve, il marciapiede balzò verso di loro; Harry si aggrappò al Thestral con tutte le sue forze, preparandosi all’impatto, ma l’animale toccò terra con la leggerezza di un’ombra e lui scivolò giù dal suo dorso e scrutò la strada dove il cassone traboccante stava ancora accanto alla malridotta cabina telefonica, entrambi scoloriti dalla piatta luce arancione dei lampioni.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    Hermione e Ginny arrivarono al suo fianco; entrambe smontarono con più grazia di Ron, ma con la stessa espressione di sollievo nel trovarsi di nuovo sulla terraferma; Neville saltò giù tremando; e Luna scivolò lungo il fianco del Thestral con fluida eleganza.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    Il pavimento della cabina vibrò e il marciapiede scivolò al di sopra delle pareti di vetro; i Thestral spazzini sparirono dalla vista; le tenebre si chiusero sopra le teste dei ragazzi mentre con un sordo rumore raschiante calavano nelle viscere del Ministero della Magia.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    Riconobbe subito la bella luce danzante che brillava diamantina. Mentre i suoi occhi si abituavano allo sfavillio, vide orologi luccicare da ogni parte, grandi e piccoli, pendole e sveglie, appesi fra le librerie o posati sui tavoli allineati. Un ticchettio costante, ritmico, riempiva la stanza, come il suono di migliaia di piccoli piedi in marcia. La luce danzante, simile a uno scintillio di pietre preziose, proveniva da una gigantesca campana di vetro posta su un taVolo al capo opposto della stanza.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    Harry si tuffò sul pavimento e gli agguantò le gambe, atterrandolo e facendogli sbagliare la mira. Nell’ansia di aiutarlo, Neville rovesciò un taVolo e puntò tremando la bacchetta contro i due che si rotolavano sul pavimento, gridando: «EXPELLIARMUS!»
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Uno zampillo di luce rossa volò oltre il Mangiamorte per centrare una vetrinetta appesa al muro, piena di clessidre di varie forme, che cadde e si infranse in un torrente di vetro, poi tornò sulla parete, perfettamente riparata, poi ricadde e si frantumò…
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Il Mangiamorte aveva recuperato la bacchetta, finita sul pavimento accanto alla scintillante campana di vetro. Harry si tuffò dietro un altro taVolo. Il suo avversario si voltò, ma il cappuccio gli era scivolato sugli occhi impedendogli di vedere; se lo strappò con la mano libera e gridò: «STUP…»
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «STUPEFICIUM!» lo precedette Hermione, che li aveva raggiunti. Lo zampillo di luce rossa centrò in pieno il Mangiamorte, che si bloccò col braccio ancora sollevato: la bacchetta cadde tintinnando, e lui barcollò all’indietro contro la campana di vetro. Harry si aspettava di sentire uno schianto, invece la testa del Mangiamorte attraversò la campana come se fosse una bolla di sapone, e l’uomo si afflosciò con la schiena sul taVolo e la testa immersa nel turbinoso pulviscolo scintillante.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «Accio bacchetta!» gridò Hermione. Prese al Volo la bacchetta di Harry, sbucata da un angolo buio, e gliela lanciò.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Harry, Hermione e Neville furono scaraventati all’indietro; Neville volò oltre la scrivania e sparì; Hermione finì contro uno scaffale e fu sommersa da una valanga di grossi libri; Harry sbatté il capo contro la parete alle sue spalle e per un momento fu troppo stordito e confuso per reagire.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Uno schianto fuori dalla porta, e Dolohov si voltò: il Mangiamorte con la testa da neonato era apparso sulla soglia, strillando e agitando alla cieca i grossi pugni. Harry colse l’occasione al Volo: «PETRIFICUS TOTALUS!»
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «Ghe gosa le affaddo?» chiese Neville. Uscì da sotto il taVolo e si inginocchiò al fianco di Hermione: continuava a perdere sangue dal naso sempre più gonfio.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Corsero affannati da una porta all’altra, sigillandole; nella fretta, Harry finì contro un taVolo e lo superò rotolandoci sopra.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Si voltò in tempo per vederla volare all’indietro: cinque Mangiamorte avevano fatto irruzione; Luna urtò un taVolo, vi scivolò sopra e atterrò dall’altro lato, afflosciandosi sul pavimento, immobile come Hermione.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Per un momento ogni cosa sembrò raggelarsi. Quasi senza volerlo, Harry, Ginny, Neville e tutti i Mangiamorte si voltarono a guardare la vasca: simile a un pesce volante, un cervello schizzava fuori dal liquido verde; rimase sospeso un attimo a mezz’aria, poi volò roteando verso Ron mentre nastri di immagini in movimento se ne staccavano, srotolandosi come la pellicola di un film…
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Lo tirò su con un altro sforzo sovrumano; ma una cucitura della veste cedette: la piccola sfera di vetro rotolò fuori dalla tasca e, prima che potessero recuperarla, Neville la colpì con un piede: fece un Volo di tre metri alla loro destra e andò a schiantarsi sul gradino di sotto. Fissarono a occhi sgranati il punto dove si era rotta, sconvolti, e una sagoma perlacea con gli occhi enormi si srotolò davanti a loro. Furono i soli ad accorgersene. Harry la vide muovere le labbra, ma tutte le urla e gli schianti attorno gli impedirono di sentire una sola parola. La sagoma tacque e si dissolse.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Bellatrix strillò e cadde, ma non si contorse né urlò di dolore come Neville… eccola di nuovo in piedi, ansante, senza più ridere. Harry tornò dietro la fontana dorata proprio mentre il controincantesimo di Bellatrix colpiva la testa del mago, che volò via e atterrò sei metri più in là, scavando lunghi solchi nel pavimento di legno.
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    Il getto di luce rossa del suo stesso Schiantesimo gli rimbalzò contro, costringendolo a buttarsi ancora dietro la fontana. Un orecchio del goblin attraversò al Volo la stanza.
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    «Per allora io me ne sarò andato, e tu sarai morto!» sibilò Voldemort. Sparò contro Silente un altro incantesimo mortale, ma lo mancò e colpì invece il taVolo del guardiamago, che prese fuoco.
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    Un altro zampillo di luce verde scaturì da dietro lo scudo argentato. Stavolta fu il centauro con un braccio solo che, galoppando davanti a Silente, ricevette il colpo ed esplose, ma prima ancora che i pezzi avessero toccato il pavimento, Silente ritrasse bacchetta e la mosse in avanti come una frusta. Una lunga fiamma sottile partì dalla punta e volò ad avvolgersi attorno a Voldemort e al suo scudo. Per un istante parve che Silente avesse vinto, ma di colpo la fune fiammeggiante diventò un serpente che subito lasciò andare Voldemort e si voltò sibilando verso il suo creatore.
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    Fanny calò davanti a Silente, spalancò il becco e inghiottì lo zampillo verde: esplose in fiamme e cadde a terra, implume e raggrinzita. Nello stesso istante, la bacchetta di Silente si mosse in un unico, lungo gesto fluido; il serpente che stava per affondare le zanne nella sua carne volò per aria e svanì in una voluta di fumo nero, e l’acqua della vasca si levò a coprire Voldemort come un bozzolo di vetro fuso.
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    Si sistemò sul seggio simile a un trono sul quale era stato ritratto e sorrise beneVolo a Harry.
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    «Ha colto al Volo l’occasione prima di Natale, quando Sirius gli ha urlato — credo — di andare “fuori”. Lo ha preso alla lettera, interpretandolo come un ordine di lasciare la casa. Ed è andato dall’unico membro della famiglia Black per cui nutrisse un minimo di rispetto… Narcissa, cugina di Sirius, nonché sorella di Bellatrix e moglie di Lucius Malfoy».
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    La mano di Malfoy volò verso la bacchetta, ma Harry fu più rapido: aveva estratto la sua prima che le dita di Malfoy riuscissero a infilarsi in tasca.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    «Tutto bene, Harry!» disse sorridendo quando lo vide avvicinarsi alla staccionata. «Vieni, vieni, che ci facciamo una tazza di succo di dente di leone… Come va?» gli chiese, mentre si sedevano al taVolo di legno davanti a due bicchieri pieni di succo ghiacciato. «Tu… ehm… stai bene, sì?»
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    «Senti…» Hagrid si curvò sul taVolo verso di lui. «Conoscevo Sirius da più tempo di te… è morto in battaglia… è così che voleva andarsene…»
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    La professoressa Umbridge lasciò Hogwarts il giorno prima della fine delle lezioni. Sgattaiolò fuori dall’infermeria all’ora di cena, nella chiara speranza di allontanarsi inosservata, ma purtroppo per lei incontrò Pix, che afferrò al Volo l’ultima possibilità di obbedire a Fred e la inseguì allegramente fino al cancello, picchiandola un po’ con un bastone da passeggio, un po’ con una calza piena di gesso. Molti studenti corsero nella Sala d’Ingresso per assistere alla sua fuga, e i Direttori delle Case tentarono con scarsa convinzione di fermarli. Per la precisione, dopo qualche fiacca protesta la professoressa McGranitt tornò a sedersi al taVolo degli insegnanti esprimendo a gran voce il disappunto per non poterla inseguire personalmente dal momento che Pix le aveva preso il bastone.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    «… Arrivo or ora da Azkaban» aveva detto Caramell ansante, rovesciandosi in tasca un bel po’ d’acqua dal bordo della bombetta, «in mezzo al Mare del Nord, sa, un Volo orribile… i Dissennatori sono in tumulto…» Era rabbrividito. «… Non hanno mai avuto un’evasione finora. Comunque, dovevo venire ad avvertirla, Primo Ministro. Black è un noto assassino di Babbani e potrebbe avere l’intenzione di unirsi a Lei-Sa-Chi… ma naturalmente lei non sa nemmeno chi è Lei-Sa-Chi!»Per un attimo aveva scrutato il Primo Ministro con un’espressione scoraggiata, poi aveva detto: «Be’, si accomodi, si accomodi, è meglio che la ragguagli… beva un whisky…»
L'altro ministro (Cap. 1 Harry Potter 6)

    Erano entrati in un minuscolo salotto, che pareva un’oscura cella imbottita. Le pareti erano foderate di libri, in gran parte rilegati in vecchia pelle nera o marrone; un divano liso, una vecchia poltrona e un taVolo traballante erano riuniti in una pozza di luce tenue gettata da un lampadario a candele appeso al soffitto. Il luogo aveva un’aria trascurata, come se di solito non fosse abitato.
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    Codaliscia esitò, pronto a ribattere, ma poi si voltò e si diresse verso una seconda porta segreta. Si udirono dei colpi e un tintinnio di bicchieri. Dopo qualche secondo fu di ritorno con una bottiglia impolverata e tre bicchieri su un vassoio. Li depose sul taVolo traballante e zampettò via, sbattendosi alle spalle la porta coperta di libri.
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    Narcissa emise un rumore che avrebbe potuto essere un singhiozzo senza lacrime e si coprì il volto con le mani. Piton posò il bicchiere sul taVolo e si abbandonò di nuovo nella poltrona, le mani sui braccioli, sorridendo all’espressione torva di Bellatrix.
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    «Per un centinaio di ragioni!» rispose lei ad alta voce, avanzando da dietro il divano per sbattere il bicchiere sul taVolo. «Da dove comincio? Dov’eri quando il Signore Oscuro è caduto? Perché non l’hai mai cercato quando è sparito? Che cos’hai fatto in tutti questi anni che hai passato sotto le sottane di Silente? Perché hai impedito che il Signore Oscuro si procurasse la Pietra Filosofale? Perché non sei tornato subito quando è risorto? Dov’eri qualche settimana fa, quando abbiamo combattuto per impossessarci della profezia per il Signore Oscuro? E perché, Piton, Harry Potter è ancora vivo, quando l’hai alla tua mercé da cinque anni?»
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    Narcissa scagliò via il bicchiere, che scivolò sul taVolo mentre lei dal divano si buttava ai piedi di Piton, gli prendeva la mano tra le sue e vi posava le labbra.
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    Una lingua sottile di fiamma brillante scivolò dalla bacchetta e si avvolse attorno alle loro mani come un filo incandescente.
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    Harry grugnì nel sonno e il suo viso scivolò di qualche centimetro lungo il vetro, inclinandogli ancora di più gli occhiali, ma lui non si destò. Una sveglia che aveva riparato parecchi anni prima ticchettava sonora sul davanzale, indicando le undici meno un minuto. Accanto alla sveglia, fermo sotto la sua mano abbandonata, c’era un foglio di pergamena coperto da una grafìa sottile e obliqua. Harry aveva letto quella lettera tante volte da quando era arrivata tre giorni prima che, sebbene alla consegna fosse arrotolata in un cilindro ben stretto, ormai era decisamente piatta.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    Giù in salotto zio Vernon urlò: «Chi diaVolo è a quest’ora di notte?»
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    Dudley si tolse di torno quando Silente lo oltrepassò. Harry, con il cannocchiale e le scarpe da ginnastica ancora in mano, superò con un salto gli ultimi scalini e seguì Silente, che si era sistemato nella poltrona più vicina al fuoco e osservava la stanza con beneVolo interesse. Era straordinariamente fuori posto.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    «Be’» rispose Silente, ignorando i borbottii di zio Vernon, che ormai riceveva dall’ostinato bicchiere di idromele dei colpi decisi sulla testa, «la tradizione di famiglia dei Black stabiliva che la casa venisse ereditata per linea diretta, passando al maschio successivo di nome Black. Sirius era l’ultimo della sua linea di sangue, perché il fratello minore, Regulus, morì prima di lui ed entrambi non hanno avuto figli. Mentre il suo testamento esprime la chiara Volontà che la casa vada a te, è comunque possibile che sul luogo sia stato gettato un incantesimo o un sortilegio per assicurarsi che non possa essere proprietà di nessuno che non sia di sangue puro».
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    Agitò la bacchetta per la quinta volta. Si udì un forte crac e apparve un elfo domestico, con il naso a grugno, orecchie giganti da pipistrello ed enormi occhi iniettati di sangue, rannicchiato sulla folta moquette pelosa dei Dursley e coperto di stracci sudici. Zia Petunia emise uno strillo da far rizzare i capelli: niente di così sporco era entrato in casa sua a memoria d’uomo; Dudley sollevò dal pavimento i rosei piedoni nudi e rimase seduto tenendoli quasi sopra la testa, come se pensasse che la creatura potesse risalirgli su per i pantaloni del pigiama, e zio Vernon urlò: «Che diaVolo è quello?»
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    Harry si voltò e vide che nonostante l’ora tarda la signora Weasley non era sola: una giovane strega dal pallido volto a forma di cuore e dai capelli color topo era seduta al taVolo e stringeva fra le mani un grosso boccale.
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    Toccò di nuovo la pentola, che si levò in aria, volò verso Harry e s’inclinò; la signora Weasley le fece scivolare sotto una ciotola appena in tempo per accogliere un ruscello di densa, fumante zuppa di cipolle.
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    Lei agitò la bacchetta alle sue spalle: una pagnotta e un coltello planarono con dolcezza sul taVolo. Mentre la pagnotta si affettava e la pentola di zuppa atterrava di nuovo sul fornello, la signora Weasley prese posto di fronte a lui.
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    Si voltò a guardare un grosso orologio in bilico sopra una pila di lenzuola nel cesto della biancheria in fondo al taVolo. Harry lo riconobbe subito: aveva nove lancette, ciascuna con scritto il nome di un membro della famiglia, e in genere era appeso alla parete del salotto, ma la sua attuale postazione suggeriva che la signora Weasley aveva preso l’abitudine di portarlo con sé in giro per la casa. Ognuna delle nove lancette puntava su pericolo mortale.
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    Il signor Weasley si voltò speranzoso verso il taVolo.
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    Edvige tubò allegra dalla sua postazione in cima a un grande armadio, poi spiccò il Volo e uscì dalla finestra; Harry capì che aveva aspettato di vederlo prima di andare a caccia. Diede la buonanotte alla signora Weasley, si mise il pigiama e s’infilò in uno dei letti. C’era qualcosa di duro nella federa. Frugò dentro ed estrasse una caramella appiccicosa arancione e viola, che riconobbe per una Pasticca Vomitosa. Sorridendo tra sé, rotolò su un fianco e si addormentò all’istante.
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «Hermione!» urlarono Harry e Ron; il vassoio della colazione scivolò a terra con gran fracasso.
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    Ma quando Harry scese dieci minuti dopo, vestito e col vassoio vuoto, scoprì Hermione seduta al taVolo della cucina in grande agitazione, mentre la signora Weasley cercava di attenuare la sua somiglianza con un mezzo panda.
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    La signora Weasley si insinuò tra loro e aprì la finestra della cucina. Uno, due, tre, gli allocchi planarono sul taVolo in una fila ordinata. Tutti e tre sollevarono la zampa destra.
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «Quello. Il negozio è vuoto. Nessun segno di lotta. Nessuno sa se è andato via di sua Volontà o è stato rapito».
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    Era un giorno nuVoloso e fosco. Quando uscirono di casa allacciandosi i mantelli, una delle auto speciali del Ministero della Magia, nella quale Harry aveva già viaggiato una volta, li stava aspettando sul viale.
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «’Un semplice incantesimo ed entrerete in un sogno a occhi aperti lungo trenta minuti, di alta qualità e assolutamente realistico, facile da inserire in una tìpica lezione scolastica e virtualmente inintercettabile (gli effetti collaterali includono espressione vacua e riVolo di bava). Vietata la vendita ai minori di sedici anni’. Sai» commentò Hermione guardando Harry, «questa è davvero magia straordinaria!»
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    E in effetti quando entrò in cucina scoprì Fleur seduta al taVolo, lanciata nei progetti per il suo matrimonio con Bill, mentre la signora Weasley, di malumore, teneva d’occhio un mucchio di patate autosbuccianti.
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    Ron e Hermione avrebbero pensato che fosse sceso senza di loro. Ora che fossero arrivati a Hogwarts e avessero preso posto nella Sala Grande, percorso con lo sguardo il taVolo di Grifondoro un po’ di volte e compreso alla fine che non c’era, lui sarebbe già stato a metà strada verso Londra.
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    Harry si voltò e marciò dritto oltre le porte aperte: qualunque cosa pur di allontanarsi da Piton. La Sala Grande, con i suoi quattro lunghi tavoli delle Case e il taVolo degli insegnanti sul fondo, era decorata come al solito da candele galleggianti che facevano scintillare i piatti. Harry tuttavia vedeva solo un brillante alone confuso. Camminava così veloce che superò la tavola di Tassorosso prima che i ragazzi potessero cominciare a fissarlo, e quando si alzarono in piedi per vederlo bene aveva già individuato Ron e Hermione, era sfrecciato lungo le panche verso di loro e si era insinuato a forza tra i due.
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    La segreta era, cosa alquanto insolita, già piena di fumi e strani odori. Ron e Hermione annusarono interessati passando accanto ai grandi calderoni ribollenti. I quattro Serpeverde si raggrupparono attorno a un taVolo, come i quattro Corvonero. Così Harry, Ron e Hermione divisero il taVolo con Ernie. Scelsero quello più vicino a un calderone dorato che esalava uno degli aromi più seducenti che Harry avesse mai inspirato: gli ricordava al tempo stesso la torta di melassa, l’odore di legno di un manico di scopa e quello dei fiori che poteva aver annusato alla Tana. A un tratto si accorse che il suo respiro era diventato lento e profondo, e che i vapori della pozione sembravano saziarlo come una bibita. Un’enorme contentezza lo pervase; fece un gran sorriso a Ron, che gli sorrise pigramente di rimando.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    Indicò il calderone più vicino al taVolo di Serpeverde. Harry si alzò a metà e vide che conteneva qualcosa di simile ad acqua pura che ribolliva.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Molto bene, molto bene!» esclamò Lumacorno allegro. «Ora» riprese, indicando il calderone più vicino al taVolo dei Corvonero, «questa è piuttosto famosa… di recente è stata citata con un certo rilievo in alcuni libriccini del Ministero… Chi sa…?»
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Ora, devo avvertirvi che la Felix Felicis è una sostanza messa al bando nelle competizioni ufficiali… negli eventi sportivi, per esempio, negli esami e alle elezioni. Quindi il vincitore dovrà usarla solo in un giorno qualunque… e stare a vedere come quel giorno qualunque diventa straordinario! Allora» proseguì, improvvisamente vivace, «come farete a vincere il mio faVoloso premio? Be’, andando a pagina dieci di Pozioni Avanzate. Abbiamo ancora poco più di un’ora, nella quale dovrete mettere insieme un dignitoso tentativo di Distillato della Morte Vivente. So che è più complicata di qualunque cosa abbiate fatto prima, e non mi aspetto un risultato perfetto da nessuno. Chi farà meglio, tuttavia, vincerà questa piccola Felix. Forza!»
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    Harry alzò lo sguardo; Lumacorno stava passando vicino al taVolo dei Serpeverde.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    Dall’altra parte del taVolo, Ron imprecava sottovoce; la sua pozione sembrava liquirizia liquida. Harry si guardò attorno. A quanto riusciva a vedere, nessuna delle altre pozioni era diventata chiara come la sua. Si sentì euforico, cosa che non gli era mai successa prima in quella segreta.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    Il professore avanzò lentamente fra i tavoli, spiando nei calderoni. Non fece commenti, ma ogni tanto dava una mescolata o un’annusata. Infine raggiunse il taVolo dove erano seduti Harry, Ron, Hermione ed Ernie. Rivolse un sorriso contrito alla sostanza simile a pece nel calderone di Ron. Oltrepassò il liquido blu scuro di Ernie. Al decotto di Hermione rivolse un cenno compiaciuto. Poi vide la pozione di Harry, e una gioia incredula gli illuminò il volto.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Bene. Allora me lo riprendo» tagliò corto Harry, e lo prese bruscamente dal taVolo, ma gli scivolò di mano e atterrò sul pavimento.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Pallini Acidi» disse Harry. Il gargoyle si spostò con un balzo; la parete alle sue spalle scivolò di lato rivelando una scala a chiocciola mobile di pietra, che con un costante movimento circolare trasportò Harry fino alla porta col battente d’ottone dell’ufficio di Silente.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    Silente puntò la bacchetta verso la bottiglia e il tappo volò via.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    Sia Harry che Ogden urlarono ‘No!’ all’unisono; Ogden alzò la bacchetta e gridò: «Relascio!»Gaunt fu scagliato all’indietro, lontano dalla figlia; volò oltre una sedia e cadde sulla schiena. Con un ruggito di rabbia, Orfin balzò su dalla poltrona e corse verso Ogden, brandendo il pugnale insanguinato e sparando indiscriminatamente maledizioni con la bacchetta.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Oh, è sopravvissuta» rispose Silente, riprendendo posto dietro la scrivania e facendo cenno a Harry di sedersi. «Ogden si Materializzò di nuovo al Ministero e tornò con i rinforzi quindici minuti dopo. Orfin e suo padre cercarono di dare battaglia, ma furono sopraffatti entrambi, portati via e in seguito condannati dal Wizengamot. Orfin, che aveva già precedenti per aggressioni contro Babbani, fu condannato a tre anni ad Azkaban. OrVoloson, che aveva ferito parecchi dipendenti del Ministero oltre a Ogden, ebbe sei mesi».
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «OrVoloson?» ripeté Harry, stupefatto.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Il nonno di Voldemort, sì» completò Silente. «OrVoloson, suo figlio Orfin e sua figlia Merope erano gli ultimi dei Gaunt, una famiglia magica molto antica nota per una vena di squilibrio e violenza che fiorì attraverso le generazioni a causa della loro abitudine di sposarsi tra cugini. La mancanza di buonsenso unita a una smisurata tendenza allo sperpero fecero sì che il denaro di famiglia fosse dilapidato parecchie generazioni prima della nascita di OrVoloson. Lui, come hai visto, finì nello squallore e nella miseria, con un carattere pessimo, una straordinaria dose di arroganza e orgoglio, e un paio di cimeli di famiglia che aveva cari quanto suo figlio, e parecchio più di sua figlia».
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Dimentichi che Merope era una strega» rispose Silente. «Io non credo che i suoi poteri magici fossero al meglio fintanto che era terrorizzata dal padre. Ma quando OrVoloson e Orfin furono rinchiusi ad Azkaban, quando lei si ritrovò sola e libera per la prima volta in vita sua, evidentemente fu in grado di scatenare la propria abilità e progettare la fuga dalla condizione disperata in cui era vissuta per diciotto anni.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Ma lo stupore degli abitanti del villaggio non fa nulla rispetto a quello di OrVoloson. Tornò da Azkaban aspettandosi di trovare la figlia che devotamente attendeva il suo ritorno con un pasto caldo pronto in tavola. Invece trovò tre bei centimetri di polvere e il suo messaggio d’addio, in cui spiegava quello che aveva fatto».
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Ma non è… signore, non è lo stesso anello che OrVoloson Gaunt mostrò a Ogden?»
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    Una conseguenza dell’enorme carico di lavoro e delle ore frenetiche passate a studiare gli incantesimi non verbali fu che Harry, Ron e Hermione non erano ancora riusciti ad andare a trovare Hagrid. Lui non partecipava più ai pasti al taVolo degli insegnanti, un segnale funesto, e nelle poche occasioni in cui l’avevano incrociato nei corridoi o nei prati aveva misteriosamente mancato di notarli o di ricambiare i loro saluti.
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    «Non credo che lui ci sia sempre» mormorò Hermione, gettando un’occhiata verso il taVolo degli insegnanti da sopra Il Profeta. «Non avete notato? Il suo posto è rimasto vuoto quanto quello di Hagrid la settimana scorsa».
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    Harry decise di cominciare con un test di base, chiedendo a tutti gli aspiranti giocatori di dividersi in gruppi di dieci e fare un giro di Volo sul campo. Fu una buona decisione: quelli del gruppo iniziale erano del primo anno ed era lampante che non avevano mai volato. Solo un ragazzino riuscì a restare sospeso per più di qualche secondo, e ne fu così stupito che si schiantò all’istante contro uno dei pali.
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    Dopo due ore, molte proteste e parecchie crisi di nervi, una delle quali comportò la distruzione di una Comet Duecentosessanta e parecchi denti rotti, Harry aveva trovato tre Cacciatori: Katie Bell, tornata in squadra dopo una prova eccellente, Demelza Robins, una nuova scoperta particolarmente abile nello schivare Bolidi, e Ginny Weasley, che si era distinta in Volo per tutta la prova e in più aveva segnato diciassette gol. Pur soddisfatto delle sue scelte, Harry era diventato rauco a forza di strillare contro i tanti contestatori, e ora stava sostenendo una battaglia analoga con i Battitori respinti.
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    «Allora?» fece Hagrid imbronciato quando i tre si furono seduti attorno all’enorme taVolo di legno. Thor appoggiò subito il muso sul ginocchio di Harry e gli sbavò su tutta la divisa. «Cosa c’è? Siete in pensiero per me? Pensate che mi sento solo o roba del genere?»
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    Si udì uno strano sciaguattare e si guardarono tutti intorno: Hermione emise uno strillo, Ron fece un salto sulla sedia e corse intorno al taVolo per allontanarsi da un grosso barile nell’angolo. Era pieno di vermi lunghi trenta centimetri: sciVolosi, bianchi e brulicanti.
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    «Hagrid!» urlò Hermione; balzò in piedi, corse dall’altra parte del taVolo per evitare il barile di vermi, e gli passò un braccio attorno alle spalle scosse da sussulti. «Che cosa c’è?»
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    «Niente» risposero in coro Harry e Hermione, e lo seguirono di corsa. Il profumo del roast beef inflisse allo stomaco di Harry una fitta di fame, ma si erano appena avviati verso il taVolo di Grifondoro quando il professor Lumacorno bloccò loro il passo.
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    Dopo cena tornarono nella Torre di Grifondoro. La sala comune era molto affollata, perché quasi tutti avevano finito di cenare, ma riuscirono a trovare un taVolo libero e si sedettero; Ron, che era di malumore fin dall’incontro con Lumacorno, incrociò le braccia e fissò accigliato il soffitto. Hermione prese una copia del Profeta della Sera,che qualcuno aveva abbandonato su una sedia.
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    «Non mi permetterebbero mai di diventare un Mangiamorte!» esclamò Ron indignato, e un pezzetto di salsiccia volò via dalla forchetta che brandiva contro Hermione, atterrando sulla testa di Ernie Macmillan. «Tutti quelli della mia famiglia sono traditori del proprio sangue! Per i Mangiamorte è orrendo quanto essere nati Babbani!»
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    Harry era ancora fumante di rabbia quando Hermione tornò al loro taVolo con tre bottiglie di Burrobirra.
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    Ron ignorò l’allusione e sorseggiò la propria bibita in quello che chiaramente riteneva un dignitoso silenzio. Harry stava pensando a Sirius, a quanto comunque aveva odiato quel calice d’argento. Hermione tamburellava con le dita sul taVolo, lo sguardo che sfrecciava tra Ron e il bancóne.
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    «Caractacus Burke non era celebre per la sua generosità» osservò Silente. «Così ora sappiamo che verso la fine della sua gravidanza Merope era sola a Londra, con un disperato bisogno di denaro, così disperato da vendere la sola cosa preziosa che possedeva, uno degli amati cimeli di famiglia di OrVoloson».
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «A dire il vero sì» rispose la signora Cole, che sembrava godersela parecchio, col gin in mano e un pubblico attento alla sua storia. «Ricordo che mi disse: ‘Spero che assomigli al suo papà’ e davvero faceva bene a sperarlo, perché lei non era una bellezza… poi mi ha detto che dovevamo chiamarlo Tom, come suo padre, e OrVoloson, come il padre di lei… sì, un nome strano, vero? Ci siamo chiesti se facesse parte di un circo… Poi disse che il cognome del bambino doveva essere Riddle. Ed è morta poco dopo senza un’altra parola.
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «Be’, l’abbiamo chiamato come aveva detto lei, sembrava così importante per quella povera ragazza, ma nessun Tom né OrVoloson né Riddle è mai venuto a cercarlo, nessun parente, quindi è rimasto all’orfanotrofio da allora».
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    Harry si alzò. Mentre attraversava la stanza, il suo sguardo cadde sul tavolino sul quale l’ultima volta era posato l’anello di OrVoloson Gaunt, ma l’anello non c’era più.
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «Col caVolo!» strillò Ginny, fuori di sé. «Ti ho visto con Flebo: tutte le volte che la incontri speri che ti baci sulle guance, fai pena! Se andassi in giro a pomiciare un po’ anche tu non ti seccherebbe tanto che lo facciano tutti gli altri!»
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    Harry non vide Hermione alla festa di Grifondoro, che al suo arrivo era al culmine. Nuovi applausi e grida salutarono il suo ingresso e ben presto fu circondato da una folla di gente che si congratulava con lui. Fra il tentativo di liberarsi dei fratelli Canon, che volevano un’analisi della partita azione per azione, e il vasto branco di ragazze che lo circondava ridendo a ogni sciocchezza e sbattendo le ciglia, gli ci volle un po’ per trovare Ron. Infine si liberò di Romilda Vane, che gli fece chiaramente capire quanto le sarebbe piaciuto andare alla festa di Natale di Lumacorno con lui. Si tuffò verso il taVolo delle bibite e s’imbatté in Ginny, con Arnold la Puffola Pigmea che le viaggiava sulla spalla e Grattastinchi che miagolava speranzoso ai suoi piedi.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    Hermione scivolò giù dalla cattedra. Il piccolo stormo di canarini, che continuava a volteggiarle attorno alla testa cinguettando, la faceva assomigliare a uno stravagante modellino piumato del sistema solare.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «Non è della biblioteca, è mio!» esclamò Harry, togliendo rapido dal taVolo Pozioni Avanzate mentre lei cercava di artigliarlo con la mano.
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Che cos’hai fatto?» le chiese Harry, perché Hermione era parecchio scarmigliata, come se fosse appena uscita a fatica da una macchia di Tranello del DiaVolo.
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Ma nel frattempo» intervenne George, sedendosi e mettendo i piedi sul taVolo, «possiamo goderci lo spettacolo di voi che dimostrate l’uso corretto di un… oplà».
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Harry, hai un verme nei capelli» fece Ginny allegra, sporgendosi sopra il taVolo per prenderlo; Harry sentì sul collo una pelle d’oca che non aveva niente a che fare col verme.
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Ho invitato la cara Tonks qui oggi» intervenne la signora Weasley, posando le carote sul taVolo con foga eccessiva e guardando Fleur torva. «Ma non è voluta venire. Le hai parlato di recente, Remus?»
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    Ma in quel momento si levò un gridolino acuto: «Ronron!» Lavanda Brown sbucò fuori dal nulla e si gettò fra le braccia di Ron. Parecchi spettatori sogghignarono; Hermione ridacchiò e disse: «C’è un taVolo laggiù… vieni con noi, Ginny?»
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «No, grazie, ho appuntamento con Dean» rispose lei, e Harry non poté fare a meno di notare che non sembrava molto entusiasta. Lui e Hermione si allontanarono da Ron e Lavanda avvinghiati in una sorta di wrestling verticale, e raggiunsero il taVolo libero.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Aveva solo un nome su cui basarsi, ‘OrVoloson’, e dal personale dell’orfanotrofio aveva saputo che era il nome del padre di sua madre. Infine, dopo faticose ricerche in vecchi libri sulle famiglie magiche, scoprì l’esistenza del ramo sopravvissuto dei Serpeverde. Nell’estate del suo sedicesimo anno, lasciò l’orfanotrofio e partì alla ncerca dei parenti Gaunt. E ora, Harry, se sei pronto…»
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    Gli ci vollero parecchi secondi per riconoscere il luogo. Silente era atterrato vicino a lui. La casa dei Gaunt era indescrivibilmente sporca, più di qualunque posto Harry avesse mai visto. Il soffitto era coperto di ragnatele, il pavimento foderato di terriccio; cibo muffito e marcescente era disposto sul taVolo in un caos di pentole incrostate. La sola luce veniva da un’unica tremolante candela ai piedi di un uomo con capelli e barba così lunghi che Harry non distinse né gli occhi né la bocca. Era afflosciato in una poltrona vicino al fuoco, e Harry si chiese per un attimo se fosse morto. Ma poi qualcuno bussò forte alla porta e l’uomo si svegliò in un sussulto, alzando una bacchetta nella destra e un corto pugnale nella sinistra.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    Riddle parlò in Serpentese. L’uomo scivolò contro il taVolo, mandando le pentole ammuffite a schiantarsi sul pavimento. Fissò Riddle. Si contemplarono a lungo, in silenzio. Fu l’uomo a romperlo.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Dov’è OrVoloson?» chiese.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Il figlio di OrVoloson?»
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    Orfin si allontanò i capelli dal volto sporco per vedere meglio Riddle. Alla mano destra portava l’anello con la pietra nera appartenuto a OrVoloson.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    Orfin era un po’ stordito e oscillò, reggendosi al bordo del taVolo.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Perché Orfin non è riuscito a ricordare nulla da quel momento in poi» spiegò Silente, facendogli cenno di sedersi. «Quando si svegliò la mattina dopo, era disteso a terra, solo. L’anello di OrVoloson era sparito.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Così il Ministero fece visita a Orfin. Non ebbero bisogno di interrogarlo, di Veritaserum o di Legilimanzia. Ammise subito il delitto, rivelando particolari che solo l’assassino poteva conoscere. Era fiero, disse, di aver ucciso i Babbani, aveva aspettato per tutti quegli anni l’occasione giusta. Consegnò la bacchetta, che subito fu riconosciuta come l’arma del delitto. E si lasciò portare ad Azkaban senza lottare. Lo turbava solo il fatto che l’anello di suo padre fosse sparito. ‘Mi ucciderà per averlo perso’ ripeteva continuamente. ‘Mi ucciderà perché gli ho perso l’anello’. E a quanto pare furono le ultime parole che pronunciò. Visse ciò che gli restava da vivere ad Azkaban, lamentando la perdita dell’ultimo cimelio di OrVoloson, e fu sepolto accanto alla prigione insieme alle altre povere anime che erano spirate dentro quelle mura».
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    Si trovavano nell’ufficio di Lumacorno. Sei o sette ragazzi nel cuore dell’adolescenza lo circondavano, seduti su poltrone più dure o più basse della sua. Harry riconobbe subito Riddle: era il più bello e il più disinvolto di tutti. La sua mano destra era posata negligentemente sul bracciolo della poltrona; con un sussulto, Harry notò che portava l’anello nero e oro di OrVoloson; aveva già ucciso suo padre.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    Le ore di Pozioni erano molto sgradevoli in quel periodo, poiché dovevano condividere il taVolo. Quel giorno Hermione spostò il suo calderone in modo da stare vicina a Ernie e ignorò gli altri due.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Hermione era scesa dal suo sgabello ed era a metà strada verso la scrivania di Lumacorno prima ancora che il resto della classe avesse capito che era ora di muoversi e, quando Harry, Ron ed Ernie tornarono al taVolo, aveva già versato il contenuto della sua fiala nel calderone e stava accendendo il fuoco.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Il loro taVolo era l’ultimo. Lumacorno annusò la pozione di Ernie e passò a quella di Ron con una smorfia. Non indugiò sul suo calderone, ma si ritrasse in fretta con un breve conato.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Malfoy si voltò di scatto e la mano gli volò alla bacchetta, ma in quel preciso istante i quattro direttori delle Case gridarono «zitti!» e calò di nuovo il silenzio. Malfoy si voltò lentamente per guardare davanti a sé.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Lo Spaccamento, ossia la separazione casuale di parti del corpo» spiegò Wilkie Twycross con freddezza, «si verifica quando la Volontà non è sufficientemente determinata. Dovete concentrarvi di continuo sulla vostra destinazione,e muovervi senza fretta, ma con decisione… così».
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Ha bisogno di un cordiale»aggiunse, trafficando su un taVolo carico di bottiglie. «Ho della Burrobirra, ho del vino, ho un’ultima bottiglia di questo idromele barricato… mmm… volevo regalarlo a Silente per Natale… Ah, be’…»scrollò le spalle. «… Non può sentire la mancanza di ciò che non ha mai ricevuto! Perché non lo apriamo adesso per festeggiare il compleanno del signor Weasley? Non c’è niente come un buon superalcolico per cacciar via le pene d’amore non corrisposto…»
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Già, e lo vengo a dire a te, perché sono affari tuoi, Potter» lo schernì Malfoy, beffardo. «È meglio che ti sbrighi, saranno tutti lì ad aspettare il Capitano Prescelto, il Ragazzo che Segnò, o come diaVolo ti chiamano adesso».
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    Harry puntò la bacchetta contro Pix e ordinò: «Languelingua!»Pix si strinse le mani alla gola, deglutì e volò via dalla stanza facendo gesti osceni ma senza poter parlare, perché la lingua gli si era incollata al palato.
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    Silente picchiettò la bottiglia con la bacchetta, il tappo volò via e lui versò il ricordo vorticante nel Pensatoio, dicendo: «Dopo di te, Harry».
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Ecco, signora» squittì l’elfa domestica, e Harry vide due scatole di pelle, una sopra l’altra, muoversi per la stanza come di propria Volontà. In realtà era Hokey a portarle sulla testa, veleggiando tra tavoli, puf e poggiapiedi.
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Ora, se non ti spiace, Harry, voglio fare un’altra pausa per richiamare la tua attenzione su alcuni punti della nostra storia. Voldemort aveva commesso un altro omicidio, non so se fosse il primo dopo l’assassinio dei Riddle, ma credo di sì. Questa volta, come avrai visto, non uccise per vendetta ma per profitto. Voleva i due faVolosi trofei che quella povera vecchia infatuata gli aveva mostrato. Come aveva derubato gli altri bambini all’orfanotrofio, come aveva rubato l’anello di suo zio Orfin, così fuggì con la coppa e il medaglione di Hepzibah».
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Costringe Tiger e Goyle a trasformarsi in ragazze?» sghignazzò Ron. «Accidenti… ci credo che non sembrano felici in questo periodo… mi stupisce che non gli dicano di andare al diaVolo…»
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    Pensò di essersi come minimo rotto l’alluce; si afferrò il piede saltellando sull’altro, e il Mantello dell’Invisibilità gli scivolò via.
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Oh, è stata perfetta, ovviamente» rispose Ron per lei. «Perfetta decisione, divinazione e disperazione, o che diaVolo è… Siamo andati tutti a bere qualcosa ai Tre Manici di Scopa, dopo, e dovevi sentire come parlava di lei Twycross… vedrai se prima o poi non le chiede di sposarlo…»
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Che cosa diaVolo te lo fa dire?»
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Cosa diaVolo c’è di più importante di quel ricordo, Harry?» insistette Hermione.
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    Depositarono Hagrid su una sedia vicino al taVolo. Thor, che durante il funerale era rimasto nascosto nel cesto, ora si avvicinò a passi soffici e posò la testa pesante in grembo al padrone, come faceva sempre. Lumacorno stappò una delle bottìglie di vino che aveva portato.
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    Sia Lumacorno che Hagrid bevvero molto. Invece Harry, illuminato dalla Felix Felicis, finse solo di mandar giù un sorso e poi posò il boccale sul taVolo.
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «Aaargh, i migliori muoiono giovani» borbottò Hagrid, scivolando sul taVolo, un po’ strabico, mentre Lumacorno continuava a gorgheggiare il ritornello. «Il mio papà non era così vecchio da andare… e nemmeno la tua mamma e il tuo papà, Harry…»
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    Poi, molto lentamente, Lumacorno si mise la mano in tasca ed estrasse la bacchetta. Infilò l’altra mano nel mantello e prese una bottiglia vuota. Senza levare gli occhi da Harry, si sfiorò la tempia con la bacchetta e ne staccò un lungo argenteo filo di memoria appeso alla punta. Il ricordo si tese sempre di più finché non si spezzò e dondolò, luminoso e opalescente. Lumacorno lo depose nella bottiglia dove si acciambellò, poi si dilatò, vorticando come gas. Tappò la bottiglia con mano tremante e la passò sopra il taVolo a Harry.
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    Era sempre lui, più giovane, con i capelli color paglia fitti e lucidi e i baffoni biondo zenzero; era comodamente seduto in poltrona, i piedi appoggiati a un puf di velluto. Con una mano reggeva un bicchiere di vino, con l’altra frugava in una scatola di ananas candito. E tra gli studenti seduti attorno a lui c’era Tom Riddle, l’anello nero e oro di OrVoloson che gli scintillava al dito.
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Proprio così». Silente levò la mano annerita e bruciata. «L’anello, Harry. L’anello di OrVoloson. Una terribile maledizione lo proteggeva. Se non fosse stato — perdonami la mancanza di modestia — per la mia straordinaria abilità, e per l’intervento tempestivo del professor Piton quando sono tornato a Hogwarts terribilmente ferito, forse non sarei qui a raccontarlo. Tuttavia, una mano raggrinzita non è un prezzo irragionevole per un settimo dell’anima di Voldemort. L’anello non è più un Horcrux».
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Ron, stai facendo nevicare» osservò Hermione paziente, afferrandogli il polso e spostando la traiettoria della bacchetta via dal soffitto, dal quale in effetti avevano cominciato a cadere grossi fiocchi bianchi. Lavanda Brown, notò Harry, scrutava torva Hermione da un taVolo vicino: aveva gli occhi molto rossi. Hermione lasciò andare subito il braccio di Ron.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    «Sì… per compito…» disse il professor Vitious, riaffiorando da sotto il taVolo e togliendosi schegge di vetro dal cappello, «studiate».
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    Prese borsa e libri e rincorse i suoi amici. Harry, Ron e Hermione rimasero seduti a un taVolo vicino alla finestra a riflettere.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    Si udì una sonora esplosione e il bidone dietro Harry scoppiò; Harry tentò un Incantesimo delle Pastoie che rimbalzò sulla parete dietro l’orecchio di Malfoy e fracassò la cassetta sotto Mirtilla Malcontenta, che strillò ancora più forte; l’acqua si riversò dappertutto e Harry scivolò in terra, mentre Malfoy, il volto deformato dalla rabbia, urlava: «Cruci…»
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    «Via» ordinò a Mirtilla, che volò subito dentro il suo water, lasciandosi alle spalle un silenzio vibrante.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    Scivolò e si fermò vicino all’arazzo dei troll danzanti, chiuse gli occhi e cominciò a camminare.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    «Ah, Potter» lo accolse Piton, quando Harry ebbe bussato alla sua porta e fu entrato nell’ufficio sgradevolmente familiare che il professore, nonostante ormai insegnasse parecchi piani più su, non aveva abbandonato: era illuminato fiocamente come sempre e i soliti viscidi oggetti morti erano sospesi in pozioni colorate lungo le pareti. Molte scatole coperte di ragnatele erano minacciosamente accatastate sul taVolo destinato a Harry; emanavano un alone di lavoro noioso, duro e inutile.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    «Appunto!» esclamò Hermione, rossa in viso mentre si sfilava di tasca un vecchio frammento di giornale e lo schiaffava sul taVolo davanti a Harry. «Guarda qui! Guarda la foto!»
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    Indicò a Harry il margine esterno del masso, dove una serie di rientranze frastagliate permetteva di raggiungere certe rocce semisommerse dall’acqua e più vicine alla scogliera. Era una discesa insidiosa e Silente, un po’ impedito dalla mano rattrappita, procedette con lentezza. Gli scogli erano sciVolosi. Fredde goccioline salate schizzarono sul viso di Harry.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Poco dopo, la fenditura si aprì su una buia galleria di roccia; Harry pensò che si sarebbe riempita d’acqua con l’alta marea. Le pareti sciVolose distavano meno di un metro l’una dall’altra e brillavano come catrame fresco al passaggio della bacchetta illuminata. Poco più avanti, la galleria piegò a sinistra, incuneandosi profondamente nella scogliera; Harry continuò a nuotare nella scia di Silente, sfiorando la roccia ruvida e bagnata con le dita intorpidite.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Non poté fare di meglio, perché il tocco gelido sul braccio non era quello dell’acqua. Una sciVolosa mano bianca l’aveva afferrato per un polso; una creatura lo stava trascinando lentamente indietro. La superficie del lago non era più liscia come uno specchio; ribolliva, e ovunque Harry guardasse, teste e mani bianche affioravano dall’acqua scura, uomini e donne e bambini con occhi sprofondati e ciechi avanzavano verso la roccia: un esercito di morti che emergeva dal nero lago.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «Petrificus Totalus!»urlò Harry, cercando di aggrapparsi alla liscia pietra bagnata e puntando la bacchetta contro l’Inferius che lo aveva afferrato: quello lo lasciò andare e ricadde nell’acqua con un tonfo. Harry si rialzò; ma molti altri Inferi già si arrampicavano sulla roccia, le mani ossute artigliate alla superficie sciVolosa, gli occhi vacui e orlati di ghiaccio fissi su di lui, trascinando stracci grondanti d’acqua, le facce scavate aperte in orribili ghigni.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Ma poi nel buio esplose il fuoco: rosso e oro, un anello di fuoco che circondò la roccia, e gli Inferi che stringevano Harry inciamparono e barcollarono, senza osare attraversare le fiamme per raggiungere l’acqua. Lasciarono andare Harry, che urtò il suolo, scivolò sulla roccia e cadde, sbucciandosi le braccia, ma si tirò su vacillando, alzò la bacchetta e si guardò intorno.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Toccarono terra con un lieve urto e Harry balzò fuori, poi si voltò rapido per aiutare Silente. Non appena ebbe raggiunto la riva, Silente abbassò la bacchetta; l’anello di fuoco sparì, ma gli Inferi non riemersero. La barca affondò di nuovo negli abissi; sbatacchiando e tintinnando, anche la catena scivolò nel lago. Silente trasse un gran sospiro e si appoggiò alla parete.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

   Di nuovo sotto il cielo stellato, Harry trascinò Silente sulla cima del masso più vicino e poi lo rimise in piedi. Zuppo e tremante sotto il peso del vecchio mago, si concentrò sulla propria destinazione: Hogsmeade. Chiuse gli occhi, strinse il braccio di Silente più forte possibile e scivolò nella solita orribile compressione.
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    Harry si sfilò di tasca il Mantello e se lo gettò addosso prima di inforcare la sua scopa; Madama Rosmerta stava già caracollando verso il pub quando Harry e Silente decollarono. Durante il Volo verso il castello, Harry tenne d’occhio Silente, pronto ad afferrarlo nel caso cadesse, ma la vista del Marchio Nero pareva averlo rinvigorito; era chino sulla scopa, lo sguardo puntato avanti, i lunghi capelli e la barba argentei fluttuanti nell’aria della notte. Anche Harry guardò: vide il teschio, e la paura si gonfiò dentro di lui come una bolla velenosa, premendogli i polmoni, scacciandogli dalla mente ogni altra pena…
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    La bocca di Malfoy si contorse inVolontariamente, come se avesse assaggiato qualcosa di molto amaro.
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    Harry sentì Greyback crollargli addosso; con uno sforzo immane lo spinse via da sé, e si chinò appena in tempo per evitare uno spruzzo di luce verde. Si gettò a capofitto nella mischia. I suoi piedi finirono su qualcosa di molle e sciVoloso, e barcollò: due corpi erano distesi a faccia in giù in una pozza di sangue. Non c’era tempo per indagare. Harry vide una massa di capelli rossi che danzava come una fiamma davanti a lui: Ginny stava scansando una dopo l’altra le fatture scagliate da Amycus, il Mangiamorte goffo, che ridacchiava: «Crucio… Crucio… Non puoi ballare per sempre, carina…»
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    Scivolò oltre l’angolo, le scarpe rese sdrucciolevoli dal sangue; Piton aveva un vantaggio immenso… possibile che fosse già entrato nell’Armadio dentro la Stanza delle Necessità, o l’Ordine era riuscito a conquistarlo, impedendo ai Mangiamorte la ritirata da quella parte? Non udiva altro che i propri passi e il proprio cuore martellante, ma infine individuò un’impronta insanguinata, prova che almeno uno dei Mangiamorte era diretto verso la porta principale… forse la Stanza delle Necessità era davvero bloccata…
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    Girò un altro angolo e una maledizione gli volò addosso: si tuffò dietro un’armatura che esplose. Vide i due fratelli Mangiamorte imboccare la scalinata di marmo e scagliò delle fatture, ma riuscì solo a colpire alcune streghe imparruccate in un ritratto sul pianerottolo, che scapparono strillando nei dipinti vicini. Balzò oltre l’armatura in pezzi e udì urlare ancora; altri nel castello sembravano essersi svegliati…
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    «No, Potter!» gridò Piton. Si udì un’esplosione e Harry fu scagliato indietro: batté di nuovo a terra, e questa volta la bacchetta gli volò via di mano. Udì le grida di Hagrid e gli ululati di Thor; Piton si avvicinò, sovrastando Harry, disarmato e indifeso come lo era stato Silente. Il volto pallido di Piton, illuminato dalla capanna in fiamme, era intriso di odio proprio come quando aveva scagliato la maledizione su Silente.
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    Harry si era tuffato per recuperare la bacchetta; Piton la colpì con una fattura e quella volò a parecchi metri di distanza e sparì nel buio.
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    Hagrid prese Harry sotto le ascelle e lo sollevò con tanta forza da staccarlo da terra per un attimo prima di tirarlo in piedi. Harry vide un riVolo di sangue colargli lungo la guancia: aveva un taglio profondo sotto un occhio, che si stava rapidamente gonfiando.
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    «Ma cosa è successo, Harry? Ho visto quei Mangiamorte che scappavano dal castello, ma che cosa diaVolo ci faceva Piton con loro? Dov’è andato… ci stava correndo dietro?»
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    Silente aveva gli occhi chiusi; a parte la strana angolatura di gambe e braccia, sembrava addormentato. Harry si protese, raddrizzò gli occhiali a mezzaluna sul naso adunco e asciugò con la manica un riVolo di sangue che scendeva dalla bocca. Poi guardò il vecchio volto saggio e cercò di assorbire l’enorme, incomprensibile verità: che mai più Silente gli avrebbe parlato, mai più l’avrebbe aiutato…
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    «Non so di preciso come sia andata» raccontò la professoressa McGranitt con aria assente. «È tutto così confuso… Silente ci aveva detto che avrebbe lasciato la scuola per qualche ora e che dovevamo pattugliare i corridoi per sicurezza… Remus, Bill e Ninfadora dovevano unirsi a noi… e così abbiamo fatto. Sembrava tutto tranquillo. Tutti i passaggi segreti che portavano fuori erano coperti. Sapevamo che nessuno poteva arrivare in Volo. C’erano potenti incantesimi a proteggere tutti gli ingressi al castello. Non so ancora come siano potuti entrare i Mangiamorte…»
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    Quasi contro la sua Volontà, guardò Ron e poi Hermione: erano entrambi devastati.
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

   Il lampo di luce verde illuminò ogni angolo della sala. Charity crollò con uno schianto sul taVolo, che vibrò e cigolò. Molti dei Mangiamorte balzarono indietro nelle sedie. Draco cadde dalla sua.
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   Da vari punti del taVolo si levarono mugolii di assenso. Una donna grossa e gobba coi denti appuntiti ridacchiò.
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   Voldemort levò la bacchetta di Lucius Malfoy, la puntò sulla sagoma che roteava lenta sopra il taVolo e la agitò appena. Il corpo tornò in vita con un gemito e prese a lottare contro lacci invisibili.
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   Si levò un boato di risa di scherno. Molti si sporsero per scambiarsi occhiate divertite; alcuni picchiarono i pugni sul taVolo. L'enorme serpente, disturbato dal frastuono, aprì la bocca e sibilò irritato, ma i Mangiamorte non lo sentirono, tanto esultavano per l'umiliazione di Bellatrix e dei Malfoy. Il volto di Bellatrix, solo un attimo prima roseo per la felicità, si chiazzò sgradevolmente di rosso.
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   «Mio Signore» intervenne una donna bruna a metà del taVolo, la voce soffocata dall'emozione, «È un onore avervi qui, nella dimora di famiglia. Non può esistere piacere più grande».
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   La voce melliflua parve continuare a sibilare anche dopo che la bocca crudele ebbe cessato di muoversi. Alcuni maghi repressero a stento un brivido mentre il sibilo s'intensificava; qualcosa di pesante scivolava sul pavimento sotto il taVolo.
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   Lucius Malfoy fece un gesto inVolontario; per una frazione di secondo,
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   davanti a sé, pallida come lui, i lunghi capelli biondi sparsi sulla schiena, ma sotto il taVolo le sue dita sottili si chiusero per un attimo sul polso del marito. A quel tocco, Malfoy infilò la mano nella veste, ne trasse una bacchetta e la passò a Voldemort, che la levò davanti agli occhi rossi per esaminarla da vicino.
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   «Nessun Volontario?» chiese Voldemort. «Vediamo... Lucius, non vedo perché dovresti continuare a possedere una bacchetta».
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   «Sì, m-mio Signore» esalò un ometto a metà del taVolo, da una sedia che a prima vista era sembrata vuota, tanto vi era sprofondato. Ora ne sgusciò via e sgattaiolò fuori dalla sala, lasciando dietro di sé uno strano bagliore argenteo.
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   «Be', Yaxley» disse Voldemort, rivolto all'altro capo del taVolo. La luce del fuoco scintillava bizzarramente nei suoi occhi rossi. «Il Ministero sarà caduto per sabato prossimo?»
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   «Almeno una cosa l'hanno capita giusta, allora, eh?» commentò un uomo tozzo seduto vicino a Yaxley; diede in una risatina roca che trovò, eco qua e là lungo il taVolo.
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   Voldemort e Piton in fondo al taVolo.
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   L'interesse attorno al taVolo si acuì in modo palpabile: alcuni s'irrigidirono, altri si agitarono, tutti fissarono Piton e Voldemort.
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   Il salotto era pieno di persone sedute in silenzio a un taVolo lungo e riccamente decorato. Il normale mobilio della stanza era stato accostato alla bell'e meglio contro le pareti. L'unica luce veniva dal fuoco che ruggiva in un bel camino di marmo, sormontato da uno specchio con la cornice dorata. Piton e Yaxley indugiarono sulla soglia. I loro sguardi, che si stavano abituando alla penombra, furono attratti verso l'alto, dal più bizzarro elemento della scena: una figura umana priva di sensi che, sospesa a testa in giù sopra il taVolo, girava lentamente, come attaccata a una fune invisibile, riflessa nello specchio e nella superficie nuda e lustra del taVolo. Nessuno dei presenti guardava quel singolare spettacolo, tranne un giovane pallido che si trovava quasi esattamente lì sotto e non riusciva a fare a meno di alzare gli occhi a intervalli regolari.
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   «Se so...? Ma che caVolo, certo che so guidare!» farfugliò zio Vernon.
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   «Ah» rispose Moody, «ho dimenticato il punto saliente. Non saremo in quattordici a volare dai genitori di Tonks. Ci saranno sette Harry Potter in Volo stanotte, ciascuno con un compagno, e ciascuna coppia sarà diretta a una casa sicura diversa».
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   Moody estrasse dal mantello una fiaschetta piena di liquido simile a fango. Non dovette aggiungere altro; Harry colse al Volo il resto del piano. «No!» gridò, e la sua voce rimbombò nella cucina. «Non se ne parla!» «Gliel'ho detto che avresti reagito così» commentò Hermione, con un
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   ma almeno ancora in Volo: Harry ebbe un solo istante di sollievo prima che altre maledizioni gli sfrecciassero accanto. I tre Mangiamorte si avvicinavano.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   Hagrid emise un ruggito di terrore e sterzando si buttò con la moto in un tuffo verticale. Aggrappandosi stretto, Harry spedì Schiantesimi a caso nel vortice della notte. Vide un corpo cadere in Volo e seppe di aver colpito un Mangiamorte, ma poi udì uno schianto e vide scintille volare dal motore; la moto girava in una spirale, senza più controllo...
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   Il silenzio cadde tra i quattro, che levarono gli occhi al cielo. Nessun movimento: le stelle li fissarono di rimando, senza battere ciglio, indiffe renti, non oscurate da amici in Volo. Dov'era Ron? Dov'erano Fred e il signor Weasley? Dov'erano Bill, Fleur, Tonks, Malocchio e Mundungus?
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «State bene» borbottò, poi Hermione gli volò addosso e lo abbracciò forte.
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «Tu non ti muovi di qui» ringhiò Hagrid. «CaVolo, Harry, con tutto quello che abbiamo fatto per portartici?»
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «Non sono stato io» ribatté Harry in tono piatto. «È stata la mia bacchetta. La mia bacchetta ha agito di sua Volontà».
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   Erano seduti al taVolo della colazione; il signor Weasley e Bill erano appena andati a lavorare, la signora Weasley era salita a svegliare Hermione e Ginny, e Fleur era scivolata via per farsi un bagno.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

    «E non hanno ancora convocato un'udienza per tutta quella magia minorile che ho usato per sfuggire ai Mangiamorte?» urlò Harry al signor Weasley, all'altro capo del taVolo. Quest'ultimo scosse la testa. «Perché sanno che non ho avuto scelta o perché non vogliono che dica al mondo che Voldemort mi ha assalito?»
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Perché?» esclamò Ron, sbattendo il cucchiaio sul taVolo e fissando torvo la madre. «Perché bisogna pulire la mia stanza? A me e Harry va benissimo così com'È!»
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Descendo» borbottò Ron, puntando la bacchetta contro il soffitto basso. Sopra le loro teste si spalancò una botola e una scala scivolò fino ai loro piedi. Dall'apertura quadrata scaturì un suono orrendo, a metà tra un risucchio e un gemito, insieme a uno sgradevole puzzo di fogna a cielo aperto.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Ginny avrà lasciato una briciola di polvere su uno di quei portatova glioli del caVolo» commentò Ron. «Non so proprio perché i Delacour devono venire due giorni prima del matrimonio».
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

    lasciò cadere a terra Segreti dell'Arte Più Oscura; Grattastinchi strisciò sotto il letto, soffiando indignato; Ron balzò in piedi, scivolò su una carta di Cioccorana e batté la testa contro il muro di fronte, e Harry d'istinto si tuffò per prendere la bacchetta prima di rendersi conto che stava fissando la signora Weasley, spettinata e stravolta dalla rabbia.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   Godendosi la liberazione dalla Traccia, Harry spedì le cose di Ron in Volo per tutta la stanza, svegliando Leotordo che prese a sbatacchiare agitato nella gabbia. Cercò anche di allacciarsi le scarpe da tennis con la magia (gli ci vollero parecchi minuti per poi slacciarle a mano) e, per il puro piacere di farlo, trasformò l'arancione delle divise sui poster dei Cannoni di Chudley in blu elettrico.
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   Quando scesero in cucina, trovarono una catasta di regali sul taVolo. Bill e Monsieur Delacour stavano finendo la colazione e la signora Weasley chiacchierava con loro mentre cucinava.
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   La videro tutti insieme: una striscia luminosa volò attraverso il giardino fino sul taVolo, dove si mutò in una lucente donnola d'argento che si rizzò sulle zampe posteriori e parlò con la voce del signor Weasley.
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «Mi spiace di interferire» esordì il Ministro, zoppicando fino al taVolo. «Soprattutto perché sto rovinando una festa».
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «'Ultime Volontà e testamento di Albus Percival Wulfric Brian Silente'... ecco, ci siamo... 'a Ronald Bilius Weasley lascio il mio Deluminatore, nella speranza che si ricordi di me quando lo usa'».
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   Un secco clic, e la sfera di luce della lampada volò di nuovo sul soffitto a illuminarli.
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «Allora si è sbagliato» concluse Ron. «Io l'ho sempre detto che era pazzo. Intelligente e tutto, ma fuori come un balcone. Lasciare a Harry un vecchio Boccino... cosa diaVolo vuol dire?»
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «È un incubo, zia Muriel» disse Ron, asciugandosi la fronte con una manica. «Veniva tutti gli anni per Natale, poi grazie al cielo si è offesa perché Fred e George le hanno fatto esplodere una Caccabomba sotto la sedia a cena. Papà dice sempre che li escluderà dal testamento... come se gliene importasse qualcosa, di questo passo diventeranno più ricchi di chiunque altro in famiglia... CaVolo!» aggiunse, e batté le palpebre vedendo Hermione che li raggiungeva di corsa. «Sei bellissima!»
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   «Avremo tutto il tempo dopo» rispose Ron scrollando le spalle. Prese tre Burrobirre da un vassoio e ne porse una a Harry. «Hermione, occhio, andiamo a cercare un taVolo... non di là! Non voglio stare vicino a zia Muriel...»
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   Hermione gli diede un calcio sotto il taVolo, ma colpì Harry che, annebbiato dalle lacrime di dolore, perse il filo della conversazione per qualche momento.
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   E se ne andò a grandi passi. Harry prese al Volo una tartina da un cameriere e fece il giro della pista affollata. Voleva trovare Ron, dirgli di Gregorovich, ma l'amico stava ballando con Hermione là in mezzo. Appoggiandosi a un palo dorato, Harry osservò Ginny, che ora danzava con Lee Jordan, l'amico di Fred e George, e cercò di non arrabbiarsi per la promessa fatta a Ron.
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   Non era mai stato a un matrimonio, quindi non poteva dire se i festeggiamenti magici fossero diversi da quelli Babbani, ma era sicuro che in questi ultimi non ci fossero torte sormontate da fenici in miniatura che prendevano il Volo al momento del taglio, né bottiglie di champagne che svolazzavano da sole tra la folla. Mentre calava la sera e le falene cominciavano a sfrecciare sotto il padiglione, ora illuminato da lanterne danzanti dorate, la baldoria divenne sempre più sfrenata. Fred e George erano da tempo spariti nell'oscurità con due cugine di Fleur; Charlie, Hagrid e un basso e tozzo mago con un cappello a cupola viola cantavano Odo l'eroe in un angolo.
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   Errando tra la folla per sfuggire a uno zio ubriaco di Ron che non sapeva se lui era suo figlio, Harry notò un vecchio mago seduto da solo a un taVolo. La nube di capelli bianchi su cui poggiava un fez tarlato lo faceva assomigliare a un soffione invecchiato. Aveva un'aria vagamente familiare: Harry frugò nel proprio cervello e infine lo riconobbe. Era Elphias Doge, membro dell'Ordine della Fenice, autore del necrologio di Silente.
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   «Perché nessuno l'ha mai vista, Elphias?» incalzò Muriel con voce roca. «Perché molti non sapevano nemmeno della sua esistenza finché non hanno portato la bara fuori di casa e le hanno fatto il funerale? Cosa faceva quel santo di Albus mentre Ariana era rinchiusa in cantina? Faceva il genietto a Hogwarts, e al diaVolo quello che succedeva a casa sua!»
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   Era un piccolo, squallido caffÈ aperto ventiquattr'ore su ventiquattro. Un leggero strato di unto ricopriva tutti i tavoli di formica, ma almeno era vuoto. Harry scivolò lungo una panca per primo e Ron gli sedette accanto, di fronte a Hermione, che dava le spalle all'ingresso, e la cosa non le piaceva: si guardava indietro così spesso che sembrava avesse un tic. A Harry non andava giù l'idea di stare fermo; camminare gli aveva dato l'illusione di avere una meta. Sotto il Mantello sentì svanire le ultime tracce della Pozione Polisucco: le mani tornarono della consueta forma e dimensione. Si sfilò gli occhiali di tasca e li inforcò.
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   I due operai fecero un gesto identico e Harry istintivamente li imitò: tutti e tre estrassero le bacchette. Ron, in ritardo di qualche secondo, si gettò sul taVolo e spinse Hermione sulla panca. Le maledizioni dei Mangiamorte fracassarono la parete di piastrelle alle spalle di Ron, mentre Harry, ancora invisibile, urlava: «Stupeficium!»
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   «Expulso!» urlò il Mangiamorte, e il taVolo esplose scagliando Harry contro la parete: sentì la bacchetta scivolargli di mano e il Mantello cadergli di dosso.
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   «Petrificus Totalus!» gridò Hermione, fuori del suo campo visivo, e il Mangiamorte cadde rumorosamente in avanti come una statua sul miscuglio di tazze rotte, pezzi di taVolo e caffÈ. Hermione strisciò fuori da sotto la panca, scuotendosi i frammenti di vetro del portacenere dai capelli, tutta tremante.
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   «... e a me ha lasciato il Deluminatore, quindi forse devo usarlo!» Infastidito dal battibecco, Harry scivolò fuori dalla stanza senza farsi notare. Si diresse in cucina, dove andava in continuazione perché era sicuro che Kreacher sarebbe riapparso lì. A metà delle scale, però, sentì un leggero colpo alla porta, poi una serie di scatti metallici e il rumore della catena.
La mazzetta (Cap. 11 Harry Potter 7)

   Andarono in cucina e Hermione puntò la bacchetta verso il camino. Un fuoco si accese all'istante, dando un'illusione di intimità alle spoglie pareti di pietra e facendo risplendere il lungo taVolo di legno. Lupin tirò fuori un paio di Burrobirre da sotto il mantello e si sedettero.
La mazzetta (Cap. 11 Harry Potter 7)

   «Be'» fece Lupin esitante, poi estrasse una copia ripiegata della Gazzetta del Profeta e la spinse sul taVolo verso Harry.
La mazzetta (Cap. 11 Harry Potter 7)

   Lupin sfoderò la bacchetta così in fretta che Harry non fece in tempo ad afferrare la propria: uno scoppio, e si sentì volare all'indietro, come colpito da un pugno; urtò contro la parete e scivolò a terra, riuscendo appena in tempo a vedere la coda del mantello di Lupin che spariva oltre la porta.
La mazzetta (Cap. 11 Harry Potter 7)

   La cucina silenziosa sembrava vibrare per l'emozione della recente scenata e per i rimproveri inespressi di Ron e Hermione. La Gazzetta del Profeta di Lupin era ancora sul taVolo e il volto di Harry fissava il soffitto dalla prima pagina. Lui si avvicinò e si sedette, aprì il giornale a caso e finse di leggere. Non riusciva a capire le parole, era ancora stordito per lo scontro con Lupin. Era certo che Ron e Hermione avevano ripreso a comunicare in silenzio dall'altra parte del giornale. Voltò una pagina rumorosamente e il nome di Silente gli balzò agli occhi. Gli ci volle qualche secondo per cogliere il significato della foto, che mostrava un gruppo di famiglia. La didascalia recitava: 'La famiglia Silente: da sinistra, Albus, Percival con in braccio la neonata Ariana, Kendra e Aberforth'.
La mazzetta (Cap. 11 Harry Potter 7)

   La bacchetta di Mundungus schizzò in aria e Hermione la prese al Volo. Mundungus, gli occhi dilatati dalla foga, si gettò verso le scale, ma Ron lo placcò e lo fece cadere sul pavimento di pietra con uno scricchiolio soffocato.
La mazzetta (Cap. 11 Harry Potter 7)

   La cucina era quasi irriconoscibile. Tutte le superfici splendevano: pentole e padelle di rame erano state lucidate fino a emanare un roseo brillio, il piano del taVolo era lustro, calici e piatti già disposti per la cena scintillavano alla luce di un fuoco allegro, sul quale ribolliva un calderone. Nessuna trasformazione però era più impressionante di quella dell'elfo domestico che corse incontro a Harry, vestito con uno strofinaccio candido, i peli delle orecchie puliti e vaporosi come cotone, il medaglione di Regulus che gli rimbalzava sul petto scarno.
La Magia è Potere (Cap. 12 Harry Potter 7)

   «Via le scarpe, per piacere, padron Harry, e andate a lavarvi le mani prima di cena» gracchiò Kreacher. Prese il Mantello dell'Invisibilità e scivolò via per appenderlo a un gancio sulla parete, accanto a una serie di vestiti fuori moda lavati di fresco.
La Magia è Potere (Cap. 12 Harry Potter 7)

   «Che cosa è successo?» chiese Ron, preoccupato. Lui e Hermione erano chini su un fascio di fogli scarabocchiati e mappe tracciate a mano che occupava l'estremità del lungo taVolo, ma alzarono gli occhi per guardare Harry quando il giornale atterrò sulle pergamene sparpagliate.
La Magia è Potere (Cap. 12 Harry Potter 7)

    tradizioni magiche...' Come commettere omicidi e tagliare le orecchie alla gente, immagino! Piton preside! Piton nello studio di Silente... per le mutande di Merlino!» strillò, facendo sussultare sia Harry che Ron. Si alzò di scatto dal taVolo e uscì in fretta dalla stanza, urlando: «Torno subito!»
La Magia è Potere (Cap. 12 Harry Potter 7)

   «Phineas Nigellus» disse, gettandola sul taVolo, dove atterrò con il solito fracasso.
La Magia è Potere (Cap. 12 Harry Potter 7)

   «Attenta» mormorò il mago accanto a lei, guardandosi attorno nervosamente; una pagina gli scivolò e cadde a terra.
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   Il signor Weasley s'interruppe: aveva notato Harry. Fu molto strano vedersi guardare da lui con tanto disgusto. Le porte dell'ascensore si chiusero e il quartetto scivolò verso il basso.
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   Harry agì d'istinto, senza riflettere, perché la vista di quella donna che entrava da sola nella segreta era insopportabile: prima che la porta si chiudesse, scivolò nell'aula con lei.
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   Harry di strangolarla. Si protese sopra la balaustra, per vedere meglio la sua vittima, e un oggetto d'oro scivolò in avanti, penzolando nel vuoto: il medaglione.
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   Una bottiglietta marrone sfrecciò fuori: la prese al Volo e tornò di corsa da Hermione e da Ron, che aveva gli occhi socchiusi, solo due sottili strisce di bianco visibili tra le palpebre.
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   «Non l'ha voluta indietro, la sua lombaggine è peggiorata» spiegò Hermione, tracciando complicati disegni a otto con la bacchetta, «quindi il papà di Ron ha detto che potevo prenderla in prestito. Erecto!» aggiunse, puntando la bacchetta sulla tela sformata, che in un solo movimento fluido si sollevò in aria e si posò, perfettamente montata, davanti a uno stupefatto Harry. Dalle mani di quest'ultimo volò un picchetto che si piantò con un ultimo tonfo all'estremità di un tirante.
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   Con lo Spioscopio che gli aveva regalato Hermione posato al centro del taVolo sotto la tenda, Harry e Hermione passarono il resto della giornata a dividersi il ruolo di sentinelle. Ma lo Spioscopio rimase silenzioso e immobile sulla sua punta. Che fosse a causa degli incantesimi di protezione e Respingi-Babbani sparsi da Hermione tutto attorno, o perché pochi si avventuravano comunque da quelle parti, la loro zona di bosco rimase deserta, eccezion fatta per qualche uccello e scoiattolo. La sera non portò novità: quando alle dieci Harry accese la bacchetta per dare il cambio a Hermione, la scena era ancora deserta, solo pochi pipistrelli svolazzavano alti nell'unica macchia di cielo stellato visibile dalla loro riparata radura.
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   Le loro espressioni deluse e costernate lo fecero vergognare. Era stata un'esperienza da incubo vedere i Dissennatori scivolar fuori dalla nebbia in lontananza e capire, mentre il freddo paralizzante gli gelava i polmoni e un urlo remoto gli riempiva le orecchie, che non sarebbe riuscito a difendersi. Gli ci era voluta un'enorme forza di Volontà per staccarsi da lì e correre via, lasciando i ciechi Dissennatori a veleggiare tra i Babbani che forse non potevano vederli, ma di certo avvertivano la disperazione che diffondevano al loro passaggio.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «Un 'per favore' apre mille porte» sentenziò una voce fredda e sprezzante, e Phineas Nigellus scivolò dentro il ritratto. Hermione gridò subito: «Obscuro!»
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

    Queste scarse notizie gli suscitavano un desiderio di rivederla così intenso che gli sembrava di avere il mal di stomaco; ma lo costringevano anche a ripensare a Ron, a Silente, e alla stessa Hogwarts, che gli mancavano quasi quanto la sua ex fidanzata. Una volta, mentre Phineas Nigellus raccontava delle misure restrittive di Piton, in un istante di pura follia Harry immaginò di tornare a scuola per unirsi alla resistenza contro il nuovo Preside: essere nutrito, avere un letto morbido, e che il peso della responsabilità gravasse su altre spalle era la prospettiva più straordinaria del mondo, in quel momento. Ma poi ricordò di essere l'Indesiderabile Numero Uno, con una taglia di diecimila galeoni sulla testa, e Hogwarts in quei tempi era pericolosa quanto il Ministero della Magia. Ed era proprio Phineas Nigellus a sottolinearlo inVolontariamente, buttando lì domande insidiose sul luogo in cui si trovavano Harry e Hermione. Lei lo ricacciava nella borsetta ogni volta, dopodiché Phineas Nigellus si rifiutava invariabilmente di riapparire per diversi giorni.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   La neve era più compatta: era dura e sciVolosa dove la gente aveva camminato tutto il giorno. Davanti a loro, alcuni abitanti del villaggio attraversavano la piazza, brevemente illuminati dai lampioni. Udirono uno scoppio di risa e musica pop quando la porta del pub si aprì e si richiuse; poi sentirono intonare una carola dentro la chiesa.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   C'era un cancello all'entrata del cimitero. Hermione lo aprì il più silenziosamente possibile e s'infilarono dentro. Ai due lati del sentiero sciVoloso che portava alla chiesa, la neve era alta e intatta. Girarono attorno all'edificio, scavando profondi solchi e rimanendo nell'ombra sotto le finestre illuminate.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   Uscendo dal cimitero si guardarono più volte alle spalle. Harry, che non era affatto tranquillo come aveva finto per rassicurare Hermione, fu felice di raggiungere il cancello e il marciapiede sciVoloso. Si infilarono di nuovo sotto il Mantello dell'Invisibilità. Il pub adesso era più affollato: molte voci stavano cantando la carola che avevano sentito avvicinandosi alla chiesa. Harry stava per suggerire di rifugiarsi lì dentro, ma prima che potesse parlare, Hermione mormorò «Da questa parte» e lo condusse lungo la strada buia che portava fuori dal villaggio nella direzione opposta rispetto a quella del loro arrivo. Harry vedeva il punto in cui terminavano le villette e la stradina finiva in aperta campagna. Camminavano quanto più veloci osavano, oltrepassando altre finestre scintillanti di luci colorate, i profili degli alberi di Natale scuri dietro le tende.
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   Gli strattonò il braccio, ma lui era distratto. Stava osservando la massa scura alla fine di quella fila di case. Un attimo dopo si era messo a correre, trascinando con sé Hermione, che per poco non scivolò sul ghiaccio.
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   Si svegliò bruscamente nel buio maleodorante; Nagini l'aveva lasciato andare. Si alzò a fatica e contro la luce del pianerottolo vide il serpente attaccare e Hermione gettarsi di lato con uno strillo: la sua maledizione, deviata, colpì la finestra che andò in frantumi. L'aria gelida invase la stanza, Harry si abbassò per evitare un'altra pioggia di vetri rotti e il suo piede scivolò su qualcosa di simile a una matita... la sua bacchetta...
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   Si chinò ad afferrarla, ma il serpente sembrava riempire tutta la stanza e la sua coda frustava l'aria; Hermione non si vedeva e per un attimo Harry pensò il peggio, ma poi sentì il fragore di un'esplosione e vide un lampo di luce rossa: il serpente volò in aria, schiaffeggiandolo forte sul volto mentre una spira dopo l'altra saliva verso il soffitto. Harry sollevò la bacchetta, ma la cicatrice bruciò ancora più forte, più forte di quanto avesse fatto in anni.
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   Corse via, trascinando Hermione con sé, e il serpente si gettò di nuovo su di loro; quando colpì, Hermione gridò «Confringo!» e il suo incantesimo volò per la stanza, facendo esplodere lo specchio dell'armadio e rimbalzando indietro, dal soffitto al pavimento; Harry sentì il calore scottargli il dorso della mano. Un vetro gli tagliò la guancia quando, sempre avvinghiato a Hermione, saltò dal letto al tavolino infranto e poi fuori dalla finestra, nel nulla; l'urlo di Hermione echeggiò nella notte, mentre roteavano a mezz'aria...
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   La bacchetta di Hermione sussultò lievemente, ma non le volò via dalla mano. Il debole tentativo di magia fu troppo per quella di Harry, che si spezzò di nuovo in due. Lui la fissò, stupefatto, incapace di accettare quello che vedeva... la bacchetta che era sopravvissuta a tanto...
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   E come morì la misteriosa Ariana? Fu la vittima inVolontaria di un qualche rito Oscuro? Incappò in qualcosa che non doveva vedere, mentre i due uomini si esercitavano a raggiungere la gloria e il dominio? è possibile che Ariana Silente sia stata la prima persona a morire 'per il bene superiore'?
Vita e Menzogne di Albus Silente (Cap. 18 Harry Potter 7)

   «Il Silente che credevamo di conoscere non voleva sottomettere i Babbani con la forza!» gridò Harry, e la sua voce echeggiò attraverso la cima della collina deserta, e un gruppo di merli si alzò in Volo strillando e disegnando spirali nel cielo perlaceo.
Vita e Menzogne di Albus Silente (Cap. 18 Harry Potter 7)

   Harry, che si stava mettendo un golf, si bloccò a metà e guardò lo Spioscopio sul taVolo: era silenzioso e immobile.
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   «Perché caVolo» ansimò, sollevando l'Horcrux che dondolava avanti e indietro in una parodia d'ipnosi, «non ti sei tolto questa roba prima di tuffarti?»
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   La voce di Hermione ormai era così acuta che presto l'avrebbero percepita solo i pipistrelli, ma aveva raggiunto un livello di indignazione che la lasciò per un momento senza parole, e Ron colse al Volo l'occasione.
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   Luna non c'era. La fonte di tutto quel fracasso era un oggetto di legno pieno di rotelle e ingranaggi che si muovevano magicamente. Sembrava il singolare incrocio tra un taVolo da lavoro e un mucchio di vecchi scaffali, ma dopo un attimo Harry capì che era una vecchia macchina tipografica, perché sputava copie del Cavillo.
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   Harry andò alla finestra all'altro capo della stanza. Si vedeva un ruscello, un sottile nastro lucente molto al di sotto di loro, alla base della collina. Erano davvero in alto; un uccello volò davanti al vetro mentre lui guardava verso la Tana, ora invisibile al di là di un'altra fila di colline. Ginny era da qualche parte laggiù. Erano più vicini di quanto fossero stati dalle nozze di Bill e Fleur, ma lei non poteva sapere che Harry stava guardando dalla sua parte, che stava pensando a lei. Probabilmente Harry avrebbe dovuto esserne contento; chiunque entrava in contatto con lui era in pericolo, il comportamento di Xenophilius lo dimostrava.
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   Prese una piuma da un taVolo ingombro lì accanto e sfilò un pezzo di pergamena strappata che sbucava da una catasta di libri.
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   Ci fu un'esplosione colossale. Il fragore squassò la stanza: frammenti di legno e carta e detriti schizzarono ovunque, in una nube impenetrabile di densa polvere bianca. Harry volò per aria, poi cadde a terra, accecato dalla pioggia di calcinacci, le braccia sopra la testa. Sentì lo strillo di Hermione, l'urlo di Ron e una serie di orribili rumori metallici, che gli dissero che Xenophilius era stato scagliato giù per la scala a chiocciola.
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   E di colpo Harry vide chiarissimo, scintillante, il ricordo che si era ridestato ascoltando il nome di Peverell: un sudicio vecchio che brandiva un brutto anello in faccia a un funzionario del Ministero. E gridò: «OrVoloson Gaunt!»
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «OrVoloson Gaunt! Il nonno di Voi-Sapete-Chi! Nel Pensatoio! Con Silente! OrVoloson Gaunt sosteneva di discendere dai Peverell!»
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «Quell'anello, l'anello che diventò l'Horcrux, OrVoloson Gaunt aveva detto che portava lo stemma dei Peverell! L'ho visto che lo agitava davanti alla faccia del tipo del Ministero, per poco non glielo ficcava su per il naso!»
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «Cavoli... pensi che fosse di nuovo quel simbolo? Il simbolo dei Doni?» «Perché no?» balbettò Harry, eccitato. «OrVoloson Gaunt era un vecchio imbecille ignorante che viveva come un maiale, l'unica cosa a cui teneva erano i suoi antenati. Se quell'anello era stato tramandato attraverso i secoli, forse non sapeva cos'era veramente. Non c'erano libri in quella casa, e credetemi, non era tipo da leggere le fiabe ai suoi bambini. Gli piaceva pensare che i graffi sulla pietra fossero un blasone, perché secondo lui essere Purosangue ti rendeva praticamente un reale».
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   Qualcosa cadde a terra e rotolò scintillando sotto una sedia: prendendo la lettera aveva fatto cadere il Boccino. Si chinò a raccoglierlo e poi la fonte di faVolose scoperte appena dischiusa gli offrì un nuovo regalo, e spavento e meraviglia scoppiarono dentro di lui, tanto che urlò.
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   Ma Ron tacque, e Harry capì perché. Lo Spioscopio sul taVolo si era acceso e aveva cominciato a girare; udirono voci, sempre più vicine: voci aspre, eccitate. Ron si sfilò di tasca il Deluminatore e lo fece scattare: le luci si spensero.
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «Col caVolo» replicò Scabior. «Lo conosciamo bene, Stan Picchetto, ci ha passato un mucchio di lavoro».
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   Con un enorme sforzo di Volontà, Harry chiuse la mente ai pensieri di Voldemort e tornò dov'era, legato a Ron, Hermione, Dean e Unci-unci nel buio, ad ascoltare Greyback e Scabior.
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   «Al diaVolo il Ministero» ringhiò Greyback. «Si prenderanno tutto il merito e non ci degneranno di uno sguardo. Io dico di portarlo dritto da V oi-Sapete-Chi».
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   ... e si sollevò nella notte e volò fino alla finestra in cima alla torre...
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   «Come facciamo a entrare? è chiuso, Greyback, non so... che caVolo!» Ritrasse le mani, terrorizzato. Il ferro si contorceva, i ricci e le curve si scomposero per mutarsi in un volto spaventoso che parlò con voce metallica e roboante: «Dichiarate il vostro intento!»
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   «Te lo chiedo un'altra volta! Dove avete preso quella spada? Dove?» «L'abbiamo trovata... l'abbiamo trovata... PER FAVORE!» Hermione urlò di nuovo; Ron si divincolò e il chiodo arrugginito scivolò sul polso di Harry.
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   Harry sentì le corde cadere e si voltò, massaggiandosi i polsi. Vide Ron esplorare di corsa la cella, guardare il basso soffitto, cercare una botola. Dean, ammaccato e sporco di sangue, ringraziò Luna e rimase in piedi, tremante, ma Unci-unci scivolò a terra, stordito e disorientato, il volto scuro solcato da profondi tagli.
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   «Expelliarmus!» ruggì Ron, puntando la bacchetta di Codaliscia contro Bellatrix, la cui bacchetta schizzò nell'aria e fu presa al Volo da Harry, che l'aveva seguito. Lucius, Narcissa, Draco e Greyback si voltarono; Harry urlò «Stupeficium!» e Lucius Malfoy crollò davanti al camino. Fiotti di luce volarono dalle bacchette di Draco, Narcissa e Greyback; Harry si gettò a terra e rotolò dietro un divano per evitarli.
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   Mentre Ron correva a estrarre Hermione dai detriti, Harry colse l'occasione: saltò sopra una poltrona e strappò le tre bacchette dalla presa di Draco, le puntò tutte contro Greyback e urlò: «Stupeficium!» Il lupo mannaro fu sollevato dal triplo incantesimo, volò fino al soffitto e poi rovinò a terra.
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   «Uccidilo, Cissy!» strillò Bellatrix, ma si udì un altro sonoro crac, e anche la bacchetta di Narcissa volò via per atterrare all'altro capo della stanza.
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   Mentre vorticava nel buio, ebbe un'ultima visione del salotto: le pallide figure raggelate di Narcissa e Draco, la striscia rossa dei capelli di Ron, una macchia d'argento in Volo, il pugnale di Bellatrix che sfrecciava per la stanza verso il punto in cui lui si stava Smaterializzando...
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   «Mi spiace» insisté lui, senza fervore, «ma non posso aspettare. Ho bisogno di parlare con loro adesso. In privato... e uno alla volta. è urgente». «Harry, cosa diaVolo succede?» domandò Bill. «Arrivi qui con un elfo domestico morto e un folletto privo di sensi, Hermione sembra essere stata
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   «È contro la nostra legge parlare dei segreti della Gringott. Noi siamo i custodi di faVolosi tesori. Abbiamo degli obblighi verso gli oggetti che ci sono stati affidati e che furono, spesso, modellati dalle nostre stesse mani».
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   Guidò Ron e Hermione giù per le scale. Vide Bill, Fleur, Luna e Dean seduti al taVolo in cucina con le loro tazze di tÈ. Lo fissarono tutti quando si affacciò sulla soglia, ma lui rivolse loro solo un cenno del capo e uscì nel giardino, con i due amici alle spalle. Harry tornò al tumulo rossiccio che copriva Dobby. Il dolore dentro la testa diventava sempre più intenso e gli costò una grande fatica chiudere fuori le visioni che lo assediavano, ma sapeva di dover resistere solo un altro poco. Avrebbe ceduto molto presto, perché aveva bisogno di verificare la sua teoria. Adesso doveva fare solo un ultimo piccolo sforzo, per spiegarla a Ron e Hermione.
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   «E se invece Silente voleva che noi capissimo il simbolo in tempo per prendere la Bacchetta?» «E se scoprire il significato del simbolo ti avesse reso 'degno' di prendere i Doni?» «Harry, se quella è davvero la Bacchetta di Sambuco, come caVolo facciamo a battere Tu-Sai-Chi?»
Villa Conchiglia (Cap. 25 Harry Potter 7)

   Unci-unci li aspettava, come aveva detto Fleur, nella più piccola delle tre camere da letto, dove dormivano Hermione e Luna. Aveva tirato le tende rosse di cotone contro il cielo nuVoloso e splendente, e la stanza riluceva di un colore infuocato che contrastava con la luce chiara che dominava il resto della villa.
Villa Conchiglia (Cap. 25 Harry Potter 7)

   A disagio, Dean si strinse nelle spalle e andò dietro a Luna in sala da pranzo, dove Ron e Hermione stavano apparecchiando per la cena. Cogliendo al Volo l'occasione di sfuggire alle domande di Fleur, Harry afferrò due caraffe di succo di zucca e li seguì.
Villa Conchiglia (Cap. 25 Harry Potter 7)

   Un colpo alla porta. Tutti si voltarono. Fleur arrivò di corsa dalla cucina, spaventata; Bill balzò in piedi, la bacchetta puntata contro la porta: Harry, Ron e Hermione lo imitarono. In silenzio, Unci-unci si nascose sotto il taVolo.
Villa Conchiglia (Cap. 25 Harry Potter 7)

   «Sì... sì... un maschietto» ripeté Lupin, che pareva stordito dalla felicità. Fece il giro del taVolo e abbracciò Harry; la scenata nel seminterrato di Grimmauld Place sembrava non essere mai accaduta.
Villa Conchiglia (Cap. 25 Harry Potter 7)

   «Imperio!» urlò di nuovo Harry e quando la sua voce echeggiò lungo il cunicolo di pietra provò ancora quel senso inebriante di controllo scorrere dal cervello alla bacchetta. Bongi si piegò di nuovo alla sua Volontà: la sua espressione instupidita si mutò in educata indifferenza, mentre Ron correva a raccogliere la borsa di cuoio piena di strumenti metallici.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «E come diaVolo facciamo ad arrampicarci fin lassù senza toccare nulla?» chiese Ron.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   La minuscola coppa d'oro fu scagliata in aria. Con il folletto ancora sulla schiena, Harry si tuffò e la prese al Volo. Sentì che gli ustionava la pelle ma non la lasciò, nemmeno quando innumerevoli coppe di Tassorosso gli esplosero dal pugno e caddero a pioggia su di lui. In quel momento, l'ingresso della camera blindata si riaprì e lui scivolò senza controllo su una valanga di oro e d'argento che trasportò lui, Ron e Hermione fuori dalla camera.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   Il drago imprigionato ruggì e un getto di fiamme volò al di sopra dei folletti: i maghi tornarono indietro di corsa, a testa bassa, e Harry fu colto da un'ispirazione, o forse dalla follia. Puntò la bacchetta contro i ceppi che incatenavano la bestia al suolo e urlò: «Relascio!»
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   Harry, Ron e Hermione nuotarono verso la sponda opposta. Il lago non sembrava profondo: più che nuotare, ben presto dovettero farsi largo tra le canne e il fango, e infine caddero, zuppi, ansimanti e sfiniti, sull'erba sciVolosa.
Il nascondiglio finale (Cap. 27 Harry Potter 7)

   Un battito di ali enormi echeggiò attraverso l'acqua scura: il drago aveva finito di bere e si era alzato in Volo. Si fermarono per guardarlo salire sempre più in alto, nero contro il cielo che si abbuiava rapidamente, finché non sparì oltre una montagna vicina. Poi Hermione fece un passo avanti e si sistemò tra i due amici. Harry cercò di abbassare il più possibile il Mantello, e insieme girarono sul posto, vorticando nella tenebra opprimente.
Il nascondiglio finale (Cap. 27 Harry Potter 7)

   «Se mi va di far uscire il gatto, lo faccio, e al diaVolo il vostro coprifuoco!»
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   La cicatrice di Harry bruciò di nuovo: per un attimo la Stanza delle Necessità danzò davanti a lui e Harry vide la scura terra scorrere sotto di sé e sentì l'enorme serpente attorno alle spalle. Voldemort era di nuovo in Volo, ma se fosse diretto al lago sotterraneo o al castello di Hogwarts, Harry non lo sapeva: in ogni caso, non c'era più tempo da perdere.
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   Harry si voltò di scatto e scivolò giù dal piedistallo sul pavimento. La figura ingobbita di Alecto Carrow era in piedi davanti a lui e, nel momento in cui Harry alzava la bacchetta, la strega premette il tozzo indice sul teschio col serpente marchiato sul suo avambraccio.
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   «Col caVolo!» mugghiò Amycus. «Non dopo che la prende il Signore Oscuro! L'ha chiamato, ho sentito il Marchio che bruciava, lui pensa che ci abbiamo Potter!»
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   «Hai visto Harry Potter, Minerva? Perché se l'hai visto, devo insistere...» La professoressa McGranitt si mosse con una rapidità incredibile: la sua bacchetta sferzò l'aria e per un attimo Harry pensò di vedere Piton afflosciarsi privo di sensi, ma la velocità del suo Sortilegio Scudo fu tale da far perdere l'equilibrio alla McGranitt. Lei puntò la bacchetta verso una torcia sulla parete, che volò fuori dal sostegno; Harry, pronto a scagliare una maledizione contro Piton, fu costretto a spostare Luna dalla pioggia di fiamme, che divenne un cerchio di fuoco, riempì il corridoio e volò come un lazo verso Piton...
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   Il suo incantesimo colpì l'armatura dietro la quale Piton si era rifugiato, che prese vita con un gran baccano. Piton si liberò dalle braccia che lo stringevano e la spedì in Volo contro i suoi avversari: Harry e Luna dovettero tuffarsi di lato per evitarla e quella si fracassò contro il muro. Quando Harry alzò di nuovo lo sguardo, vide Piton in fuga, con la McGranitt, Vitious e la Sprite alle calcagna: lo rincorsero oltre la porta di un'aula e qualche attimo dopo Harry udì la McGranitt gridare: «Vigliacco! VIGLIACCO!»
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   E mentre se ne andava, la sentirono borbottare: «Tentacula. Tranello del DiaVolo. E baccelli di Pugnacio... sì, voglio proprio vederli, i Mangiamorte, contro quelli».
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   Molti studenti sembravano pietrificati. Ma mentre Harry costeggiava le pareti, cercando Ron e Hermione al taVolo di Grifondoro, Ernie Macmillan si alzò da quello di Tassorosso e urlò: «E se vogliamo restare a combattere?»
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Harry risalì la Sala lungo il taVolo di Grifondoro, sempre in cerca di Ron e Hermione. Al suo passaggio molti si voltarono a guardarlo, tra un fitto mormorio.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Il silenzio li inghiottì di nuovo. Le teste si voltarono, ogni occhio nella Sala sembrava aver trovato Harry e tenerlo immobilizzato nel riverbero di migliaia di raggi invisibili. Poi una figura si alzò dal taVolo di Serpeverde; Harry riconobbe Pansy Parkinson, che levò un braccio tremante e urlò: «Ma è laggiù! Potter è laggiù! Qualcuno lo prenda!»
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Harry raggiunse di corsa i Weasley, tutti insieme al taVolo di Grifondoro.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

    Sì, pensò Harry, Tom Riddle aveva certamente capito il desiderio di Helena Corvonero di possedere oggetti faVolosi sui quali non poteva vantare diritti.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Perso nelle sue disperate elucubrazioni, Harry imboccò un nuovo corridoio, ma aveva mosso solo pochi passi quando la finestra alla sua sinistra si spalancò con un frastuono assordante di vetri rotti. Balzò di lato per evitare un corpo gigantesco che volò dentro e andò a finire contro la parete opposta. Qualcosa di grosso e peloso si separò uggiolando dal nuovo arrivato e si gettò su Harry.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «Dove diaVolo eravate?» urlò Harry.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «Accio diadema!» gridò Hermione disperata, ma non arrivò nulla in Volo. Come la camera blindata alla Gringott, la stanza non sembrava voler cedere tanto facilmente gli oggetti che nascondeva.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Harry si era lanciato verso la tiara; la maledizione di Tiger lo mancò, ma colpì il busto di pietra, che volò in aria; il diadema schizzò verso l'alto e poi cadde, scomparendo nella catasta di oggetti sulla quale fino a un attimo prima era posato il busto.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   La bacchetta volò via di mano a Goyle e sparì nel torrione di oggetti accanto a lui; Goyle si mise a saltare stupidamente sul posto, cercando di recuperarla; Malfoy schivò il secondo Schiantesimo di Hermione, e Ron, apparso all'improvviso in fondo al passaggio, scagliò un Incantesimo Petrificus contro Tiger, ma lo mancò di un soffio.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Harry prese dal mucchio di ciarpame più vicino due manici di scopa che gli sembravano sufficientemente solidi e ne gettò uno a Ron, che trascinò Hermione in sella dietro di lui. Harry cavalcò la seconda scopa e scalciando forte a terra si levarono in Volo, evitando il becco cornuto di un rapace infuocato che schioccò le mandibole a pochi centimetri da loro. Il fumo e il calore erano opprimenti: sotto, le fiamme maledette consumavano i traffici illeciti di generazioni di studenti, i colpevoli frutti di mille esperimenti vietati, i segreti di innumerevoli anime che avevano cercato rifugio in quella stanza. Harry non vide traccia di Malfoy, Tiger o Goyle: volò più basso che poté sui mostri di fiamma, ma non c'era altro che fuoco: che morte terribile... non aveva mai voluto questo...
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   E li scorse: Malfoy con le braccia attorno a Goyle svenuto, tutti e due appollaiati su una fragile torre di sedie carbonizzate. Si abbassò. Malfoy lo vide arrivare e alzò un braccio, ma appena lo afferrò Harry capì che era inutile: Goyle era troppo pesante e la mano di Malfoy, madida di sudore, gli scivolò subito dalla presa...
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «CaVolo, ma secondo te funziona ancora dopo quell'incendio?» chiese Ron. Anche lui si alzò, si stropicciò il petto e guardò a destra e sinistra. «Dobbiamo dividerci e cercare...?»
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   I gradini sotto i loro piedi si appiattirono a formare uno sciVolo e lei, Ron e Harry volarono giù, senza poter controllare la velocità, ma così rapidi che gli Schiantesimi dei Mangiamorte passarono al di sopra delle loro teste. Attraversarono l'arazzo in fondo e rotolarono a terra, andando a urtare la parete opposta.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   Ron si guardò in giro, poi puntò la bacchetta verso un bastoncino per terra e disse: «Wingardium Leviosa!» Il rametto volò in alto, roteò nell'aria come se fosse stato colpito da una raffica di vento, poi schizzò contro il tronco attraverso i minacciosi rami rotanti del Platano. Colpì un punto vicino alle radici e subito l'albero cessò di contorcersi.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   Lui tastò alle proprie spalle e lei gli infilò nella mano libera il fagotto di tessuto sciVoloso. Vi si avvolse con difficoltà, mormorò «Nox» per spegnere la bacchetta e avanzò carponi, più piano che poteva, tutti i sensi all'erta, temendo a ogni secondo che passava di essere scoperto, di sentire una fredda voce chiara, di vedere un lampo di luce verde.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   La stanza era poco illuminata, ma vide Nagini muoversi come una biscia sott'acqua, al sicuro nella sua luminosa bolla incantata, sospesa a mezz'aria. Vide il bordo di un taVolo e una mano bianca dalle lunghe dita che giocherellava con una bacchetta. Poi Piton parlò e il cuore di Harry mancò
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   I tavoli delle Case erano spariti e la Sala era affollata. I sopravvissuti erano a gruppetti e si abbracciavano. Madama Chips e un gruppo di Volontari curavano i feriti sulla pedana in fondo. Tra questi c'era Fiorenzo; perdeva sangue dal fianco e tremava, disteso a terra, incapace di alzarsi.
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «Silente!» rispose senza riflettere, perché era lui che voleva vedere, e con sua sorpresa il gargoyle scivolò di lato, rivelando la scala a chiocciola.
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   Ma la bambina, arrivata nel punto più alto dell'arco, si lanciò a Volo, quasi letteralmente a Volo, si gettò verso il cielo con uno scoppio di risate e, invece di precipitare sull'asfalto del parco giochi, si librò nell'aria come una trapezista e vi indugiò troppo a lungo, e atterrò con troppa leggerezza.
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «Oh, caVolo» commentò James. «E dire che mi sembravi a posto!» Sirius ghignò.
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

    Sirius al taVolo di Grifondoro. Infine, quando restava solo una dozzina di studenti da Smistare, la professoressa McGranitt chiamò Piton.
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «Non volevo dire... è solo che non voglio che ti prendano in giro... gli piaci, tu piaci a James Potter!» Sembrava che le parole gli venissero strappate contro la sua Volontà. «E non È... tutti pensano... il Grande Campione di Quidditch...» L'amarezza e il disgusto lo rendevano incoerente, e le sopracciglia di Lily erano sempre più inarcate.
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   Harry volò tra forme e colori mutevoli finché i dintorni si solidificarono di nuovo, e si ritrovò su una collina desolata, fredda e buia, col vento che sibilava tra i rami dei pochi alberi spogli. Piton adulto ansimava, voltandosi, la bacchetta stretta in mano, in attesa di qualcosa o qualcuno... la sua paura contagiò Harry: pur sapendo di non correre alcun rischio, si guardò indietro, chiedendosi che cosa stesse aspettando Piton...
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   Poi nell'aria balenò una luce bianca accecante e frastagliata: Harry pensò a un fulmine, ma Piton cadde in ginocchio e la bacchetta gli scivolò di mano.
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   Sulla scrivania davanti a Silente c'era l'anello di OrVoloson Gaunt. Era spezzato; accanto, la spada di Grifondoro.
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   Il terrore gli si rovesciò addosso: disteso a terra, sentiva dentro di sé quel tamburo di marcia funebre. Sarebbe stato doloroso? Tutte le volte che aveva creduto che stesse per succedere ed era scampato, non aveva mai pensato veramente alla cosa in sé: la Volontà di vivere era sempre stata più forte della paura della morte. Ma ora non gli venne in mente di fuggire, di correre più veloce di Voldemort. Era finita, lo sapeva, e restava solo la cosa in sé: morire.
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   «CaVolo, Harry, mi hai fatto prendere un colpo!»
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   Harry lo disse più forte che poté, con tutta la determinazione che riuscì a radunare: non voleva sembrare impaurito. La Pietra della Resurrezione gli scivolò tra le dita insensibili e con la coda dell'occhio vide svanire i suoi genitori, Sirius e Lupin; si fece avanti alla luce del fuoco. In quel momento sentì che nessuno era importante tranne Voldemort. C'erano solo loro due.
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   «Certo che sta succedendo dentro la tua testa, Harry. Ma perché diaVolo dovrebbe voler dire che non è vero?»
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   Harry se l'era aspettato: sapeva che il suo corpo non sarebbe stato lasciato in pace sul terreno della Foresta, che doveva essere umiliato per dimostrare la vittoria di Voldemort. Fu sollevato da terra e gli ci volle tutta la sua forza di Volontà per restare inerte, ma il dolore che si aspettava non venne. Fu scagliato una, due, tre volte in aria: i suoi occhiali volarono via e sentì la bacchetta scivolare un po' sotto gli abiti, ma restò molle e inanimato, e quando cadde giù per l'ultima volta per la radura risuonarono risate di scherno.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   I due giganti seguivano i Mangiamorte; Harry sentì gli alberi scricchiolare e cadere al loro passaggio; facevano tanto rumore che gli uccelli si alzarono in Volo strillando e perfino le risate dei Mangiamorte furono coperte. Il corteo vittorioso continuò a marciare verso il terreno aperto e dopo un
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   «E chi è costui?» domandò, con il suo morbido sibilo di serpente. «Chi si è offerto Volontario per dimostrare che cosa accade a coloro che continuano a combattere quando la battaglia è perduta?»
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   Attraverso gli occhi socchiusi, Harry vide Voldemort agitare la Bacchetta. Qualche istante dopo, da una delle finestre infrante del castello qualcosa di simile a un uccello deforme volò nella mezza luce e atterrò in mano a Voldemort. Lui scrollò l'oggetto muffito tenendolo per la punta e quello penzolò vuoto e lacero: era il Cappello Parlante.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   «Ancora non capisci, Riddle? Possedere la Bacchetta non basta! Tenerla, usarla non la rende davvero tua. Non hai sentito Olivander? è la bacchetta che sceglie il mago... la Bacchetta di Sambuco ha riconosciuto un nuovo padrone prima della morte di Silente, qualcuno che non l'ha mai nemmeno sfiorata. Il nuovo padrone ha tolto la Bacchetta a Silente contro la sua Volontà, senza mai capire cosa aveva fatto, o che la bacchetta più pericolosa del mondo gli aveva offerto la sua obbedienza...»
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   Lo scoppio fu come un colpo di cannone e le fiamme dorate che eruppero tra loro, al centro esatto del cerchio che avevano disegnato, segnarono il punto in cui gli incantesimi si scontrarono. Harry vide il lampo verde di Voldemort urtare il proprio incantesimo, vide la Bacchetta di Sambuco vo lare in alto, scura contro l'alba, roteare come la testa di Nagini contro il soffitto incantato, verso il padrone che non avrebbe ucciso, che finalmente ne entrava in pieno possesso. E Harry, con l'infallibile abilità del Cercatore, la prese al Volo con la mano libera mentre Voldemort cadeva all'indietro, le braccia spalancate, le pupille a fessura degli occhi scarlatti che si giravano verso l'alto. Tom Riddle crollò sul pavimento con banale solennità, il corpo fiacco e rattrappito, le mani bianche vuote, il volto da serpente inespressivo e ignaro. Voldemort era morto, ucciso dal rimbalzo della sua stessa maledizione, e Harry fissava, con due bacchette in mano, il guscio vuoto del suo nemico.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

    Il mago non riuscì a dormire tutta la notte per il rumore della vecchia pentola verrucosa accanto al letto, e la mattina dopo quella riprese a saltellare dietro di lui fino al taVolo della colazione. Clang, clang, clang, faceva la pentola col piede di ottone, e il mago non aveva neanche assaggiato il porridge quando si udì bussare di nuovo alla porta.
IL MAGO E IL PENTOLONE SALTERINO (Cap. 1 Harry Potter 8)

    Non si può dire che Beda fosse al passo con i suoi tempi nel predicare amore fraterno verso i Babbani. All'inizio del quindicesimo secolo la persecuzione di streghe e maghi si stava diffondendo per tutta Europa. Molti rappresentanti della comunità magica ritenevano, e a ragione, che praticare un sortilegio sul maiale ammalato del vicino Babbano equivalesse a raccogliere la legna della propria pira.[1] «Che i Babbani se la cavino senza di noi!» fu il motto che accompagnò il progressivo allontanamento dei maghi dai fratelli Babbani, tendenza culminata con l'istituzione dello Statuto Internazionale della Segretezza Magica del 1689, allorché i maghi decisero di entrare Volontariamente in clandestinità.
IL MAGO E IL PENTOLONE SALTERINO (Cap. 1 Harry Potter 8)

    Allora la grande Serpe posò il muso sul suo volto e bevve le sue lacrime. Placata la propria sete, la Serpe scivolò via e svanì in una buca del terreno.
LA FONTE DELLA BUONA SORTE (Cap. 2 Harry Potter 8)

    Ovviamente, tale ricerca non è altro che una sciocca fantasia. Nessun uomo e nessuna donna vivente, maghi o meno, sono mai sfuggiti a una qualche forma di lesione, fisica, mentale o emotiva. E tuttavia, noi maghi sembriamo particolarmente inclini all'idea di poter piegare la natura stessa dell'esistenza alla nostra Volontà. Il giovane stregone[9] di questa storia, per esempio, decide che innamorarsi metterebbe a repentaglio la sua comodità e la sua sicurezza. Percepisce l'amore come umiliazione, debolezza, un prosciugamento delle proprie risorse emotive e materiali.
LO STREGONE DAL CUORE PELOSO (Cap. 3 Harry Potter 8)

    L'eroe di questa storia, però, non è interessato neanche a un simulacro dell'amore che possa creare o distruggere a propria Volontà. Egli desidera rimanere per sempre immune da quella che considera una specie di malattia, perciò compie un atto di Magia Oscura possibile solo in un libro di fiabe: imprigiona il proprio cuore.
LO STREGONE DAL CUORE PELOSO (Cap. 3 Harry Potter 8)

    Nessun vero mago osò presentarsi Volontario, poiché si erano dati tutti alla clandestinità per sfuggire alla Brigata di Cacciatori di Streghe.
BABÀ RABA E IL CEPPO GHIGNANTE (Cap. 4 Harry Potter 8)

    Cercando uno sfogo alla sua paura e alla sua rabbia, il ciarlatano si avvicinò alla finestra di Baba la lavandaia. Guardò dentro e vide la vecchietta seduta a un taVolo, intenta a pulire una bacchetta. In un angolo dietro di lei, le lenzuola del Re si stavano lavando da sole in un catino di legno.
BABÀ RABA E IL CEPPO GHIGNANTE (Cap. 4 Harry Potter 8)

    Il CHLG ha una caratteristica unica tra le organizzazioni non governative in questo campo, che è quella di lavorare, oltre che sul territorio con servizi specializzati, anche con i governi e le istituzioni statali, con la società civile, con organizzazioni professionali e di Volontariato.
Conclusione (Cap. 6 Harry Potter 8)

    [5] Cfr. Gli Animali Fantastici: dove trovarli per una descrizione completa di questa curiosa creatura. Non la si sarebbe mai dovuta introdurre Volontariamente in una stanza rivestita di legno né sottoporla a un Incantesimo di Ingozzamento.
Note (Cap. 7 Harry Potter 8)